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Autore: Andy Black    20/11/2013    7 recensioni
Non è la solita storia... qui non si scherza più. Il destino del mondo, come noi lo conosciamo, è in pericolo.
Pregare per il proprio futuro diventa lecito, quando scopri che il tuo dio ha finito di avere pietà e compassione per te. Troppi errori.
Troppe ingiustizie.
Ma qualcuno cercherà di cambiare tutto, e di salvarci. Di salvarci tutti.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga, Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pokémon Courage'
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Lacrime


Timoteo sgranò gli occhi, mentre si rendeva conto che la spada che stava usando diventava mano a mano più pesante. La stanchezza si faceva sentire, non sapeva da quante clessidre combattevano, ma aveva intenzione di finirla al più presto.
Lucario si presentò nel campo, seguito da Zack, dietro. Attorno c’erano tanti corpi esanimi, ed i pochi in piedi stavano combattendo tra di loro. Armature bianche non c’erano più. Gli unici due templari rimasti erano Timoteo e Marcello. C’erano circa duecento Ingiusti, e stavano combattendo contro un numero minore di membri dell’Omega Group, ma non riuscivano ad avere la meglio.
“Gengar!” urlò Adamo. “Ritorna qui!” Si sporse oltre il precipizio, e guardò il Pokémon fantasma risalire la parete rocciosa fluttuando.
Un ghigno apparve sul volto del capo degli Ingiusti. La guerra non era ancora finita. Tuttavia Marcello e Timoteo, assieme a quel ragazzo vestito in modo strambo con un Pokémon potentissimo, lo avevano messo con le spalle contro la morte.
Il precipizio.
“Chi sei?” chiese Adamo.
“Mi chiamo Zackary Recket. E vengo da terre...lontane. E sono venuto qui per aiutare Timoteo a difendere il tempio. Tutto questo in cambio di attenzione da parte di Arceus”
“Arceus è solo un Pokémon molto potente” rispose velocemente quello con l’armatura scura.
“Dove vivo io, gli effetti della sua ira si sono sentiti, ed ora terremoti ed onde giganti hanno raso al suolo tutto ciò che avevamo costruito con sudore. E questo è solo per colpa tua”
Adamo sospirò, poi fece un passo in avanti. L’Absol di Timoteo ringhiava. Zack ne era affascinato. Era davvero bellissimo.
“Quello che voi non capite è che le ambizioni bisogna divorarle, consumarle quando siamo vivi! Adesso! Vivere per qualcosa che si presume venga dopo non è vivere! È aspettare!” Adamo cercava di argomentare le sue azioni.
“Ma io sono libero di credere quello che voglio! Come anche tu del resto! Non vedo però il motivo di distruggere il tempio ed ammazzare uomini per via delle tue ambizioni!” urlò Marcello.
Adamo lo guardò. Odiava Marcello. Certo, odiava anche Timoteo, ma fra i due serpeggiava sempre l’ombra del rispetto, in virtù dei grandi guerrieri che erano. Marcello, invece, secondo Adamo, era un guerriero senza né infamia né lode, e quindi non meritava il suo rispetto.
“Devo farlo, Marcello. Devo portare avanti i miei ideali”
“E lo fai uccidendo altre persone, te ne rendi conto?”
“La distruzione fa parte del processo di creazione...” si sentì da dietro. I due templari e Zack si voltarono contemporaneamente. Era Nestore, presentatosi sul campo di battaglia.
“Gengar...” sussurrò Adamo, poi guardò Marcello. Gengar si insinuò nell’ombra di Marcello, e lo immobilizzò lì.
Quando quello provò a muoversi, e si rese conto di essere bloccato, spalancò gli occhi. “No! Timoteo attento!”
Velocemente la spada di Adamo penetrò nell’armatura, dietro la schiena del ragazzo con i capelli ricci e biondi. Marcello prese a sputare sangue, e poi si accasciò per terra, con ancora la spada dietro la schiena.
