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Autore: Amantide    21/11/2013    4 recensioni
Impegni improvvisi porteranno i coniugi Weasley a lasciare i ragazzi da soli alla Tana. E come dice un vecchio detto quando il gatto non c'è si sa che i topi ballano... e se i topi in questione si chiamano Fred, George, Ron, Ginny, Harry e Hermione potete solo immaginare cosa possa succedere.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Ginny, Weasley, Harry, Potter, Hermione, Granger, Ron, Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Angolo dell'autrice: Eccomi con il terzo capitolo. Volevo dire un sincero grazie a tutti coloro che stanno seguendo la storia e che mi comunicano le loro impressioni tramite commento. Spero che questo capitolo non vi deluda. A presto!

3- IL RISVEGLIO


Alle prime luci dell’alba Fred aprì leggermente le palpebre infastidito dai raggi di sole che filtravano dalle assi di legno. Sentiva la testa tremendamente pesante e la bocca impastata. Appena riuscì ad aprire del tutto gli occhi si portò una mano alla fronte guardandosi intorno spaesato. Si trovava all’interno del capanno, sdraiato sotto il vecchio tavolo in mezzo a cartoni e cianfrusaglie, questo era chiaro. Quello che non gli era per niente chiaro era come fosse finito lì. D’un tratto un miagolio insistente attirò la sua attenzione e Fred si accorse solo in quel momento che il gatto era seduto proprio sopra il suo stomaco. Sempre più sorpreso, rimase steso per terra a fissarlo per qualche minuto domandandosi per quale assurda ragione il suo candido pelo fosse diventato rosa.
Poco più in là George russava sonoramente. Fred osservò il fratello che dormiva sopra i rottami babbani che il padre collezionava da una vita domandandosi come avesse fatto a prender sonno in una posizione tanto scomoda. Poggiava la testa su una radio d’epoca come fosse un cuscino, aveva quella che sembrava essere una canna da pesca conficcata nel fianco e la sua gamba destra era completamente ingarbugliata nel filo di un vecchio telefono a rotella.
Fred si mise a sedere scacciando il gatto e si stropicciò gli occhi con aria assonnata. Era giunto il momento di ricostruire gli avvenimenti della sera precedente. A giudicare dalla sensazione di malessere che provava, doveva aver bevuto parecchio e quando vide una bottiglia di whisky incendiario rigorosamente vuota appoggiata sul tavolo, ricordò il fatidico piano che lui, George, Ginny e Harry avevano escogitato proprio lì qualche ora prima.
Domandandosi come fosse andata a finire tra Ron e Hermione iniziò a scuotere il fratello con l’intento di svegliarlo, forse con l’aiuto di George sarebbe riuscito a ricostruire a grandi linee gli avvenimenti della serata.
 
Il risveglio di Harry fu decisamente più piacevole di quello dei gemelli. Tanto per cominciare era sdraiato in un letto e stando all’odore di lavanda che dominava l’aria quella non doveva essere la camera di Ron. Harry inforcò gli occhiali appoggiati sul comodino e mise a fuoco la figura di Ginny che entrava in camera con il vassoio della colazione.
“Buongiorno!” Disse lei con un sorriso a trentadue denti e le gote più rosee del solito. “Dormito bene?” Chiese mentre gli dava un bacio a fior di labbra e appoggiava il vassoio sul letto.
“Più che bene direi!” Rispose il ragazzo mentre nella sua mente riviveva i momenti più belli della notte appena trascorsa. Ginny si accoccolò tra le braccia di Harry e i due iniziarono a fare colazione scambiandosi qualche bacio.
“Dici che Ron e Hermione hanno dormito insieme?” Chiese Harry curioso appena ricordò lo scopo del loro piano perfetto.
“Beh… io direi che lei nel suo letto non c’è!” Osservò Ginny con un velo di malizia indicando il letto di Hermione che non aveva l’aria di essere stato usato. “E quando sono scesa a preparare la colazione non era nemmeno sul divano. Io penso che ci siano buone probabilità che il nostro piano abbia avuto successo.” Aggiunse facendo l’occhiolino a Harry.
