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Autore: EmmaStarr    14/12/2013    6 recensioni
01# Soldati
Sanji alzò la testa, lo sguardo perso nel vuoto. – Sei venuto qui perché ti piace il posto? Non è male.
Zoro si strinse nelle spalle. – Mah. Può darsi, se ti piace deprimerti in mezzo a tutte queste foglie morte.
02#Fratelli
– Sta' giù. – sibilò Ace, lo sguardo puntato in un luogo poco distante da loro, a destra.
In un istante, Rufy si materializzò al suo fianco, il fucile carico tra le braccia. – Che cos'è?
3# Universo
Kidd sbuffò. – Ti ho detto che non morirò.
Law si sdraiò di nuovo, accanto a lui. – È una questione di punti di vista, signor Eustass, mettiamola così. Se sopravvivi adesso, sopravviverai a tutto. – sussurrò, malizioso.
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La guerra non è uno scherzo, nella vita di questi ragazzi, e nemmeno un gioco. Sanji, Zoro, Rufy, Ace, Sabo, Kidd, Law, Nami e Robin si trovano al fronte, in trincea, faccia a faccia con la morte ogni singolo giorno.
Accompagnati dalle poesie di Giuseppe Ungaretti, questi ragazzi conosceranno la morte, la disperazione, e poi la calma dopo la tempesta. Perché la guerra, diceva il poeta, è come un naufragio senza fine.
Ma, come i nostri eroi potrebbero aggiungere, a volte devi solo capire a cosa aggrapparti.
Genere: Angst, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Roronoa Zoro, Trafalgar Law, Un po' tutti, Z | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law, Rufy/Nami, Sanji/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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UNIVERSO
Devetachi il 24 agosto 1916

 

Col mare

mi sono fatto

una bara

di freschezza

 

 

Kidd saltò di lato per evitare un'esplosione, il fiato corto.

La battaglia infuriava intorno a lui, spietata e crudele come tutti i giorni, una nuvola di fumo e sangue che mozzava il fiato e faceva bruciare gli occhi di dolore, ma Kidd c'era abituato. Anzi, in un certo senso gli piaceva anche.

Schivò all'ultimo una raffica di granate e imprecò. Accidenti a lui! Possibile che fosse così distratto? Il fatto era che aveva dormito poco. Tutto per colpa di quel medico del cazzo.

Era cominciato nella solita, vecchia maniera: con una pallottola nel braccio qualche giorno prima. Kidd era riuscito a tornare vivo all'accampamento, e si trovava nell'ospedale a farsi operare.

– Sta' più fermo, insomma! Non è mica un lavoro facile, cosa credi? – chiese il chirurgo, divertito.

Kidd sentiva di odiarlo. – Scusa, sai. Mi stai soltanto maciullando il braccio, ma prego, continua pure.

– È la prima volta che capiti da queste parti, vero? – chiese il medico con un leggero sorriso. – Ecco, è quasi a posto. Resta fermo per qualche giorno, poi quando vai a combattere mantieniti nelle retrovie.

Kidd grugnì, infastidito: quel medico gli dava davvero sui nervi, e il braccio lo stava uccidendo. – Cosa intendi con quasi a pos... Ahi! – esclamò di dolore, quando sentì una forte stoccata e un dolore atroce provenire dal braccio.

– Intendevo questo. Ecco fatto. Ah, e se te lo stavi chiedendo, il medico che ti ha appena salvato la vita si chiama Trafalgar Law. – commentò serafico il dottore, iniziando a mettere via le sue cose.

Kidd sbuffò. – Salvato la vita, adesso.

L'altro alzò un sopracciglio, sempre senza smettere di sorridere. – Non crederci, se ti va. In fondo, non credo tu abbia mai sentito parlare di avvelenamento del sangue. Ma sei stato fortunato: ti è capitato il medico migliore in circolazione.

Kidd sbuffò per l'ennesima volta: quel Trafalgar Law gli stava davvero sulle scatole. Ma chi si credeva di essere? Non conosceva il significato della parola modestia? – Piantala. – grugnì, serrando la mascella. – Ho saputo che giusto ieri sono morti due uomini.

