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Autore: Bei e Feng    14/12/2013    3 recensioni
"[...]
- Tsu-kun! [...] Cosa ne dici di festeggiare il Natale con un bel viaggetto? -
- Viaggetto? -
[...]
Tsuna credeva, con immenso stupore, che quella vacanza sarebbe stata la prima tranquilla lontano dalle scocciature della vita mafiosa.
Sorridendo, il ragazzo chiuse gli occhi e si abbandonò ad un sonno sereno.
[...]"
Ecco, come richiesto, un breve seguito natalizio di 'Sole, mare, mafia', di facile lettura anche per chi non ha letto l'altra.
Speriamo di non annoiarvi! ^^
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Vacanze Mafiose'
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A grande richiesta, ecco a VOOOI un seguito natalizio di 'Sole, Mare, Mafia', in attesa di un altro episodio estivo. ^^
Come avete potuto notare, non abbiamo molta fantasia per i titoli XD
Questo è, se così si può definire, un capitolo introduttivo: il meglio arriverà già dal prossimo.
Buona lettura! :D

P.S. L'aggiornamento di questa storia sarà a scadenza settimanale.


Era una serena domenica mattina. L'orologio segnava le otto e tre quarti, minuto più, minuto meno...
- BUON NATALE!!! -
Lambo spalancò la porta della camera di Tsuna, prendendo la rincorsa e saltando sull'addome del povero ragazzo, che dormiva placidamente nel suo letto.
- IIIHHH!!! - strillò il Decimo, svegliato di soprassalto. - LAMBO! CHE COSA TI SALTA IN MENTE??? -
- Buon Natale, Tsuna! - ripeté il bambino, correndo verso il lettino di Reborn, per svegliare anche lui.
Ma, ormai davanti al letto, non ebbe neanche il tempo di spalancare la bocca per augurare buon natale, che Reborn scattò a sedere con la pistola in mano e sparò contro il Bovino. Dalla canna della pistola fuoriuscì un pupazzetto montato su una molla che colpì in pieno lo stomaco di Lambo, sbattendo il bambino pezzato contro la parete opposta della stanza.
In lacrime, Lambo uscì di corsa dalla stanza.
- TU ERI SVEGLIO??? - chiese Tsuna, incredulo, al suo tutor.
- Un assassino dev'essere sempre pronto a difendersi, anche nel sonno. - rispose Reborn, pulendo la pistola e riponendola sotto le coperte. - E lo stesso dovrebbe valere per un qualsiasi boss che si rispetti. - e così detto si rimise sotto le coperte.
Tsuna sospirò.
Boss era uno di quegli appellativi che non gli si potevano proprio dare.
- Certo che quel Lambo è proprio sciocco: pensava di farci credere che oggi è il giorno di Natale! - disse, sorridendo e scuotendo il capo, lanciando un'occhiata al calendario appeso alla parete accanto alla porta. - E' appena il cinque novembre! -
- Imbrana-tsuna, - rispose Reborn, ridacchiando. - Oggi è il ventidue dicembre: mancano due giorni a Natale. -
Tsuna sbarrò gli occhi e si voltò nuovamente verso il calendario.
- Ma... lì c'è scritto... - cercò di dire il ragazzo, tornando a rivolgersi a Reborn. Poi aggiunse, con aria sicura. - Oh, basta! Non sono così ingenuo da farmi imbrogliare da te! Sono almeno due anni che ti conosco, e so bene quanto ti piaccia prendermi per i fondelli! - fece una breve pausa. - E poi solo un idiota potrebbe dare retta a Lambo! -
Il ragazzo si stiracchiò, facendo per alzarsi, quando la porta della sua camera si aprì e sua madre fece il suo ingresso, solare come sempre.
- Buon Natale, Tsu-kun! - esclamò, allegra.
Il Decimo sbarrò gli occhi, esterrefatto, additando il calendario.
- Ma mamma, manca ancora... -
- Tsu-kun! Sono secoli che non aggiorni il calendario! Forse sarebbe ora di farlo. - osservò sua madre, ridacchiando come al solito. - Cosa ne dici di festeggiare il Natale con un bel viaggetto? -
- Viaggetto? -
- Che te ne pare della Svizzera? -
- Iemitsu ha già prenotato tutto. - aggiunse Reborn, con il suo solito sorrisetto di presa in giro.
