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Autore: Killkenny    23/11/2013    0 recensioni
Due Storie, Due Eroi... un Unico Destino.
Fate/Stay Night incontra Demonbane. E sarà GLORIOSO!!!
(co-autorato con Justice Gundam)
Genere: Avventura, Comico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Ria-oneesama, grazie per aver commentato questa mia nuova fic.
Sì, penso che prima o poi ripasserò per le altre sezioni dell’EFP, ma per ora preferisco concentrarmi su questa fanfiction, con cui spero di diffondere i fandom di Fate/Stay Night e Demonbane.
 
Primo capitolo:
Shinku Hon – Yūen Ken
(Libro Cremisi, Spada Elegante)
 
 
Sul treno in viaggio, il giovane dai capelli rossi, meglio noto come Shirou Emiya, vincitore della Quinta ed Ultima Guerra del Sacro Graal, Master della Servant Saber: Arturia Pendragon, continuava ad osservare il panorama.
E mentre osservava, ricordava come mai lui e la sua partner/confidente/compagna si trovavano lì.
 
|Flashback!|
 
Non era la prima volta che Waver Velvet, meglio noto nei circoli della Clock Tower come Lord El−Melloi II li convocava per un lavoro.
Il moro superstite della tragedia che era stata la Quarta Guerra del Sacro Graal come Master di Servant Rider: Alessandro di Macedonia era uno dei principali contatti della coppia con il mondo segregazionista e paranoide dei magi, assieme a quella donna della Chiesa e Rin.
“Emiya Shirou−san, Emiya Sakura−san…” Li salutò l’insegnante/ricercatore.
“Waver−san… a cosa dobbiamo questa chiamata, stavolta?” Chiese senza tanti preamboli il rosso, leggermente irritato dal volo non stop [RISERVATO]/Londra.
“… mi scuso per l’urgenza, ma si tratta di una cosa importante.
Molto importante.
Due mesi fa, mentre ripulivano il laboratorio di un Filosofo piuttosto coriaceo, i Cacciatori hanno individuato tra i suoi ‘attrezzi’ qualcosa che teoricamente non avrebbe dovuto essere lì.”
Tanto Shirou quanto Sakura si limitarono ad avere uno sguardo perplesso, incitando il loro interlocutore a proseguire.
I Cacciatori, erano braccio armato dell’Associazione dei Maghi e della Clock Tower in particolare, gente il cui compito era dare la caccia, catturare, neutralizzare e se necessario uccidere magi ‘criminali’, mostri ed ‘anomalie’, o più semplicemente fare le pulizie e rimuovere le tracce dell’esistenza del Sovrannaturale laddove si fossero verificati degli incidenti che coinvolgevano il loro mondo segreto.
Tanto Filosofi quanto Eremiti invece erano Magi che effettuano ricerche pericolose e/o uniche ed irriproducibili.
L’unica differenza tra le due categorie era questa: un Eremita rimaneva in fuga dall’Associazione e badava a non violare la Segretezza sulla Magia.
Cose che li rendeva un bersaglio a bassa priorità per l’Associazione.
Un Filosofo, invece, non aveva simili scrupoli, e la procedura standard con tali magi era di ucciderli il prima possibile onde evitare che costoro causassero troppi guai.
“L’oggetto in questione era un Grimorio ‘artificiale’, basato puramente sulla magia taumaturgica. E funzionante.”
La soffocata esclamazione di sorpresa da parte della sua compagna fece intuire a Shirou che la cosa era grave.
“Sakura?”
“Shirou, un Grimorio è un Codice Mistico dell’Era degli Dei in grado di canalizzare poteri ed incantesimi che operano al di fuori delle leggi del Mondo, generalmente creato a partire da parti dell’essenza di creature ultraterrene.
Solo possederne uno è un simbolo di enorme potere e prestigio, in pari al possesso di una Vera Magia.
Nonno si lamentava spesso di come originariamente i Makiri fossero in possesso di un Grimorio e di come il furto di esso abbia iniziato il declino delle loro capacità magiche.” Spiegò la ragazza al marito/compagno.
“Quindi… qualcuno non solo ha ricreato un artefatto il cui potere è tale da esser comparabile al Kaleidoscopio…” Che era la Vera Magia che si basava sulle infinite realtà alternative. “… ed alla Blu…” Una delle altre Vere Magie, che a differenza della precedente consentiva all’unica utlilizzatrice nota di scatenare esplosioni di varia potenza a suo piacimento. “…ma lo ha fatto con mezzi puramente umani e lo ha ‘venduto’ ad un Filosofo, se è questo quello che state insinuando, Waver−san.”
“Esatto. Quello che vi chiedo di fare per compito dell’Associazione è di prendere il Grimorio e consegnarlo ad Arkham City, per la precisione alla Seconda Proprietaria della città.”
“Waver – san, lo sapete vero che Arkham City è territorio esclusivo della Miskatonic University e che ATLAS ha dichiarato l’intera area Zona Proibita?”
“Sì. E dato che voi due non fate parte della Clock Tower, le regole che vietano a noi magi di accedere alla città non si applicano.
Inoltre, è il direttorato di ATLAS che ha richiesto il trasporto del Grimorio Artificiale ad Arkham City.”
“Profezia della fine del mondo così come lo conosciamo?”
“Profezia della fine del mondo così come lo conosciamo, che altro potrebbe essere?”
“Ed ovviamente non posso sapere la profezia.”
“Ovviamente no. Accettate il lavoro oppure l’Associazione deve andare a chiedere a Tohno−kun?”
“Accettiamo.” Rispose istantaneamente Shirou, spinto dalla sua inimicizia/rivalità con l’uccisore di demoni (e suo, in segreto, compagno nell’Associazione Haremisti Anonimi).
Il ghigno soddisfatto di Waver e lo scapellotto sulla nuca da parte di Sakura fecero capire all’eroe−in−allenamento che il moro lo aveva fregato.
Di nuovo.
|Fine Flashback!|

