Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: live in love    04/12/2013    2 recensioni
" Certe persone sono come un famoso ritratto: per comprendere l'insieme si deve comprendere la sfumatura di ogni pennellata "
Tratto dal Prologo:
[ - Mi dispiace signorina Cornelia - afferma con finta voce costernata, continuando imperterrito a fare il suo lavoro.
Indignata al massimo avvampo violentemente, scoccandogli un'occhiata al vetriolo che spero lo faccia definitivamente tacere.
Mi ha chiamato con il mio secondo nome! Penso irritata al massimo dalla sua persona, così tranquilla e ironica da risultare arrogante.
- Emma - lo correggo asciutta e stizzita, pervasa da un imponente voglia di picchiarlo.
Tentando di placare i miei istinti omicidi lo guardo male, di sbieco, mentre ridacchia divertito.
- In ogni caso, Emma, ho fatto medicina non scuola di estetica - ribatte lui, calcando volutamente sul mio nome e conferendogli un alone quasi sarcastico. ]

------------
Mia prima storia originale.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 16


Bolla di sapone







Un leggero solletico, piacevole e fastidioso al tempo stesso mi fa riemergere dal tranquillo torpore in cui ero sprofondata priva di alcuna remora, un principio di stanchezza insinuatosi dentro di me senza pietà.

Tiepido ed impregnato di quiete scivola lentamente via, affievolendosi mentre questa sensazione, al contrario, si acutizza, diventando più nitida ed audace.

La mia mente riprende placidamente a funzionare, ritrovando silenziosamente un minimo di lucida razionalità mentre tento di comprendere cosa me lo causi.

Rilassata e totalmente sprofondata nella vasca da bagno mugolo appena, una gamba piegata e una distesa mentre un polpastrello lambisce la porzione di pelle sopra il ginocchio, percorrendola e facendomi riconoscere contemporaneamente il suo tocco.

Confusamente irritata arriccio le labbra, ancora lievemente gonfie, piegandole appena in una strana smorfia mentre mi muovo sul posto, provocando un leggero ondeggiare dell'acqua calda e profumata intorno a me.

Un'onda più poderosa delle altre mi bagna maggiormente il seno, nudo ed esposto, stuzzicandomi i capezzoli subito inturgiditi dall'aria fresca nonostante il riscaldamento.

È, però, nuovamente il suo sfiorarmi ad attirare la mia attenzione, catalizzandola totalmente.

Può un semplice sfioramento essere così erotico da farmi impazzire? Mi chiedo distrattamente, decretando subito dopo che, si, può esserlo.

I miei ormoni, di nuovo svegli e per nulla sopiti nonostante il nostro rotolarci tra le lenzuola di qualche ora fa, si palesano più sfacciatamente, facendomi sentire priva di equilibrio, come se mi stessi lentamente sciogliendo tra le sue mani.

Dopo che Andrew ha finito il suo turno all'ospedale, infatti, siamo partiti per un weekend fuori porta, pochi chilometri distante da New York.

Persistendo nel tenere gli occhi chiusi sospiro, il corpo caldo e invitante di Andrew alle mie spalle che mi accoglie senza la minima esitazione, non facendo altro che acutizzare il mio senso di sottile eccitazione.

Le immagini, difatti, di cosa è accaduto subito dopo, dei nostri gesti vogliosi e di come abbiamo fatto l'amore mi travolgono, proiettandosi davanti a me e finendo per tendermi appena.

Più di una volta, torturo il mio labbro inferiore con i denti, compiaciuta mentre tento di tenere sotto controllo la mia libidine. Cosa che risulta incredibilmente complicata l'attimo seguente, quando la sua carezza diventando più audace, scivolando sott'acqua e percorrendo quasi interamente la mia coscia.

Seduto dietro di me con le gambe leggermente allargate Andrew non dice nulla, rimanendo chiuso in un sibillino mutismo mentre l'acqua lo lambisce fino a metà petto.

Le sue dita si fermano poi qualche centimetro prima di raggiungere il mio inguine, facendomi trattenere bruscamente il respiro, che mi si spezza debolmente in gola. Il mio cuore, intanto, pulsa più forte nel petto, scalmanato e frenetico come non mai, pulsando vigorosamente il sangue nelle vene.

Improvvisamente accaldata fingo di non notare l'albore della sua eccitazione premere sfacciatamente contro il mio fondoschiena, stuzzicandomi languidamente.

A fatica deglutisco, rendendomi sempre più conto di come riesca a sconvolgermi con un semplice tocco.

Con la punta dell'indice indugia appena, compiendo disegni invisibili ed immaginari su di me, le mie guance che si arrossano maggiormente.

Soddisfatta, non riesco a trattenere il mio mugolio di apprezzamento, reclinando maggiormente il capo indietro fino a far scontrare la mia nuca contro la sua spalla nuda e muscolosa.

Mi ci appoggio, facendo aderire del tutto la mia schiena contro il suo petto sodo mentre alcune ciocche, bagnate e sfuggite al veloce quanto precario chignon in cui ho raccolto i capelli, si appiccicano al mio collo.

L'incedere del suo respiro si scontra contro di me nel momento stesso in cui il suo braccio libero si stringe intorno ai miei fianchi, provocando uno sciabordare dell'acqua, che sfiora pericolosamente il bordo in porcellana della vasca.

I nostri corpi bagnati e nudi sfregano ora in modo più sfacciato e voluttuoso, provocandomi una fitta di attrazione e benessere ineguagliabile.

Come se fosse scattata una scintilla, bruciante e guizzante, la fa divampare dentro di me, un solletico leggero e pressante al tempo stesso al bassoventre.

Lo stesso che fatico ad arginare, governare.

Ci pensa Andrew stesso, però, a richiamarmi dai miei torbidi pensieri con un debole mormorio.

- Dormi? - mi chiede, una punta di allegra malizia che rende ancora più roca e bassa la sua voce, piacevolmente sensuale.

Senza dire momentaneamente nulla scuoto il capo, sfregandolo contro di lui, in segno di diniego.

- No – do voce al mio gesto appena percepibile – Anzi, sono particolarmente sveglia – ridacchio allusivamente subito dopo riferendomi al mio evidente stato di eccitazione, schiudendo contemporaneamente gli occhi.

Anche se non posso vederlo, intuisco il suo sorriso malizioso e sbarazzino inclinargli la bocca, conferendogli un'aria affascinante.

Davanti a me, avvolta da una lieve penombra appena intaccata dalla luce soffusa e calda che ha impostato Andrew, si apre la stanza, i sanitari in porcellana bianca e lucente che riprendono il lavandino, sormontato da un ampio specchio dalla cornice metallica appeso sulla parete azzurra.

Il mobilio del bagno è poi completato da un mobile a due ante in legno scuro mentre il muro opposto è occupato unicamente dalla vasca in cui siamo comodamente sprofondati.

Come se fossimo avvolti da una sorta di bolla, confortevole e calda che ci distacca dal mondo.

La sua lieve risata giunge nitida contro il mio orecchio l'attimo seguente, scontrandosi contro di me e provocandomi una fitta di sordo piacere nell'udirla.

- Sei tu che hai voluto fare un bagno caldo nel cuore della notte - mi sbeffeggia dolcemente Andrew, baciandomi subito dopo il collo in modo decisamente poco casto, un colpo basso per i miei ormoni scalmanati.

Mi tendo appena, irrigidita da un principio di desiderio che aumenta attimo dopo attimo, diventando più intenso mentre lui allude alla mia proposta di fare un bagno caldo nonostante siano le due e mezza di notte passate.

Un sorriso spontaneo mi vela la bocca nel momento stesso in cui la mia mente viene attraversata dal ricordo della mia proposta, i nostri corpi nudi ancora avvinghiati e sudati tra le lenzuola.

- Anche se non mi spiace affatto averti nuda addosso – mormora ridendo compiaciuto, rafforzando la sua presa sul mio corpo, la mano ancora ferma sulla mia coscia.

Il suo respiro caldo e pacato mi solletica la pelle umida della spalla, provocandomi i brividi.

Una ondata di pelle d'oca, infatti, mi travolge in pieno, uno sconquassamento di emozioni che mi attanaglia lo stomaco sotto forma di una morsa dolce e piacevole.

Divertita, ridacchio appena, lusingata dal complimento che nascosto nella sua battutina.

- E' una cosa molto intima – affermo invece io in risposta dopo una manciata di secondi, rendendomi conseguentemente conto di quanto lo sia realmente.

E mi piace terribilmente, prendo un respiro profondo, realizzandolo e gonfiando il petto, permettendo all'ossigeno di insinuarsi nei miei polmoni.

Senza dire nulla Andrew annuisce, appoggiando le labbra sulla mia guancia l'attimo seguente, nulla di innocente o tranquillo in questo contatto.

Scombussolata socchiudo gli occhi, godendo appieno della sua vicinanza mentre mi rendo conto che sono cose uniche, che mi fanno stare bene.

Un pensiero dispettoso, diverso, mi attraversa la mente, irritandomi in modo sottile ma concreto subito dopo, apparendo incomprensibile e illogico.

Con quante altre avrà condiviso questa situazione intima o una simile? Mi chiedo, scombussolata e sorpresa io stessa da questa riflessione così inconsueta e irrazionale, istintiva.

Deglutisco, mentre questo quesito persiste nel martellarmi in testa, stuzzicandomi e turbandomi contemporaneamente. Insinua sottili domande e instancabili, dubbiose risposte che risultano, però, unicamente delle ipotesi, la curiosità che si insinua tra le pieghe della mia mente.

Mi assorbe, creando un grumo di sentimenti e sensazioni che mi occludono la gola.

Indispettita stringo le labbra, riducendola ad una linea netta e decisa mentre mi stringo tra le spalle, non comprendendolo appieno e non riuscendomi a dare un risposta davvero soddisfacente.

Una lieve morsa mi attanaglia lo stomaco l'istante dopo, irrigidendomi fievolmente mentre combatto interiormente tra irritazione e interesse, una sensazione che cerca di prevaricare sull'altra ingaggiando una lotta.

Raddrizzo poi istintivamente la schiena, contraendomi contro il suo petto sodo mentre il bisogno di guardarlo in viso diventa più nitido e distinto dentro di me, subito però sovrastato dal fastidio di questo pensiero.

Ed è proprio questo, subito dopo, a far pompare più forte il sangue nelle mie vene, rendere una limpida necessità il mio volerlo. Mi spinge l'attimo seguente a ricercare semplicemente il suo calore, un contatto con lui che mi permetta di sopire tutti i pensieri, annientandoli.

Senza dire nulla, infatti, mi rigiro tra le sue braccia fino a ritrovarmi faccia a faccia con Andrew. I miei occhi incontrano i suoi, sorpresi e appena dilatati, solo per una frazione di secondo prima che i nostri visi si avvicinino repentinamente e le mie labbra scontrino le sue, incontrandole ed unendosi ad esse per un bacio fugace e leggero.

Appena percepibile mi permette di intuire il suo sapore, mentre un immediato senso di sollievo e leggerezza mi coglie, facendomi per un attimo spegnere la testa.

La scomodità della posizione in cui sono, una gamba piegata tra le sue e il fianco che preme dolorosamente contro il lato della vasca, passa in secondo piano istantaneamente, scacciata dalla dolcezza inaspettata di questo bacio.

Andrew risponde con la mia stessa intensità, appoggiando entrambe le mani su di me, sulla mia schiena nuda mentre io mi sento terribilmente esposta in questo momento, come se in qualche modo mi stessi offrendo a lui nel momento di maggior fragilità emotiva.

La quiete pacata che ci avvolge dura solo pochi attimi, però, dal momento che non appena ci allontaniamo quelle pressanti elucubrazioni tornano a farmi visita, tormentandomi sibilline senza alcuna pietà.

Mi offuscano nuovamente la mente, invadendola mentre il suo respiro caldo mi solletica il viso e i nostri corpi continuano a rimanere in contatto.

Sospirando debolmente contro le sue labbra mi muovo nuovamente su di lui, sistemandomi meglio mentre le persistenti domande dettate dalla gelosia mi martellano in testa, abbattendomi e spingendomi al tempo stesso a parlare e darvi voce.

- Chissà con quante sarai stato così... – bofonchio torvamente, il mio tono che esce più acido ed acuto di quello che avrei voluto, semplicemente chiara espressione del mio agitarsi interiore.

Basso e corrucciato, è, inoltre, venato da una punta di lampante allusione mentre gli manifesto totalmente il rimuginare che tanto mi sconvolge, deglutendo a fatica subito dopo.

L'espressione di Andrew muta velocemente, passando da illanguidita a dubbiosa e confusa sotto il mio sguardo un po' atterrito e un po' infastidito.

Non capendo probabilmente all'istante il mio stato emotivo agitato e il mio commento aggrotta interdetto la fronte, alcune ciocche di capelli umidi che la intaccano.

Visibilmente stordito mi rivolge uno sguardo stralunato, le sue dita che rimangono appoggiate sul mio fianco nudo e bagnato, lo sciabordare placido dell'acqua tiepida che persiste nel fare da sfondo.

Il silenzio che cala, appena frantumato da una punta di agitazione, dura solo qualche attimo dal momento che è lui stesso a spezzarlo l'attimo seguente.

- Mmm non quante credi – ribatte comprendendo divertito a cosa mi riferisco, svagato ed ilare, prendendomi in giro senza il minimo sforzo, sornionamente.

Inclina poi le labbra schernendomi teneramente con un sorriso lieve e leggero, impregnato di malizia e languore.

