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Autore: Ashwini    29/11/2013    6 recensioni
Amia non è una semplice umana.
Andras è il demone che regna sull'Impero di Alloces.
Andras riuscirà a conquistare l'intero pianeta Terra tranne un piccolo territorio "protetto" dalla CGE, un'organizzazione umana corrotta da Rea e le sue sacerdotesse.
Rea vuole vendetta per un torto subito in passato a causa di Andras.
Ma chi è il vero nemico?
Una leggenda influenzerà i destini dei personaggi.
Damien, un simpatico demone biondo, e Raina, una spumeggiante umana, sapranno aiutare Andras e Amia, loro amici?
Dalla storia:
«Ti ho visto, ho incrociato i miei occhi con i tuoi. Ti ho conosciuto, ho intrecciato le fibre della traccia della mia vita con le tue. Ti ho guardato dentro, ho voluto te nella mia storia e me nella tua. Ti ho amato, ho combattuto, mi sto battendo, ci sto difendendo per farti restare lungo il mio percorso, ma mai ai suoi confini perché lì c'è solo dolore. Ti ho visto, ti ho conosciuto, ti ho guardato dentro, ti ho amato. Ti vedo e ti vedrò ogni giorno chiaramente, ti conoscerò sempre di più, ti affonderò ancora dentro, ti amo e sarò innamorata di te in eterno.» - Amia.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
Capitoli:
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Image and video hosting by TinyPic G Buongiorno a tutte, ragazze. Mi scuso enormemente per il terribile ritardo ma non è proprio un bel periodo... spero possiate perdonarmi.
Questo capitolo è molto importante, quindi spero vivamente che vi piaccia!

BUONA LETTURA!


***



CAPITOLO VENTITREESIMO: La città di metallo. I misteri vengono svelati.



