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Autore: skippingstone    10/12/2013    3 recensioni
"Mi avevano detto che pensare troppo fa male, mi avevano detto che sarebbe passato tutto eppure la testa mi scoppia, gli occhi bruciano e respirare sembra la cosa più difficile da fare. Rifletto sulla mia probabile morte e sorrido, almeno potremmo stare vicino. Posso affermare di aver combattuto per tutti quelli che non sono riusciti a farlo: ho combattuto anche per te.
Se, invece, riuscirò ad uscire da questa Arena, non sarò più lo stesso: tutte le cicatrici si stanno aprendo nell'interno della mia bocca lasciando un retrogusto di sangue e troppe sono nel cuore. Anche se uscissi da questa Arena, non ne uscirei vincitore. Ho già perso tutto.
Tutto tranne una cosa: la voglia di vendetta.
Possa la luce essere, ora, a mio favore!"
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Presidente Snow, Tributi edizioni passate
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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8. Brillerete, costi quel che costi
 
«Allora, questa è un'ascia.»
Guardo l'arma come se fosse qualcosa di magico: che possa riuscire a far qualcosa di incredibile? Cosa nasconde questo oggetto così affascinante e freddo?
«Papà, posso provare?»
«Snow, non scherzare. Hai le stesse ossa graciline di tua madre...»
Guardo mio padre. Anche se ho solo otto anni, questo non vuol dire che le mie ossa siano deboli e fragili come vetro.
«Papà, voglio provare.»
«Voglio?» - ricevo uno schiaffo dalla mano libera di mio padre - «Voglio? Cos'è questo tono da principino? Non ti ho insegnato questo.»
Mi son sempre chiesto cosa, in realtà, mio padre ha cercato di insegnarmi. Io non ricordo nessuna sua vera lezione, nessuna sua voglia di intraprendere un discorso, nessun percorso e nessun qualcosa di importante con me.
«Ma io...»
«Ancora che parli, Snow? Silenzio. Tuo fratello deve allenarsi, lui potrebbe finire nell'...»
Stringe forte il manico di metallo dell'ascia e immerge la lama in un mezzo tronco. Io rimango a guardare la scena impietrito, quasi come se mi aspettassi, da un momento all'altro, di diventare io stesso quel mezzo tronco. Mio fratello, invece, cade a terra spaventato più di me, se è possibile esserlo. In lui, però, c'è anche paura, paura di dover impugnare e attaccare qualcuno nello stesso modo con cui mio padre sta sfogando una rabbia che raramente prende il sopravvento in questo modo.
«Tuo fratello potrebbe morire. Tu, invece, vivi ancora!»
Gli occhi di mio padre si fanno lucidi, non riesce ad accettare l'idea di vedere il suo primogenito come tributo per gli Hunger Games. 
Io semplicemente ammutolisco perché mio padre ha ragione: mio fratello deve essere pronto per vincere semmai andrà nell'Arena. Io non sono ancora prossimo alla morte. 
Quasi insensibilmente, però, provo invidia. Voglio essere grande, voglio essere il figlio per cui mio padre versi lacrime. Mi calmo solo quando capisco che sarebbe arrivato anche il mio momento! Anche io sarei diventato un giocatore della fame e, allora, avrei avuto tanto tempo per allenarmi, tanto tempo per stare con mio padre, tanto altro tempo per scoprire come usare un'arma e vedere, infine, gli occhi lucidi di mio padre. 
Peccato che nessuno mi avesse avvertito sul fatto che quelle scene erano destinate solo a mio fratello, a me toccava sempre e solo una misera frase di rimprovero ed uno schiaffo. 

Uscito dalla sala, girovago per il palazzo. Le vetrate colorate, su cui scorre dell'acqua a mo’ di cascata, rendono l'ambiente confortevole e rilassante. L'arredamento, invece, è un pugno negli occhi: colori decisi, tappeti immensi, specchi che cambiano colore in base all'umore della persona che si ferma a vedere il proprio riflesso, statue di ibridi o di persone che vengono trafitte da pugnali. È tutto strano qui. Certo, in questo stile, riconosco un po' quello di mia madre e, anche se i miei genitori mi avevano raccontato di Capitol City e della loro stramberia, non mi aspettavo delle cose del genere. 