Ed adesso si trovava lì, un treno in una qualche sperduta parte delle Americhe, un pericoloso artefatto mistico dalle ignote capacità chiuso in una valigetta presso di sè, e nessuna idea di cosa lo aspettasse in futuro.
 
−0−
 
Ad Arkham City, invece, era in corso un incontro ben diverso da quello avvenuto giorni prima tra Shirou, Sakura e Waver.
No, non l’incontro tra il perennemente semi−disoccupato Kurou Daijuji e la Oujo per eccellenza della città, Ruri Hadou.

*KK controlla le note sue e di una certa libraia sexy dai capelli corvini ed occhi rossi.*

No, quell’incontro stava avvenendo come da copione. Copione di chi, non lo dico perché ci tengo a vita ed esistenza.
Quest’altro incontro stava avvenendo nella chiesa della cittadina.
Chi si incontrava erano la suora (ir)resonsabile della chiesa, Leica Crusade, ed un’inviata della Sacra Chiesa e (in segreto) dell’Agenzia di Sepoltura (in pratica, gli agenti della Chiesa che si occupavano di dar la caccia a mostruosità in grado di far venire gli incubi agli incubi).
Tale inviata era una donna dai lunghi capelli bianchi leggermente mossi, occhi giallo−dorati ed un’espressione vagamente annoiata stampata in faccia.
Data la fama meritata di radar demoniaco della bianchina, Leica era giustamente innervosita.
Non era certo pronta a spiegare alla Chiesa le sue attività di vigilante… o la sua natura ‘peculiare’.
“Rilassati, non sono qui per causa delle tue attività sotto l’alias di ‘Metatron’, né per via di quello che a suo tempo ti ha fatto la BL.” Disse improvvisamente la ragazza, e Leica si rese conto con imbarazzo e terrore di aver parlato anziché pensato l’ultimo pezzo.
“La… la Chiesa sa?”
“Fin dall’inizio. Su su, non fare quella faccia Leica.
La Chiesa non ha alcun interesse in quello che succede qui ad Arkham City, al peggio le tue attività… extra curricolari e quel tuo peculiare segreto sono di competenza degli Hadou.
No, semmai la Squadra ti manderebbe le congratulazioni per quello che sei riuscita a fare fin’ora.
No, sono qui solo per consegnarti un paio di oggetti che per qualche motivo il Corvo ha richiesto fossero recapitati a te.”
“Aspetta… MEREM SOLOMON ha chiesto di CONSEGNARE A ME questi oggetti?” E considerando che il succitato Merem era tra le venti sette creature più pericolose sulla faccia del pianeta, la cosa era preoccupante.
“Esatto. Ho richiesto che la missione fosse affidata a me, visto che una certa persona di mio interesse dovrebbe arrivare oggi qua ad Arkham.” Finì l’altra suora, un sorriso malizioso in volto ed un certo rossore sulle gote.
“Ooooh. È carino questo uomo del mistero?” Chiese con un identico sogghigno la castano−bionda, ripensando ad un certo castano scroccone di sua conoscenza.
“Sì, ed è tutto mio.

