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Autore: Manu5    03/12/2013    19 recensioni
-“Sei veramente un’idiota!!!”
- “E tu una petulante ragazzina!!!”
- “Non ti permettere sai…”
-“Altrimenti che mi fai?” “Sto’ tremando di paura guarda…” mi disse con tono spavaldo.
- “Questo!!!” E presi dal corridoio il cestino vicino ai distributori con dentro ogni sorta di schifezze tirandoglielo addosso.
Walter e Monica proprio non si sopportano, il diavolo e l'acqua santa li chiamano ridendo a scuola. Ma cosa succederrebbe se un preside un po' strampalato li costringesse con l'inganno a fingersi una coppietta felice per vincere una scommessa?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAP.  15  VENDETTE

POV MONICA

Martedì h. 15.00 circa. Erano passati ormai due giorni “dall’accaduto” e adesso me ne stavo spaparanzata sul mio letto intenta a contemplare il mio interessantissimo soffitto continuando a rimuginare a come la mia vita fosse drasticamente cambiata.
In meno di 24 ore ero diventata la ragazza di Molinari o peggio la ragazza della settimana di Molinari ovvero la puttanella che si sbatteva in quel momento. Perché Walter Molinari non aveva mai avuto a memoria d’uomo, una ragazza fissa quindi accettare che io, la sua “nemica giurata” lo fossi diventata era alquanto improbabile. Forse questo nel loro geniale piano d’azione era stato tralasciato. Così adesso ero quella che “ finalmente ha ceduto perché d’altronde con un figo così anche la perfettina Monica Laboni ha ascoltato gli ormoni” e la cosa mi mandava in bestia. Per di più lo stronzo per eccellenza, alias il mio attuale ragazzo aveva pensato bene di farsi venire la febbre e darsi malato (ma conoscendo il tipo sicuramente era una scusa) lasciandomi così completamente sola ad affrontare l’uragano Gossip che si era abbattuto sulla nostra scuola. Lo odiavo con tutte le mie forze, però lo stronzo baciava da Dio. Cazzo!!
 
  • “Ci stai ancora pensando?” Una voce improvvisa interruppe le mie riflessioni. Voltandomi verso la porta trovai Valeria che mi osservava incuriosita. Da quanto tempo era lì?
  • “Già.” Sospirai. Ormai era inutile negare con lei dopo tutti i piagnistei che le avevo riversato addosso.
  • “E…?” chiese avvicinandosi al letto.
  • “E niente!! Cosa dovrei fare? Sai meglio di me che ho le mani legate.”
  • “Se per mani legate intendi che sei la ragazza di Walter Molinari vorrei averle io.”
  • “Non sei spiritosa.”
  • “Non volevo esserlo.” Ribatté lei “Insomma che te ne frega? Sei la ragazza più invidiata della scuola, te ne rendi conto?”
  • “Ma io non voglio essere invidiata perché sto’ “falsamente” insieme a Molinari cazzo!!” sbottai alzandomi di scatto dal letto.
  • “Ma insomma che problema c’è? Prendila come un gioco e ridici sopra. Cos’è che ti brucia così tanto?” Cavoli certe volte con Valeria proprio non si riusciva a ragionare.
  • “Possibile che non capisci?” urlai “Mi brucia il fatto di essere passata per la zoccola che non sono, quella che gliel’ha data subito.” Sbraitai calcando su queste parole percorrendo a grandi passi camera mia “Mi brucia che in tutta questa storia, lui ne sia uscito vincitore e io umiliata. Mi brucia il semplice fatto che lui esista! E poi…..” esitai sospirando.
  • “E poi?” domandò Valy.
Scrutandola in volto intuii che era riuscita a portarmi proprio dove voleva. Oh, al diavolo! Era pur sempre la mia migliore amica.
 