- COSA ME LO CHIEDETE A FARE SE E' STATO GIA' PRENOTATO TUTTO??? - strillò Tsuna, saltando in piedi.
 Improvvisamente qualcuno suonò al campanello.
- Oh, credo sia appena arrivato il taxi per l'areoporto. - sorrise Nana, uscendo dalla camera del figlio e chiudendo la porta alle sue spalle. - A tra poco, Tsu! -
- TAXI??? - urlò Tsuna.
- Esatto. Quindi sbrigati. - gli intimò Reborn, estraendo la pistola e puntandogliela contro.
Spiritato da quella minaccia, Tsuna iniziò a preparare i bagagli.

- Siamo arrivati! - esclamò Nana, entusiasta, completamente intabarrata nel suo piumino rosso, reggendo due valigie.
Gli altri, alle sue spalle, guardarono non troppo convinti la baita isolata dal mondo, affittata per loro da Iemitsu, che si ergeva, quasi minacciosa, davanti a loro.
- Al grande Lambo non piace affatto! - protestò Lambo, saltellando sulla testa di Tsuna, che era stato assegnato come suo portatore, dato che la neve era troppo alta perché il Bovino potesse camminarvi sopra.
- Neanche a I-Pin piace. - concordò la bambina cinese, sulla spalla sinistra del ragazzo.
- Sarà anche un'esperienza dura, - intervenne Bianchi, con aria consapevole, guardando prima la baita e poi rivolgendo uno sguardo dolce a Reborn, seduto sulla sua spalla destra. - Ma se Reborn è con me, non ho bisogno di altro. -
Il katekyo sorrise, soddisfatto del suo fascino sul sesso femminile, portando alle labbra una tazzina di caffè che si era procurato chissàcome.
- Avanti Tsuna, - disse, subito dopo aver finito il suo caffè. - Prendi i nostro bagagli. -
- Eh? - rispose il Decimo, che, con due valigie in mano e due bambini sulle spalle e in testa, si sentiva già caricato come un mulo da soma.
- E' compito del boss portare i bagagli della famiglia in casa durante le vacanze. Quindi muoviti. -
E così, il nostro povero futuro boss dei Vongola prese, letteralmente, armi e bagagli, e si avviò verso la baita. Sua madre aprì la porta, e il ragazzo entrò, accasciandosi praticamente sotto il peso delle valigie che era stato costretto a portare.
Gli altri lo seguirono, facendo attenzione a non calpestare il ragazzo. Della stessa premura non fu Reborn, che saltellò 'accidentalmente' sulla nuca del suo allievo stramazzato a terra.
- Dov'è la cucina? Il grande Lambo sta morendo di fame! - iniziò a protestare il bimbo-mucca.
- Vado subito a preparare la cena. - lo tranquillizzò Nana, entrando in cucina.
- E Tsuna porterà ogni bagaglio nella rispettiva camera, cominciando dalla nostra. -
- NOSTRA? Non dirmi che dividiamo la stanza anche in vacanza! - protestò il Decimo, mentre veniva spedito con un calcio in testa nel corridoio, verso la sua stanza.
Lasciati i bagagli in mezzo alla stanza, il ragazzo si buttò sul suo letto (l'unico oltre all'amaca riservata al tutor). Ma in quel momento un ceffone che gli raggiunse il volto lo costrinse a rimettersi rapidamente in piedi, massaggiandosi la guancia.
- Reborn! Ma che diavolo ti salta in mente?! - esclamò il ragazzo.
- Il tuo letto è in mansarda, Imbrana-Tsuna. - rispose il tutor, con una certa soddisfazione nel tono di voce e un martello di gomma ancora in mano.
- Ehm... Mansarda? E come mai c'è un letto in più? - chiese, indicando il letto sul quale si era sdraiato.
- Sorpresa... - rispose Reborn, con fare misterioso, mentre usciva dalla stanza. - Per andare in mansarda devi salire quelle scale. Sta'attento: non sono molto stabili. -
Tsuna lanciò un'occhiata poco convinta alle scale di legno semicadenti che conducevano alla sua stanza, poi sospirò e scese al piano di sotto, dove si trovava l'enorme camera che sua madre avrebbe dovuto dividere con Bianchi, Lambo, I-Pin e Fuuta. Sistemati i bagagli, il ragazzo tornò di sopra, dove trovò ad aspettarlo una bella zuppa fumante e il resto dei vacanzieri che stava già mangiando.
