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Autore: margotj    09/12/2013    1 recensioni
(Storia completa in pubblicazione a puntate)
PREMESSA ALLA STORIA: si tratta di un ALTERNATIVE UNIVERSE: con gran raccapriccio dei puristi, in questa storia Dc incontra Marvel: il presupposto? Bruce Wayne e Tony Stark si conoscevano, ben prima di divenire rispettivamente Batman e IronMan. Tutto ciò che viene visto nei film è quindi modificato opportunamente (stravolto, oserei dire, valgono le immagini più delle trame) per raccontare la storia della loro amicizia e dell'inizio della loro leggenda.
Spoiler: credo nessuno. Utilizzo spudorato di IronMan, IronMan2, Batman Begins e TheDarkKnight, qualche accenno agli Avengers
Pairing: canonico Tony/Pepper Bruce/Rachel
Rating: AU Angst, Dark, Friendship...
Disclaimer: i personaggi non appartengono ai legittimi proprietari. L’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.
Genere: Angst, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Batman aka Bruce Wayne
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Iron & Darkness

(acciaio e oscurità)

Di MargotJ

EPISODIO 12/13 - (spoiler alla lettura)

http://www.youtube.com/watch?v=zWUb3SOxEWs&list=PLB1F21203D1E4126E

_____________

1.12 Battle, Today and Tomorrow (part1)

I have burned my tomorrow

And I stand inside today

At the edge of the future

And my dreams all fade away

(Unkle - Burn my shadow)

Ho bruciato il mio domani e oggi resto chiuso in me sulla soglia del futuro

e tutti i miei sogni svaniscono

Il palmo freddo sulla fronte gli sembrò magnifico... il dolore pungente al dito un po' meno. Tony aprì una palpebra, inquisitorio. E Bruce gli sorrise. Aveva di nuovo gli occhi cangianti, tra l'oro e il verde.

La smetti di punzecchiarmi?” - domandò, seccato.

Una volta ogni ora come da accordi.” - rispose Bruce, sollevandogli la testa e mettendogli a posto il cuscino - “Né più, né meno.”

E' ora che tu la smetta. Ho quasi finito le dita.”

Passerò a quelle dei piedi.” - replicò Bruce, per niente colpito dalle lamentele, seduto sul profilo del divano. Gli porse il misuratore con cui stava giocherellando - “Vuoi vedere?”

Tony guardò il numero percentuale e, pur volendo restare fermo sulle proprie posizioni, non potè trattenere un sorriso. Poi si ricompose, cercando di sembrare serio.

Non cantiamo vittoria troppo presto.”

No, assolutamente.” - concordò Bruce, con la stessa espressione grave. Poi sfoggiò un sorriso enorme - “Nemmeno un poco?”

Prendi due birre e ti permetto di saltellare di gioia.” - concesse Tony, provando a mettersi seduto con più cautela della volta precedente e con un risultato migliore.

Bruce si alzò, attraversando la confusione. Jarvis aveva già rimosso i calcinacci peggiori e i tubi dell'acceleratore, ma buona parte del laboratorio era ancora in rovina.

Ho di nuovo detto qualcosa di cui potrei pentirmi?” - domandò, massaggiandosi il collo e guardando Bruce sparire dietro il bancone a caccia del frigobar.

Nulla di particolare. Però invocavi di nuovo Pepper. Le farà piacere...”

La invoco ogni volta che penso di morire.” - sospirò l'uomo, rinunciando a restare seduto e crollando di nuovo sdraiato - “Non c'è una terminazione nervosa del mio corpo che non pruda...”

Ti sei dato la scossa dall'interno, Tony, con un elemento sconosciuto sostitutivo di uno radioattivo.” - lo ammonì Bruce, porgendogli entrambe le birre perché le reggesse e infilandogli un altro cuscino dietro le spalle. Poi si riprese il proprio alcool - “Datti tempo...”

Più di quanto ne ho già dato?” - Tony sembrava sconvolto dall'evenienza. E Bruce, alzando gli occhi al cielo, rinunciò a ribattere.

Nell'attimo stesso in cui il nuovo reattore era scattato, bloccandosi al centro del torace di Tony, c'era stata un'esplosione di luce. Bruce, che gli era corso incontro vedendolo crollare, si era dovuto fermare, coprendosi il viso con un avambraccio.

La luce si era dissolta in qualche secondo, lasciando Tony a terra. I segni vitali erano quel che erano, ma Bruce si era rallegrato che il cuore battesse e che respirasse in maniera autonoma. Lo aveva trascinato sul divano e, mentre Jarvis, con tono monocorde, declamava le sue condizioni di salute, Tony aveva ripreso conoscenza.

Lo aveva riconosciuto, rassicurato... poi aveva farneticato qualcosa, che Bruce non aveva del tutto compreso, relativo a una punta di freccia ed aveva di nuovo perso conoscenza, non senza aver prima chiamato Pepper.

A intermittenza, nei minuti successivi, non aveva fatto altro. Bruce, affidandosi a Jarvis, aveva inviato i dati a Lucius Fox. E, nel giro di qualche minuto, Fox aveva telefonato.

L'intossicazione.” - era stata la prima parola che gli aveva detto - “Misura il livello percentuale.”

92%.

Impossibile.

Bruce gli sollevò la maglietta, guardando le escoriazioni nere sul torace. Possibile che stessero sbiadendo? Rimisurò ed ebbe la conferma. Il valore scendeva.

Il suo corpo rigetta le tossine.” - spiegò Lucius, guardando le analisi impazzite sullo schermo del computer - “E' scompensato, ma non credo sia in pericolo. Jarvis ha il necessario, nel caso dovesse avere un infarto.”

Non credo che questo mi rassicuri.” - rispose Bruce, battendo furiosamente sulla tastiera digitale di Tony e rimpiangendo i cari vecchi tasti di plastica scricchiolante.

Bruce, resti calmo e lo tenga d'occhio.” - lo consigliò il professor Fox, con tono conciliante - “E, qualunque cosa abbiate fatto, cripti i dati subito e non mi dica nulla.”

Come?”

Se non so, interrogato non potrò rispondere.” - fu la spiegazione - “Ma, se mi attengo alle mie competenze di fisica... voi avete tra le mani la scoperta del secolo. Cripti i dati e richiami la signorina Potts dall'esilio.”

Bruce abbassò il ricevitore e gridò.

Jarvis!”

Me ne occupo all'istante, signore.”

E non allarmare la signorina Potts, in nessun modo.” - fece eco Tony, dal divano, girandosi su un fianco e tossendo - “Anticipa solo il suo rientro...”

La chiamata con Lucius Fox si interruppe di colpo e Bruce, per una volta meno controllato di quanto non fosse di solito, si ritrovò in ginocchio ai piedi del divano per evitargli di cadere.

Sto bene.” - rantolava il signor Stark, appeso al suo avambraccio.

Non oserei dirlo con tanta sicurezza.” - rispose Bruce, riadagiandolo con maggior garbo possibile.

Bruce, Lucius ha...” - altro colpo di tosse - “Ragione. Devi blindare...”

Lo sta facendo Jarvis in questo momento.” - rispose l'uomo, voltandosi verso gli schermi. I dati sparivano progressivamente, mutando colore - “Lucius ha ragione anche riguardo al fatto che devi stare calmo o avrai un infarto.”

Ma Tony non lo stava più ascoltando. Rideva, rideva soltanto, con il viso sepolto nel cuscino.

Se rischi un infarto significa che sei vivo...” - ripeteva - “Vivo, vivo, vivo...”

E, mentre ancora Bruce cercava di calmarlo, le risate erano diventate singhiozzi incontrollabili.

***

Dieci ore di sbalzi di umore, temperatura, pressione. L'organismo di Tony faceva ciò che poteva per fronteggiare la nuova sostanza e il nuovo stato di salute.

Tony parlava, dormiva, parlava ancora. Bruce si limitava a fissarlo e a rispondere quando, nei momenti di maggior lucidità, gli rivolgeva la parola.

Pepper non aveva telefonato. Probabilmente era furente per lo scherzo che le aveva tirato Tony e lungi dall'intuire a cosa stessero lavorando. Dopotutto, avevano scelto il momento migliore per darsi ai miracoli: dopo mesi passati a non voler affrontare il problema nemmeno a parole, Tony si era preso una manciata di ore a cavallo di una crisi che era iniziata con il ferimento di Batman e finita con il furto di un'arma chimica. Ad un passo dal baratro, con il tempismo egoistico suo tipico, Tony aveva appena salvato se stesso e, in sordina, dato al mondo una scoperta senza precedenti.

Ora, bevendo birra e continuando a fissarlo come se potesse trasformarsi in una rana da un momento all'altro, Bruce fu colpito, per l'ennesima volta, da quella consapevolezza.

E, a Tony, non sfuggì il suo cambio di espressione.

Junior?” - lo chiamò, abbassando la birra senza bere.

Ti rendi conto di quello che hai appena fatto?” - domandò Bruce, con tono vagamente accusatorio.

A cosa ti riferisci?”

L'elemento, Tony, l'elemento che hai scoperto.”

Ri-scoperto. Non confonderti.”

Ok, ri-scoperto. Questo fa del reattore Arc una macchina perfettamente funzionante e in grado di produrre energia all'infinito.”

Approssimativamente esatto. Hai solo saltato uno o due milioni di dati di fisica quantistica.”

Ma non sono io il genio che ha appena cambiato il mondo e...” - ribattè Bruce, serio. E si bloccò.

Howie, l'idea sarà anche mia, ma sei tu che hai le capacità per renderla reale.”

Come dire che mi lasci il lavoro faticoso?”

No, assolutamente. Ti offro la prima Tower su cui sperimentare la tecnologia Arc. Ci volessero anni, io saprò aspettare. E, se davvero sei convinto di non essere tu lo Stark che può cambiare il mondo... io aspetterò Anthony.”

Bruce, non vorrei allarmarti, ma hai lasciato a metà una frase.”

Mio padre lo sapeva.” - replicò Bruce, come folgorato - “Sapeva che sarebbe successo.”

Tony gli sorrise..

Tuo padre è il motivo per cui il mio inseguiva il miraggio delle fonti energetiche rinnovabili, Bruce. Senza Thomas Wayne, Howard Stark avrebbe scelto altri unicorni.... così come Tony Stark, il genio indiscusso del suo tempo, senza Bruce Wayne, non sarebbe vivo.” - replicò. Appoggiato contro i cuscini, con le spalle lievemente curve, aveva occhi scuri resi più profondi dalla luce azzurra che, in trasparenza, brillava sul suo petto - “Mio padre, in un paradosso temporale, ha solo portato a termine ciò che tu hai iniziato molto tempo fa, in una grotta nel deserto.”

Tese la birra, in una forma di brindisi, colpendo quella che l'amico teneva in mano.

Per tanto, io brindo a te, Bruce Wayne... perché la tua oscurità ha portato luce al mondo.”

***

Quella sera, rientrando, Pepper trovò la StarkHouse immersa nel buio. La lunga fila di candele accese, dall'ingresso al salone, sarebbe già bastata per farle intuire le intenzioni di Tony ma, per l'occasione, a quanto sembrava, l'uomo non si era risparmiato.

Le candele bianche, di varie dimensioni, erano sparse per tutta la sala. Petali rossi e gialli sul pavimento, fino alla terrazza dove si intravvedeva un tavolo per due già apparecchiato.

Allora lo sai che hai qualcosa da farti perdonare...” - commentò lei, togliendosi le scarpe e scendendo la gradinata, i sandali nella destra - “Tony?”

Nessuna risposta.

Pepper lo chiamò ancora, mentre la sua attenzione veniva attirata da un enorme mazzo di fiori, di traverso sul tavolino. Ancora rose rosse e gialle, a fianco di una scatola quadrata, di velluto, con un biglietto.

Pepper carezzò il ciondolo di rubini e diamanti che Tony le aveva regalato a Gotham, non molte settimane prima. Non amava i gioielli per ciò che erano, ma per ciò che simboleggiavano, per questo non si era più tolta la piccola ed elegante riproduzione del reattore.

Dopotutto, era la cosa più vicina al cuore di Tony, l'unica a tenerlo in vita. E, per Pepper, simboleggiava tutto ciò che era lui per lei. Tuttavia, seppur decisa a non rinunciare a portarlo, un regalo era sempre un regalo. Sollevò la scatola ed aprì il biglietto.