 
Al piano di sopra Hermione stava aprendo gli occhi con fatica. Sentiva le palpebre pesanti e la testa le pulsava fastidiosamente. Sperando di migliorare la sua condizione, la ragazza si mise a sedere sul letto combattendo con la nausea e si accorse con stupore che la stanza in cui si trovava non assomigliava per niente a quella di Ginny. Il disordine regnava sovrano e questo poteva voler dire soltanto una cosa… si trovava in camera di Ron.
Disorientata, si guardò intorno e fu solo in quel momento che notò il suo abbigliamento. Indossava solo una maglietta grigia e, a giudicare dalla taglia abbondante, anche quella doveva essere di Ron. Imbarazzata, strinse le ginocchia al petto coprendosi il più possibile con la t-shirt mentre una serie di domande iniziavano a farsi strada nella sua mente intensificando il mal di testa. Cosa ci faceva in camera di Ron con indosso solo una sua maglietta? E perché diavolo non ricordava come ci fosse finita? Mentre cercava di non agitarsi il suo sguardo vagò rapido per la stanza alla ricerca di qualche indizio che la aiutasse a capire e si soffermò con orrore sul pavimento; i suoi vestiti erano gettati alla rinfusa sul parquet come se fossero stati tolti di fretta. A quella vista Hermione iniziò a preoccuparsi. Non poteva essere come sembrava. La ragazza si passò una mano tra i folti capelli ricci cercando di ricordare, ma niente, black-out totale. Le sembrava di vivere la scena di un film del quale non avrebbe mai voluto essere la protagonista.
Terrorizzata all’idea di quello che doveva essere successo, si decise a guardare al suo fianco e lo vide. Ron dormiva beato a pancia in giù, abbracciato al cuscino, era senza maglietta con il lenzuolo che lo copriva dalla vita in giù, e i suoi capelli spettinati erano resi ancora più rossi dai primi raggi di luce che entravano dalla finestra. Hermione scattò in piedi portandosi le mani alla bocca da cui però non uscì alcun suono. Rimase in piedi impietrita da quella visione per qualche minuto, era confusa, non sapeva cosa fare e non riusciva a spiegarsi quella situazione. Sconsolata, guardò fuori dalla finestra e la sua attenzione venne catturata dal caos che regnava in giardino, dove bottiglie e bicchieri di ogni forma e colore erano sparsi sulla tavola ancora apparecchiata. A quella vista i ricordi iniziarono a riaffiorare nella sua mente e la ragazza ricordò come gli amici l’avessero spronata a bere. Era sicura di aver preso parte a qualche brindisi e, anche se non sapeva dire con esattezza quanti, si convinse che visti i postumi dovevano essere stati certamente troppi. Appellando tutto il suo intelletto decise che non doveva farsi trascinare a conclusioni affrettate e cercò di ricapitolare gli eventi con ordine.  Aveva bevuto troppo, e fin qui non c’erano dubbi, per qualche assurda ragione era finita in camera di Ron, dove si era tolta i vestiti per indossare una sua maglietta e aveva finito per dormire con lui nel suo letto. Doveva ammettere che tutti i pezzi del puzzle messi insieme non lasciavano spazio a molte interpretazioni, ma la ragazza si convinse che non poteva essere andata a letto con Ron senza averne un minimo ricordo. Improvvisamente notò sul comodino quella che sembrava una pagina strappata da un libro. Hermione guardò la pergamena con ribrezzo, non tollerava che si strappassero le pagine dei libri, ma furono le parole stampate con inchiostro nero a ferirla profondamente. “Incantesimo contraccettivo: come eseguirlo” recitava il titolo, e sotto era spiegato per filo e per segno il procedimento. A quella vista Hermione si arrese alla realtà mentre una lacrima le rigava il viso.
