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Autore: Baylee_    09/12/2013    0 recensioni
Quando sembra che in amore vada tutto male, ci siamo mai fermati a guardarci intorno per renderci conto che forse avevamo semplicemente sbagliato strada?
Baylee, Scarlett e Emily sono tre amiche molto unite. Hanno caratteri diversi, eppure sembrano molto simili.
Riusciranno, nella grande mela, a trovare la loro anima gemella? Sarà davanti ai loro occhi o un po' più lontano?
L'importante è che ascoltino il loro cuore e lo lascino battere. Quindi.. LET IT BEAT.
Dal capitolo 1:
Entrò in camera e si mise un vestito a fascia blu, poi per le scarpe fece una smorfia. Davanti a lei aveva delle ballerine che erano perfette per quel vestito, ma il problema era che odiava con tutto il cuore le ballerine, perché le massacravano i piedi. Lei preferiva indossare le scarpe da ginnastica e, nelle occasioni speciali, i tacchi (mai zeppe). Non era mai stata una dalle mezze misure (in generale), e non lo era nemmeno con le scarpe. Le indossò facendo una smorfia ripetendosi “chi bella vuole apparire un pochino deve soffrire”, e per LUI avrebbe fatto qualsiasi cosa, anche avere un sacco di vesciche ai piedi, a causa di quelle infernali scarpe.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 12 – Lati nascosti.
 
 
 
 




Tutto è bene quel che finisce bene, diceva Shakespeare con il titolo della sua opera. Dunque, non importa ciò che accade, in quanti problemi puoi imbatterti, se il ragazzo ti lascia il giorno di san Valentino, se hai finito la nutella o hai un compito in classe a sorpresa di spagnolo, l’importante è che finisca tutto bene. Ma quando si trova davanti un ostacolo, più o meno grave, si pensa veramente che prima o poi finirà e, soprattutto, bene?
 
Per una persona che odia il sangue vedere il proprio fratello a terra con il labbro spaccato e il viso sporco di rosso, per ovvie ragioni, non era piacevole, anzi. Ma il problema più grande era pensare a cosa fare in quelle occasioni. Emily, per esempio, non riusciva a muoversi di un passo, specialmente per i quattro ragazzi che erano lì. Due tenevano Lucas per le braccia, uno colpiva e uno insultava. Lucas sembrava non riuscire a reagire e teneva lo sguardo basso. Incassava colpo dopo colpo, parola dopo parola..
I due ragazzi lo lasciarono giacere a terra, mentre uno gli dava un ultimo calcio e l’altro sputava sul suo viso.
Ragazzo: Quelli come te non dovrebbero esistere. Ti auguro di non incontrarci di nuovo, frocio. – e rise apertamente con i suoi amici.
“Frocio.” Non esisteva insulto più grande che quello. Era mille volte meglio sentirsi urlare dietro gay o omosessuale che quella parola.
In quel momento ad Emily venne in mente la sera precedente e avanzò in maniera tale che gli altri potessero vederla e non fosse più nell’ombra.
Emily: Ripetilo di nuovo. Quelli che non dovrebbero esistere sono i tipi come voi.
“Al diavolo la ragione.”
Suo fratello alzò gli occhi e la vide. Emily poteva leggere sul suo viso la vergogna, il dispiacere..
Lucas: Emily.. – un sussurro flebile, una richiesta velata, una preghiera.
Ragazzo: Dunque ti chiami Emily.. – disse avvicinandosi. Lucas tentò di alzarsi ma i due ragazzi furono pronti a bloccarlo nuovamente mentre lui si muoveva come un’anguilla.
Emily: Anche fosse non è affar tuo. – odiava gli arroganti, odiava gli stronzi, figuriamoci un arrogante stronzo. – Lascialo.
Ragazzo: Altrimenti? – si avvicinò ancor di più.
