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Autore: Feel Good Inc    28/04/2008    3 recensioni
Si voltò di scatto e sollevò la spada all’altezza degli occhi, contrastando appena in tempo un colpo di pugnale diretto alla sua testa. Si alzò e tenne la spada contro il coltello, ma non sentì il misterioso nemico arretrare. Quando le due lame si abbassarono, consentendogli di guardare in faccia l’avversario, Shaoran si ritrovò a ricambiare lo sguardo di due occhi di una stupefacente tonalità di verde.
Una ragazza...

[ Dal capitolo 4 ]
L'ombra della guerra oscura il Regno da molto, troppo tempo. Ma c'è qualcosa che può far tornare la luce.
Un cavaliere lo cerca, una guerriera lo difende, una Principessa ha preso la decisione che determinerà la differenza tra la vita e la morte del Regno.
Due adolescenti uguali e diversi, senza bei ricordi e senza sogni piacevoli, in un viaggio impossibile, attraverso segreti e bugie e cose non dette, potranno forse trovare se stessi. E la luce di Aamyan potrà finalmente brillare...
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Li Shaoran, Sakura Kinomoto, Tomoyo Daidouji | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Aamyan degli Elfi

Ehilà, sono tornata! Mi spiace di non essermi fatta sentire per un po’… Comunque ci tengo innanzitutto a ringraziare per i loro commenti sul precedente capitolo Sakura182blast (grazie mille dei complimenti… Eh, già, Shaoran è diretto proprio dagli Elfi, chissà cosa succederà!), Evans Lily (grazie mille, amica mia, conto di sentirti presto anche se non ho ancora risolto… Ebbene sì, mi dichiaro colpevole, la mappa l’ho disegnata io… -///-”) e Sakura Bethovina (già, è un po’ difficile vedere Shaoran come cavaliere, però vedrai che la sua scelta ha un senso… Grazie mille anche a te per i complimenti!). Spero di non deludere le vostre aspettative, ragazze.

In questo capitolo apparirà l’eroina principale e… Beh, preferirei non sbilanciarmi, non si sa mai!

Buona lettura…

 

 

Aamyan degli Elfi

 

3

La guerriera e la Principessa

 

Il cervo saltellava e sfrecciava come un’antilope, apparendo e scomparendo a tratti quasi regolari nel fogliame del sottobosco. Si divertiva a prenderla in giro, a cercare di confonderla. Ma lei era ben addestrata per quel genere di preda. Si fermò tra gli arbusti e chiuse gli occhi, respirando profondamente, cercando di percepire l’animale non con la vista, ma con gli altri quattro sensi. Quando sentì un lievissimo spostamento di foglie dritto davanti a sé, si portò la mano al fianco, estrasse il coltello da caccia dalla guaina e, senza aprire gli occhi, lo scagliò in quella direzione. Un colpo sordo e un tonfo le fecero capire che ancora una volta il suo metodo aveva dato frutti.

Sakura riaprì gli occhi e si diresse al cespuglio di rovi dove aveva sentito cadere il cervo. Si chinò e vide l’animale riverso nell’erba, trafitto alla gola. Con reverenza recuperò il pugnale e si accucciò accanto alla carcassa.

«Sono desolata, nobile creatura», sussurrò accarezzandone il dorso, «ma si deve pur mangiare per vivere.»

Sciolse un altro coltello dal laccio che aveva alla vita e, sistemandosi tra i cespugli, iniziò a scuoiare l’animale.

Era un’incombenza in cui ormai eccelleva; da che ricordava, per sedici anni era sempre vissuta così, alla macchia, selvaggia e, soprattutto, sola. Perciò aveva imparato presto a cavarsela in ogni circostanza. Aveva passato gli ultimi anni a vagare per la Terra della Luce, attraversando villaggi e città, e in quelle occasioni si era creata una fama di guerriera ignota e inavvicinabile; ma in realtà era già da molto tempo che la conoscevano così, ed era proprio per questo che ora lei era perennemente in movimento: il Re di quella terra, Touya, venuto al corrente già da qualche anno della misteriosa nomade cresciuta nei boschi e divenuta temibile quanto un cavaliere, intendeva trovarla e convincerla ad entrare nel suo esercito, ma lei non ne aveva la minima intenzione. Lei era libera e selvaggia, sciolta da tutto e da tutti, e non poteva legare la propria vita al destino di migliaia di persone. Era fermamente decisa a tenersi al di fuori di quella guerra insulsa di cui nessuno riusciva nemmeno più a ricordare la ragione. Lei non aveva un destino, non aveva uno scopo; viveva, semplicemente, e tant’era.

Sakura rise tra sé, una risata amara, chiedendosi come mai scuoiare un cervo per il pranzo le provocasse tali e tante meditazioni sulla propria esistenza.