Come suo solito, Tony non si era sprecato in grandi dichiarazioni.

99% genio, 1% Tony Stark.

Un poco criptico, in effetti... Pepper ripose il biglietto nella busta e aprì la scatola.

Era di nuovo un ciondolo: il brillante, a taglio triangolare, era incredibile, quasi azzurro. Il giro di rubini rossi, intorno, era identico al precedente.

Sembrava il reattore ma... era diverso.

99% genio...

Il suono dello champagne che veniva stappato le fece fare un salto.

Tony, sulla porta della terrazza, indossava uno smoking. Era magnifico.

Signorina Potts...” - la salutò, avanzando con i due calici - “Bentornata a casa.”

Tony, io non...” - esordì lei. Poi si interruppe. Tony, posati i bicchieri, aveva in mano il piccolo misuratore di tossicità e vi stava premendo sopra un dito.

Pepper sentì il macchinario emettere un piccolo sibilo e vide Tony sollevarlo verso di lei.

1%.

1% Tony Stark.

Intossicazione all'1%.

Abbastanza da festeggiare, non credi?” - mormorò, guardandola.

Pepper fissò il numero per il tempo necessario a comprendere ciò che stava vedendo. Poi fissò lui, come in attesa, smarrita.

Tony, sorridendo, si slacciò il papillon e la camicia, fino a mettere in mostra il reattore.

Bianco, luminoso, triangolare.

Ecco la prova che Tony Stark ha un cuore.” - sussurrò, malizioso - “E che stasera, ancora una volta, ha deciso di donarlo a te.”

***

Bruce chiuse la macchina e si avviò per uno dei vialetti del parco, lasciandosi alle spalle la scalinata di WayneManor. Il sole era tramontato e Pepper doveva ormai essere sulla via di casa, ad un passo dallo scoprire tutto quello che era successo.

Era a pezzi. Erano state meno di trenta ore, ma si sentiva come se non dormisse da una settimana. Camminò con calma lungo il viale, deviando ed abbandonandolo in un punto in cui il parco si apriva divenendo una distesa verde e omogenea.

Attraversò il prato, godendosi l'aria fresca della sera. Chiuse gli occhi, senza aver bisogno di vedere dove metteva i piedi.

Quando li riaprì, la cancellata del piccolo cimitero era già in vista e Bruce accelerò il passo. Piegò la testa davanti alla lapide di Rachel e si chinò, raccogliendo un fiore blu. Mi manchi, oggi come ieri. Poi avanzò verso quella di suo padre e rimase in piedi, immobile, come faceva da bambino davanti alla sua scrivania.

Papà, Tony sta bene.” - sussurrò - “E credo che sia anche merito tuo... ha scoperto la chiave del futuro... credo che tu sappia di cosa sto parlando... scommetto che Howie te l'ha raccontato.”

Rimase in silenzio, non sapendo cos'altro aggiungere.

Piegò la testa, estraendo dalla tasca il portafoglio e, quindi, la fotografia che Tony gli aveva regalato, solo la mattina precedente. Per tutto il viaggio di ritorno, non aveva fatto altro che pensare a quel casuale intreccio di vita e morte, presente e passato che li univa.

Tutti assieme. Tutti sorridenti. E nessuno in grado di ricordare quando fosse stata scattata. Eppure, questa mancanza di memoria non aveva reciso il filo: Tony e Bruce erano giunti ad una strada su cui i loro genitori avevano sperato camminassero, senza forzature né retaggi.

Si erano conosciuti nella maniera più improbabile e, nello stesso modo assurdo, avevano scelto che ruolo avere nel mondo.

Ora, pensare alla propria vita senza Tony Stark gli riusciva impossibile. Semplicemente impossibile. E comprese, con un attimo di empatia, cosa doveva aver provato Howie, quando era morto Thomas.

Lui è un buon amico. Non mi ha mai lasciato solo.” - aggiunse, come se volesse rassicurare quella pietra - “Non so se avevi previsto questo, per me. Ma so che credevi nel valore dell'amicizia. Io no... è stato lui a farmi cambiare idea.”

Si zittì, giocherellando con uno stelo d'erba tra le dita.

Mi manchi, papà.” - sussurrò - “E non so come andrà a finire questa mia battaglia, se ci vedremo presto oppure no... ma ti prometto che non mi arrenderò. Non mi arrenderò mai.

***

La reazione di Pepper era stata più o meno quella di Tony. Prima risate poi lacrime a fiumi, sbavando mascara in abbondanza su di lui che, con aria comprensiva, l'aveva stretta e lasciata sfogarsi. Poi, finita questa fase, Pepper era tornata se stessa. E Tony si era preso il canonico pugno sul pettorale.

Lei mi ha tagliato fuori di nuovo!” - era stata l'accusa, smettendo rigorosamente di dargli del tu - “Dovevamo affrontarlo assieme e lei, lei...”

Non ero solo, ero con Junior.”

Incomprensibilmente, pessima linea difensiva. Altro pugno.

Oh, Tony!” - esclamò Pepper. Poi si sedette sul divano, con un tonfo - “Tu proprio non capisci niente!”

Tony, che era già pronto a difendersi, si bloccò. Poi richiuse la bocca.

Pepper piangeva di nuovo.

Ho cercato di immaginare la mia vita senza di te.” - singhiozzava - “Ho cercato... desideravo non perdere un istante di noi due, domandandomi cosa sarebbe stato di me quando non ce ne fossero stati più e... dimmi che è vero, per favore, dimmi che è vero, che non mi stai illudendo...”

Signorina Potts, mi guardi.” - replicò lui, inginocchiandosi - “Mi guardi, perché sono sano con un pesce e deciso a non lasciarla tanto presto.”

Tony, io non...”

Pepper, ragiona. Cosa sarebbe di uno come me senza una come te?”

Pepper aprì la bocca. Tony non aspettò oltre e la baciò, afferrandola forte.

Basta parole.” - bacio - “Rovinano la nostra serata.” - ancora un bacio - “Mi ami? Io ti amo.”

Bacio. Ma, questa volta, era Pepper a tenerlo stretto perché smettesse di sfuggirle, una volta per tutte.

***

La mattina dopo, scendendo con pochi vestiti addosso, Pepper fu colpita dall'odore del caffè, particolarmente forte. Jarvis, fedele ai gusti di Tony, preparava una brodaglia lunga e nera, non appetibile. Pepper, rifiutando di adeguarsi, si era attrezzata con una macchinetta da espresso e, al mattino, preferiva fare a meno dei servigi del maggiordomo virtuale e avere una tazza bevibile per cominciare la giornata.

Attraversò la sala a piedi nudi, con indosso solo la camicia da smoking di Tony e, affacciandosi sulla porta, si sentì in dovere di arrossire, fino alla radice dei capelli.

Oh, allora è andata bene!” - commentò Bruce, guardandola e finendo di lavare il filtro della macchina - “Buongiorno!”

Non eri qui stanotte, vero?” - unica frase che Pepper ritenne di dover formulare.

Bruce la fissò stranito, poi scoppiò a ridere.

Sono arrivato da poco.” - la rassicurò - “Ho appuntamento con Tony tra mezz'ora e ho pensato di farvi una sorpresa.”

Sul bancone della cucina, dava sfoggio di sé una colazione regale.

Da parte mia e di Alfred.” - comunicò il miliardario bello irraggiungibile di Gotham City, asciugandosi le mani e indicandole il buffet - “Prego, accomodati.”

Pepper, impalata sulla porta si fece coraggio e avanzò. Con un poco di fortuna, il bancone avrebbe nascosto tutto ciò che, magari, Bruce non aveva ancora notato.

Dorme?” - domandò l'uomo, riempiendole una tazza e porgendogliela.

Pepper annuì. Poi lo fissò dritto negli occhi.

1%” - comunicò soltanto, per il puro piacere di vederlo sorridere ancora.

Lo speravo.” - ammise Bruce - “Quando sono andato via era al sette per cento. Ti ha raccontato?”

Tutto... credo.” - rispose. Poi, decidendo di accantonare le incertezze, allungò una mano e si prese un dolce - “Riesci a immaginare cosa accadrà ora?”

Purtroppo non del tutto.” - ammise Bruce, con un'inevitabile ombra negli occhi - “So che la StarkIndustries cambierà il mondo ma... ma so che nell'immediato dovremo occuparci di fatti che non riguardano la pace.”

Lo so. Ma, Bruce, lui ha... io non riesco nemmeno a descrivere quello che potremo fare. Con una risorsa di questo tipo potremmo giungere ad alimentare palazzi, forse città intere...” - lo osservò, mentre si sedeva, una tazza di caffè tra le mani - “Era il sogno di tuo padre, vero?”

Bruce annuì.

Tu e Tony siete i più adatti a portarlo avanti. Nulla lo potrebbe rendere più fiero.”

E Pepper, allungandosi sopra il bancone, gli strinse le mani con la propria.

***

Purtroppo, pur tenendo il futuro tra le mani, Tony era perfettamente consapevole di come il presente andasse affrontato, ed anche con una certa priorità. Il tempo guadagnato a Gotham era quasi scaduto e il Joker, la notte prima, aveva rifilato un sonoro scrollone all'apparente tranquillità.

Il sindaco era saltato in aria, in maniera non dissimile a Dent, insieme a tutto il suo entourage e a due piani del municipio. Una piccola rappresaglia, aveva commentato il Joker, con aria modesta, durante la canonica interferenza televisiva. Una piccola rappresaglia perché accettiate il caos a cui siete destinati. Bruce, appena rientrato a casa, non aveva voluto disturbare Tony e Pepper ed era uscito, per una ricognizione sul luogo del disastro. Sotto le spoglie di Batman, non aveva visto nulla che lo colpisse, ma Alfred, lasciato al rifugio davanti ai monitor, aveva estrapolato qualche informazione.

Secondo le prime testimonianze, un bagliore in cielo aveva preceduto la deflagrazione. Come un missile, dicevano alcuni, come un'arma pilotata sottilizzavano gli altri. Per il poco che si era potuto dedurre dai filmati, Bruce aveva supposto potesse trattarsi dell'androide contro cui aveva combattuto Tony.

Probabilmente, aveva ragionato, un nuovo collaudo prima del debutto.

Tony, ascoltandolo, si era ritenuto d'accordo. Aveva prelevato un paio di brioche dal tavolo, aveva finito il caffè ed era sparito in laboratorio.

Vado a farmi la doccia.” - aveva sospirato Pepper, alzandosi e rivolgendosi a Bruce - “Lo segui tu, no?”

In effetti, era nelle intenzioni di Bruce farlo. Aveva disceso le scale, portandosi il caffè e un plico di appunti. E si era scelto un metro quadro di pavimento per lavorare.

Tony, che aveva bisogno di riflettere, si era immerso nel cofano della Roadster a caccia di ispirazione. Non avevano bisogno di parlare, ognuno pensava alla propria parte di grane: Bruce cercava di capire quale fosse il momento propizio che Ducard attendeva, Tony valutava le possibilità di riuscita immaginando vari scenari.

Pepper, vestita di tutto punto, stava scendendo la scala, parlando al telefono. Doveva essere pronta per l'ufficio, con i capelli raccolti e una cartelletta in bilico su un braccio.

Adesso temo di doverti dire qualcosa che non ti piacerà.” - comunicò, staccando la comunicazione e fermandosi alle spalle dell'uomo.

Sarò forte.” - rispose Tony, senza nemmeno voltarsi - “Qualcosa peggio del solito? Perso un'altra bomba? Sganciato quella che hanno?”

Dipende come vuoi prenderla...”

Pepper, o mi dai il colpo di grazia o lasci perdere.”

Ok. Non credo che tu ti sia liberato di Obadiah Stane.

***

Io l'ho visto morire.”

Tu lo hai visto volare dentro il reattore. Ma il corpo recuperato non è identificabile. Abbiamo solo dato per scontato che...”

Sciocchezze.”

No, non credo.” - lo contraddisse di nuovo lei. Anche Bruce si era avvicinato, abbandonando il proprio lavoro. Nel momento stesso in cui aveva 'sganciato la bomba', aveva avuto tutta la loro attenzione, diniego annesso - “E' la verità. Guarda il referto autoptico: lacunoso. Non abbiamo mai verificato che fosse Obie, ci siamo fidati basandoci sul contesto. E ho chiesto a Phil...”

Phil? Ma si, adottiamo lo SHIELD come se fosse il figlio perduto di casa!