Vabbè, mio e di un altro paio di ragazze, ma nessuna di noi si formalizza su questi dettagli.”
“Ohhh… da cosa è nata una decisione così anomala? Qualcosa che ha fatto lui?”
“Bhè… una l’ha salvata da una brutta situazione familiare, all’altra ha fatto un’Eterna Promessa… e nel mio caso, ha ucciso mio padre.”
“o.o”
“Quindi, come gli ho a suo tempo detto chiaro e tondo, deve prendersi le sue responsabilità con me.”
“Scusi Miss Caren, ma se ha ucciso suo padre, perché…”
“Leica, mio padre era un mostro.
Certo, a modo suo mi ha voluto bene, ma ciò non cambia il fatto che fosse uno psicopatico che provava gioia nell’uccidere e far soffrire la gente.”
*gocciolone cosmico*
“Penso… penso che non voglio saperne più nulla.”
“Meglio. Ora… sai dove vendono cibi speziati in questa città? Voglio esser carica per stasera… e per il mio incontro galante con il mio ragazzo.”
“Sì. Immagino che vi sarete messi d’accordo con congruo anticipo…”
“No, lui non sa che sono qua. L’altra delle tre, che viaggia con lui ed è la moglie ufficiale, SÌ.”
Crollo al suolo di Leica, ovviamente.
 
−0−
 
Per quanto le cose possano cambiare, certi eventi sono immutabili.
Per esempio Shirou Emiya rimarrà sempre orfano a seguito della fine della Quarta Guerra Sacra, non importa quanto la storia precedente alla tragica conclusione venga cambiata.
Kurou Daijuji verrà sempre traumatizzato da un ‘brutto incontro’ durante i suoi studi alla Miskatonic University, rinunciando alla sua carriera accademica per poi diventare un investigatore privato.
Ruri Hadou contatterà sempre Kurou per cercare un Grimorio per alimentare e far muovere il robot gigante/macchina da combattimento/divinità artificiale Demonbane.
Arturia Pendragon verrà sempre evocata da Shirou durante la Quinta Guerra, e così via.
La misteriosa e sensuale libraria nota con il nome di Nya, esattamente come un’infinità di altre volte, osservò Kurou ‘uscire’ dalla sua ‘biblioteca’, sorridendo maliziosa.
“Come sempre, la Ruota del Fato ha iniziato a girare.”
“…”
“Oh, le mie parole ti hanno offeso?
O sei ancora arrabbiato perché ti ho impedito di andare all’Inferno che meriti?
Potrebbe anche spiacermi, ma la verità è che un’anomalia si stà intromettendo nei miei piani, e TU sei l’unico umano che posso manipolare e che sia legato all’anomalia.”
“… chi sarebbe questa… anomalia?”
“Oh, solamente il tuo assassino.”
“… Emiya…

… penso che potrei anche aiutarti. In fondo, vedere il suo ideale venir distrutto dai tuoi schemi mi riempirebbe di enorme gioia.”
“*smirk* Vedrò di accontentarti allora, Falso Prete.”
 