Mentre piangeva in silenzio osservando Ron che dormiva profondamente ricordò il momento del primo brindisi, quando il ragazzo aveva riempito i bicchieri di tutti e aveva esitato davanti al suo domandandole quel “Bevi o non bevi?” che l’aveva provocata, ricordò anche che Ron le aveva dato della guastafeste in occasione del brindisi dedicato a Harry e ancora una volta l’aveva spronata a bere. Le lacrime sgorgavano senza sosta dagli occhi di Hermione mentre realizzava che faceva tutto parte di un piano: Ron aveva deciso di farla ubriacare per portarla a letto e la prova di tutto era quella dannata pergamena con le istruzioni per praticare l’incantesimo contraccettivo. Inorridita da quella realtà Hermione uscì di corsa dalla stanza, scese le scale rapidamente e raggiunse il bagno dove si abbandonò a un pianto di sfogo. Avrebbe voluto poter dire che si trattava solo di un brutto sogno ma non era così, solo qualche ora prima lei e Ron stavano per baciarsi e adesso aveva una gran voglia di prenderlo a schiaffi. Si sciacquò la faccia con acqua gelata e fissò la sua immagine riflessa nello specchio, era a pezzi, sia fisicamente che moralmente, non poteva credere che fosse successo sul serio. Voleva tornare a casa, non sarebbe rimasta alla Tana un momento di più, almeno a casa sua avrebbe potuto piangere e darsi della stupida senza dover dare spiegazioni a nessuno. Con quest’idea in testa tornò al piano di sopra, avrebbe recuperato i suoi vestiti e si sarebbe smaterializzata il prima possibile.
Entrò nella stanza sbattendo la porta e cominciò a recuperare i suoi indumenti continuando a darsi della stupida per essersi cacciata in quella situazione. Il rumore della porta destò Ron che si mise a sedere sul letto guardandosi intorno spaventato. Hermione sembrava non essersi accorta di nulla e il ragazzo l’osservò divertito mentre raccoglieva i vestiti come una pazza. Era felice di vederla così attiva, se aveva tutte quelle energie, voleva dire che i postumi della sbronza non dovevano essere troppo intensi.
“Buongiorno Hermione.” Disse il rosso stiracchiandosi.
A quelle parole la ragazza si voltò di scatto, presa dalla rabbia afferrò la prima cosa che trovò nella stanza e la lanciò con tutta la sua forza verso il ragazzo. Per sfortuna di Ron l’oggetto in questione era il libro di Storia della magia, e il ragazzo si pentì di averlo lasciato in giro nel momento in cui gli arrivò dritto in faccia.
“Ehi! Miseriaccia, ma cosa cavolo ti prende?” Protesto Ron massaggiandosi il volto mentre Hermione lo squadrava con odio.
“Osi anche chiedermelo!? Che faccia tosta!” Commentò la ragazza sforzandosi di trattenere le lacrime. Ron la guardava sconcertato, si era addormentato pensando che il risveglio sarebbe stato decisamente diverso. Osservò Hermione attentamente, non era certo la prima volta che la faceva arrabbiare e la portava sull’orlo delle lacrime ma questa volta non ne capiva veramente il motivo.
“Hermione… io non capisco, cosa ti ho fatto!?”
“Stai zitto Ronald Weasley! Non voglio più avere nulla a che fare con te!” Disse lei minacciosa puntandogli un dito contro. A quelle parole Ron perse la pazienza.
“Benissimo! Chi vorrebbe avere a che fare con una pazza sclerotica che al posto di dirti buongiorno ti lancia un libro in faccia!?” Ribatté Ron con tono sarcastico.
“Forse avresti dovuto considerarlo quando hai avuto la brillante idea di farmi ubriacare!”
“La brillante idea di farti ubriacare?” Domandò Ron marcando ogni parola. “E così pensi che sia stato io? Ma non ti ricordi proprio nulla?”
“Mi ricordo quanto basta!” Ringhiò lei alzando la voce.
“Beh, allora ti ricordi male! Altrimenti non mi tratteresti così, anzi a dire il vero dovresti ringraziarmi!” Commentò lui alzandosi dal letto per tenerle testa.
“Ringraziarti di cosa?” Urlò la ragazza scoppiando in lacrime. “Di aver preso precauzioni?” Disse afferrando la pagina che stava sul comodino e lanciandogliela in faccia.