Senza farlo apposta, il mio pensiero va a loro. Cosa staranno facendo? Mi staranno seguendo in tv? Staranno scommettendo sulla mia morte o sulla mia vita? Forse staranno mangiando carne di vitello come se niente fosse. 
Lo specchio, che assume sfumature di colore nero, mostra i miei lati presi da loro. I miei colori chiari rubati da mio padre, il taglio degli occhi di mia madre. Ho mille cose di loro eppure queste cose non riescono a rendermi la persona che loro desiderano. Io non sono quello che vogliono: non sarò mai l'onore del distretto 2, non sarò mai il figlio che li renderà Vincitori e più vicini al Presidente Morse. Forse non sono nemmeno figlio loro a questo punto e, sinceramente, non voglio neanche esserlo. Voglio essere orfano! Mio padre davvero non mi ha insegnato niente, nemmeno a tenere in mano una stupida ascia.
«Cosa fai qua, guardando nello specchio?»
Perché tutti quelli che incontro mi chiedono spiegazioni su tutto quello che faccio e dico?
«Niente, volevo vedere come sono i palazzi di Capitol City.»
«E cosa ne pensi?»
Guardo stranamente Caesar. Cosa siamo, ad un corso di architettura in cui bisogna rispondere se la porta è messa al punto giusto o è storta?
«Penso che sia un palazzo alquanto stravagante.»
«E se tu fossi stato nei panni degli art designer, cosa avresti cambiato? Con quali colori avresti voluto osare?»
Caesar mi spaventa. Lo fa e non lo sa. 
«Davvero sono così le conversazioni di Capitol City? Oltre a parlare degli Hunger Games, amate parlare dei colori della tappezzeria?»
«Dai, sto scherzando. Potremmo davvero parlare di questo?» - Caesar scoppia a ridere e mi cinge le spalle con il braccio iniziando a camminare. - «Snow, mi ispiri fiducia, davvero tanta. Non posso nasconderti l'emozione che ho provato durante il tuo discorso alla Mietitura. Hai delle doti innate per i discorsi. Non impiego molta fatica a fantasticare su di te come Presidente di Panem.» 
Rabbrividisco e manifesto il mio disgusto per tutto quello che abbia a che fare con il Presidente. Velocemente mi immagino con gli stessi vestiti del Presidente Morse, con il gatto Mohr che mi viene a svegliare leccandomi l'alluce, con i capelli all'insù mentre progetto un nuovo modo per sentirmi la persona che ha in pugno tutto un mondo. No, non è proprio il futuro che mi aspetta.
«Non potrei mai essere il Presidente di questo paese, neanche voglio esserlo e non ci ho mai pensato... e poi non riuscirò mai a sopravvivere ai Giochi, mai.»
Caesar fa un sorriso a 36 denti e mi dà una pacca forte sul sedere come si fa con i cavalli.
«Come ti sottovaluti! Nel frattempo, iniziamo a renderti il tributo più bello di tutta Panem: sarai il nostro stallone..» - io sorrido evidentemente imbarazzato. Probabilmente arrossisco perché si accorge del mio apparente sentirmi inadeguato.
«Scusa, i nostri modi di fare a Capitol City sono molto invadenti ed eccentrici, lo riconosco.» 
All'improvviso, senza un perché comprensibile, inizio ad immaginare Caesar nei panni del Presidente Morse e, in ogni ipotesi e vestito, Caesar è più simpatico di quell'uomo strano con la faccia di plastica.
«Caesar, e se diventassi proprio tu il Presidente di Panem?»
«Beh, non ti nascondo che amerei avere tutti gli occhi e le telecamere su di me… ma la mia vera aspirazione è quella di diventare come Caligula. Vorrei intervistare i tributi, seguirli nella loro avventura e poter intrattenere il pubblico della capitale.»
«Un giorno ci riuscirai, Caesar.» 