Come sei arrivata a questa conclusione?” - chiese Bruce, in piedi, a braccia conserte, ignorandolo. Tony stava compiendo la Millemiglia in laboratorio, strofinandosi la testa per venire a capo del mistero.

Ho chiesto una verifica allo Shield mentre eravamo a Gotham, l'altra settimana.” - spiegò lei. Poi tornò a voltarsi verso l'irritato signor Stark - “Hanno rubato un emettitore che ufficialmente non esisteva: l'unico che poteva saperlo, a parte Earle, è chi lo ha progettato...”

Tony si fermò. Aveva i capelli in ogni direzione ma, visibilmente, cominciava a mettere insieme i pezzi.

Ok. Torniamo indietro e supponiamo per un istante che tu possa aver ragione.” - concesse, sottolineando, come suo solito, la propria magnanimità - “Obie decide di farmi fuori e niente va come previsto: al mio ritorno, stringe un'alleanza con Ducard...”

... che, a sua volta, si porta appresso Crane come adepto... perché?”

Perchè tu gli hai pestato i piedi, Junior.” - fu la risposta poco gentile ma veritiera - “ Hai finanziato la Stark mentre affondava, lo hai messo a posto in pubblico alla cena di gala e lo hai ostacolato destituendo Earle. Sei stato...”

Cosa sono stato io, è chiaro.” - sorrise Bruce, interrompendolo - “Vai avanti. Voleva uccidere te ed educare me e...”

E scompare. In quel lasso di tempo, comincia la produzione clandestina di armi nella mia fabbrica e tutto quel gioco di bombe che mi irrita incredibilmente.” - concluse Tony - “Così arriviamo al nostro scontro sul tetto... in una serata piena di impegni.”

Piena di impegni e di trucchi da prestigiatore.” - concordò Bruce, ripensando a quella notte... la notte in cui aveva scelto di non uccidere il Joker. Per Rachel - “Prima regola della Setta, teatralità e inganno sono strumenti potenti. Credo che Ducard non si sia limitato a ingannare me...”

E, di illusione in illusione, continuano a camminarci un passo avanti.”- sbuffò Tony. Poi si voltò verso la donna, operativo e sollecito - “Pepper, non credo di essermi liberato di Obadiah Stane.”

Ho avuto anche io lo stesso dubbio.” - ammise lei. Tony amava avere buone idee anche quando erano quelle degli altri. Inutile contrariarlo - “Quindi dobbiamo aspettarci che accada qualcosa... quando?”

Bruce si rese conto di non ascoltarli più. Fissava un giornale, in parte nascosto dalla cartellina che Pepper stringeva ancora in mano.

Il suo cervello si rifiutava di smettere di fissarlo. Cosa aveva visto?

Strinse gli occhi, concentrandosi. A Pepper non sfuggì il fatto. Abbassò lo sguardo, interrogativa e, intuendo cosa stesse studiando, glielo porse.

Era una rivista scientifica. Bruce la girò senza aprirla. Una foto di Tony... aveva qualcosa di strano? No, non più del solito.

Cosa hai visto?” - domandò Tony, avvicinandosi. Bruce lo ignorò, continuando la caccia al particolare.

L'inaugurazione dell'ultimo spazio della Expo? Possibile. La rivista aveva un conto alla rovescia come sottotitolo.

Perchè inaugurate oggi?” - chiese, fissando i numeri.

Soluzione pubblicitaria.” - spiegò Pepper, senza perdersi tra le domande che avrebbe voluto porgli - “E' un gioco numerico. La data di oggi sembra...”

Sembra un conto alla rovescia.” - la interruppe Bruce, fissandola.

Sì, era un'abitudine di mio padre.” - commentò Tony.

4... 3... 2... 1...

3 aprile... 04 03 2010.

Perchè vuoi inaugurare la WayneTower proprio in questa giorno, Thomas? 3 febbraio?”

E' un gioco, Howie: 3.2.1987. non trovi sia un numero che sa di infinito? Un conto alla rovescia ciclico.”

Quello che hai appena detto non esiste.”

Tu prendi i numeri troppo sul serio, vuoi sempre che dicano solo verità. Io, invece, voglio che raccontino una storia: questo dice che non smetteremo mai.”

E' il pensiero meno scientifico mai sentito.”

Le idee scientifiche migliori sono quelle che all'inizio lo sembrano meno. E tu ne sei la prova vivente.”

E' stasera.” - commentò Bruce - “Attaccheranno stasera.”

Come?”

Come lo hai capito?”

Il conto alla rovescia è iniziato.” - replicò Bruce, voltandosi e andando verso il computer di Tony. Lo accese, poi invitò l'amico a sedercisi davanti - “La registrazione nei capannoni, falla partire. Ducard ha parlato di un conto alla rovescia, non riesco a ricordare la frase.”

Il conto... rovescia è appena iniziato... è scritto... mesi...”

Ducard ama i simboli e deve essere certo di colpire definitivamente. E non ha studiato solo noi due, credimi.” - spiegò, restando in piedi dietro di lui - “Ha certamente scavato nel nostro passato, sa dei nostri genitori, è andato a caccia di un segno a cui aggrapparsi, che renda la distruzione ancora più dolorosa.”

E tu credi sia questo?”

Il gioco delle date era tipico dei Wayne. Howie ha preso questa abitudine dopo la sua morte. Ducard non attacca Batman, lui attacca l'uomo dietro la maschera, il disonore di suo padre.”

E' questo che ti ha detto?”

Sì, ma il padre tradito è lui, Pepper.” - spiegò Bruce, mentre Tony faceva partire la registrazione - “La setta era la sua eredità per me, io avrei dovuto distruggere GothamCity, ma ho scelto diversamente. Ora è necessario che io veda la città cadere per mezzo di tutto ciò che la mia famiglia ha deciso e compiuto. È stasera, ne sono certo.”

La registrazione era disturbata, ma le parole, filtrate più volte da Tony, erano distinguibili. Come aveva detto Tony, dopo averla sentita una prima volta, alcuni avevano parlato più forte di altri, vicino al microfono. Bruce, cercando di associare i ricordi mutili ai suoni distorti, seppe indicargli approssimativamente il punto da cui partire.

Nulla. Solo imprecazioni e commenti per il denaro in fumo. E per l'uomo pipistrello a terra.

Da qui.” - si intromise Bruce - “Puoi separare i suoni? Ci servono le voci di sottofondo.”

Un tentativo, due, tre... poi...

Il conto alla rovescia è appena iniziato...” - gracchiarono gli altoparlanti. Ducard, impostato a cadenzato come sempre - “E' scritto nel destino di Gotham, a dieci giorni da oggi, dall'idealismo dei loro genitori ci è stata indicata la via da seguire. Cadranno entrambi, insieme, nel momento prestabilito, per mano dei padri spirituali che hanno respinto per compassione e superbia.”

Io voglio essere il superbo, la compassione non mi si addice.” - mormorò Tony, alzando il volume.

Per me va bene. Tu sei superbo.” - concordò Bruce, piegando la testa per non lasciarsi sfuggire una singola sillaba. Ancora interferenze, parole indistinguibili.

Ma lui sta...” - distorsione - “...morendo. Discutete … nulla...”

Il signor Stark non desiste... Ammirevole...”

Mi stupirebbe il contrario. Sono i due volti di una stessa medaglia, il figlio della pace e quello della guerra. Il buio e la luce...”

Sentito?” - commentò Tony, grondando sarcasmo - “Siamo un duo tragico...”

I due piatti della stessa bilancia.” - rise una terza voce, più stridula. Non aveva bisogno di presentazioni, pensò Pepper, mentre le si accapponava la pelle - “Pipistrello, pipistrello cattivo... è lui, vero? È lui quello che penso, è lui?”

Tony non commentò. Bruce, in piedi, dietro di lui, non spiegò nulla.

Rimasero in silenzio, ascoltando il resto del nastro.

Smettetela con i vostri discorsi profetici. Dobbiamo andare. Cosa avete deciso riguardo a lui?” - Crane, probabilmente - “Noi abbiamo cose più importanti di cui occuparci. Lo lascerete vivere?”

Se è destino che viva...Vivrà. Lasciatelo combattere.”

Combattere. Perchè no... lui ama lottare... ama lottare anche se la morte lo circonda e lo abbraccia.”

L'audio divenne inudibile. Tony fermò il nastro, inserì due filtri e lo fece ripartire, prima che Bruce potesse fermarlo. E il Joker riempì l'aria.

Tu vuoi morire, però. Non combattere. Io lo so. Tu attendi di morire per mano mia... come lei e, con lei essere sepolto, sotto l'albero, con la lapide bianca. Tu attendi di morire per mano mia... E io ti lascio attendere... Bruce Wayne.”

***

Tony fermò la riproduzione.

Silenzio.

Quando lo ha scoperto?” - domandò, voltandosi appena. Nessuna intonazione, nessuna emozione.

Rabbia, pensò Pepper. Sta provando rabbia. Ma contro chi?

In un flash, ebbe di nuovo davanti agli occhi il falso Batman, impiccato con il volto dipinto. Si trattenne dal rabbrividire ma lo stomaco le si strinse in un nodo.

Non lo so.” - rispose Bruce. Fissava il grafico, sullo schermo, come se le parole appena sentite fossero scritte e leggibili - “Non mi sono nemmeno reso conto che mi avesse chiamato per nome.”

Silenzio. Tony non commentò.

Non lo sapeva, quando ci siamo parlati in commissariato. Parlava di me e di lui come se fossimo entità separate.”

Me e lui... ci sarebbe stato da domandarsi in quale dei due Bruce riconoscesse il reale se stesso. Ma Tony non era uno psichiatra né un filosofo. Era un informatico, un genio e, come aveva avuto modo di precisare Ducard, un figlio della guerra. Non aveva tempo per le speculazioni sul passato, ma solo per i progetti rivolti al futuro.

Joker sapeva chi fosse. Joker sapeva.

Questa storia deve finire.” - disse, dunque, alzandosi. Si voltò e fronteggiò Bruce - “Stasera?”

Ne sono sicuro.” - annuì l'altro - “Stane qui alla Expo e Ducard a Gotham. I nostri padri spirituali stanno per annientarci.”

Allora sono dispiaciuto per loro. Perché i figli dei nostri padri stanno per prenderli a calci nel sedere.”

***

Bruce era partito per GothamCity, dove lo attendeva Lucius con l'attrezzatura nuova pronta per la messa a punto. Tony, con l'armatura in fase diagnostica, si era versato uno scotch, senza curarsi del fatto che fossero solo le dieci del mattino. Pepper aveva chiamato l'ufficio e comunicato che avrebbe tardato. Poi era arrivato Phil Coulson (o come diavolo si chiamava, aveva pensato Tony, stringendogli la mano), con il referto del presunto Stane e con un bestione nero come accompagnatore.

Nick Fury.” - si era presentato. A Tony aveva immediatamente dato sui nervi - “Noi dobbiamo parlare.”

Prima una domanda.” - aveva prontamente ribattuto il signor Stark, squadrandolo: benda nera, camminata minacciosa, faccia da carogna... odio, odio e fastidio - “Shield?”

Strategic Homeland Intervention, Enforcement and Logistic Division.” - aveva sospirato Coulson, intuendo dove volesse andare a parare con la prima provocazione - “In acronimo... S.H.I.E.L.D.”

Uh, quante cose si spiegano, ora... Phil.” - aveva cinguettato Tony. Poi aveva fissato, truce, l'omone nero - “E lei? Posso esserle utile? Non ricordo il suo nome...”

Nick Fury, direttore dello Shield.”

Davvero? Però ci siamo già visti, vero?” - strinse gli occhi, deciso a comportarsi malissimo, visto che gli stavano facendo perdere tempo - “Da bambino avevo un pupazzetto che le assomigliava. Il mio Capitan America gliele suonava sempre di santa ragione.”

Il sopracciglio non nascosto dalla benda ebbe un infinitesimale fremito.

Tony ne fu soddisfatto.

Come reazione non è niente male... quante volte riesco a farglielo fare in un'ora?

Tony, comportati bene.” - mormorò Pepper, sottovoce, indicando a tutti un tavolo attorno cui sedersi. Poi, una volta accomodatasi, capì che le sedie erano superflue... le sedie erano debolezza...

Quindi?” - esordì Tony, restando ben piantato sui suoi piedi, fissandoli come se fossero scarafaggi.