Law sembrò confuso, poi il suo volto si aprì in un sorriso che aveva del sadico. – Ah parli del cuoco e dell'altro soldato. Senti, per quanto riguarda quel Sanji aveva un tumore ai polmoni, sai, una di quelle cose che se non ti fai visitare in tempo non ci si può fare niente, e lui era uno testardo. Diceva che non voleva far preoccupare... non so più chi. Qualcuno. – si alzò ed iniziò a mettere via le sue cose. – L'altro, mi pare si chiamasse Ace, è arrivato che era già morto: un'imboscata, mi hanno detto. Sai che il suo corpo l'ha portato il fratellino minore, dal campo di battaglia fino a qui, strappandolo ai nemici? Era ferito da far paura, lo davano tutti per spacciato. Ma, come ti dicevo, io sono il migliore medico in circolazione: è ancora vivo.

Kidd alzò gli occhi al cielo: come se gli importasse qualcosa... – Se hai finito di decantare le tue lodi, avrei voglia di riposare.

Law rise. – Sicuro. Ti lascio, in fondo dovrai ancora smaltire la vergogna: farti ferire in quel modo, roba da non credersi! E pensare che dicevano fossi il guerriero più spietato del nostro esercito. A dopo, signor Eustass!

Il medico uscì, seguito dagli insulti molto coloriti del paziente. Decisamente, un tipo irritante come pochi.

Già, quella era stata la sua prima impressione, ricordò Kidd lanciando una granata alle sue spalle: irritante. Oh, se aveva avuto ragione! Law era il tipo di persona che ti fa venire i nervi già solo per come sorride. Se poi apre anche la bocca e si mette a parlare, uno sente l'impellente bisogno di colpirlo in testa con qualcosa di molto pesante.

Eppure era l'unica compagnia che Kidd aveva avuto per quei suoi giorni di convalescenza, e aveva dovuto farsela andar bene.

– E hai una ragazza, a casa? – chiese un giorno Law, sorridendo sornione.

Kidd grugnì un “ma perché diavolo non mi lasci in pace, una volta tanto?” senza dar segno di voler davvero rispondere.

– Oh, andiamo, guarda che a me puoi dirlo. Non ho intenzione di assalirti nel sonno e stuprarti, se è questo che ti preoccupa...

L'unica arma di Kidd era un cuscino, ma vedette di farselo bastare. – Oh, ora sì che sono tranquillo. Così posso farlo io mentre te ne stai a dormire. – sibilò, un lampo di eccitazione negli occhi.

Quella notte fu probabilmente la più appagante della sua vita.

Più che altro, il sesso era un ottimo metodo per scacciare le preoccupazioni e smettere di essere in ansia, per una volta. Inoltre quel Law ci sapeva davvero fare, accidenti a lui.

– A quanto pare alla fine non morirai, signor Eustass. E sembra che il tuo braccio stia bene. Domani torni a combattere. – sospirò Law quando ebbero finito.

Kidd ghignò. – Che c'è, sei preoccupato per me?

L'occhiata di Law aveva un che di malinconico. – Non dire cazzate. – tacque, ma ormai aveva stuzzicato l'interesse di Kidd.

– Allora? Dillo, che in realtà hai paura che mi faccia ammazzare. Ma non succederà mai, perché Eustass Kidd non perde contro nessuno, nemmeno contro la Signora Morte! – fece l'altro, baldanzoso.

Law si tirò a sedere, lo sguardo serio. – Sei mai stato nel capanno dietro l'ospedale?

Kidd scosse la testa, confuso.

– Bé, è laggiù che teniamo tutte le bare. Sì, quelle in cui si mettono i cadaveri. Poi si seppelliscono nel bosco, da qualche parte lontano da qui. Tu... dovresti vedere quanti sono. È semplicemente uno sbaglio. I dottori dovrebbero salvarle, le persone, no?

Kidd non sapeva cosa dire, e Law ghignò. Un ghigno triste, però, malinconico. – Bé, in quel capanno che ti dicevo... c'è già la bara col tuo nome sopra. L'ho vista stamattina.

Il cuore di Kidd perse un battito. Ma... Ma era come se... – Ehi, calma, io non sono ancora morto! – gridò, offeso e anche un po' turbato.

– Credi che importi? Sei quello che ha più possibilità di farlo. Sei sempre in prima linea. Sei già stato ferito. È così noioso... Funziona sempre così, non cambia mai: quando uno è forte, gli preparano la bara. Quella di Ace era pronta da due mesi buoni.

Law si passò una mano sulla fronte sudata, e Kidd sembrava sul punto di vomitare. – Sai... – riprese il medico, lo sguardo lontano. – Io sono nato su un'isola.