−0−
 
Per Kurou Daijuji, la giornata stava andando di male in peggio.
Certo, era stato assunto (e ben pagato) dalla Fondazione Hadou per trovare un Grimorio.
Peccato solo che, neanche due ore dopo, Leica gli avesse sequestrato “per sicurezza” gran parte dell’acconto che la giovane Ruri Hadou gli aveva passato.
Erano seguite poi lunghe ore di (inutili) ricerche in tutti i possibili ‘negozi di occulto’ della città.
Infine, dopo un surreale incontro in una libreria apparsa dal nulla con una ‘libraria’ vestita in maniera provocante, le cose erano diventate ancora più strane del normale.
Prima una loli dai capelli rosa gli era caduta in faccia, poi uno strambo armato di lanciarazzi e con contorno di scagnozzi lo aveva attaccato (solo per venir respinto dalla loli, che apparentemente era una maga potente), ed adesso mentre lui era lì in riva al fiume con la ragazza (che si era presentata con il nome di Al−Azif), dopo un NUOVO attacco da parte dello strambo,che si era presentato come “il più grande genio del secolo, il DOTTOR WEEEEEESTTTTT *assolo di chitarra*!!!”, Al−Azif lo aveva ‘incastrato’ in un contratto con lei, ‘sparendo’ e facendogli assumere uno strano aspetto che la maligna definiva “Forma Magius”.
Cos’altro poteva andare peggio?
E mentre Murphy ride sadicamente, io rispondo ‘detto, fatto’.
“SILEEEEENZIOOOOO!!!! QUI C’È GENTE CHE STÀ CERCANDO DI GODERSI LA SERATAAAA!!!” Urlò una voce femminile da qualche parte nella nebbia.
“AH! Pensi che al sotto-scritto, il grande DOTTOR WEST *assolo di chitarra*, ne importi qualcosa?!”
*SIWSSS…THUNK!*
Subito dopo, una lama che sembrava il risultato di una fusione sconsacrata tra un pugnale ed uno stiletto, dall’impugnatura color rosso, andò a centrare uno degli scagnozzi / carne da cannone che il Dott. West usava come supporto.
“ZITTO, O IL PROSSIMO LO USERÒ PER CASTRARTI!”
Il ‘buon dottore’ prese fiato per ribattere, quando sentì un ticchettio sulla spalla.
“CHE C’È?!?”
Solo per vedersi davanti Kurou, ed il desolante spettacolo dei suoi ‘sottoposti’ stesi al tappeto.
A quanto pare, il Magius aveva approfittato della distrazione per rimuovere alcune delle seccature.
“A nanna!” Fece ironico l’avatar SD di Al−Azif, cercando di fare un’espressione cattiva/crudele… rovinata dalla sua pucciosa forma, le zampine ed orecchiette da gatta ed il facciottino tondo; mentre Kurou caricava un pugno…
*SBAM!*
… e faceva volare il Dottor West *assolo di chitarra* verso la zona da cui era arrivato il pugnale.
Così, tanto per dare a chi lo aveva involontariamente aiutato la possibilità di sfogarsi un attimo col mattoide.
Quando allo scienziato pazzo dai capelli verdi, vide con chiarezza nella sua zona di arrivo una donna vestita con un abito che, in praticamente tutti i paesi civilizzati del mondo, le sarebbe valso un arresto per oltraggio al pudore, data l’assenza di gonna che caratterizzava il capo di non abbigliamento, ed un giovane vestito di bianco ed azzurro scuro; capelli scompigliati, segni di succhiotti e baci su collo e volto, ed espressione rassegnata…
“O.O!!! WTF…”
… con in mano un enorme blocco di roccia che un rassomigliava vagamente ad un mix tra una spada ed un’ascia.
“HOME RUN!!!” Con un preciso colpo (di piatto) d’arma il ragazzo lo rispedì (alleggerito di qualche dente) verso Kurou.
Che lo stava aspettando, pugno pronto e carico di energia magica.
*Boom!!!*
Resistendo lo strano impulso che gli diceva di urlare ‘Dottor West riparte alla velocità della luce’, West armeggiò mentre era in volo con un telecomando estratto dall’interno della sua giacca.
Usandolo, lo scienziato pazzo attivò la sua più recente invenzione, il Super Invincibile Robot West N. 28.
Con la superiore potenza di fuoco del suo robot/fortezza mobile, avrebbe spazzato via quegli impiccioni e recuperato la manifestazione umanoide del Necronomicon, Al−Azif!
 