Riteniamo che la signorina Potts abbia avuto ragione nel richiedere una seconda autopsia sul corpo del defunto Obadiah Stane.” - comunicò Coulson, saltando a piè pari i convenevoli e lasciando l'ostilità al proprio capo e a quello della signorina Potts - “Documenti contraffatti, senza ombra di dubbio e, no, non si tratta di Stane. L'uomo dentro l'armatura non era lui ma era stato scelto apposta per peso e corporatura. Probabilmente già morto al momento del vostro combattimento.”

Ho combattuto con uno zombie? Azzardata come teoria...”

Nell'armatura abbiamo trovato un sistema di realtà virtuale modello Stark 54f-ghh. Era molto danneggiato, abbiamo fatto fatica a riconoscerlo.” - spiegò Pepper - “E microfoni e trasmettitori, così sappiamo come Obie ti abbia convinto mentre combattevate.”

Controllata da lontano mediante sensori di movimento e elettrodi, con annessa voce preregistrata. Il mio ego potrebbe risentirne.” - borbottò Tony, mentre Pepper richiamava i dati con il portatile - “Perchè lo scopriamo solo ora?”

Perchè solo ora abbiamo preso noi in mano la situazione.” - rispose Fury, rivelando una voce bassa, spessa e teatrale... ignobile solo alle orecchie di Tony - “Stane ha giocato bene le sue carte, con la fabbrica e con il presunto decesso. Crediamo che attaccherà...”

Stasera.” - tagliò corto Tony, deciso a non subire oltre - “Stasera alla Expo dove io lo farò a pezzettini.”

I nostri analisti...”

I vostri analisti non sono bravi quanto il mio.” - fu la risposta. Con annessi occhi al cielo di Pepper - “Io ho da fare parecchio prima del tramonto per cui, se proprio ci tenete ad autoincensarvi nel mio salotto, avviate il rito abbreviato.”

Il rito abbreviato prevede il comunicarti la possibilità che Vanko abbia avuto da Stane il restante palladio sottratto in cambio di un intervento alla nuova armatura.” - rispose Fury, poco colpito dal ringhio di Stark, tirando una memoria usb sul tavolo, dritta tra le sue dita - “A quanto abbiamo scoperto, è stato Crane a presentare Ducard e Stane, non il contrario. Ed è stato sempre Crane a metterli in contatto.”

Sciocchezze, quei due non stanno di certo lavorando assieme.”

Oh, no, non lo farebbero mai... perché ognuno vuole ucciderla, signor Stark, e prendersi tutti i meriti.” - disse Phil, mentre la memoria, inserita nella periferica, proiettava una serie di dati sugli schermi virtuali che erano apparsi, circondandoli - “Stane ha un'armatura nuova e perfettamente funzionante. In cambio, Vanko ha ciò che vuole per fare i propri comodi. Lavoreranno assieme quando lei sarà deceduto.”

Questo...” - disse Fury, indicandogli un video in proiezione tra le stringhe matematiche - “E' stato girato ieri notte in un teatro di guerra sudafricano. Ti risparmio la parte del massacro dei civili ma... stop!”

Al suono della voce, il video si bloccò in fermo immagine.

Il signor Stane, presumo, al pieno della sua forma meccanica...” - commentò il direttore dello Shield, mentre Pepper ampliava l'immagine cercando di ignorare i particolari peggiori - “... e impegnato nell'ultimo collaudo.”

Cosa ci garantisce che ci sia lui questa volta nell'armatura?”

Questo. Avanti... stop!”

Sullo schermo, l'armatura si stava aprendo, come un fiore. Ne emerse un Obie tronfio e soddisfatto.

L'ultima volta che si erano visti, Tony giaceva su un divano... e Obie lo stava guardando morire. Tony scacciò quel ricordo dalla mente e fissò lo schermo.

Confortante. Almeno sappiamo che è proprio lui.” - commentò, quindi - “Posso andare, ora? Avrei da fare.”

Tony, aspetta.” - lo chiamò Pepper, visionando i dati in scorrimento sui monitor - “Guarda...”

Non lo vide prontamente. Sullo schermo scorrevano planimetrie della Expo, dati autoptici, percentuali di radioattività in alcune zone del Nordamerica, schede su Vanko, Crane, Ducard. In tutto e per tutto, una versione ancora più aggiornata della loro documentazione. C'era persino un parziale su Iron Man, corredato di tridimensionali dell'armatura.

Tony non vide prontamente a cosa si stesse riferendo Pepper... perché ciò che la donna stava cercando di fargli intuire era ciò che non c'era.

Mancavano Joker... e Batman.

Sì, avete capito giusto: riteniamo che il Cavaliere Oscuro non sia materiale per noi e che la sua vendetta non ci riguardi. Ma sappiamo che inizia a destare troppa curiosità.” - disse Fury, a quel punto. Adesso si era accomodato, a capotavola, con la faccia di chi ha la partita in pugno - “E, ora, sono certo di avere la tua attenzione... Anthony.”

***

Lucius aveva fatto un egregio lavoro. La corazza, emersa dal pavimento della sezione scientifica della WayneTower, era decisamente soddisfacente. Lucius l'aveva già portata al rifugio, con l'aiuto di Alfred.

Sì, la teoria delle date è valida. Per stasera, quindi...” - commentò l'uomo, mentre Bruce, inguainato nel kevlar, valutava le novità nascoste. Alfred, impassibile, porgeva guanti, cintura, munizioni, come se lo aiutasse a vestirsi per un ricevimento a corte.

Ne sono sicuro.” - confermò Bruce, piegandosi e verificando le zone articolate - “Una data simbolica e la certezza che Iron Man non possa intervenire. Divide et impera, tipico di Ras'l Ghul.”

Il signor Stark avrà il suo daffare, immagino.”

Stane dovrebbe essere solo. Non è tipo da dividere la gloria. Forse userà la guerriglia, ma gli altri saranno qui, a Gotham. E, a quest'ora, se gli hanno lasciato il tempo di ragionare, Tony ha già certamente un piano.”

E lei, Bruce? Ha un piano?”

Ci sto lavorando.” - sorrise, da monello, spalancando le braccia e flettendole - “Ducard ha una bomba e un emettitore e so dove vuole andare a piazzarli... e so che non farà nulla prima del tramonto. Ho già avvertito Gordon.”

Perchè non prima del tramonto?”

Perchè vuole Batman. E Batman è una bestia notturna.”

Ed è sempre inquietante sentirla parlare di se stessa in terza persona, signore.” - sospirò il maggiordomo, spostandosi, di modo che Bruce potesse collaudare la tensione del mantello - “Non saranno troppi, per lei soltanto?”

E' sempre così, Alfred. Loro sono tanti ed io sono solo... fa parte del gioco.”

Un gioco pericoloso.”

Dalla prima mossa.” - confermò Bruce, allargando le braccia e gettando un'ombra scura su di loro - “Fino all'ultima.

***

Dunque, saltiamo i convenevoli e riprendiamo dall'ultima frase che ha detto.” - disse Tony, riempiendo due bicchiere e portando a Fury, comodamente seduto sul divano, il suo. A quel punto, decise di rinunciare a dargli del lei - “Hai detto, cito testualmente: riteniamo che il Cavaliere Oscuro non sia materiale per noi e che la sua vendetta non ci riguardi. Amplia il concetto.”

Niente male. Un ottimo scotch.” - rispose l'uomo, degustando - “Thomas Wayne preferiva il Brandy... ma anche lo scotch non è spiacevole. Bruce lo beve?”

Tony si disinfettò la bocca con l'alcolico e mandò giù con l'impressione che la bile stesse contemporaneamente risalendogli l'esofago.

Non conosco abbastanza i Wayne per rispondere. Non frequento i damerini. Sono un giocatore solitario.”

Sì, lo so. Sei un giocatore solitario...” - sogghignò Fury, concedendosi un altro sorso - “E stasera? Vi concederete un doppio?”

Sì, con tanto di palle e bastoni. Andremo avanti a lungo con le frecciatine?”

No, assolutamente. Sei più abile di me, senza ombra di dubbio.” - Fury posò il bicchiere vuoto e allargò le braccia lungo lo schienale - “Il Cavaliere Oscuro non ci interessa e non ci riguarda. Il suo regno è GothamCity, non il mondo, la vostra amicizia un fattore del tutto irrilevante. Tuttavia...”

Tuttavia...”

Tuttavia non è un caso che i collegamenti tra i suoi problemi e i tuoi non siano nella documentazione.”

No?”

No. Sono stato io a farli sparire. E farò sparire anche tutti quelli successivi... perché sappiamo perfettamente che, a parte palle e bastoni, state maneggiando gli stessi arnesi.”

Uh, ma che battuta scabrosa!” - mormorò Tony, scandalizzato, lasciandosi andare sulla poltrona e accavallando le gambe, in una posa analoga a quella dell'uomo e altrettanto spaccona - “E, a parte la bontà d'animo, a cosa devo questa gentilezza?”

Voglio un favore da te.”

Figuriamoci...”

Quando tutto questo sarà finito, in un futuro indefinibile ma che non credo sia lontano, tu risponderai a un mio invito.

Un invito a cena? Non sei il mio tipo, mi spiace.”

Credevo avresti risposto che hai una relazione stabile. Ti avevo sopravvalutato.” - fu la risposta caustica e Tony la sentì andare a bersaglio. Fury iniziava a piacergli - “Tuttavia, questa è la proposta: renderemo Wayne, Batman e il tuo coinvolgimento un segreto autentico, in cambio di un 'Sì, arrivo subito.' come risposta, il giorno in cui alzerò il telefono.”

Davvero mi telefonerai? Credevo sarebbe stata una cosa più estrema, del tipo: abbiamo bisogno di te, grande e onnipotente Iron Man! Salvaci! Magari urlato da una scogliera... ce n'è una, qua di fronte, proprio adatta...”

Non ti montare la testa. Manderò Coulson, contento? Lui sarà gentile e non incontrerà nessuna resistenza da parte tua. Prendere o lasciare.”

Tony soppesò l'ultimatum. Bevve un altro sorso, valutò il proprio avversario riconoscendone la forza e l'autorità, dondolò un piede per sembrare annoiato.

Quando tutto questo sarà finito e non prima.” - disse, infine - “O l'accordo salta.”

Hai la mia parola.”

Bene. Allora prendo.

***

Non c'era molto da scoprire, riguardo al piano di Ducard: l'emettitore, connesso alla bomba, andava portato alla WayneTower, laddove si sarebbe attivato, nebulizzando l'acqua dei condotti principali e liberando la droga. Con l'esplosione, se ne sarebbe andata anche la luce, gettando la città nel panico e dando il via libera al caos.

A quel punto, sarebbe intervenuto il Joker. Non prima. Forse qualche schermaglia per scaldarsi... ma niente a livello della bomba. Ducard voleva certamente il centro della scena per sé.

Batman aveva tutto il tempo di affrontarli uno alla volta e, per farlo... occorreva solo una singola informazione: dove fossero.

Così, con metodo, Bruce ripercorse gli spostamenti dei suoi avversari su una proiezione olografica di Gotham, creata apposta da Tony. Alfred, a quanto sembrava, aveva scoperto come renderla interattiva, inserendovi punti colorati e linee con coordinate precise.

Un colore per ognuno di loro in base alle segnalazioni e ai luoghi di scontro: Crane, Ducard, Vanko, Joker. Se si escludeva Vanko, mai più visto dal giorno della fuga dalla prigione, il più fatuo, ovviamente, era quest'ultimo. Gli avvistamenti del Joker erano solo sui luoghi del delitto o via etere, nelle trasmissioni abusive.

Inutile ostinarsi.

Ma gli altri... Ducard, con le sue molteplici identità, aveva frequentato molti salotti mondani, in città, con una tecnica non troppo dissimile a quella di Tony, confidando nello stare in vista e, allo stesso tempo, celarsi agli indiscreti.

Illusione, come sempre, ma molte tracce del suo passaggio.

Crane, allo stesso modo, lo aveva accompagnato, preceduto e aiutato sul campo, risultando altrettanto rintracciabile.

Anche Gordon aveva compiuto un lavoro analogo, fornendo un certo quantitativo di dati. E, provando a incrociare le linee, in effetti, Bruce aveva ottenuto alcune zone possibili, più probabili di altre, in cui si potevano trovare la bomba e il mezzo di trasporto utile a portarla a destinazione.

Tanto valeva iniziare da quelle. E, nel frattempo, continuare a cercare.