Per nulla rallegrata mi corruccio in risposta, quello stesso senso di fastidio che mi ha portato a rimuginare che diventa ora più tagliente e concreto, pressante dentro di me.

Come un groppo mi chiude la gola, ostruendola e facendomi sentire incredibilmente irrequieta ed agitata.

Senza riuscire a trattenermi sbuffo, roteando gli occhi al cielo in modo teatralmente scocciato, non riuscendo a sopprimere questa irritazione. Non riesco, infatti, a non palesarla, quasi fosse una necessità quello di esternarla e concretizzarla.

Una smorfia irritata mi inclina la bocca, oscurandomi il viso con un'ombra scura e tetra.

Piega il mio labbro inferiore, indurendomi di riflesso i lineamenti e facendomi apparire contemporaneamente contratta, come se qualcosa mi affliggesse, mentre lui persiste nel studiarmi di sottecchi, deliziato dalla mia reazione orgogliosa e punta sul vivo.

Cosa che mi infastidisce ancora di più, snervandomi a dismisura se possibile.

Una poderosa e bollente ondata di sdegno, infatti, mi trafigge il petto, urtandomi.

- Mm da come reagisci potrei iniziare a pensare che tu sia gelosa, sai – mi provoca nuovamente Andrew, quasi intrigato dalle mie smorfie che non sono passate di certo inosservate.

Avvampando e con il volto rosso lo guardo con le labbra socchiuse, scioccata e sconvolta da quello che mi ha appena detto, come se in qualche modo etichettando questa emozione così nuova e diversa con un nome l'avesse resa reale, facendola balzare alla mia attenzione.

È così? Mi domando sconcertata, non sapendo definirlo immediatamente mentre il mio cuore pulsa più forte sangue nelle vene, producendo un soffuso senso di stordimento che mi annebbia la mente, non rendendomi lucida e razionale.

Sono gelosa? Mi chiedo dubbiosa, sentendomi colpita nel punto più sensibile e decisamente dolente al momento.

Non dico nulla in risposta per un breve attimo, stringendo la bocca in una linea netta e decisa che fa intuire quanto tutto ciò mi abbia destabilizzato. Ed è così, mi ha stupito.

Come se non bastasse Andrew infierisce ancora, non continuando e lasciando volutamente cadere la frase nel vuoto, fornendomi un appiglio per ribattere che io non sfrutto però.

Il suo tono ambiguo e malizioso mi investe in pieno mentre la tachicardia che mi sconvolge il petto persiste nel scalpitare furiosamente, confondendomi sempre di più.

È, tuttavia, il mio orgoglio dolorante a farmi reagire subito dopo, spingendomi a fulminarlo piccata con lo sguardo.

Mi porta, infatti, a cercare di apparire cocciutamente non toccata dalla sua battutina, di nascondere questa emozione nella mia intimità.

Andrew, al contrario, appare incredibilmente tranquillo ed incuriosito dal mio comportamento, rilassato contro la parete della vasca mentre mi scruta con una occhiata insistente ma delicata al tempo stesso.

I suoi polpastrelli persistono nel muoversi sulla mia pelle, resa ancora più liscia dall'acqua calda, creando dei percorsi immaginari e contorti.

Il suo tocco, però, non riesce a rilassarmi questa volta, un alone di tensione che permea la mia postura fino a rendermi irrigidita e quasi fredda.

Inquieta assottiglio gli occhi guardandolo nuovamente in malo modo, non troppo divertita dalla sua scherzosità quanto mai sincera.

Vera, deglutisco.

E forse, tra tutto, è proprio questo a urtarmi di più, la concretezza delle sue parole e la consapevolezza di esserlo a destabilizzarmi realmente.

Seccata scrollo il capo, incrociando simultaneamente le braccia sotto il seno con uno scatto deciso e secco.

La sua consistenza morbida e bollente preme contro il mio avambraccio mentre prendo un respiro profondo, soffiando fuori e tra i denti subito dopo sotto forma di un sottile e sibilante sospiro.

- Non sono gelosa – mento quasi spudoratamente, quello stesso intenso sentimento che si agita dentro di me, palesandosi anche tramite la gelosia, protesta, scalpitando più forte.

Una ondata di malumore si mischia alla sorda consapevolezza di essere una terribile bugiarda mentre mi rendo conto di quanto la mia voce suoni falsa e finta alle mie stesse orecchie.

E a giudicare dal sorriso sbarazzino e compiaciuto in cui si apre Andrew l'attimo seguente lo ha notato anche lui, una limpida espressione soddisfatta come se avessi confermato, invece. che smentire il suo pensiero.

Sfacciatamente divertito e soddisfatto, infatti, scoppia in una risata leggera e sommessa, scuotendo lievemente il capo in modo sciolto e spontaneo.

Indispettita lo trucido con una occhiata al vetriolo, sperando silenziosamente che la smetta di prendermi visibilmente in giro.

Cosa che però non accade.

Per nulla convinto e probabilmente intimamente rallegrato dal mio comportamento inarca poi un sopracciglio chiaro, scrutandomi con i suoi occhi azzurri, infiniti e conosciuti al tempo stesso.

- Mmm – mugola appena, pensieroso, mentre non aggiunge null'altro.

Continuando a studiarmi attentamente percorre i miei lineamenti, una smorfia limpida e distesa che conferma nitidamente il fatto che non mi stia per nulla credendo.

In modo completamente opposto al mio serra la presa su di me, muovendo appena i fianchi in avanti fino a farsi scivolare maggiormente nella vasca.

Istintivamente, artiglio con le dita il bordo in porcellana, l'immediata sensazione di perdita di equilibrio che mi fa sbarrare lievemente gli occhi mentre sussulto.

Seguendo il suo movimento deglutisco mentre lui si sistema meglio, l'acqua che ora gli arriva più agevolmente a metà torace mentre allunga le gambe e i nostri corpi strusciano sfacciatamente l'uno contro l'altro.

A fatica tento di contenere l'ondata di desiderio e calore che mi investe come un fiume in piena all'istante, mordendo a sangue l'interno della mia guancia per sopirlo.

Io al contrario suo persisto, infatti, nel rimanere immobile e a cavalcioni su di lui, per nulla dell'idea di lasciar cadere questo discorso nel vuoto.

Agitata a causa di ciò che si sta scatenando dentro di me e un senso di inquietudine indefinibile e sconcertante che mi chiude lo stomaco, gli lancio una eloquente occhiata, esortandolo a continuare a parlare.

E il fatto, in qualche modo, che lo sappia benissimo ma persista a non parlare non fa altro che irritarmi, seppur con un retrogusto di dolcezza ad inasprirmi in modo minore.

Ben consapevole di quanto io sia tesa come una corda di violino inclina poi il capo di lato, lanciandomi l'ennesima occhiatina sbarazzina mentre mi accarezza debolmente.

- Cosa? - ride in risposta Andrew, fingendo di schernendomi dolcemente – Cosa vuoi sapere? - aggiunge, però subito dopo, comprendendo che non ho più voglia di scherzare e giocare.

Imbronciata e appena torva in viso incasso il capo tra le spalle, mentre lui persiste nel ridacchiare, provocandomi una fitta di superficiale fastidio.

Nel profondo, infatti, mi sento tranquilla, solo un senso di lieve agitazione che fa da sfondo.

Andrew mi guarda ora in modo più pacato e carezzevole, schiudendo subito dopo le labbra e apprestandosi a parlare, finalmente.

- Guarda che io non mi frequento con nessun altra, se era questa una delle cose che volevi sapere – afferma sicuro dopo un attimo di silenzio, spezzandolo con il suono dolce delle sue parole.

Nonostante il suo tono sia morbido e sciolto risulta comunque deciso e serio, sintomo che non sta più fingendo o che non mi sta prendendo in giro.

Scalfisce debolmente il grumo di emozioni che mi stringono, avviluppandomi senza alcuno scampo facendomi irrazionalmente curvare al in giù le spalle, più rilassata.

Mi inchioda con le sue iridi azzurre e sincere, limpide e senza alcuna barriera. Non risultano, difatti, per nulla imperscrutabili e criptiche, perfettamente leggibili. Mi permette, difatti, di scorgere la sua totale onestà, portando il mio cuore a perdere piacevolmente un battito.

Una sottile quiete interiore inizia a penetrare simultaneamente dentro di me, insinuandosi tra le pieghe delle mie tormentose riflessioni.

La stessa che dura solo una manciata di secondi, tuttavia.

- Ho già detto a Charlene che era chiusa – afferma con tutta la naturalezza del mondo, apparendo a proprio agio e calmo.

Io, al contrario, mi tendo nuovamente appena, la postura mentre mi ritrovo ad aggrottare la fronte, confusa e sconcertata prima che una sonora fitta di sgomento prevalga su tutto.

Chi diavolo è questa? Mi chiedo immediatamente basita e scioccata, ringhiando tra i miei pensieri e rendendomi conto di non aver mai sentito questo nome uscire dalla sua bocca prima di ora.

- Charlene? - chiedo flettendo la voce fino a renderla fintamente melliflua, una lieve tensione percepibile e palpabile che la impregna, inasprendola appena.

I miei occhi si assottigliano di conseguenza, diventando sospettosamente minacciosi mentre lui rimane impassibile, placidamente affondato nella vasca come se stessi parlando del meteo.

Inarco cupamente subito dopo un sopracciglio, un cipiglio inquisitorio che cerco testardamente di nascondere, non riuscendovi.

- Si – afferma con semplicità, appoggiando un braccio sul bordo in porcellana bianca per sistemarsi meglio a causa dei miei continui e nervosi movimenti, facendolo riemergere dall'acqua tiepida e allontanandolo quindi da me.

Alcune goccioline imperlano la sua pelle pallide, guizzando sul muscolo definito e teso.

Il profumo dolce della schiuma e del bagnoschiuma cozza in qualche modo con il nervosismo che mi pervade sibillino e sincero, facendomi sentire momentaneamente inquieta.

Cercando orgogliosamente di non apparire punta sul vivo alzo il mento, guardandolo fieramente.

Prima ancora, però, che io possa chiedergli chi sia è lui stesso a dirmelo, persistendo nel sorridermi tranquillo e smaliziato mentre gesticola appena con la mano libera.

- E' una ho frequentato prima di incontrarti – soffia nel modo più spontaneo possibile, il capo appena reclinato all'indietro mentre un accenno di barba lo rende incredibilmente affascinante.

I capelli, umidi e bagnati completando il quadro, mentre il suo calcare lascivamente e in modo voluto sulla parola “frequentato” mi fa intuire la sfumatura maliziosa di cui è impregnata.

- Te la portavi a letto, quindi – mormoro amaramente, una affermazione bella e buona nonostante la mia intenzione fosse di domandarglielo.

L'ennesima ondata di fastidio mi travolge spiegata, trafiggendomi come una stilettata invisibile che mi spezza il respiro in gola.

Inspirando lentamente tento di comprimere e gestire l'immediata fitta di fastidio che mi causa questa rivelazione, una serie di immagini di lui in intimità con altre donne che, però, subdolamente non fa altro che accentuarlo.

Trattenendo appena il fiato lo rilascio subito dopo sotto forma di un sospiro pesante, persistendo nel fissarlo mentre quelle tormentose elucubrazioni continuano ad affondare dentro di me in modo spietato, tagliente.

Le scaccio con una scrollata del capo subito dopo, il mio chignon che ondeggia pericolosamente sulla mia nuca senza, tuttavia, sciogliersi.

La smorfia tetra e contratta rimane intatta sul mio viso, adombrandomi appena.

- Esatto – ridacchia, visibilmente compiaciuto dalla mia espressione attonita e cocciuta al tempo stesso mentre l'aria fresca nonostante il riscaldamento mi provoca un brivido di freddo, le spalle nude e non più coperte dall'acqua - E poi, scusa, tu non ti portavi a letto Noah? - mi domanda ancora, pungendomi in modo diretto e lampante, nonostante il suo tono morbido e delicato, alludendo alla mia smorfia per nulla contenta.

Probabilmente a dispetto delle sue intenzioni scherzose, infatti, finisce per toccare un tasto dolente, sottolineando come anche io, in fondo, avessi rapporti con altre persone.

Improvvisamente imbarazzata per le domande che gli ho mosso e, soprattutto, per i pensieri che ho avuto a riguardo mi stringo tra le spalle, rendendomi conto come anche io fossi fidanzata all'epoca.

Due cose non poi molto diverse, sospiro docilmente, rilassandomi appena.

Annuisco poi debolmente, non dicendo null'altro e sprofondando nuovamente tra i miei pensieri mentre il suo sguardo persiste nel studiarmi, percorrendomi nel momento stesso in cui punto distrattamente gli occhi in un'altra direzione.

Qualcosa che non comprendo e di indistinto deve, però, colpirlo nella mia espressione, portandolo a parlare ancora.

Probabilmente non comprendendo la mia espressione indecifrabile e corrucciata, Andrew la scambia per incertezza e non convinzione, ribattendo.

- Secondo te se avessi voluto continuare a vederla ti avrei presentato i miei nipoti? - mi incalza ancora, sottolineando quanto la realtà dei fatti e la concretezza dei suoi gesti sia lampante, univoca e priva di dubbi.

Ed io lo comprendo totalmente l'attimo dopo.

Sentendomi quasi in colpa per i pensieri di poco fa rialzo lo sguardo, che non mi ero accorta di aver puntato lontano dal suo, facendo scontrare i nostri occhi fino a farli fondere, unendoli.

E quella sensazione si intensifica rendendomi incredibilmente nuda davanti a lui, priva di qualsivoglia protezione.