−0−
 
“Uuuff… non riesco a capire. Una città sotto attacco, ed in essa trovo un Master compatibile con me, la presenza di altri Grimori e quella di una o più Deus Machina… è quasi come se il mio destino stesse venendo manipolato…” Si lamentò a bassa voce Al–Azif, ancora nel suo formato SD, imbronciata.
“Counter Force all’opera.” Ribatterono in coro Kurou, il rossino e la bianchina senza scomporsi.
“E questo cosa dovrebbe significare?” Chiese la manifestazione dell’antico artefatto ai tre.
“Solo che qualcosa di non identificato ma di origine umana o parzialmente umana stà minacciando o il Mondo o l’Umanità nel suo complesso e che tanto Mondo quanto Umanità stanno lavorando per impedirlo, ‘ispirando’ persone o senzienti ad intralciare la suddetta minaccia.” Risposero, alternandosi l’un l’altro, Kurou ed il rosso.
“Ah, non ci siamo presentati… Shirou Emiya, Magus freelancer attualmente sotto contratto per Atlas e Clock Tower.”
“Sotto i maniaci della vivisezione e quelli dello sventare profezie?
Non ti invidio proprio. Kurou Daijuji, investigatore privato ed ex studente della Miskatonic University. Attualmente sotto contratto per la Fondazione Hadou.”
“Oh, che coincidenza, lavori proprio per le persone a cui debbo consegnare questa zavorra…” Fece Shirou, indicando la propria valigetta chiusa con catene e sospetti fogli di carta… che ad un esame più ravvicinato si rivelavano essere degli talismani giapponesi sigillanti.
Al–Azif sbarrò gli occhi, percependo il contenuto della valigetta.
“Un… un Grimorio?
No, la sensazione è distorta, incompleta… come se ne mancassero dei pezzi… e non è nessun Grimorio che io conosca… dove lo hai trovato?”
“Questo non lo so. So solo che era in possesso di un mago criminale… e che è stato creato con mezzi puramente umani.”
“COSA?!?
Ma se da quello che percepisco gli manca poco per diventar senziente come me!” Strepitò l’incredula Al–Azif, riguardando meglio la valigetta.
“Shirou… hai per caso provato ad usare Analisi Strutturale e/o Rafforzamento sul Grimorio?” Chiese con voce sospettosamente calma ed occhi socchiusi Caren, una mano sulla spalla di Shirou… e l’altra armata di frustino.
“Ehehhehhehehehe… forse?
Sai, volevo sapere qualcosa di più su come era stato creato, e sono persino riuscito a saperne i nomi, Museigen ken no Shū (Illimitata Collezione di Spade) e Saya (Fodero)”
*crick*
Il seguente pestaggio è abbastanza violento che, se fosse descritto, farebbe balzare questa storia nel VM18, quindi mi limiterò a dire che Caren dimostrò in maniera estesa e completa che sì, era la figlia di suo padre.
Il massacro venne interrotto (per fortuna di Shirou) da una lieve scossa sismica… e l’apparizione ai confini della città di una gigantesca macchina da guerra mobile.
“KUROU DAIJUJI, AL–AZIF! PER L’OFFESA CHE MI AVETE ARRECATO IO, IL DOTTOR WEEESSSTT *assolo di chitarra* VI DISTRUGGERÒ CON LA POTENZA DEL MIO SUPER INVINCIBILE ROBOT WEST N. 28!!!”
“… Shirou, hai niente che possa rottamare quella robaccia?” Chiese Caren interrompendo il pestaggio, gettando una mala occhiata al gigantesco (e vagamente ridicolo, dal suo punto di vista. Davvero, TRIVELLE?) robot da combattimento/fortezza mobile pilotato dall’esaltato.
“Solo se vuoi che riduca la città ad un cratere: troppo grosso per la maggior parte dei miei artefatti a basso impatto e troppo vicino alla città per quelli più potenti.” Replicò Shirou dopo aver lanciato un’occhiata al coso analizzandone la struttura.
Troppo robusto, troppo grosso… e con parecchie protezioni runiche, alchemiche e qualcuna basata sulla Forma Formale che neppure sapeva esistessero, alcune delle quali riducevano persino gli effetti della gravità terrestre sulla massa totale del robot (rendendolo estremamente più rapido ed agile di quanto la sua stazza avrebbe normalmente consentito).
Solo per le protezioni Shirou era portato a pensare che magari il Dottor West avesse l’aiuto di un Magus, probabilmente un Filosofo.
Tuttavia, vedendo come erano state associate senza alcun problema alla struttura ed ai meccanismi del mecha il secondo Magus Killer si sentì di escludere l’ipotesi.
No, evidentemente il Dottore aveva qualche infarinatura di magia taumaturgica e la trattava come una scienza ‘qualsiasi’. Con risultati che avrebbero causato a Rin (ed una gran parte dei pomposi bigotti della Clock Tower) delle crisi epilettiche, da tanto funzionavano BENE.
Nel frattempo, Al–Azif stava finendo di pronunciare una formula.
“… il tuo nome è DEMONBANE!!!”
Istantaneamente, nel cielo si aprì un varco circondato da un cerchio magico molto complesso… e decisamente alieno, a giudicare dal mal di testa che Shirou provava al sol guardare il costrutto mistico.
Pochi istanti dopo, un massiccio costrutto umanoide usciva dal varco.
Una fitta alla testa grossa come il robot fece perdere conoscenza a Shirou, la sua peculiare branca di magia portata al limite nel tentativo di comprendere il Demonbane nella sua interezza.
Quel poco che Unlimited Blade Works, l’unico vero incantesimo che Shirou avrebbe mai potuto utilizzare e che rifletteva la vera natura della sua anima, era riuscito a comprendere, parlava di potere, doveri… e paradosso.
Un paradosso che non aveva né inizio né fine, una storia che non poteva esser compresa da menti mortali.
Mentre era privo di conoscenza, istintivamente i suoi circuiti magici si attivavano, canalizzando Od all’interno dell’artefatto noto come Avalon che era diffuso nel corpo di Shirou per riparare i danni… e caricando altro potere all’interno del Grimorio Museigen ken no Shū.
Portandolo molto vicino al risveglio della nascente intelligenza che chiamava sé stessa Saya.
E mentre Shirou cercava di riprendere i sensi e la sua moglie ufficiale Sakura raggiungeva di corsa lui e Caren, Kurou e Al–Azif procedevano ad usare il Demonbane per demolire il mecha del Dottor West, costringendo lo scienziato pazzo alla fuga.
 