  • “E poi soprattutto mi brucia che Molinari baci da Dio cazzo!!” sbuffai accigliata rigettandomi sul letto.
  • “Lo sapevo, lo sapevo.” Decretò eccitata battendo le mani “Te l’avevo detto che se…”
  • “Falla finita ti prego.” La interruppi immediatamente. L’ultima cosa di cui avevo bisogno era che Valeria partisse con una delle sue solite paternali su me e Molinari.
  • “D’accordo. “ sbuffò “Ma quindi che intendi fare adesso?” mi chiese tornado seria.
  • “Niente.” Sbuffai “Cosa vuoi che faccia?”
  • “Potresti sempre vendicarti ….” Mi suggerì con fare cospiratorio.
  • “E in che modo?” Chiesi curiosa.
  • “Sei o no la migliore redattrice del nostro giornalino scolastico?”
  • “E allora?” domandai incuriosita non riuscendo a capire dove volesse andare a parare.
  • “Oh tesoro mio, quanto sei ingenua. Per fortuna che ci sono io.” Sospirò “Da quanto tempo il giornalino scolastico sogna di fare uno scoop su Walter Molinari – bello e dannato -? E chi meglio della sua ragazza potrebbe raccontarne la verità? O la sua personale interpretazione di essa?”
  • “Valeria sei un genio.” Esclamai  abbracciandola di slancio. “Vado subito a telefonare a Viviana.”
POV WALTER  

La festa per il mio diciannovesimo compleanno era stata un autentico disastro. A questo pensavo mentre camminavo svogliatamente verso la mia scuola dopo aver parcheggiato la mia adorata moto. E pensare che ci avevo messo il massimo impegno per mandare fuori dai coglioni tutta la mia ingombrante famiglia. Nelle mie pianificazioni mentali avrei dovuto scoparmi Giulia, Claudia  o Sonia, due delle quali mancavano alla mia personale collezione. Invece nulla! Un coglione, ero stato un coglione! E tutto per colpa sua. Ripesandoci quando mi andava storto qualcosa c’era sempre di mezzo quella brutta stronza, quella bella stronza mi corressi, quella bellissima stronza dannazione, mi ri-corressi. O.K. era molto bella ammisi, ma aveva un carattere impossibile, almeno con me.
E adesso questa sottospecie di istrice spinoso era, agli occhi di tutti, la mia ragazza e probabilmente mi aspettava con un pugnale nella cartella pronta a conficcarmelo nella schiena poiché , sempre per colpa sua che mi aveva costretto a  passare la notte sotto il getto dell’acqua gelata mi ero buscato un’influenza con i fiocchi e avevo lasciato lei ad affrontare la fossa dei leoni da sola.
Ale e Yuri mi avevano descritto la settimana come un crescendo di pettegolezzi che degeneravano nelle situazioni più assurde. E Monica Laboni? A detta loro girava per i corridoi come un cobra velenoso che attende la sua preda, tanto che nemmeno mio padre pur rodendosi di curiosità, l’aveva avvicinata.
Se tutto questo in altre circostanze mi avrebbe fatto divertire da matti oggi ero un po’ nervoso perché ora che stavamo insieme, mica potevamo saltarci al collo come avevamo sempre fatto in un crescendo di insulti e male parole. Ma perché mi ero lasciato convincere a fare questa cazzata? E soprattutto perché i suoi baci mi sconvolgevano così tanto?
Entrando nell’edificio scolastico con la mia solita sicurezza, intuii finalmente l’esatta portata della faccenda. Ogni essere respirante aveva gli occhi puntati su di me, chi sorridente, chi malizioso, chi semplicemente curioso. Ero certo che tutti speravano di essere tra i fortunati ad assistere al nostro primo “incontro ufficiale”. E anch’io mi domandavo cosa sarebbe successo, probabilmente una carneficina che avrebbe mandato subito a puttane tutta la nostra messa in scena.
Appena svoltai sul corridoio della mia aula, Ale e Yuri mi corsero praticamente addosso placandomi ai lati nella loro migliore mossa di football americano e trascinandomi di peso nei cessi.
 