- Si – annuisco semplicemente, dandogli ragione e riservandogli un lieve, pallido sorriso che sembra spazzare via qualsiasi dubbio dal suo volto.

Senza dire altro mi spingo poi in avanti, facendo sfiorare i nostri petti per il tempo di un respiro mentre unisco le nostre labbra in un bacio fugace e a stampo.

Il bisogno di toccarlo e averlo, infatti, torna prepotentemente a dimenarsi dentro di me, rendendomi irrazionale e priva di lucidità.

La mia bocca indugia sulla sia solo per una manciata di secondi dal momento che si allontana subito dopo da me, sogghignando debolmente.

- Vuoi sapere altro? Magari sulle mie ex? - mi domanda ancora, incalzandomi dolcemente a chiedere senza remora mentre io mi tiro nuovamente a sedere, il suo profumo che si mischia a quello del bagnoschiuma, inebriandomi.

Non faccio, però, neanche in tempo a rispondere dal momento che mi anticipa ancora, scacciando definitivamente la tensione che mi ha avvolto fino a poco fa.

- Anche se beh è un peccato dover rovinare il momento parlando di ex... – soffia guardandomi languidamente da capo a piedi, lo sguardo che dal mio viso scivola sul mio seno nudo e sodo per poi perdersi sul mio ventre piatto e sulle mie gambe dischiuse, che si intravedono appena sotto la schiuma.

Una improvvisa scintilla maliziosa gli attraversa le iridi, anticipando di qualche secondo la sua battutina mentre io mi sento avvampare, bruciare sotto il suo modo bollente di scrutarmi.

Mentre siamo nudi... e vicini – mormora sensualmente ancora, la voce bassa e roca che accompagna i movimenti voluttuosi delle sue dita.

Placide e spontanee abbandonano infatti il mio fianco, scivolando sulla mia pancia piatta, percorrendola lentamente fino a solleticare la porzione di pelle sotto l'ombelico.

Una scarica di piacere mi sconvolge, portandomi a contrarmi questa volta in modo del tutto piacevole e delizioso mentre il suo fascino ha sempre più presa su di me, annebbiandomi la vista.

Mi annebbia per un attimo la mente, facendo risvegliare dentro di me la voglia e il bisogno di lui.

Ed io non resisto oltre, cedendo senza la minima opposizione della mia razionalità.

Il mio movimento deciso e brusco causa una impetuosa ondata d'acqua che finisce per strabordare fuori dalla vasca, un rumore che giunge però sfocato e lontano alle mie orecchie.

Chiudendo gli occhi cerco infatti voracemente le sue labbra, unendole alle mie per un bacio carico di languore e tenerezza, sopendo qualsiasi altro discorso.

I nostri corpi strusciano languidamente tra di loro, un contatto reso ancora più sensuale dalla schiuma che li copre e dai nostri centri più nascosti che entrano in contatto, sfregando e strusciando tra di loro, causandomi una sorda fitta di desiderio che mi travolge sibillina.

Sconcertata mi attraversa, insidiandosi nel mio basso ventre e esortandomi di conseguenza a spingermi maggiormente contro di lui, ricercandone, ingorda, ancora.

La sua lingua si insinua contemporaneamente nella mia bocca, il suo sapore che invade il mio palato deliziandomi mentre il bacio assume ora una sfumatura differente, più lasciva e lenta.

Le sue mani, intanto, appoggiate alla base della mia schiena mi spingono a inarcarmi contro di lui, le mie dita che si insinuano tra i suoi capelli, finendo per bagnarli.

La mia mente si svuota definitivamente, facendomi sentire incredibilmente priva di peso e leggera.

Rimane unicamente il sentimento profondo ed intenso che mi ha provocato con le sue parole o che, forse, semplicemente è sempre stato dentro di me, emergendo maggiormente ed in modo più nitido solo in certe circostanze.

È come se una bolla ci avesse avvolto, rifletto distrattamente.

Costituita da emozioni intrinseche e spontanee si alza leggermente in volo, iniziando a salire lentamente verso il suo apice mentre specularmente le sensazioni si acutizzano, diventando sconvolgenti e forti, salde.

Un principio di eccitazione mi devasta interiormente l'attimo seguente, divorandomi bruciante e languida mentre lo attiro maggiormente contro di me, insaziabile di lui.

Il mio rimuginare si annulla ora del tutto, scomparendo.

Ansimanti e in disperato debito di ossigeno siamo, tuttavia, costretti ad allontanarci subito dopo.

Prendendo un corto respiro rimango con il viso vicino al suo, continuando a godere della sua vicinanza e del suo calore invitante.

Gli riservo ancora un casto bacio prima di mettere qualche centimetro di sicurezza tra di noi, ben consapevole che se continueremo così finiremo per non parlare e lasciare definitivamente il discorso a metà.

Cosa che decisamente non voglio, sospiro nuovamente apprestandomi a parlare mentre i miei ormoni, al contrario, mi spingono a cedere al mio desiderio.

- Comunque no, non mi viene in mente niente al momento che riguardi le tue ex – mormoro illanguidita e sincera al tempo stesso, consapevole del fatto che in questo momento la mia mente sia abbastanza vuota.

Senza dire altro appoggio le labbra sul suo collo, baciandolo lentamente mentre il bisogno di farlo impazzire quanto lui riesce a fare con me diventa più nitido e definito.

È un altro pensiero, tuttavia, l'attimo seguente ad attraversarmi, portandomi a soffermarvici intrigata.

E lui, è geloso? Mi domando mentre persisto nell'assaggiare ed assaporare con le labbra dischiuse la sua pelle, percependo il suo sospiro goduto infrangersi contro i miei capelli.

Intrigata e stuzzicata da questo pensiero decido improvvisamente di torturarlo, ricambiandolo con la stessa moneta.

Mugolando struscio sensualmente il seno contro il suo petto, aumentando la frizione tra i nostri corpi mentre lo percepisco irrigidirsi sotto di me, visibilmente contento di questo contatto.

Tuttavia, non glielo lascio godere appieno dal momento che, facendo leva sulla mia determinazione, mi tiro bruscamente indietro con uno scatto, tirandomi nuovamente a sedere.

Totalmente nuda e con la schiena dritta davanti a lui sorrido della sua espressione corrucciata e confusa mentre raddrizzo la schiena, riservandogli una lunga occhiata.

- Tu, invece, non vuoi sapere nulla di Noah ? - mormoro l'attimo seguente, flettendo il tono nel modo più candido possibile mentre le mie occhiate risultano l'opposto, erotiche e brucianti.

Andrew, sempre più interdetto dal cambio di direzione del discorso, aggrotta la fronte, cercando di capire dove voglia andare a parare.

- Mmm no – soffia con voce bassa e roca, lasciandomi chiaramente intuire il suo stato di eccitazione.

Come se la sua erezione contro di me non ne fosse già un nitido segnale, mi dico mordendomi le labbra mentre le sue mani risalgono su di me, arrivando fino al mio seno.

Non lasciando quasi spazio alla delusione della sua risposta mi stuzzica appena i capezzoli, sfregandovi contro i polpastrelli mentre persiste nel massaggiarlo.

- Non mi interessa neanche sapere se lo vedi ancora – ridacchia leggermente mentre io sospiro, inarcandomi contro di lui e socchiudendomi di riflesso gli occhi.

- Come mai? - mi ritrovo a mugolare in modo godurioso e tranquillo, i miei ormoni che scalpitano sfrenati nel mio bassoventre mentre mi ritrovo a chiedermi come mai non gli interessi a tal punto da non voler neanche sapere se lo vedo.

Lui si limita a piegare il capo di lato, esibendosi in una smorfia ovvia che risulta incredibilmente sensuale mentre non stacca neanche per un attimo gli occhi da me o dal mio corpo.

- Dai … sarebbe come sparare sulla croce rossa – borbotta, una nota di divertimento che sovrasta anche il desiderio portandomi a sorridere mentre la sua carezza persiste – Sono almeno due volte meglio... in tutti i sensi – si vanta in modo vanesio e malizioso, spingendo subito dopo i fianchi contro i miei alludendo ben ad altro.

Il mio gemito strozzato viene spezzato da una corposa risata che non so trattenere, un mix di languida voglia e calma che mi sconvolge interiormente.

Reclino il capo indietro, sghignazzando mentre il mio collo scoperto è subito alla merce alla sua bocca e dei suoi baci.

Più calma, seppur avviluppata dalla morsa della voluttuosità mi stringo a lui, sospirando piacevolmente alleggerita da qualsiasi pensiero mentre lui riprende a parlare.

- Infatti poi sono arrivato io e lui ha avuto le ore contate – aggiunge nuovamente, lo stesso tono ilare e svagato che pervade la sua voce, appena arrochita.

La mia risata corposa e sommessa muore contro la sua bocca schiusa l'attimo seguente, per l'ennesimo bacio bruciante che ci unisce.

Possibile che io non sia ancora sazia? Mi domando assaporando lentamente il suo labbro inferiore, deliziandolo con una voluttuosa e piacevole tortura che aumenta a dismisura la mia libidine.

- Mmm non so... all'inizio non mi piacevi – affermo giocosamente e fintamente determinata, calcando volutamente su questa cosa nonostante non fosse propriamente così.

Fin dal mio risveglio in ospedale, infatti, dopo il mio ricovero, il mio fastidio nei suoi confronti è lentamente scemato, dissolvendosi come una bolla di sapone.

E la sua espressione è decisamente impagabile, costringendomi a mordermi l'interno della guancia per non scoppiare letteralmente a ridere.

Si esibisce, infatti, in una smorfia offesa, visibilmente toccato nell'orgoglio. Ed io non resisto oltre, reclinando il capo indietro mentre ridacchio sommessamente.

La tensione di poco fa appare ora del tutto spezzata, scacciata via e lontana nonostante Andrew mi ammonisca con una occhiataccia per nulla divertita, facendomi ridere ancora di più.

Senza dire altro mi stringo maggiormente a lui, il mio seno che preme sfacciatamente contro il suo petto, rendendo la nostra vicinanza dolce ed erotica al tempo stesso, un mix di sensazioni fantastico.

Sorridendo, sospiro debolmente godendone appieno mentre i miei capezzoli vengono appena stuzzicati da questo lieve strofinio.

- Comunque, non mi è mai piaciuto – afferma dopo un attimo di silenzio lui, spezzando il lieve mutismo che è calato su di noi e richiamandomi di conseguenza dai miei pensieri.

Arricciando appena le labbra e corrugando contemporaneamente la fronte comprendo solo dopo un attimo di esitazione a cosa si sta riferendo, alludendo a Noah.

Lievemente divertita sfrego il naso contro di lui, ampliando il mio sogghigno.

- Sa di... subdolo – afferma in risposta alla mia risatina allegra, continuando a stringermi a se senza il minimo sforzo – E viscido – aggiunge nuovamente, la voce salda e cocciutamente decisa che non fa altro che acutizzare le mie risate.

Qualcosa, infatti, nel suo tono di voce acutizza la mia ilarità, facendolo apparire corrucciata e quasi buffo.

Divertita e spensierata rialzo il capo dopo aver depositato un casto e veloce bacio sul suo collo, tornando a guardarlo in faccia mentre mi rendo conto che, in qualche modo, è la stessa identica cosa che mi ha detto Sam.

Inarcando un sopracciglio scuro incontro il suo sguardo azzurro puntato su di me, limpido e trasparente.

- Anche a Sam non piace – gli paleso i miei pensieri, imbronciandomi lievemente mentre accarezzo contemporaneamente la sua spalla.

Con la punta dei polpastrelli la accarezzo, percorrendole la curva mentre lui si esibisce in una palese smorfia compiaciuta, allargando appena gli occhi.

Capendolo benissimo roteo lo sguardo al cielo, sbuffando leggermente senza riuscire a trattenere un sommesso risolino.

- Ovvio, adora me – mormora subito dopo, vanesio e vanitoso esibendo un ghigno sbarazzino e malizioso inconfondibile.

Lo illumina in viso, curvando al in su le sue labbra e conferendogli un'aria semplice e spontanea.

Lanciandogli una breve quanto fintamente esasperata occhiataccia schiudo la bocca, apprestandomi subito a ribattere ironicamente.

- Certo, chi non ti adora? - soffio melliflue e sarcastica, muovendomi appena su di lui alla ricerca di una posizione più comoda.

A questo mio irrazionale gesto Andrew si irrigidisce lievemente, raddrizzando la schiena contro la parete della vasca mentre contrae la sua espressione.

Un alone di malizia e piacere gli attraversa le iridi mentre le sue dita si contraggono appena, i polpastrelli che affondando in modo più deciso nella mia carne.

Ugualmente deliziata dallo sfregare dei nostri corpi e dalla sua reazione mi mordo le labbra, torturandole con gli incisivi mentre socchiudo gli occhi.

Il mio tono scherzoso si smorza appena, non perdendo però il suo nerbo.

- Mmm tranne tua madre nessuno – ribatte affabile e compiaciuto Andrew in risposta al mio mormorio, apparendo rilassato e orgoglioso e finendo di fatto per ricordare l'innaturale avversione che nutre mia madre nei suoi confronti.

Ben consapevole di questo fatto sbuffo placidamente, limitandomi a fare semplicemente spallucce in risposta mentre la sua espressione scioccata e sconvolta nel comprendere di chi fosse figli Andrew mi invade la mente, facendomi scoppiare a ridere.

Le sue mani, intanto, vagano ansiose sulla mia schiena nuda, spingendomi ad inarcarmi contro di lui mentre mi fissa sorridente e di sottecchi mentre scuoto divertita il capo.

Quasi intrigato mi guarda a lungo, attirandosi la mia attenzione.