Signor Wayne...” - disse una voce, alle sue spalle.

Ciao, Alfred.” - lo salutò Bruce, senza voltarsi. Sprofondato alla postazione computer di Tony, con la proiezione in verticale innanzi, non aveva tempo da perdere - “Ho trovato degli indizi.”

Mi fa piacere. Sono venuto a parlarle proprio di questo.”

Indizi?” - ripetè Bruce, distrattamente - “E' successo qualcosa che dovrei sapere?”

Forse.” - ammise il maggiordomo, composto come sempre, con un portatile sotto al braccio - “Credo di aver trovato la bomba, signore. Quella del signor Ducard.

***

Ottima scelta, aveva detto Fury, alzandosi. Si erano stretti la mano e si erano lasciati in un modo migliore di quando si erano conosciuti, meno di un'ora prima.

Tony aveva disceso le scale del laboratorio rimuginando sul patto appena stretto: massima copertura dei suoi rapporti con Bruce in cambio di una risposta positiva alla futura chiamata alle armi.

Scomparsa di documentazione, occultamento di prove... Tony sospettava che lo Shield fosse piuttosto bravo in certe operazioni. Coulson, così mite e conciliante, magari era un agente assetato di sangue e pronto a sbavare per un massacro... chi poteva dirlo? Puoi aspettarti di tutto da uno chiamato Phil.

Un buon accordo, se non per un macroscopico particolare: non considerare il Cavaliere Oscuro significava non prendere nemmeno in considerazione di aiutarlo. Il suo regno era Gotham e Gotham non era zona di competenza per lo Shield. Meglio il mondo di una città marcia alle fondamenta.

Meglio un uomo di latta che un eroe oscuro.

Schioccò le dita e apparve in traslucido un interruttore all'altezza del suo naso. Lo premette con un dito, avviò il sistema, si versò un caffè e si lasciò cadere sul divano, allungando le gambe e incrociando le caviglie.

Fu lì che Pepper lo trovò, scendendo poco dopo.

Ho parlato con Bruce e mi ha confermato di avere un invito a cena per stasera e di aver un buon libro da mandarti da leggere” - sospirò, porgendogli alcuni documenti e un palmare marchiato Shield - “Decodificato il messaggio?”

Sì, non ci vuole un genio per farlo.” - rispose Tony, senza nemmeno guardarla, aprendo la connessione e gettando le pratiche sul tappeto - “Bruce è un disastro quando si tratta di frasi in codice.”

Poi, mentre Tony interfacciava l'apparecchio riaprendo le schermate già viste in precedenza, Pepper salì sulla Roadster e si sedette, senza chiudere la portiera.

Cosa ti hanno offerto?” - chiese, osservando i monitor che fiorivano intorno a loro, riempiendosi di immagini e scritte.

Una ripulita a Bruce, una limatina dove siamo stati maldestri e silenzio stampa sulla sua identità.”

Non male. E tu cosa hai promesso loro?”

Un al momento opportuno.” - rispose, senza dilungarsi troppo, andando a caccia del video di Stane e della documentazione su di lui - “Hai verificato la loro teoria su Vanko?”

Oh, sì, e hanno ragione. Forse non hanno lavorato assieme, ma si sono scambiati alcune cortesie. I documenti che hai portato via dalla fabbrica prima di farla esplodere lo confermano. Crane è un gran lavoratore.” - sospirò - “Sai, Tony, prima, mentre Phil parlava, mi sono accorta di una cosa incredibile... il tempo.”

Il tempo cosa?”

Da quando Bruce è tornato. Continuo a pensare che siano passati anni, ma non è vero. Sono pochi mesi, eppure... eppure mi sento come se combattessimo da decenni.”

Sono solo stati troppo pieni.” - replicò Tony, con scarsissima empatia. Meno di un anno. Meno di un anno di Iron Man... - “Del resto, anche io ho pensato una cosa incredibile...”

E sarebbe?”

Da oggi ho tempo anche davanti ai piedi.” - rispose, lasciandola di stucco - “Fino a ieri ne avevo solo alle spalle. Per cui... sono ottimista. Non può succedermi niente.”

Pepper rimuginò l'informazione.

Ma sì, sono ottimista anche io.” - confermò, alla fine - “Non può succederti niente: noi dobbiamo cambiare il mondo, domani.”

Ottima teoria, signorina Potts.”

Grazie, signor Stark.” - Pepper dondolò un piede e perse una scarpa, guardandola cadere e non ritenendo di dover rimediare - “E, ora, direi che dobbiamo darci una mossa. Programmi?”

Sesso?”

Purtroppo no. Domani, assieme al resto.”

Lo immaginavo. Allora chiama Happy. Stasera ci serviranno un paio di occhi in più.”

***

A differenza di Lucius Fox, Alfred si era appassionato all'informatica. E Bruce gli aveva prontamente regalato un computer con cui liberare il proprio io e, come era ovvio, rendersi utile. Il maggiordomo aveva quindi preso il proprio compito sul serio e si era aperta una meticolosa caccia ad ogni nome e ogni dato che gli sembrasse di interesse per Batman e la sua missione.

Così, di ricerca in ricerca, Alfred aveva scoperto qualcosa: un qualcosa che aveva sottoposto a più verifiche, attendendo il momento opportuno per riferirlo a chi di dovere. Ora, rammaricandosi della mancanza di tempismo (e ovviamente scusandosene), era il momento di esporre la propria teoria a Bruce, a meno di un'ora dal calar del sole.

Ritengo che la bomba sia ancora al porto, su un peschereccio.” - spiegò, aprendo il portatile pestando sui tasti per mostrare alcuni articoli e qualche pagina di appunti - “Per l'esattezza su quello che avevate preso in considerazione.”

Il Briareo?” - domandò Bruce, prestandogli la massima attenzione. Briareo era la nave con cui era giunta la bomba di Crane.

Sì. Ho letto un articolo, un paio di settimane fa, su uno strano caso di nave fantasma, arenatasi non troppo lontano. L'equipaggio, pochi uomini in tutti, è stato trovato cadavere. Causa della morte, una forte disidratazione. Non c'era acqua in tutta la nave.”

L'emettitore.”

Esattamente. E la nave in questione, portava il nome di Egeone. L'altro nome di Briareo...” - spiegò Alfred, aprendo una copia dell'articolo perchè Bruce valutasse - “Ho fatto una piccola ricerca: stessa tipologia di nave, stesso cantiere di produzione, stesso anno di vendita. Purtroppo, non ho avuto modo di scoprire il nome dell'acquirente, ma entrambi i pescherecci erano stati commissionati, per cui...”

Per cui hai risolto il rompicapo che ci ha tenuti tutti svegli. Egeone e Briareo.”

Egeone si è arenata qui.” - spiegò Alfred, aprendo una cartina nautica sullo schermo del proprio computer e impugnando una matita, per indicare meglio. - “E' stata spinta dalle correnti, direi da questa zona. Quindi, se a bordo c'era qualcosa di prezioso, devono averlo trasbordato su un'altra nave.”

Senza ombra di dubbio.” - concordò Bruce. La mente lavorava veloce, ora, come se Alfred avesse finalmente dato la spinta necessaria per proseguire - “E, una volta in porto, non esisteva motivo per sbarcarla e nasconderla, in attesa di sganciarla.”

E questo ci porta all'ultima domanda...”

Come intende trasportarla?” - concluse Bruce. Poi alzò gli occhi alla cartina dove, nel frattempo era stato inserito un possibile molo di attracco del Briareo. Brillava, violaceo - “Io penso che il sistema più ovvio...”

Le parole gli morirono in gola, mentre fissava la cartina e quel punto viola lampeggiante.

Il sistema più ovvio...

Signor Wayne?” - lo chiamò Alfred, vedendolo raddrizzarsi con lentezza ed estraniarsi.

Certe volte, Alfred, vicino a te o Tony, devo proprio ammettere di sentirmi un tonto.” - commentò Bruce, senza staccare gli occhi dalla mappa olografica - “Guarda bene moli di attracco del settore mercantile. Guarda con molta attenzione...”

Alfred si avvicinò, fissando quello splendore tecnologico figlio di casa Stark: in traslucido, erano visibili i settori, le strade, i palazzi, le reti fognarie e quelle elettriche, le condotte dell'acqua, la linea metropolitana e...

Un attimo.

Che mi venga un colpo.”- sospirò il maggiordomo - “Così sfrontato da essere invisibile.”

Sopra la zona mercantile, a portata di carico, correva la linea metropolitana di GothamCity. Una linea di treni a basso consumo progettata da Howard Stark per Thomas Wayne che si diramava dalla più grande centrale che la città avesse. La WayneTower.

Gli basterà metterla su un treno e la bomba arriverà a destinazione senza fermate intermedie.” - mormorò Bruce, credendo a stento a ciò che finalmente vedeva. E, in quel mentre, tutti gli alert del rifugio impazzirono.

L'attacco a Gotham era iniziato.

***

Tony aveva parlato con Pepper, poi con Happy, poi di nuovo con Pepper. E, appena lei si era voltata, di nuovo con Happy, per rimangiarsi tutti gli accordi presi e accertarsi che Happy sapesse di dover puntare gli occhi solo sulla donna e non su tutto il resto.

Rassicurato a riguardo, memore dell'ultima volta in cui Pepper era stata il bersaglio del 'falso Stane' (e non tanto onesto da ammettere come la presenza della signorina Potts gli avesse salvato la vita), aveva testato l'armatura, deciso per un paio di migliorie e si era messo al lavoro con Jarvis.

Più avanzavano le ore, più Tony sentiva accumularsi la rabbia: Stane.

Questo il nome della sua rabbia. Stane il traditore. Mandante del rapimento, esecutore del tentato omicidio, farabutto e doppiogiochista... doppio-doppiogiochista... Ad ogni passaggio logico, Tony aggiungeva un insulto, un punta di disprezzo e una tacca alla propria rabbia.

E, come se non bastasse... Vanko. Stane e Vanko nella stessa frase. Quasi riusciva a immaginarli: Vanko, impegnato ad aggiustare la propria frusta e Obie, in rapita contemplazione davanti alla propria armatura, con il reattore nuovo tra le mani.

Il solo pensiero... sbuffò e fece fare un giro allo sgabello su cui era seduto. Il tramonto era vicino, certo, ma era presto... e Tony aveva finito tutto ciò che poteva fare. E non c'era abbastanza tempo per incominciare niente di nuovo... soprattutto perché sapeva che, una volta avviato un nuovo progetto, avrebbe perso la cognizione del tempo e avrebbe lasciato Stane ad attenderlo seduto su un gradino del nuovo complesso Expo.

No, niente da fare. Tony appallottolò un monitor su cui fluttuava la struttura atomica del nuovo elemento e fece canestro nel cestino apparso alle sue spalle. Vagò un poco per il laboratorio, poi si diresse al piano di sopra.

Tanto valeva mettersi lo smoking.

Signore...” - lo chiamò Jarvis, mentre percorreva il corridoio verso la propria camera da letto - “Credo che a Gotham sia appena cominciata...”

Incorniciata dalla porta, seduta in fondo al letto, già in abito da sera, c'era Pepper.

E stava fissando il televisore, senza espressione.

***

La prima crisi di panico era partita dalla periferie. Contrariamente a quanto Bruce aveva previsto, le cariche di potenziamento erano state sganciate nell'acquedotto già inquinato prima dell'emettitore, per limitare il perimetro e scatenare la popolazione più violenta e disastrata. Dalla cintura esterna, resi folli dalla droga (in quantità superiore che al centro) che si nebulizzava dai tombini, i disperati, in preda ad allucinazioni, si sarebbero riversati nelle vie, correndo e congestionando le entrate all'isola.

Qui, la bomba avrebbe fatto il resto, provocando inalazioni superiori e, probabilmente, morte.

Morte di massa.

Bruce aveva vestito i panni del Cavaliere Oscuro e, per prima cosa, avvertito Gordon della situazione. Lo aveva rintracciato già sulle strade, come un poliziotto più che un commissario, impegnato a sporcarsi le mani per salvare la propria città.

Poi, lasciatolo a coordinare i posti di blocco sui ponti e a contrastare le prime azioni di guerriglia e saccheggio, era volato nella zona del porto e, prima di varcarne le ipotetiche soglie, si era iniettato una massiccia dose di antidoto e antidolorifici.

