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Autore: LaGraziaViolenta    08/12/2013    14 recensioni
Stufi dei soliti cliché di Harry Potter? Annoiati marci dalle fantastiche avventure sentimental-sessuali di tre generazioni di Serpeverde? Vi sentite smarriti e frustrati di fronte a dei Grifondoro codardi e dei Corvonero dal QI in singola cifra?
Serena Latini è quello che fa per voi. Le avventure di una sfigata Tassorosso alle prese con incantesimi, fanfiction, pony, cucina inglese e delle sue relazioni coi figli dei personaggi che tanto abbiamo apprezzato.
Zuccherosità, storielle amorose e di amicizia, figure da quattro soldi e battute demenziali attendono una povera Tassorosso made in Italy.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Dove si discute della serpeverdesca essenza e di sexy amanti nascosti nell’armadio.
 
 

Inspirai. Il mio petto si gonfiò. Espirai, e l’aria uscì con un sospiro. Inspirai ancora.
Lo sentivo.
Era nell’aria.
Era il profumo del Potere.
Me ne riempii i polmoni. Le mie dita affondarono nel vellutato. Ora sapevo perché i Serpeverde coltivavano l’ambizione, il desiderio di riuscita, di affermazione, il desiderio di raggiungere le vette più alte.
Il Potere aveva un dolcissimo profumo di shampoo.
«Oh, sì…»
«Serena, non goderci troppo. E soprattutto, non farci l’abitudine.»
«Perché no? Se potessi lo farei tutti i giorni… Sì…»
Le mie dita scivolarono nella chioma vellutata. Le sfilai e le infilai di nuovo tra i capelli. Sfiorai la cute con i polpastrelli.
Chelsea si mise le mani sui fianchi, la bacchetta ancora in mano. «Sii collaborativa e tutto questo finirà presto.»
«Vorrei gentilmente renderti partecipe di quello che penso, ma se lo facessi probabilmente non mi rivolgeresti più la parola.»
«Ferma, Jeanie…»
«E tu non tirare.»
Chelsea alzò le sopracciglia e mi lanciò un’occhiata seria. Anzi, serissima. «Ora, Serena, devi mantenere la promessa.»
Spostai la riga dei capelli di Jeanie di lato. Presi i capelli che le spuntavano dalla tempia sinistra e li divisi in ciocche.
«Cosa stai facendo?» sibilò Jeanie.
«Penso che per il tuo appuntamento staresti bene con i capelli sciolti. Li lascerò così, ma ti farò una treccia che andrà da una tempia all’altra. Come un cerchietto.» Guardai Chelsea. «Hai portato quello che ti avevo chiesto?»
Chelsea sorrise e sollevò la bacchetta. «Accio beauty case!»
Dalla scrivania si sollevò un beauty case laccato di nero che svolazzò verso di noi. Si posò sul banco a cui era seduta Jeanie.
«L’ho portato via di nascosto a Candy. Spero che non se ne accorga.»
Una fitta di senso di colpa mi attanagliò il petto. La repressi e iniziai a intrecciare i capelli di Jeanie.
Chelsea strabuzzò gli occhi nella mia direzione. Finsi di non vederla. Chelsea iniziò a battere il piede per terra. Il ticchettio rapido della sua scarpa trasmetteva un certo nervosismo. «E allora?»
Jeanie emise un brontolio cupo dal fondo della gola. «Sentite, mi sta bene passare del tempo insieme e ascoltare gli ultimi aggiornamenti. Mi sta un po’ meno bene che tu, Chelsea, mi interrompa zampettando in biblioteca come un’allegra ubriacona. Non mi sta bene per niente che Serena mi ricatti con una baggianata del genere. E non mi sta bene neanche che tu, Chelsea, mi punti contro la bacchetta per obbligarmi a subire questa tortura ridicola. Oh, è davvero ridicola!»
Continuai a intrecciare i capelli di Jeanie con un sorriso beato sulle labbra. Era una vita che desideravo renderla bella come doveva essere.
«Senti, Jeanie, e se ti mettessi delle margheritine tra le tue morbide onde dorate? Che ne diresti?»