Arrossendo appena mi domando cosa lo affascini tanto, sentendomi a disagio e come se stessi andando letteralmente a fuoco al tempo stesso.

Con le guance rosse ed infuocato ricambio l'occhiata, questo quesito che continua ad insinuarsi tra le pieghe dei miei pensieri, alimentandoli.

Non ho, però, il tempo materiale di pensare altro dal momento che lui sopisce tutto l'attimo seguente, scacciando riflessioni e domande in un sol soffio.

Sporgendosi appena in avanti mi ruba un veloce bacio, mozzafiato.

Sorpresa ricambio con un attimo di esitazione, lo stesso veemente impeto che mi spinge a muovere la bocca contro le sue mente simultaneamente le mie palpebre si abbassano, serrandosi del tutto.

Deliziata mi stringo maggiormente a lui, finendo per avvinghiarmici in modo più stretto e convulso.

Incrocio le braccia dietro il suo collo, i nostri punti più sensibili che si ambiscono senza unirsi, provocandomi una scarica di piacere e desiderio che non riesco a sopprimere.

Si riversa bollente nelle mie vene, una ondata di pelle d'oca che mi vela il corpo.

Appena ansimanti ci allontaniamo l'istante seguente, i visi vicini e i nostri respiri che si mischiano, unendosi e fondendosi.

Sorridendogli, sciolgo la presa dietro la sua nuca, appoggiando una mano sul suo viso.

Con un movimento semplice e veloce delle dita gli porto piano indietro i capelli, sistemandoglieli di conseguenza.

In parte umidi e in parte asciutti al tatto gli incorniciano scompostamente il viso, le mie dita che si perdono tra le sue ciocche mentre lui si gode unicamente questa semplice carezza, una coccola appena percepibile.

Ancora una volta, i nostri momenti appaiono costellati da malizia e tenerezza, una perfetta combinazione che mi rende fremente e quietata al tempo stesso.

È, tuttavia, una veloce riflessione subito dopo a distogliermi da questi pensieri, puntandoli nuovamente su Noah e il discorso che stavamo facendo.

A parte le sue battute, infatti, mi torna in mente ciò che è successo quella sera durante i miei preparativi pre-uscita, il suo prodigarsi per non far uscire sulla rivista l'articolo che ci riguardava.

E, in qualche modo, il fatto che Andrew non lo sappia, che io mi sia dimenticata di dirgli una cosa così irrilevante mi fa sentire momentaneamente sporca, non a posto, portandomi a parlare.

- A proposito di Noah, ti ricordi quando è uscito l'articolo su di noi? - gli domando di punto in bianco, spingendolo ad aprire gli occhi mentre un alone di confusione e stordimento gli aleggia in viso, facendomi capire che non sta comprendendo dove voglio andare a parare.

Esitando appena annuisce poi lievemente, muovendo su e giù la testa mentre le mie dita continuano a perdersi tra i suoi capelli.

Prendo poi un respiro profondo, gonfiando il mio petto mentre ricerco silenziosamente il coraggio di parlare e spiegargli, una sottile agitazione che mi scuote.

- Ecco, mi ha chiamato qualche sera dopo, dicendomi che conosceva il capo redattore di Off e che aveva interceduto per me riguardo l'articolo – affermo, stingendomi tra le spalle mentre mi sento istantaneamente più sollevata, leggera nel pronunciarle.

L'espressione distesa e confusa di Andrew scivola velocemente via, diventando più contrariata mentre aggrotta la fronte, infondendomi un senso di allarmismo.

Si è arrabbiato? Mi chiedo immediatamente, percependo il mio palato improvvisamente impastato mentre la mia postura si irrigidisce lievemente.

Le sue mani rimangono, invece, immobili su di me mentre persiste nel perforarmi con il suo sguardo azzurro e profondo, non distogliendolo mai dal mio.

Deglutisco.

- E mi ha detto che ha cercato di non farlo uscire, ma non riuscendoci ha rimediato come poteva smorzandone i toni – concludo con gli occhi appena sbarrati, tentando affannosamente di decifrare i suoi lineamenti e di conseguenza ciò che pensa.

Non ci riesco, però, rimanendo con un pugno di dubbi e un senso di inconfondibile inquietudine ad attanagliarmi che non mi abbandona.

Irrequieta e nervosa mi muovo nuovamente su di lui, questa volta non riuscendo ad apprezzare a pieno il nostro lieve strusciarsi.

- Sei infastidito? - gli chiedo celermente, mangiandomi quasi le parole a causa della velocità con cui lo dico mentre espongo la mia perplessità senza troppi giri o esitazioni – Non volevo davvero nascondertelo solo... non ci avevo più pensato – concludo onesta e sincera, rendendomi contemporaneamente conto di quanto non sia più entrato nei miei pensieri da allora.

Semplicemente, c'era stato spazio solo ed unicamente per lui, per Andrew.

Cercando di apparire più tranquillo di quello che probabilmente è realmente scrolla le spalle, riprendendo a vezzeggiarmi coni polpastrelli la schiena.

- Per niente – mi sorride dolcemente, sciogliendo in parte il grumo di ansiose emozioni che mi stringeva con un nodo la gola – Solo, penso che se avesse voluto non lo avrebbe fatto proprio uscire sul giornale – ammette con altrettante disarmante sincerità.

Non sapendo momentaneamente cosa dire rimango ammutolita, la sua sottile allusione che non comprendo appieno e che mi crea una sottile confusione.

La stessa che non mi permette di pensare nitidamente, con lucidità.

È davvero così? Mi domando, mentre in me sorge tale dubbio. Possibile che l'apparente bontà di un gesto si riveli solo una scusa? Mi chiedo ancora, decidendo infine che non mi importa dal momento che la cosa è finita semplicemente lì.

- In ogni caso – mi richiama dal mio rimuginare Andrew, portandomi ad inclinare appena il capo di lato per guardo in modo più diretto – Non mi cambia assolutamente nulla come cosa – soffia deciso e determinato, convinto, facendomi chiaramente intuire che è proprio così.

Il lieve momento di tensione scivola così inesorabilmente via, una piccola nota di dolcezza nella sua voce che mi fa capire quanto davvero questo suo improvviso irrigidirsi sia stato dovuto unicamente al suo modo e non al fatto che i mi sia dimenticata di dirglielo, raccontandoglielo.

Più tranquilla e rilassata ricambio il suo debole sorriso, rafforzando la presa sul suo corpo per stringermi maggiormente a lui.

Specularmente quietato mi attira di più a se, facendo nuovamente muovere l'acqua e scontrare i nostri corpi, mai davvero sazi l'uno dell'altra.

Il suo lieve sciabordare fa da sottofondo al bacio che ci scambio subito dopo, una bolla di benessere e piacere che ci avvolge con una velocità sconvolgente, riassorbendoci senza il minimo sforzo.

Nessuno dei due, infatti, ha voglia di dire altro o parlare ancora, ponendo di conseguenza fine a questa conversazione.

La distanza tra i nostri corpi si annulla nuovamente, all'improvviso, la mente che si svuota di qualsiasi altro pensiero che non sia lui mentre il desiderio torna ad accendersi ad iperbole dentro di me, di noi.

Muovo voracemente le labbra contro le sue, rispondendo con la stessa intensa passionalità

muovendo appena i fianchi contro di me mi fa chiaramente intendere quanto mi voglia anche lui, quanto sia forte il suo bisogno di sentirmi addosso e di assaporarmi, di avermi semplicemente.

Ansimante mi muovo su di lui, strusciandomi sfacciatamente contro la sua eccitazione mai sopita o tranquilla mentre le mie mani vagano affamate sul suo petto.

La scintilla voluttuosa della voglia si riaccende del tutto dentro di me, divampando dentro di me e assorbendomi tra le sue bollenti spirali nel momento stesso in cui premo il seno contro di lui, lo sfrigolio del sapone che rende ancora più sensibile la mia pelle.

E, a dividerci, non rimangono neanche le bollicine della schiuma profumata, che semplicemente scoppiano.




*****


Emettendo un sottile ma percepibile sbuffo guardo con occhi socchiusi e vigili la piccola radiosveglia nera posta sul comodino alla mia sinistra, i numeri digitali e rossi che indicano le quattro e mezza del mattino, illuminando fiocamente di riflesso il mio viso.

Incomprensibilmente agitata sfrego le gambe contro il materasso, il piumone che si muove sopra di me producendo un lieve frusciare mentre Andrew, alle mie spalle, continua a dormire tranquillamente e apparentemente non disturbato.

È crollato poco dopo essere usciti dalla vasca, sospiro invidiandolo intimamente ed infilando contemporaneamente un braccio sotto il cuscino, la passione consumata e la stanchezza che aveva pervaso anche a me, inducendomi ad un sonno ristoratore. Terribilmente breve, però.

Dopo poco meno di un paio d'ore, infatti, mi sono svegliata, la mente e il corpo privo di sonno e uno strano senso di inquietudine a stringermi lo stomaco, rendendomi fremente senza un motivo definito.

Non c'è, difatti, una nitida e lampante ragione per il mio stato d'animo tumultuoso, un qualcosa che sia fattore scatenante e di tormento.

Mi sento semplicemente così, mi stringo tra le spalle, finendo quasi per scomparire nella maglia blu scuro di Andrew che indosso e che mi è esageratamente larga.

Il suo profumo giunge più intenso alle mie narici l'attimo seguente, inebriandomi senza, però, riuscire a quietarmi davvero.

Quasi incapace di stare ferma, infatti, allungo una gamba, continuando a tenere l'altra piegata, mentre il peso del suo braccio persiste a gravare dolcemente sul mio fianco, una sorta di abbraccio improvvisato e tremendamente confortante.

Non basta neanche questo, tuttavia, la sua vicinanza per calmarmi e farmi finalmente dormire serenamente, stendo le labbra in una smorfia mentre affondo abbacchiata maggiormente il viso nella federa bianca ed immacolata.

Odio questi momenti e, ancora di più, non sopporto non comprendere la causa della mia angoscia.

La mia mente si riempie subdolamente subito dopo di una serie di domande senza risposta, che lasciano dietro di se una quantità esorbitante di dubbi e perplessità.

Perché mi sento così? Mi domando, infatti, non riuscendo a capirlo realmente, il ginocchio che spunta fuori dalla coperta venendo accarezzato dall'aria tiepida e quasi fresca della stanza mentre rimango immobile sul bordo del materasso.

Che sia per il discorso riguardante la gelosia di poco fa? Mi incalzo ancora, ben decisa a trovare una spiegazione e, soprattutto, una soluzione.

Non credo, replico a me stessa l'attimo seguente, prendendo un respiro profondo, mentre mi rendo conto di come questa sia una possibilità pressoché remota. Abbiamo chiarito e il senso di pace e benessere che ho avuto dopo è stato ineguagliabile, non intaccato da alcun fastidio o sgradevolezza.

Anche perchè la sua bocca vorace e il suo modo di volermi, carnalmente e non solo, non me ne hanno lasciato praticamente il tempo, privandomi di qualsiasi riflessione o elucubrazione.

La mia testa viene violata istantaneamente dalle immagini dei nostri corpi nudi ed illanguiditi avvinghiati nella vasca da bagno, togliendomi quel poco di lucida razionalità che mi rimaneva.

Forse, è stato proprio questo improvviso bagno nel cuore della notte a sballarmi, finendo per svegliarmi, invece, che rendermi serena.

Sbuffo, decidendomi di non pensarci ulteriormente e di dedicarmi unicamente a calmarmi.

Testardamente intenzionata a riuscire a dormire, infatti, chiudo gli occhi l'attimo dopo, serrandoli quasi forzatamente e maledicendo questa petulante percezione.

Concentrandomi solamente sull'incidere placido del respiro di Andrew ci riesco impercettibilmente, la mia postura che si scioglie diventando più tranquilla e le membra che si distendono, allontanando momentaneamente la tensione che le contraeva.

Inspiegabilmente appagata curvo le spalle, inspirando flebilmente. Per un tempo indefinito sprofondo poi nuovamente in una leggera quiete, un torbido buio che per un attimo spezza il mio legame con la realtà. La mia razionalità si oscura totalmente, facendomi finire in un limbo indefinito e privo di confini che mi fa sentire vigile e addormentata al tempo stesso.

Come se fossi avvolta da una bolla sospesa nel vuoto mi sento leggera e quasi priva di peso.

Dura solo pochi attimi purtroppo, però, frantumandosi miserabilmente. Ancora.

Quell'insistente sentimento sgradevole torna a importunarmi immediatamente, pulsando più forte nelle mie vene fin quasi a stordirmi con la sua potenza.

L'attimo seguente, infatti, sono costretta nuovamente a muovermi, girandomi bruscamente a pancia in su, a causa dell'improvvisa scomodità della posizione in cui sono e dell'impazienza che mi crea.

Il suo braccio scivola inevitabilmente via dal mio fianco, accompagnato dal mio soffio sonoramente seccato mentre la mia schiena affonda nel materasso con un piccolo rimbalzo.

Sempre più irritata riapro allora gli occhi, sbarrandoli ed incontrando il soffitto bianco della stanza, scurito appena dalla corposa penombra che ci circonda, non permettendomi così di vedere nulla di ciò che mi sta intorno.

Torvamente stizzita passo le dita tra i miei capelli, arruffati e gonfi, portandomeli indietro e scacciandoli di conseguenza dal mio viso con un movimento deciso e violento.

È, tuttavia, ben altro ad attirare la mia attenzione un istante dopo, un mormorio appena bofonchiato e pesante che mi solletica, causando il mio interesse.

