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Autore: valeriaspanu    14/12/2013    5 recensioni
"Si, questa è la mia vita… Non è perfetta e in parte è sempre incompleta ma, contando tutto ciò che ci è accaduto, devo ringraziare il cielo per avere Peeta e le sue braccia che mi stringono per farmi sentire il suo amore. Può essere questa la felicità dopo tutto ciò che abbiamo passato?"
La FIC si svolge 5 anni dopo la rivolta. Peeta e Katniss stanno insieme e cercano di lottare contro i propri incubi, ma una nuova minaccia creata da Capitol City incombe su di loro: riusciranno a superare le nuove prove?
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Haymitch Abernathy, Johanna Mason, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Sono sul Prato da sola.
Mi guardo spaesata: cosa ci faccio qui?
Mi sento in ansia, pronta a scattare, come se mi trovassi ancora nell’arena dell’orologio, pronta per fuggire dalle scimmie o dalla nebbia velenosa che ha ucciso Mags.

“Katniss, Katniss!” sento la sua voce giocosa, che mi chiama ridendo. Mi volto e davanti a me vedo la mia dolce Prim con la camicia fuori dalla gonna. Le sorrido istantaneamente come riesco a fare solo con lei e con Peeta. Incontro a lei trotterella Lady, la capretta che avevo salvato e rimesso in sesto solo per lei. Gale aveva criticato quella scelta e io avevo nascosto quello sciocco acquisto nel ricavo che avrei avuto dal latte di quella capra malmessa: sapevo che avrei fatto felice la mia sorellina. Sembrava affezionarsi a tutti gli esseri viventi che avevano bisogno di una seconda chance, che avevano bisogno delle sue cure.
Ed infatti è all’improvviso circondata da bambini, centinaia di bambini sorridenti che accettano di essere curati da lei… un groppo mi si forma in gola, la scena del sogno mi riporta a quella vissuta nella realtà e, come sempre, quando scendono i paracadute che, invece di contenere doni e medicine, contengono bombe un urlo disperato mi esce dalle labbra ma la mia voce non mi sente e vedo lo sguardo colmo di speranza di mia sorella, prima che diventi una torcia umana.
- Katniss! Kat svegliati, è solo un incubo!-
Mi sveglio di soprassalto, bagnata fradicia per il caldo di metà Luglio e l’incubo terribile che mi ha fatto rivivere, ancora una volta, la morte di mia sorella. Peeta accende subito la luce e sento le sue mani, fresche rispetto al mio corpo bollente, che mi stringono il viso; so che espressione ho, la posso leggere nei suoi occhi che sono ricolmi di preoccupazione. So che i miei occhi grigi sono spalancati per il terrore di ciò che ho visto e non ho bisogno di toccarmi il viso per capire che è fradicio a causa delle mie lacrime.
- Era solo un incubo, Kat. Va tutto bene, sei qui, siamo a casa.-
Sono Katniss Everdeen, ho 22 anni, sono nata e vivo nel Distretto 12. Ho partecipato alle due edizioni degli Hunger Games e ho vinto. Sono la Ghiandaia Imitatrice, ho guidato la rivoluzione e deposto il presidente Snow. Ho ucciso la Coin che ha ucciso mia sorella Prim. Il mio ragazzo è Peeta Mellark con cui ho partecipato agli Hunger Games. Viviamo insieme.
Lentamente cerco di calmarmi e cerco di trascinarmi fuori dal letto per bere un bicchiere d’acqua ma sento le gambe che mi cedono e mi costringono a rimanere nel letto che condivido con Peeta da ormai quasi quattro anni.
-Lascia stare, vado a prenderti io un po’ d’acqua. – dice Peeta, mettendosi la gamba artificiale, non senza una piccola smorfia, e scendendo al piano di sotto.
Sono incapace di fargli il mio solito sorriso riconoscente ma lui SA come sto dopo questi incubi. Sa che nelle giornate brutte vorrei solo stare sotto le coperte e lasciarmi morire, ma lui riesce a trascinarmi nella vasca calda, prendendomi in braccio e spogliandomi delicatamente. Sa che ho difficoltà a riconoscere in me, l’eroina che tutti celebrano e di cui parlano continuamente. Sa che a volte i miei incubi mi impediscono di amare qualsiasi cosa nella mia vita perché ho il terrore che tutto ciò che amo mi venga strappato dalle mani. Snow ha ucciso Finnick, Rue, Cinna e la Coin mi ha strappato mia sorella. Mi ha tolto anche il mio ragazzo del Pane; nonostante i cinque anni passati dalla rivoluzione, Peeta soffre ancora del depistaggio che subì dopo che ci prelevarono dall’arena orologio. A volte, mentre mi bacia o mentre siamo soli si stacca violentemente da me e va in giardino per qualche minuto, per impedire a se stesso di uccidermi e cerca di riprendersi e di comprendere ciò che è reale e ciò che non lo è.