Ed ecco che parte con la storia della sua vita, pensò Kidd scoraggiato. Era quello che volevano tutti, alla fine. Una scopata, una spalla su cui piangere, e basta. Potersi sfogare, potersi sentire appagati, e poi tornare all'inferno di tutti i giorni.

– Là quando muori il tuo corpo non viene seppellito. Lo si getta in mare.

Ok, questo era strano. – Ma i cadaveri non galleggiano? – inorridì Kidd. – E se uno va in barca, e...

Law rise, una risata amara, ma un po' meno fredda di prima. – Non è questo il punto. È che la tua bara è il mare. Non è meglio che morire in un posto del genere?

Kidd sbuffò. – Ti ho detto che non morirò.

Law si sdraiò di nuovo, accanto a lui. – È una questione di punti di vista, signor Eustass, mettiamola così. Se sopravvivi adesso, sopravviverai a tutto. – sussurrò, malizioso.

E il resto si può facilmente intuire.

Ovviamente il giorno dopo Kidd si trovava già nelle trincee, e aveva ignorato il consiglio di Law di restare nelle retrovie.

Ergo, aveva sonno ed era in prima linea. Pessima combinazione. Ma nonostante sapesse di doversi concentrare al massimo, il pensiero di quella bara lo raccapricciava ancora: era quasi una presa in giro! “Muori, muori, avanti! Siamo già pronti, puoi tranquillamente morire”, diceva.

Sparò ad un nemico che gli si era parato davanti e proseguì, lanciando bombe a mano e granate. Si stava alzando la nebbia, coprendo alla vista lo scempio e il sangue tutt'intorno.

I suoi riflessi erano più lenti del solito, ma l'immagine di quella bara col suo nome sopra gli dava una forza mista a disperazione che gli impediva di crollare. Suonò il segnale della ritirata, e Kidd iniziò a fare marcia indietro.

In realtà se lo sentiva che sarebbe successo.

In realtà non aveva mai pensato di poter ingannare la Signora Morte in eterno.

In realtà era sicuro di averlo sempre saputo, e che anche Law sapesse.

In realtà mancava solo che si presentasse l'occasione, e quando arrivò nelle vesti di una bomba a mano apparsa da oltre la nebbia, semplicemente Kidd l'accettò.

Sentì qualcuno gridare, si sentì trascinare su, ma era tutto confuso, tutto ovattato. Si accorse confusamente di essere arrivato all'ospedale, e gli sembrò di vedere il viso di Law contorcersi in una smorfia di sorpresa mista a dolore. Ma forse se l'era solo immaginato.

– Non provarci nemmeno. – sibilò a fatica. Il medico gli si avvicinò.

– Eh? – chiese, urgente.

Kidd tossì. – Non provarci nemmeno a mettermi in quella bara. Voglio... voglio essere buttato in mare. – tossì di nuovo. – Sarà una bara più... fresca. Più grande.

Lo stesero da qualche parte, ma Kidd sentiva che non c'era più niente da fare. Prima di perdere conoscenza gli sembrò di sentire Law che gli diceva qualcosa.

Forse bastardo.

* * *

La prima cosa di cui si accorse era il freddo.

Aveva dannatamente freddo, accidenti! C'era la finestra aperta, o... ah, no. Lui era morto, già.

Cercò di muoversi, ma non ci riusciva. Cavolo, sperava che sarebbe stato meno doloroso. Non riusciva neanche ad aprire gli occhi? Oh, questo sì. Però non c'era nessuna differenza, era buio in ugual modo.

Oh, perfetto: aveva freddo, stava male, non si muoveva ed era buio: era all'inferno.

Mentre stava ponderando l'idea di suicidarsi, non sapeva come, ma in qualche modo da lì se ne sarebbe andato, gli parve di sentire uno strano rumore. Era un... sospiro? Ed erano le sue orecchie ad ingannarlo, o quel sospiro era dannatamente familiare? Cercò di parlare, ma riuscì solo a gemere.

Come una risposta immediata, qualcuno schizzò in piedi. Poi si accese una luce, e Kidd perse completamente il senso di quello che stava succedendo.

Si trovava... nel dormitorio dell'ospedale? L'inferno era davvero fatto così? Oppure era... era ancora vivo? L'idea era così assurda che all'inizio Kidd la scartò a priori, però... O era morto anche Law, o c'era qualcosa che non andava.