Timoteo aveva gli occhi più aperti che potesse. Cercava di capire cosa stesse succedendo, ed il cervello stava ordinando ai muscoli e a tutto il resto di reagire, ma il sistema nervoso era bloccato.
Tutto fermo. Sgomento, lui, guardava Adamo girare la spada nella ferita, e quindi ritirarla a sé, tutta sporca di sangue.
“Il sangue...il sangue di un...di un guerriero...” disse Zack, più spaventato di tutti.
Timoteo lo guardò. “Absol...pensa a Gengar...per quest’uomo la vita è un dono troppo prezioso”
L’ultimo templare rimasto sguainò l’enorme spadone, che tintinnò su quella di Adamo poco dopo.
“Adamo...mi raccomando...” disse Nestore, fiducioso. Poi prese una sfera in mano, e sorrise a Zack.
“Che...che cosa vuole fare?” chiese quest’ultimo.
“Voglio sconfiggerti, straniero”
Lucario si avvicinò guardingo a Zack. Lì bisognava avere mille occhi.
“Avanti, allora...”
“Benissimo. Il mio Darkrai aveva bisogno di un po’ di allenamento”
E poi davanti apparve il Freddy Krueger dei Pokémon. Darkrai, un Pokémon spaventoso. Sembrava essere sott’acqua, le parti nere del suo corpo si muovevano come mosse dalle correnti marine.
“Lucario...te la senti?”
Quello fece cenno di sì.
Le spade di Timoteo ed Adamo tintinnavano sotto il peso della loro rabbia ed i versi di sforzo di Gengar ed Absol contestualizzavano il tutto. Come se non se ne fosse nemmeno reso conto, Zack stava combattendo nella Battaglia del Plenilunio.
“A me non piace sporcarmi le mani con le spade ed il sangue. Ma quel Pokémon è incredibilmente forte, e lo bramo. Allora ti propongo una cosa: ove mai io vinca questo scontro, tu mi consegnerai il tuo Pokémon. Altrimenti io ti consegnerò il mio Darkrai.
Zack guardò Lucario. Di certo non era per la brama di possedere un Pokémon tanto raro quanto potente come Darkrai a spingerlo ad accettare una cosa del genere, bensì il desiderio di mettersi continuamente alla prova.
“Io credo in te, Lucario. Se tu vuoi, andiamo avanti. Insieme”
Lucario annuì, con il suo osso in mano.
“Bene” sorrise Nestore. “Presentiamoci con Funestovento”
E fu così che si alzò un forte vento. Soffi d’aria nera presero a coprire tutto ciò che c’era di visibile, tanto che ognuno riusciva a vedere solo sé stesso.
“Lucario! Tu puoi leggere l’aura! Leggi l’aura! Fallo!”
Lucario chiuse gli occhi e si concentrò. Tutto cominciava a diventare più tangibile, respiro dopo respiro. Percepiva tutto. Dal suo muso, fino all’osso che aveva in mano. Più lontano. Absol, il suo respiro. Le spade tintinnanti, Timoteo, ed una goccia di sudore che cadeva per terra. Una spada aveva trafitto qualcosa, ma non c’era tempo per soffermarsi sull’indovinare.
Doveva individuare Darkrai.
Il vento soffiava impetuoso, ma riusciva a sentire il rumore di quelle parti che si muovevano nell’aria, sospinte dal vento che lui stesso aveva creato.
“Lucario...sentilo” sussurrava Zack.
Lucario annuì, anche se Zack non lo vide, quasi come per dirgli “sì, amico, ci sto provando davvero”.
Nestore allora prese a ridere.
“Che vogliamo fare? Aspettiamo domani?”
Zack digrignò i denti. Nestore era la causa dei terremoti, delle morti ad Hoenn, a Kanto e a Jotho. Nestore era la causa di tanto sbattimento, di tanta ira, di tutto.
“Facciamo in fretta, Darkrai. Vuototetro!”
Era la mossa più potente e terribile di Darkrai. Era come se il tuo spirito venisse risucchiato nelle tenebre, e ti addormentavi, esanime. E Darkrai voleva portare Lucario proprio lì.