Nonostante questo, lo amo. Anche se non glielo dico tante volte quanto dovrei: non mi basterebbero mille vite, per meritarmi l’amore di Peeta Mellark, per una volta Haimitch aveva ragione.
Guardo la sveglia e vedo che sono appena le sette del mattino; sbuffo alzando gli occhi al cielo visto che la domenica è l’unico giorno in cui Peeta può riposarsi in pace e io l’ho svegliato poco tempo dopo passata l’alba. Sento i suoi passi pesanti e mi volto verso di lui, accettando il bicchiere d’acqua fresca, ringraziandolo con i miei occhi grigi.
-Prim?-
Annuisco sospirando e una lacrima solitaria scende dal mio occhio e lui la raccoglie con le sue labbra. Mi accarezza il viso delicatamente con le sue mani forti e che sanno sempre di farina e di cannella sino a che non sente che il mio respiro si fa più regolare.
-Dovresti tornare a dormire…- gli dico, finalmente.
-Anche tu… comunque dovrei iniziare a cucinare. Ti ricordi che oggi viene Haymitch a pranzo?-
Sollevo gli occhi al cielo, mentre lui ridacchia. Haymitch ci aveva imposto un’adorabile tradizione da quando eravamo tornati nel 12 e la ricostruzione era iniziata di nuovo: ogni domenica veniva a casa nostra per scroccare il pane e gli infiniti dolci che Peeta sfornava. Era anche riuscito ad abbassare il livello di alcol nel suo corpo da quando si era, sembra quasi una bestemmia dirlo, fidanzato con una dolcissima ragazza del Giacimento, una certa Cynthia, che insegnava nella scuola del 12. Una così dolce ragazza sacrificata per quell’idiota di Abernathy. Non lo volevo ammettere ma la presenza della dolce mora affianco al mio vecchio mentore mi rassicurava alquanto: perlomeno la casa aveva ripreso un aspetto più o meno decente.
- Non ho nessuna possibilità di scappare, vero?-
- Non vorrai essere una cattiva ospite, giusto?-
Come se fossi mai stata gentile e cortese. Cercavo di contenere la mia accidia con le persone del 12 ma la loro “gratitudine” mi rendeva nervosa e , come per il periodo degli Hunger Games, Peeta era l’addetto alle relazioni sociali tra i due. Gli unici che riuscivo a sopportare erano le poche persone del Giacimento ad essere sopravvissute: avevamo lo stesso carattere ed avevamo passato le stesse disavventure durante il lungo regime di Snow. A volte mi capitava di pensare ancora a Gale e al fatto che non avesse più fatto ritorno nel 12… Mi aveva chiamato un’infinità di volte e le sue lettere erano accatastate nella soffitta della mia casa, mai aperte. Non riuscivo a perdonarlo, l’avrei voluto ma il pensiero che le sue bombe avessero ucciso mia sorella mi dava la nausea, mi faceva quasi svenire dal dolore. Era più facile senza di lui, non avevo bisogno del suo odio e della sua rabbia. Avevo bisogno dell’amore che il Peeta spezzato poteva darmi. Era lui che riusciva a tranquillizzarmi e ad amarmi nel modo in cui ne avevo più bisogno.
- Allora vengo ad aiutarti- gli dissi, alzandomi e preparandomi per andare in doccia. Sento uno sbuffo e mi volto a guardarlo.
- Tesoro mio – ogni volta che si rivolge a me così, il mio cuore perde dei battiti- forse sarei più sicuro in cucina, senza di te, che ne dici?-
-Che esagerazione! Per una volta che ho dimenticato il pane nel forno!- dissi, arrossendo.
-Va bene che sei la ragazza in fiamme, ma è meglio se restiamo vivi giusto? O vuoi rimanerci per colpa di un panino al formaggio lasciato nel forno dopo essere sopravissuta a due Hunger games e alla rivoluzione?-
Sbuffo, velocizzandomi ad andare nel nostro bagno in camera. Ok, va bene, lo sappiamo tutti che non sono la persona più brava del mondo in cucina, sono una potenziale killer di tutto ciò che è commestibile ma mi pare un’esagerazione quella di Mellark. Sorrido malignamente decidendo di farlo soffrire un poco. Lascio la porta del bagno aperta, arrossendo appena perché, in fondo, sono sempre quella ragazza che si scandalizzò alla vista di una Johanna nuda, mentre butto la mia camicia da notte in seta fuori dalla porta del bagno, sapendo benissimo che tutto ciò lo farà impazzire.
-Kat…!- Non dico nulla, ridacchiando leggermente, e mi tolgo anche gli slip, restando totalmente nuda. Silenzio totale.
-Peeta?-
Ancora silenzio. L’ansia prende subito il sopravvento su di me ed esco dal bagno nuda come un verme. E all’improvviso, Peeta spunta fuori dall’armadio e mi prende di peso mentre io urlo come un’ossessa, e mi butta nella vasca piena d’acqua e io lo trascino giù con me mentre lui è totalmente vestito. Sono ancora tremante dalle risate e dalla paura di essere stata presa alle spalle che Peeta mi bacia sulle labbra, invitandomi ad aprirle per approfondire il bacio. Si, questa è la mia vita… Non è perfetta e in parte è sempre incompleta ma, contando tutto ciò che ci è accaduto, devo ringraziare il cielo per avere Peeta e le sue braccia che mi stringono per farmi sentire il suo amore.
Può questa essere la felicità dopo tutto ciò che abbiamo passato?


Salve a tutti:) sono ritornata dopo millenni su EFP, finalmente con un pò di ispirazione! Dal momento che mi sono laureata( Yeah!) avrò tutto il tempo del mondo per concentrarmi su questa nuova fic che, vi posso assicurare, avrà dei capitoli più lunghi e non privi di suspence:) Critiche e suggerimenti sono ben accetti! Un bacio a tutti!
  
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