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Autore: Liris    13/05/2008    7 recensioni
Una promessa
o forse semplicemente un desiderio
Un desiderio che una piccola ragazza piovuta da chissà dove potrà avverare con le sue stramberie.
L'importante è volerlo
Ben cinque anni son passati da quando i fratelli Elric hanno deciso di vivere nel mondo reale. Ma cosa succederebbe se una strana ragazzina tendesse loro la mano, aprendogli la via per riportarli di nuovo ad Amestris?
E se questo servisse a salvare loro la vita?
E se questo servisse ad un piccolo fagiolo ad aprire gli occhi su qualcosa che ha sempre celato nel suo cuore?
Se volete scoprire ciò che la mia mente ha sfornato, vi basta leggere
L'importante è volerlo, no?
Genere: Romantico, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altro personaggio, Edward Elric, Roy Mustang, Un pò tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Desclaimers: Tutti i personaggi contenuti, a parte uno, non sono di mia proprietà ma di Hiromu Arakawa e la storia non è a fini di lucro
Genere: Romantico
Raiting:Giallo
Riassunto Capitolo: No, no…non so chi sia, sembra quasi rispondere a se stesso, stringendo ancora la mano, cercando di fermare il battito del suo cuore e il dolore per quei colpi ancora freschi, subiti solo pochi minuti prima.
Un risolino divertito, seguito ancora dal suo nome lo fanno decidere.
Avanti! Apri gli occhi e cerca di capire dove sei.

E luce fu! Questo si sarebbe aspettato di pensare, o dire,…
Ma allora perché davanti a lui c’era ancora oscurità e tenebre?
Non aveva mica aperto gli occhi?
L’oro colato dei suoi occhi si incontrò e si immerse in quell’antracite pura, attraversata da, cosa? Un luce divertita? O una vena di divertimento?
“Sto ancora sicuramente dormendo”

-FullMetal, so che la mia bellezza ti ha abbaiato, e non riesci a staccarti da me, ma lo sai che pesi?-
Quella voce….come scordarne il proprietario?
Come non riconoscerla fra milioni e milioni?
Oh, non lui
Non così
Non adesso

Chiunque…
Fuorché LUI





-Piovono angeli dal cielo-





1922 , Central City
Quartier Generale
Lunedì mattina, ore 11.30
Uffici Amministrativi

-Fury, dove diavolo sono le pratiche per il colonnello?- domandò la voce perentoria del Sottotenente Falman risuonò nell’ufficio, mentre il leggero filo di fumo si alzava dalla sigaretta in bocca del Tenente Colonnello Havoc.
Il ragazzo interpellato aprì il cassetto della sua scrivania, chinandosi un momento, tornando poi eretto con un plico di fogli tutti da firmare e che non aspettavano altro che un nome risultasse sulla linea leggera a fondo pagina, scritta con quell’elegante e fine calligrafia.
La porta si aprì e Riza Hawkeye fece la sua entrata con passo elegante e fermo, sempre composta nella sua uniforme blu scuro, andando verso Falman.
Questo alzò il viso dal plico di fogli, dopo avergli dato un ultima controllata, studiando la giovane bionda ormai vicina a lui. -Ecco a lei, Colonnello- affermò questo, passandogli i fogli da firmare.
Riza li prese, ringraziandolo con un cenno del capo, e poi si diresse verso l’ordinata scrivania davanti alla finestra.
Sedutasi in un silenzio rigoroso, aveva subito iniziato a firmare le scartoffie di quella mattina, dandogli comunque una veloce ricontrollata, giusto per essere sicura.
La porta si aprì nuovamente e Breda entrò tranquillo, osservando come nell‘ufficio regnasse la solita pace quasi monotona, che sostava ormai da molto tempo.
-Bah…sarò ripetitivo, ma manca un po’ di sano casino qui dentro- sussurrò, camminando con passo lento verso la sua postazione, proprio davanti ad Havoc, che se ne rimaneva impassibile davanti alla finestra, appoggiato con le anche al davanzale, a fumare.
-Ogni anno lo dici, Breda…sembra quasi che tu abbia un orologio interno che ti fa scattare alla stessa ora, dello stesso giorno- affermò Fury, picchiettando un altro plico di fogli che aveva appena sfilato da una cartelletta degli scaffali dietro di lui.
Falman sorrise, portando le braccia incrociate al petto, studiando il soffitto, senza realmente vederlo.

