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Autore: kannuki    02/12/2013    2 recensioni
Io non corro, è stancante e fa ballare le tette ma sto ingrassando e il dottore mi ha prescritto un rigido regime alimentare e tanta attività fisica. Ho una strana malattia non ben identificata, ma per loro, finché non vomito sangue è tutto a posto.
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ciao Yuki, ben ritrovata. Sono contenta anche io di aver idee per una storia Originale, ultimamente mi ero buttata giù, non riuscivo a scrivere nulla che non fosse legato ad un contesto preesistente. Devo ringraziare anche uno stupidissimo filmetto anni 80 che ho rivisto poco tempo fa in streaming, in cui i due protagonisti erano seduti in un commissariato e parlavano della loro vita. Da lì si è svolta tutta l'idea. Spero che i successivi capitoli non deludano. Un bacio.
Sonne: quando mi dite che le storie vengono lette tutte d'un fiato, penso 'wow, ci sono riuscita!' ^^ Catturare l'attenzione già dal primo capitolo è la cosa migliore, anche se io preferisco la 'lunga distanza' (ho pochissime one shot nella mia produzione) per rendere al meglio un personaggio. Tris e Konstantin ce ne mostreranno delle belle... una protagonista adolescente ha reazioni/giudizi su situazioni e persone che sono completamente differenti da quelle di un adulto e certo più veritiere e sorprendenti. Buona lettura!



Se ci fossero delle regole, le staremmo infrangendo tutte.”

Konstantin sporge le labbra, estrae una carta nel mazzo e la posa sul tavolino. E' insoddisfatto, poco concentrato. Il suo avversario è uno strano turco dalla pelle scura. Porta gioielli alle dita e alle orecchie. Veste semplicemente, non ha tratti distintivi. Solo il naso è un po’ largo, come quello di un afroamericano.

L’ombra sta cominciando ad abbandonare il suo corpo.”

Alla buon'ora...”

E' spaventata.”

Chi non lo sarebbe?”

L’uomo di origine balcaniche è attratto dalla freddezza dell’altro. In 41 anni non ha mai perso la propria identità. Si è conservato semplice e diretto. La crudeltà non l’ha mai interessato.

Quando acquisirà senno della propria identità, cercherà di ucciderti. Passo.”

Credo di poterla gestire senza che nessuno cada in disgrazia.”

Non sei preoccupato per il vostro idilliaco rapporto a distanza?”

Cazzo se si!

Giocherai la carta del fascino con lei?”

Konstantin sorride, ma è un sorriso forzato. “Questo, mio caro Firoze, non ti riguarda affatto. Vedo.”

***

Dove vai?”

A correre.”

Sta attenta… e non sudare.”

Solo una madre può dire una cosa del genere. Come temevo, la crisi ha fatto sì che i miei accorciassero il guinzaglio. Sono rimasta in ospedale due giorni e poi sono stata rispedita a casa senza una diagnosi. Le assenze a scuola sono diventate troppe e di certo perderò l’anno anche stavolta. Papà ha deciso di farmi dare l’esame privatamente, ma questo significa sgobbare il doppio. Uffa!

Finnicella mi ha regalato le cuffiette nuove per l’Ipod. I chili persi sono diventati cinque. Comincio a piacermi. Il mio corpo si sta delineando. Ho molta più forza nelle braccia, rispetto a prima. Faccio le flessioni e gli addominali. Un sacco di stretching. Quando termino la sessione di allenamento, mi stravacco su una panchina del parco. E’ venerdì e non ho scuola, domani. Non devo correre a casa a fare i compiti. Continua a girarmi in testa una frase della psicologa del consultorio ma la mia malattia non può essere 'un fatto nervoso'. Da quando lo stress ti fa vomitare sangue? Quella scema non capisce un'acca!

Ciao.”

Apro gli occhi e il cuore mi finisce in gola. Konstantin! Sento la tensione salire di colpo. Mi raddrizzo a sedere e lui si accomoda accanto a me. Sorride, fa una panoramica del mio corpo nascosto dalla tuta larga e sudaticcia e, per la seconda volta, mi vergogno del mio stato. “Stavolta sei vero o sei un’allucinazione?”

Konstantin mi prende la mano, posandola sul torace. Sento la clavicola sotto i polpastrelli, la cassa toracica che si alza e si abbassa mentre respira. Morde il labbro inferiore, ha l'aria indecisa. Ma quanto è sexy? Stringe la mano attorno alla mia e la porta alla labbra. Non trattengo il respiro perché ho smesso di respirare da un pezzo. Si avvicina. Perché si avvicina così tanto?! Tiro indietro il collo e piego un po' la schiena, puntando la mano libera contro la panchina. Ma che vuole questo da me?!