Quando finì di preparare l’animale alla cottura, affastellò alcuni rami che aveva trovato precedentemente, sistemandoli all’ombra di un alto albero. Poi, con due pietre e tanta pazienza, iniziò a cercare di generare scintille per appiccare il fuoco. Ci riuscì, e mentre le fiamme si stabilizzavano prese alcuni bastoni, improvvisando uno spiedo, per poi tagliare la selvaggina a pezzi e disporli finalmente a cuocere.

Poco dopo il cervo era cotto e fumante, e Sakura si riempiva lo stomaco, con la schiena contro la dura corteccia e le gambe raccolte contro il corpo.

«Ti soddisfa davvero mangiare una creatura vivente?»

Al suono della voce, Sakura balzò in piedi, impugnando di nuovo entrambi i coltelli, e prontissima ad usarli. Si allontanò dall’albero, guardandosi intorno, finché i suoi occhi si posarono su una figura, apparentemente apparsa dal nulla, che si stava avvicinando.

Era una ragazza, forse della sua età. Lunghissimi capelli scuri le fluivano morbidi sulle spalle, e gli occhi, di una sfumatura tra il blu e il viola, erano incredibilmente penetranti. Indossava un abito modesto, in tessuto leggero, ma aveva un’aria innaturalmente celestiale. Sakura la fissò sbalordita, chiedendosi chi diavolo fosse. Rendendosi poi conto che l’estranea non costituiva una minaccia, abbassò le armi.

«Si dà il caso», sbuffò, «che non si tratta affatto di una creatura vivente, non più, dal momento che per mangiarla l’ho uccisa.»

La ragazza sconosciuta le si avvicinò ancora, con un’espressione vagamente contrariata, ma non aggiunse altro. La guardò da capo a piedi, come se volesse valutarla, prima di parlare di nuovo.

«Tu sei Sakura, la guerriera senza radici.»

Non era una domanda; Sakura ebbe l’improvvisa sensazione che la sconosciuta sapesse tutto di lei. La guardò di rimando, incrociando le braccia.

«Esatto. Posso sapere chi sei tu?»

L’altra le sorrise, enigmatica.

«Non so se mi crederai…»

Sakura iniziava a spazientirsi.

«Beh, vediamo… Se non me lo dici non potrai saperlo, giusto?»

«Giusto.» La ragazza tornò seria e assunse un tono grave. «Bene, allora, siamo sincere fino in fondo. Io sono Tomoyo, Dama degli Elfi, Principessa della Foresta d’Est. E sono venuta a cercarti perché ho bisogno di te.»

Immediatamente sulla pianura calò il silenzio.

Sakura la fissava interdetta e incredula. Poi la sorpresa lasciò il posto allo scetticismo e al rifiuto. Ma come poteva aspettarsi, quella ragazza, che lei le credesse? Chi si credeva di essere?

«Ma davvero? Non sembri affatto un Elfo», proruppe, pungente.

La fanciulla che affermava di chiamarsi Tomoyo sorrise di nuovo.

«Quanti Elfi hai visto nella tua vita, Sakura?»

Colpita nel vivo, la giovane senza patria sbuffò.

«Non ho bisogno di vederne uno per sapere che sono diversi dagli Esseri Umani. E tu, chiunque tu sia, sembri in tutto e per tutto un’umana.»

«Non posso darti torto. Ma del resto, questo non è il mio vero aspetto. Ho assunto una forma umana per mostrarmi a te in modo da non turbarti. Sakura, ascoltami: io ho davvero bisogno del tuo aiuto…»

Nella sua voce era comparsa una traccia di urgenza. Incerta, Sakura la guardò negli occhi. Sembrava davvero sincera. Senza contare che il suo sguardo decisamente non era umano. Occhi così penetranti non sembravano nemmeno appartenere a questo mondo…

«Cosa potrebbe mai volere da me la Principessa degli Elfi?», la provocò ancora.

Lei sospirò profondamente.

«Dovrò raccontarti la mia storia, Sakura. Ti prego di ascoltarmi fino in fondo.» Si sedette nell’erba, allargando attorno a sé il vestito, e con la mano colpì il suolo. «Vieni qui.»

Ancora diffidente, Sakura si sedette a una certa distanza da lei, allacciandosi controvoglia i coltelli in vita.

Tomoyo, o chiunque fosse, sospirò di nuovo e la guardò, iniziando poi il suo racconto.