-Sano e salutare casino, come lo creava Acciaio?- domandò il Sottotenente, portandosi poi due dita pensierose al mento, dove una leggera barbetta aveva iniziato a caratterizzare il suo spigoloso viso.
Breda di tutta risposta annuì, lasciandosi poi cadere sulla sedia dietro la propria scrivania.
Si sentiva la mancanza del giovane e biondo alchimista…oh se si sentiva.
Lui e suo fratello sembrano dare un tocco di vita in più a quel posto, o meglio, a quello di Est City….quel luogo era ancora più tranquillo e monotono di dove avevano conosciuto per la prima volta l’Alchimista d’Acciaio, e le sue crisi sull’altezza.
Havoc tirò una boccata di fumo, guardando fuori dalla finestra il prato fino e ben curato del Quartier Centrale.
-Anche Al non scherzava con quei gatti- affermò tranquillo, sorridendo inconsciamente del ricordo dell’armatura impegnata a nascondere i miagolii di protesta di qualche felino randagio
-Vi ricordate quando arrivarono con quella piccola palla di pelo?- chiese Breda, ridacchiando, mentre ricordava perfettamente il giorno scelto dalla sua mente.
-Lo stesso giorno che Fury se ne arrivo con BlackHayate- affermò Falman, guardando verso l’interessato, che se ne stava chino a leggere i documenti precedentemente tirati fuori e sparpagliati sulla scrivania.
Si sentiva nelle loro parole quanta tristezza c’era…la consapevolezza che giornate così belle ed indimenticabili erano passate velocemente, lasciando solo un essenziale ricordo nel loro cuore.
-Si, proprio lo stesso in cui ci fu la mitica sfida Fuoco contro Acciaio…- disse tranquillo Havoc, ridendosela al ricordo della piazza d’armi completamente distrutta.
Lo sguardo generale fu rivolto verso Riza che finì di firmare gli ultimi fogli, in silenzio, raccogliendoli poi ordinatamente fra le mani, e sbattendoli piano sulla scrivania.
La memoria di quel lavativo di un colonnello tornò prepotente in tutti loro.
-Certo che con le sue cavolate….si sente che mancano in questo ufficio- sussurrò Havoc, spegnendo la sigaretta nel portacenere, e accendendosene subito un’altra dopo pochi minuti.
Breda osservò Riza, mentre questa si alzava, seguita con il muso dal cucciolone che era diventato BlackHayate.
-Vado a farli revisionare. Cercate di non cadere troppo nella malinconia. Vi voglio scattanti questo pomeriggio.- affermò la donna, nascondendo un velo di stanchezza sul viso.
Non l’avrebbe mai ammesso pubblicamente, ma mancavano anche a lei quelle giornate.
-Sìssignore- affermarono in coro i quattro presenti.
La donna uscì accompagnata dagli sguardi dei suoi sottoposti e del suo infallibile e fidato amico a quattro zampe, che riabbassò il muso davanti a se, quasi sospirando tristemente.

L’ufficio del Furher si trovava al piano superiore, in un ala completamente riservata ai suoi servizi.
Vi erano archivi e intere biblioteche, e nessun altro, a parte la segretaria all’ingresso del corridoio che portava verso l’ufficio del Comandante Supremo, aveva una scrivania o un impiego li.
Riza entrò, dopo aver bussato alla porta e aver atteso di sentire il permesso dall’altra parte, nella stanza.
Salutò il suo superiore, con il gesto militare, e gli altri due uomini riuniti li nell’ufficio.
-Buongiorno Generale Armstrong, buongiorno anche a lei Generale di Brigata H-…- qualcosa interruppe le sue parole.
Un lampo
Un cerchio alchemico
E due diverse voci che, urlando, imprecarono contro qualcosa o qualcuno, bloccarono i presenti.


***




Ancora una volta un mal di testa atroce lo fece gemere, mentre l’oscurità lo circondava e il silenzio prevaleva in quel luogo.
No…non era completamente assente di suoni..
Un leggero battito, lento e costante.
Questo aumentò leggermente, mentre la sua mano sana artigliava qualcosa di semiruvido, stringendosi a pugno su quella stoffa non del tutto sconosciuta.
Un tintinnio si aggiunse al battito, come quello di una medaglietta.
Il leggero tepore che lo avvolgeva, lo confondeva ancora di più, mandandolo mentalmente in bestia per tutto quell’assurdità.
Dove diamine era?
Cos’era successo?
Che diavolo stava artigliando con la sinistra?
Iniziò poi a sentire una voce sorpresa chiamare il suo nome, prima in modo flebile, quasi lontano, e poi più vicino, quasi a pochi centimetri dall’orecchio.
Cosa doveva fare? Rispondere?
Ma no….e che avrebbe dovuto dire? Si, sono qui…dove mi trovo..?
Meglio rimanere in silenzio, e tentare di rigirarsi in quell’oscurità.

Ma il suo corpo è immobile…
Il mal di testa ancora risuona come campane a nozze, e il desiderio di non uscire più da quell’oscurità è forte.
Un’altra volta il suo nome..così…così bello, sussurrato da quella voce conosciuta
Perché la conosci quella voce, vero?