Il mix, potente e da irresponsabili, gli aveva dato l'impressione che il cuore gli scoppiasse in petto. Ma non esisteva altra soluzione, se voleva restare lucido il tempo necessario dal confermare la teoria sulla bomba e sul suo mezzo di trasporto.

Qui, tra vecchie case popolari e capannoni stipati di container, i moli, immersi nella nebbia chimica che si sprigionava dagli idranti scoppiati e dai tombini, il paesaggio gli era apparso spettrale, orripilante.

Si udivano urla, rumori sconnessi, vetri in frantumi. Batman, correndo sui tetti, cercava un appiglio, un singolo particolare che fungesse da stella polare in una notte senza stelle.

Una luce, forse, oppure... un suono.

Si bloccò. Conosceva quel suono. Lo aveva già sentito. Lo aveva sentito, prima di sprofondare nelle spire delle proprie allucinazioni. C'era un montacarichi, alle spalle di joker, in movimento, la notte del 'denaro andato in fumo'.

Lo stesso suono.

Un vecchio argano, in uso per creare la piramide di finte banconote quando, in piedi sul lucernaio, Batman aveva iniziato a spiarli. Una coincidenza efficace come un segno del destino: probabilmente, ora, un argano era in funzione per sollevare la bomba fino ai binari e al treno.

Non era molto, ma Bruce ebbe l'impressione di essere sulla pista giusta. E si fidò del proprio istinto.

Si diresse verso la fonte, finendo con l'identificarla, nell'affacciarsi da un cornicione, con una vecchia fabbrica.

E' qui.” - si disse, alzando gli occhi. La fabbrica, in disuso, era attraversata dalla linea metropolitana e, al di là delle sue mura sbeccate, si intravvedevano i moli della zona mercantile. Il Briareo era da qualche parte, là, dove esisteva ancora acqua.

I tasselli ormai andavano tutti a posto, uno alla volta. Batman planò sul tetto dell'ala in cui si trovavano, un tempo, alloggi degli operai e refettori.

La fabbrica era illuminata, abitata da decine e decine di persone: un esercito, fatto di ex galeotti e sicari che Ducard doveva aver raccolto sulle strade, convincendoli della sacralità della propria crociata, che si stava preparando a prendere il controllo di Gotham. Macchine e camionette erano parcheggiate di traverso nello spiazzo e all'ingresso principale dalla cancellata divelta.

Non un posto da Joker, considerò Batman, rinunciando a cercarlo, almeno per il momento. La fabbrica era troppo defilata, in basso, tra le nubi... Joker, sicuramente, si era già scelto un posto con magnifica vista sul disastro.

Alle sue spalle, a GothamCity, erano cominciate le prime esplosioni. Le grida, portate dal vento, sembravano triplicarsi. Al centro del grande spiazzo, Batman riconobbe Crane. Come lui, con il viso al cielo, l'uomo sembrava in ascolto.

E sorrideva. Sorrideva come se ogni suono fosse per lui un segnale del trionfo imminente.

Era il momento di agire. Batman, premuto un sensore proprio al centro del torace, sulla linea scolpita del pipistrello, si lanciò nel vuoto, sfondando il lucernaio.

***

GothamCity era sotto assedio. Filmati amatoriali di youtube ed edizioni speciali dei telegiornali si alternavano sugli schermi.

Seduti in macchina, ognuno immerso nei propri pensieri, Pepper e Tony ascoltavano le ultime novità e le notizie ormai in ripetizione. L'isola su cui sorgevano i quartieri centrali risultava isolata e la popolazione in preda a strane forme di fanatismo e follia. La polizia stava chiudendo i ponti, cercando di arginare il disastro. Impossibile sapere cosa sarebbe accaduto, impossibile definire il numero delle vittime o dei terroristi coinvolti. La mano di Pepper era nella sua, ma Tony non sapeva da quanto. Fissava solo i primi stabili della Expo, illuminati a giorno, al di fuori del finestrino oscurato.

Gotham City era un campo di battaglia. E Bruce... Bruce non poteva essere in un altro posto se non dove la mischia diveniva massacro.

Vorresti essere là?” - domandò Pepper, mentre la macchina rallentava, percorrendo l'ultima curva del parco.

Tony non rispose. I primi flash li stavano immortalando, era tardi per i ripensamenti.

***

Pipistrelli. Centinaia e centinaia di pipistrelli l'avvolsero, riversandosi poi nei corridoi del piano terra, mentre volava all'interno della tromba delle scale.

L'armatura, emettendo un impulso a ultrasuoni, li stava facendo eccitare, quasi impazzire, in maniera non dissimile alla droga di Crane. Batman, volando tra di loro, celato dalla nube scura e dal battito nevrotico delle loro ali, atterrò, non visto, e avanzò per uno dei corridoi, verso il cortile interno. Qui, aggredito dai primi malviventi che si erano ripresi dal disorientamento, si era sentito sulla giusta strada.

A conferma dell'effetto sorpresa raggiunto, Crane era ancora là dove lo aveva intravisto, nello spiazzo, tra uomini armati e camionette in movimento. Ma, quando Bruce lo ebbe innanzi, la prima sensazione che lo colpì fu la sorpresa: era un ragazzino allampanato, dagli occhi chiari, stralunati eppure disarmanti.

Un ragazzino che, sorridendo, alzava già le braccia verso di lui.

Batman non esitò. Bruce, dentro la corazza ricordò i propri polsi tesi avanti, le parole scambiate con Tony.

Credo avesse un dispositivo nelle maniche...” - si ricordava di aver detto - “Non ne sono sicuro, ma è così che mi ha aggredito...”

Senza attendere che la mente riesumasse il ricordo completo e veritiero, reagì, afferrandolo per i capelli e per i polsi. Lo sovrastava, senza incontrare una reale forze. E sentì come un bullo nel cortile della scuola, impegnato a seviziare il più debole della classe.

Fai in fretta, si disse. Se devi, fai in fretta e non dimenticare chi sia.

La nebbia, emergendo come uno sbuffo di farina, colpì Crane in pieno viso, intossicandolo.

E' finita.” - sussurrò soltanto, quando i loro occhi si incrociarono.

È finita. È già finita per te.

L'espressione di Crane, di falsa innocenza e disponibilità, si sgretolò in smarrimento e paura. Qualunque cosa stesse vedendo, mentre Batman tardava a lasciarlo andare, lo stava spaventando a morte.

L'uomo nero...” - balbettò, infatti - “Mi hai ritrovato...”

Bruce non rispose, ma la sua espressione, stravolta dall'effetto della droga, sembrò a Crane un ghigno.

Avevi detto... avevi detto... che non saresti più tornato.” - mugolò, senza riuscire a formulare una frase completa, cedendo alla paura. E l'uomo nero lo lasciò andare, guardandolo strisciare e rannicchiarsi in un angolo, la testa coperta dalle mani.

Batman si voltò, senza infierire. Qualunque cosa stesse vedendo, era ben peggiore di un colpo, di una frase, di una punizione. Nelle allucinazioni, Bruce sapeva di aver vissuto i peggiori terrori dell'infanzia, il buio senza fine delle paure inconsce. Crane, con quella faccia da ragazzino, non sarebbe stato da meno.

***

Magnifici e sorridenti, in piedi a metà della scalinata. Tony Stark, in smoking, e Virginia Potts, fasciata in uno dei suoi famosi abiti lunghi dai colori forti, erano al centro dell'applauso generale e dei flash dei giornalisti. Forse Gotham stava morendo, pietra su pietra, ma lo spettacolo dell'eleganza e della ricchezza doveva comunque andare avanti.

La coppia del secolo. La folla adorante ai loro piedi.

Obadiah non avrebbe potuto chiedere di più.

Un momento perfetto. Perfetto da rovinare.

***

Batman colpì il primo aggressore che gli volò addosso. Poi un secondo. E, quando li vide aumentare, seppe di essere sulla giusta via. Indossavano maschere per proteggersi dagli effetti della polvere e avevano certamente l'ordine di fermare la sua avanzata.

Un ordine che stavano miseramente fallendo. Quando alzò gli occhi, oltre il muro, Batman vide l'emettitore, imbragato, salire con lentezza verso i binari del treno.

Ci siamo.

Corse lungo le scalinate metalliche, salendo sui muri di recinzione, correndo verso la gru in manovra. La polvere ormai copriva ogni cosa, sotto forma di nube, rendendo scarsa la visibilità.

Ma, mentre un nuovo gruppo di armati lo aggrediva, vide Ducard, Ducard che si voltava e seppe di essere stato visto.

Come ogni altro, indossava una maschera. Ma i suoi occhi, perfettamente visibili anche a quella distanza, trasmisero a Bruce la certezza che, sotto il filtro, stesse sorridendo di soddisfazione.

Finalmente sei giunto, sembrava dire, con la postura, con il bastone tra le mani, con il lieve cenno di saluto nella sua direzione. Ti stavo aspettando.

Lo so.” - sussurrò Batman, riprendendo la propria corsa fino al parapetto e tuffandosi, per raggiungerlo, a braccia aperte, nell'ignoto della nebbia.

***

Tony alzò lo sguardo. E sorrise. Sorrise al bolide argenteo che tagliava il cielo in diagonale, venendo verso di loro.

Alzò un braccio e parlò al gemello del proprio polsino.

Adesso, Jarvis, grazie.” - mormorò.

I fuochi d'artificio, fissati alla sommità delle bandiere che circondavano l'enorme spiazzo, furono accesi e partirono, in verticale.

Obie, preso in contropiede, dovette virare, in maniera maldestra, aumentando l'ilarità di Tony.

Ciao, tesoro.” - disse, rifilando un bacio rapido a Pepper - “Vado a lavorare.”

Ciao, caro.” - mormorò lei, guardandolo scendere la scalinata con passo baldanzoso. C'era un secondo raggio, oro, in avvicinamento - “Non fare tardi...”

La folla disorientata esitava, incerta tra lo spettacolo pirotecnico e la sensazione di pericolo. Dai viali circostanti iniziavano a convergere i reparti d'assalto promessi dallo Shield per evitare la strage.

Ma Tony... Tony attraversava quello spazio gremito di gente come se fosse solo. L'armatura gli si componeva addosso, alla perfezione, in un bagliore naturale triplicato dai flash che lo immortalavano. Pepper lo guardò flettersi sulle ginocchia e sparire tra le nuvole, privo di peso.

Iron Man, pensò, tormentando con due dita il ciondolo che portava al collo, il mio personale eroe.

Happy le si avvicinò, obbligandola a riscuotersi. E, afferrato lo strascico, perdendo le scarpe, Pepper corse su dalle scale nella direzione opposta. Aveva qualcosa da fare.

***

Quando Batman planò innanzi a lui, sulla piattaforma, Ducard celò a stento la propria ammirazione. Bruce era elegante e preciso in ogni suo gesto e quelle fattezze oscure potenziavano solo l'innata grazia umana.

Con rammarico, pensò a quanto potenziale fosse inquinato e sprecato, in lui, per la debolezza di carattere, per quel senso di giustizia deviato dalla pietà che aveva più volte manifestato.

Sarebbe potuto essere un gigante tra gli uomini e si era rivelate ostile ad apprendere, insofferente alla necessaria crudeltà che si accompagna al potere.

Bruce aveva scelto il compromesso all'intransigenza, la compassione alla vendetta.

E sarebbe caduto, assieme al suo credo.

Perché così doveva essere.

Si fissarono. Poi Ducard si afferrò saldamente alla fune che già stringeva e si lasciò issare, insieme alla bomba. Per i suoi uomini fu il segnale per dileguarsi, come ombre.

Tutti salvo uno.

E quell'uno, impugnato il lanciarazzi, fece fuoco.

***

La prima colluttazione fu in aria. Tony placcò Obie come un centravanti da sfondamento, ribaltandolo. L'armatura di Stane non era diversa dalla precedente, quella radiocomandata finita distrutta nel reattore: massiccia, pesante, basata più sulla forza che sulla velocità, più efficace a terra che in volo.

Obie si riprese rapidamente e gli rese il favore. Tony sentì l'impatto attraverso l'armatura e si ritrovò parecchi metri più in basso del previsto. E, colpo su colpo, cominciarono a perdere quota entrambi, fino all'inevitabile impatto a terra.

Sull'autostrada.

Così imparo a sfottere Bruce per i suoi disastri.” - ansimò Tony, volando attraverso un camion e atterrando nella corsia opposta. Obadiah gli fu subito addosso, in un accartocciarsi di lamiere, pronto a lanciargli addosso macchine a ripetizione.