“Lo senti, Lucario? Cerchiamo di evitare tutto questo!”
Lucario sospirò, quindi sentì l’aura di Darkrai incanalare l’energia fino ad accumularla sotto i piedi dell’avversario.
Quello saltò, ed il vento oscuro cessò.
“Diciamo che...” Zack sorrideva. “Diciamo che un tipo buio non è proprio avvantaggiato contro il tipo lotta, eh?”
“Tipo?” chiese Nestore. A Zack non venne in mente che lo studio sulla combinazione tra tipi potesse essere avvenuto tempo dopo quell’avvenimento.
La faccia stupita di Nestore lo testimoniava.
“Ed anche se hai un Pokémon straordinariamente raro e forte...” Lucario fece una capriola in aria, per poi fermarsi a mezz’aria.
La luce negli occhi di Zack poteva illuminare tutta la valle buia al di sotto del Monte Trave.
“...il mio Pokémon è un campione! Usa Palmoforza!”
Nestore aprì la bocca stupito.
Fu quello il momento in cui Absol e Timoteo diedero contemporaneamente il colpo di grazia ai loro avversari. Gengar, esanime dopo vari attacchi, ricadde giù, seguito subito dopo dal corpo senza vita di Adamo. Si girarono entrambi, il tempo di vedere la potenza di Lucario abbattersi su Darkrai.
“Vai!” urlava rabbioso Zack. Un forte tonfo, poi polvere che si alzava. Un soffio di vento la spostò, e notò che Lucario fosse in ginocchio sul corpo senza forze di Darkrai, con la mano aperta sul suo petto.
Nestore era sconcertato. Era sicurissimo di vincere quella battaglia.
“Questo...questo non significa niente” fece. I suoi occhi erano la porta del suo umore. Incrinato, come le costole di Timoteo.
Quello si mosse lentamente e raggiunse Zack, mettendogli una mano sulla spalla.
“Bravissimo” disse l’eroe. Zack annuì in segno di rispetto.
“Tu...Timoteo! Ora è inutile vantarti di questa inutile vittoria! Hai sconfitto me, non il mio esercito! Quello sta ancora combattendo alle mie spalle!”
“Forse non hai visto bene quello che è successo...forse ti sei distratto, con questa lotta”
Nestore sospirava forte, ed impallidì quando si rese conto di quello che era successo.
Si voltò di corsa, e vide corpi su corpi, bianchi e neri, ma non uno in piedi. In lontananza c’era solo un gruppo, abbastanza esiguo, di persone vestite di blu, che si apprestava a salire sul tempio.
“Nestore...hai perso” disse Timoteo.
Quello digrignò i denti.
“E se non sbaglio, hai sfidato questo giovane facendo una scommessa”
Zack sorrise a sessantasette denti, soddisfatto di aver ricevuto Darkrai e di aver ritrovato la migliore intesa possibile con Lucario.
“Non gli darò niente!” urlò rabbioso Nestore.
Fu allora che Timoteo tirò fuori dal fodero la sua spada, e la puntò alla gola del marrano.
“Tanto a te non servirà più a nulla”
“Io...posso...posso renderti un uomo ricco”
Timoteo faceva segno di no, mentre lacrime e sudore si mischiavano sul volto di Nestore. Stava davvero per finire. Indietreggiava pieno di paura, mentre Timoteo lo seguiva con la spada.
Poi inciampò sul corpo esanime di Darkrai, trovandosi con i fondelli per terra.
Zack non aveva mai visto un uomo morire così. Ma Timoteo davvero gli tagliò la testa.
Abbassò il capo, come per scusarsi con qualcuno, quindi raccolse la sfera di Darkrai dalla mano ingioiellata di Nestore, che non oppose resistenza, e lo fece rientrare.
Zack guardava fisso negli occhi di Timoteo. Quello era serio, spigoloso, forte, grande.
