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Autore: _Marlene_    20/11/2013    1 recensioni
Mi asciugai il sudore sui jeans e gli porsi la mano. Non avrei mai più voluto staccarmi da quella stretta. Forse non ero pienamente consapevole di amarlo, ma il mio cuore sapeva che gli sarei sempre stata accanto.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Questa volta sono stato un po' più rapida ad aggiornare, purtroppo la scuola occupa la maggior parte del mio tempo *_* Finalmente dopo ben sette capitoli (ho scritto sette capitoli!) avviene questo benedetto colloquio. La primissima frase ha la bellezza di due citazioni letterarie (?): la Divina Commedia e l'Orlando Furioso. Non so come mi sia venuto in mente, ma ormai quel che è fatto è fatto. Alla prossima!

Lasciata così su due piedi decisi di addentrarmi nella selva oscura, sperando di non perdere la diritta via, per cercare la ragazza furente. Recuperai le forbici e la cercai con gli occhi nell’ordinata boscaglia. Ignorai i frequenti cartelli che mi invitavano a non calpestare il duro lavoro dei giardinieri, ma se avessi seguito i sentieri ci avrei messo decenni per trovarla. Finalmente la vidi seduta su una panchina.
“Scusi… signorina. Credo che queste siano sue”
Se fossi stata al suo posto, avrei guardato la rompiscatole come chi vuole schiacciare uno scarafaggio.
Lei, invece, mi rivolse uno sguardo che mi fece provare un tonfo allo stomaco. Gli occhi di chi soffre e si sente solo.
“Grazie…” disse flebilmente.
“È successo qualcosa?”
“Niente di importante”
“Lei è parecchio emotiva, allora. È ridotta in questo stato penoso per niente?”
La delicatezza non faceva parte delle mie qualità. Pensavo che mi urlasse di sparire e di farmi gli affari miei, invece non disse nulla. Evidentemente eravamo diverse.
Mi sedetti accanto a lei.
“Amore, vero?”
Mi fece di sì con la testa. Ecco, sempre il solito problema. Mi misi a raccontarle la mia esperienza, la mia relazione finita male a causa di Raphael.
“La capisco, anch’io tempo fa ero molto innamorata. Lo avrei seguito ovunque, avrei lasciato tutto per lui. In cambio mi ha fatto vivere la peggior umiliazione della mia vita. Io gli aprivo il mio cuore sinceramente e lui con il suo sorriso da cafone mi diceva che la nostra storia era stata solo un divertimento per lui. Le confesso che ci ho messo parecchio tempo a superarlo, anzi mi ha così segnata quell’esperienza che grazie al cielo non mi sono più innamorata e di conseguenza le relazioni successive a quella sono state molto più serene”
“E io a causa del mio ex non dovrei più amare un altro uomo?” ribatté lei lievemente perplessa dal mio ragionamento.
“Non dico che non debba più innamorarsi, però secondo me senza quel sentimento si è più liberi”
“Io invece vorrei dimenticarlo, innamorarmi di un altro e costruire una famiglia con lui”
“Ovviamente siamo tutti diversi, ognuno ha i suoi metodi di guarigione”
“Non le manca provare le sensazioni collegate all’amore? Quello stato di euforia, di leggerezza, di sbadataggine, di farfalle nello stomaco. Secondo me la vita è meravigliosa proprio perché esistono queste emozioni”
Leggerezza, sbadataggine, farfalle nello stomaco. Ciò che avevo provato appena avevo visto quel giovane. No, non c’entrava nulla. Ma allora perché mi ero sentita così?
“Signorina? È ancora sul pianeta Terra?”
“Ah, sì. Be’… non so che dirle. Per il momento io sto molto bene così”
“Che le è preso? Ha una faccia da ebete”
“Come?! Ancora?!”
“Ancora?” Fece lei sorridendo. Provocavo ilarità nella gente, buono a sapersi.
“Mi dica sono rossa, per caso?”
“Sembra che abbia un po’ esagerato col fard”
“Maledizione! Non può essere! Ok ora mi calmo e passa tutto” feci io gesticolando come per allontanare quelle sensazioni.
“Ehm, è così sicura di essere libera dall’amore?”
“Naturalmente…ha-ha dubbi?”
“Se lo dice lei. Piacere, Sandra Winkler” disse porgendomi la mano.
“Leonore Ceylan, aspirante cameriera, quindi probabili colleghe”
Ridemmo entrambe delle mie elevate aspirazioni professionali.
“Visto,” le dissi “almeno l’ho distratta”
 
