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Autore: Mikayla    02/05/2008    3 recensioni
Desideri.
Ogniuno ha almeno un desiderio, nel suo cuore.
Un desiderio realizzato, uno abbandonato, uno impossibile, uno appena scoperto.
Hotaru vorrebbe solo vivere accanto a chi ama, Takashi desidera vedere la sua amata con i capelli bianchi, Shia vorrebbe un sorriso di sua madre.
Tre semplici desideri.

Raccolta di one-shot:
1. Tradition
2. Cherry
3. Twisted Smile
[ Della serie Tales of True Life. ]
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hotaru/Ottavia, Nuovo personaggio
Note: What if?, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'e'
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Parla l’autrice:
Sì, lo sappiamo tutti che ha rotto le scatole con le sue storie, ma ormai Stagioni è diventata una serie. Ecco infatti la seconda spin-off!
È da inserirsi tra Candeline e Foglia e l’autrice ci tiene a riferire che è presente un riferimento esplicito a Sentiero, quindi se non avete letto stagioni ci capirete poco o nulla, anche perché contiene uno spoiler della sopraccitata storia. L’autrice dichiara: se volete togliervi la sorpresa fate voi, ma magari non vi interessa e vi capirei benissimo.
Questa raccolta è di sole tre one-shot, raccontate dai protagonisti al passato, tutte e tre incentrate sul tema che da il titolo alla raccolta: wish! Esso è ispirato all’omonimo tema lanciato su Writing Community Frammenti
Ultimissima cosa alla quale l’autrice tiene in particolar modo: questa raccolta non sarebbe mai nata se non fosse stata per Parigi, una stanza studenti erasmus, una tazza di tè e Clà. Soprattutto Clà. Quindi, bando ai sentimentalismi, desidera moltissimo ringraziare la propria gemella e dirle che le vuole davvero tanto bene.

Tradition



{Come ti chiami?
Hotaru.
Vuoi giocare con me, Hotaru?
Tu come ti chiami?
Takashi.
Gioco volentieri con te, Takashi
}

L’acqua calda mi scrosciava addosso.
Gocciole bollenti mi scivolavano sul corpo, disegnando le mie forme.
Effluvi profumati s’alzavano con il vapore.
Sentivo i capelli appiccicati alla mia fronte.
Li scostai con stizza e chiusi l’acqua.
Qualche scia lucente scendeva ancora placida sulla mia pelle.
Sul mio corpo giovane.

Sono ancora troppo giovane. Shia lo è.

Sospirai.
Con un gesto della mano liberai lo specchio dalla condensa.
I miei occhi ametista mi scrutarono tristi.

Troppo tristi.

Strinsi la mano e mi si strinse il cuore.
Avevo compiuto da poco quarant’anni, ma come amava ripetermi Taka-koi ne dimostravo appena una trentina.

Eppure il mio destino è segnato.

Sospirai.
Sembrava che nulla fosse cambiato, almeno per me.
Credevo d’avere in pugno il mio futuro.
Mi sbagliavo.

« Hota-chan? »

Mi passai la mano tra i capelli.

« Sì. »

Mi avvolsi in un comodo asciugamano.

« Posso entrare? »

Infilai le ciabatte e osservai la porta.

No, Taka. Non entrare, non ora.

« Prego. »

La maniglia tremò, e sperai che lui rinunciasse.
Non sarei stata in grado di sorridere, lo sapevo.
Eppure solo lui poteva risolvere tutto.
O almeno lo speravo.

« Hota-chan… »

Non mi guardare così…

« Hota-chan…? »

Non mi fare domande…

« Hota-chan…! »

Mi strinse tra le sue braccia, incurante di bagnarsi.
Mi strinse al petto, carezzandomi i capelli.
Mi strinse con delicata fermezza, posandomi un bacio sulla fronte.

« Perché piangi? »
« Taka, io… »

Tra le sue braccia, mi cullava.
Sussurrava dolci parole al mio orecchio.
Confortava il mio animo perso nell’oceano più nero.

« Taka… io »

Lo guardai negli occhi.

« sorrido »

Forzai un sorriso tra le lacrime.

« sempre »

Scossi il capo con vigore.

« ma vorrei solo piangere. »

Dirlo mi fece male.
Vidi i suoi occhi color lampone scurirsi.
Il suo sorriso largo ed allegro - proprio quello che non lo lasciava mai - scomparve.

« Hot– »

Lo bloccai nascondendo il viso nell’incavo della sua spalla.
Non volevo vedere i suoi limpidi occhi velarsi di tristezza.
Sapevo che lo avrei reso infelice.