−0−
 
“Così Al–Azif e Kurou Daijuji si sono incontrati ed hanno stipulato un Patto… ottimo. Forse i loro sforzi riusciranno a divertirmi.” Sussurrò un uomo dai capelli bianchi, la cui età apparente lo piazzava nella stessa fascia di Kurou e Shirou, ma i cui occhi dorati tradivano un’età smisuratamente più grande.
Occhi antichi ed al tempo stesso nuovi, stanchi e dal vigore illimitato.
Sorrise. Un sorriso privo di malizia o felicità.
‘Forse la presenza di questa anomalia potrà spezzare le catene del Destino che mi imprigionano.’ Pensò Master Therion, semidio, AntiCross e comandante in capo della Black Lodge, volgendo il suo sguardo al Magus privo di conoscenza.
 
−0−
 
Nella stessa base in cui si trovava Master Therion, ma in un luogo differente, una figura incappucciata osservava tramite uno specchio incantato gli stessi eventi che l’arcimago aveva commentato.
Come aveva previsto, il Grimorio Artificiale che aveva ‘donato’ a quell’idiota di Filosofo si era rivelato un’esca perfetta per il suo piano di attirare ad Arkham City tanto Emiya quanto il suo ‘entourage’.
Una roca risata gutturale uscì da sotto il cappuccio.
‘Finalmente, i miei piani saranno portati a compimento, ed il mio Desiderio realizzato.’
 