  • “Non t’incazzare.”
  • “Non t’incazzare.” Cominciarono come un mantra sotto i miei occhi sbigottiti.
  • “Respira.”
  • “Respira bene cercando di far entrare più aria possibile nei polmoni.”
  • “Si può sapere che cazzo avete? Sembrate due psicopatici.”
  • “Non t’incazzare Walter” esordì nuovamente Ale
  • “Ricordati che adesso è la tua ragazza.” Oh no, pensai intuendo il soggetto della frase.
  • “Lei non è la mia ragazza!” sottolineai minaccioso.
  • “Non mandare tutto a puttane o.k.?”
  • “Non puoi picchiarla. E’ comunque una ragazza.”
  • “Oh insomma cazzo! Mi volete dire che c’è?”
  • “Stamattina è uscito il giornalino.”
  • “E allora?”
  • “Beh ecco … parla di te.”
  • “Sai che novità. Parlano sempre di me.”
  • “Ecco appunto. Quando finisci di leggere conta almeno fino a 100 prima di uscire di qui. O.k.?” disse Yuri tirando fuori dal giubbotto il giornale incriminato.
Non appena i miei occhi si posarono sulla pagina di copertina la bile mi arrivò dritta in gola, ma non fu nulla rispetto all’articolo vero e proprio.

WALTER MOLINARI: UN DURO DAL CUORE TENERO
Siamo abituati a pensare a Walter Molinari come un cavaliere oscuro, bello e impossibile, stronzo per eccellenza. Insomma quello che più ci tratta male più ci fa battere il cuore. La storia che voglio raccontare non è niente del genere. Io desidero  raccontare la verità di come dietro quella maschera da duro ci sia un piccolo cucciolotto tanto bisognoso di coccole.
Lui è tenero, dolce, sensibile, ed io ho ceduto dopo innumerevoli mazzi di rose, cioccolatini, paroline dolci, lettere d’amore di cui nessuno doveva sapere per non rovinare il personaggio. Ma ora che lui è solo mio, che bisogno c’è di tenere segreto il vero principe nascosto in lui?
Walter è un ragazzo dal’altri tempi e timidissimo nel privato. Lui mi ha rispettata e non mi ha mai forzata a fare nulla neppure sabato scorso quando mi sono ritrovata ubriaca fra le sue braccia. Pensate che si vergogna persino di prendermi per mano soprattutto in pubblico. Ha detto che mi aspetterà anche se passeranno mesi lui ci sarà sempre.  Quando mi ha chiesto di diventare la sua ragazza si è messo in ginocchio.
Tutto ciò per farvi capire che le apparenze ingannano.
Monica Laboni ( in Molinari)

Quando terminai la lettura di questa cosa stritolai quel giornaletto con una sola mano immaginando di avere tra le mani il collo della “mia ragazza”.
 
  • “Forse è meglio fino a 300.” Osò dire Ale  preoccupato che potessi commettere un reato.
  • “Quella stronza viscida put…” sbottai colpendo con un pugno contro la porta di uno dei bagni, proprio dove un povero pirla aveva scritto: Monica Laboni sei una figa da paura. Oddio com’ero patetico,  nonostante tutto non riuscivo neppure a darle della puttana.
  • “Quello non puoi proprio dirlo.” Intervenne Ale dando voce ai miei pensieri.
  • “Ma vaffanculo.”
  •  “Walter, cerca di calmarti. Fra due minuti inizia la prima ora e non puoi venire in classe in questo stato. “
  • “Avete ragione. Facciamo così, prima vado a strozzarla poi vengo in classe.” Affermai deciso prendendo la porta.
  • “Ma sei pazzo.” Mi bloccarono mentre stavo uscendo dai bagni.
  • “Non fare cazzate Walter.”
  • “Quella scema mi ha fatto passare per un povero sfigato.”
  • “Come tu l’hai fatta passare per una puttanella da una botta e via.”
  • “Ma il piano prevedeva che poi mi sarei comportato in maniera differente per far capire a tutti che era “la mia ragazza”.” Mimai tra virgolette.
  • “Ma lei questo non poteva saperlo poiché abbiamo deciso tutto noi mentre dormiva incosciente nel tuo letto.”
  • “Ma da che cazzo di parte state voi due?” chiesi allibito.
  • “Dalla tua, ma stimiamo profondamente “la tua ragazza” E scoppiarono a ridere.
  • “Beh devi ammettere che la tipa ha le palle.” Sentenziarono ghignando.
  • “Andate a cagare, tutte e due.”
Sapevo che i miei amici si stavano divertendo un sacco vedendomi in questa situazione; d’altronde come biasimarli? Ma io li avrei presi a ceffoni entrambi. Le mie recriminazioni vennero però interrotte dal suono della campanella che segnalava l’inizio delle lezioni.  
D’accordo bella stronza, - ops volevo dire amore mio -  ci vediamo all’intervallo.  Del resto la vendetta è un piatto che va consumato freddo.