Ma lo amavo.
Troppo, forse.
Magari troppo poco.
Ma lo amavo.

« Taka… »

[Lo amo ancora adesso]

« Ho parlato con Suna-okaa-chan. »

Non lo vedevo, ma sapevo che mi osservava fisso.
Sentivo i suoi occhi puntati sulla mia nuca.
Godevo di quell’abbraccio, mentre le lacrime venivano bevute dal maglioncino di Takashi.

« Quello che temevo, che ti dissi… Taka-koi, tu ricordi chi sono io? »

La sua mano passò di nuovo tra i miei capelli.
Sentii le sue dita affusolate accarezzarmi il collo.
Non alzai il capo, ma capii ugualmente che aveva annuito: ricordava.

« La guerriera di Saturno. »
« Il soldato del Silenzio. »
« Hota-chan… »
« La Morte. »

Sentii il suo respiro mozzarsi in petto.
Per un istante temetti che pure il battito del suo cuore sparisse.
Sapeva tutto, glielo avevo già raccontato.
Era a parte del mio mondo privato, quel mondo che speravo d’aver lasciato dietro me.
Nonostante tutto temetti di perderlo.
Per un istante lungo quanto un’intera vita dubitai di lui, e me ne vergognai.

« Hotaru-hime, tu sei anche la Rinascita. »

Sorrisi istintivamente, strofinando il naso contro la sua spalla.
Lo facevo spesso quando mi svegliavo di notte per via di un incubo.
Solo che allora era Haruka a consolarmi.
Adesso c’era l’uomo che amavo a proteggermi, erano le sue mani quelle che mi circondavano dandomi forza.

Le lacrime lasciarono il mio viso, ma mi tormentavo ugualmente.

Morte e Rinascita.
Guerriera di Saturno.
Principessa.
Soldato del Silenzio.

Fui chiamata in molti modi, ma il concetto era sempre lo stesso.

Paradosso.

« Takashi, io morirò tra tre anni. »

Indolare la pillola non è mai mia abitudine.
Quando convivi per secoli interi con un mondo di tenebre perdi questo tipo di capacità.
Lui però mi amava comunque.

[Mi ama ancora adesso]

« Tre anni? Perché? »

C’era il panico nella sua voce.
Sospirai.
Non potevo biasimarlo.

« Richiedono la mia presenza altrove. »
« Ti uccideranno per questo? »
« No. »

Esitai.

« No, Taka. »
« Dovrai… andartene? »

Sospirai.
Avrei preferito dovermene andare.
Lo avrei preferito grandemente a quello.

« No. Morirò, semplicemente. »
« Semplicemente? »

Incredulità.
Sospirai.
Lo capivo fin troppo bene.

« Quando nacque Shia… Taka, io mi aggraverò. Non so di preciso cosa succederà, ma quel giorno… quel giorno presero l’occasione per riportarmi da loro, al mio mestiere. »

Avevo vissuto per troppo tempo come un’umana.
Avevo trascurato i miei doveri.
Ero l’unica su cui pendeva questa spada di Damocle, ma avrei dovuto immaginarlo, prevederlo in qualche modo.
Mi ero crogiolata nella finzione, nella falsa certezza che sarebbe andato tutto bene.

Poi quella maledetta conversazione.
E il sentirselo dire.
Lo accettai, inghiottendo fiele.

Doverlo rivelare, però, fu troppo. Anche per me.

Mi strinse più forte a sé.
Aveva paura di perdermi.
Tanta quanta quella che attanagliava il mio cuore.
Non desideravo separarmi da Shia e Taka.
No.

Mi fissò negli occhi a fondo.
Scrutò nella mia anima.
Forse cercava la prova di una menzogna, forse solo la speranza.
Non so cosa vi trovò, ma mi baciò a lungo.
L’asciugamano scivolò lungo il mio corpo, posandosi ai miei piedi.
Le sue mani forti mi stringevano a sé.
Sembrava volersi fondere con me, così da non lasciarmi andare.
Per un ardente minuto lo credetti anch’io.

« Ti amo. »

[Ti amo]
[Dillo ancora]
[Ti amo]
[Non smettere mai]
[Di ripeterlo?]
[No, di amarmi]
[Ti amo]

« Ti amo. »

Nella mia posizione desiderare una vita normale è un’utopia.
Ma una volta Setsuna mi disse che l’utopia era l’irrealizzato, non l’irrealizzabile.
Io avevo ottenuto l’amore di una famiglia, la gioia di vivere.