Emily non riusciva a capire come fosse riuscita a diventare una specie di calamita per “brave persone”. Quando lui la stava quasi per toccare in viso, alle sue spalle poté sentire rumore di passi che, veloci, colpivano l’asfalto. Lei si aggrappò alla speranza, quasi vana, che qualcuno li avesse visti, che avesse chiamato la polizia, l’ambulanza, l’esercito, il vicino di casa.. chiunque li potesse salvare da quella situazione scomoda. Non voleva girarsi, perché voleva dire dare le spalle a quello che sembrava un depravato squilibrato. Respirò a fondo guardandolo in viso per studiare l’espressione dato che lui aveva appena alzato lo sguardo per vedere chi gli stesse rovinando la festa o chi avrebbe voluto farne parte. Il sorriso beffardo che aveva scomparve e con un fischio acuto fece capire agli altri che il gioco era finito. In meno di venti secondi erano rimasti solo i due fratelli. Lei si affrettò a cercare dei fazzoletti per poter pulire la ferita al labbro di Lucas, che sembrava si stesse gonfiando. Corse da lui e si buttò a terra, iniziando a imprecare per non aver portato la borsa, rendendosi conto che aveva ancora addosso la giacca del professore.
Lucas: Mi dispiace..
Emily: Non ti preoccupare.. parleremo a casa, okay? – sorrise anche se stava facendo davvero fatica a trattener le lacrime. Si girò per osservare i loro eroi rendendosi conto che erano Luke e altri amici.
Luke: Dove sono finiti quei bastardi? – disse tra i denti, una volta raggiunti i due fratelli. Ricevendo risposta con un cenno di Lucas, Luke disse qualcosa  di incomprensibile a bassa voce ai suoi amici che si allontanarono verso la direzione data iniziando a correre. – Come stai? – si rivolse poi all’amico.
Lucas: Sto bene. – disse e porse la mano al ragazzo davanti a sé per farsi aiutare ad alzarsi.
Emily non era contenta della sua presenza al suo fianco, ma li aveva aiutati e, almeno in quel momento, non poteva avercela con lui per ragioni futili come un bacio.
Luke: Ho cercato di venire il prima possibile. – lo guardò un po’. – Cavolo, ti hanno distrutto qua.. – disse indicando una parte del labbro. – Vieni a casa mia.
Ciò che Luke aveva detto di certo non era una proposta, bensì un vero e proprio ordine così che nessuno disse nulla, iniziando a camminare. Anche Emily li seguiva anche se non era proprio sicura che Luke si fosse reso conto della sua presenza. Forse pensava che fosse una semplice passante che aveva assistito ed era rimasta solo per lo shock.
Era a pochi passi dai due e li sentiva parlare a bassa voce. Non aveva intenzione di avvicinarsi e prender parte alla discussione e nemmeno origliare, perciò se ne stava sulle sue concentrandosi sul calore che quella giacca le stava procurando. Era come se sentisse una persona ad abbracciarla e di certo la persona che immaginava non era il suo professore, bensì Scarlett. Era la persona che la stava facendo star male, ma la stessa che sarebbe riuscita a farla star bene.
Luke: Siamo arrivati. – disse guardandola, mentre apriva la porta di una specie di garage.
Ecco, Emily aveva immaginato di entrare nella casa di Luke diverse volte, in diverse occasioni e quasi sempre da soli. Immaginava una reggia che poteva diventare casa sua. Insomma, quelle fantasie che ti tolgono il fiato e ti fanno svegliare con un sorriso sulle labbra. Non era una ragazza particolarmente dolce o romantica, ma quando si trattava del suo lui tutto cambiava, anche quel lato di lei. in quel momento, invece, non erano soli, la sua casa esternamente non sembrava una reggia e la situazione non era particolarmente sentimentale, anzi.
Emily sospirò scacciando dalla sua testa tutti i pensieri che le frullavano per la testa ed entrò. Quello che si aprì davanti ai suoi occhi, la lasciò senza fiato.