−0−
 
Appoggiato ad uno dei comignoli della città, una figura vestita da prete guardava il duo di ragazze che stava cercando di far rinvenire il giovane Emiya.
Ad attirare la sua attenzione era la ragazza dai capelli bianchi.
Era cresciuta parecchio, rispetto all’ultima volta che l’aveva vista.

No, chi cercava di ingannare?
Lui non aveva alcun diritto di poter pretendere di avere un vero legame con lei.
Ed era meglio così.
Solo… se solo non fosse stato per la sua anima distorta e maligna forse… forse avrebbe potuto essere un buon padre…
Uno scrollo di testa, e la figura si voltò.
Dilungarsi su un passato che non sarebbe mai avvenuto non era salutare, e comunque aveva cose più importanti da fare.
Tipo organizzare il futuro incontro tra sé stesso ed Emiya, ed i modi migliori per godersi le reazioni del rosso che, pochi anni prima, lo aveva ucciso.
 
−0−
 
Sul ponte della città, una ragazza dai capelli blu ed occhi viola guardava intensamente il robot.
Ne percepiva il potere, ed aveva sentito la presenza di qualcosa che le era molto familiare.
Simile al suo patrono / fidanzato / eroe / compagno di viaggio, ma diverso e maligno.
Corrugò la fronte.
Forse era il caso di restare un poco più a lungo in quel luogo, e controllare che non succedesse niente di irreparabile.
 
−0−
 
Nella piccola chiesa in uno dei quartieri periferici di Arkham City, Leica Crusade rifletteva, mentre alla luce di una piccola lampada guardava una foto ormai sbiadita, i cui colori erano stati resi gialli dagli anni e dall’umidità. Una foto che ritraeva un momento ormai lontano nel tempo, a cui la giovane suora non poteva però fare a meno di pensare ogni giorno, quando il buio scendeva, i bambini erano a letto, e lei rimaneva sola con i suoi pensieri… e i suoi rimpianti. Nella foto, era ancora possibile vedere una Leica bambina, vestita con un camice bianco simile ad un camice da ospedale, in un luogo che sembrava essere privo di ogni decorazione ed ornamento – soltanto un bianco asettico ed infinito, a parte il ragazzo che stava con lei, restandole accanto con aria protettiva…
“Sorella Leica…?”
Una vocetta timida risvegliò Leica dai suoi pensieri, e la biondo-castana alzò lo sguardo e vide accanto a lei una dei tre orfani che erano sotto la sua tutela – la piccola Alison, con i suoi graziosi capelli verdi scuri a caschetto e l’espressione impaurita. “Oh, ciao, Alison-chan… come mai sei ancora alzata? Non riuscivi a dormire…?”
“Ehm…” disse la piccola, come se avesse paura di rispondere. Conoscendo il carattere timido e riservato di Alison, e il fatto che lei non diceva mai quanto gli altri due orfani, George e Colin, facevano i prepotenti con lei, Leica decise di non indagare oltre, e si limitò ad accarezzarle i capelli, cercando di darle conforto. Se non altro, pensare a quei bambini la aiutava a dimenticare il suo passato, e a pensare che il suo futuro era ancora tutto da scrivere.
Anche se la visita improvvisa di quell’inviata della Chiesa la induceva a pensare che ben presto, sarebbe stata ora per lei di venire a patti con quello che era accaduto, e con il modo in cui la Black Lodge aveva plasmato la sua vita…   
 
 
 