No, no…non so chi sia, sembra quasi rispondere a se stesso, stringendo ancora la mano, cercando di fermare il battito del suo cuore e il dolore per quei colpi ancora freschi, subiti solo pochi minuti prima.
Un risolino divertito, seguito ancora dal suo nome lo fanno decidere.
Avanti! Apri gli occhi e cerca di capire dove sei.

E luce fu! Questo si sarebbe aspettato di pensare, o dire,…
Ma allora perché davanti a lui c’era ancora oscurità e tenebre?
Non aveva mica aperto gli occhi?
L’oro colato dei suoi occhi si incontrò e si immerse in quell’antracite pura, attraversata da, cosa? Un luce divertita? O una vena di divertimento?
“Sto ancora sicuramente dormendo”

-FullMetal, so che la mia bellezza ti ha abbaiato, e non riesci a staccarti da me, ma lo sai che pesi?-
Quella voce….come scordarne il proprietario?
Come non riconoscerla fra milioni e milioni?
Oh, non lui
Non così
Non adesso

Chiunque…
Fuorché LUI

Colonnello…

Roy

Mustang

Maledetto imbecille….

La mano che poco prima era ancorata alla divisa dell’uomo, fu appoggiata completamente alla scrivania che aveva di fianco, senza che gli occhi si staccassero dall’unico occhio dell’uomo e da quella benda sul sinistro. Un veloce colpo di reni, un movimento agile, perfetto
E si ritrovò con tutto il corpo dritto, dall’altra parte del piano di lavoro dell’uomo, con i lunghi capelli sciolti e sparsi sulle spalle e la schiena, le iridi ambrate puntate sempre sulla figura del colonnello, e i piedi scalzi ben saldati su un bel tappeto rosso scuro.

-Vedo che un cane si tiene in allenamento, anche lontano dal campo.- continuò tranquillo Roy Mustang, tornando a sporgersi con i gomiti ben piantati sulla scrivania e il mento appoggiato alle mani chiuse a pugni.

Era sempre uguale..
Sempre lo stesso con quel sorrisino sacente disegnato meravigliosamente sulle labbra. L’occhio piccolo, dal taglio particolare, di quel colore antracite stupendo, accesso da una luce che cambiava a seconda dell’umore e i capelli disordinatamente sparsi sulla fronte, ma ben curati, che gli conferivano un aria ribelle ma misteriosa.
-Vedo che ha ampliato il suo vocabolario di battute.- affermò finalmente Edward, rilassandosi.
Dal canto suo, Roy, studiò il giovane con velato interesse, trovando piccole ma essenziali differenze nel suo ex subordinato.
Già il fatto che non l’avesse aggredito verbalmente era sintomo di una qualche crescita mentale e magari, ci sperava, un pizzico di maturità
I capelli erano diventati più lunghi, e quasi arrivavano ai fianchi, splendidi come sempre di quel color del grano, che incorniciavano un viso diverso da quello della sua memoria: levigato, leggermente più allungato, e dall’aspetto serafico
Aveva davanti a se un angelo, e si stupì più volte di ritrovarsi a pensarlo, col passare dei minuti.
Infine…gli occhi; sempre grandi, o forse leggermente più adulti, di quell’oro colato accesi ora da una luce di sfida…così diversi da come li aveva visti solo due secondi prima, così persi, sorpresi, e semplicemente BELLI.
-Vedo che hai aggiunto qualche centimetro alla tua persona- affermò pacato, alzandosi dalla sua scrivania, per raggiungerlo, e sovrastarlo con la propria figura.
Oh, sarebbe sempre stato basso, in confronto a lui…doveva ammettere che si era alzato di almeno 5 cm.
Edward esultò mentalmente per almeno quel piccolo e inaspettato complimento dal suo ex superiore, inclinando di poco il viso su un lato, e alzando solo di poco il viso per guardarlo in faccia, visto che ormai la sua fronte arrivava al mento del colonnello.

Un colpo di tosse fece tornare in mente ai due che forse nella stanza non erano soli.
Alphonse, precipitando come Edward dal soffitto in cui si era creato quel cerchio alchemico, era finito letteralmente in braccio ad Armstrong, che ora lo stava fisicamente strozzando in uno dei suoi calorosi abbracci, mentre piccole stille d’acqua scivolavano dai suoi occhi.
Riza, che aveva interrotto il momento fra Roy e Ed, era accanto agli altri due, indicando Alphonse, come a far intendere che forse aveva bisogno di un piccolo aiuto.
Edward sorrise di quella scena, e poi rimase immobile, dopo aver individuato la posizione di Lilith.