Davanti a lei si apriva un pianerottolo dalle dimensioni modeste con a destra l’appendiabiti e il portaombrelli, a sinistra un mobile con carte, chiavi e caramelle e di fronte delle scale che portavano al piano terra. Il piano era un grande stanzone con un “piano bar” appena scendevi sulla sinistra, dei divani al centro, una tv piena di console e cd accanto, un piccolo palco  con degli strumenti e alcuni attrezzi da palestra in un angolo, due letti e alcuni armadi in fondo. C’erano due porte che portavano ai bagni e una che portava alla cucina, anch’essa non molto ordinata. Sopra alla “camera da letto” c’era un altro pianerottolo, collegato da una scala a chiocciola in metallo, dove si trovavano altri due letti e degli armadi.
Luke e Lucas erano già su un divano a medicare il secondo, mentre Emily era rimasta immobile ad osservare. Scese piano le scale e si mise accanto a suo fratello che storceva la bocca ogni volta che l’amico cercava di avvicinare la garza.
Lucas: Brucia.. – borbottò.
Luke: Ah, taci! Meno ti muovi e prima finisco. – sbuffò, poi si alzò e andò a prendere del ghiaccio. – Scusate il disordine, ma siamo quattro ragazzi disordinati. Ogni volta che uno tenta di mettere a posto, qualcun altro getta i panni sporchi da qualche parte o perde qualcos’altro, dunque il caos si rigenera con poco.
Lucas: Piuttosto grazie dell’aiuto.. appena finirai, ce ne andremo.
Luke: Tu non puoi andare così a casa tua. Come pensi di spiegarlo ai tuoi genitori?!
Lucas: Ti ricordo che faccio palestra e potrei aver iniziato pugilato.
Luke: Ti ricordo che i tuoi non credo siano così sciocchi da crederci.
Lucas: Si fidano..
Luke: Sai che non è questione di fiducia. – avvicinò il ghiaccio alle labbra del ragazzo che mugugnò qualcosa. – Stanotte rimani qui.
Lucas: Cosa?!
Luke: Accompagnerò tua sorella a casa e te dormirai qui. Il divano è molto comodo!
Emily: Penso sia un’ottima idea..
Fino a quel momento non aveva aperto bocca, ma sapeva che suo fratello non avrebbe mai accettato e avrebbe continuato a far storie così si alzò.
Emily: Devo finire dei compiti, potremmo andare ora?
Luke: Certo.
Salutarono ed uscirono lasciando Lucas di sasso.
Emily: So che mio fratello è in buon mani, quindi grazie.
Furono le uniche parole che si scambiarono, poi fu la musica dello stereo ad accompagnarli.
 
Baylee: Tutto è bene quel che finisce bene! Hai visto?
Scarlett era assente nonostante la sera precedente si scoprì che Emily non era mai scappata, anzi era in compagnia dell’insegnante di matematica. Baylee non era nemmeno andata a casa di Scarlett quella sera perché l’amica l’aveva rassicurata, eppure sembrava ancora preoccupata.
Ryan: Dico sempre anche io quella frase, ricordi, Sca? – le ragazze si girarono. Alle loro spalle il ragazzo si era avvicinato insieme al cugino Jack.
Jack: Lo dici soprattutto a fine anno quando con la tua solita fortuna sfacciata i prof non ti bocciano.
Scarlett accennò un sorriso.
Scarlett: Grazie ancora per il passaggio..
Ryan: Ehi, ero nei paraggi e la moto ha due posti, quindi..
Baylee e Jack erano piuttosto confusi, ma alla prima venne in mente la sera in cui suo cugino aveva dato un passaggio alle sue amiche.
Baylee: Ma non era tuo fratello ad averti accompagnato?! – la voce le era uscita piuttosto acuta, così dovette tossicchiare.
Scarlett: Mio fratello? – la guardò scettica. – Ad Austin ho anche spiegato che era stato Ryan.
Baylee: Austin?