Tris, devo dirti una cosa e devi ascoltarmi molto attentamente” mormora facendomi sgranare gli occhi. E' una candid camera?

Ma quanto sei ridicolo!”

Trasalgo quando sento la voce alle mie spalle. Strappo la presa dalla sua e mi volto di scatto. E’ il ragazzo che ho incontrato in prigione. Sti due si conoscono? “Ciao Jon! Ti hanno scagionato?”

Il nero fa una smorfia, si accomoda a sua volta ed io mi sento presa fra due fuochi. Quando si rivolge a Konstantin, sprofondo nella panchina osservandoli a turno.

Non avevamo stabilito delle regole, noi due?”

E' una lotta per la sopravvivenza, Firoze.”

Non si chiama Jon? Non voglio restare in mezzo ai due litiganti. Struscio i palmi delle mani bagnate sui pantaloni e mi alzo con fare casuale. “O mi fate capire che sta succedendo oppure me ne vado.”

Jon mi guarda dritta negli occhi. Ha qualcosa di strano, a parte le iridi nere. Sono davvero belle. Konstantin ha la pelle chiara, i capelli tagliati corti e la barbetta rada sulle guance. Vicini fanno un bel contrasto.

Tu non sei un normale essere umano. Sei un Dhampir. Sei nata dall’unione di un vampiro e una donna umana. Il termine esatto è Dhampiresa.”

Che cazzo ha detto?

Konsta è un vampiro appartenente alla famiglia di tuo padre.”

Apro bocca per dire la mia, ma le parole restano arrotolate sulla lingua. Esalo un “a-ha...” ridicolo.

Anche io sono un Dhampir. Le crisi – per inciso, non hai alcuna malattia - sono frutto del tentativo di abbandono dell’ombra dal tuo corpo.”

Perchè? Non le piace stare con me?

Un Dhampir è un cacciatore di vampiri, è fondamentale che non possegga ombra. Non c’è possibilità d’inchiodarla a terra, durante la battaglia.”

Si può fare questo ad un’ombra?

Konstantin sposta lo sguardo da me a Firoze. Mi indica col mento, divertito. “Messa in questi termini dovrebbe crederti?”

Crederà a ciò che vedrà con i suoi stessi occhi.” Il nero mi lancia una lunga occhiata sostenuta, poi prosegue. “Se non smetti di opporti, la trasformazione non si completerà mai e tu morirai.”

Voi fumate roba strana...” borbotto sentendo una vampata gelida che mi attraversa la schiena. “Se non ve ne andate subito... chiamo... la polizia...” mi gira la testa, cazzo! Sento la pressione abbassarsi e le gambe tremare. Muovo un passo laterale ma appena il sapore acido dei succhi gastrici raggiunge la gola mi fermo, cercando di non vomitare.

Calmati. Ascolta il suono della mia voce e respira… dentro… fuori…”

Konsta, non è una preparazione al parto. Non puoi impedirlo con un po' di training autogeno.”

La nausea sale di nuovo, porto una mano alla bocca e cerco di trattenermi.

No. Lo renderai solo più difficile e doloroso. Abbandonati.”

No, non voglio... non.... mi piego e vomito di nuovo roba nera. Mi sento morire di vergogna mentre le lacrime vengono giù a fiumi. Quando ho finito, frugo in tasca in cerca di un fazzoletto. Non oso guardarli, ma nessuno dei due sta fissando me. Stanno osservando la mia ombra e la schifezza che ci ho spiattellato sopra... oh... ma che... è come l’ombra di Peter Pan! Si muove da sola... e... si sta dissolvendo... fra le altre... oh... e ora… ora come faccio?

Sono indecisa se scoppiare a piangere come una bambina, svenire o chiamare la mamma. Occhieggio i piedi di Jon. Non vedo alcuna ombra. Lo guardo. Lui mi osserva con le mani affondate nelle tasche. Konstantin, invece, sembra proprio seccato.

Complimenti, ora ufficialmente un Dhampir” annuncia con voce distorta fissando un punto invisibile. Strofina le dita sulla fronte ed impreca a bassa voce, guardando l'amico. “Ho detto 'porca puttana'!”