-Signor Maes, sarei felicissima di essere adottata da lei- affermò con vocina squillante, tenendo ancora le braccia intorno al collo dell’uomo, che la sosteneva con un braccio sotto le ginocchia e un altro a cingerle la schiena.
-Mia cara, il mio unico tesorino di figlia è la piccola Elycia, e non credo sarebbe felice di dividermi con qualcun altro- disse ridendo l’uomo, aiutandola a rimettersi eretta, con i piedi ben puntati a terra.

Era la sua voce.
Era la sua espressione, così allegra e spensierata.
Era un uomo che nei ricordi di Edward e Alphonse era alquanto defunto.

Il più giovane degli Elric riuscì con l’aiuto di Riza a levarsi di dosso il Generale Armstrong, e riassettarsi dopo l’entusiasmo dell’uomo, rimanendo poi anche li ad osservare un Huges premuroso nei confronti della piccola Lilith, quasi si conoscessero da una vita intera.
Il Generale di Brigata Maes Huges si sentì addosso due paia di occhi ambrati, di diversa intensità, e con un sorrisone a 32 denti, si avvicinò ai ragazzi, con le braccia incrociate dietro la schiena.
-Bene, bene….Bene!- affermò l’uomo, arrivandogli proprio di fronte, socchiudendo gli occhi e assumendo la tipica espressione da padre amorevole.
-Neanche un piccolo abbraccio? Non siete contenti di vedere la mia pellaccia integra?- domandò appoggiando i pugni sui fianchi.


I suoni che provenirono dall’interno della stanza del Furher, potevano parer ambigui a chi passava di li, o semplicemente ci sostava prima di bussare, lasciando infine perdere, e tornandosene da dove era venuto, perplesso.
Una serie di urletti, risa, tonfi e imprecazioni d’affetto si diffusero nell’ufficio e chi avrebbe avuto il coraggio di entrare li dentro, in quel momento, si sarebbe ritrovato un Huges con occhiali di traverso e una risata sulle labbra, atterrato dal peso di due biondi ragazzi in lacrime di felicità.
Roy poi aiutò l’amico a tirarsi su, osservando divertito come cercava di ridarsi un contegno.

Edward poi spostò lo sguardo sui presenti, imitato da un Alphonse confuso quanto lui, mentre si riasciugava le lacrime di gioia, puntandolo infine su Roy. -Ma…ma come..?- cercò di domandare, fermato quasi subito dal colonnello. -…è possibile?- finì per lui l’uomo, incrociando le braccia al petto, chiudendo l’occhio e facendo comparire il suo sorrisetto caratteristico.
Inclinò la testa di lato, mentre dietro di lui, in ginocchio sulla scrivania, comparve Lilith con una mano alzata.
I due Elric parvero perplessi e confusi più di prima, ma furono fermati di nuovo sul nascere, dal porre altre domande.
Il Generale Armstrong infatti fece un passo avanti, richiedendo l’attenzione di Mustang.
-Signore, sarebbe meglio far riposare i fratelli Elric, visto che da come sono ridotti, ne devono aver passate di tutti i colori.-

Difatti la camicia di Alphonse risultava macchiata in più punti e il viso appariva stanco, ma mai quanto l’aspetto di Edward.
Questo aveva gli occhi, anche se felici e confusi allo stesso tempo, spenti e quasi in coma dalla stanchezza, mentre la sua di camicia era completamente fuori dai pantaloni, le maniche che andavano a coprire per metà le mani, e in più punti risultava sporca di sangue.
I presenti poterono infatti constatare solo ora tutto questo, dando ragione al Generale, notando come la mancanza di scarpe ad Edward, due ematomi sul suo viso, e il loro abbigliamento sciupato, potesse solo far immaginare ad uno scontro affrontato prima di giungere lì.
-Non c’è alcun problema, saranno sistemai in uno dei nuovi alloggi….solo un ultima cosa- disse Mustang, rimanendo appoggiato con le anche alla scrivania, fermo immobile, nella stessa posizione di prima.
Tutti gli occhi furono puntati su di lui, mentre Lilith si tratteneva dallo scoppiare a ridere.

-Potreste gentilmente far sloggiare tutti questi felini dal mio ufficio?- l’occhio nemmeno aperto, mentre una vena di irritazione saltò subito al balzo agli occhi degli altri, mentre uno dei mici citati si era arrampicato mestamente sulla schiena dell’uomo, raggiungendo comodamente la sua testa con le pelose zampette bianche, e la coda si avvolgeva tipo sciarpa al suo collo.