- Che bella mangiata! - esclamò Lambo, soddisfatto. - Credo proprio che... -
La sua voce mutò rapidamente in un sonoro russare.
- Anch'io sono un po'stanca - disse Nana. - Faremo meglio ad andare a dormire anche noi. Ci aspetta una lunga giornata domani. -
E così tutti si diressero nelle loro stanze, mentre Bianchi spegneva le luci.

Paradossalmente, quella notte non accadde nulla di strano. Tsuna credeva, con immenso stupore, che quella vacanza sarebbe stata la prima tranquilla lontano dalle scocciature della vita mafiosa.
Sorridendo, il ragazzo chiuse gli occhi e si abbandonò ad un sonno sereno.

Ma l'indomani...
Tsuna venne svegliato da uno strano odore di bruciato che proveniva dalla cucina. Quando si alzò e trovò un foglio attaccato alla porta della sua stanza, che diceva 'Vado a fare la spesa. Torno subito. Mamma', e udì degli urletti striduli e dei pianti infantili che provenivano dal piano inferiore e che lo chiamavano a gran voce, non gli ci volle molto a capire chi fosse la causa di quell'odore di bruciato.
Il Decimo uscì fuori dal letto, inciampò in un camioncino giocattolo di Lambo e fece una capriola in direzione laterale, superando il corrimano e cadendo di sedere sul pavimento davanti alla porta d'ingresso della baita. Mentre si alzava, dolorante, sentì qualcuno bussare alla porta. Con le stesse mosse di un vecchietto ottantenne gobbo e con i reumatismi, Tsuna andò ad aprire. Ma non appena vide chi aveva suonato, si raddrizzò come un soldato. E poco ci mancava che facesse il saluto militare.
- B-Buongiorno, Kyoko-chan. - balbettò, imbarazzato per essere ancora in pigiama e, allo stesso tempo, sorpreso da quella visita inattesa.
- Buongiorno, Tsuna. - lo salutò Kyoko, sorridente. - Il mio fratellone è qui? -
- Ryohei?? - ripeté Tsuna, vedendo sfumare il suo idillio di vacanza serena. - No. Qui non c'è... -
- SAWADAAA!!! LA TUA CASA VA A FUOCO ALL'ESTREMOOO!!! - urlò dalla cucina Ryohei Sasagawa in persona.
- HHHIII!!! - strillò il poveretto, sbiancando e chiedendosi come il fratellone fosse potuto entrare, prima di precipitarsi di corsa in cucina.
La stanza si era riempita di fumo, e l'odore di bruciato era ancora più insistente. Avanzando tra la foschia e le urla, Tsuna raggiunse la finestra e l'aprì. Nello stesso momento Lambo gli passò tra i piedi, e proprio mentre il Decimo stava per rimproverarlo, una padellata lo raggiunse in piena faccia, e un urlo paragonabile a quello di Squalo investì i suoi timpani ancora distrutti dalla padellata.
- DECIMO!!! PERDONATEMI!!! NON ERA MIA INTENZIONE ATTENTARE ALLA VOSTRA VITA!!! IO VOLEVO SEMPLICEMENTE LIBERARVI PER SEMPRE DA QUELLO STUPIDO RUMINANTE!!! - la voce inconfondibile di Hayato era la fonte di quell'urlo superbesco.
- Non ti preoccupare, Gokudera, va tutto bene... COSA??? GOKUDERA??? -
- Ehilà, Sawada! Vieni con noi a preparare le frittelle! - esclamò Ryohei, davanti ai fornelli con un cappello da chef in testa.
- E' veramente divertente! - assicurò Yamamoto, accando a Sasagawa.
- YAMAMOTO?! - esclamò Tsuna, stravolto. - RYOHEI?! -
Improvvisamente qualcuno suonò al campanello, mentre Hayato e Sasagawa avevano appena iniziato una pacatissima discussione su chi fosse responsabile del mutamento delle frittelle da cibo commestibile a carbone da cestinare.