Scarlett: Sì.. quando è venuto da me a parlare me lo ha chiesto.. come mai hai pensato a Gabriel?
Baylee: Veramente.. – fortunatamente la prof entrò in classe interrompendo la spiegazione. Aveva dato soluzioni affrettate senza nemmeno chiedere. Ciò che la rassicurava, però, era che il motociclista senza identità fosse una persona che lei conosceva.
 
Jennifer: Come mai per oggi non hai fatto nessun compito?
Perché la sua compagna di classe aveva la capacità di farle sempre domande scomode?
Emily: Perché nel pomeriggio sono stata fuori casa e sono tornata tardi per alcuni problemi.. ho provato a fare un po’ di storia, tanto matematica mi ha chiamata la scorsa settimana.
Jennifer: Sai bene che il professore chiama chi vuole senza vedere se è passato un mese, un giorno, una settimana..
Emily: Che ansia! Vedi di non tirarmela! – e aprì il libro alla teoria.
Solitamente le persone cercano di rassicurarti dicendo che il professore avrebbe chiamato qualcun’altro, che si sarebbe rotta la macchina e non avrebbe potuto venire a scuola.. invece, la sua cara amica la rassicurava dicendola “e se ti chiama?”. Sbuffò un paio di volte e si rese conto che il professor Evans era entrato e stava sistemando i libri sul tavolo.
Prof Evans: Vi sono usciti gli esercizi che vi avevo dato? – chiese senza alzare lo sguardo.
Jennifer: Sì, ma ho avuto un paio di problemi con alcuni..
Prof Evans: Ah? Allora vieni alla lavagna, Gray.
Il professore aveva scambiato la voce di Jennifer per la sua?
Emily: Veramente è stata Jennifer a parlare..
Il professore alzò finalmente lo sguardo guardandola. Anche la sera precedente l’aveva guardata, ma in quel momento non sentiva lo stesso calore che lui le aveva trasmesso.. anzi, si sentiva gelare.
Prof Evans: Perfetto. Allora te non avrai avuto problemi e potrai mostrare ai tuoi compagni come si fa, no?
La stava provocando? In quel momento Emily ricordò le sue parole riguardo lo studio mentre scendeva dall’auto: “Emily, prova a fare qualche esercizio, poi infilati nel letto e dormi. Le delusioni accadono ogni giorno, non puoi farti rovinare la giornata o la media scolastica per questo. Mi raccomando.”
Non la stava provocando, ma solo mettendo alla prova. Sapeva che aveva riconosciuto la voce di Jennifer. Solo una parola poteva descrivere il prof: stronzo.
Prof Evans: Allora?
Emily: Arrivo.
 
Erano passati giorni, forse settimane.. e Scarlett ed Emily ancora non parlavano. Baylee era la Svizzera e talvolta le era difficile dire ad un’altra che non potevano vedersi perché doveva vedere l’altra amica. Più lei tentava di dire ad entrambe di mettere l’orgoglio da parte e più creava piccole discussioni con entrambe.
Poi arrivò l’illuminazione: la festa organizzata da Owen, Douglas e Austin. Quei tre non avevano mai avuto la reale possibilità di farla a causa dello studio o per le pressioni dei rispettivi genitori (o zii), così bastava inventarsi che l’avrebbero organizzata, portare entrambe le ragazze nel luogo del ritrovo e lasciarle sfogare da sole. Necessitava solo di alcuni complici, un luogo per la “festa” e.. che quelle due accettassero l’invito.
Missione “Sorpresa” in atto.
 
Baylee: Che ci fai tu qui? – chiese quando Austin si presentò a casa di Scarlett.
Austin: Sapevo che fossi qui e sia io che Owen ci annoiavamo. – disse indicando l’altro ragazzo in macchina con l’aria imbronciata. Lei lo osservò un po’ inclinando la testa.
Baylee: Se sapevi che avrei dormito qui perché ti presenti qui alle 20?
Owen: Non guardare me. È stato lui a portarmi qui.