All'inizio credevo che la palestra personale di Andras fosse in un'area riservata del palazzo reale, severamente sorvegliata da alcune delle migliori guardie di corte, le quali, armate fino ai denti, proteggevano il luogo in cui risiedevano gli strumenti e gli attrezzi con cui il loro signore si allenava per mantenere il pugno di ferro. In realtà non era così. La palestra non si trovava nel castello, bensì sotto di esso. Andras, infatti, mi aveva riferito che, per ragioni di sicurezza e segretezza, le stanze in cui mi avrebbe formato militarmente potevano essere raggiunte solo da un scala che portava ai sotterranei. Da qui si procedeva per un lungo corridoio continuamente sorvegliato da telecamere e sensori di movimento ultrasensibili. Una volta che si era scesi di diversi metri sottoterra si giungeva, infine, ad una porta che, una volta aperta con il giusto codice, dava sulle diverse aree d'allenamento.
Sin da quando Andras mi aveva riferito della sua esistenza ero stata parecchio curiosa di vedere con i miei occhi la palestra, ma ora come ora anche un lieve senso di ansia mia aveva raggiunta senza preavviso. Anche se ero molto determinata a migliorare le mie capacità di sacerdotessa, infatti, non possedevo la certezza che i progressi fatti sarebbero stati in qualche modo utili per la missione solitaria promessa da Andras. E se fossi stata proprio io a mandare all'aria tutto? Io che tanto volevo scoprire la verità sulla storia nella quale ero stata trascinata?
<< Qualcosa non va? >>
La voce di Andras mi giunse lontana alle orecchie, come un debole gorgoglio in fondo all'oceano.
Nulla mi uscì, però, dalle labbra leggermente dischiuse. Non risposi perché mi imbarazzava mettere a nudo, proprio di fronte a lui, i miei timori.
Andras, quindi, mi fermò con uno strattone al polso destro, inchiodandomi sul posto con forza. Poi, alzò con due dita il mio mento. << Mi sorprende che tu adesso abbia dei dubbi. >> disse duro.
Sospirai, improvvisamente triste. << Il problema è che non voglio deluderti. Fra tutti, tu sei quello che meno vorrei vedere insoddisfatto. >>
Lui, allora, si chinò su di me. Il suo odore, che sapeva d'oceano, mi incendiò le membra. Infine, posò le labbra sulle mie. Da parte mia, non potei evitare di allacciargli le braccia al collo, stringendolo quanto più possibile a me. Il nostro abbraccio, come già era accaduto, mi rinvigorì totalmente.
Il paradisiaco bacio che ci aveva uniti, tuttavia, finì troppo presto.
<< Va meglio, ora? >> mi sorrise sincero. Ed era... compiaciuto? No. Era felice. Felice come poche volte lo era stato in mia presenza. Felice come solo con me accadeva sempre più spesso.
<< Andras... ti senti bene? >> dissi, sbattendo più volte le ciglia. Ero tanto sorpresa da immaginare persino di star sognando il suo sorriso.
Il demone mosse la mano per aria, come per scacciare una mosca fastidiosa. << Certamente. Adesso andiamo, non abbiamo tempo da perdere. >> rispose, prendendomi per mano e conducendomi verso la scala dagli scalini in marmo bianco a pochi metri da noi. Finalmente saremmo scesi nei sotterranei.
In quel momento, pensai che Andras non era minimamente consapevole dell'effetto che le sue azioni avevano sui miei sentimenti. Della forza, simile ad un'onda anomala, con cui riusciva a sconvolgerli. Ma era un qualcosa di così piacevole da provare che sarei potuta anche affondare pur di continuare a sentirla.
<< Come procederemo in queste settimane? Hai già un programma da seguire? >> dissi mentre scendevamo velocemente i gradini.
Andras mi lanciò una breve occhiata. << Ho intenzione di darti un'istruzione prettamente militare di base per quanto riguarda questa prima settimana, così che il tuo fisico si abitui ai grandi sforzi. È fondamentale che tu apprenda capacità come la resistenza e la prontezza di riflessi. >>
<< Ho capito. Dopo che faremo? >> risposi inclinando la testa di lato per guardarlo bene in viso.
<< Dopo comincieremo un'alternanza tra combattimenti corpo a corpo, armi e i fondamenti della magia sacerdotale tipica della tua razza. >> affermò non appena arrivammo alla fine della lunga scala a chiocciola.
Procedemmo in silenzio lungo un largo corridoio sterile ai suoni. Ogni tanto io mi volgevo verso di lui, ma Andras pareva completamente immerso nei suoi pensieri.
Osservai, allora, il posto, cercando le fatidiche telecamere. Seppur mi sforzassi di localizzarle, però, non ne vidi nessuna. Probabilmente erano tanto piccole che non si notavano ad occhio nudo, oppure erano fuse con i muri stessi.
Arrivati alla fine del corridoio, ci lasciammo le mani. Andras portò dunque la sua, che prima teneva la mia, verso un pannello metallico pieno di pulsanti rossi, blu e gialli che chissà a cosa corrispondevano nel complicato sistema interno.
Inclinai, poi, il capo quando notai che le porte in realtà era due, una all'estrema destra, verso cui si era diretto Andras, ed una all'estrema sinistra, anch'essa dotata di un pannello rettangolare. Mi domandai dove portasse quella di sinistra, trattenendomi a stento dal chiederlo. 
 << Posso decidere la mia arma o ne hai già una in mente tu? >> mi informai curiosa, anche se, sinceramente, avevo una preferenza al riguardo.
Andras digitò con la sua solita rapidità sconvolgente una sequenza di tasti che via via si illuminavano ed emettevano dei bip affermativi. Nel frattempo, dei numeri, o almeno quelli che credevo essere numeri dato che erano diversi dal sistema di numerazione terrestre, comparvero su una barra grigia in alto alla grande porta in acciaio che mi era davanti. Un bagliore rosso avvolse, infine, la barra mentre la scritta "Permesso accordato" vi compariva al posto dei numeri.
<< Prima di sceglierti l'arma dovremmo provarle tutte per vedere a quale sei più indicata, no? >> rispose Andras senza battere ciglio.
Annuii in risposta per poi guardare la porta aprirsi automaticamente. Qui sotto tutto era super tecnologico. Non c'era nulla che non fosse all'avanguardia, contrariamente ai piani superiori in stile classico.
<< Credevo che fossimo già arrivati! >> esclamai sorpresa quando riconobbi che l'abitacolo era in realtà un ascensore ultramoderno dalle pareti di vetro resistente.
Andras mi spinse dentro con una mano poggiata sulla schiena. Rabbrividii di piacere, arrossendo subito dopo. Non mi ero ancora abituata ai suoi tocchi frequenti.
<< E non hai ancora visto niente. Goditi il panorama. >> rispose divertito.