«Nacqui dalla stirpe elfica… sedici anni fa, secondo la tua concezione del tempo. Venni in questo mondo in cui la componente essenziale della vita degli Uomini sembra essere diventata la guerra. Appresi molto presto la storia della donna appartenente al mio popolo che, pur involontariamente, insieme ad un uomo causò l’inizio di questo scempio, e subito mi dissi che doveva pur esserci un modo per cancellare quella storia, per evitare tutto questo dolore, per andare avanti… sebbene sapessi che la pace sarà sempre una condizione difficile da mantenere, ora che l’Uomo ha messo in gioco le proprie ambizioni, ora che i tempi sono diversi e che ciò che conta è solo il potere.» Abbassò lo sguardo, lisciando una piega nell’abito bianco da popolana. «Ma non mi importava. Volevo fare qualcosa, qualsiasi cosa, per il Regno. Fu così che decisi di andare dagli Angeli.»

Sakura la fissò, incapace di reagire. Angeli?

«Comprendo il tuo stupore. Gli Angeli sono ormai una razza quasi sconosciuta all’Uomo. Eppure, è dall’unione degli Angeli con gli Elfi che sono nati gli Esseri Umani… Essi vivono in una regione senza nome all’estremo nord del Regno. La loro saggezza non ha eguali, ma sono anche estremamente orgogliosi, e da quando è iniziata la guerra tra le due terre hanno rifiutato ogni contatto con le altre genti, reputandosi il migliore dei Popoli, l’unico meritevole di salvezza.» La ragazza scosse lentamente la testa. «Non mi importava nemmeno di questo. Avevo bisogno della loro conoscenza, e delle loro arti, ben superiori a quelle degli Elfi. Mi recai da loro e chiesi umilmente di stabilire un’alleanza tra le nostre due razze. Fortunatamente mi ascoltarono, e questo mi servì per chiedere loro se ci fosse un modo per far cessare ogni guerra nel Regno. Mi dissero di sì. Così nacque Aamyan.»

Totalmente dimentica della confusione in cui l’aveva gettata la notizia dell’esistenza degli Angeli e del loro ruolo nella nascita dell’Uomo, Sakura assaporò il dolce suono di quel nome, intriso di un qualche piacevole mistero capace di parlare alla sua anima. Lo ripeté mentalmente a se stessa, mentre Tomoyo seguitava con la sua storia.

«Si trattava di uno Specchio magico, che poteva essere usato solo dagli animi più puri. Gli Angeli dissero che solo se un Essere Umano dal cuore puro avesse guardato il proprio riflesso in Aamyan e avesse desiderato la fine della guerra, questa sarebbe cessata. E così io divenni la detentrice dello Specchio, la cui esistenza divenne presto nota a pochi saggi delle Terre della Luce e del Buio, fino a giungere all’orecchio di coloro che si rifiutavano di combattere. Puoi immaginare come molti si siano decisi a tentare di specchiarsi…»

Sakura annuì vagamente, attenta.

«Tuttavia», sospirò Tomoyo, «molto spesso, esaltando un valore, si diventa ipocriti. Gli Uomini che intendevano rifuggire dal male del Regno diventavano impuri, quando si profilava l’eventualità di usare Aamyan. Pur di giungere ad esso, ricorrevano ad ogni genere di violenza. E ciò ovviamente li rendeva indegni di riflettersi nello Specchio.»

Tomoyo si interruppe improvvisamente. Ci fu una pausa, poi guardò di nuovo Sakura in viso e le sorrise.

«Percepisco la tua incredulità, e la capisco. Per dimostrarti che non mento, ti mostrerò la prova delle mie parole.»

Sakura la vide unire le mani, chiudendo gli occhi, e vide le sue labbra muoversi silenziosamente. Quando la giovane disgiunse le dita, una luce improvvisa brillò tra le sue mani, inducendo Sakura a chiudere gli occhi per non restare accecata da tanta intensità. Quando la ragazza riuscì a sollevare le palpebre e ad abituarsi alla luce, distinse una figura aleggiare all’altezza del petto di Tomoyo. Trattenne il fiato, rendendosi conto che si trattava di uno specchio.

«Guarda», disse Tomoyo, e come animato di vita propria l’oggetto volò verso Sakura.

La luce si diradò, e lei poté finalmente distinguere il manufatto finemente lavorato e intarsiato di gemme. Lo Specchio rimase sospeso davanti ai suoi occhi, ma non le permise di guardare il proprio riflesso. Sakura ebbe la certezza che se lo avesse fatto le sarebbe successo qualcosa di terribile.

Poi, lentamente, Aamyan tornò tra le mani di Tomoyo e svanì com’era apparso.

Stordita, Sakura incontrò lo sguardo della Dama degli Elfi.

«Ma… Ma io cosa c’entro con tutto questo?», articolò, sempre più confusa.

Tomoyo si rabbuiò e riprese a parlare in tono sommesso.

«Molte cose mi hanno fatto capire che Aamyan deve essere distrutto.»