Poi quello gli porse la sfera. “Tieni. Questo è tuo”
Zack stava tremando. Allungò la mano che vibrava, e poggiò le dita su quella sfera.
“Fanne quello che vuoi”

“E così ci hai seguiti anche qui?!”

Zack e Timoteo girarono velocemente la testa verso chi aveva parlato. La voce era familiare.
Almeno ad uno di loro.
“Ryan...” disse preoccupato Zack. Lucario accorse vicino a lui.
“Probabilmente non ti rendi conto di quello che succede. Non vuoi capire che c’è bisogno che noi completiamo il nostro piano. Dovrebbe rientrare nel tuo pensiero di autoconservazione. Perché vuoi ucciderci tutti?”
Zack sorrise. “E chi mi dice che tu non ci farai uccidere tutti?!”
“Perché io so cosa fare e quando farlo. Non vado a tentoni. Non con Arceus”
“Beh...e se ti dicessi che anche io so cosa fare?”
“Ti direi che sarebbe inutile. Lionell è già lì sopra e tra poco catturerà la vergine, costringendola ad evocare Arceus”
A Timoteo scattò la molla. “La vergine?! Prima! No!”
Ryan spalancò gli occhi non appena vide il Templare saltargli letteralmente addosso. “Gallade...”
Psichico.
Timoteo prese ad urlare con tutta la forza che gli era rimasta, tanto che, per lo sfinimento, si accasciò per terra, bagnandosi del sangue di Marcello, che giaceva a meno di un metro da lui.
“Ora siamo solo io e te” sorrise Ryan.
“Ma sei un totale incosciente?! Era l’unica persona in grado di salvarci!”
Zack e la sua rabbia scoppiavano, quasi fossero fuochi d’artificio.
“Finiscila di fare così. Stai solo perdendo tempo”
“Rachel è lì sopra, vero?”
“Sì. Ci sta aiutando”
“No! Dannazione! Ma come fa a non capire che Lionell la sta manipolando solo perché è il cristallo?”
“Lionell non sta manipolando nessuno...”
Zack sorrise. “Lionell sta manipolando tutti voi! Siete solo marionette del suo sporco e lurido gioco!”
“Ma di che stai parlando?! Folleggi”
“Io non sto folleggiando! Sei tu che hai perso di vista le priorità! Tutti noi le abbiamo perse! Rachel ora è da sola!”
Ryan sbattè lentamente le palpebre. Un piccolo serpentello si stava insinuando nella sua corazza di arroganza. E poi la rabbia per quel cigolio che sentì provenire dalle sue convinzioni esplose.
“Cazzo! Gallade, usa Psicotaglio!”
“Lucario, schivalo, presto!”
Gallade si gettò a capofitto in un attacco, ma ormai Lucario non era più quello della battaglia precedente. Lucario adesso era quello della rivalsa, della vittoria schiacciante.
Della consapevolezza dei propri mezzi.
“Usa Ossoraffica!”
Gallade di spalle, sbilanciato per l’attacco andato a vuoto, si ritrovò sotto una cascata di colpi d’osso. La rabbia che scaturiva dallo sciacallo pareva fosse immensa.
“Gallade! No! Teletrasportati alle sue spalle ed utilizza Zuffa!”
Detto fatto. L’ultimo colpo d’osso di Lucario andò a vuoto. Non fece in tempo a rendersi contro che l’aura di Gallade si era concentrata alle sue spalle, che fu colpito da una raffica di colpi assatanati.
“No, Lucario! Ribalta!”
Lucario afferrò l’arto superiore destro di Gallade, e lo girò, facendo perno sul piede, in modo da spingere Gallade con la schiena per terra.
Quello sentiva le sensazioni che Ryan provava. Rabbia e desiderio di vendetta.
Fu quasi automatico, quasi avesse letto nuovamente la mente del suo padrone, utilizzò l’attacco Psicotaglio. E stavolta andò a fondo.
Lucario rotolò indietro di qualche metro, ma si rialzò prontamente. Aveva sicuramente contribuito anche lo stress psicologico della battaglia vinta con Darkrai, ma Lucario provava una stanchezza immane.