Capii a cosa si riferiva non appena premette un pulsante e l'ascensore prese a scendere. Dalle pareti di vetro vidi stagliarmisi sotto un'intera città di metallo. Piani su piani formavano quella che doveva essere una struttura di proporzioni gigantesche. Mentre scendevamo vidi un piano dedicato ai computer e ad ogni sorta di ben di Dio per cervelloni. Guardai anche con gli occhi luccicanti un piano adibito a biblioteca.
Poggiai entrambe le mani sul vetro. << Avete anche qui una biblioteca? >>
<< Sì, ma sono tutti libri che trattano materie scientifiche e strategiche. >> mi informò Andras.
<< Mi hai portata al quartier generale dell'impero? >> sussurrai stupita.
Lui fece un cenno d'assenso. << All'inizio dovevamo prendere la porta di sinistra che portava direttamente alla palestra all'ultimo piano, poi ho cambiato idea per farti vedere tutto questo. Converrai con me, però, che il giro turistico lo faremo un'altra volta, oggi non ne abbiamo proprio il tempo. >>
<< Perché? >> chiesi semplicemente.
Andras si sporse verso il mio orecchio destro, mi scostò i capelli dal viso e mormorò: << Anche io mi fido di te. Inoltre, sono certo che non mi deluderai così come io non deluderò te. >>
<< In cosa potresti deludermi? >> dissi, pensando allo stesso tempo “Oltre spezzarmi il cuore, probabilmente” con un groppo in gola. Non dovevo pensarci, non ora che la mia lucidità doveva mantenersi al massimo quanto più possibile.
<< Tuo padre, Amia, è ancora vivo. Le mie spie mi hanno riferito che sta dalla parte del nemico, corrotto dal potere della tua antenata. Credo che lei lo stia usando per ricattare te in futuro, quando affronterai la battaglia finale. Il potere spirituale applicato su di lui dalla sacerdotessa è grande, molto grande, non so se riuscirò a salvarlo. >> rispose serio. Gli occhi che vagavano sul mio volto in cerca di ogni più banale sfumatura d'emozione.
Per una manciata di secondi tremai convulsamente, sconvolta dal flashback dell'assassinio di mia madre. Poi, mi costrinsi ad assumere un'espressione impassibile e fredda.
<< Non m'importa di lui, per quanto mi riguarda non lo considero più mio padre. >> affermai con la voce roca.
Andras mi fissò intensamente a sua volta. << Mi sembra di avertelo già detto, Amia: non serve mentirmi. >>
<< È la verità, ti dico! Lui... lui ha ucciso mia madre! Ubriaco fradicio! >> urlai arrabbiata.
La mano del demone mi sfiorò una guancia. << Prima di azzardare simili accuse dovresti riflettere meglio sull'intera vicenda. Pensa, perché tuo padre è cambiato? Davvero non ti viene in mente nulla? >>
<< Rea... la mia antenata... c'entra sempre lei, non è vero? Dimmelo, dimmi tutto quello che sai! >> continuai imperterrita.
Andras scoccò un'occhiata severa.
Arrossii. << Scusa, sai che non ce l'ho con te. >>
Lui sospirò piano. << Le mie spie hanno trovato una lettera indirizzata a tuo padre. Risale a molti anni fa, ma contiene cose che sono certo ti interesseranno sapere. >>
<< Hai mandato degli estranei a casa mia? >> dissi.
<< Dopo che Rea ti ha posseduta l'ho ritenuto necessario. Capirai che era, ed è, mio interesse trovare ogni indizio utile alla nostra causa. >> rispose tranquillo.
Annuii. << Dove tieni la lettera in questione? >>
<< Ce l'ho in tasca, appena arriveremo in palestra te la farò leggere. >>
<< Hai trovato altro per caso? >> chiesi alzando un po' di più il mento.
<< No. Ho fatto fare ricerche approfondite in tutti i luoghi collegati alla tua famiglia ma non è stato rinvenuto nient'altro. >> rispose, togliendomi una ciocca ribelle dalla fronte proprio quando l'ascensore si fermò all'ultimo piano della città di metallo.
Insieme, ci dirigemmo verso quella che sembrava in tutto e per tutto la porta di un cavò inespugnabile.
<< Ti tratti bene a quanto vedo. >> constatai sarcastica.
<< Ne dubitavi forse? >> fece Andras con il mio stesso tono, apprestandosi ad aprire l'enorme porta circolare con un ulteriore codice segreto.
Oltrepassando la soia, mi guardai intorno con aria circospetta. << Non ci sono guardie in giro? >> domandai.
Andras alzò un sopracciglio. << Certo, solo che tu, come chiunque altro, non le può vedere. >>
<< Nemmeno tu, quindi. >> esclamai divertita.
Il demone rise sardonico. << Ti piacerebbe. >>
<< Eh? Come puoi vederle se gli altri non ci riescono?! >> dissi mentre lo tallonavo da dietro lungo la galleria.
<< Ne sento l'aura. Il potere, se non viene abilmente nascosto con una magia, è come una luce in mezzo al buio. Percepire l'aura altrui è una delle prime cose che ti insegnerò, così potrai avvertire la presenza del nemico prima che esso ti trovi. >> mi spiegò pratico.
<< Potrò sentire le auree dei nemici deboli, quelli che non sanno nascondere il loro potere. Come farò con gli altri? E poi, i nostri nemici più potenti non potrebbero entrare qui, in qualche modo, e percepire anch'essi le auree delle guardie? >> chiesi, avida di risposte.
<< L'aura può essere controllata come e quando la si vuole, ovviamente: le guardie sono state addestrate a renderla visibile in minima parte, così da essere comunque sicuri, solo a me. Per visualizzare nella tua mente i nemici più capaci a nasconderla dovrai allenarti a cogliere le minime sfumature di aura in battaglia. L'aura, infatti, può essere nascosta fino ad un certo punto, perché una piccolissima parte, quella dell'energia vitale, è quasi sempre visibile ai guerrieri più forti ed allenati se non è offuscata da una particolare magia che confonde. >> rispose girandosi verso di me.
Abbassai lo sguardo, incrociando le braccia.
Andras mi aveva fatto capire che per lui potevo farcela, che con le sue lezioni sarei diventata più forte, tanto da poter andare con lui in missione nell'antica dimora delle sacerdotesse. E chissà, magari anche affiancarlo nella battaglia finale se fossi stata in grado di difendermi totalmente da sola.
Ero quindi sicura che insieme avremmo lavorato sodo per ottenere il massimo da me, ma... qual era il mio reale potenziale? Sapevo di avere in me il potere di una discendente di Rea, questo era vero, eppure nessuno, a parte lei probabilmente, conosceva fino a dove potevo spingermi. Il solo fatto che non fossi nata nel mondo di Andras era a mio sfavore. Oltre, ovviamente, all'opportunità persa di crescere fra le mie simili ed imparare, quindi, tutte le formule ed i riti spirituali tipici dell'ordine. E, non sapendo come muovermi nel loro ambiente, il pericolo di cadere in una trappola era sicuramente elevato. Andras, nonostante sapessi già che mi avrebbe insegnato molto, non poteva certo prendere il posto di una maestra dell'ordine. Anche lui, come me, era limitato su questo fronte. Il suo lavoro, così impoverito di conoscenze forse molto importanti per il futuro, sarebbe stato incompleto sotto un tale punto di vista.