- Mio Tsuna, sei ancora vivo? - urlò una voce preoccupata, che solo pochi secondi più tardi Tsuna ricollegò ad Haru. - Kyoko, Chrome, datemi una mano a mandare via il fumo!... Mio Tsuna! -
- Ci mancava pure la scema del villaggio! - brontolò Gokudera, una volta che il fumo fu uscito dalla finestra e Haru comparve davanti ai suoi occhi. - Che sei venuta a fare, donna? Questa per il Decimo è una vacanza! -
- Potrei dire lo stesso a te, Gokudera! - rispose Miura, indignata, le mani appoggiate sui fianchi. - Tu non sei certo rispettoso del mio Tsuna se ti presenti qui a tormentarlo proprio mentre è in vacanza! Io invece sono qui per fargli piacere! - e con uno scatto repentino si affiancò ad un Sawada ancora frastornato per ciò che era avvenuto in pochissimi minuti, e che quasi non si rese conto che la ragazza gli appoggiò il capo sulla spalla. - Vero, mio Tsuna? -
Improvvisamente una pacca sull'altra spalla del ragazzo e una voce potente gli fecero quasi perdere l'equilibrio e l'udito.
- Sawada! - sentenziò Ryohei, sicuro di sé. - Sono proprio felice che tu abbia scelto come meta per le vacanze una baita in montagna! Avremo molte occasioni per sciare, pattinare, fare i pupazzi di neve, giocare a palle di neve, andare sullo snowboard, sullo slittino, fare alpinismo, fare escursioni e cantare quelle canzoncine strane che fanno 'YOLA LA HI HU! YALA LO HI HE! YELE YO HA HI!'... -
E così Sasagawa cominciò a cantare a squarciagola, con un'intonazione tale da fare invidia alla campana crepata della chiesa abbandonata in cima al monte di Vattelapesca, costringendo tutti a tapparsi le orecchie nel tentativo di difendere il loro udito da quegli acuti infernali. Poi, come se non bastasse, l'Estremo trascinò 'in pista' uno Yamamoto ridente come al solito, e si cimentò con lui in un proto-balletto tirolese che risultò alquanto estremo agli occhi stravolti del povero Boss di quella manica di matti.
- Avete già fatto l'albero di Natale, Tsuna? - chiese Kyoko, come se non si fosse accorta di ciò che era successo.
- A dire il vero no... - disse Sawada, esitante.
- Potreste farlo insieme. - propose Reborn, con quel suo sorriso di presa per i fondelli stampato in volto.
Tsuna represse l'istinto di strangolarlo all'istante, anche perché avrebbe sicuramente fatto la fine che avrebbe voluto far fare al suo tutor.
- Le decorazioni sono in camera di Tsuna. Buon divertimento! - disse, saltando fuori dalla finestra per andare chissàdove, come suo solito, del resto.
- Bene! Mettiamoci subito a lavoro, allora! - esclamò Yamamoto, allegro.
- Verresti ad aiutare Lambo, I-Pin e me a prendere le decorazioni, Tsuna-kun? - chiese Kyoko, solare, al Decimo.
- C-Certo, Kyoko... - rispose il ragazzo, arrossendo, imbarazzato.
- Posso darti una mano, Tsuna? - domandò Takeshi.
Sawada non aveva neanche aperto bocca per rispondere alla richiesta del ragazzo, quando Hayato prese la parola, con un tono che non ammetteva repliche:
- Se c'è anche lo scemo del baseball e la Stupida Mucca, allora devo esserci anche io per aiutare il Decimo e salvarlo da queste due calamità! -
- Ed io farò i biscotti da appendere sull'albero! - esclamò Haru, entusiasta. - Chrome, Fuuta, voi mi darete una mano! -
- Ehi, ma dov'è l'albero? - chiese Ryohei.
- Il piccoletto mi ha detto che è di fuori. - rispose Yamamoto. - Vuoi una mano, Sasagawa-sempai? -
- Non ti preoccupare, Takeshi, ce la farò da solo. - disse il pugile, sorridendo e uscendo di casa a passo di corsetta.
Così ognuno andò al suo compito. Possiamo dire senza alcun dubbio che il compito di Tsuna era il più impegnativo di tutti, dovendo fare da babysitter ed evitare che Gokudera uccidesse Lambo, che Lambo facesse attentati ad I-Pin, che la bambina esplodesse di rabbia, che Kyoko cadesse in uno dei buchi che riempivano il pavimento di legno della soffitta, e che Yamamoto mandasse in frantumi tutte le palline più fragili.
A parte questi piccoli ostacoli, i nostri mafiosi riuscirono a trovare le decorazioni, i festoni, il puntale, una ghirlanda e le luminarie. Stavano giusto per scendere al piano di sotto con quel ricco bottino, quando, improvvisamente, la baita interà tremò.