***




Dire che quel giorno, al Quartier Generale di Central City, si fece festa, sminuirebbe soltanto la baldoria che invece avvenne.
Dopo che Alphonse ed Edward avevano cercato almeno un po’ di sistemarsi, la voce della loro ricomparsa aveva fatto il giro di tutto l’edificio, e qualcuno di nostra conoscenza aveva preso la palla al balzo.
Breda e Havoc erano letteralmente caduti dalla sedia, all’entrata dei due in ufficio, soprattutto per colpa di Edward che era entrato con la sua solita enfasi, facendo così pigliare un colpo ai due e ai presenti.
Come poi l’ufficio amministrativo diventò un luogo pieno di festoni e alcool, tutto in pochi minuti, questo rimane ancora adesso un mistero.
Gli Elric furono festeggiati per bene nell’intero pomeriggio, sia per il ritorno che per ciò che tutti ricordavano, avevano fatto cinque anni prima salvando Central City, se non tutta Amestris Mandando così a pallino la tranquillità che aveva regnato fino ad allora nel Quartier Generale, i festeggiamenti erano durati fino alla sera.

Edward osservò dalla finestrella del piccolo alloggio a loro assegnato, lo scorcio di città che si poteva vedere.
Central City..
Amestris..

Erano finalmente tornati a casa. Tutto era merito di una sola persona, ed il maggiore degli Elric rivolse a questa uno sguardo di gratitudine; Lilith riposava tranquilla sul divanetto della stanza, insieme a tre dei sei gatti sparpagliati per il bilocale che era l’alloggio.
Edward cercò di non riprendere a ridere, pensando a come Alphonse si era ritrovato piacevolmente felice che anche i loro coinquilini felini dell’altro mondo fossero riusciti a passare insieme a loro da quella parte.
Qualcosa gli diceva che lo zampino era solo della piccola e tenera ragazza che se ne stava ranicchiata a dormire.
Lasciò che il suo sonno continuasse, e se ne andò nella camera da letto, dove vi erano due materassi comodi e profumati, di cui uno già occupato da un Alphonse ancora completamente vestito, che si era letteralmente lasciato cadere su di esso, cadendo subito in un sonno profondo.
Sedutosi sul suo, si passò una mano fra i capelli morbidi e finalmente puliti, ripensando alla giornata appena passata; un misto di pazzia, allegria, e malinconica felicità
Chiuse gli occhi, sospirando debolmente, mentre si toglieva almeno la camicia pulita, ripiegandola con cura, prima di sdraiarsi anche lui sul materasso.
Chiuse gli occhi, pensando a ciò che avrebbero fatto d’ora in avanti, e al futuro che li attendeva dietro l’angolo.


***




-Oh, andiamo! Diccelo Huges!!- affermarono Edward e Alphonse all’unisono nell’ufficio amministrativo, dove erano riuniti i compagni mattinieri, con l’assenza naturalmente di quei dormiglioni di Havoc, Breda e Fury.
Il Generale di Brigata Maes Huges scosse la testa, ridendosela per le espressioni contrariate disegnate su quei visi così giovani, ma allo stesso tempo maturi.
-No! Verrà il tempo delle spiegazioni, e dei racconti avventurosi del quale sono stato protagonista…ma quando saremo una sera riuniti davanti a dei bei boccali di birra, accompagnati da una delle torte della mia Glacer- e qui tornò a dilungarsi sulla bellezza della moglie e della figlia, spargendo come suo solito fotografie a coloro che si trovavano nei paraggi.
I fratelli Elric rimasero perplessi e delusi, sbuffando alle parole dell’uomo.
Rimasero però piacevolmente assorti entrambi, nel contemplare quanto fosse bello vedere una persona cara viva e vegeta..
Vedere di nuovo il sorriso, i gesti buffi e quelli seri, l’amore traboccante dalle sue labbra e dai suoi occhi rivolti alla famiglia…
Le foto che venivano rovesciate su di loro….no..beh..
I due biondini furono letteralmente sommersi da una montagna di foto, da dove poi provenirono alcuni mugolii sommessi.
Per una volta, potevano anche dire che gli erano mancate le foto di Elycia in diversi momenti della sua vita.
-eh? Che ne dite della mia piccola?? Si è fatta grande, non è vero?- continuò Huges, tutto contento della sua bambina, tenendo le mani appoggiate sui fianchi, torreggiando sui due poveri malcapitati, mentre Falman osservava perplesso il cumulo di foto, sotto il quale si trovavano Ed e Al.

-Edward, puoi uscire di li e andare dal Furher? Ha richiesto la tua presenza nel suo ufficio.- intervenne il colonnello Riza, mettendo giu il telefono nel quale pochi minuti prima, durante tutto il baccano che stavano facendo quei tre, aveva rivolto poche parole affermative.
Il maggiore degli Elric emerse dal cumulo, annuendo verso la donna. -Filo subito- affermò, ridendosela quando qualcuno fece battute e scommesse sulla probabile lite che si sarebbe da li a poco consumata.
Lasciò dunque il suo Nii-chan alle prese con il Generale di brigata tutto allegro e pronto a mostrargli l’intero album fotografico della figlia, uscendo dall’ufficio.