È l'unica cosa che posso dirgli visto che penso ancora alla sua mano che schiaffeggia il mio sedere. Lui, con leggera soddisfazione, mi ringrazia per il dolce pensiero.
«Grazie, Snow. Tu riuscirai, sicuramente, a non morire facilmente in quell'Arena.»
Quando ritorniamo nella stanza, Cosima si avvicina a me e inizia a toccarmi il petto, poi le braccia.
«Non hai un corpo possente, muscoloso. Forse sei potente qua...»
Lei abbassa la mano fino al cavallo dei pantaloni e io respingo le sue mani. La sua unica reazione è una risata divertita. 
«Che c'è? Almeno vedo se posso farvi indossare tutine attillate per far vedere a tutta Panem quanto grande ce l'hai.»
Io rimango scioccato, Caesar è divertito da tutto questo, Victor e Level rimangono a guardare senza parlare. Chissà cosa avranno toccato a lei.
«Comunque, scherzi a parte, ho un'idea per voi. Questa è l'Edizione della Memoria, e quale sarebbe il miglior modo per rendere viva la Memoria?»
Nessuno ha il tempo di poter pensare a quale sia questo modo per onorare la Memoria perché Caesar risponde al posto nostro.
«Ricordare i Morti!»
Cosima batte le mani eccitata e guarda noi tributi.
«Ragazzi, brillerete. Brilleremo!»

Andiamo a dormire col sole che sorge e mi risveglio verso le cinque del pomeriggio. Pranzo o cena, non so che pasto sia quello che sto compiendo. Davanti a me c'è un tavolo lungo almeno cinque metri pieno di roba da mangiare. Insieme a me sta mangiando una ragazza che riconosco dai video passati in tv: è la ragazza del distretto 3. Oltre a chiedermi di passare una fetta di pane e marmellata e un bicchiere di cioccolata bianca calda, non mi dice altro. 
Rimaniamo, allora, ognuno nel nostro silenzio, senza ostacolarci o darci fastidio. Gli unici rumori che ascoltiamo sono quelli della nostra bocca che sgranocchia biscotti, carote e zuccheri non identificabili. La mia "abbuffata" appena cominciata ha fine perché Victor viene a rubarmi per il grande evento della serata: la Sfilata, che è un ulteriore rito di iniziazione. 
Mi mettono su una pedana e iniziano a vestirmi come se fossi il manichino di un negozio.
«Il segreto è sorridere.» - Caesar allarga le estremità delle labbra di Level con l'indice.
«Col cazzo, non sorridete!» - Cosima, infatti, scansa la mano di Caesar dal volto della ragazza - «Soprattutto tu, Snow! Nessuno si aspetta che tu sorrida sennò sarebbe una presa per il culo e noi non vogliamo prendere nessuno per il culo! Sembra tu li abbia presi per il culo abbastanza con quel video sul tuo piano killer.»
La mia stilista, come sta facendo da quando ci siamo conosciuti, mi pizzica il sedere provando immenso piacere e divertimento mentre Caesar ritorna ad elencare quello che dobbiamo fare.
«Non guardate mai in camera!»
«Ma dai, guardate! Anche il pubblico a casa deve sentirsi partecipe. Guardate l'obbiettivo. Snow, guardalo, ok? Il contatto visivo è molto importante!»
«Se dovete farlo, non guardatelo sempre.»
«Fratello, su questo ti do ragione.»
I due fratelli Flickerman battono il cinque e sorridono. Il viso dei due ragazzi è identico. I loro occhi cambiano solo di colore, anche se credo sia l'effetto di probabili lenti a contatto. Infatti Cosima ha occhi che si avvicinano a sfumature rosee mentre Caesar ha occhi di un rosso acceso. I loro vestiti, come sempre, sono di tinta uniforme e concordante col colore dei capelli e degli occhi. Questa volta Cosima ha treccine di color nero ma, al posto del verde elettrico, è comparso un rosa pallido. Il suo vestito, fatto completamente in lattice, stringe le sue curve e le ingrandisce il seno. Caesar dice che lei indossa questi vestiti solo per sembrare più formosa visto che il seno è sempre stato piccolo. 