- Che cos'è? - chiese Kyoko, serena nonostante i trucioli che cadevano dalle travi del soffitto e l'intera costruzione che le tremava attorno.
Il Decimo si ritrovò senza alcun preavviso a terra, coperto interamente da Gokudera, che urlava, spiritato, chiedendogli se stesse bene. Lambo cominciò a correre qua e là strillando che non voleva morire, I-Pin si avvinghiò a Yamamoto, spaventata, mentre Takeshi rideva.
Hayato si alzò dal pavimento e si precipitò al piano di sotto, armato, ovviamente, di dinamite, e seguito, pochi attimi dopo, da uno Tsuna spiritato e da tutti gli altri quattro.
Si ritrovarono all'ingresso, dove Gokudera si fermò di scatto, irrigidito, e Tsuna, guardando la scena che stava accadendo davanti ai suoi occhi, per poco non svenne tra le braccia di Kyoko, alle sue spalle.
- Fratellone, cosa stai facendo? - chiese lei, sorridente, ad un Ryohei coperto di abiti pesanti da capo a piedi, madido di sudore che, davanti alla porta, cercava di portare dentro casa, con poco successo, un gigantesco abete, trascinandolo per il tronco e facendolo sbattere accidentalmente contro le pareti della baita.
- Sono quasi riuscito a portare l'albero di Natale dentro casa, Sawada! - esclamò il ragazzo, orgoglioso. - E' L'ALBERO PIU' ESTREMO CHE IO ABBIA MAI VISTO!!! -
- MA SEI STUPIDO O COSA??? - urlò Gokudera, furioso. - QUALE LATO FUSO DEL TUO CERVELLO DA NOCCIOLINA TI DICE CHE SIA FISICAMENTE POSSIBILE METTERE QUEL COSO QUI DENTRO??? -
- Ma nei cartoni animati gli alberi di Natale sono sempre dentro casa... o no? - rispose Sasagawa, guardando l'albero, perplesso.
In quel momento arrivarono Haru, Chrome e Fuuta dalla cucina.
Haru sbiancò alla vista della povera pianta sradicata, guardando uno ad uno tutti gli altri.
- Ora farete tutto come vi dirò io! - esclamò, con tono autoritario.

- Allora, - sospirò Haru, posizionando l'ultimo scatolone pieno di decorazioni nell'ingresso. - Dove avete messo l'albero? -
Tutti indicarono fuori dalla finestra, dove Ryohei, ora nella stanza insieme a loro, aveva ripiantato l'albero.
- Hai fatto veramente un ottimo lavoro, Testa a Prato! - esclamò Gokudera.
- Credo sarà difficile riuscire ad addobbarlo entro oggi... - osservò Yamamoto.
- ARRAMPICHIAMOCI E RAGGIUNGIAMO LA PUNTAAA!!! - Sasagawa si era già fiondato fuori dalla finestra in preda ad una delle sue solite eruzioni di ultima volontà ai massimi livelli, ma Gokudera lo afferrò per la cintura appena in tempo.
- E' compito del boss, e solo del boss, mettere il puntale dopo aver addobbato tutto il resto dell'albero insieme alla sua famiglia. - disse Hayato, serio. - Sii ligio alle tradizioni! -
- E va bene, Testa a Polipo, ci penserà Sawada a mettere il puntale. - accettò Ryohei, rientrando in casa e rivolgendosi poi a Tsuna. - Coraggio! Sono sicuro che ce la farai! -
Il Decimo non era della stessa opinione, ma non lo lasciò trapelare, e seguì gli altri fuori di casa, portando con sé uno scatolone pieno di decorazioni.
- Cominciamo con il mettere le palline - cinguettò Haru, allegra. - Ricordate: quelle grandi vanno in basso e quelle piccole in alto... -
- Io voglio mettere le campanelle!!! - la interruppe Ryohei, alzando il pugno in aria, pieno di energia.
- Ehi! Cos'è successo alla Mucca? - chiese Gokudera, cercando Lambo, perplesso che il bambino non avesse cominciato a piagnucolare per ottenere lo stesso privilegio di Ryohei.
- Neanche I-Pin è qui. - osservò Kyoko, confusa. - Strano: un minuto fa erano entrambi accanto a me... -
- Saranno andati a giocare da qualche parte. - azzardò Yamamoto, stringendosi nelle spalle.
