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Autore: Jawn Dorian    29/11/2013    4 recensioni
Kazoku vuol dire famiglia.
Famiglia vuol dire rispetto.
“Hai davvero esagerato, mocciosa. Adesso chi ci preparerà la cena?”
“Io ho solo tirato a occhialetto innocua palla di neve.”
“Peccato che la tua ‘innocua palla di neve’ fosse grande quanto Sadaharu, piccola ritardata!”
Vuol dire sapersi accettare.
"Non è possibile...quei due deficienti, quei cretini! Sono vergognosi, sono senza creanza!"
Vuol dire collaborazione.
"Gin, corri, vai in farmacia a prenderli!"
"A prendere cosa? Perchè stai sbraitando così? Perchè Kagura è chiusa in bagno?"
"NON HAI ANCORA CAPITO UN TUBO?! Corri a prenderli"
"MA A PRENDERE COSA, AMEBA CON GLI OCCHIALI!"
"MA GLI ASSORBENTI, RAZZA DI IMBECILLE!"
...seh, vabbè.
Gintoki, Shinpachi e Kagura sono una famiglia...solo che ancora non lo sanno.
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gintoki Sakata, Kagura, Shinpachi Shimura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 家族 (Kazoku) means family.



 



 
 

When you cry
 

 




Era un soleggiato pomeriggio domenicale, uno di quelli in cui hai dormito tutta la mattina e ti ritrovi rintronato il pomeriggio.
Uno di quelli noiosi, in cui il tempo non passa mai.
O almeno era così per Kagura, che dopo pranzo era uscita fuori non trovando nessuno con cui giocare.
Aveva gironzolato un po’, e aveva visto quel Madao di Hasegawa stravaccato sulla solita panchina.
Si era seduta vicino a lui, e finì per passare un pomeriggio all’insegna dei ricordi di un vecchio inutile, che però per lei avevano un non so che di esilarante, e in un certo senso li apprezzava, per cui rimase ad ascoltarli tutti.
Finchè fuori dal parco non notò i soliti ragazzini con cui condivideva lunghe ore di gioco e di risse (ma sopratutto di risse).
C'era un vero e proprio marasma di bambini che sembravano parecchio impegnati, tanto che nessuno di loro fece caso alla piccola Yato, che li raggiunse correndo.
"Che combinate?" chiese, osservandoli attenta.
Uno di loro si fece avanti, mostrando a Kagura un mazzo di fiori piùttosto modesto, ma comunque molto bello.
"Che belli! Tu vai a dichiararti raggazza che ti piace?"
"Ma no!" la interruppe l'altro con un risolino imbarazzato "E' la festa della mamma, Kagura. Raccogliamo i regali per le nostre mamme."
Sul volto della ragazzina proruppe un'espressione dispettosa, dovuta più all'invidia che ad altro.
"Ah, sì? Che festa stupida. Molto più divertente giocare a calcia il barattolo."
Un altro ragazzino intervenne: "Lasciala stare, Yasu. Lei non può capire, non ce l'ha la mamma!"
Continuò poi sprezzante: "Dice così solo perchè è invidiosa!"
Kagura, percependo l'ostilità, prese immediatamente la cosa come una sfida.
"E invece sì che ho mamma, stupido!"
"Ah sì, e com'è? Io non l'ho mai vista!"
La bambina si zittì, provò a biascicare qualcosa, ma fu tutto inutile.
"Lo vedi? Non ne sai niente di mamme, tu! La mamma ti fa da mangiare, si preoccupa per te, e ti consola quando piangi.”
Il pallido visetto di Kagura si illuminò tutto d’un colpo.
“Ma allora io ho mamma!”
Il bulletto però non ebbe pietà, e giratosi berciò: “Sì, come no. Non ti crede nessuno.”
Non insistette oltre.
Girò i tacchi e se ne andò lentamente, gonfiando le guance a mo’ di capriccio.
 
La sua mamma vera era durata decisamente poco nella sua vita, ed averne un ricordo limpido non era semplice per lei.
Eppure, qualcuno che le cucinava, che si preoccupava per lei e la consolava quando piangeva c’era.
 
Arrivò alla Yoruzuya quasi trascinandosi. Stanca del nulla, svuotata, con tanta voglia di piangere ma l’impossibilità di farlo.
“Bentornata, Kagura!”
Alzò appena lo sguardo, trovandosi di fronte Shinpachi con tanto di gembriulino da cucina sporco, degno della più disperata delle casalinghe.
Esplose a ridere.
“Tu proprio femminile, occhialetto!”
Come al solito le guance si Shin si arrossarono dalla rabbia “STO CUCINANDO ANCHE PER TE, INGRATA!”
Non rispose. Lasciò libero un sorrisetto soddisfatto.
Un attimo prima era così svuotata, ed ora si sentiva piena. Piena di quell’odore di cucinato, di quel calore, e di quelle risate suscitate da una simile visione.
“Che c’è per cena?”
“Zuppa e Onigiri.”
“Ancora? Cucini quasi sempre stessa cosa!”
“Non abbiamo soldi per permetterci altro.”
La mamma ti fa da mangiare.
“Sei stata al parco? Mi sono preoccupato, Sadaharu è rimasto qui! La prossima volta quando esci  lasciami un biglietto, almeno so dove sei!”
“Tu signorina ansiosa…così ti cadranno tutti i capelli.”
“Piantala di fare la maleducata! E io che mi preoccupo per te…”
La mamma si preoccupa per te.
“Mi piacerebbe sapere dove cavolo si è cacciato quel cretino di Gintoki! Oggi la vecchia Otose è arrivata per ben due volte a reclamare l’affitto. Se va avanti così ci faremo cacciare di casa. E ora che ci penso io non ho avuto nemmeno un centesimo del mio stipendio da quando-
Kagura? Che…che ti prende, perché piangi? Ehi, ehi…non…non fare così, dai, siediti! Ti porto un bicchiere d’acqua? Dai…adesso aspettiamo Gin e mangiamo tutti insieme e ci racconti, eh?”
La mamma ti consola quando piangi.
 
Kagura sapeva per certo che niente le avrebbe mai potuto ridare la sua vera mamma.
Ma sapeva anche di essere in gamba e di sapersi accontentare.
Per cui, perché non accontentarsi di quella mamma lì?
Smise di farsi domande.
Si fiondò tra le braccia di Shinpachi, lasciandosi stringere in modo un po’ goffo e imbarazzato, ma comunque degno di una mamma vera.
“Tu proprio femminile, occhialetto.”
 
 



ANGOLO DI DICCHAN
E allora dacci dacci dentro con la tenerezzaaa! ♫
E-ehm. Scusate. Ciuchino Rules.
Torniamo in noi.
Io penso che ormai chi mi segue abbia capito fin troppo bene che per me Shin è la mamma. Questo è il secondo capitolo che ci faccio su. Sto diventando ripetitiva, sopprimetemi.
Non temete, il prossimo capitolo sarà più cazzone.
Scusate la dose massiccia di fluff, ma ormai lo sapete come sono fatta, non posso vivere senza, è il sale della mia vita.
Spero che qualcuno l’abbia apprezzato, però.
Alla prossima! <3
  
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