POV MONICA

La mattinata era stata piuttosto noiosa. Tutte materie di interrogazioni che io avevo già brillantemente sostenuto, per cui l’avevo passata ripassando qua e là mentre mi perdevo nei miei pensieri.
O.k. ammettiamolo, ero un po’ preoccupata per l’uscita del giornalino. Quella che doveva essere una trovata geniale dettata dall’istinto adesso che la rabbia era sbollita mi sembrava una madornale cazzata. Non avrei dovuto scrivere tutte quelle stronzate su Walter Molinari. Già lo vedevo con un  ghigno malefico mentre appiccava il rogo sul quale mi stava bruciando viva. Avevo anche provato ad espiare le mie colpe, ma quando pentita come una ladra avevo richiamato Viviana pregandola di sospendere l’uscita del mio articolo, mi aveva risposto che era già andato in stampa e non poteva fare più niente.
La mia tensione era poi salita alle stelle non appena dalla finestra della mia aula vidi arrivare bello come il sole, il diretto interessato. Dunque la febbre era passata, lo stronzo era  tornato e oggi quindi ci sarebbe stata la resa dei conti. Spesavo solo nella maniera più discreta possibile e con poco spargimento di sangue.
Quando la campanella dell’intervallo suonò mi colse completamente di sorpresa e trasalii  spaventata.
 