- Sei peggio di Adam quando non vuole dormire, lo sai? - la voce canzonatoria e arrochita dal sonno di Andrew giunge nitida alle mie orecchie, cogliendomi di sorpresa.

Borbotta, infatti, improvvisamente queste parole, rompendo il totale silenzio della camera e portandomi contemporaneamente a voltarmi nella sua direzione con una torsione semplice del capo, spontanea ed istintiva.

Lievemente a pancia in giù mi fissa con gli occhi quasi totalmente chiusi, la schiena nuda coperta per metà dal piumone bianco che ci riscalda.

Un sorriso lieve e naturale, nonostante il mio umore non troppo roseo, mi illumina il volto mentre acumino la vista, cercando di incrociare il suo sguardo.

Non ne ho nuovamente il tempo, però, dal momento che lui si muove l'attimo seguente, avvicinandosi repentinamente a me fin quasi a sovrastarmi con la sua presenza mentre si gira su un fianco, mettendosi meglio mentre riemerge definitivamente dal torpore del del risveglio.

Il suo corpo caldo scontra il mio nel momento stesso in cui le sue braccia scivolano nuovamente intorno alla mia vita, attirandomi contro di lui per un abbraccio dolce e amorevole che sembra lasciar trasparire lo stesso bisogno dell'altro che anche io nutro.

Imbronciata non vi oppongo alcuna resistenza, finendo per accoccolarmici senza la minima esitazione.

- Non ho sonno – ammetto con un sospiro pesante mentre appoggio la guancia sul suo petto sodo e muscoloso, fornendogli una risposta prima ancora che lui possa chiedermela.

Sbuffando pesantemente mi sfrego gli occhi con il dorso della mano, non riuscendo a trovare pace neanche così.

- Noto, non fai altro che rigirarti – mormora nuovamente mentre allude al mio continuo rotolarmi tra le lenzuola, finendo per aggrovigliarle e disturbarlo – Mi hai anche tirato un paio di calci – ride lievemente tra i miei capelli, provocandomi l'ennesimo pallido sorriso mentre tenta di farmi sentire meno rigida.

Scompare subito dopo, però, nel momento stesso in cui un intenso senso di colpa mi pervade, portandomi a sussurrare delle scuse approssimative ed accennate.

- Scusami – mormoro realmente dispiaciuta, affondando frustrata il viso nel suo collo caldo, una ondata del suo profumo che mi raggiunge in modo più nitido e definito mentre mi rendo conto di quanto io sia un disastro questa sera.

Cosa diavolo mi succede? Mi domando ancora, quel senso di ansia e frustrazione che non mi abbandona mai, seguendomi fedelmente in ogni pensiero.

Probabilmente confuso dal mio gesto improvviso e dai miei mugolii desolati mi stringe maggiormente a se, intuendo forse che qualcosa non va.

Il suo voler in qualche modo farmi stare meglio e alleviare le mie pene immotivate mi causa una fitta di dolcezza, facendomi sentire disarmata e destabilizzata al tempo stesso.

Come se già non bastasse la cripiticità di quello che provo, maledico silenziosamente la mia emotività scoprendola particolarmente suscettibile e precaria.

Quasi nel tentativo di confortarmi appoggia poi la mano sulla mia schiena, accarezzandola debolmente su e giù senza chiedere o aggiungere nulla, rispettando così il mio mutismo.

La percorre interamente, increspando appena il tessuto della maglia mentre il calore delle sue dita supera lo strato sottile di cotone, raggiungendomi e inducendo un fievole brivido che, però, non mi scuote.

È ben altro, infatti, a farlo, una stretta serrata che chiude il mio stomaco senza darmi tregua, sfinendomi.

Nervosa mi muovo ancora tra le sue braccia, portandolo a parlare in modo irrazionalmente istintivo.

- Amore cosa c'è che non va?- mi domanda infatti all'istante, cercando chiaramente di capire cosa mi frulli per la testa.

Non sapendolo neanche io decifrare faccio unicamente spallucce, schiudendo le labbra subito dopo per ribattere mentre la sua domanda mi riecheggia ambiguamente in testa, suonandomi strana. Diversa.

Amore cosa c'è che non va.... amore cosa c'è... amore...

- Non lo so nean... - mi blocco improvvisamente, lasciando a metà l'albore della della mia spiegazione e sbarrando contemporaneamente gli occhi mentre avvampo violentemente.

Comprendo solo ora le sue parole, il loro significato, che mi passa per la testa come un fulmine a ciel sereno, paralizzandomi.

Con la bocca afona e un sordo stupore che si riversa bollente nelle mie vene mi ghiaccio sul posto, irrigidendomi fin quasi allo spasimo.

Il mio cuore perde istantaneamente un battito, sbattendo violentemente nella mia cassa toracica subito dopo fino a provocarmi un soffuso ronzio alle orecchie per via dell'intensità con cui lo fa.

Delle scalpitanti palpitazioni, infatti, mi travolgono in pieno insieme ad una ondata di calore, un insieme di emozioni che fatico a mettere a fuoco e che finisco per annodarsi tra di loro.

Sconvolta e scioccata da come mi ha chiamata rimango immobile e ammutolita, permettendo al silenzio di calare tra di noi.

Mi ha chiamato davvero così? Mi chiedo confusa e stordita dal modo genuino con cui mi ha apostrofata, rendendomi conto di non aver frainteso nulla. Lo ha fatto seriamente, annaspo.

Amore.

L'eco del timbro della sua voce rimbomba dentro di me, infondendomi un senso di sconvolgente e allegra frenesia, semplicemente un qualcosa di unico.

Ne assaporo ogni sfumatura, ripercorrendo silenziosamente questo ricordo così vicino nel tempo mentre quasi non riesco a realizzarlo, facendo fatica momentaneamente a credere che sia accaduto.

Disorientata sbatto un paio di volte le palpebre nel tentativo vano di riacquistare lucidità mentale mentre Andrew non sembra essere particolarmente toccato dal momento che continua ad accarezzarmi, coccolandomi dolcemente come se mi avesse chiamato col solito, tenero nomignolo e non in un modo così intimo e forte.

Bello, deglutisco a fatica con la bocca impastata e asciutta.

Come scottata mi tiro bruscamente su, facendo forza sulla sua presa fino a romperla e causando di conseguenza la sua occhiata stranita.

- Mi … mi hai chiamato amore? - balbetto assurdamente sottosopra, piacevolmente nervosa e priva di equilibrio mentre comprendo maggiormente la portata della sua frase.

Disarmata e cedevole lo fisso stralunata mentre lui non dice nulla per un breve attimo, il suo sospiro che giunge fievole ad anticipare la sua conferma.

- Si – ammette con semplicità mentre riappoggia la mano su di me, quasi come se non volesse avermi lontana.

Troppo sgomenta per notarlo completamente scuoto lievemente il capo, non riuscendo ancora a rendermene conto totalmente mentre l'insieme di impressioni, che mi pervadono, si dimenano bruscamente dentro di me per essere liberate.

E accade subito dopo, non appena le mie barriere contenitive crollano del tutto, sgretolandosi sotto la consapevolezza di cosa questo voglia dire.

Sono il suo amore, sono importante.

Mi ritrovo, infatti, a lanciargli le braccia al collo prima ancora di averlo pensato, le mie labbra che si scontrano con le sue per un bacio intenso e carico di dolcezza nonostante l'impeto violento con cui si uniscono.

Stupito Andrew risponde quasi esitante, aumentando la morsa intorno alla mia vita.

Le nostre bocche si continuano a muovere avide le une contro le altre, il bisogno di averlo e di trasmettergli quello che mi ha scatenato con cinque semplici lettere che diventa una necessità, un spasmodico ed irrefrenabile bisogno.

Le mie dita si insinuano tra le ciocche sottili dei suoi capelli mentre il nostro contatto diventa più passionale, le nostre gambe che si intrecciano quasi volessimo diventare ancora una cosa sola.

Ansimante sono, però, costretta ad allontanarmi da lui dopo una manciata di secondi, troppo presto purtroppo.

Con i polmoni che bruciano in carenza di ossigeno e le guance arrossate rimango col volto vicino al suo, quel peso allo stomaco che sembra improvvisamente essere scomparso, dileguatosi nel nulla quasi non fosse mai esistito.

Rimane unicamente lui, quello che mi ha detto.

Prendo un tremolante e profondo respiro mentre è, ancora una volta, Andrew stesso a cogliermi di sorpresa l'attimo seguente.

Con un movimento semplice, infatti, intreccia le sue dita con le mie, congiungendo le nostre mani in una morsa dolce e pacata, espressione concreta della nostra unione

I nostri palmi si sfiorano, aderendo l'uno all'altro mentre un sorriso più tranquillo mi inclina le labbra, portandomi a parlare in modo diretto, come se vi fosse un filo senza filtri a collegare pensieri e bocca, mentre lui mi guarda pacato.

- Mi hai...sorpreso – affermo sincera spezzando il silenzio che ci avvolge, sospirando dolcemente l'ultima parola mentre mi rendo conto di quanto tutto ciò sia vero.

Mi ha seriamente stupito, cogliendomi in contropiede riguardo una cosa che non mi sarei mai aspettata. E che mi piace da morire, sogghigno debolmente mordendomi distrattamente il labbro inferiore.

Una sensazione di sfarfallio allo stomaco mi coglie, facendomi sentire agitata in modo nettamente diverso da poco fa.

Lentamente la mia mente, infatti, realizza in modo più consapevole e meno irrazionale la reale importanza di quello che mi ha detto Andrew, la sottile sfumatura che vi era insita e che mi sconvolge, facendomi comprendere quanto questa semplice parola voglia, invece, dire.

Quello che c'è tra di noi è fondamentale per lui, deglutisco estasiata e deliziata da questa verità così insolita ed imprevista.

Sospirando flebilmente faccio scivolare l'altra mano dalla sua nuca alla sua spalla, solleticando con la punta delle dita la pelle della base del suo collo, una carezza appena percepibile.

Andrew non ribatte nulla, rimanendo fermo ed immobile e godendo del mio tocco.

- Decisamente non me lo aspettavo – sussurro nuovamente, desiderando in qualche modo parlarne ed esternare le mie riflessioni mentre sottolineo questo concetto.

Ha creato, infatti, un agitarsi interiore di sentimenti e pensieri ineguagliabile dentro di me, un insieme di sensazioni che confluiscono in una sola unica cosa.

Amore, ripeto silenziosamente nella mia testa ritrovandomi a chiedermi subito dopo se sia questo che sente nei miei confronti. È amore? Mi domando di nuovo, non sapendo darmi una risposta univoca e certa, ma solo ipotesi.

Sospiro debolmente, alzando istintivamente il capo quel tanto che basta per poterlo guardare in viso nel limpido tentativo di decifrarlo.

I miei occhi incontrano, però, unicamente il suo profilo adombrato e scurito dalla penombra, una smorfia neutrale che intravedo solamente e che non mi permette di fatto di comprenderlo.

È, tuttavia, un altro quesito subito dopo, ben più complicato, a sconcertarmi maggiormente, sommando percezioni contrastanti fino a crearne uno strano grumo.

È la stessa cosa che provo anche io, invece? Al contrario, la risposta appare più nitida, priva di quel strato di nebbia costituito dalla confusione.

Non osando quasi pronunciarla nella quiete della mia mente deglutisco unicamente mentre il suo silenzio persiste, diventando più lungo e criptico e finendo per allarmarmi.

Sbatto le palpebre mentre mi domando silenziosamente a cosa stia pensando, se sia positivo o negativo in qualche modo.

Lo rompe finalmente subito dopo, fortunatamente, facendo spallucce, i muscoli che guizzano appena sotto i miei polpastrelli, confondendomi.

- Non ho detto nulla di speciale, guarda – afferma, apparentemente non curante e tranquillo.

Solo dopo un attimo di esitazione in cui mi perdo a studiarlo comprendo che la sua non è calma, ma bensì tensione.

Il suo corpo, infatti, risulta impercettibilmente contratto contro il mio, come se qualcosa lo avesse improvvisamente turbato o inquietato.

Non comprendendo all'istante a cosa sia dovuto aggrotto la fronte, corrucciandomi mentre simultaneamente il movimento delle mie dita si arresta, bloccandosi bruscamente.

Non giudica speciale quello che mi ha detto? Mi chiedo immediatamente tentando disperatamente di capirlo, ripetendo la sua frase. O, forse, si è semplicemente pentito di averlo esternato?

Il mio cuore si agita ora in modo differente dentro di me, pompando freneticamente sangue nelle vene e infondendomi un labile senso di inquietudine.

Tentando di rimanere calma inspiro lentamente una lunga boccata di ossigeno mente i miei occhi persistono nel rimanere puntati su di lui.

Percependo probabilmente il mio sguardo e l'insistenza con cui lo sto fissando Andrew inclina appena il capo verso di me, facendo scontrare le sue iridi con le mie.

E il sorriso leggero e dolce in cui si apre subito dopo spazza via ogni turbamento, conferendo nuovamente la sfumatura cala e amorevole al modo in cui mi ha chiamato.

Riesco, infatti, solo ora a capire che il suo irrigidirsi non è dovuto alla parola rimangiata, ma, unicamente, all'imbarazzo dovuto a quell'appellativo.

Probabilmente neanche lui si aspettava di dirlo, di palesare un qualcosa di intimo e nascosto, suo.

Più leggera mi lascio andare ad un lieve soffio, ritrovando all'improvviso il buon umore.

- Per me, invece, è speciale – mormoro l'attimo seguente, riprendendo a parlare dopo quella che sembra una eternità in modo totalmente trasparente e sincero.