E Zack lo sapeva. Sapeva anche che non doveva tirare troppo la corda. Perché tiri e tiri, ma prima o poi la corda si spezza.
“Lucario...ce la fai?”
Quello annuì.
“Ancora Psicotaglio, Gallade!”
“Lucario, vai con Forzasfera!”

E fu così che un’enorme esplosione catturò l’attenzione di Rachel, che saliva stanca quelle scale scoscese e mal costruite.
“Zack...” sussurrò. “...sei qui...” sorrise poi.

Gallade esanime per terra. Lucario no. Inginocchiato, mentre anche il semplice respirare stava per succhiare via gli ultimi residui di forza che gli erano rimasti.
Zack era soddisfatto.
“Bravissimo. Bravissimo. Sapevo che avresti fatto qualcosa di meraviglioso. Rientra ora”
E fu così che i due allenatori sgombrarono il campo dai Pokémon.
“Hai vinto solo questa battaglia. Ho ancora cinque Pokémon per te” disse Ryan, sfidandolo.
“Io sono qui”
“Vai, Bisharp!”
“Growlithe!”
Ryan sorrise. Quel cagnolino non gli incuteva timore.
“Bisharp, dobbiamo ammazzarlo!”
Zack se ne rese conto. La rabbia lo aveva fatto schiavo.
“Growlithe, usa Lanciafiamme!”
Bisharp evitò la mosse senza che neanche Ryan gli dicesse qualcosa.
“Ora! Vai con Ghigliottina!”
Bisharp era veloce, e con un grande balzo, si avventò su Growlithe. I guaiti del cane fecero rabbrividire Zack.
“Colpisci!”
“Vai con Fuocobomba!”
Fu proprio mentre le lame di Bisharp stavano per affettare il collo a Growlithe che quello si liberò tramite il potente attacco di fuoco. Quello non andò a segno, però ebbe l’effetto di allontanare quella strana e velocissima creatura.
“Bisharp, vai con Ferrostrido!” urlò Ryan, per poi tapparsi le orecchie con le dita.
“Growlithe! No!”
Zack fece in tempo ad emulare il suo avversario, ma Growlithe fu costretto a subire l’attacco.
Growlithe abbassò il volto, stringendo i denti e gli occhi, ed abbassando la guardia.
“Vai con Tagliofuria!” urlò Ryan.
Bisharp era velocissimo, e si gettò a capofitto su Growlithe, che dopo il primo fendente, subì un secondo, poi un terzo, un quarto e quindi un quinto attacco.
Bisharp saltò all’indietro, vedendo il cagnolino inerme, contento dell’ottimo lavoro fatto.
“Growlithe! No!”
Ryan rise a quel punto, ed i nervi di Zack volarono in alto, quasi come fossero delle colombe a sollevarli. Avrebbe voluto urlare forte, ma non voleva attirare l’attenzione di nulla che non conoscesse, e trovandosi fuori luogo in quel contesto decise di rimanere discreto e silenzioso.
“Growlithe!” si inginocchiò accanto a lui il ragazzo.
I tagli provocati da Bisharp erano grossi ed evidenti. Il respiro di Growlithe era affannato.
E poi fece IL ragionamento. QUEL ragionamento, quello che avrebbe dovuto fare per forza.
“Non...non riesco a capire come sia possibile...cioè, so che non sempre con il vantaggio sul tipo avversario si vince, ma...ma stavolta non riesco a capacitarmene...”
Growlithe tossì, ed aprì lentamente gli occhi.
Il suo amico. Il suo Growlithe, compagno di milioni di battaglie, avventure infinite sotto acqua, neve e vento, il sole infinito dei deserti, e le onde del mare in burrasca. Growlithe, quel Growlithe dorato, era sempre stato al suo fianco.
Era il momento.
Zack lo sapeva.
“Ti voglio bene. E sempre te ne vorrò...”