−0−
 
Sui tetti di Arkham City, una figura solitaria vestita elegantemente di nero, con i capelli color porpora dalla pettinatura sparata in aria e due spade katane di magistrale fattura rinfoderate al fianco osservava con espressione stoica l’enorme metropoli che si estendeva davanti a lui, come se stesse aspettando qualcosa che sarebbe dovuto arrivare da un momento all’altro.
Con aria vagamente infastidita, chiuse gli occhi, apparentemente parlando all’aria. “So che sei lì. Non c’è bisogno che ti nasconda ai miei sensi, Tiberius.” Disse, ottenendo come risposta una risata maligna
“Heheheheee….. sempre così serio, eh?” rispose malignamente un individuo che apparve dal nulla dietro l’uomo vestito di nero – un individuo ricoperto da un ampio mantello, con addosso un’inquietante maschera verde che sembrava ridere in continuazione. “Penso che dovresti rilassarti un po’, caro il mio Titus! Prendi me, per esempio. Io ho preso a cuore le regole dell’Anticross. Fai quello che vuoi… non è forse questa l’unica regola che ci impone Master Therion-sama? Heheheheheee…”
Titus non si degnò nemmeno di voltarsi. “In tal caso, io continuerò a disprezzarti, visto che è questo che voglio.” Rispose. “Ma bando alle sciocchezze. Sai perché siamo qui.”
“Certo che lo so… e anzi, mi sembra che ci sia anche qualcun altro che vuole unirsi alla festa! Heheheheeee…” sghignazzò Tiberius, indicando una figura nera che si librava in volo accanto a loro… un terrificante angelo nero, che scendeva lentamente verso il tetto, i lunghi capelli neri che fluttuavano nel vento.
“Sandalphon.” Disse Titus, non aspettandosi una simile “visita di cortesia”. L’angelo nero, il volto nascosto da una maschera che lo faceva sembrare un robot, guardò gelidamente i due davanti a lui.
“Già, già, il nostro amico di poche parole!” sghignazzò Tiberius. “Scommetto che hai ancora quel tuo… piccolo conto da regolare con Metatron, dico bene?”
Sandalphon non rispose nulla, ma i suoi occhi cibernetici si illuminarono sinistramente per un istante.
 
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Nella sede centrale della Black Lodge, un uomo elegantemente vestito all’inglese, con i capelli rossi e una folta barba dello stesso colore, e un individuo dalla pelle scura e i capelli biondi vestito di verde, stavano guardando fuori dalla finestra, verso la città nella quale la Black Lodge stava conducendo la loro prossima operazione. Il secondo dei due, in particolare, era curioso di sapere come stessero andando le cose…
“Allora, è qui che è stato trovato il Grimorio.” Disse Augustus, stregone della Black Lodge e braccio destro di Master Therion, scostandosi la frangia di capelli biondi dal viso. “Bene…confido che gli ordini siano arrivati a tutti.”
“Certamente.” Fu la risposta del gentiluomo dai capelli rossi, Vespasianus, il secondo del duo di scienziati pazzi della Black Lodge. “Master Therion-sama ha però ordinato di attendere, prima di scendere in campo. Lui… vuole prima di tutto vedere i poteri di Al-Azif, e cosa farà il gruppo Hadou. E poi… ci sono degli elementi imprevisti, che sembra abbiano attratto il suo interesse.”
Augustus si accese una sigaretta. “Elementi imprevisti, eh?” ripeté. “Bah, per adesso, che faccia pure quello che vuole. Noi, nel frattempo, faremo tutti i preparativi per quando verrà il momento di mettersi all’opera.”
Vespasianus sorrise sottilmente. “Bene. Non vedo l’ora.”
 
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“Così… il momento è arrivato, ancora una volta…” disse tra sé la ragazzina, seduta ad un angolo di un quartierino di Arkham City, apparentemente una dei mendicanti che popolavano i bassifondi anche di una città ricca e moderna come quella. Eppure questa volta c’era qualcosa di diverso. Qualcosa che lei non aveva previsto, e che forse stavolta avrebbe cambiato le cose.
Che strano… era convinta di essersi ormai rassegnata al fatto che gli eventi si sarebbero dovuti succedere sempre allo stesso modo… invece adesso, poteva forse osare sperare che qualcosa sarebbe cambiato? 
 
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In un luogo che non era un luogo, posto al di là dei mortali concetti di tempo e spazio, due figure lottavano l’una contro l’altra, identiche armi nelle mani ed opposti ideali nei cuori.
I due combattevano su una piana cosparsa di centinaia di ossa frantumate, sotto cupe nubi di tempesta, un cupo bagliore rosso sangue ad illuminare le loro figure.
Forse, avrebbero lottato per tutta l’eternità, fino a che uno dei due non fosse caduto per mano dell’altro… o del suo ideale.
 
Continuano nel prossimo capitolo le avventure di Eiyū no ken, Kuoken no Kokoro!!!
   
 
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