  • “Nervosetta eh?” sorrise Valy alzandosi dal banco.
  • “No, perché?” chiesi fingendo una sicurezza che non avevo.
  • “Moni, guarda che stai parlando con me. “ mi ammonì con lo sguardo “Hai cambiato colore non appena stamattina  l’hai visto arrivare da quella finestra.”  
  • “Hai ragione Valy, adesso che faccio?” domandai  allarmata. Ormai era inutile mentire, almeno con lei.
  • “Non lo so’”
  • “Secondo te sarà incazzato?”
  • “Da uno a dieci … fammi pensare … probabilmente cento!”
  • “Ottimo” sospirai.
  • “Magari invece l’ha presa con ironia.” Sorrise
  • “Così non mi aiuti sai. Dopotutto l’idea è stata tua!”
  • “Ma non pensavo ci andassi giù così pesante.!”
  • “Ho esagerato vero?” domandai titubante.
  • “Beh vedi un po’ tu … Hai dichiarato che il puttaniere della scuola è in realtà un povero sfigato.”
  • “Volevo solo vendicarmi un po’..”
  • “E  adesso accetta le conseguenze del tuo gesto.”
  • “Oh basta tergiversare!” sentenziai uscendo dall’aula “Lo affronterò a testa alta come ho sempre fatto. “
  • “Sicura?”
  • “Certo! Gli farò un bel discorso ne quale spiegherò con calma, possibilmente in privato,  le ragioni che mi hanno portata a compiere un gesto simile.”
  • “E pensi che a Walter gliene fregherà qualcosa?” Domandò scettica.
  • “Beh se proprio necessario gli chiederò scusa.” Sospirai sconsolata.
  • “E pensi che le accetterà?! “
  • “Non lo so’!” sbottai “ Dopotutto sei tu quella che c’è andata a letto insieme per davvero. Dovresti conoscerlo meglio di me.” Affermai non senza una punta di gelosia.
  • “Bene, allora posso darti un consiglio?”
  • “Spara.”
  • “Evita i posti isolati perché stavolta potrebbe seriamente metterti le mani addosso. E non intendo per fare sesso.”
Nel frattempo immerse in questo discorso di elevato spessore culturale ci eravamo portate sul corridoio centrale dirette alle macchinette. Se fossi stata più avvezza a gestire certe situazioni, se avessi avuto più dimestichezza a trovarmi al centro dell’attenzione avrei subito percepito che qualcosa non andava. Forse il troppo silenzio per essere la ricreazione o la troppa gente  accalcata sul nostro corridoio come se fosse l’unico spazio vitale della scuola potevano essere considerati campanelli d’allarme, ma io al momento non ci avevo badato. 
Quello che invece mi mise completamente al tappeto furono due lame verdi smeraldo che mi trafissero da parte a parte bloccandomi sul posto. Il timido cucciolone bisognoso di coccole mi stava incatenando al pavimento del corridoio con occhi di fuoco. E mentre lui avanzava verso di me con passo sicuro, io non riuscivo più neanche a respirare. Tutto si fece caldo, molto caldo! Perfino l’aria intorno a noi si era surriscaldata. Nessuno mi aveva mai guardata in quel modo. Solo nei romanzi ti  guardano così.
Mi stava squadrando dalla testa ai piedi indugiando su ogni piega del mio corpo. Con la forza del pensiero stava incendiando i miei vestiti. Faceva saltare uno dopo l’altro tutti i bottoncini della mia camicetta scoprendomi l’intimo e senza ritegno alcuno mi sbottonava i jeans. Ma era pazzo? Lì, in mezzo al corridoio della scuola. Monica cazzo. E’ solo frutto della tua immaginazione.
Ma con la testa mi aveva spogliata, ne ero certa! Come poteva uno sguardo farmi sentire così nuda? Era vicino, troppo vicino ed io ero completamente in sua balìa. Non riuscivo a muovermi, non riuscivo a parlare … che ne era stato del mio fantastico discorso?
Quando il timido principe mi appoggiò le mani sui fianchi mi sgretolai decretando la mia resa totale ed incondizionata perché sentire le sue mani sul mio corpo nonostante il sottile strato di stoffa che mi ricopriva, mi incendiò a dismisura il basso ventre. Ma non feci in tempo a soffermarmi troppo su queste sensazioni, perché le sue labbra si posarono sulle mie esigenti e folli, lussuriose ed implacabili. Mi costrinse quasi con forza  a schiudere le labbra infilandomi la lingua in bocca cominciando una danza senza fine. Per fortuna che aveva vergogna solo a prendermi per mano in pubblico.
Non ero io che lo stavo baciando in quel modo davanti a tutta quella gente senza preoccuparmi dei professori; era il mio alter ego cattivo che preso da quel vortice di emozioni si stava lasciando trasportare all’indietro passo dopo passo, finché le mie gambe toccarono quella che probabilmente era la cattedra della bidella che pregai con tutte le forze fosse andata a farsi un giro il più lontano possibile da lì.
Era un’altra Monica quella che si era lasciata adagiare seduta su quel maledetto tavolo e che adesso spinta dal suo torace si sdraiava su di esso. Era probabilmente la mia sosia sessualmente repressa quella che gli permise di sbottonarmi – stavolta per davvero – l’ultimo bottoncino della camicetta scoprendomi l’ombelico e lasciando passare le sue dita sotto la stoffa. Da parte mia arpionai il legno della cattedra per impedirmi di affondare le mani tra i suoi capelli che ripensandoci non avevo mai toccato. Sarebbe stato troppo umiliante anche se peggio di così solo Dio sapeva cosa poteva succedere.
Pochi minuti dopo si staccò da me lasciandomi senza fiato. Come se nulla fosse successo lo stronzo si rialzò rivolgendosi più agli spettatori che alla sottoscritta e  con un sorriso falso come Giuda esclamò:
 
  • “  Ciao Amore. Stamattina non ero ancora riuscito a salutarti come si deve! A dopo.”
E se ne andò come se quello spettacolino osceno fosse una cosa normale. Quando Valeria si avvicinò ero ancora sdraiata a pancia in su sulla cattedra della bidella mentre regolarizzavo il respiro e cercavo di capire come ricostruire pezzo dopo pezzo la mia dignità perduta.
 
  • “Complimenti. Ottimo discorso.” Proferì quando rialzandomi incrociai i suoi occhi ridenti.
  
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