Austin: Pensavo che un pigiama party tra donne fosse noioso, così ho pensato di portarvi a fare un giro in macchina.
Baylee: Le tue idee non sono mai buone.. – notò spostando l’attenzione di nuovo sul cugino.
Austin: Ti giuro che questa volta è un’ottima idea!
Scarlett taceva e si mordeva il labbro. Ricordava bene ciò che aveva raccontato a sua sorella e a Jeff, che, come una zitella bisbetica, lo aveva raccontato a sua volta ai genitori. In quel momento, a parte le ragazze, nessuno era a casa.. ma quanto avrebbero tardato prima di presentarsi lì? Doveva trovare assolutamente una scusa per mandarlo via e ormai aveva capito che era testardo e parlare seriamente con lui era inutile così..
Scarlett: Dacci il tempo di prepararci e verremo con voi, a patto che per le 22 saremo a casa, non un secondo di più. – Avrebbe raccontato che avevano deciso di prendersi una boccata d’aria.
Austin rimase piacevolmente sorpreso, Baylee e Owen si guardarono e deglutirono, poi Scarlett prese l’amica per il gomito e chiuse la porta.
Scarlett: Dovrò cambiare indirizzo.. quel ragazzo che si presenta a casa mia fa quasi paura.
Baylee ridacchiò ma, in realtà, era davvero tesa. Dopo quello che era successo non aveva più parlato con Owen ed evitavano sempre di passare del tempo da soli. Quella sera non sarebbero rimasti soli.. allora perché preoccuparsi?
 
Austin amava guidare, da piccolo saliva sempre sulle giostre a forma di auto e diceva che il suo sogno era quello di diventare un pilota. A volte si trasformava in uno di essi, considerando la velocità che la sua auto acquisiva quando le strade era pressoché deserte.
Baylee: Vuoi rallentare?!
Austin: Non sto andando veloce!
Baylee: Austin, rallenta, dai!
Owen: Austin, rallenta. Non vedi che faccia ha?
Austin: Va bene.. ma perché non mi fate divertire?!
Scarlett: Divertirti? Non sei in auto da solo..
Austin: Quante storie.. io guido molto bene, anzi se vuoi ti insegnerò a guidare.. a pagamento.
Scarlett: Pagamento? Scherzi?! A parte che non vorrei mai che fossi il mio insegnante..
Austin: Se non vuoi pagarmi con i soldi, troveremo la maniera di rimediare..
Scarlett: Austin! Depravato! – gli diede un pugno sulla spalla.
Austin: Sto guidando. Non si distrae il conducente.
Scarlett: Allora fai guidare Owen, così posso picchiarti liberamente.
Austin: Owen, non mi priverebbe mai del piacere della guida, vero?
Baylee: Andiamo al Luna Park..? – nella sua testa suonava molto meno infantile, mentre ad alta voce sembrava una vera cavolata.
Austin: Luna Park?!
Scarlett: Mi sembra un’idea carina!
Austin: Per carità!
Owen: No!
Baylee: Ci avete disturbato.. siete in debito con noi.
Austin: Vi abbiamo salvato dalla noia, che è diverso. Siete voi ad essere in debito con noi.
Scarlett: Noi?!
Austin: Stiamo andando ad una festa in piscina a cui ci imbucheremo. Ragazze in costume..
Baylee: Imbucarci?!
Owen: Mai fatto in vita tua?
Baylee: No e non ho intenzione di iniziare ora!
Owen: Lee, smuoverò la tua vita, allora. – disse guardandola e rivolgendole un sorriso eloquente.
 
Avevano parcheggiato a diversi metri dalla casa della festa eppure la musica era così ad alto volume che si sentiva chiaramente.
Baylee: Come possono tenere il volume così elevato?! Ai vicini non dà fastidio?!
Owen: Ad una festa all’aperto di successo il volume deve essere elevato. Non sei nemmeno mai stata ad una festa di successo?
