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Autore: MignolocolProf    24/11/2013    2 recensioni
[...]-Ciao, Dante.-
Devils never cry.
La cornice gli cadde di mano e quel poco vetro rimasto finì di rompersi.
Mentre guardava quegli occhi azzurri così simili ai suoi, il mondo gli crollò addosso.
Devil can cry. [...]
Dal prologo
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dante, Nero, Vergil
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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-E poi?- solo in quel momento Dante si accorse di aver trattenuto il respiro.
Vergil gli scoccò un’occhiata derisoria –E poi niente, mi sono ritrovato fuori.-
Il cacciatore di demoni congiunse le mani e se le portò al viso, concedendosi un attimo di riflessione.
-Se ti sforzi così tanto ti entra in cortocircuito il cervello, fratellino. Lo sai che quello intelligente sono io-
-Ma sta’ zitto, cretino!- Dante emise un ringhio irritato e Vergil fece spallucce, non scomponendosi troppo davanti all’espressione animalesca del gemello.
-C’è qualcosa che non mi quadra in quello che hai detto.-
-Cioè?-
Dante lo guardò dritto negli occhi.
-Il tempo.- Vergil inarcò un sopracciglio confuso –Sono passati 5 anni da…quell’episodio. Perché ti sei presentato da me solo adesso?-
Il gemello rimase per lungo tempo a guardarlo, senza emettere un fiato; tanto che Dante incominciò ad agitarsi sulla poltrona, sotto quello sguardo indagatore.
-Ho girato un po’, dovevo riordinare le idee. E poi, tu non sei certo stato il mio primo pensiero. Non dopo quello che è successo tra noi, ti pare fratellino?-
Dante abbassò lo sguardo, sentendosi colpevole.
Imbarazzato.
-Ho cercato Yamato- Dante sobbalzò a quel nome -..ma senza successo. Ho girato anni per ritrovarla, ma niente. Sparita, svanita nel nulla.-
-E quindi hai pensato bene di venire da me?-
Vergil gli scoccò uno sguardo annoiato –Sì, diciamo di sì. Però so che non ce l’hai.- sospirò scocciato – Io e quella spada siamo un tutt’uno. Mi basterebbe anche solo trovarmi nella stessa città, per capire dov’è. Ma quando sono arrivato qui non ho sentito nulla.- spiegò davanti allo sguardo confuso del fratello.
Dante si alzò, avvicinandosi alla scrivania e vi si appoggiò, incrociando le braccia.
-E allora perché sei venuto qui? Volevi finire quello che avevamo iniziato?- Dante rabbrividì al solo pensiero.
Vergil assunse un’espressione leggermente disgustata.
-Cielo, Dante, mi credi così squallido?-
Quello lo guardò e gli tornarono alla mente le sue parole.
-Sei stato tu-
-Cosa?-
-Sei stato tu a permettermi di tornare.-

-Ti prego, non dirmi che sei venuto fin qui per ringraziarmi. Non resisterei al colpo.-
Vergil si passò una mano tra i capelli, in un gesto che a Dante ricordò tanto la loro infanzia.
L’aveva sempre fatto, quasi senza accorgersene; era più forte di lui.
Lo faceva ogni volta che rifletteva su qualcosa, che si fosse trattato di una sciocchezza o di una situazione insormontabile.
Forse era l’unico gesto spontaneo che aveva mai visto compiere da suo fratello.
Niente piani dietro, niente trucchi. Nulla di premeditato, diversamente da tutte le altre cose che aveva sempre fatto.
-Mi aiuta a pensare.-
gli aveva detto.

Vergil era fatto così.
E nuovamente Dante si accorse di quando erano diversi pur essendo fratelli gemelli.
Lui impulsivo, testardo, violento. Privo di gusto, come diceva Vergil.
L’altro silenzioso, machiavellico, riflessivo. Assolutamente irritante, come aveva sempre sottolineato Dante.
-Sono qui per chiederti di aiutarmi.-
Rise sarcastico -Questo, se possibile, è ancora più innaturale.-
Vergil lo guardò con astio e si alzò di scatto, irritato come Dante non l’aveva mai visto.
Si sorprese di quel comportamento così impulsivo; non era da lui, che si era sempre distinto per il suo autocontrollo e i suoi modi impassibili.
Gli afferrò di scatto il braccio, impedendogli di prendere la porta e di andarsene.
Non glielo avrebbe permesso.
Non di nuovo.