<< Dobbiamo trovare una sacerdotessa che, più avanti, mi insegni la materia più approfonditamente. >> riflettei a voce alta.
Andras si fermò alla fine della galleria per poi poggiarsi con la schiena alla porta di vetro scuro alle sue spalle. << Lo so, ma non sarà facile convincerne una a collaborare con noi. Sono tutte donne estremamente fedeli alla tua antenata. >>
Mi portai l'indice ed il pollice sul mento. << Potremmo sempre contattarne una in esilio... una che si è separata, per volontà sua o meno, dall'ordine. Sai se esiste una persona del genere che possa aiutarci? >>
Andras si scurì in viso. << Non metterti in testa altre strane idee, Amia. Corri già troppi pericoli per i miei gusti. >>
Mi diressi a passo di marcia verso di lui. << Sto solo cercando di rendermi utile! >>
Andras scosse la testa. << Se prometti di non insistere per venire porterò io l'esiliata qui da te. >>
Assottigliai gli occhi, con un velo malcelato di rassegnazione. Era inutile discutere oltre con lui sulla mia sicurezza, avrei solo preso una batosta al momento. << Va bene, te lo prometto. Chi è lei, a proposito? >>
<< Secoli fa, prima che io nascessi, è stata espulsa dall'ordine per aver frequentato un demone. >> mi informò.
Mi portai una mano alla bocca, scossa. << E poi com'è finita? Lei è riuscita a stare con il suo compagno, alla fine? >>
<< No. Una storia fra un demone ed una sacerdotessa non ha futuro. I due sono stati separati dalla morte di lui, il demone in questione è caduto per proteggere l'amata dall'ira delle sue parenti. L'ha spedita in un luogo lontano, dove loro non l'avrebbero più potuta trovare, poi, anche per quest'ultimo sforzo, è morto. >> concluse rapido.
Indietreggiai di qualche passo. << Capisco. >>
<< No, Amia, tu non capisci. Noi due non siamo come loro, la nostra storia è diversa. >> disse serio.
<< Noi non siamo come loro perché non siamo innamorai l'uno dell'altra. >> ... Tu non lo sei... << 
È questa l'unica, fondamentale, differenza. >>
Andras, allora, mi afferrò per un braccio, mi spinse dentro la porta di vetro che nel frattempo aveva aperto e mi inchiodò al muro fra le sue braccia tese ai lati della mia testa.
<< Tu mi ami. >> disse.
<< Stai vaneggiando, tu non mi piaci per niente, sono solo estremamente attratta da te, fine della questione. Ora mollami, abbiamo da fare un allenamento. >> risposi distogliendo lo sguardo mentre mi mordevo il labbro inferiore.
<< Parli di attrazione quando il tuo cuore adesso batte forte per me. Solo per me. >> insistette.
Perché diavolo avevamo preso questa piega della conversazione?!
<< Mi sembra piuttosto ovvio dato che mi sei così vicino! >> tentai di rimediare.
Andras grugnì seccato. << Cazzate. Ammettilo una buona volta invece di fare sempre la figura della perfetta codarda! >>
Mi tremò involontariamente il labbro prima che potessi anche solo pensare di fermarlo. << Quanta sicurezza... >> biascicai, incapace di trovare altro di meglio con cui controbattere.
Poi le parole mi uscirono di bocca prima che potessi fermarle. Prima che il mio buon senso si rifacesse vivo. Prima che io potessi desiderare di fuggire e mentire ancora. Le labbra si schiusero da sole, gli occhi pizzicarono un'ultima volta, i brividi lungo la schiena scomparvero. Ed io parlai. << Ciò che provo per te è nato solo per influenza della leggenda delle prescelte. So che la conosci, quel giorno in biblioteca temevi che io l'avessi scoperta e letta. Ti ho distratto ed alla fine non ne abbiamo più parlato, è vero, ma la leggenda non ha mai cessato di immischiarsi nella mia vita.
È a causa sua che adesso mi ritrovo in questa situazione. Se non fosse per la leggenda, non credere che io mi sarei mai potuta innamorare di un essere malvagio come te, che non fa altro che divertirsi a vedermi soffrire per ovviare alla noia dell'immortalità. >>
Attesi una punizione qualunque per la mia insolenza, ma non arrivò nulla. Solo indifferenza. Solo silenzio.
Andras, silenzioso come un'ombra, mi lasciò libera dalla sua presa, quindi mi superò ed entrò nella palestra adiacente all'atrio in cui ci trovavamo.
Scivolai lungo la parete, portandomi le mani alla testa che nel frattempo si era piegata per rifugiarsi fra le ginocchia. Il pavimento era freddo ma non mi disturbava: ne avevo bisogno per non concentrarmi su altro, su niente che riguardasse Andras.
Prima avevo detto una mezza bugia... dopotutto, era vero che all'inizio mi ero interessata a lui per via della leggenda. Gli avevo poi mentito sull'esserne ancora innamorata solo a causa di quell'influsso. Perché alla fine... alla fine mi ero innamorata di lui veramente. Avevo accettato da un po' di amarlo incontrastatamente. Ma non ero riuscita ad espormi così tanto per rivelarglielo. Non mi sentivo pronta per un grande passo come questo, era troppo per me. La paura di essere respinta, poi, era terribile, pressante e dietro l'angolo a tendermi un agguato. Non volevo rischiare.
Andras aveva ragione: ero una codarda.
Singhiozzai in silenzio, cercando di calmarmi per seguire Andras ed incominciare l'allenamento.
Ma come avrei fatto a guardarlo ancora negli occhi? Come?
Sospirando, mi asciugai le poche lacrime che mi erano cadute sulle guance accaldate. Infine, mi rialzai da terra, sollevai la testa ed imposi al mio corpo l'autocontrollo. Almeno questo dato che la mia mente era già in subbuglio.
Stanca ed appesantita da nuovi guai, mi feci strada nella palestra.
L'ambiente che mi si parava davanti era, come previsto, enorme. La sala centrale della palestra, infatti, si stendeva per almeno venti metri in lunghezza e trenta in larghezza. Vi erano poi quattro porte metalliche automatiche per ogni lato a me laterale che, supposi, conducevano in altre stanze.
Osservai che la sala in cui mi trovavo adesso conteneva le più inimmaginabili diavolerie meccaniche. Macchinari ed attrezzi super tecnologici erano disponibili in abbondanza per qualunque uso. Numerosi pannelli touch erano, inoltre, disposti loro accanto così da poter programmare la sessione d'allenamento voluta.
In tutto quel lusso di metallo, notai in particolare una porta imponente di vetro scuro all'estremità opposta della stanza. Chissà dove portava...
Fui però distratta dall'assenza di Andras. Dov'era finito? Lo avevo visto entrare qui, ne ero sicura, ma adesso dov'era?
Mi guardai intorno, cercandolo con occhi preoccupati.