Mise mano alla cintura, fino a toccare il piccolo sacchetto di iuta. Lo tirò, strappandone il cotone che formava il piccolo nodo, ed afferrò la materia dura all’interno di esso.
La pietrafocaia al suo interno.
Lasciò cadere l’involucro del sacchetto, e guardò meglio quella pietra. Fuori, le venature rosse e gialle si intersecavano perfettamente, quasi come se una fiamma fosse rimasta intrappolata in un diamante.
“Questa...questa ti permetterà di diventare molto più forte...”
Growlithe aprì gli occhi. Lo sguardo stanco.
“Non che non abbia apprezzato il tuo lavoro. Ma Ryan, mi costa dirlo, è un avversario formidabile. Ed abbiamo bisogno di più forza. Tieni”
Zack poggiò la pietra delicatamente sul muso del suo amico, e prese a lacrimare lentamente. Chiuse gli occhi, e non riuscì a vedere quanto la pietra prese a brillare. Subito dopo Growlithe lo emulò, e si alzò all’in piedi.
La sua forma divenne più grande, più voluminosa, e parve che l’energia riprendesse a scorrere nel suo corpo rapidamente.
“Growlithe...rimarrai per sempre nel mio cuore!” urlò Zack. Quindi riaprì gli occhi.
Un Arcanine, dai colori dorati e gli occhi completamente rossi, era davanti a lui.
“Ciao”
Arcanine abbassò il capo, come cenno di saluto e rispetto.
“Bene! Finito questo patetico siparietto, possiamo andare avanti?”
“Direi proprio di sì. Arcanine, vai con Extrarapido!”
Il cane enorme scattò con una tale rapidità da aver preso di sorpresa anche Bisharp, il reattivissimo Bisharp, che sgomento finì per terra, ruzzolando.
“Bisharp! Rialzati! Usa Metaltestata!”
“Fondiamogli il cranio! Usa Ondacalda!”
Arcanine vide Bisharp in rapido avvicinamento, e dalla bocca rilasciò tanto di quel fuoco e di quel calore da colpire non solo l’avversario, ma anche parecchi dei cadaveri lì per terra, che presero a bruciare come candele.
Bisharp era per terra. Morente.
E sicuramente era fuori combattimento.
“Bisharp! No!” urlò Ryan.
“Arcanine! Sei stato mitico!”
Arcanine ruggì, facendo rabbrividire l’avversario.
“Non...non è finita qui! Ho altri Pokémon!”
“Ryan...potremmo combattere fino a dopodomani...ma potremmo anche utilizzare il nostro tempo per rendere il mondo un posto migliore. Dobbiamo fermare Lionell”
“Ma tu come sai che vuole appropriarsi di Arceus?!”
“Chiamalo sesto senso...” Zack abbassò lo sguardo. “...resta il fatto che ha rapito la mia Rachel. E la rivoglio. Ora. Puoi dirmi quello che vuoi, che non sarò mai né alla sua né alla tua altezza, che sono un inutile perditempo che cerca di metterti i bastoni tra le ruote da quando ci siamo conosciuti...te lo concedo. Ma stavolta vedila dalla mia parte. Stavolta pensa che non voglio andare contro di te. Voglio semplicemente poter addormentarmi stanotte e svegliarmi domani mattina accanto alla donna che amo”
“Zack...io...”
Lui gli porse la mano. “Non voglio più combattere. Voglio solamente finire questa storia. Sei con me?”
Ryan era stanco. Guardò il corpo di Timoteo per terra, che faticava a rimettersi in piedi, aiutato dal suo Absol, e poi sospirò. Tutti erano stanchi.
E tutti volevano la stessa cosa.
Modificare il passato per salvare il futuro.
“Andiamo sopra” disse Ryan, afferrando la mano del suo rivale.

Il tempio era davanti agli occhi di Rachel.
“Finalmente” fece Marianne.
L’ampio spiazzale in cima al Monte Trave sembrava molto più grande rispetto a quello dei giorni suoi: probabilmente qualche frana di troppo aveva minato alla grandezza originale del perimetro dove il tempio era stato costruito.