Ron guardò la pergamena confuso, non aveva mai visto quel foglio prima di allora e quando i suoi occhi si soffermarono sulle parole stampate capì improvvisamente il motivo della furia di Hermione.
“Hermione, ti giuro che non è come pensi!” Si affrettò a dire il rosso, ma la ragazza fu più veloce e gli assestò uno schiaffo in pieno volto.
“Hai ragione! Non è come penso.” Convenne la ragazza singhiozzando. “Pensavo che tra noi potesse esserci qualcosa di speciale, invece alla prima occasione te ne sei approfittato.”
“No! Hermione ti prego lasciami spiegare come sono andate le cose!” Disse Ron tentando di avvicinarsi con l’intento di calmarla e la guancia che pulsava nel punto esatto in cui Hermione l’aveva colpito.
“Stammi lontano o giuro che ti schianto!” Lo minacciò lei estraendo la bacchetta.
“Hermione, ti giuro che non ho ma visto quella pergamena in vita mia!”
“Sei uno stronzo Ronald Weasley!” E con quelle parole gli lanciò uno schiantesimo che fece capitombolare il ragazzo contro l’armadio in fondo alla stanza. Ron non trovò subito la forza di rialzarsi, dopotutto anche lui accusava i postumi della sbornia della sera prima, e Hermione uscì indisturbata dalla stanza.
Ron imprecò, nel giro di un quarto d’ora aveva rimediato un libro in fronte, uno schiaffo e adesso anche uno schiantesimo. Il risveglio non avrebbe potuto essere peggiore di così. La chiave dell’armadio gli si era conficcata nella schiena e il mal di testa non sembrava intenzionato a dargli tregua, ma avrebbe avuto il tempo di preoccuparsi di tutte queste cose più tardi, adesso doveva assolutamente chiarire con Hermione. Si rialzò e uscì dalla stanza alla ricerca della ragazza. Mentre scendeva le scale udì lo schiamazzare degli altri quattro provenire dalla cucina, dovevano essere già tutti svegli. Arrivò davanti alla porta della camera di Ginny e l’aprì cautamente sperando che Hermione non decidesse di lanciargli addosso qualcos’altro. La ragazza stava recuperando tutte le sue cose e Ron capì che era intenzionata a lasciare la casa, entrò nella stanza con l’idea di fermarla ma lei tirò fuori di nuovo la bacchetta e gliela puntò contro. Ron alzò le mani in segno di resa e si decise a parlare prima che fosse troppo tardi.
“Hermione, è tutto un malinteso… non è successo…” Ma mentre pronunciava quelle parole Hermione si smaterializzò davanti ai suoi occhi. “Niente” Concluse Ron fissando il punto in cui fino ad un istante prima c’era la ragazza.
Non poteva credere che l’avesse fatto sul serio, non poteva essersene andata per davvero, eppure era proprio così. Hermione Granger aveva lasciato la Tana convinta di una cosa che in realtà, non solo non era mai successa, ma contro cui Ron si era sforzato di combattere per evitare che lei pensasse male di lui. Ma ormai il danno era fatto, non aveva più la possibilità di rimediare spiegando a Hermione la verità. In quel momento l’unica cosa che avrebbe voluto fare era finire un’altra bottiglia di whisky e smettere di pensare, ma sapeva che rimandare i problemi non l’avrebbe aiutato a risolverli.
Scese al piano terra affamato e appena mise piede in cucina si levò un coro da stadio da parte degli altri quattro che lo accolsero come se fosse il capitano della loro squadra di Quidditch preferita.
Ron guardò Harry e i fratelli con aria interrogativa. “Che vi prende a tutti?” Domandò confuso e infastidito da quel vociare.
“Grande Ron!” Esclamò Fred dandogli una pacca fraterna sulla spalla.
“Siamo fieri di te!” Aggiunse George facendo l’occhiolino mentre Harry e Ginny ridevano sotto i baffi.
“Ma cosa cavolo…” Ron non capiva e a dire la verità non voleva nemmeno sapere di cosa stavano parlando i fratelli, l’unica cosa che voleva in quel momento era liberarsi del mal di testa.