Si diresse con passo sicuro e tranquillo verso le scale, salendo al piano superiore, dove si trovava l’ufficio del Furher….
Beh, ne aveva fatta di strada…
Da semplice Colonnello, era diventato l’uomo più in alto di Amestris…in soli cinque anni.
Si mise le mani in tasca, ripensando a ciò che aveva minimamente provato quando l’aveva rivisto per la prima volta dopo quegli anni.
Roy Mustang…
Un uomo….un demonio.
Un cane dell’esercito come lui
Anzi no…lui non era più un alchimista di stato, no?
Forse era proprio di quello che voleva discutere con lui il Comandate Supremo.
Un sorrisetto arrogante gli si dipinse in faccia…
Gli erano proprio mancate quelle piccole discussioni, e la voglia di prenderlo a calci in bocca. Ci sarebbe riuscito ancora adesso?

Si bloccò due minuti in mezzo al corridoio, come un ebete.
Perché se lo domandava? Non era mica cambiato nulla, no?
Certo..gli era letteralmente e fisicamente caduto fra le braccia...ma, beh, era stato un incidente di persorso no?
Si morse il labbro inferiore, con poca convinzione, scacciando poi quei pensieri.
Suvvia, Edward, smettila di pensare a cose idiote, e varca quella porta.
La sua coscienza aveva ragione.

Bussò aspettando il permesso di entrare, e quando varcò la soglia, richiudendosi alle spalle la porta, notò Mustang che se ne stava in piedi davanti ad uno degli scaffali dell’immensa libreria di quella stanza.
Una posa composta e austera. Non sembrava nemmeno lui.
Perché prima pensava che non fosse affatto cambiato?
L’uomo la davanti era cambiato più di quanto lui non immaginava…..o forse erano solo sue impressioni sbagliate?
-Vieni pure avanti FullMetal- disse lui, girandosi solo un istante a guardarlo.
Il biondino si avvicinò tranquillo, studiando ogni tomo contenuto nella libreria, con meraviglia.

-Cosa farete adesso?- domandò distaccato il Furher, osservandolo, con la coda nell’occhio,, inginocchiarsi per poi passare il dito indice su ogni titolo dei libri, come a cercarne uno in particolare.
-Penso che Al voglia tornare a Reesembol a trovare Winry e zia Pinako, e fargli sapere che siamo di nuovo qui a rompere la sua pace. Io poi avrei bisogno di una controllata.- affermò perplesso, rialzandosi e aprendo e chiudendo la mano dell’auto-mail, sentendo un piccolo cigolio.
-Sei anche cresciuto. Avrai problemi anche a camminare, no?- mormorò Roy, osservando come ormai come quel viso perfetto, quasi senza imperfezioni (quasi, perché l’ematoma del pugno subito si notava ancora), gli arrivasse al mento.
Strinse le mani dietro alla schiena, salde e ferme, mentre Edward gli rivolgeva uno di quei suoi rari sorrisi radiosi.

Quanto era davvero mancato a lui, Edward Elric?
Quanto…
Quante volte aveva sognato quel viso allegro o arrabbiato, furioso o deluso..
O semplicemente quegli occhi dall’oro colato come colore.
Dal canto suo, il biondo esultava mentalmente per ancora quella piccola informazione sulla sua altezza, anche se arrivava dall’uomo che aveva odiato di più al mondo.

L’aveva mai davvero odiato?

-Quando pensi di partite?- domandò ancora Mustang, riportando l’attenzione sui libri, per non sostare troppo sospettosamente su quegli occhi ambrati.
-Quanto prima, signore- disse normalmente Edward, accucciandosi di nuovo, per prendere un libro sullo scaffale più basso. -aveva una bella collezione il caro King, vero?- mormorò con un sorrisetto ironico il biondo, sentendo però subito dopo il ghigno del Furher.
-Ah no, FullMetal. La maggior parte di questi libri sono di mia esclusiva proprietà-
Edward rimase alquanto spiazzato.
-Mi scusi, ma dove diavolo li teneva nel suo alloggio? Sono tantissimi!- affermò perplesso il biondino, chiudendo con un colpo secco quello che aveva in mano.
Roy rise, guardandolo dall’alto.
Il ragazzo ora si sentì più piccolo per quel corpo che torreggiava su di lui.
Per un attimo ebbe un sussulto, chiedendosi poi subito dopo, cosa accadeva al suo corpo da reagire così, ogni volta che l’ex colonnello gli rivolgeva uno sguardo…un sorriso….
Un solo gesto.
-Oltre all’alloggio, ho un modesto appartamento in centro città- disse tranquillo Roy, incrociando lo sguardo di FullMetal, notando in lui un cedimento
In un solo, singolo, secondo, aveva visto qualcosa nel suo viso.
Uno sguardo che aveva visto molte volte sulle sue donne….ma no, cosa pensava!
Edward era più di una di quelle oche che si portava a letto ogni notte, per cancellare la sensazione di vuoto nella sua anima.
Quello che ora aveva scorto nel giovane alchimista…era qualcosa di più profondo.
Distolse poi gli occhi dalla sua figura piccola, perché ranicchiata, e bella.
-Conoscendola, sarà una suite imperiale, come minimo- affermò Edward, ridacchiando, ricercando così un certo equilibrio, che in un istante il Furher aveva mandato a farsi friggere.