Ti ho sentito e ti ho ignorato. Sapevi sarebbe accaduto, dovevi muoverti prima.”

Ma di cosa stanno parlando? Il cuore ha smesso di battere in quel modo assurdo ma io non ho smesso di piangere. Nessuno si cura di me, perciò tiro su il cappuccio della felpa, infilo le cuffiette nell'Ipod e prendo la strada di ritorno. E' assurdo che sia io a dirlo ma... voglio la mamma!

***

Ho fatto la doccia e sono di fronte all’armadio traboccante vestiti. Ogni due per tre, sbircio i piedi cercando la mia ombra. Ho provato a mettermi sotto la luce diretta, ma niente. Neppure un’ombrina piccina. Lo stomaco in subbuglio si è fermato. Ho lavato i denti due volte per cancellare il saporaccio dei succhi gastrici. Continuo a frugare fra gli abiti. Non ho niente da mettere. Perchè ho tutte queste felpe nere? La mamma si ferma sulla porta della camera, guardandomi incuriosita. Ha i capelli dorati (la sua parrucchiera è più brava della mia) e gli occhi verdi. Abbiamo altezza e numero di scarpe completamente differenti.

Stai cercando qualcosa?”

Qualcosa che non indosso tutti i giorni…” mugolo, chiudendo l'anta.

La mamma molla la cesta vuota nel corridoio ed entra nella mia stanza. La sua ombra viene proiettata sul muro dalla luce della lampada. Se Jon ha ragione su tutto, ha ragione anche su Konstantin. Cazzo...

Ho il pomeriggio libero, possiamo fare un po’ di shopping insieme” mormora sedendo ai piedi del letto.

Sono anni che tenta di sgombrare il mio armadio e infilarci vestiti nuovi. Sono mentalmente e fisicamente debole per ribellarmi. Mi aggrappo alla sua proposta. Sembra più sensata delle rivelazioni del nero. “Ok…” sussurro decidendo di fare qualche ricerca su Internet. Mi fiondo verso di lei e poso la testa sulle sue gambe, come quando ero bambina. Lei resta interdetta, poi mi accarezza i capelli.

Ti voglio bene” sparo, aggrappandomi al bordino del suo golf. Lei struscia la mano più forte e mi scrolla la spalla. E' il suo modo di rispondere alla figlia adolescente che le da solo preoccupazioni.

***

Molto meglio, vero?” Sabine infila le mani nei capelli e li lascia spiovere sulle spalle. “Ti piace, cara?”

Non lo so. Mi sento strana, conciata così. I miei capelli hanno finalmente un taglio e un colore che, a sentire Sabine, si adatta perfettamente alla carnagione. Due ore fa ho vomitato roba nera e la mia ombra ha preso il volo. Non riesco a pensare ad altro. Annuisco per farla contenta.

Ora sistemiamo le sopracciglia e poi passiamo alle mani.”

Auguri, penso restandomene buona sulla sedia inclinata mentre mi sfoltisce le sopracciglia. Le mie unghie sono un incubo. La mamma ha colto al volo l’occasione di sbarazzarsi della vecchia me ed io la sto lasciando fare perché sono troppo stordita dagli avvenimenti. Essere un Dhampir ha degli obblighi? Devo attrezzarmi di paletti e mettermi ad uccidere vampiri? Ma poi esistono davvero, i vampiri? Finchè non vedo i famigerati denti, non ci credo.

Quando usciamo dal centro estetico, le sopracciglia sono la metà, le unghie fanno un po’ male e continuo a pressare i polpastrelli fra loro. Ci hanno spalmato un gel sopra e le hanno cotte in un fornetto, tipo quello delle bambole. L’aiutante di Sabine ha detto che non poteva fare un granché al momento, ma che bastava farle crescere un mese o due per ottenere una manicure decente. Mi piacciono e non mi fanno sentire a disagio, perciò sono ok. Volevano farmi la ceretta ma ho rifiutato. Non voglio disperdere pezzi di me per tutta la città.

Quando entriamo nel centro commerciale, la mamma mi tira da tutte le parti. Non ho idea di cosa mi stia bene e cosa no. Io non indosso quella roba attillata, solo vecchi jeans stra-usati e t-shirt. Ehi, questa scollatura non è troppo profonda? “Mamma, bastano un paio di je…”

La genitrice mi fulmina con un’occhiata ed io chiudo la bocca. La commessa è giovane e mi passa leggings, stivaletti bassi e maglietta lunga con cintura annessa. Li provo, arresa ad una forza superiore. Lo specchio dice che sto bene. Passo le mani fra i capelli e le unghie nuove dal gel profumato brillano un poco. Sono carina. Prendo tutto quello che mi ha suggerito la ragazza ed esco dal negozio con un sorriso stupido. Sono carina!