Baylee: A me non interessano le feste. Mi diverto in altre maniere.
Owen: Altre maniere? Perché in tutto ciò non ci vedo nulla di divertente o eccitante? Ah, già.. sei una ragazza troppo brava.
Baylee: E cosa c’è di sbagliato in tutto ciò?
Owen: Che non rischi. La vita è fatta per rischiare. Non ti dico di passare le giornate come lo facciamo io, Austin o Douglas, però nemmeno di rimanere immobile. È un bene essere una brava ragazza, ma non una troppo brava. Tra l’altro sei a New York! Possibile che tu non abbia partecipato ad eventi di successo?! Seriamente?!
Scarlett: Nemmeno io ho partecipato ad eventi del genere.
Austin: Non avevo dubbi. – le mise un braccio intorno alle spalle. – Ci hai ripensato? Vuoi delle lezioni di guida?
Scarlett: No. – scivolò via dal braccio. – Come faremo ad imbucarci?
Owen: Ottima domanda. Sono solo le 20:30, quindi i presenti non sono nemmeno ubriachi, oppure pochi di essi lo sono.
Austin: Fortunatamente i vostri cavalieri hanno ben studiato la situazione. La ragazza che ha organizzato tutto ciò ha invitato a pranzo una ventina di amici, gli altri la dovevano raggiungere intorno a quest’ora. Quelli che stanno arrivando ora sono scritti su una lista e c’è un buttafuori che fa entrare coloro che sono su essa.
Owen: Abbiamo scoperto quattro nomi di ragazzi che sicuramente intorno a mezzanotte si presenteranno alla festa quindi fingendoci di essere loro avremo la possibilità di entrare.
Austin: La ragazza ha invitato così tante persone che non saprà mai che noi siamo stati là.
Scarlett: Questa ragazza è ricca?
Austin: Ricca e viziata. Questa festa è il suo debutto come ragazza più popolare al suo liceo.
Owen: Non ho mai sopportato le persone ricche e viziate, quindi non mi dispiace imbucarmi a questa festa.
Austin: Tra l’altro potranno esserci diversi alcolici e tante ragazze in costume!
Baylee: A proposito.. noi non abbiamo un costume.. non potrebbero scoprirci più facilmente?
Owen: A queste feste molti decidono di farsi il bagno all’ultimo minuto quindi si buttano in piscina in biancheria.
Austin: Oppure lo fanno per attirare l’attenzione, mettendo dell’intimo bianco.
Scarlett: Siete degli stalker?
Austin: No, amiamo le feste.
Mancavano pochi metri dalla casa.
Owen: Io sono Bill Cohen, Austin è Ben Howard. Una delle due sarà Mary Jane Collins, ragazza di Ben e ex cheerleader della nostra squadra di football, e l’altra Susan Baker, figlia dell’insegnante di letteratura inglese e ragazza di Bill.
Sapevano tutti chi sarebbe stata chi, dunque tacquero tutti fino all’arrivo davanti al buttafuori. Owen indietreggiò per poter stare vicino a Baylee e le prese la mano. Era calda e la sua stretta era salda.
Austin: Sono Ben Howard e lei è la mia Mary, Mary Jane Collins. – disse mettendo un braccio intorno alla vita a Scarlett che non poteva far altro che stringere un pugno sulla felpa del suo “ragazzo”. Il buttafuori li fece entrare dopo aver timbrato le loro mani.
Owen: Bill Cohen e Susan Baker. – sul suo volto si disegnò un sorriso, guardò la ragazza al suo fianco cercando di incoraggiarla e finalmente riuscirono a passare.
Baylee si sentì sollevata quando lui le lasciò la mano. La situazione tra loro era ambigua già da un po’ e poi lui era..
Owen: Io e Trixie ci siamo lasciati. Austin voleva che uscissi.. e mi dispiace che ci siate finite in mezzo voi.