Mustang sorrise, socchiudendo gli occhi, beandosi silenziosamente di quel suono cristallino che era la risata del giovane.
Chi doveva ringraziare per quel miracolo vivente?
Per quella presenza accanto a lui, anche se ancora distaccata da come lui la voleva?
Una piccola e pazza ragazzina, sbucata da chissà dove, sei anni fa.
Doveva credere che fosse il suo personale genio dei desideri? O un angelo misericordioso che gli aveva riportato prima Huges e poi Edward?

No…

C’era un solo angelo, nella sua anima..
E questo stava proprio li accanto a lui, accovacciato sulle punte, per rimettere a posto il libro preso precedentemente.
-Ho detto modesto, FullMetal. Per una volta dovresti credermi.- sussurrò sorridendo.
Edward lo continuò a guardare, inclinando il viso leggermente di lato.
-Come mai non abita in una bella villa, pieno di vizi, camerieri e belle inservienti da molestare?- chiese il ragazzo, studiando il superiore.

Perché l’unica cosa che mi interessa è uno stupido fagiolo, FullMetal

-Mi sembra ovvio. Non volevo mica diventare Comandante Supremo per sguazzare nel lusso.- affermò Roy, sospirando piano -Per vivere mi bastano i miei pochi mq in una palazzetta in centro a Central City, circondato dalle mie cose e- fece una pausa, constatando quanto gli risultasse doloroso pronunciare quella parola -…solo- mormorò, alzando le spalle, sentendo lo sguardo di FullMetal su di se.
-A parte questo. Continuerai la carriera militare?- domandò, tornando a guardarlo, mentre il giovane Elric si rialzava in piedi.
-Direi di si. Ha i suoi vantaggi essere Alchimista di Stato. E poi posso rendermi utile. Tornando a Reesembol invecchierei di pigrizia e noia.- affermò, sbuffando piano, mentre cercava di non guardare il Furher.

Racconta meno palle, FullMetal
Dì sinceramente perché vuoi rimanerci nell’esercito, a farti chiamare ancora cane, dalla gente.
Perché non puoi farne a meno…è forse per l’amicizia di Havoc, Breda, Falman? E Riza, Fury, Huges, e chi altro ancora?
O è per qualcos’altro?

Per qualcun’altro..…

Seguì il Furher, quando questi se ne ritornò alla scrivania.
Lo vide aprire un cassetto, tirandone fuori un oggetto, e poi tornò a guardarlo negli occhi.
-In questo caso, tieni- e lo vide lanciargli qualcosa, che Edward afferrò al volo.
Abbassò gli occhi, per osservare l’oggetto che si stava rigirando fra le mani, e notò che era un orologio d’argento.
Il SUO orologio d’argento.
Difatti lo aprì con un semplice gesto, e dentro trovò l’incisione che lui stesso vi fece, anni prima quando tutto quella pazzia iniziò.
-Don’t Forget…- sussurrò, passando con il pollice sulle lettere e sulla data ancora incise grazie all’alchimia. -dove l’ha trovato? Alphonse l’aveva perso ad Ishbar- mormorò Edward, tornando con gli occhi puntati sull’uomo davanti a lui.
Roy si appoggiò con le anche alla scrivania, portando le braccia conserte e un piede accavallato all’altro.
-Havoc me lo portò diversi anni fa. Un soldato glie l’aveva consegnato dopo essere stato con la truppa a controllare ancora una volta i resti della città- spiegò, chiudendo l'occhio con fare pensieroso. -Ero in distaccamento sui monti, e mi ritrovo i miei superiori, diciamo, visto che ero tornato soldato semplice, con questo fra le mani.- riprese subito dopo.
“È questo che mi ha riportato qui a Central City, dopo la tua scomparsa.” lo pensò, certo…ma non diede voce ai suoi pensieri.
Edward osservò ancora la scritta, per poi chiudere l’orologio e farselo scivolare in tasca.
-Grazie colonnel, cioè, Signore- mormorò il giovane, guardandolo.
-Dovere, FullMetal- mormorò l’uomo, sentendo quel piccolo sbaglio.
Un momento di rimpianto. Voleva sentirlo ancora chiamarlo così.
Dalla voce del Elric, colonnello sembrava così diverso dall’intonazione di tutti gli altri, quasi come a farti sentir fiero di quel grado.
Anche quando, quella stessa voce, era alterata dalla rabbia.
-Vedo che il cervello ti si è fermato a cinque anni fa, FullMetal, visto che continui a credere che sia un colonnello- la buttò li l’uomo, sorridendo di scherno, aspettandosi di sicuro la risposta puntigliosa dell’altro.
La vena pulsò sulla testa del biondino, e Roy si godette quegli occhi iniettati di ambrata sfida.
-No, credo che Colonnello di Merda suoni meglio. Viene più facile da pronunciare. Non sente come scivola via?- domandò Edward, sorridendo anche lui, sentendo la pace di quei primi momenti scemare.
Dal canto suo, il Furher si beò letteralmente dell’aria di guerra da parte del FullMetal.
Finalmente la sua piccola tempesta personale era tornata a vivacizzare le sue giornate vuote e spente.