Tony si difese, arretrando in direzione degli ampi spazi della Expo. La folla, ormai, doveva essere stata allontanata, sarebbe stato il luogo di battaglia migliore.

Ignorava di essere attualmente in mondovisione: il combattimento con Stane, ripreso da elicotteri e troupe a terra, era in diretta su più emittenti, in contemporanea ai disastri di GothamCity. Alfred, seduto davanti ai monitor della BatCaverna, seguiva entrambi i ragazzi con angoscia.

La Thumbler era ormai scomparsa da tempo, le scene proiettate erano di caos generale, ormai quasi di repertorio, trasmesse ritrasmesse a ripetizione. Gli elicotteri, in volo sull'isola, riprendevano solo un paesaggio spettrale grigio e polveroso, immerso in nubi tossiche.

Ma Iron Man... Iron Man era perfettamente osservabile mentre si picchiava con il socio dei tempi che furono. Da ogni angolazione.

Quando Stane lo scaraventò nello spiazzo della Expo dove tutto era iniziato, facendogli abbattere un'intelaiatura con la schiena, Alfred chiuse gli occhi.

Non era certo di poter reggere tanto.

Si sta rialzando.” - mormorò Lucius Fox, in piedi dietro di lui, senza staccare gli occhi dallo schermo.

Non credo mi sia di conforto.”

Dovrebbe.” - lo riprese lo scienziato, accennando un sorriso. Tony, sullo schermo, stava mettendo in campo l'artiglieria pesante... Stane si copriva la testa con entrambe le braccia - “Quello non è un ragazzo che cede facilmente. Fidati di lui.”

***

La fabbrica esplose, uccidendo chiunque si trovasse in prossimità dei muri in mattoni. Bruce, che era saltato giù dalla piattaforma, riuscì per un soffio a spalancare le ali e mantenere il volo nella nebbia.

I sopravvissuti, i cittadini privi di maschera apparsi in strada, videro solo un'ombra dagli occhi fiammeggianti che li sorvolava e fuggirono, atterriti.

Bruce mantenne la rotta finchè potè. Poi, afferrandosi a un montante della ferrovia, frenò il proprio volo e risalì, rapido, fino ai binari. Evitò il treno, lanciato ad alta velocità e, alla prima occasione, si aggrappò sotto una carrozza, in extremis.

Sentì distintamente la clavicola uscire dalla propria sede e rientrare, con uno scatto sordo. Per poco, non perse la presa. Strinse i denti, ma non riuscì a trattenere un gemito, simile ad un ringhio, presto nascosto dallo sferragliare dei binari. Si lasciò scivolare quanto occorreva per raggiungere lo snodo tra due vetture e risalire ancora, per avere un accesso al treno. Doveva disinnescare la bomba o fermare il treno, non aveva altra scelta, a meno che...

Premette un interruttore all'interno del guanto, aprendo un canale radio, senza troppe speranze. Le connessioni risultavano essere completamente saltate, difficile che...

Qui parla la volpe.” - sentì, invece, distintamente. E, dolore a parte, provò l'impulso di sorridere.

Cambio di programma.

Il pipistrello è in volo. A che punto siete?” - sibilò, compiendo allo stesso tempo una rondata e trovandosi in piedi su un predellino. Posizionò una carica e fece saltare la porta del vagone.

Pronti.” - rispose Lucius, in comunicazione dal rifugio alla periferia di Gotham. Sugli schermi, sotto il controllo di Alfred, la WayneTower era visibile, seppur con notevoli disturbi, da molte angolazioni - “Confermi la tratta, pipistrello?”

Confermo. Telaio 8734-G-2” - ruggì, inclinandosi e leggendo sulla fiancata del treno.

Alfred inserì rapidamente i numeri e il treno apparve sulla mappa olografica della città. A fianco del segno lampeggiante in rapido spostamento, apparve il conto alla rovescia.

Sette minuti all'arrivo.” - comunicò Lucius, chinandosi sulla seconda tastiera. Inviò del codice di sblocco.

Batman entrò nella carrozza e, contemporaneamente, abbassò il visore all'interno della maschera. Sulle lenti era appena apparso un codice a più cifre che, da rosso, un numero per volta, divenne verde.

Connesso.” - comunicò Bruce. E chiuse la comunicazione.

Sette minuti al disastro.

Alfred ruotò la poltroncina e fissò Lucius, alzando un sopracciglio.

La volpe?” - chiese, molto pacatamente.

Preferivi che fossi il gatto?” - chiese lo scienziato, con aria svanita.

Il maggiordomo preferì non rispondere.

Sei minuti e quaranta secondi. Trentanove... trentotto...

***

Abbandonarono lo spiazzo, volarono alto per poi ricadere ancora.

Quando furono nuovamente con i piedi a terra, sul tetto di uno dei padiglioni, Obie decise che era il momento di fare due chiacchiere.

L'armatura si aprì, mentre Tony, un ginocchio a terra, alzava la testa.

Lo sguardo con cui lo fissò gli fece provare quasi un male fisico: Obadiah, l'alleato di suo padre, il suo tutore, il carnefice senza pietà che lo aveva condannato a morte nel deserto.

Obadiah, roso dalla gelosia per il genio e per il nome...

Tony si rimise in piedi a stento, inghiottendo bile e malessere. Di improvviso, la sua rabbia aveva un'altra forma, una faccia ben più crudele... era rimpianto.

Credevo mi volessi bene... credevo che ti importasse...

Obie blaterava della bellezza delle armature, della soddisfazione, delle armi... discorsi già sentiti che Tony era stanco di ascoltare. Discorsi vuoti, falsi, privi di passato e futuro, di logica, di... speranza.

Sì, di speranza, si rese conto Tony, in bilico su gambe che solo l'armatura manteneva diritte. Un altro colpo lo fece volare oltre il parapetto, sfondare una vetrata. Sentiva la sua voce rimbombare, alcune parole scendere, a cascata, riecheggiando nella struttura.

Padre...

Orgoglio...

Capolavoro...

Tu non sai cosa sia la speranza... non l'hai mai saputo.

Non meriti risposta, pensò, restando in silenzio. E schivò un nuovo attacco, dimenticando le ossa doloranti.

***

Risalì il treno più rapidamente possibile, scaraventando il maggior numero di combattenti a terra e al di fuori delle vetrate. I treni metropolitani, un tempo orgoglio di Gotham, erano ormai composti di carrozze fatiscenti e cigolanti utilizzate solo dai disperati e dai malintenzionati.

Nessuno li usava più, per timore di aggressioni e rapine. Ma Bruce ricordava l'epoca in cui erano stati diversi, indispensabili e portatori di vantaggi.

Suo padre aveva premuto perché la rete ferroviaria sospesa fosse a basso consumo ed estesa fino alle periferie, per venire incontro alle necessità dei meno abbienti, dei lavoratori, degli anziani. La metropolitana, che si diramava come ogni altro servizio dalla WayneTower, era stata una ventata di speranza in ogni quartiere, un modo per aumentare le possibilità di transito e per ridurre il traffico e l'inquinamento.

Poi, il tempo era passato. E la malavita organizzata aveva fatto il resto.

Il simbolo della civiltà era svanito. E Ducard, sprezzante innanzi alla memoria di Thomas Wayne, stava per farne il veicolo di distruzione della civiltà stessa.

E, per farlo, aveva scelto una data che si richiamasse a quelle dell'inaugurazione della linea, come ultima beffa.

Alla sola consapevolezza, Bruce sentì accendersi in lui una rabbia che si poteva dominare a stento. Accelerò la carneficina e, distrutto uno dei finestrini, uscì dal vagone, aggrappandosi alla fiancata e risalendo sul tetto delle carrozze.

Qui, in piedi, afferrato a forza all'intelaiatura che cigolava con un suono simile ad un gemito, Bruce sistemò alcune cariche esplosive e fissò, innanzi a sé, la WayneTower, sempre più vicina.

Era Ducard stesso a guidare il treno, con la bomba nel vano dietro al locomotore.

Tre minuti.

Bruce strinse i denti, leggendo il conto alla rovescia sulle lenti. Poi alzò la testa, contando le arcate che mantenevano sospesa la linea ferroviaria.

Tredici, sedici... ci siamo.

Prese la rincorsa, saltando da una carrozza all'altra e planò all'interno dell'ultima attraverso un lucernaio.

Ducard si voltò, in tempo per vedere l'esplosione dei cocci e la sua entrata in scena. Poi, senza attendere una mossa da parte del pipistrello, estratta la lama dal bastone, gli si gettò addosso, lasciando i comandi.

***

Pepper aveva già raggiunto da un pezzo la postazione, con l'aiuto di Happy e di una donna dai capelli rossi dello Shield, che non aveva perso tempo a presentarsi e aveva fornito loro una scorta adeguata.

Avevano percorso i corridoi con qualche intoppo dovuto ad alcuni gruppi, probabilmente mercenari, armati fino ai denti, ma non avevano comunque rallentato. Pepper non si sarebbe lasciata fermare da nessuno, a costo di restarci secca. Avanzava al centro del corridoio senza curarsi di risse, colluttazioni e colpi atroci, tra due ali di combattenti con lei o contro di lei.

L'auricolare Bluetooth del cellulare, riconfigurata da Tony, la manteneva in contatto costante con Jarvis e, quindi, con l'armatura. In tempo reale sapeva di lui... e di Bruce.

Il bracciale trasmetteva ma, per ordine di Pepper, il segnale non giungeva alla Mark 6. Qualunque cosa stesse accadendo a Gotham, Tony l'avrebbe saputa filtrata da lei.

Coulson ed Happy avevano spalancato il doppio battente, cedendole il passo in direzione della plancia di controllo: non esisteva fonte energetica della Expo che non fosse gestita da quella stanza. Pepper, smessi gli apparenti panni della donna elegante pronta a un ricevimento di gala, aveva preso il controllo della situazione.

In posizione.” - mormorò nell'auricolare, affiancata dalla rossa di poche parole, mentre Tony e Obie planavano sull'autostrada. Davanti a loro apparve una riproduzione olografica della planimetria del parco e, inserendo un codice, Pepper fece illuminare un localizzatore per sapere dove fosse Iron Man.

Fuori dal perimetro.

No, non bene.” - sussurrò, guardando il sensore muoversi in direzione della recinzione - “Avanti, Tony, rispetta il piano... almeno per una volta...”

Il sensore denunciava uno spostamento. Lento, saltellante, poi improvvisamente più veloce.

Spiazzo.

Cielo.

Di nuovo spiazzo.

Padiglione uno.

Ecco, ci siamo...” - sussurrò Pepper. Poi posò un dito sull'auricolare - “Jarvis, avverti il signor Stark... attendiamo un suo grazioso cenno.

***

Ducard non aveva perso tempo. Bruce, alzando un braccio per proteggersi, sentì la lama incidere il kevlar e fermarsi sul primo strato rinforzato.

Io ho creduto in te, scacciato le tue paure, indicato la giusta via.” - si sentì sussurrare, vicino all'orecchio - “Eri il mio allievo migliore. Ora dovresti essere al mio fianco a salvare il mondo.”

Lo respinse con un calcio, senza riuscire a farlo cadere.

Non è al tuo fianco che salverò la mia città.” - rispose, deciso, lanciando verso l'emettitore le calamite intelligenti fornitegli dalla StarkIndustries. Ducard ne fermò due, la terza, per un soffio, si agganciò alla calotta centrale, attivandosi immediatamente.

Dispositivo WaterDeath in connessione.” - comunicò Jarvis a Pepper, a chilometri di distanza, preparandosi a riposizionare il satellite per captare il segnale - “Disconnessione avviata.”

Nessuno può salvare Gotham. Domani il mondo osserverà inorridito la sua più grande città autodistruggersi e il moto verso l'armonia sarà inarrestabile.” - rispose Ducard, attaccandolo di nuovo e riuscendo, questa volta, a incidere la corazza all'altezza del pettorale -“Solo un ipocrita chiamerebbe vita ciò che questa gente ha. Criminali, disperati, non è tra loro che un uomo dovrebbe vivere. La setta delle ombre è un baluardo contro l'umana corruzione da migliaia di anni. Ogni volta una civiltà tocca l'apice della sua decadenza, noi torniamo a ridare l'equilibrio.”