«E se stasera prima di andare a dormire fossi presa da un istinto omicida e piombassi a Tassorosso a tagliarti le dita? Che ne diresti?»
«Basta.» Chelsea appoggiò le mani al banco e si sporse verso di me. Il suo viso grassoccio era a pochi centimetri dal mio. Sentii il suo fiato caldo soffiarmi sulle guance. «E allora
«E allora…»
Una vampata di calore mi esplose dalle viscere e mi invase tutto il corpo. Abbassai lo sguardo sui capelli dorati di Jeanie e presi altre ciocche da unire a quelle già intrecciate. Il respiro di Chelsea continuò ad arrivarmi sulle guance, ma ora mi sembrava più fresco. Smisi di intrecciare i capelli. Trattenni il fiato. «E allora… Stiamo insieme.»
Silenzio.
Poi Chelsea gonfiò il petto, spalancò la bocca e lanciò un grido acutissimo. Jeanie sobbalzò sulla sedia e alcune ciocche mi sfuggirono dalle dita.
«Chelsea!» strillò Jeanie. Non riuscì a sovrastare l’urlo.
Chelsea iniziò a saltellare e applaudire. «Evviva! State insieme! Evviva!»
«Contieniti, ti prego.» Arrossii. Pregai che nessuno avesse sentito quel grido disumano.
«Evviva! Cazzo, Serena, sei fidanzata! E sei fidanzata con nientepopodimeno che con Albus Potter! Sei fidanzata
«Oh, mio Dio.» Iniziai a respirare più velocemente. Presi altre ciocche bionde e le intrecciai con furia.
«Ahi!» fece Jeanie. «Ehi, sfoga la tua frustrazione altrove!»
«Macché frustrazione!» urlò Chelsea. «Serena, non appena liberi Jeanie ti abbraccio! Bisogna festeggiare! Festeggiare! Dobbiamo brindare!»
Il cuore mi martellava nel petto. «Chelsea, ti supplico… Contieniti. Non hai fatto tutte queste storie quando si è fidanzata Jeanie…»
«Punto primo» scattò Jeanie. «Io non sono fidanzata. Io sono felicemente single e ho accettato di uscire con Priscus perché mi va così. Non c’è nulla di ufficiale. Quando avrò deciso che lui fa per me, allora sarò fidanzata. Ma è lui che si è fatto avanti, quindi a decidere devo essere io. Punto secondo, io non ho messo in piedi questo stupido teatrino per dirvelo. Ve l’ho detto e basta. Non mi sarei mai sognata di ricattare un’amica in cambio di informazioni sulla sua vita sentimentale.» Scoccò un’occhiataccia a Chelsea. «E immagino che questa non sia tutta farina del suo sacco.»
Chelsea sgranò gli occhi, poi si riscosse. Sorrise. «Quella di Serena mi sembra una richiesta innocente… Io avrei fatto di meglio!»
«Le richieste innocenti sono cose del tipo “prestami un libro da leggere”. Le richieste deficienti invece ve le potrei infilare su per una narice.»
«Ok, gente, ora arriva il momento delicato.» Bloccai la treccia tenendola schiacciata contro la tempia di Jeanie. «Chelsea, sarai la mia assistente. Forcine.»
Chelsea aprì il beauty case e ci frugò dentro. «Forcine.» Me ne tese una.
La afferrai e la infilai tra i denti per aprirla. La misi tra i capelli di Jeanie e col pollice la spinsi fino in fondo. Peccato che la forcina fosse nera. «Diavolo.»
«Cosa c’è?» chiese Jeanie. «Che hai fatto ai miei capelli?»
«Niente.» Su quei capelli dorati quelle dannate forcine nere risaltavano come un neon. Pazienza, la chioma fluente le avrebbe coperte. «Chelsea, ancora forcine.»
«Quante?»
«Tutte quelle che trovi.»
Continuai finché dietro l’orecchio di Jeanie non si videro più capelli, ma solo forcine nere. Se quella dannata treccia scappava anche così, allora ero proprio incapace. Eventualità, peraltro, da non escludere completamente. «Lacca» proclamai.