Da questa parte.
Mi sentii dire nella mente.

Seguendo la voce dura di Andras, capii che voleva che entrassi nella stanza con la porta di vetro nero di fronte a me. Con passo fermo e deciso feci quanto detto, ritrovandomi però ansiosa lì davanti. Ancora una volta, maledii con tutto il cuore la mia lingua lunga. Se poco fa non avessi parlato sarebbe stato meglio per entrambi, per me e per lui. Io non avrei avuto tutta quest'ansia di guardarlo negli occhi e rivelare così la mia bugia, lui non avrebbe avuto motivo di trattarmi come una pezza vecchia da buttare.
Strinsi i pugni. Non dovevo cedere.

Poco tempo dopo, compresi che la stanza quadrata in cui ero entrata era lo studio privato di Andras. Nella camera vi era una pregiata scrivania in ebano davanti  a cui facevano bella mostra di se due comode poltrone di pelle marrone. A circa due metri da esse era sistemato un lungo divano, anch'esso in pelle, che aveva ai lati due alte lampade in stile classico. Dall'altro lato della stanza, invece, c'era un minibar da ufficio con tanto di casse musicali a fianco per l'intrattenimento personale. La musica però era spenta, come a volermi ricordare che non meritavo alcuna melodia nella mia vita dopo quello che avevo detto ad Andras.
Il mio demone dagli occhi di ghiaccio mi osservava superiore dalla scrivania alla quale era appoggiato.
Deglutii, distogliendo lo sguardo dalla sua elegante e tentatrice figura.
Mi domandai, allora, come facesse a credere che provavo qualcosa di molto profondo per lui solo per via della leggenda delle prescelte. Andiamo, anche un ceco si sarebbe accorto che lo amavo veramente!
Ovviamente, tenni per me quei pensieri.
<< Mi hai portata qui per leggere la lettera indirizzata a mio padre, vero? >> dissi a voce bassa, sapendo perfettamente che lui mi avrebbe sentita lo stesso.
Andras annuii, allungando un braccio per prendere una carta da lettere poggiata con cura accanto a lui sulla scrivania. Me la porse senza dire una parola.
Ferita dal suo comportamento, mi avvicinai barcollando. Non avrei retto quella situazione a lungo, lo sapevo, non dopo tutto quello che avevo condiviso con lui. Cercai lo stesso di resistere.
Presi la lettera dalla sua mano tesa e la spiegai per bene affinché potessi leggerne il misterioso contenuto.