Contemporaneamente i miei polpastrelli riprendono a muoversi, tracciando linee immaginarie sulla sua pelle tiepida mentre la presa sul mio corpo si rafforza di riflesso, simultaneamente.

Ed io mi devo mordere quasi a sangue le labbra per non lasciarmi sfuggire che anche lui per me lo è, è speciale.

Fatico a non farlo, a non dirgli che è lo stesso per me e che anche lui per me è amore. È il timore di apparire banale, di far sembrare una cosa così importante solo una vacua risposta al suo dolce mormorio.

E, decisamente, questa è l'ultima cosa che voglio. Non desidero metterlo ulteriormente a disagio o sminuire il momento, preferendo unicamente goderne e lasciare che la bolla di benessere che ci avvolge continui a salire. Sempre più su, diventando sempre più intensa e profonda man in mano che i secondi passano e si trasformano in minuti.

Lui non ribatte null'altro, limitandosi a serrare maggiormente la presa intorno al mio corpo, parlando ancora una volta con i gesti.

In qualche contorto e silenzioso modo, infatti, mi fa comprendere quanto il mio apparente semplice sussurro, invece, lo abbia colpito acutizzando il bisogno che ha di avermi addosso.

Leggermente travolta da una debole e deliziosa frenesia mi muovo su di lui, finendo per far strusciare i nostri corpi.

Ancora sconvolta, infatti, non riesco a sopprimere il tumulto interiore che provo, lo stato d'animo ora positivamente irrequieto che mi fa sentire pacata e agitata al tempo stesso.

Priva di qualsiasi peso quasi, realizzo mentre compio l'ennesimo movimento, attirandomi di conseguenza anche la sua affermazione ironica.

- Ora altro che dormire – bofonchia, difatti, Andrew, fingendosi teatralmente sconfortato come se la cosa lo urtasse, invece che compiacerlo.

Una nota di diletto e gioia è celata nella sua voce, facendomi intuire che non gli sia passato inosservato il mio essere così radiosamente ansiosa.

Colta nel segno arrossisco debolmente mentre lui riprende a parlare, continuando la frase.

- Se ti rigiravi prima, adesso decisamente farai di peggio e non mi lascerai riposare neanche un po' – borbotta ancora, una finta lamentela che sa di bonaria e tenera presa in giro.

Stando al gioco, ben consapevole del suo modo scherzoso di alleggerire la tensione emotiva del momento e di scacciare il suo disagio interiore, roteo gli occhi al cielo, riservandogli subito dopo una severa occhiataccia al vetriolo.

Risulta però smorzata, indebolita da quel sentimento forte e sempre più corposo che non so decisamente reprime e controllare. Forse, semplicemente, non voglio farlo.

- Domani sarò pieno di lividi visto che scalci peggio di un cavallo – affonda l'ennesima tenera e scherzosa stoccata, guadagnandosi un pizzicotto.

Di istinto, infatti, faccio scivolare la mano sul suo petto fino a raggiungere il suo fianco in una veloce carezza, pungendo una porzione di pelle con la punta delle dita e con un movimento veloce.

Arriccio poi le labbra, mentre una espressione tra l'offeso e il soddisfatto si delinea sul mio viso.

- Sei tremendo! - affermo in risposta io mentre Andrew contraccambia lo sguardo torvo, per nulla contento del mio modo di punire la sua battutina.

Una innegabile punta di piacere mi coglie intimamente, facendomi comprendere sempre di più quanto io adori questi momenti in cui ci stuzzichiamo e lui mi prende in giro, attimi così nostri e impregnati di quotidianità.

- Per una volta che mi dici una cosa carina la rovini subito – protesto ancora, imbronciandomi lievemente mentre alludo sfacciatamente alle sue battute decisamente poco dolci e melense, che hanno in qualche modo spezzato il momento.

La cosa che, invece, tengo gelosamente per me è il fatto che il suo essere romantico in modo anticonvenzionale, diverso e unico al tempo stesso, mi piace da morire. Si incastra, infatti, perfettamente con il mio essere una donna decisamente poco incline al romanticismo preconfezionato o tradizionale, quello fatto di cioccolatini e “ti amo” a profusione.

Preferisco questi secondi, i sentimenti dimostrati con i gesti o semplicemente con un nomignolo spontaneo impregnato di sincerità e commozione.

Amore, ripeto ancora nel silenzio della mia mente faticando quasi ad abituarmici mentre mi crogiolo nella sensazione di benessere che mi scaturisce, che mi causa.

- Non sono il tipo da cose sdolcinate, quindi non ti ci abituare – ribatte Andrew, rompendo il filone nuovamente dei miei pensieri mentre mi rivolge una occhiatina sbieca eloquente, le sue parole che dicono una cosa e il suo sguardo che silenziosamente ne dice un'altra.

Una fitta di contentezza mi travolge sibillina davanti a questa realtà, portandomi a stuzzicarlo di nuovo ed assecondare quindi lo spirito sbarazzino che mi induce a punzecchiarlo.

- Quindi niente rose rosse e champagne la prossima volta? - lo fronteggio sfacciatamente, sostenendo il suo sguardo senza la minima esitazione mentre a fatica sopprimo un ghigno ilare, fingendomi seria.

Lui inarca all'istante un sopracciglio chiaro, trucidandomi con lo sguardo nel momento stesso in cui comprende che lo sto prendendo in giro senza alcuna remora o ritegno.

- Piantala, Ems – mi intima dolcemente, tentando di conferirsi un tono serio che però svanisce nel nulla, avendo come unico risultato il farmi scoppiare a ridere.

Per nulla divertito lui mi riserva una lieve pacca sul sedere, il suo palmo che entra in contatto in modo più deciso con la pelle delicata del mio fondo schiena producendo uno schiocco.

Una fragorosa risata sconvolge anche lui l'attimo seguente, un suono argenteo e terribilmente piacevole che mi provoca una fitta di tenerezza al cuore, aizzando furiosamente le mie sensazioni già precarie.

E io questa volta non le sopprimo, decidendo di lasciarle libere di agire e manifestarsi.

Con ancora le dita posate sul suo fianco, infatti, mi sporgo leggermente in avanti alla ricerca della sua bocca.

La trovo subito dopo, unendola alla mia per un bacio lento ma al tempo stesso carico di amorevolezza che zittisce per una frazione di secondo il nostro finto bisticciare, rompendomi il respiro il gola.

Le nostre labbra si fondono alla perfezione, assaporandosi accuratamente come se fosse la prima volta dopo tanto tempo e questo non fosse solo l'ultimo di una serie di baci che hanno costellato questa serata.

Inarcandomi appena contro di lui ricambio fin quando non percepisco i polmoni bruciare, cedendo al bisogno ancestrale del mio corpo bisogno di ossigeno.

Lievemente ansimante mi allontano di pochi centimetri da lui, rimanendo così vicina da percepire il suo ansare mischiarsi al mio, accarezzandomi la guancia.

Ancora una volta la sua vicinanza mi crea un senso di vertigini, rendendomi calma e svagata. Ed è proprio questo, l'attimo seguente, a portarmi a provocarlo ancora, il bisogno di godere smaniosamente del suo sorriso tra il divertito e l'offeso.

- Allora devo rinunciare definitivamente e per sempre all'idea di vederti nelle vesti di Mr romanticone? - lo incalzo di nuovo, ben consapevole di quanto probabilmente questa cosa lo infastidirà.

Non riuscendo a trattenermi ridacchio, la sua mano calda che mi accarezza appena, percorrendo la mia curva tonda appena coperta da un paio di striminziti slip azzurri.

Esattamente come mi aspettavo lui non appare per nulla rallegrato dalla mia battutina, ricambiando con la stessa moneta una manciata di secondi dopo.

- No, non mi vedrai mai come Mr romanticone – afferma convinto e determinato, imitando la mia voce e, soprattutto, l'inevitabile cadenza che assume la mia pronuncia, tipica di quella di Chicago e profondamente differente da quella di New York.

Inclina poi il viso verso di me, continuando a fissarmi di sottecchi mentre io, piccata e indispettita, sbarro gli occhi, sgranandoli sorpresa a causa del suo inaspettato attacco.

- Non si sente per nulla che sei di Chicago, sai? - mi schernisce ancora, infierendo in modo quasi retorico e dispettoso nel mio fastidio, non volendo lasciarmi testardamente l'ultima parola.

Alterandomi mi esibisco in un evidente broncio mentre assottiglio lo sguardo, muovendo nuovamente simultaneamente le dita sulla sua pelle per l'ennesimo pizzicotto.

- Ahia! - ribatte prontamente lui, in modo volutamente teatrale e drammatico, lamentandosi palesemente frustrato.

Offesa lo guardo male, pronta a ribattere ma non me ne lascia il tempo, dal momento che mi stupisce l'attimo seguente, agendo.

Prima che possa anche solo intuire il suo movimento Andrew mi sovrasta con un colpo di reni, mettendosi su di me e costringendomi con le spalle contro il materasso.

Mentre stringe le labbra in una linea concentrata mi immobilizza poi del tutto, agguantando con una mano sola i miei polsi sottili e magri.

Tenendoli uniti e immobili con una estrema facilità me li blocca sopra la testa, affondandoli nel cuscino senza il minimo sforzo.

Sconvolta e sconcertata lo guardo ammutolita, una possente tachicardia che mi fa alzare il petto in modo aritmico, gonfiando il mio seno e mettendolo in mostra più di quanto la maglia sottile già non faccia.

Riservandomi un sogghigno smaliziatamente vittorioso spinge poi lievemente i fianchi contro i miei, causandomi una scarica di piacere e portandomi istintivamente ad inarcarmi contro di lui in un gesto spontaneo.

Continuando a gravare su di me avvicina poi lentamente il viso al mio, facendo diventare pesante ed inesorabile la distanza che divide le nostre bocche. La voglia di baciarlo torna possente dentro di me, agitandosi furiosa e portando la mia irrazionalità ad urlarmi di annullarla io stessa, ponendo fine a questo supplizio.

Troppo orgogliosa e divertita dall'idea di non dargliela vinta, tuttavia, non lo faccio, rimanendo faticosamente immobile mentre il suo corpo seminudo continua a gravarmi sfacciatamente addosso.

Nel momento stesso in cui mi mordo l'interno della guancia, nell'estremo tentativo di trattenermi, Andrew appoggia con una estenuante lentezza le labbra all'angolo della mia bocca, depositandovi un bacio languido e sensuale che mi manda in paradiso.

I miei ormoni, infatti, bruscamente risvegliati, scalciano poderosamente, provocandomi una sottile morsa al bassoventre terribilmente simile ad una scarica di piacere.

Boccheggiante e con il viso in fiamme trattengo istintivamente il respiro, lasciandolo andare subito dopo sotto forma di un goduto sospiro che non riesco davvero più a reprimere.

Alla dolcezza e intensità del modo con cui mi ha chiamato prima si sostituisce ora una sensazione di languore e voglia che mi pervade totalmente, attraversandomi con un lungo brivido che mi rizza i capelli sulla nuca.

Come se non bastasse, Andrew muove subito dopo la mano libera, accarezzando il lato del mio seno fino a scendere sulla mia vita e poi ancora più giù, sfiorando i bordo della maglietta blu.

Nell'esatto momento in cui i miei capezzoli si inturgidiscono e mi ritrovo a mordicchiarmi maliziosamente il labbro inferiore lui si insinua al di sotto del cotone leggero, entrando in diretto contatto con la mia pelle improvvisamente accaldata.

Non ho, tuttavia, il tempo di apprezzare davvero il contatto poichè le sue dita iniziano a muoversi velocemente sul mio fianco, iniziando da farmi il solletico e cogliendomi deliberatamente in contro piede, punendomi.

Scioccata dal repentino cambio di situazione mi ritrovo in preda a movimenti convulsi e delle risate acute prima ancora che me ne renda conto mentre Andrew ridacchia soddisfatto, tenendomi contemporaneamente immobilizzata in modo da poter agire a suo piacimento.

Sotto l'impeto di questo strano fastidio strizzo gli occhi, sentendo una ondata di calore e le prime gocce di sudore imperlarmi la fronte per via dello sforzo.

- Ti.. prego basta – mi ritrovo ad implorarlo con il fiato corto e il respiro spezzato, le mie gambe che si dimenano nel tentativo di liberarsi dalla sua morsa senza riuscirci.

Non cedendo assolutamente e scuotendo simultaneamente il capo in segno di diniego lui continua imperterrito a torturarmi, decisamente in modo meno piacevole rispetto a prima visto quanto io odio profondamente il solletico.

- An...andrew...per favore – balbetto ancora, gli occhi lucidi a causa del troppo ed innaturale ridere e un sordo fastidio che mi coglie il fianco, assomigliando quasi ad un sottile dolore.

Dopo quello che mi sembra un tempo lunghissimo finalmente lui smette di muovere i polpastrelli su di me, lasciandomi fortunatamente libera di respirare in modo normale.

Per nulla contenta del suo improvviso scherzetto lo trucido senza tanti giri con lo sguardo, le guance che bruciano violentemente mentre tento disperatamente di tranquillizzare il battito del mio cuore, senza riuscirci.

Riservandomi una dolce occhiata da sotto le ciglia, opposta alla mia, scioglie subito dopo la presa sui polsi, permettendomi di agitarmi e dimenarmi ora come voglio.

Non dice nulla, limitandosi ad accarezzarmi silenziosamente mentre io prendo una profonda boccata di ossigeno, non riuscendo a non sentirmi incredibilmente felice in questo momento.