«Che cosa?» Sakura si sentì crollare addosso il cielo. «No! Potrebbe far finire la guerra… Perché vuoi farlo?»

«Perché è giusto. Uomini ed Elfi continuano a morire per questo Specchio; gli uni per averlo indegnamente, gli altri per difenderlo dagli indegni. Io non posso più permetterlo. Mi capisci? Aamyan fu creato per contrastare la violenza… Che senso ha, ora che invece ne genera di nuova?»

Sakura non disse nulla. Credeva di capire cosa intendesse la Principessa.

«Ho deciso di riportarlo nella terra degli Angeli», continuò Tomoyo, «e di fonderlo nello stesso lago di acqua lavica dove fu forgiato. Ma per giungere fin lì ho bisogno del tuo aiuto, Sakura, poiché tu, così libera e priva di vincoli, sei forse l’unica umana in questo Regno totalmente disinteressata ad Aamyan, e io posso fidarmi solo di te.»

Calò di nuovo il silenzio. Sakura evitava lo sguardo della Dama degli Elfi, sentendosi totalmente inadeguata. Alla fine sbottò, lasciando emergere la propria confusione.

«Io dico che ti sbagli. Non sono adatta a questo genere di compito. Io non c’entro niente, ecco tutto. E poi… E poi, l’hai detto tu stessa, io sono priva di vincoli: perché dovrei decidere di seguirti, di aiutarti a distruggere quel dannato Specchio, se questa storia non mi riguarda?»

Tomoyo si alzò in piedi. Sakura continuava a non guardarla, ma si sentiva addosso il suo sguardo, insistente come una lama rigirata in una ferita aperta. Poi Tomoyo parlò di nuovo.

«Cambierebbe qualcosa se ti dicessi che io so chi sei?»

Sakura si voltò di scatto a guardarla, alzandosi velocemente a sua volta.

«Come hai detto?»

«Io so chi sei, Sakura.» Tomoyo la guardava duramente. «Io conosco il tuo passato. Posso mettertene a conoscenza, se lo desideri. So che ti fai tante domande. Vuoi sapere da dove vieni, non è così?»

Sakura non riusciva a parlare. Si limitò a fissarla, sentendo il cuore rimbombarle nelle orecchie. Si avvicinò a Tomoyo, la cui espressione si addolcì.

«Le tue origini sono proprio lassù, nel paese degli Angeli. Tu nascesti da uno di loro, che fu irretito dalle grazie di una donna umana. La tua nascita fu causa di scandalo per entrambe le razze. Tuo padre fu bandito dai suoi simili, tua madre fu rinnegata dalla sua famiglia ed esiliata dalla Terra della Luce. I segni erano così infausti che su di te fu enunciata una profezia, dall’esito certamente negativo… Ma ormai nessuno la ricorda più, perché tutti fecero l’impossibile per spazzare via il ricordo di quello che veniva considerato un errore. Ed è per questo che sei cresciuta sola e libera… e disinteressata. E questo, tuttavia, al momento non può che essere un bene. Tu infatti sei l’unico Essere Umano rimasto incorrotto, non toccato da questa guerra; sei la sola che potrebbe forse utilizzare Aamyan… Ma so che non lo vuoi. So che senti che la tua vita è vuota, che credi di non avere uno scopo. Lo so, e lo rispetto. Ma io ho bisogno di te, Sakura. Ti prego di aiutarmi.»

Ancora una volta Tomoyo tacque e cadde il silenzio.

Sakura si scoprì improvvisamente gli occhi pieni di lacrime. Una vita intera senza sapere nulla di sé, e adesso…

Tomoyo aveva ragione: non le importava praticamente nulla della guerra, di Aamyan, del Regno; lei era disinteressata a tutto questo, ma non poteva ignorare il fatto che ora anche lei aveva un passato.

Non si curò di asciugarsi gli occhi. Invece, li fissò in quelli di Tomoyo, maturando una decisione. Ora si sentiva legata da qualcosa di indefinibile a quella ragazza che regnava un popolo. E poi… La terra degli Angeli, la terra di quello che era stato suo padre…

«Non so bene perché lo faccio», mormorò bruscamente. «Ma verrò con te.»

Tomoyo le sorrise. Sakura non ricambiò, ma si voltò verso i resti del fuoco e li spense col tallone, iniziando da subito a prepararsi per il viaggio che l’aspettava.

 

 

 

Vorrei precisare una cosa. Descrivendo Sakura come una guerriera senza radici è inevitabile che lei risulti diversa da come appare tradizionalmente nell’anime il suo personaggio. Spero che non me ne vogliate, però ovviamente non è escluso che lei possa cambiare secondo le circostanze e… gli incontri! Ehm, sto dicendo troppo!! ^^

Appuntamento al prossimo capitolo… Spero il più presto possibile!

   
 
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