« Hotaru-hime… »

I suoi occhi color lampone brillarono.
Il bagliore di una speranza li illuminò.

« Ti reincarnerai. »

Non capii se era una supplica o una constatazione.
Scossi comunque il capo, stringendomi di più a lui.

« La reincarnazione non si ricorderebbe di voi. »

Sorrisi.

« Preferisco rimanere spirito e restarvi accanto finché potrò. »

Una lacrima scivolò sulla guancia di Takashi.
L’avevo visto piangere solo un’altra volta.
Quella lacrima mi ferì più di mille parole.
Era colpa mia. Ero io a farlo soffrire.

Gli presi il viso con le mani tremanti.
Rubai con le labbra quella traccia di sofferenza.

« Tornerò per te, lo prometto. »

Era solo un bisbiglio, il mio, ma sembrava l’avessi urlato.
Riecheggiò nella stanza.

« E mi terrai con te? Resteremo insieme? »

Scossi il capo e sorrisi.

« Ti reincarnerai. Dopo qualche anno lo farò anch’io. »
« Hota-chan… »
« Vivremo il nostro amore altre mille volte, fino alla fine del mondo. »
« Hota-chan… »
« E quando anche il mondo finirà vivremo per sempre nel regno di luce. »

Lo baciai prima che potesse ripetere il mio nome per la terza volta.

Ormai potevo dargli solo una effimera speranza.

{Hotaru-chan, per te!
Una violetta!
Ti piace?
Sì… grazie, Taka-chan
}

Il kimono tradizionale avvolgeva il mio corpo asciutto e profumato.
Ritoccai con calma il fiore che portavo tra i capelli, sul lato destro.
Sorrisi.
Lo specchio mi rimandò il sorriso.
Sistemai una piega dell’obi e lisciai per l’ultima volta la seta.

« Hotaru, mi aiuti con Shia? »

La voce di Takashi era disperata: non era proprio capace di mettere il kimono alla bambina.

Per un istante mi tornò in mente Chibiusa.
Mi ricordai del suo kimono rosa, dei kanzashi tintinnanti, delle geta che scalpicciavano sul pavimento di legno, dell’obi slacciata che la fece sorridere.
Chiusi gli occhi, portando nel cuore quel dolce ricordo, ormai non più triste.
Io avevo Shia, e Takashi.
Non avevo più bisogno d’altro.

Sorrisi.
Misi un velo di rossetto.
Sorrisi.
Uscii.

« Eccomi. »

Feci scivolare con delicatezza la fusuma.
Appena mi vide Shia si precipitò tra le mie braccia.
L’obi le faceva da strascico e i boccoli corvini ricadevano spettinati sulle sue spalle.
Alcune lacrime le scivolavano sulle gote.
Per un istante mi si fermò il cuore: la vidi piangere al mio funerale.

Posso davvero fare una simile cosa a lei?

Scossi il capo e lasciai perdere: non dipendeva da me.
Purtroppo.
Avrei potuto desiderare restarle accanto con tutta l’intensità possibile, ma non sarebbe cambiato nulla.
Non sarebbe mai cambiato nulla.
Non per me, almeno.
Sorrisi.

« Non piangere, Shia-chan. »
« Okaa-chan! Otoo-chan mi ha tirato i capelli! »

Risi.
La mia piccola dolce Shia.

« Non preoccuparti, ora faccio io. »

Senza preoccuparmi del kimono mi sedetti sul tatami.
Subito la feci accomodare sulle mie ginocchia.
Con pazienza e cura le pettinai i capelli.
Boccolo per boccolo.

Raccolti in un odango sulla sinistra del capo le stavano proprio bene.

La guardai soddisfatta.
Sorrise.

« Posso portare il gemello del tuo fiore? »

Rimasi interdetta.
Come faceva a sapere che ne esisteva un altro?
Ma probabilmente in quegli anni aveva conosciuto meglio lei di me le mie cose.
Curiosità di bambina, com’era normale.

« Dopo che ho finito lo prendiamo. »

Finii di legarle il kimono e infilammo le geta.
Sorridente e felice recuperò l’altro fiore dal cassetto e me lo porse.
Le diedi un bacio sulla fronte e lo appuntai ai suoi capelli.

Shia era bellissima.

« Dobbiamo andare. »
« Siamo pronte, Takashi. »
« Guarda che bel fiore, otoo-chan! »
« È bellissimo, Shia-chan. »
« È come quello di okaa-chan! »
« Siete i miei fiori, no? Vieni qui! »

Shia stava appollaiata sulle spalle di Takashi.
Sorrideva.
Takashi fingeva di arrancare col fiatone.
Sorrideva.
Io li seguivo.
Sorridevo.