I promise you


“Hai mai pensato veramente a queste parole?
Te l‘ho promesso
Sbaglio o sono io
Quello piovuto dal cielo?”





Ed ecco qui il capitolo 3 *-*
Waaa, non pensavo di riuscire ad arrivarci XD *-*gnik!
So che molti mi mangeranno, perché Roy non è saltato addosso a Ed, ma beh XD ogni cosa a suo tempo XD
*-* l’importante è che iniziano gli approci di avvicinamento XD poi in un momento di distrazione, zac! XD
Ehehe e di Huges cosa mi dite?^-^ piaciuta la piccola sorpresa?
v.v l’ho sempre detto che Amestris senza Huges, soprattutto, non è niente v.v nana, lui deve vivere A__A uahau! Anche se ha combinato non pochi casini XD ma non dico niente, vienvia ^^’
Bene, spero di riuscire a postare presto il prossimo A_A per ora vi lassio con questo piccolo (coff coff) capitoletto XD


Ringraziamenti:

SeryChan: oddiu quanti nomi XD ihihih l’intenzione come vedi, da parte sua ci sarebbe….ma deve prenderla con i guantini povero tato lui ^^‘’ altrimenti puff
I gatti danno il loro tocco di classe e pazzia XD come non metterli? E come avrai letto, mica vengono lasciati indietro XD per la gioia di Al e il suicidio di Ed ghghgh


mua: ma, guarda, avevo una mezza intenzione di perderne uno per la strada XD ma ci ho ripensato (chissà chi v.v n.d. Ed)(no, caro, tu mi servi ai fini della storia…*-*…hihihi n.d. me) (o.o’…Nii-chan!! ç___ç n.d. Ed)
*-* vedu che Lilith riscuote abbastanza successo XD bene bene ^^
Ehh, l’alchimia, l’alchimia ^^se non erro con i calcoli, al prossimo ci sarà qualche spiegazione, altrimenti quel povero di Edward si fa i complessi mentali XD
Al non si preoccupa….a lui bastano i gatti XD


SakuraAshe: ma nu *////* mi fai arroscire così *fa cerchietti a terra* me umile ragazza che mette insieme delle parole *annuisce* ^^’
Come detto sopra *saltella vittoriosa* il tutto si spiegherà nel prossimo capitolo^^


chamaedrys: Si, da come avrai letto, Al ha messo la testolina a posto, con l’unico obbiettivo nella mente….purtroppo per lui, gli son capitate le braccia di Armstrong XDD
Uhuhuh *-* chi lo sa…fuochino fuochi-…no Roy, metti via quella zampa v.v (*mette manina nella tasca e se ne va sconsolato* n.d.Roy)


Betta90 ^-^ *allunga uno dei suoi mici* tieni XD mi raccomando A_A trattalo bene, e dagli da mangiare 4 volte al giorno, più merenda e spuntino delle 3 di notte XDD
(Uno dei miei gatti mangia davvero con me lo spuntino delle 3 XD ghghg)
*-* visto visto? Direi che è andata più che bene sta volta XD soprattutto per il nostro caro fagiolo^-^


Andromeda: toh *-* ma guarda chi c’è XD
*faccina da figo* ehh, te lo dicevo che ti avremmo contagiata mia cara piccola Minu XD *-* ihihi XD Ed ha il suo perché…deve, diciamo, fare le sue figure di m altrimenti non è più il solito piccolo fagiolo*-*
Nnnooo, non nominare quel nome XD non puoi distruggermi il mito della voce di Roy v.v e che cacchiolo v.v ^^’
Al è un tesoro *-* verrà sommerso dai gatti XD
A parte questo, grassie per il commento cara*-* spero inizierai a seguirmi in questi piccoli (coff coff XD) capitoli*-*


   
 
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