Un po’ di vento freddo soffiava forte, spostandole i capelli verso est. Quello sibilava, lamentoso e quasi dolorante, e Rachel ebbe un brivido, quasi a prevedere ciò che sarebbe successo.
Si girò lentamente, alle spalle le mille scale. Le mille scale degli eroi.
Le aveva già fatte una volta, con Zorua in braccio, ora non le sembravano più così faticose. Giù, c’erano due figure poco nitide che lottavano.
“No, sono quattro...” si corresse.
Due facevano tintinnare le spade. Altri due lottavano con i Pokémon.
C’era un grosso cane rosso e giallo.
Non sapeva di che Pokémon si trattasse. E mentre cercava nel suo Pokédex mentale una corrispondenza, Lionell si girò, dando le spalle al tempio, con quelle fiaccole che portavano il fuoco più luminoso e forte che avesse mai visto.
“Ragazzi. Ora che siamo qui possiamo davvero elevarci”
Linda annuì. Stark si pose accanto a lei.
“Dobbiamo fare quanto è nelle nostre possibilità per riuscire a prendere Arceus. Per catturarlo. E vi farò diventare così schifosamente ricchi e potenti che potreste anche smettere di lavorare per tutta la vostra vita”
Rachel e Marianne spalancarono gli occhi contemporaneamente.
“Come?!” fece la prima.
“Si. Adesso che siamo qui, posso svelare a tutti il mio piano. Arceus finirà di distruggere Adamanta, ed anche le altre regioni, se lo catturo. E diventerò la persona più potente di questa terra, se possiederò il Pokémon più potente di questa terra”
“Non...non erano questi i piani!” urlò Rachel.
“Rachel...tu ci sei preziosa, e non puoi tirarti indietro. Non adesso almeno, che sto per coronare il mio sogno di potere!”
“Io...io...lo sapevo che non dovevo fidarmi di te!”
Lionell rimase un attimo spiazzato.
“Rachel...hai appena fatto la stessa faccia di tua madre...il dolore...dai tuoi occhi leggo il dolore del tradimento”
“Tu...” e Rachel prese a piangere. E se quel mondo fosse stato in mano a Lionell, sarebbe stata la fine per tutti.
“Rachel...ti ripeto, tu hai un preziosissimo ruolo in questa faccenda”
“A che ti servo?! Sei qui ora! Hai decine di uomini che possono rivoltare questo posto da capo a piede! Per quale motivo ti servo io?!”
“Perché tu sei il cristallo, dannatissima Rachel!”
Quella sussultò, come se non lo sapesse. Ma nella sua mente si stava delineando quello che sarebbe successo davvero in futuro.
“Tu sei un uomo perfido...” disse a bassa voce.
“Prendetela, e legatela. Assicuratevi che non fugga. E adesso apriamo le porte di questo tempio, e catturiamo Prima”

“Sono qui fuori, Olimpia!” esclamò Sandra, guardando dalla piccola finestra.
La vetusta vergine si guardò intorno, cercando Prima con lo sguardo.
“Dov’è andata?” chiese poi, con calma irreale.
“È di là. Cerca di vedere Timoteo”
“Lei...lei e questo Timoteo...” Olimpia scattò velocemente, camminando per il corridoio buio, illuminato da qualche sporadica torcia qua e là, quindi girò nella penultima stanza, e vide Prima seduta sui bordi di una finestra. I piedi sul precipizio, mentre si manteneva ai montanti della finestra con le mani. Il vento spostava le sue gambe timorose, mentre lei, in lacrime ed impaurita, cercava di stare tranquilla, vedendo le fiamme che portavano quel fumo nero su, a superare quello scudo di alberi che le impediva la vista.
Tremava lei, e le lacrime le solcavano il viso. Timoteo non doveva vedere il fuoco.
Il fuoco l’avrebbe ucciso.