- Ha ragione Yamamoto: lasciamoli giocare e facciamo l'albero. Lasceremo qualche pallina e qualche festone anche per loro. - disse Haru, cominciando ad appendere le decorazioni.
Inutile dire che anche quell'operazione, così semplice e pressocché priva di rischi, ne comportava, invece, una quantità immensa, dato che a compierla erano proprio questi matti spericolati le cui gesta sono ormai note a tutti.
Non vi coglierà quindi di sorpresa sapere che Yamamoto si mise a fare il giocoliere con le palline di cristallo, sotto lo sguardo spiritato di Haru; che Ryohei, carico di una quantitò industriale di campanellini delle varietà più assurde, si arrampicò a mani nude quasi fino a metà dell'abete, per adempiere al suo compito ESTREMO di mettere le campanelle, senza prendere minimamente in considerazione la sua povera sorellina che, qualche metro sotto di lui, gli chiedeva, con quella solita faccia incurante del pericolo più che evidente, di scendere; che Tsuna fu in grado di intrecciarsi da solo con i festoni, senza riuscire a liberarsi, nonostante l'aiuto di Fuuta e di Chrome. E come se non bastasse, il Decimo boss cercava, contemporaneamente, di fermare un Gokudera che, in preda ad un attacco di ira causato dall'ultima genialata di Haru, tentava di pugnalarla alle spalle con il puntale.
- Finalmente abbiamo finito!... - sospirò Tsuna, sollevato, riuscendo finalmente a liberarsi dai festoni e ad evitare un omicidio natalizio.
- Se questo è il tuo entusiasmo, Sawada, sono sicuro che non avrai problemi a raggiungere la punta dell'albero e a mettere il puntale! - esclamò Ryohei, soddisfatto, dando una pacca sulla schiena al ragazzo.
Quasi senza neanche rendersene conto, il Decimo alzò gli occhi verso la punta dell'abete, e sbiancò. Quell'albero era enormemente più alto di qualsiasi altro avesse mai addobbato. Infatti l'albero di Natale che aveva a casa sua in Giappone non superava il metro e mezzo. Il ragazzo deglutì.

- Se avete qualche richiesta, Decimo, non esitate a chiedere di me! - sorrise Gokudera, alla sua destra, in basso, mentre Tsuna si trovava a bordo di una scala dei pompieri meccanica che Yamamoto aveva trovato nella cantina della casa insieme ad un biglietto.
Inutile dirvi chi avesse firmato quel pezzettino di carta e architettato il tutto: sicuramente lo avrete già capito.
Fatto sta che, non appena Takeshi tornò con quel trabiccolo sulle spalle, gli altri, fatta eccezione per Tsuna, erano talmente entusiasti all'idea di combinare un altro guaio, che consegnarono al Decimo il puntale dorato e poi caricarono di peso il ragazzo sulle scale. Non appena queste furono attivate, l'atteggiamento del Vongola si fece simile a quello di un gatto scagliato in una bacinella ricolma di acqua gelata: stava aggrappato (correggiamoci: avvinghiato) a due pioli delle scale, tremando come una foglia e stringendo il puntale come un antistress. Gli occhi erano fissi sulle sagomine dei suoi svitati famigliari, che agitavano le mani, sorridenti, qualche metro sotto di lui, come se avessero salutato un piccolo Tsuna a cavallo di un cavalluccio meccanico di una giostra alle fiere di paese.
E le scale continuavano a salire.
Improvvisamente due sagomine uscirono dalla porta principale della baita, e cominciarono a correre in cerchio intorno alle gambe di Hayato. Una delle due gli saltò in testa, ma Gokudera se la scaraventò via quasi subito, estraendo un candelotto di dinamite e cominciando a rincorrerlo. Senza un motivo ben preciso, anche Ryohei si unì alla corsa.
Peccato che Sasagawa fosse proprio l'addetto a fermare le scale quando queste fossero arrivate in prossimità della cima dell'albero. E nessuno se lo ricordava. Sembravano essersi dimenticati anche del povero Tsuna, che stava ormai raggiungendo le nuvole, urlando come un pazzo.
Poi, improvvisamente, la sagomina rincorsa da Hayato (Lambo), voltandosi verso il suo inseguitore per fargli le boccacce, urtò il trabiccolo che, dopo un paio di ampie e lentissime oscillazioni a destra e a sinistra, cominciò a precipitare, finendo accanto all'albero, sulla neve fresca.
  
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