***

Smetti di ridere!”

Fin ha i crampi allo stomaco e nessuna intenzione di fermarsi. Ho quasi smesso di pensare ai due sciroccati e alla storia dell’ombra, ho scroccato alla mamma il permesso di uscire per una pizza con l’apprendista strega, ma non mi aspettavo che si comportasse come le stronzette del liceo. Le mollo un calcio sotto il tavolo.

Ahio! Mi hai fatto male, stronza!”

Mi fai sentire ridicola!” sibilo. “Dovevo fare qualcosa di drastico per uscire dal mio maxi coma!”

Uniformarti alla massa la chiami terapia shock?”

Stai bevendo Coca Cola, non per dire. Attacco la pizza e la mastico velocemente, sperando di smaltire il nervosismo per tutte quelle novità. “Tu che studi da strega, sai niente di vampiri e cacciatori di vampiri?”

Non mi interesso di quelle cazzate. E’ uscito un nuovo film al cinema con quell’attore che ti piace tanto?”

Quant’è acida oggi! “Era tanto per fare conversazione...”

Tu non parli se non hai qualcosa da dire.”

E ne avrei di cose da dire, penso smettendo di masticare. La guardo, indecisa. Fin raccoglie una rotella di wurstel caduta dalla fetta e la ficca in bocca. Sono tentata ma lascio perdere. Non capirebbe. Non ci ho capito niente neppure io.

***

Mi rovino gli occhi sul cellulare per cercare le notizie su Internet. Non ho un pc, non ne ho mai avuto bisogno. Non ho neppure un profilo Facebook perché non avrei amici da inserire. Solo Fin e Melanie. Di storielle sui vampiri ne trovo a bizzeffe e, a quanto pare, basta accendere la tv per incappare nella serie del momento. Dei Dhampir si parla poco. Non vanno ancora di moda. Scopro che il vampiro del folclore serbocroato è una specie di maniaco sessuale ed e' in grado di avere figli. Qualunque colpo vibrato da un Dhampir contro un vampiro e' mortale. Spesso muore il Dhampir stesso, in altri casi "muore" unicamente il mezzo vampiro che e' in lui, ed egli torna a essere un normale essere umano. Il sangue di un Dhampir è acido, perciò non corre il rischio di essere morso.

E' per quello che Konstantin era così seccato? Mi aveva messo gli occhi addosso? Certo, devo essere una tentazione, cicciottella come sono. Mi addormento sopra le coperte e quando mi sveglio, è sabato mattina. Sono ancora carina. Le unghie sono ancora attaccate alle mie dita. I vestiti nuovi sono appesi nell'armadio che mamma ha provveduto a svuotare dopo cena. La vecchia me giace ordinatamente piegata in tre sacchi dell'immondizia neri, in attesa di essere portata al macero. L’ombra è sempre assente. Se ci penso, mi viene da piangere. E' meglio fare colazione…

La telefonata di Konstantin giunge mentre sto vestendomi. Mi chiama altre due volte, prima che decida di rispondere. “Ciao...”

>Stai bene? Hai dormito un po'?<

Sì…” borbotto ferma di fronte allo specchio, scrutando le mie reazioni. Sono arrossita e non fa così caldo. Che gli importa della mia salute?

>Dobbiamo parlare, ti aspetto al parco<

Sgrano gli occhi e li giro nella stanza. “Non... non possiamo parlare qui... adesso?”

Non risponde. Mi sa che questo si è fatto dei piani che sto mandando all'aria. “Non puoi dirmelo per telefono?”

>Non avrai mica paura di me?<

Un po' sì. Comincio a credere alle cose che mi hanno detto. Siedo sul letto e dondolo le gambe. “Mh...”

>Oh, ma dai!<

Mh... ok...” mugugno poco convinta. Magari mi porto una treccia d'aglio dietro. “Però non al parco...”

***

Il negozio di dischi vintage ha appena aperto. Quando entro, l'odore delle vecchie copertine mi rimette a posto col mondo. Mi sento a casa. Che strano, non ho mai prestato tanta attenzione ai luoghi, prima di oggi. Konstantin arriva mentre sto studiando la scaletta de The Immaculate Collection di Madonna. Mi guarda, fa una panoramica dell'interno e torna fuori. Guarda l'orologio e affonda le mani nelle tasche, sbirciando il via vai delle persone. Non mi ha riconosciuto? Poso l'album che comunque non potrei comprare ed esco fuori. “Ehi.”