Vergil scansò bruscamente la sua mano e si passò nuovamente le dita tra i capelli, in un gesto nervoso.
Dante indietreggiò ancora fino alla scrivania e vi si appoggiò.
Il gemello rimase immobile davanti alla porta, dandogli le spalle.
Sospirò –Scusami, sono ancora abbastanza nervoso.-
Suo fratello rimase immobile, continuando a dargli le spalle.
Il cacciatore di demoni si passò stancamente una mano sul viso, senza sapere come uscire da quella situazione di stallo.
Sarebbe bastata un’altra parola sbagliata e l’avrebbe perso per sempre. Ancora.
Fece appena in tempo ad alzare la mano per proteggersi il viso e afferrò l’oggetto che gli era stato lanciato contro.
Aprì la mano e si sorprese.
Un ciondolo. Uno di quelli ovali che si usavano per metterci una foto dentro.
-Sto cercando una persona.-
Dante guardò dritto negli occhi il fratello e venne invaso dai sentimenti confusi che si agitavano in Vergil.
-Chi?-
L’altro indicò il ciondolo con un breve cenno della testa e Dante lo aprì con delicatezza.
Ciò che vide lo lasciò di sasso.
Una donna estremamente giovane sorrideva verso l’obiettivo. I lunghi capelli neri le incorniciavano il volto delicato e gli occhi verdi leggermente socchiusi brillavano, come mai aveva visto in una persona.
Era felice. Era maledettamente felice.
Ed era bellissima.
Tra le braccia esili stringeva un fagotto e Dante riuscì a distinguere il viso di un neonato avvolto da una piccola coperta celeste. Vide i capelli di un chiarore innaturale e i grandi occhi azzurri che guardavano assonnati verso di lui.
Ma quello che lo sconvolse più di ogni altra cosa, fu l’uomo.
Un Vergil di vent’anni più giovane cingeva il fianco della donna con delicatezza e guardava verso l’obiettivo.
Ma non fu tanto il contesto così strano a sorprenderlo, ma l’espressione del fratello.
Sorrideva.
Vergil sorrideva.
Dante non l’aveva mai visto sorridere in quel modo. Era felice.
Possibile?
Dopo tutto quello che era successo nel corso delle loro vite, Vergil era riuscito a trovare la felicità, anche se per poco?
-Mio figlio.-
Dante alzò di scatto lo sguardo.
-Sto cercando mio figlio.-
Dante boccheggiò.
-Come…come si chiama?-
-Nero-
In un istante davanti ai suoi occhi passarono tante immagini che andavano a sovrapporsi una sull’altra.
Il soggetto, sempre lo stesso.
Un ragazzo con i capelli bianchi e gli occhi azzurri. Con un braccio che era la sua forza e la sua vergogna, una pistola rapida e una strafottenza unica.
Nero.
In quell’istante, davanti a quella fotografia, davanti allo sguardo di suo fratello, capì di averci visto giusto quella volta.
Quel giorno di due anni prima in cui aveva lasciato la Yamato nelle mani di quel ragazzo così simile a lui.
Così maledettamente simile a Vergil.
Se suo fratello l’avesse saputo, l’avrebbe ammazzato.
Deglutì rumorosamente –Puoi darmi qualche informazione in più?-
-Volentieri, se sapessi qualcosa.-
Dante lo guardò spaesato e Vergil sospirò affranto.
In quel momento lesse sul suo volto tutto il dolore che si portava dentro.
-Che intendi dire?-
-Intendo dire che quella…- indicò la fotografia nel ciondolo –è stata l’ultima volta che li ho visti.-
Dante chiuse con delicatezza il ciondolo e, prendendo una delle mani di Vergil, ve lo pose.
Suo fratello strinse il pugno e lo avvicinò al viso, chiudendo gli occhi e sospirando pesantemente.
Gli mise una mano sulla spalla e strinse leggermente, per fargli capire che lui adesso c’era.
Che il passato era passato e bisognava guardare avanti.
Si guardarono negli occhi per un breve momento e Dante sorrise.
-Ti aiuterò a trovarlo, costi quel che costi.-
Sì, Vergil lo avrebbe ucciso.
Era solo questione di tempo, prima della verità.