Zurigo…
“Pronto?” disse sollevando la cornetta.
“Hey, Hanna, sono Teresa. Allora è stata presa la mia bambina?”
“Credo che tua figlia non abbia nemmeno iniziato il colloquio, però le ho parlato al telefono poco fa. Mi è parsa strana”
“In che senso?”
“Deve aver visto qualcosa o qualcuno che l’ha imbarazzata. Stavamo parlando e tutto ad un tratto ha interrotto la conversazione, dimenticando di chiudere la chiamata”
“Qualcosa o qualcuno?” disse la donna un po’ perplessa.
“A meno che le cose non abbiano una voce maschile, suppongo fosse un qualcuno” rispose sfoggiando il sorriso di chi ha già capito tutto.
“Ahahah santo cielo! Nonostante sia sua madre, adoro vederla in difficoltà. È un disastro con i sentimenti!” disse scoppiando a ridere sonoramente.
“Già, è vero! Da donna perfetta con il controllo su tutto passa a timida ragazzina che non sa come comportarsi”
E le due donne continuarono così, spettegolando per tutta la serata.
 
Villa Hartmann…
Era arrivato il momento di quel dannato colloquio. Tentai di trattenere l’ansia.
“Signorina Ceylan?” Mi chiamò una cameriera.
“Sì?”
“Può recarsi dal signor Hartmann”
“Grazie” risposi tentando di accennare un sorriso.
Nello studio c’era la visione celestiale…ehm il tizio che avevo incontrato poco fa.
“Salve” mi chiusi la porta alle spalle e mi avvicinai.
“Prego, si accomodi. Le chiedo scusa per il piccolo malinteso di poco fa”
“Quale?”
Le farfalle nello stomaco?
“Mi era completamente sfuggito di mente il suo colloquio” disse con tono desolato.
“Oh certo. Non si preoccupi. Questo è il mio curriculum” aprii la borsa lo cacciai fuori. Glielo porsi e gli diede uno sguardo veloce.
“Laureata al conservatorio e vuole essere una cameriera?”
“Sa com’è. I pianisti non sono la categoria più ricercata professionalmente”
“Capisco e quindi si adatta”
“Spero comunque di riuscire a fare ciò che mi piace”
“Mi sta dicendo che se venisse assunta come cameriera e poi trovasse posto come pianista, lascerebbe questo lavoro immediatamente?”
Come darsi la zappa sui piedi. Ora mi avrebbe assunta di sicuro.
“No, non volevo dire questo..”
“Benvenuta nel club degli infelici del proprio posto di lavoro. Anch’io, se venissi preso come barman, mollerei questa scrivania seduta stante. È assunta.”
“Come prego?” rimasi a bocca aperta.
“Ha ottime referenze e poi, non so come spiegarglielo… lei mi è simpatica. Domani comincia il suo turno. Si faccia spiegare dalla signorina Ingrid gli orari” disse con un sorriso smagliante.
Arrivata al mi è simpatica non avevo più capito il seguito, aveva detto che il giorno seguente avrei lavorato?
“Davvero sono assunta? Lavoro?” Gli chiesi con gli occhi sgranati.
“Sì, oppure ha cambiato idea?”
“No, è perfetto. Grazie signor Hartmann”
Mi asciugai il sudore sui jeans e gli porsi la mano. Non avrei mai più voluto staccarmi da quella stretta. Forse non ero pienamente consapevole di amarlo, ma il mio cuore sapeva che gli sarei sempre stata accanto.
 
   
 
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