“Egregio Mr. Prime,
le scrivo questa lettera per via di un increscioso cambiamento nel corso degli eventi. Come lei ben sa, l'organizzazione a cui sono a capo, la CGE, fa ormai da molto tempo continue ed approfondite ricerche su chi possa essere la prescelta dell'imperatore di Alloces. Come le avevo già riferito nella mia precedente lettera, i dubbi che nutrivamo su sua figlia erano scomparsi quando notammo il caso particolare di una ragazza di Berlino che, contrariamente alle altre, non fece ritorno in tempo breve sulla Terra dopo esser stata prelevata come amante per il sovrano. Giustamente credemmo che lui, provando il famoso interesse di cui parla la leggenda delle prescelte, la volesse tenere per sempre con se come compagna. Ci sbagliavamo. La ragazza, infatti, è tornata due settimane fa con un messaggio per noi dell'organizzazione da parte dell'imperatore Andras. Tale messaggio ci comunicava che da un po' di tempo le spie personali dell'imperatore ci tenevano d'occhio. Prelevare per più tempo la ragazza tedesca era stato solo un espediente per provare il dubbio sorto al sovrano circa la nostra ricerca della sua vera compagna di vita. La ragazza era stata scoperta in relazione con noi dopo che, in un impeto di passione voluta a tal fine, aveva rivelato all'imperatore di esser stata contatta da noi per distruggerlo. L'imperatore aveva così compreso i nostri piani e ci invitava a non immischiarci in situazioni più grandi di noi se non volevamo avere delle terribili ripercussioni. Comprenderà, Mr. Prime, che i nostri obbiettivi hanno un nobile fine, così, affinché la razza umana progredisca come nostra precisa decisione, abbiamo inviato a nostra volta un messaggio intimidatorio all'imperatore Andras. Lei sa, Mr. Prime che abbiamo armi segrete di distruzione di massa avanzatissime nei nostri arsenali. Nel messaggio inviato abbiamo detto, quindi, all'imperatore che eravamo pronti ad usarle sui suoi domini di cui, nel frattempo, avevamo scoperto la locazione grazie ad una spia inaspettata, mia moglie. Ho da poco scoperto, infatti, che la mia consorte proviene da un luogo vicino Alloces. Un regno in cui una volta dimoravano delle potenti sacerdotesse nemiche dei demoni dell'impero. Mia moglie, giorni fa, mi ha convinto a richiamare sotto la mia protezione le sue compagne per aiutarci nella conquista dell'impero e delle sue innumerevoli ricchezze. In cambio, mia moglie chiedeva solo che la sua sovrana ottenesse personale vendetta sull'imperatore Andras. Non sono però a conoscenza, come lei stessa, per via di cosa. Ovviamente, dopo un colloquio con la loro sovrana, Rea, ho accettato l'alleanza fra le nostre due fazioni. Il pomeriggio stesso un emissario dell'impero mi ha comunicato la dichiarazione di guerra che avevo previsto. Essa prevedeva che l'esercito imperiale avrebbe fatto irruzione sulla Terra fra una decina d'anni. Non c'era alcun cenno alla mia alleanza con le sacerdotesse perché esse avevano la capacità sorprendente di nascondersi agli occhi onnipotenti del sovrano di Alloces. In questi giorni, dunque, stiamo elaborando un piano di azione per adempiere ai nostri scopi. Il motivo di questa lettera è comunicarle che i nostri precedenti dubbi su sua figlia sono ora definitivamente confermati: Amia è la prescelta dell'imperatore Andras. Rea mi ha infatti riferito che ha fatto in modo che in lei dimorasse lo spirito di una sua discendente proprio perché il loro oracolo aveva predetto la sua nascita. Rea intende, come me ovviamente, servirsi di Amia per distruggere l'imperatore. Siamo certi, per fortuna, che lui non sappia ancora della sua esistenza. La invito espressamente, dunque, a renderla il più anonima possibile, così da non attirare le attenzioni delle spie dell'impero che, come lei ben sa, hanno sul nostro pianeta come in altri il compito di prelevare amanti per il loro sovrano. L'imperatore Andras, come abbiamo fatto noi per anni, cerca infatti da moltissimo tempo la sua prescelta in tutte le fanciulle della galassia degne del suo interesse. Tutto questo per dare alla luce il suo erede, il demone leggendario dagli illimitati poteri che potrebbe conquistare facilmente l'intera galassia una volta cresciuto ed addestrato. La leggenda delle prescelte dice questo e questo non mettiamo in dubbio che accadrà se noi della CGE non facciamo qualcosa prima per evitarlo. Per ironia della sorte, l'impedimento di questo evento coincide con i nostri obbiettivi di conquista e distruzione dell'impero di Alloces. Si goda quindi gli ultimi anni di pace con sua figlia, Mr. Prime. Io l'aspetto come sempre nella sede principale dell'organizzazione per il consueto incontro fra i membri ufficiali della CGE e gli adepti come lei. Parleremo meglio delle questione che le ho qui esposto in quell'occasione. Le ricordo infine di fare come le ho chiesto se non vuole delle gradite ripercussioni sulla sua famiglia. Sappia, infatti, che è tenuta severamente d'occhio.
Cordiali saluti,
Edward Price, comandante supremo dell'organizzazione.