Sento il suo sguardo fare su e giù. Alza un sopracciglio e si schiarisce la voce. “Ehi.”

C’è stato un incidente con un negozio e la carta di credito della mamma…” borbotto tirando indietro la frangetta che hanno allungato artificialmente. Prima era un mozzicone di tre centimetri. “Faccio schifo?”

Stai bene.”

Non si direbbe da come mi guarda. “Bugiardo!” sbotto dandogli una spallata e tornando nel negozio di dischi. Riprendo a frugare nel mio reparto preferito. “Di cosa volevi parlarmi?”

Non giunge risposta, perciò mi volto e lo scopro assorbito nello studio della biografia di Lou Reed. Era era proprio pressante questo bisogno di parlare...

***

Non posso leggerti nel pensiero. Non più.”

Ci abbiamo messo un po' ad arrivare a quel punto. Ci abbiamo girato intorno finché non è stato più possibile rimandare. Tiro una riga sul blocco e passo alla richiesta successiva. Me le sono appuntate, le domande. “Ti sbottoni anche se siamo in due fazioni diverse?”

Non stai facendo le domande giuste.”

Tipo quanti anni hai e quante donne hai avuto?” mormoro posando il blocco sul tavolino del Mc Donald's. “Non credo siano affari miei.”

Tipo da dove vieni, chi sono tuo padre e tua madre, che cosa succede se un vampiro ti morde…”

Succhio un po' di shake alla fragola e sfoglio una pagina indietro. “Muore avvelenato dal mio sangue” recito tappando col polpastrello l'entrata della cannuccia. La estraggo dal bicchiere e succhio il liquido pastoso dall'estremità opposta. Konstantin mi guarda con le sopracciglia aggrottate. Che c'è? Lo shake lo inghiotto così, allora?

Conosci i miei genitori?”

Sì.”

Sono vivi?”

Entrambi.”

Wow! “Stanno insieme?”

No.”

Perché mi hanno dato in adozione?”

Per un buon motivo.”

Conosci il motivo?”

Se smetti di pomiciare con quell'affare, te lo dico.”

Eh?! Sgrano gli occhi e guardo il bicchiere. Infilo la cannuccia nell'apposito foro e sposto il bicchiere da un lato, spiandolo da sotto la frangetta. Konstantin sbuffa e si addossa alla sedia, allungando le gambe. I suoi jeans mi sfiorano i polpacci provocandomi un brivido. Ricordo come sono vestita: maglia lunga un po' scollata, calzoncini svasati, calze pesanti e stivaletti, una combinazione scelta dalla commessa e approvata senza indugi dalla genitrice. Sulla sedia accanto alla mia penzola una giacchetta dal taglio corto e una borsetta poco pretenziosa. Ho un braccialetto rigido al polso sinistro e un anello al medio destro. E' l'unico dito su cui tolleri portare anelli. Non ho i buchi alle orecchie. Non credo li farò, in futuro. Mi concentro sul presente: ho le unghie smaltate, i capelli con un taglio vero, sono più magra di una settimana fa. C'è un ragazzo carino in mia compagnia. “Il nostro bacio era un’illusione mentale?”

Purtroppo.”

Ho sentito bene? Ha detto purtroppo?

Konstantin sospira e sposta il tavolo da un lato. E' di metallo, pesa parecchio e lui ha usato una mano sola. Afferra la mia sedia e mi tira verso di se. “Non posso baciarti davvero, sei velenosa.”

Io... io non sono velenosa...” bisbiglio sentendo gli occhi riempirsi di lacrime. “Stronzo...”

Non è una cattiveria, è la pura verità.”

Jon appare dal nullo, provocandomi un altro colpo al cuore. All'improvviso la giornata è rovinata e tutto il buonumore volatilizzato.

Avevamo stabilito di non incontrarla separatamente. L'avevamo fatto o no, Konsta?”

Tu l'hai proposto, io non ho mica acconsentito!”

Guardo Konstantin furiosa e poi fisso il nero che è seduto sulla mia giacchetta. “Io non sono velenosa e voi siete solo due grandissimi stronzi!” esclamo tirando indietro la sedia. “Vi odio!”









  
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