“Prima...Timoteo ha combattuto con onore...” disse Olimpia, cingendo l’oracolo per la vita.
“Timoteo è morto, vero?” chiese, mentre il pianto la dilaniava come fossero scosse di terremoto.
“Non lo so, Prima. Se domani saremo vive, ce ne accerteremo...”
Prima pianse ancora di più. La fede in Arceus non bastava.
“Qui fuori ci sono quasi trenta persone. Credo vogliano minare alla sicurezza del nostro dio. Credo che vogliano prendere Arceus”
“Lo vogliono tutti, ormai...”
Olimpia la fece scendere dalla finestra e la strinse. I polmoni della vecchia si riempirono d’aria quando sospirò.
“...Prima...”
Quella alzò lo sguardo. Gli occhi della donna erano sempre vispi, ma quella volta una stanca convinzione si era insinuata in quel viso.
“Io stanotte morirò, Prima. Morirò sicuramente”
Prima spalancò gli occhi. “No...non morirai”
“Queste persone entreranno nel tempio. Cercheranno di catturarti e di usare la forza per farti evocare Arceus tramite il cristallo”
“Ma...perchè?!”
“Perché Arceus è in grado di fare tutto. Ed un uomo che possiede Arceus possiede tutto. Ed io stanotte morirò, e non potrò proteggerti per sempre. Quindi ti prego, ascolta quello che sto per dirti. Sandra!” urlò Olimpia.
Nello sgomento, Sandra accorse, affannata, i riccioli davanti agli occhi.
“Si, Olimpia! Stanno per entrare! Stanno forzando la porta!”
“Adesso Abra vi teletrasporterà. C’è una grotta dietro le Cascate Armonia, che abbiamo predisposto per questi casi di emergenza. Prima, andrai lì. E tu, Sandra, occupati di lei, e fa che stia bene. Lei...ed il suo pargolo”
“Cosa?!” esclamarono insieme le due.
“Tu e Timoteo avete colto il frutto dell’amore. Il tuo ventre è pregno, adesso. Darai alla luce un bambino”
“Un...un bambino?” chiese dolcemente Prima, mentre la mano scese delicatamente sulla pancia.
“Già...Prima, concentrati...” Olimpia consegnò un cofanetto di pietra alla vergine (ops). “Questo è il cristallo. Proteggilo. Fai in modo che non vada a finire in mani sbagliate”

Poi Prima vide un uomo dalla bella presenza entrare in quella stanza. In mano una Pokéball, ma lei non sapeva cosa fosse.
Teneva stretta sotto il braccio destro una ragazza.
Una ragazza con gli occhi azzurri.
Straordinariamente somigliante a lei.
“Prima. Ora devi venire con me” fece.
Olimpia si piazzò davanti all’oracolo ed aprì le braccia.
“Esci subito da qui, o l’ira di Arceus ti perseguiterà fino a che non esalerai l’ultimo respiro”
L’uomo sorrise.
“Ho intenzione di esalare quanti più respiri è possibile”
La ragazza legata piangeva copiosamente. Indossava abiti che non aveva mai visto.
E nonostante fosse importante riuscire a parlare con Arceus, era più importante difenderlo.
Olimpia si rese conto che non c’era altra via d’uscita.
“Prima! Distruggi il cristallo!” urlò Olimpia.
“Cosa?!”
“Distruggilo!”
Sandra ebbe un moto di nervosismo vedendo la ragazza bloccata, impaurita per le parole della vetusta, e strappò il cofanetto dalle mani lemmi di Prima, lo aprì e fracassò il cristallo sul pavimento, inondandolo di frammenti luminosi bianchi, quasi si fossero svegliati la mattina dopo una nevicata fosforescente.
“Ora Arceus non può essere evocato!” urlò Olimpia. “Vai via!”
“Non c’è bisogno del cristallo. Anche noi abbiamo il cristallo”
Le parole dell’uomo fecero rabbrividire Prima.
“Vedete... Questa ragazza che ora ho qui legata... Lei è il cristallo”

 

 
   
 
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