Sollevai, tremante, gli occhi dalla lettera, la quale mi cadde subito dalle mani.
Tutto questa storia era assurda.
<< Da quanto tempo sai che sono la tua prescelta? >> riuscii a mormorare, sconvolta. Fino ad ora avevo sempre creduto che lui non lo sapesse.
Andras mi inchiodò sul posto con lo sguardo.
<< Prima ti ho detto che le mie spie sono state inviate a fare ricerche approfondite a casa tua, in cerca di qualcosa che fosse collegato alla tua antenata, Rea, dopo che l'altro giorno ti ha posseduta. Dopo che ci siamo uniti, mentre eri ancora a letto, ti ho appunto detto che la colazione era annullata perché avevo degli affari da sbrigare... ebbene, mi riferivo proprio alla lettera. Il capo delle mie spie sulla Terra mi aveva infatti riferito del suo ritrovamento con un veloce messaggio mentale. Ho quindi esaminato la lettera stamattina presto, prima che tu arrivassi nelle mie stanze. >>
Barcollai fino al divano in pelle marrone, crollandoci sopra. << Mio padre è un adepto della CGE... lui sapeva tutto... sapeva cosa avrei dovuto affrontare e mi ha cresciuta con indifferenza solo per preparami ad essere una perfetta padrona di me... lui è degenerato solo per darmi uno dei più duri esempi su quanto siano crudeli il mondo e la vita. Si è sacrificato per me... per darmi un futuro in cui io avrei saputo cavarmela date le mie già tragiche esperienze. Ed io che l'ho sempre odiato... >>
Andras si avvicinò, inginocchiandosi al mio cospetto e prendendomi le mani fra le sue. << Faremo in modo di salvarlo dalle grinfie di Rea e riportarlo lucido da te. Così potrete finalmente riavere il rapporto padre e figlia di una volta. Ce la faremo, Amia, te lo prometto. >>
<< Gli ho urlato di odiarlo. >> dissi debolmente. Con quella lettera tutte le mie precedenti convinzioni era andate in fumo.
<< Sono sicuro che lui non è arrabbiato con te per questo. Credo che sapesse benissimo a cosa andava incontro comportandosi con te in quel modo. >> rispose sedendosi al mio fianco. Le mie mani erano ancora fra le sue, calde e accoglienti. 
Lo guardai negli occhi, seccata. << Se solo non fossi stata destinata a te, tutto questo non sarebbe successo. >>
<< Non dire cose di cui poi potresti pentirti, Amia. L'hai già fatto altre volte e non ti ha mai portata a nulla di buono. Questa tua tendenza a seccarti con tutto e con tutti quando sei nervosa è davvero insopportabile. >> disse sospirando.
Sì, era un vizio del quale mi ero sempre lamentata io stessa, ammisi mentalmente.
E poi non ero sul serio pentita di aver incontrato Andras... anzi, me ne ero pazzamente innamorata.
<< E quindi hai avuto centinaia di amanti prima di me. >> buttai lì ad un certo punto.
Andras non si scompose. << L'hai letto anche tu nella lettera: l'ho fatto solo per trovare te. >>
<< Tu mi hai cercata con tanto impegno solo perché vuoi un figlio da me! >> lo accusai. Sia la leggenda che la lettera erano chiare su questo punto.
Andras alzò gli occhi al cielo. << Hai letto anche tu nella leggenda delle prescelte di cosa sarà capace nostro figlio. Ammetterai pure tu che un simile potere farebbe molto comodo all'impero. >>
Lo fissai indignata. << E tu, ovviamente, sei convinto che io ti darò un figlio senza opporre la minima resistenza al riguardo, giusto? >> dissi sarcastica.
Andras si mise comodo sul divano, sciogliendo le mani dalle mie ed incrociando le braccia. << Non dico adesso, Amia, ma in futuro sì, accadrà. >>
Gli scoccai un'occhiataccia. << Ti rendi conto di quello che dici, Andras? Tu desideri un figlio solo per poterlo usare per i tuoi scopi di conquista! Non sei poi tanto diverso dalla CGE per questo, non trovi? >>
Lui ridacchiò. << Già, dimenticavo il tuo spiccato sentimentalismo. Scommetto che hai sempre sognato il principe azzurro ed una felice famigliola con lui. >>
Sbuffai. << E guarda invece chi mi ritrovo. >>
Andras si sporse verso di me. << Adesso lo ammetti, dunque? >>
<< Cosa? >> chiesi, confusa.
<< Che mi ami. >> rispose ovvio, incominciando a pestare ritmicamente il piede sul pavimento.
Allora, scoppia in una fragorosa risata. << Te lo puoi pure scordare. Quando lo dirò sarà solo perché l'occasione è quella giusta. Rivelare un sentimento tanto forte come l'amore non è una cosa da prendere alla leggera. >>
Andras sollevò un sopracciglio, innervosito. << Ma lo pensi. >>
<< Forse sì, forse no. Chi lo sa. >> risposi misteriosa. Mi divertiva un mondo vederlo così in difficoltà: mica era una cosa che succedeva tutti i giorni! Intendevo quindi godermi l'esperienza fino in fondo.
Lui parve capirlo, forse sempre per via del legame che ci univa. << Benissimo. Allora, non ti dispiacerà se io farò altrettanto solo dopo che me l'avrai detto tu. >> ghignò.
Il mio cuore perse un battito. << Che... che cosa? >> balbettai.
<< Hai capito perfettamente. >> concluse sadicamente.
A quel punto della conversazione, però, sorrisi radiosa. Probabilmente non era ancora innamorato di me, ma la leggenda delle prescelte diceva chiaramente che un giorno lo sarebbe stato. Questa luminosa speranza bastava a farmi continuare a lottare per farmi amare da lui che, comunque, stava dimostrando di tenere a me.
Un angolo delle labbra di Andras si piegò in un mezzo sorriso. Accidenti quanto era bello...
Mi morsi il labbro inferiore e, per evitare di saltargli addosso, mi alzai dal comodo divano, dirigendomi al minibar con la scusa di prendere un bicchiere d'acqua.
Andras, una volta che mi ebbe raggiunta, mi mise possessivamente le mani sui fianchi. << Anche se non dobbiamo avere subito un figlio, possiamo sempre darci alla pazza gioia, lo sai, vero? >> mormorò malizioso mentre mi mordicchiava suadente l'orecchio sinistro.
Gemetti, già eccitata. << Non avevamo un allenamento in programma? >>
Andras sogghignò. << Propongo di iniziare con le basi di un semplice corpo a corpo, allora. >>
Decisi di stare al suo gioco. << Solo le basi? Semplice? >> dissi sbattendo le ciglia con aria innocente.
Andras premette il bacino contro il mio, dimostrandomi che avevo tutta la sua attenzione.
Ridacchiai. << Non sia mai che io contraddica il mio istruttore. >>
Amavo anche per questo il nostro rapporto: per quanto potessimo litigare, alla fine ritornavamo sempre l'uno fra le calde braccia dell'altro.