“È ancora di sopra?” Domandò Harry sorridendo.
“Chi?” Chiese Ron confuso.
“Hermione, naturalmente! Chi altro?” Disse Fred entusiasta.
“Lo sappiamo che ha dormito con te!” Aggiunse George malizioso.
“Già… dormito!” Scherzò Fred mimando le virgolette.
“Beh ecco… a dire la verità…” Tentò di spiegare Ron.
“Lasciatelo in pace!” Intervenne Ginny facendosi largo tra i fratelli e posizionando il vassoio con una ricca colazione davanti al fratello. “Portale la colazione a letto, lo apprezzerà vedrai!” Aggiunse con un sorriso a trentadue denti che lasciò Ron visibilmente perplesso.
Il ragazzo fissò il vassoio e poi spostò lo sguardo da un fratello all’altro.
“Mi spiegate cosa cavolo vi prende a tutti quanti?”
“Nulla!” Esclamarono i quattro all’unisono con aria innocente.
“Avrai modo di ringraziarci più tardi! Ora va da lei!” L’esortò Fred.
“Ringraziarvi?” Ripeté Ron frastornato mentre si domandava come spiegare ai fratelli che Hermione se ne era andata. Ginny gli aveva messo in mano il vassoio e lo stava letteralmente spingendo fuori dalla cucina quando George improvvisamente domandò qualcosa che lo fece imbestialire.
“Tutto a posto con l’incantesimo, Ron?”
“Quale incantesimo, George?” Disse Ron voltandosi furente. Adesso gli era tutto chiaro.
“L’incantesimo contraccettivo.” Spiegò lui come se fosse la cosa più ovvia del mondo. “Te l’ho lasciato sul comodino… non dirmi che non l’hai visto!” Aggiunse poi visibilmente preoccupato.
“Siete stati voi?” Esclamò furioso. “È stata tutta una vostra idea?”
Fred e George fissarono il fratello spaventati.
“Beh… tecnicamente l’idea di farvi ubriacare è stata di Ginny!” Disse Fred per scagionarsi mentre la sorella arrossiva imbarazzata.
“E comunque anche Harry era d’accordo!” Aggiunse George.
Ron si voltò di scatto verso Harry e Ginny che lo guardavano terrorizzati.
“È vero?” Chiese Ron con un filo di voce. “È vero quello che dicono?”
“Si… ma l’importante è che sia andato tutto bene no?” Disse Ginny con aria innocente mentre Harry annuiva in silenzio.
“Niente è andato bene Ginny!” Gridò Ron sbattendo il vassoio con violenza sul tavolo e facendo sussultare tutti i presenti. “Hermione si è svegliata e non appena ha visto quel maledetto incantesimo che mi avete lasciato sul comodino si è convinta che io l’abbia fatta ubriacare per poterci andare a letto. Non ho avuto il tempo di spiegarle come stavano le cose perché mi ha schiantato, mi ha preso a schiaffi e si è smaterializzata! E tutto questo solo per colpa vostra!”
“Non ho capito… ci sei andato a letto o no?” Domandò Fred confuso mentre Ginny gli dava un pestone sul piede per farlo tacere e Ron lo squadrava con odio.
“No! Ma per voi è solo questo che conta, non è così?” Nella cucina piombò il silenzio. “Avete fatto proprio un bel casino, non avevate il diritto di intromettervi!” Disse Ron affranto uscendo dalla stanza.
“Ron! Mi dispiace!” Urlò Ginny sull’orlo delle lacrime mentre gli altri tre mantenevano lo sguardo basso come fanno i cani appena sgridati dal padrone.
“Credimi Ginny, dispiace di più a me!” Rispose Ron senza voltarsi. “Ah! Comunque per tua informazione George, non ho bisogno dei tuoi bigini! So come eseguire un incantesimo contraccettivo!” Si affrettò ad aggiungere rivolto al fratello che rimase in silenzio incapace di ribattere, e con quelle parole abbandonò la stanza.
  
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