Lui, invece, indossa una parrucca corta di color bianco. Dunque anche il suo vestito è di color bianco, ma che prende un po' di colore grazie ad alcuni ghirigori di color rosso fuoco sulla giacca. Ci dice di aver scelto quel colore perché ha sempre amato ciò che richiamava il fuoco.
Cosima mi aggiusta il colletto, Caesar ridefinisce il trucco di Level.
«Non vi grattate le parti basse.»
«Ah, certo! Gran consiglio da dare a questi ragazzi, sorella! Prima vorresti portarteli a letto contemporaneamente e poi cerchi di bloccare la loro libido o semplicemente il loro prurito.»
Anche se siamo da poco diventati questa specie di "team", mi sono abituato al loro essere così disinvolti in fatto di sesso. Anche Level sembra esserlo.
«Fratello, ma chiudi quel servizio igienico che ti ritrovi per bocca!»
«Sorella, tu abbassa quel vestito. Mezza Capitol City ha già visto quel che porti dentro il tuo intimo inesistente.»
«Caesar, zittisci! Qui c'è Snow, eh!»
«Da quando ti preoccupi dell'ingenuità di Snow?»
«Ma quale ingenuità? Ma se gli dici che non ho l'intimo, potrebbe eccitarsi. Lo so che si eccita pensando a me... perciò non farlo, Snow, ok? Non eccitarti così non dovrai mettere le tue mani davanti al cavallo dei pantaloni.» - la ragazza mi sorride e mi pizzica la guancia come se fossi un bambino di tre anni. - «Aspetta! Sarebbe fantastico se ti eccitassi! Sai quante ragazzine cadrebbero ai tuoi piedi?» 
La mia Stilista guarda il fratello. I due, continuando a guardarsi intensamente negli occhi, si dicono parole a bassa voce e poi si allontanano contemporaneamente da noi. Ci guardano come se fossimo le loro opere d'arte appena finite.
«Ehi...» - la voce di Cosima è più dolce del solito - «...li vedi? I nostri cuccioli stanno crescendo!»
Caesar fa cenno di sì con la testa e caccia un fazzolettino dalla tasca della giacca per asciugarsi gli occhi.
«Hai proprio ragione. Sembrava ieri quando arrivarono da noi, con quei vestiti presi nel peggior mercato delle pulci e con quella puzza sotto al naso. Ora, invece, sono cresciuti e li abbiamo resi fantastici.»
I due fratelli si abbracciano e noi restiamo sorpresi da quel discorso. Era proprio ieri il giorno in cui ci hanno visti per la prima volta: come potevamo essere cresciuti in meno di ventiquattro ore? 
Io scoppio a ridere. La loro reazione esagerata mi diverte, e non poco. Quando ritornano a guardarci, smetto di ridere perché hanno assunto un'espressione facciale dura e seria.
«Lasciando stare i convenevoli, preparatevi!»
Level non risponde e io, invece, chiedo cosa succederà.
«Non importa, Snow. Ricordate solo una cosa: noi siamo qui per farvi brillare, e brillerete, costi quel che costi!»

Il palmo delle mani è scivoloso.
Sono troppo in ansia perché la Sfilata sembra non concludersi mai. Infatti, visto che questa è la prima edizione della Memoria e quindi è un'edizione speciale, hanno cambiato un po' di regole. Di solito, durante la Sfilata, sfilano dei carri: il primo a partire è quello del distretto 1. Questa volta parte, per primo, il carro del distretto 12 e così via. Noi siamo i penultimi. 