***






ANGOLO AUTRICE:

Allora, eccoci in fine giunti alla conclusione di questo capitolo. Spero che vi sia piaciuto! ^_^
Direi che la prima parte della storia può considerarsi conclusa, ora entriamo in una fascia d'azione più ampia sotto molti punti di vista.
Ormai molte cose prima sconosciute sono state svelate. Altre ancora restano irrisolte: ad esempio, perché Rea, l'antenata di Amia, vuole vendetta su Andras?
Lo scopriremo, tranquille.
La battaglia finale è sempre più vicina, progetto solo altri sette/otto capitoli alla fine della storia. Wow... mi sembra ieri che l'ho iniziata ed invece è quasi passato un anno.
Come avrete notato, Andras si apre con Amia nei momenti cruciali ed importanti della storia. Lei per ora non se ne rende quasi conto, ma presto noterà il cambiamento che Andras assume solo con lei. Come è stato detto, Andras non è ancora innamorato di lei, non completamente, ma ci siamo quasi, manca solo una piccola quanto decisa spinta in più. Tiene però a lei più di quanto sia mai successo con anima viva. Non sa stare lontano da Amia e questo pare ormai accettarlo!
Lei sa quello che prova e vuole, ed è paziente con Andras.
Presto però non sarà Amia a costringere il demone a fare una scelta importante per il futuro di entrambi. Ma ci sarà sempre Amia accanto a lui per sostenerlo. ;)
Rea deve essere eliminata, ma anche la nostra nemica pensa lo stesso di Andras. Chi ferirà di più chi? Cosa, chi, verrà perso per la causa dei nostri protagonisti?
Ricapitolando: Rea sapeva della nascita di Amia come prescelta di Andras, così le ha infuso lo spirito di una sua discendente. Amia è così nel centro del mirino della sua antenata che intende usarla per distruggere la minaccia rappresentata per lei da Andras. Lui già intendeva trovare la sua compagna di vita, ma non era ancora certo che fosse Amia prima di leggere la lettera. Ora che lo sa le cose fra i due protagonisti cambieranno.
La moglie del capo della CGE è una sacerdotessa inviata sulla Terra da Rea per ottenere i favori di un umano potente sul pianeta, ora divenuto suo marito. Edward pensa che il suo accordo con Rea sia conveniente per entrambi... ma sarà veramente così alla fine? Otterrà, come desidera da tempo, le ricchezze di Alloces in cambio del suo aiuto nella battaglia finale?
Scopriremo tutto questo nei prossimi capitoli: non vedo l'ora! :D
Nel frattempo che aspettate il prossimo capitolo, Amia ed Andras si danno da fare... u.u

Ringrazio, come sempre, tutte coloro che mi seguono. Vi amo tutte, ragazze! GRAZIE, GRAZIE per tutto il tempo che spendete per me e la mia storia. <3
Spero che anche stavolta ne spendiate una manciata in più per darmi il vostro prezioso parere sul capitolo. Sapete, poi, quanto io ci tenga.
 
Bacioni e alla prossima,
vostra Ashwini. :*

















 



  
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