« Hotaru-chan! Shia-chan! Takashi-kun! »

Minako e Makoto.
Entrambe dirette verso il tempio di Rei.
Accompagnate dai rispettivi mariti, e i figli.
Sorrisi.

Eravamo una banda.

« Scusateci per il ritardo. »
« Figurati. Anche noi abbiamo avuto il nostro bel da fare. »
« Okaa-chan! »
« Mi ha tirato i capelli! »
« Okaa-chan, mi sistemi l’obi? Yaka-baka me l’ha slacciata! »

Ridemmo.

La nostra compagnia d’amiche aveva ingrossato le file.
Non eravamo più in dieci.
No.
Sorrisi.
Era bello avere una famiglia così numerosa.

« Che desiderio pensate di esprimere, quest’anno? »
« Come ogni anno. »
« Mako-chan pensa ancora che possa accadere qualcosa di male. »
« Mina-chan, meglio prevenire che curare! »
« Ma non lo sai che non ci si deve rompere la testa prima di aver lavato le bende? »
« Non imparerai mai. È non ci si deve fasciare la testa prima d’essersela rotta! »
« E io che ho detto, Rei-chan? »
« Lascia perdere. Ecco i fogli e una penna: Setsuna-san, Haruka-san e Michiru-san vi aspettano all’albero. »
« Ci raggiungi dopo con Yuri? »
« Appena quella ritardataria cronica di Usa-chan sarà arrivata… »

Sorrisi.
La quotidianità, la spensieratezza.
Erano queste le qualità che rendevano una vita meritevole d’essere vissuta.
E noi le avevamo entrambe.
Le avevamo conquistate con difficoltà ed ora non le lasciavamo più.

Con gioia e allegria raggiungemmo i miei genitori.
Sorrisi, abbracci, chiacchiere.
I bambini correvano di qua e di là.
Schiamazzi, corse, risate.
Tutti parlavano con tranquillità, di tutto e nulla.
Insieme, perché eravamo un tutt’uno.

Io pensavo.
Sognavo.
Desideravo.

« Obaa-chan, mi prendi in braccio? »

Setsuna sollevò senza problemi Shia.
Il mio sorriso s’allargò.
Osservai i miei genitori viziare la mia bambina e sorrisi ancora di più.
Shia richiamò l’attenzione di Takashi agitando le braccia.

Con quell’immagine dolcissima scrissi il mio desiderio sul foglio.

« Okaa-chan! »
« Lego il desiderio, Shia-chan, poi arrivo. »

Con passo calmo raggiunsi l’albero.
Mi guardai attorno.
C’era tutta la mia famiglia.
Me lo ripetei ancora e sorrisi.
Inspirai a fondo.
Sorrisi.

Non c’è altro che gioia, qui.

Sorrisi.

« Shia-chaaan! »
« Chibi-chaaan! »

Usagi, Mamoru, Shinji e Chibiusa si unirono finalmente al gruppo.
Vennero accolti con una grande festa.
Sorrisi.

Legai il foglietto.

« Hota-chan, che hai desiderato? »

Takashi mi abbracciò da dietro.
Gli posai un bacio sulle labbra.

« È un segreto. »

Mentre andavamo a salutare i nuovi arrivati il mio foglietto ondeggiava.
Con il pennarello rosso avevo scritto: vorrei vivere felice accanto a chi amo.

{Hota-chan! Hota-chan!
Taka-chan?
Hota-chan, tu mi sposerai da grande, vero?
Certo! Io ti voglio bene!
Anche io: tanto tanto
}




Parla l’autrice, di nuovo:
In realtà non ha molto da dire, ma le piace avere delle note ad inizio e fine fic.
Sì, sono pazza ad assecondarla.
Per chi non avesse capito cosa sono quelle battute sottolineate e chiuse in parentesi grafe (non l’avevo capito neppure io fino a che non me lo ha detto lei, cos’erano) sono spezzettoni di conversazioni tra Hotaru e Takashi nella loro vita futura, quando potranno incontrarsi di nuovo. È stata un’idea carina, no?
Inoltre desidera ringraziare vivamente semplicementeme, strega_morgana, kalos e Ferula_91 per le recensioni commoventi lasciate a San Valentine’s Day. L’autrice si è messa a piagnucolare e giurare che vi avrebbe sposate tutte e quattro, se solo non avesse già un marito e una delle quattro non fosse già la sua fidanzatO.

Au Revoir!
   
 
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