 
Iniziò a camminare per la stanza e raggiunse il divano, lasciandosi cadere tra i cuscini e tirando indietro la testa, appoggiandola sullo schienale.
-Quel ragazzo….saprai riconoscerlo?-
Io ci riuscirò di certo, dopo tutte le volte che ha cercato di uccidermi.
Vergil parve sovrappensiero –Non lo so. Credo, spero di sì.-
Dante lo guardò con aria triste e si accorse con orrore di non essere in grado di comprendere cosa stesse provando suo fratello in quel momento.
I suoi occhi, sempre così maledettamente gelidi, non gli permettevano di capire quali sentimenti si agitassero nel suo animo.
-Smettila di fare quella faccia ansiosa, mi innervosisci Dante.-
Il suddetto sbuffò, irritato –Scusa sai, se sei mio fratello. Purtroppo mi viene naturale preoccuparmi per te.-
Vergil fece un breve sorriso triste, ma non rispose.
-Era bella.-
Vergil capì subito a cosa si stesse riferendo il fratello.
-Sì. Una delle donne più belle che abbia mai visto.-
Dante abbozzò un sorriso.
-Devo darti proprio ragione. Sei stato fortunato a trovare una donna così. Scommetto che ti amava molto.-
Vergil sentì una fitta al cuore e strinse gli occhi, cercando di riprendersi da quel dolore così acuto.
-L’amavi?-
-Sì- sussurrò debolmente.
Dante alzò lo sguardo su di lui, preoccupato da quel tono di voce così flebile.
Ciò che vide sul volto del fratello, lo lasciò di sasso.
Non aveva mai visto quell’espressione, non da lui.
Addolorata, confusa, spaventata.
Innamorata, sofferente.
-L’amavo, per quanto un demone possa amare.- la voce gli uscì dalla gola roca e bassa.
-L’amore è uguale per tutti, Ver. Noi stessi ne siamo la prova vivente, ti pare?-
-Può darsi.-
Tra i due calò uno strano silenzio, che mise Dante in soggezione.

-Lei dov’è adesso?-
Vergil non rispose.
-Non l’hai cercata?-
Silenzio.
-Non sai dov’è?-
Ancora silenzio. Dante iniziò ad irritarsi e si alzò di scatto dal divano.
-Insomma Ver, è possibile che tu non abb..-
-E’ morta.-
Dante si zittì di colpo.
-Come?-
Vergil sospirò. –Il primo posto in cui mi sono diretto è stata la nostra vecchia casa. Non ho trovato che macerie. Non era rimasto in piedi nulla, al di fuori di un muro.-
Dante lo fissò interdetto. –Ma non puoi esserne certo, no? Che sia morta, intendo. In fin dei conti tuo figlio è vivo, potrebbe ess..-
- Non so se è vivo.-
-Cosa?-
Vergil tremò –Ho detto che non so se mio figlio è vivo. Non so nulla di lui.-
Il cacciatore di demoni quasi si sentì male, ascoltando le parole cariche di dolore del fratello. Non avrebbe mai pensato di vederlo così, un giorno.
Tuo figlio è vivo, Ver.
 
 
Sottomarino al largo dell’arcipelago del Giappone:

Buonasera, cari e amati lettori.
Qui è Prof che vi parla, intento a pianificare i nuovi metodi educativi che vigeranno nel nostro nuovo regime.

Ecco a voi il quarto capitolo di questa storia, terminato assieme alla quarta tappa per LA CONQUISTA DEL MONDO. La nostra, s’intende.

Mignolo è in un tempio perché si è convertita al Dionigibacchismo, quindi deve rendere omaggio al suo nuovo dio. Come intenda farlo, non lo so e non mi interessa. Anzi, la sola idea mi spaventa.

E Dionigibacco, bhe, dopo essersi ripreso dalla sua ultima trasformazione si è ritrovato improvvisamente ad essere un novello dio, quindi adesso si gode i momentanei privilegi della situazione. Non durerà, me lo sento.

E io qui, come al solito sola, continuo a lavorare ai miei piani.
La CONQUISTA DEL MONDO si avvicina inesorabilmente.
Lasciateci una recensione, mi raccomando: ci aiuterà per la nostra CONQUISTA DEL MONDO.
Credeteci e verrete salvati.

Prof, Mignolo e Dionigibacco
  
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