Nonostante tutto infatti mi sento terribilmente bene, un senso di contentezza e amorevolezza che non mi abbandona da quando mi ha chiamato amore.

Indolenzita riabbasso poi le braccia mentre lui affonda il viso nel mio collo baciandolo teneramente quasi a chiedermi scusa, venendo accolto dal mio abbraccio senza alcuna esitazione.

Titubante e ancora scombussolata appoggio infatti le mani sulla sua schiena, sospirando pesantemente nel tentativo di calmarmi mentre lo accarezzo debolmente.

- Odio il solletico- borbotto corrucciata e oltraggiata, godendo però silenziosamente delle sue coccole – La prossima volta che me lo fai di nuovo ti mando in bianco – lo apostrofo nuovamente, la tenerezza della mia voce che rende poco credibile la mia minacciosità nonostante l'allusione a ciò che mi ha fatto appena passare.

Ridacchiando sommessamente Andrew non ribatte nulla questa volta, abbandonando le battutine per dedicarsi totalmente a me.

Deposita infatti una infinità di baci leggeri e casti sulla mia pelle sudata e umida, facendomi lentamente rilassare e calmare.

Il mio ansare torna nuovamente cadenzato e regole mentre le palpebre si abbassano placidamente, quasi senza che io me ne accorga.

Il tempo sembra quasi cristallizzarsi in questo momento, tutto ciò che è accaduto questa sera che passa momentaneamente in secondo piano mentre mi godo unicamente della sua vicinanza.

Non so, difatti, per quanto tempo rimaniamo così, in silenzio stretti l'uno all'altro o che ora sia, so solo che mi sento avvolta da un intrinseco benessere.

Con la bocca risale poi in modo improvviso vertiginosamente verso il mio volto, percorrendo la linea della mia mandibola e inducendo il mio sorriso che si amplia man in mano che essa raggiunge la mia, lambendola con un bacio dolce e breve.

- Ora dormiamo, però – afferma docilmente e pacato, muovendo impercettibilmente le labbra contro le mie prima di baciarmi a stampo e comprendendo forse il mio stato mentre io annuisco debolmente, acconsentendo.

Un albore di stanchezza mi coglie, appesantendomi finalmente le membra e la mente, offuscata da un principio di forze che mi toglie quasi totalmente la capacità di pensare.

Senza dire altro si lascia poi scivolare al mio fianco, gravandomi meno pesantemente addosso senza, tuttavia, smettere di stringermi a se.

Le sue braccia, difatti, rimangono avvolte intorno a me accompagnando il mio movimento non appena mi giro anche io, tornando a guardarlo in faccia.

Improvvisamente assonnata mi accoccolo contro di lui, appoggiando la testa sul suo petto nudo mentre le nostre gambe si incontrano, intrecciandosi saldamente.

Respirando tranquillamente mi stringo ancora di più a lui, permettendo al suo calore e al suo profumo di inebriarmi, quietandomi ora del tutto.

Ed è proprio ora, quando il mio cervello inizia a spegnersi del tutto e il mio contatto con la realtà inizia a diventare labile e sfocato, svanendo, che un mormorio carico di dolcezza mi fa sogghignare nel dormiveglia, scaldandomi interiormente.

- Buonanotte amore – sussurra, infatti, teneramente Andrew al mio orecchio, acutizzando quel sentimento forte ed intenso che stringe il mio cuore, non abbandonandolo mai.

E la bolla continua a salire, semplicemente.

Su, sempre più su.






*****





Canticchiando silenziosamente il motivetto di Kiss me di Ed Sheeran continuo a camminare sul marciapiede praticamente deserto, il tacco basso dei miei stivali che produce un sordo ticchettio che spezza l'insolita quiete della strada.

Vi sono, infatti, pochissime persone in giro per la città, considero guardandomi velocemente intorno e scorgendo unicamente qualche passante popolare in 1295 Madison Avenue , costeggiata da una strada sempre trafficata e costeggiata da alti grattacieli.

Molto probabilmente è per via dell'ora, aggiungo subito dopo tra i miei pensieri, continuando a procedere lentamente e con tutta calma, senza alcuna fretta o frenesia.

Oggi, infatti, posso permettermi di fare le cose con tranquillità dal momento che manca ancora un'ora abbondante all'inizio del mio orario di lavoro.

È ancora mattina presto, difatti ed io e Andrew siamo appena tornati dal nostro weekend in solitudine, passato appena fuori New York in un delizioso hotel.

Fine settimana che è, però, purtroppo, finito troppo presto, volando praticamente via in un soffio.

Lievemente rammaricata da questo fatto corruccio la bocca, incassando il capo tra le spalle mentre mi ritrovo ad agognare quasi disperatamente il calore dei suoi baci, del suo tocco e delle sue frasi.

Un sorriso irrazionale ed istintivo mi inclina al in su le labbra subito dopo, non appena una parola in particolare prevale tra tutte le mie riflessioni e l'eco di ciò che mi ha detto, facendomi sentire nuovamente disarmata.

Amore.

Deglutisco mentre un senso di sfarfallio mi colpisce come un pugno allo stomaco, impregnato di sensazioni e commozione. Si mischiano, fondendosi e andando contemporaneamente ad alimentare quel sentimento.

Sospiro, cercando di non soffermarmici troppo, ben consapevole del fatto che diventa sempre più nitido e definito man in mano che i giorni passano, rafforzandosi.

Fatico ancora quasi ad abituarmici e prenderne totalmente coscienza, una così inaspettata e piacevole che ha lasciato dietro di se un scia di percezioni non espresse e al tempo stesso palesate in modo più sottile ed intimo, tramite gesti e mezzi sussurri.

E una domanda sorge spontanea dentro di me: ci riuscirò mai? Mi ci abituerò mai davvero?

Mi mordo deliziata il labbro superiore, torturandolo appena mentre dubito fortemente di riuscir a non badare a questa tachicardia pressante o al senso di vertigini.

Una sottile sensazione di mancanza mi pervade sibillina e sincera l'attimo seguente, facendomela sentire nitida e dolente come non mai nonostante siano passati praticamente pochi minuti dall'ultima volta che ci siamo sentiti.

Sta diventando una droga, rifletto amorevolmente, più ne ho più ne voglio.

Decidendo, tuttavia, di allontanare per un attimo la mente da lui e di concentrarmi unicamente sulle sensazioni positive che mi scaldano interiormente scrollo appena il capo, i capelli sciolti che ondeggiano sul cappotto nero con un lieve frusciare.

Allegra e contenta sospiro poi debolmente mentre l'aria frizzante e gelida di dicembre mi sferza il viso, arrossandolo dolorosamente.

Mettendo un piede davanti all'altro mi stringo tra le braccia, un improvviso brivido di freddo che mi scuote attraversandomi totalmente mentre affondo maggiormente le mani nelle tasche, ricercando la fonte di calore del mio corpo.

Né il pallido raggio di sole che mi accarezza e intacca l'azzurro del cielo né la giacca infatti, sembrano essere abbastanza per riscaldarmi, lasciandomi infreddolita mentre con la punta delle dita solletico il retro del mio telefonino.

Fremente individuo subito dopo, con gli occhi appena socchiusi, la porta in vetro ed acciaio della mia caffetteria preferita alla fine della strada, lo stomaco che brontola affamato e il vento che mi scompiglia alcune ciocche, facendole finire sul mio viso.

Con poche, ampie falcate la raggiungo l'attimo dopo, appoggiando celermente il palmo della mano sull'uscio pronta ad aprirlo.

Esercitandovi una lieve pressione lo faccio subito dopo senza il minimo sforzo mentre ne intravedo istantaneamente l'interno.

Un immediata ondata di calore mi travolge nel momento stesso in cui vi metto piede, un odore di caffè tostato e muffin ai mirtilli che mi fa venire la acquolina in bocca, solleticandomi dolcemente le narici.

Ingorda ne ispiro una lunga bocca, riempiendomene i polmoni mentre con lo sguardo percorro il locale, ormai famigliare visto tutte le volte che ci sono venuta da quando abito a New York.

Decisamente molte, sorrido debolmente mentre rimango per una frazione di secondo immobile, continuando a scrutare il mobilio che lo adorna.

Dinnanzi a me si apre un vasto ambiente ad elle, le pareti esterne costituite da delle vaste e linde vetrate che permettono do godere del panorama mentre si è seduti ai numerosi tavolini disposti qua e là.

In legno chiaro, infatti, sono disposti a macchia sul pavimento ricoperto da delle intense piastrelle rosse, che cozzano piacevolmente con le pareti bianche ed candide, un mix di colori freddi e caldi.

Queste sono poi appena intaccate da alcune fotografie in bianco e nero, scatti lontani nel tempo che ritraggono scorci pittorici e caratteristici della città.

Istintivamente i miei occhi si posano su quella che è la mia preferita, alla mia sinistra, e che ritrae un musicista di strada, un robusto uomo di colore intento a suonare probabilmente nel Bronx il suo sassofono. Una smorfia concentrata gli aleggia in viso, gli occhi chiusi e serrati che lo fanno apparire incredibilmente devoto alla musica che sta producendo, affascinandomi.

Il mio sogghigno si amplia l'attimo seguente, mentre noto che proprio il tavolo postovi vicino è libero, quello che io prediligo perchè leggermente decentrato, fornendo così una posizione più intima e tranquilla.

Senza dire nulla distolgo poi lo sguardo mentre il mio stomaco brontola, richiamandomi alla realtà e portandomi ad avvicinarmi velocemente al bancone centrale per ordinare.

In lucente legno presenta un angolo dedicato unicamente ai dolci, delle più svariate fragranze e tipologie mentre sulla parete vi sono vari scaffali e macchinari adibiti alla preparazione di qualsiasi bibita, dal succo di arancia al caffè.

Vicino alla cassa, invece, vi sono alcuni cestini con le bustine di zucchero differenziato a seconda del colore della carta, azzurro per quello normale e rosso per quello di canna.

Sono costretta nuovamente ad arrestare, però, la mia analisi l'attimo dopo, quando l'abituale commesso si avvicina a me, pronto per servirmi.

Mi fissa, infatti, pazientemente in attesa, il cartellino bianco appuntato sulla maglietta a maniche lunghe che indica il suo nome: Mark.

Contenta per una volta di non dover sopportare una terribile e lunghissima coda, sorrido apertamente, visibilmente rallegrata dal fatto che il locale sia praticamente mezzo vuoto.

Infatti, fatta eccezione per un gruppo di ragazze che occupano un tavolo, non vi è nessun altro, conferendo una atmosfera calma e pacata all'ambiente.

Il loro chiacchiericcio è l'unico rumore si sottofondo che rompe il quieto silenzio che ci avvolge, intaccandolo debolmente.

- Cosa posso servirle? - mi chiede gentilmente incalzante, il viso pulito e i corti capelli castano chiaro tagliati a spazzola contornati da un ghigno neutrale ma cortese mentre mi spinge a parlare.

Ricambiandolo, ribatto facendo finalmente la mia ordinazione.

- Un caffè espresso e un muffin ai mirtilli – mormoro placidamente mentre con un movimento veloce della dita inizio a sbottonare il mio cappotto, sentendomi accaldata a causa del riscaldamento troppo elevato.

Con le guance rosse, infatti, lo apro del tutto, sfilandomelo e piegandolo sotto il mio braccio mentre il ragazzo si appresta a servirmi senza ribattere nulla dopo aver annuito, accennando di aver compreso.

Rimanendo unicamente fasciata da un maglione nero con lo scollo a v e un semplice paio di jeans passo le dita tra i miei capelli, ravvivandoli e portandomeli indietro mentre un soffio leggero mi solca le labbra dischiuse e lievemente screpolate per via del freddo. Irrazionalmente me le umetto, cercando di ammorbidirle mentre una sottile noia mi pervade, attraversandomi da capo a piedi.

Senza una ragione precisa torno a guardarmi attorno, gli occhi che si posano irrazionalmente sulle ultime notizie trasmesse dal tg del mattino.

Mi soffermo, infatti, sull'ampio televisore appeso a quadro contro il muro alla mia sinistra, il volume azzerato che permette unicamente di leggere i titoli mentre le immagini del conduttore continuano a scorrere afone e mute.

È tuttavia ben altro subito dopo ad attirare corposamente la mia attenzione, facendomi sentire strana e inquieta mentre le risatine di sottofondo si intensificano, diventando quasi fastidiose.

La pressante sensazione di essere studiata e fissata mi coglie sibillina e sconcertante, facendomi aggrottare confusamente la fronte.

Tentando di capire da dove provenga mi guardo velocemente intorno, non riuscendo però ad individuare nessuno intento a guardarmi sfacciatamente o in modo insistente.

Solo le ragazzine continuano ad agitarsi, lanciandomi ogni tanto qualche occhiatina di sottecchi, intervallandole con le loro chiacchiere.

- Ecco a lei – mi riscuote però bruscamente il cameriere, portandomi a voltarmi quasi di scatto nella sua direzione.

Stupita lo fisso stralunata per una frazione di secondo, comprendendo solo dopo un attimo di esitazione che la mia colazione è finalmente pronta.

- Grazie – mormoro in risposta, mesta, mentre abbasso lo sguardo, sbrigandomi a pagare velocemente il conto.

Riservandogli un semplice sorriso come saluto, afferro il bicchiere e il dolce con le mani, muovendomi.

Mi appresto poi ad avvicinarmi al mio tavolo preferito con poche veloci falcate, stando ben attenta a non rovesciare o far cadere nulla.

Con delicatezza appoggio poi la tazza di caffè fumante, il suo calore che rimane impresso sulla pelle delicata del mio palmo mentre faccio lo stesso con il muffin.