«Che?»
«Oh, no signorina, te lo proibisco!» fece Jeanie. «Non ti permetterò mai di mettere quella porcheria nei miei capelli!»
«Ma…»
«Niente ma!» Le guance di Jeanie si chiazzarono di rosso. Aprì la bocca e iniziò a respirare velocemente. Oddio, stava andando in iperventilazione per colpa mia?
«Va bene» cedetti. «Niente lacca. Chelsea, spazzola.»
«Spazzola.»
La passai sulla testa di Jeanie e fino alla nuca, poi infilai le dita tra i capelli ondulati e le feci scorrere per togliere i nodi. «Questa chioma dorata sembra un fiume di Felix Felicis.»
«Esagerata» borbottò Jeanie. «Posso vedermi, ora?»
«Ti devo ancora truccare…»
«Provaci e ti taglio davvero le dita. Credimi, non ho mai provato ma lo saprei fare.»
Sorrisi. Inspiegabilmente fui percorsa da un brivido. «Specchio.»
Chelsea prese uno specchio rotondo dal bordo nero e lo porse a Jeanie. Jeanie lo prese e si scrutò. Strinse gli occhi dietro alle lenti spesse. Girò la testa prima da un lato, poi dall’altro.
«Preferisco la mia solita treccia.»
«Lo so, Rapunzel.»
Dallo specchietto rotondo mi arrivò un’occhiata assassina. Forse avevo parlato troppo. Mi infilai la lingua tra i molari e la strinsi finché non sentii un dolore bruciante.
«Uscirai così con Priscus» proclamò Chelsea. «Sei una gran figa e sei diversa dal solito. Quindi potrai solo fargli una bella impressione. Potrebbe saltarti addosso alla prima occasione, perciò stai attenta.»
«Io non voglio che mi salti addosso» disse Jeanie. Sollevò un sopracciglio biondo e si girò verso di me, a labbra strette e con un sorriso allusivo. «Forse è Serena ad aspettarsi che Albus le salti addosso, ora che sono ufficialmente insieme.»
Liberai la lingua dai molari e una vampata di calore mi invase collo e viso. Aggirai il banco e mi misi a frugare nel beauty case.
«È inutile che fai la sfuggente» sghignazzò Chelsea. Il suo gomito rotondo urtò contro il mio fianco. Alzai gli occhi e la vidi sorridere radiosa. Arrossii fino alla radice dei capelli e tornai a guardare il beauty case. Sollevai un flacone.
«E dopo? Dopo che vi siete messi insieme? Ti ha, tipo… Baciata?»
Il flacone cadde a terra con un clangore metallico e rimbalzò sul pavimento di pietra. Rotolò via.
Jeanie fece una risata sommessa. «La uccidi, Chelsea, se dici così. Vuoi farle venire un attacco di panico?»
«Non mi ha baciata» pigolai.
Incrociai lo sguardo di Chelsea. I suoi occhi nocciola erano avidi di sapere. «Perciò non l’ha fatto? E tu avresti voluto che lo facesse?»
Mi scostai e andai a raccogliere il flacone. Lo rimisi nel beauty case.
Di fronte al mio silenzio Chelsea arricciò il naso. «È un po’ troppo mollaccione, però. Insomma, un bacino piccino picciò poteva anche dartelo.»
Scostai una sedia e ci crollai sopra.
«Ma perché hai evocato un Patrono anziché digli subito di sì?»
«Oh, andiamo» intervenne Jeanie. «Direi che è evidente.»
Sospirai. Mi conveniva far terminare presto quella sofferenza. Dopotutto, Jeanie si era sottomessa ai miei esperimenti di acconciatura. Era giusto che ricambiassi. Dondolai un piede avanti e indietro. «Non ero sicura di riuscire a parlare come volevo. Mi conosco, non sarei riuscita a mostrarmi felice. Però non volevo che pensasse che non lo fossi. Così per dimostrargli che ero felice ho evocato il Patrono. Mi son dovuta sforzare ben poco…»
«… perché eri già felicissima!» Chelsea batté le mani. «Ora ho capito!»