Mentre ci posizioniamo sul carro, penso a cosa potrebbe succedere da ora in poi. La Sfilata è semplicemente una camminata su questo carro trainato da cavalli. Però, quando saremo disposti in maniera circolare davanti al balcone del Presidente Morse, lui cosa farà? Farà finta di non conoscermi? Appariranno nuovi video che potrebbero incriminarmi di cose mai fatte? Potrei rendermi ancora più odioso di quello che già appaio agli occhi di tutti? Certo, l'abbigliamento scelto dai nostri stilisti, in questa occasione, è perfetto. Non è spettacolare ma manda un messaggio ben preciso a tutti quelli che ci guarderanno: noi non dimentichiamo. Infatti indossiamo le tutine che i tributi dello scorso anno avevano nell'Arena. Grazie allo schermo televisivo trovo la distrazione per i miei pensieri. Proprio come è successo nelle precedenti edizioni, ci mostrano il video dei Giorni Bui. Concluso il video, una veloce presentazione fotografica dei tributi. Quando appare il mio volto, il pubblico inizia a fischiare e a chiamarmi "criminale".
Dopo questo, partono i carri. Ogni carro trasporta i due tributi che vestono particolari abiti che ricordano la specialità del distretto da cui provengono.
I ragazzi del distretto 12 hanno, come sempre, tute nere e visi sporchi che rappresentano il carbone. Quelli del distretto 11 hanno strane tute turchesi che scopriamo essere commestibili. Infatti i due, arrivati a metà pista, iniziano a mangiare uno il vestito dell'altro. Vedendo quella messa in scena mi stupisco: è un'azione insolita ma il pubblico apprezza. I tributi del distretto 10 sono vestiti solo di carne animale e hanno il capo coperto dalla testa dell'animale stesso. Il ragazzo ha la testa del toro, la ragazza indossa la testa della volpe. Il distretto 9 è arricchito da tute create con semi di frumento. I due del distretto 8 sono quelli che indossano i vestiti più belli di tutti quelli che, finora, hanno sfilato. Lei sembra una principessa mentre lui sembra un cavaliere. D'altronde, se non sono loro quelli con i vestiti migliori (visto che il loro distretto ha un sacco di industrie tessili), chi potevano esserlo? Dopo di loro, arriva il carro del distretto 7 che trasporta ragazzi vestiti da alberi. Due dei vestiti più brutti che potessero esserci stasera. Il distretto 6, invece, si differenzia da tutti quelli che sono usciti e che usciranno, sicuramente. I due tributi, infatti, trasportano i carri e i loro vestiti hanno la funzione di sembrare locomotive in movimento: effetto che riesce in maniera spettacolare. Il carro del distretto 5, invece, non è un carro vero e proprio ma una pedana che vola. I vestiti dei due ragazzi sembrano essere i telecomandi che decidono le varie direzioni da prendere. Sul carro del distretto 4 si assiste ad una mini commedia. All'inizio, c'è solo il ragazzo che indossa una specie di vestito creato con molte reti per pescare. All'improvviso se le strappa di dosso mostrando i propri muscoli e butta giù una delle reti che lo coprivano. Tirando su la maglia/rete, appare la ragazza che, al posto dei piedi, ha le pinne di una sirenetta. Dopo il carro-teatro, arriva quello del distretto 3 a cui non presto grande attenzione perché inizio a pensare a me. Sta partendo il carro del distretto 2, il carro mio e di Level. 
Arriviamo sotto gli occhi di tutti che iniziano a fischiare solo vedendo il mio viso e la mia tuta. Non tutti capiscono che quelle tute le hanno viste per un sacco di tempo l'anno precedente, ma molti se ne accorgono e restano impressionati da ciò. Più si va avanti, più continuano gli schiamazzi del popolo. Da una parte, credo che Level abbia ragione: la sto svantaggiando. Da un'altra parte non mi importa: se devo sentirmi attaccare per quello che davvero penso, che mi attacchino pure. Non ho, di certo, paura di loro. Infatti mi attaccano, davvero. Un proiettile. 
Qualcuno mi ha sparato in pieno petto. 
Il carro continua ad andare avanti fino al balcone del Presidente. Non capisco chi mi stia facendo questo ma vedo il Presidente Morse che si gusta lo spettacolo. Mi starà facendo sparare lui da qualcuno?
Un altro proiettile mi colpisce ed io sento il respiro mancare.
Un altro colpo ancora.
  
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