Sospirando poggio poi la giacca sulla sedia libera al mio fianco, liberandomene prima di sedermi su quella vicina subito dopo.

Le risate di quelle ragazze, alle mie spalle ormai, si accentuano improvvisamente, spezzando il silenzio e facendomi nuovamente sentire osservata ed in qualche modo dei loro discorsi.

Infastidita roteo gli occhi al cielo, irritata senza un motivo apparente da questo fatto.

Decidendo di non pensarci, però, mi rilasso contro lo schiena in legno, allungando lievemente le gambe sotto il tavolo mentre riagguanto contemporaneamente con la mano la bevanda.

Con un movimento fluido me lo porto alle labbra, già dischiuse, prendendone una lunga boccata, stando però ben attenta a non scottarmi.

Il sapore intenso del caffè mi invade bruciante il palato, ristorandomi e deliziandomi al tempo stesso.

Soddisfatta e compiaciuta deglutisco, socchiudendo appena gli occhi mentre poso lo sguardo sulla postazione internet posta vicino all'entrata, solitamente piena di gente.

Formata da alcuni alti sgabelli che circondano un tavolo dal ripiano in acciaio sormontato da un paio di computer bianchi e da alcune prese per attaccare il proprio pc portatile, apparendo insolitamente vuota e deserta.

Godendo di questa quiete ne prendo un altro lungo sorso, rendendomi nuovamente conto di quanto mi manchi la bolla di benessere e semplicità che ha caratterizzato questo fine settimana con Andrew. La mia mente, infatti, vira nuovamente su di lui in modo spontaneo e semplice. Ancora.

Avrei voluto non farlo finire mai, prolungandolo almeno di qualche giorno in più ma purtroppo il lavoro di entrambi ci ha richiamati forzatamente alla realtà, non permettendoci altri attimi in totale solitudine.

Sospiro, sprofondando in quei ricordi mentre un senso di ineguagliabile dolcezza mi stringe lo stomaco, avvolgendomi tra le sue spire torbide e limpide al tempo stesso.

Un intenso moto di tenerezza, difatti, mi sconvolge, pervadendo ogni singolo centimetro del mio corpo fino ad inebriarmi, il suo profumo ancora ben percepibile sui miei abiti che mi causa un soffuso senso di stordimento.

Allontano subito dopo il bicchiere dalla mia bocca, posandolo, e, con esso, anche i pensieri, cercando di svuotare la mente e di dedicarmi unicamente alla colazione.

Determinata a farlo e affamata poso poi gli occhi sul muffin, la carta arancione che lo circonda facendolo apparire ancora più invitante.

Desiderosa di addentarne la sua morbida e gustosa consistenza piego il viso, guardandolo e notando solo adesso il fatto che poggi su una rivista.

Incuriosita la scruto con più attenzione, accarezzandola con lo sguardo.

Off, leggo subito il titolo stampato a caratteri cubitali sulla copertina di un blu patinato, su cui spiccano numerosi volti celebri.

Una istantanea smorfia infastidita compare sul mio viso nel momento stesso in cui la mia mente viene invasa dai ricordi di tutte le problematiche che mi ha causato, per non parlare delle urla isteriche di mia madre e delle sue petulanti strigliate di capelli senza senso.

Con la punta delle dita spingo via il dolcetto, concentrandomi curiosamente sul giornale mentre qualcosa dentro di me mi porta a farlo, attirandomi. Forse il mio istinto o forse semplicemente il sesto senso.

Inaspettatamente, infatti, una punta di interesse mi pervade, spingendomi a guardarlo meglio.

Ed è proprio l'attimo dopo che sbianco, totalmente sconvolta nel ritrovare la mia foto in un angolo in basso a destra della copertina.

Sono finita di nuovo in prima pagina? Sbarro gli occhi sgomenta, la mente che si svuota di ogni altro pensiero.

Sotto compare una lieve didascalia in corsivo nero che recita: Emma Scott, morto un principe se ne fa un altro? [Pag 22].

Basita e scioccata nel ritrovarmi ancora una volta sulle riviste scandalistiche da quattro soldi la trucido con lo sguardo scuro, un sottile nervosismo che inizia a dipanarsi dentro di me, attirandomi tra le sue bollenti spirali.

Mi assorbe totalmente, la razionalità che va in black out a causa dell'irritazione che mi scuote vigorosamente, facendomi tremare interiormente.

Afferrandolo così violentemente da arricciarne la carta lo artiglio con i polpastrelli, avvicinandolo velocemente fino a poterlo vedere con più nitidezza.

Senza indugiare e con il cuore che martella furiosamente nel mio petto sfoglio velocemente le pagine, raggiungendo celermente quella che mi riguarda.

Ancora una volta quella dannata rubrica, ringhio nella mia intimità maledicendola torvamente, non trovando pace.

Esattamente come l'ultima volta due lunghe colonne contornate da varie fotografie sono dedicate a me e ai miei presunti flirt.

Campeggia nuovamente quella che ritrae me ed Andrew nel suo portone, i nostri visi vicini e poco più sopra una mia foto con Noah, scattata probabilmente ad un evento pubblico per beneficenza, il blu del mio abito che rende terribilmente falso e plastico il sorriso che compare sul mio viso.

Mentre la sensazione che non ne uscirà assolutamente nulla inizia pulsare più forte dentro di me deglutisco, la gola improvvisamente chiusa da un nodo di emozioni rabbiose e contorte.

Tentanto faticosamente di non farmi prendere dal panico o, peggio, dalla collera cerco di mantenere salda la presa sulla mia lucidità, non facendomi travolgere da tutto ciò.

Prendendo un respiro tremolante mi appresto poi a leggere, la postura irrigidita e la fame ormai passa totalmente, svanita nel nulla.



Cari lettori, vi ricordate l'articolo presente sul numero della rivista dello scorso mese?

In caso contrario vi rinfreschiamo noi la memoria.

L'avvenente ventiquatrenne Emma Scott, figlia del Governatore di New York, era stata infatti pizzicata in compagnia di un giovane sconosciuto, decisamente misterioso e affascinante, in atteggiamenti più che intimi(foto1, NdA).

Se pensavate, difatti, che le sue possibilità di convolare a nozze con un matrimonio sfarzoso e principesco fossero svanite per sempre con la rottura con Noah Hill vi sbagliavate di grosso!

Al contrario delle nostre aspettative Emma ha dimostrato una spiccata abilità di accaparrarsi i giovani scapoli più invidiati e ricchi di New York, attirandoli tra le sue braccia.

Ha trovato, difatti, un altro principe, dal pedigree decisamente reale!

Fonti anonime ci segnalano che il giovane sconosciuto con cui è stata avvistata ha un nome assolutamente altisonante: Andrew J. Harrison.

Figlio del magnate della finanza Adam Harrison e brillante medico al Presbyterian Medical Center, torna finalmente sotto le luci della ribalta dopo un periodo di assoluto anonimato.

Ma cosa spinge Andrew, rampollo di una delle famiglie più influenti, a passare da una vita mondana ad un comportamento monacale?

Molti di voi forse non sono a conoscenza del fatto che il bel dottorino si prende cura dei nipoti, figli del fratello Tom tragicamente scomparso qualche anno fa a causa di una grave malattia. Di certo tra pannolini e asili, non ha avuto molto tempo da dedicare alla vita amorosa negli ultimi anni, di cui si sa pressoché nulla.

Voci di corridoio sussurrano, inoltre, che tutto questo interessamento verso i bambini sia dovuto alla forte infatuazione che Andrew ha nutrito nei confronti di Kate Houg( ex modella che ha solcato le passerelle di Milano, New York e Pargi; NdA), moglie del fratello e con cui ha avuto una breve e focosa relazione.

Che dopo le bravate fatte in gioventù abbia ora, però, finalmente deciso di mettere la testa a posto? Non ne possiamo essere sicuri, di certo la somiglianza con i suoi nipoti risulta alquanto ambigua e dubbiosa. I più maliziosi, oltretutto, hanno attribuito la presenza dell'ex modella del mese scorso a New York proprio ad un ritorno di fiamma.

Che la strega cattiva si voglia insinuare tra il principe e la principessa?

Se sia vero o meno non lo possiamo sapere, ma vi terremo certamente aggiornati su questa vicenda sempre più piccante ed intrigata.

Di una cosa, infatti, siamo più che sicuri: morto un principe se ne fa un altro.




Decisamente sconvolta e attonita riemergo dalla lettura, le mani strette irrazionalmente a pugno che lasciano nitidamente trasparire tutta la mia rabbia e la mia frustrazione.

Un senso di fastidio e furioso malumore mi attanaglia, facendomi avvampare e sentire incredibilmente tesa, contratta fin quasi allo spasimo.

Come hanno osato insinuare che i nipoti di Andrew siano in verità i suoi figli? Mi chiedo boccheggiante, rendendomi conto di quanto abbiamo infangato non solo il mio nome, facendomi passare come una poco di buon che salta da un letto all'altro, ma anche lui, andando a toccare tasti decisamente dolorosi per lui.

E questo, in qualche contorto modo, mi fa infuriare più di quanto non facciano le allusioni nei miei confronti, l'acidità del tono dell'articolo o la malizia insita in ogni singola parola.

Mi scatenano infatti un innato senso di tenera protezione, una corposa voglia di difenderlo dalle malelingue.

Scalpitante e cupa stringo maggiormente le dita a pugno, la pelle che sbianca sulle mie nocche, tendendosi spasmodicamente mentre una bruciante tachicardia mi sconvolge, pulsando inquietudine nelle mie vene.

Mi sento nuovamente violata, privata della mia intimità dalla curiosità insana e volgare di occhi indiscreti, che mercificano quasi le persone a cui voglio bene e che amo pur di vendere qualche copia in più.

E il fatto che abbiamo colpito tra tutti proprio lui, mi ferisce incredibilmente, causandomi di riflesso una sonora rabbia.

Nervosa sbuffo, incurante del fatto di attirare l'attenzione delle altre persone mentre affondo il viso nelle mie mani, sconfortata e avvilita odiando silenziosamente di essere un personaggio di dominio pubblico, seppur non per mia volontà.

Stringo gli occhi, assottigliandoli mentre scuoto il capo, finendo incurante per arruffarmi i capelli.

Rammaricata tento di calmarmi subito dopo, il bisogno di pensare in modo nitido e lucido che diventa quasi una necessità in questi attimi di panico mentre mi rendo conto che se mi lascio assalire da tutto ciò sarà solo peggio, più confuso.

Stordita e stravolta alzo subito dopo la testa, rendendomi conto che dovrei forse chiamare Andrew per avvertirlo, ben consapevole del fatto che questo articolo denigra più lui che me.

Agitata e ansiosa mi guardo velocemente intorno alla ricerca del mio telefonino, non trovandolo sul piano lucido del tavolo, il mio caffè ormai freddo e praticamente intatto mentre tutto il resto svanisce.

Solo dopo un attimo di esitazione mi ricordo di averlo nella tasca della giacca, un poderoso allarmismo che non mi abbandona neanche per un secondo.

Affannosamente mi allungo a prenderlo, frugandovi celermente fino ad afferrarlo.

È però nel momento stesso in cui i miei occhi si posano sullo schermo luminoso e le mie dita digitano velocemente il suo numero di telefono che è altro a stupirmi negativamente, lasciandomi senza parole e sempre più ammutolita.

Un luminoso ed accecante flash mi illumina infatti debolmente, portandomi ad alzare istintivamente il viso per capire da dove provenga. Scioccata mi volto irrazionalmente alla mia sinistra, trovando al di là della vetrata un fotografo intento a fotografarmi.

Vestito di scuro e con un cappellino da baseball in testa ha una macchina fotografica stretta tra le dita, il teleobiettivo che mi punta sfacciatamente, non preoccupandosi di violare la mia privacy.

Ed è proprio nell'attimo in cui ne scatta un'altra, illuminandomi nuovamente e catturando la mia espressione caustica che mi rendo che la bolla che ha avvolto fino ad ora me ed Andrew, impregnata di intimità, sta svanendo, scacciata da persone esterne incuranti di calpestarla.

Dopo un attimo di paralisi mi muovo, decidendo di non rimanere inerme e di difendermi.

Non avremo più pace o tranquillità, realizzo mentre deglutisco, coprendomi subito dopo il viso con la mano e celandolo ulteriormente tra i miei capelli nel tentativo di non essere ripresa.

E scoppia definitivamente, svanendo nel nulla.




Note:

Buonasera! Come va? Spero bene!

Ed eccoci qui con il nuovo aggiornamento, ricco di momenti importanti e discorsi intensi.

Ma partiamo del titolo, innanzitutto. Ho scelto “Bolla di sapone” perchè in ognuna delle tre parti c'è una fase che attraversa la bolla di sapone: prima nasce e si crea come accade nella prima parte, poi si eleva e inizia salire ed infine scoppia, svanendo.

Inoltre mi piaceva il concetto che richiamava la bolla, quasi un involucro di intimità e conforto che avvolge, una sorta di nido caldo e confortevole.

Come avrete notato, le novità di questo aggiornamento non sono però finite.

Andrew, infatti, chiama per la prima volta Emma amore, scoprendosi e compiendo un passo importante verso di lei, dando di fatto una silenziosa svolta al capitolo.

Spero che il capitolo non presenti errori o ripetizioni e che vi sia piaciuto. Ci terrei molto a sapere cosa ne pensate, per cui, se vi va, fatemi sapere se vi è piaciuto.

Il prossimo aggiornamento avverrà il 18 dicembre, come sempre un mercoledì.

A presto,


Live in Love.




   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: live in love