«Non mi sembrava giusto essere troppo fredda» ribadii. Intrecciai le dita e accavallai le gambe. «Però so come sono, non sono certo il tipo che riesce ad esprimere entusiasmo… Devo ammettere che è stato davvero lusinghiero sentirsi dire che voleva uscire seriamente con me.» Mi sorpresi a sorridere. Mi toccai le guance e le sentii calde. «Non so… È un po’ strano, Albus. Non mi sembra molto Serpeverde… Un Serpeverde non si interesserebbe mai a una Tassorosso, no?»
«Scemenze!» fece Chelsea. Scostò una sedia e si sedette accanto a me. La povera sedia scricchiolò. «Per fortuna non tutti i Serpeverde sono dei decerebrati. Questa discriminazione fra Case è una cosa che fa abbastanza schifo.»
Jeanie aprì i palmi delle mani e alzò gli occhi al cielo. «Beata ingenuità…»
Con la treccia e i capelli sciolti era così bella da sembrare una visione mistica. Santa Ingenuità ora pro nobis.
«Perché?» fece Chelsea. «È la verità, no? Queste discriminazioni hanno già fatto abbastanza danni.»
Jeanie si aggiustò gli occhiali e sorrise. «Beata ingenuità perché voi due siete ingenue. Il fatto che Albus sia timido quando è con Serena non significa che non sia un Serpeverde. Volete un elenco in ordine alfabetico o tematico?»
«Tematico» risposi.
Jeanie corrugò la fronte. «Il mio era sarcasmo, Serena.»
«Oh. Ehm. Scusa. Pensavo che dopo aver orchestrato una simpatica burla avresti detto bazinga.»
«Che significa bazinga?» chiese Chelsea.
«Babbanate» disse Jeanie. «Ad ogni modo Albus è un Serpeverde. Il Cappello Parlante non sbaglia mai.»
Chelsea sogghignò. «Secondo me con te un po’ ha sbagliato.»
«Proprio no» fece Jeanie. Si passò una mano sotto i lunghi capelli e li scosse.
Arricciai il naso. «Be’, io non lo vedo così Serpeverde. Lo vedo più… Più come me, più Tassorosso.»
Jeanie scoppiò a ridere. «Tassorosso! Serena, questa è bella… Albus Potter Tassorosso!»
Mi sentii punta nel vivo. «So che per voi siamo una Casa ridicola, ma fino a questo punto…»
«Rido di te, non della tua Casa.»
Alzai le mani in segno di resa. «Ah be’, allora sei scusata.» Attesi un istante. «Bazinga.»
Chelsea si grattò il mento. «Però, sai, adesso che mi ci fai pensare… Vuoi che convivo perennemente con tutti i suoi parenti e non capisco come sia possibile che da quella famiglia lui non sia uscito Grifondoro, vuoi che magari non lo conosco così bene, ma… Non so, in effetti Albus non lo vedo neanch’io così Serpeverde.»
«Povere illuse» fece Jeanie. «È vero che è stato James Potter a suggerirlo, ma voi pensate che lui avrebbe usato un filtro d’amore su una ragazza che gli piace? No, James Potter non l’avrebbe mai fatto. Albus invece l’ha fatto. Con zero senso di colpa, aggiungerei, almeno fino a quando Serena non l’ha sgamato.»
«Però si è scusato» obiettai. «E ha anche mandato James a scusarsi.»
Jeanie alzò un sopracciglio. «E secondo te l’ha fatto per bontà d’animo, pentito del suo gesto, o l’ha fatto perché voleva il suo tornaconto? Prendi anche la sua abilità a preparare dolci: quando è saltata fuori? Quando ha scoperto che a Serena piacciono, perché sapeva di prenderla per la gola. Prima si è ben curato di tenerselo per sé. Vi sembra il tipo che si offre spontaneamente di preparare la torta di compleanno a tutti i suoi amici, parenti e conoscenti solo per il piacere di vederli sorridere e tante belle cose?»
Mi strinsi nelle spalle. «Be’… Perché no?»
Jeanie scosse la testa. «Perché no
Sporsi le labbra in fuori e incrociai le braccia. «Io credo che lo farebbe.»