Tutte storie già sentite, ma false.” - rispose Bruce. Un minuto e venti secondi - “Non c'è nessuna armonia in ciò che si sta compiendo. Questo non è equilibrio, è violenza, violenza che genera altra violenza. Non è questa la strada della giustizia.”

Tu sbagli. Sbagli come un tempo sbagliò tuo padre. La debolezza fu la sua colpa.”

Mio padre è vissuto ed è morto per la verità.”

E tu? Tu, che vivi nella menzogna, osi crederti il suo erede? Hai fallito, Bruce, come figlio, nei suoi confronti e nei miei. Mi hai deluso, impedendomi di elevarti ai veri onori dell'immortalità e della giustizia.” - replicò Ducard, alzando la spada e rifiutandosi di cedere, di arretrare, di cadere - “Hai fallito, ed io ti rinnego, figlio mio. Come tuo padre, anche tu non hai il coraggio di fare quanto si rende necessario.”

E ancora ti sbagli.” - rispose, Bruce, riuscendo finalmente ad atterrarlo. La calamita, contro l'emettitore, emise un sibilo, disconnettendolo dalla bomba. A chilometri di distanza, Jarvis comunicò a Pepper l'avvenuta manomissione, mentre Tony atterrava sull'ennesimo tetto portando con sé buona parte delle tegole.

Restava solo la bomba, ora.

Meno di cinquanta secondi. La sedicesima campata della linea ferroviaria già in vista.

E Ducard, finalmente ai suoi piedi. Bruce si voltò, agganciando un'ultima calamita all'ordigno.

Troppo tardi?

Non devi avere paura, Bruce, sei solo un uomo normale con un mantello.” - lo sentì dire, come se, nel suo sguardo alzato verso la fine della corsa, avesse letto indecisione - “Per questo non hai cancellato le ingiustizie e non riuscirai a fermare questo treno.”

E Bruce sorrise.

Sorrise, con gentilezza.

Chi ha detto che lo voglio fermare?”

***

Vedeva il tetto del padiglione 3. Difficile non vederlo, con quelle luci azzurre e la vetrata circolare... più complesso raggiungerlo.

Forse, facendosi sbatacchiare ancora un poco... Tony decise di prenderla con filosofia. Stane, tronfio come sempre, voleva demolirlo a parole e non solo con i fatti.

E parlava, parlava... però, di parola in parola, Tony lo aveva già trascinato al padiglione 2, riducendolo ad un cumulo di macerie.

Sei il disonore di tuo padre.” - lo sentì dire, d'un tratto - “Howard disprezzerebbe ogni tua azione.”

Tony tacque. Lo aveva creduto per una vita, certo, ma... si era sbagliato.

Si era sbagliato su suo padre... perché suo padre lo amava e si era fidato di lui prima ancora di vederlo cresciuto.

Cazzate.” - sibilò, dunque, raddrizzandosi, rompendo il silenzio, alzando la testa - “Sarebbe fiero di me.”

Gli occhi di Obie divennero enormi, la sua bocca si inarcò in un ghigno.

Davvero? E per cosa dovrebbe esserlo? Per la pace? Per il tuo essere tanto smidollato da non riuscire nemmeno a seguire le sue orme? Howard era un grande uomo, che sapeva cosa fosse giusto e sbagliato.”

E infatti credeva nell'essere leali, negli amici e nei sogni che cambiano il mondo.” - urlò Tony, di rimando, lasciando che l'elmo si aprisse, mettendo in vista il volto. Altri colpi schivati, altri spari - “Mio padre sapeva che non sarebbero state le armi a cambiare il mondo ed il solo motivo per cui non ha proseguito per la sua strada è perché... aspettava me.

Obadiah lo fissò, in silenzio. Per un attimo fu di nuovo l' Obie di un tempo, dallo sguardo pensoso e dalla presenza forte e protettiva. L' Obie che sapeva sorprendersi davanti all'unicità degli Stark e che li aveva amati e ammirati.

Bruce ha ragione... non sono i nostri padri a respingerci, ma coloro che avrebbero voluto esserlo.

E' te che ho deluso, pensò Tony. Non lui. Non mio padre.

Aspettava Me, Obie. Papà aspettava che io fossi abbastanza grande per dividere i suoi sogni con me.” - ansimò, disperato. Aveva impiegato tanto tempo a capirlo, così tanto... - “Non poteva condividere con te ciò che sapeva, perché tu lo avresti sprecato, frainteso, venduto. E lui lo aveva capito ma... ma non ha avuto il tempo per dirmelo.”

I sogni, quelli che condivideva con gli amici veri... gli amici che si era scelto... le battaglie che ha accantonato... è questo il mistero di mio padre. Mio padre attendeva qualcuno tanto simile a lui quanto diverso con cui confrontarsi.

La mia più grande creazione... sei tu.

Papà... perdonami. Perdonami se ho impiegato tanto a capire.

Sciocco, sciocco che non sei altro!” - urlò Obie, come se quella poche parole gli avessero fatto perdere del tutto il senso della ragione - “Cosa credi di essere? Sei solo un moccioso che, senza il nome che ha, non sarebbe nessuno!”

Hai perfettamente ragione, Obie, perfettamente.” - replicò Tony, molleggiando sulle gambe, mentre l'elmo tornava a chiudersi sui suoi lineamenti - “Ma del resto, qualunque cosa tu dica, faccia o pensi... io sono uno Stark. E tu... no.”

Detto questo, prese la rincorsa. Lo placcò, senza dargli il tempo di richiudere l'armatura, facendolo volare oltre il parapetto, impedendogli di precipitare. E gli piantò una mano sul torace, strappando i cavi che univano il reattore alla corazza, spegnendola.

Arrivo, tesoro!” - gridò, procedendo sparato sul... no, anzi, dentro il padiglione 3 - “Fuoco alle polveri!”

Pepper non se lo fece ripetere. Premette un bottone e la struttura stessa del padiglione fu percorsa dall'energia, divenendo una gabbia mortale. Tony strinse più forte Obie, verticalizzando il loro volo, in alto, sopra alla struttura, sfondando la cupola.

Guarda in basso, piccolo uomo!” - gridò, fissando negli occhi terrorizzati Obie, ormai bloccato e impossibilitato a sfruttare le armi che aveva - “Lo vedi? Papà ha messo il suo ultimo segreto laddove potevi notarlo ogni giorno della tua vita, perché sapeva che non avresti saputo comprendere. Papà ti ha preso in giro, Obie!”

Ma di cosa stai parlando?”

Sto parlando di una scintilla che accenderà il futuro più luminoso e ricco che l'uomo abbia mai visto.” - sorrise Tony, mentre salivano in alto, in una colonna di energia pura, azzurra. L'armatura di Obie, ormai bloccata, lampeggiava e lanciava suoni atroci di agonia. Quella di Tony stava perdendo potenza, ma ormai non mancava molto - “Mio padre mi ha dato la chiave del futuro, amico mio. Un futuro che tu non vedrai mai.”

Spalancò le braccia.

E Obie cadde. Cadde verso le profondità del padiglione 3, dove l'elettricità lo avrebbe definitivamente cancellato dall'esistenza. Nel padiglione che, nel plastico della Expo, si era rivelato essere il nucleo dell'elemento che avrebbe cambiato il mondo.

Nel suo muoversi verso il basso, Tony lo vide alzare gli occhi verso di lui, implorante, spaventato.

Mi dispiace, pensò, non posso. Non posso salvarti. E lasciò andare il reattore ormai bruciato che stringeva nella destra.

Fu in quell'attimo che Obadiah Stane comprese.

Comprese che, più in alto ti elevi, da più in alto rischi di cadere.

Comprese che, nel credersi un dio della guerra, si nascondeva l'ultima illusione dell'immortalità.

E che, in quel futuro di cui Tony aveva la chiave, egli non solo non sarebbe vissuto... ma non sarebbe nemmeno stato ricordato.

Poi, in una luce azzurra accecante, scese il buio.

E Obie, piegando la testa, accettò di cadere, per non rialzarsi mai più.

***

Quaranta secondi. Il secondo scatto, dalla calamita, comunicò a Batman e, contemporaneamente, a Jarvis, l'avvenuta disconnessione della bomba. Dopo l'emettitore, anche l'ordigno risultava in blocco e il palladio nuovamente incapsulato in condizione di sicurezza.

Era il momento. Batman premette il primo interruttore del telecomando.

Ducard ammutolì. Da terra, sotto la pressione del corpo di Batman, sentì solo il rumore di un'esplosione, non troppo lontana.

Osservò il cavaliere Oscuro alzare ancora una volta la testa, senza perdere quell'enigmatico sorriso appena spuntato. Perfetto tempismo, a quanto sembrava.

Le cariche, che Lucius aveva preparato a tempo record e portato di persona al rifugio, erano state tempestivamente consegnate a Gordon e fatte avere, senza spiegazioni, ad alcuni agenti più fidati di altri, con precise istruzioni sul dove disporle. Per sicurezza, erano state minate tre diramazioni della ferrovia e si era atteso di scoprire il codice definitivo del treno. Saputolo, Lucius aveva fornito a Bruce il codice per attivare il telecomando e per garantire che, nello stesso momento della deflagrazione, le altre cariche si sarebbero disinnescate in automatico.

E così, con precisione cronometrica, era stato.

Batman fissò la campata accartocciarsi, tra le fiamme, portando con sè almeno trenta metri di binari. Li vide piovere, come lamiera rovente, sulla strada, su quartieri già in fiamme e pregò che i calcoli fossero esatti. Poi si voltò, premendo nuovamente il telecomando e facendo saltare le microcariche disposte sui tetti delle vetture.

Il vagone su cui si trovavano fu l'ultimo a esplodere, spezzandosi a metà. Il treno, separato dal locomotore, rallentò, nel momento in cui scattò il sistema di sicurezza, lasciandosi soli, ridotti, a viaggiare come proiettili.

Trenta secondi.

E Batman, di nuovo ad abbassare lo sguardo su Ducard.

Hai ora il coraggio di fare ciò che è necessario?” - si sentì domandare.

Bruce, sotto la maschera di Batman, rispose, senza esitare.

Ho sempre fatto ciò che era necessario. E non smetterò mai di farlo.”

E le persone che ami continueranno a morire. Solo chi ha potere protegge anche chi ama. Gli sconosciuti che stai salvando, un giorno saranno i tuoi carnefici.”

Lo so.” - rispose Bruce, spiazzandolo - “Perchè così deve essere. Io sono ciò che Gotham ha bisogno ora, ma non lo sarò in eterno. Un giorno servirà loro un eroe, così come un tempo ebbero bisogno di mio padre.”

Ducard lo fissò e, per un singolo istante, sentì rinascere l'amore che aveva avuto per lui, il desiderio di guidarlo e di donargli un mondo da governare.

Lo avrebbero ucciso. Gotham City, una volta salvata, avrebbe voluto la sua vita per dimenticare il proprio passato. Lo avrebbero torturato, calunniato, reso folle. Ne avrebbero maledetto l'esistenza e causato la morte.

Lo avrebbero ucciso per negare ciò che erano.

Sei ancora in tempo.” - si sorprese a implorare - “Salvati da questo destino che hai scelto. Salvati e...”

Cinque secondi.

No. Così è.” - rispose Batman, lasciandolo andare e alzandosi in piedi.

Quattro secondi.

Uno sguardo.

Tre secondi.

Io non ti ucciderò ma non sono tenuto a salvarti.”

Le sue ali si aprirono. Batman venne risucchiato nel varco aperto alle loro spalle, in una posizione non dissimile al segnale che Gotham lanciava in cielo quando desiderava essere protetta.

Due secondi.

Ducard, ancora a carponi, si voltò, fissando il vuoto che si apriva innanzi a lui. I binari si erano improvvisamente interrotti. Ed ora, il treno, senza perdere velocità e traiettoria, volava verso il fondo di un abisso di cemento.

Un secondo.

Ducard chiuse gli occhi, sconfitto. E, prima di conoscere la morte, rivide Bruce, come era stato quel giorno, dieci anni prima, nel sorridergli, al centro di un lago ghiacciato.

Felice. E amato.

Fate's my destroyer

I was ambushed by the light

And you judged me once for falling

This wounded heart arrives

(Unkle - Burn my shadow)

Il destino è il mio distruttore sono stato colto di sorpresa dalla luce e tu mi hai giudicato perchè una volta ho fallito. Questo cuore ferito si dichiara

(17 agosto 2013)

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