Rimase a bocca aperta. Perché? Perché non ne sapeva nulla? Perché aveva lasciato Trixie sola e mi fingeva la ragazza del ragazzo che lei amava?
Owen le fece un sorriso poi si diresse all’interno della casa e prima che potesse seguirlo Austin e Scarlett le vennero vicino.
Austin: Visto? Non è così difficile partecipare ad una festa.
Scarlett: Per me è stato difficile.
Austin: Avrei dovuto baciarti? In fondo sono un giocatore della squadra di football, quindi sono uno spaccone.
Scarlett: No! Va bene così! – roteò gli occhi. – Dovrei andare al bagno. Mi puoi accompagnare, Susan?
Baylee: Certo. – mentre si incamminavano, Austin prese la mano alla cugina.
Austin: Owen ha lasciato Trixie e ha il morale sotto i piedi. Vorrei che si svagasse e poiché ti ha dato il suo portafortuna, da cui non si stacca mai, ho ipotizzato che vi steste avvicinando.. come amici.
Baylee: Portafortuna?
Lui tirò fuori dalla tasca la collana che lei aveva trovato al suo collo dopo la serata in cui aveva fatto pace con lui. La mise nella mano della ragazza. Non disse altro e si diresse verso la piscina, così che le due ragazze andarono al bagno.
Baylee non poteva credere che il proprietario di quella collana fosse colui che fino a quel momento lei non aveva sopportato. Si stava dimostrando diverso da chi lei aveva pensato lui fosse.
“È diverso” le aveva ripetuto così tante volte Trixie che lei aveva smesso di darle retta. Lui non poteva essere diverso.
Scarlett: Devo ammettere che mi è piaciuta la scarica di adrenalina che ha percorso il mio corpo.
Baylee: Ovviamente lo ammetti con me e non con mio cugino, giusto? – ridacchiò, mentre si metteva in tasca l’oggetto consegnatole da Austin.
Scarlett: Certo! Quel ragazzo è fin troppo montato!
Uscirono dal bagno e iniziarono a fare lo slalom tra le varie coppie che si scambiavano baci poco casti appoggiate alle pareti.
Ad un certo punto qualcuno prese il polso di Scarlett e l’avvicinò a sé. Era un ragazzo alto, con le spalle larghe, capelli ricci rossi attaccati alla fronte un po’ umidiccia, il viso e il naso arrossati e occhi piccoli e verdi, che emanava un odore forte, misto tra alcol e fumo.
Ragazzo: Come ti chiami?
Scarlett: Lasciami andare! – urlò, ma nessuno fece caso a lei.
Ragazzo: Non ti ho mai vista a scuola.. Sono Peter.. – e si avvicinò a lei. Baylee balzò in avanti per aiutare l’amica, ma Peter fu più veloce e le diede una spinta. – Non essere gelosa. Peter ama assaggiare e assaggerà anche te.
Qualcuno si mise tra Baylee e Peter, staccò Scarlett da quell’individuo e gli sferrò un pugno sulla guancia.
Austin: Prima assaggia questo. Ti è piaciuto? – lo guardò con aria di sfida e abbracciò Scarlett. – Lei è la mia ragazza.
Nessuno si rese conto di quella scena a parte due ragazze che stavano andando in bagno e Peter evitò di continuare la rissa, scusandosi e andando verso una nuova preda alla fine del corridoio.
Austin: Purtroppo alle feste ci sono anche individui, come lui, che cercano compagnia. Magari prima si ubriacano, si fanno qualche canna, si drogano e poi agiscono. – scosse la testa. – Ma noi siamo qui per divertirci, quindi andiamo subito a ballare!
Scarlett: Io non ballo.
Austin: Certo che sei proprio una pentola di fagioli! Come puoi lamentarti di tutto?
Scarlett: Non mi lamento di tutto!
Austin: Allora fidati di me e lasciati trasportar dalla musica. Non importa se non sai ballare, tanto nessuno se lo ricorderà e io eviterò di sfotterti.