Jeanie mi scoccò un’occhiataccia. «Il tempo mi darà ragione, Tassorosso di poca fede.»
Mi morsi il labbro. Mi ero sempre immaginata la Casa di Serpeverde come il ritrovo privilegiato per festini di dubbia natura, dove contrabbandieri di alcolici organizzavano le peggio serate pur di trovare mercato alla loro merce. L’unico modo in cui potevo vedere Albus inserito in un contesto del genere era in versione Cinquanta Sfumature. Scossi il capo con forza finché non provai una sensazione di vertigine. Mi fermai e fui presa da una fitta alla testa.
Anche perché Albus in sensuale versione Cinquanta Sfumature mi portava ad un problema ben più grande e ben più sensuale.
Scorpius Malfoy.
Mi agitai sulla sedia. «Ho una perplessità.»
Chelsea appoggiò un gomito sul banco. «Spara.»
Mi morsi il labbro. «Io… Sono contenta di uscire con Albus. Veramente.» L’ansia attanagliò la mia pancia in una stretta. «Ma temo che non riuscirò mai ad essere naturale se nei paraggi c’è Scorpius Malfoy. Temo che non riuscirò mai a liberarmi del tutto del debole che ho per lui.»
Jeanie si spinse gli occhiali alla base del naso. I capelli biondi ondeggiarono. «Non vedo il problema.»
Sgranai gli occhi e la fissai, sconcertata.
Non vedeva il problema.
Mi immaginai sposata, sorridente, fede al dito e grembiule allacciato, di fronte a una tavola con la colazione imbandita. Un bacio sulla guancia di mio marito, che si aggiusta la cravatta. Una carezza sulla testa dei miei pargoli, che prendono lo zaino per la scuola. La perfetta famiglia Mulino Bianco. Mio marito si alza, mi bacia e agita la mano in segno di saluto. Con lui escono anche i bambini. E non appena la porta si chiude slaccio il grembiule, lo getto per terra, corro in camera e spalanco le porte dell’armadio. Dentro c’è Scorpius Malfoy in boxer verdi e argento. Schiude la bocca e si passa la lingua sulle labbra. «Passare la notte qua dentro è stata una delle peggiori esperienze della mia vita. Direi che ora è il momento di ricompensarmi a dovere.»
Gemetti. Mi infilai le mani tra i capelli e li strinsi così forte da farmi male. «Jeanie, come fai a non vedere il problema? È un disastro!»
«In effetti, Jeanie, ha ragione lei» disse Chelsea. Si grattò la punta del naso. «Non è una cosa granché onesta nei confronti di Albus.»
«Ecco!» Tirai i capelli. Sentii qualche piccolo strap.
«Vabbé, dai Serena… Non è il caso di disperarsi così.» Chelsea mi posò una mano sulla spalla. «Non è la situazione ideale, ma quel che importa in fondo è come tu decidi di comportarti. Nessuno ti costringe a far niente, devi comportarti come pensi sia giusto per te, non per fare contenti gli altri.»
«E inoltre» disse Jeanie, «hai un debole per Malfoy, va bene. E quindi? Se vuoi puoi conviverci.»
«A maggior ragione per il fatto che lui non ti ha mai cagata di striscio» aggiunse Chelsea.
Jeanie alzò gli occhi al cielo. «Bonjour finesse, Chelsea.»
Sentii una stretta al petto. Lasciai i capelli. Posai le mani in grembo. «È vero, io non piaccio a Scorpius.» Deglutii. «Ne ho la certezza.»
«E anche se tu dovessi piacergli» disse Jeanie, «non sei mica sposata. Puoi cambiare bandiera quando vuoi.»
«Questo non è molto bello da dire» fece Chelsea.
«Non è più giusto che si senta libera di fare quello che vuole?»
«Ovvio, ma non cambiare le carte in tavola. Per Merlino, se lei ha un debole per Scorpius e sta con Albus…»
«Non è un passatempo» intervenni. Chelsea e Jeanie si girarono verso di me. Afferrai una manica del maglione e iniziai a torcerla intorno alla mano. «Cioè… Adesso, con me, lui si comporta bene. E passare il tempo con lui mi piace.» Mi coprii le mani con le maniche. «È che mi sembra disonesto star bene con lui, e voler passare del tempo con lui…»
«… quando ogni volta che vedi Scorpius vorresti saltargli addosso?» concluse Chelsea.