– Ah, siamo svegli. Ce n'è voluto, di tempo, signor Eustass. – sbuffò la voce del medico più odioso del reggimento.

Kidd tossì, e alla fine riuscì a formulare due parole in croce. – Ma... ma cosa...

– Sì, testa di cazzo, sei ancora vivo. Questo perché io sono il migliore medico in circolazione sulla faccia della Terra, mi sembrava di averlo già detto. Ma guai a te se mi costringi ancora a lavorare così tanto, eh! Sono stato sveglio due notti di fila, per rimetterti in sesto. Eri letteralmente a pezzi, razza di coglione. – Il discorso sarebbe stato più convincente, se Law non stesse sogghignando come di suo solito.

– Perciò... me la sono cavata? Sul serio? – gracchiò Kidd, incredulo.

– Così pare. Insomma, quasi tutto. – Law fece un gesto con il capo, alludendo al braccio di Kidd. Quello abbassò lo sguardo, intuendo già cosa stava per vedere. Sospirò, poi sul suo volto comparve il suo solito ghigno. – Un braccio in meno. Bah, in fondo a cosa me ne servono due?

– Assolutamente niente, infatti. Uno è di scorta. La tua guerra finisce qui, hanno detto. Prendi il primo treno appena riesci a muoverti con le tue gambe.

Sul volto di Law erano mischiati divertimento e rassegnazione. – Questa è la vita di noi medici... Salviamo il culo a voi soldati, e poi non possiamo nemmeno giocarci un po'.

Tutto quello che Kidd poteva lanciargli era un'occhiataccia, ma fu un'occhiataccia che Law non avrebbe dimenticato tanto facilmente.

– Non aspettare che ti ringrazi. – bofonchiò, risentito.

Law rise. – Figurati! Grazie a te.

Kidd lo guardò, stupito. Sul volto del dottore aleggiava un sorriso malizioso. – Era la prima volta che qualcuno prendeva così sul serio quella balla dei cadaveri in mare. È stato divertente vederti implorare in quel modo che non ti mettessero in una bara di legno, ma in una di freschezza, o chissà cosa stavi farneticando! – rise ancora, appoggiandosi ad una sedia. Kidd l'avrebbe strozzato.

Quindi, era tutta una finta? Quel Trafalgar Law era davvero impossibile.

– Bé, ormai sei sveglio e posso andare a dormire io. Cerca di non soffocare nel sonno o di fare altre cose stupide che possano rovinare il lavoro di due notti in bianco, intesi? – fece Law, avviandosi verso la porta. – A domani, allora. E rimettiti in fretta, perché ormai che mi sono abituato a non dormire la notte, che almeno sia per una buona ragione. – ghignò, la malizia fatta persona.

– Puttana. – sibilò Kidd tra i denti. Law rise e uscì.

Eppure, Kidd ne era sicuro, la cosa non sarebbe finita lì: con due braccia o uno solo, la sera successiva avrebbe ridotto quella sottospecie di medico peggio di un colabrodo, garantito.

 










Angolo autrice:
Uhm. Delle note erano necessarie, penso. Sì, lo so, lo so. Ho ucciso Sanji e Ace senza un minimo di preparazione (ditelo, che non ve l'aspettavate). La fila per scannarmi è in fondo a destra.
Ma tutto ha un senso, non disperate, e vedrete che presto tutto verrà spiegato. Perché questa è la guerra, e in guerra- in guerra si muore, ecco. Non tutti, non sempre, ma è una possibilità. E se ricordate, nella shot su Sanji e Zoro c'era Sanji  che, dopo aver aspirato dalla sigaretta, dice che "ci sono modi meno divertenti per morire". Era un'anticipazione, chi se n'era accorto? ... Ok, non importa.
Quello che intendo dire è che la vita va avanti, già nel prossimo capitolo (Nami e Robin), vedrete come hanno reagito Rufy e Zoro. Effettivamente vi sarà chiaro ormai che questa più che una raccolta è una long, e... e basta, ok, ora la smetto. Due parole su Kidd e Law... Credevate che l'avrei ucciso, Kidd, vero? Dopo aver fatto fuori Sanji e Ace potrei averci preso la mano. Ma non sono così cattiva, su... Io li adoro, e immagino che tra di loro sarebbe andata esattamente così.
Ecco, ora ho finito davvero. Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando!
Un bacione, vostra
Emma ^^
  
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