Scarlett: Non mi va di ballare..
Austin: E a me di discutere..
Colei che non aveva voglia di ballare spiazzò tutti i presenti scatenandosi come se fosse sola nella stanza. Le due ragazze ridevano, ballavano.. vivevano piccoli attimi senza pensare. Austin continuava a muoversi in pista e diverse ragazze lo guardavano affascinate e, alcune coraggiose, si avvicinavano ma lui le respingeva per poter ballare con la propria Mary Jane.
Austin: Non hanno capito che sono fidanzato!
Scarlett: Ovvero non vuoi che qualche ragazza ti si incolli?
Austin: Esattamente! Quindi vedi di essere convincente come fidanzata!
Scarlett: Dovrei farti questo favore? E cosa riceverei in cambio?
Austin: Cosa hai in mente?
Scarlett: Per ora nulla. Te lo farò sapere appena avrò l’occasione!
Austin: Odio rimanere sulle spine..
Scarlett: Lo terrò ben presente.
Baylee si staccò da quella coppia con la scusa di andar a prendere da bere e si passò sulla fronte un po’ umida la mano. Si stavano muovendo così tanto che sembrava che avessero appena partecipato ad una corsa campestre. Lei si diresse verso il buffet dove c’erano le bibite, ma si bloccò quando vide da solo Owen vicino alla piscina con un bicchiere in mano. Immediatamente i suoi piedi cambiarono direzione. Quando fu a pochi passi da lui, Owen iniziò a parlare lentamente come se fosse consapevole che lei fosse lì. Lei ascoltava, in silenzio. Le raccontò qualche aneddoto sul suo rapporto con Trixie, che non le aveva mai raccontato lei, sulla sua infanzia e sul loro rapporto.
Owen: Ho sempre pensato che fossi una bambina. Non sopportavo il modo in cui ti atteggiavi con me. A volte mi fingevo malato pur di non presentarmi alla tua casa. Ho persino evitato tuo cugino per un periodo, perché stava sempre con te e io non volevo vedere te.
Baylee: Quindi tutto questo astio tra di noi è.. nato dal nulla?
Owen: Credo di sì. E poi io sono un coglione..
Baylee: Su questo non ho dubbi. – ridacchiò.
Owen: Me ne sono reso conto di recente..
Baylee: E da quanto sapevi di..?
Owen: Douglas? Sempre. È evidente, per chi ti capisce. Sono una tomba e non dico nulla.. ma sapevo.
Baylee: Grazie, allora.
Le venne l’istinto di abbracciarlo e quando si avvicinò qualcuno le diede una botta facendo cadere in piscina la collana.
Baylee: No.. – si buttò in piscina.
Owen: Lee! – si buttò anche lui. Lei iniziò ad andare verso il fondo cercando di prendere la collana, ma qualcuno la prese per i fianchi tirandola su. Lei si dimenò.
Baylee: Ti prego, lasciami.. – disse quando furono in superficie.
Owen: Che è successo?
Baylee: La collana.. qualcuno mi ha fatto cadere la collana..
Nel frattempo iniziò ad esserci il caos.
“Io sono Mary Jane Collins! Chi si è finta di essere me?!” urlò una voce acuta. Il loro piano stava andando a rotoli.
Owen: Dobbiamo andare.
Baylee: Ti prego.. la collana..
Lui si immerse e quando risalì scosse la testa.
Owen: Non vedo nessuna collana. Ti prego, andiamo.
Baylee: Per me è importante!
Lui l’attirò a sé e la strinse forte. Baylee non capì il motivo di quel gesto ma seppe solo che arrivò suo cugino con Scarlett e lei dovette andar via con loro, mentre Owen rimase in piscina un altro po’. I tre scapparono dalla porta sul retro e nessuno si rese conto di loro.
Saliti in macchina attesero diversi minuti.
“Dove sei, Owen?” si ripeteva nella testa Baylee. Era colpa sua e del suo capriccio.
  
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