Guardai Chelsea con aria implorante. «Sei brutale…»
Jeanie spinse gli occhiali fino alla base del naso. Guardò me e Chelsea e incrociò le braccia. «Voi vedete le cose da un punto di vista sbagliato. Serena, a te fa piacere passare del tempo con Potter?»
«Be’, sì…»
«Ti diverti quando esci con lui?»
Mi strinsi nelle spalle. «C’è un po’ di imbarazzo, non so mai bene di cosa parlare…»
«Ti diverti?»
Abbassai gli occhi sulla punta delle mie scarpe nere. «Abbastanza, sì.»
«Allora non farti prendere da istinti animali indegni di te quando c’è Scorpius nei paraggi, e quando è nei paraggi non pendere dalle sue labbra come fai di solito, ed è a posto così.»
«Io non pendo dalle sue labbra…»
Jeanie mi scrutò da dietro le spesse lenti degli occhiali. «Certo che no.» Sollevò le sopracciglia. «Cosa dovevo dire dopo aver usato del sarcasmo? Bazinga?»
Mi sentii stringere il cuore e un nodo mi chiuse la gola. «Non è divertente, Jeanie.»
Jeanie sbuffò. «Senti, stare qui a parlarne per ore è una perdita di tempo. Sei stata contenta quando Potter ti ha chiesto di uscire seriamente. Benissimo. Sappi che puoi fare marcia indietro quando vuoi. Ti senti in colpa a causa di Malfoy? Secondo me non ha senso, perché se tu continuassi a uscire con Potter magari dopo sei mesi non sapresti più nemmeno che faccia ha Malfoy. In caso contrario se uscire con Potter ti sembrerà insopportabile lo puoi lasciare. Fine della storia.»
Chelsea mi diede qualche pacca sulla spalla. «Non sono del tutto d’accordo con Jeanie, ma una cosa vorrei comunque dirtela.»
Alzai gli occhi sul viso grassoccio e roseo di Chelsea. Mi sorrise. Il nodo alla gola si allentò. «Dimmi.»
«È vero che i Potter non ti sono mai stati molto simpatici.» Chelsea strinse con delicatezza la mia spalla. «Ma è anche vero che tu sei una persona che, come dire… Vede del buono in tutti. Forse è anche per questo che non ti scaldi mai e non ti arrabbi mai con nessuno. Albus Potter però è l’unica persona, finora, ad aver suscitato in te reazioni forti. Ci hai mai pensato? Vorrà ben dire qualcosa. Quando ti ha chiesto di mettervi insieme, a quanto hai detto, non hai pensato a Scorpius. Sbaglio?»
Scossi il capo.
«No? Bene. Tu in quel momento hai detto di sì senza pensare a Scorpius, all’essere Tassorosso e Serpeverde, all’essere Purosangue o nati Babbani. Tutte queste cose le hai pensate dopo, a mente fredda. In quel momento hai fatto una scelta d’istinto e l’istinto ha detto sì, perché sentivi che era quello che volevi. Non essere pessimista pensando a problemi che ora non ci sono e che forse neanche ci saranno mai. Magari non è bellissimo che tu abbia un debole per Malfoy, però, insomma, non è giusto che rinunci così a una cosa che in fondo sai che ti fa piacere. No?»
«Stiamo dicendo la stessa cosa con parole diverse» fece Jeanie. «Solo che io l’ho detta meglio.»
Chelsea fece una smorfia e fece la linguaccia a Jeanie.
Mi liberai dalle maniche e presi la mano di Chelsea, ancora sulla mia spalla. Lei mi strinse la mano e mi sorrise. Guardai Jeanie e lei, seria, mi fece un cenno di assenso col capo. I lunghi capelli dorati ondeggiarono intorno alle sue spalle.
Be’, dopotutto, forse ce la potevo fare.
  
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