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Autore: Lifaen    17/12/2013    1 recensioni
Salve a tutti! Come si può evincere dal titolo, la trama ruota attorno ad un gruppo di avventurieri che affrontano i demoni che infestano il loro mondo, nel tentativo di liberarlo. Spero vi divertiate a leggere questa storia come io mi diverto a scriverla! Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’aria era calda, satura dei fulmini che stava producendo.
Lenn tentò di ignorare lo sguardo penetrante e seducente della Carezza che lo osservava incenerire uno dopo l’altro le decine di fantocci di paglia che popolavano il campo di addestramento, situato all’esterno del palazzo in cui risiedevano ormai da due settimane.
Il campo era assolutamente desolato, una landa grigia estesa diversi metri oltre l’edificio gigantesco in cui risiedevano loro, la Carezza e le sue decine di servitori, tutti innaturalmente pallidi come lei, Lys e Syl, le due sorelle che sembravano unite da più di un semplice legame familiare.
Incenerì altri tre fantocci con un singolo gesto. Aveva recuperato tutta la sua abilità nel condurre elettricità a suo piacimento, ne era certo. I suoi amici sarebbero certamente stati contenti per lui.
Era stato Lenn stesso a prendere l’iniziativa e a domandare, durante uno dei pranzi a cui la Carezza li invitava regolarmente e che loro, per prudenza e cortesia, non mancavano mai di accettare, se lei potesse aiutarlo in qualche modo a recuperare l’abilità che sentiva di aver perduto dall’ultimo scontro.
La meravigliosa donna per un attimo era rimasta interdetta, poi aveva ridacchiato, facendogli venire la pelle d’oca per quel suono angelico.
“E cosa potrebbe mai insegnare una come me al Dio del Fulmine?” aveva domandato, il viso composto in un sorriso di grazia incomparabile.
Il giovane stregone aveva perso un battito al sentir nominare il suo vecchio titolo. Lui non aveva più avuto il coraggio anche solo di ripeterselo nella mente dal giorno dell’attacco al villaggio; non ne era più stato degno, dopo essere stato sconfitto in quel modo patetico e soprattutto per aver consentito che tutte quelle persone morissero.
“La prego, non merito quell’appellativo. Non lo usi mai più, per favore” aveva risposto, con un tono talmente lugubre da strappare un sospiro di compassione alla sua interlocutrice. L’espressione della quale era stata sostituita da una compassionevole e triste che la faceva sembrare più anziana. Lenn si odiò per averla resa infelice.
“Non era mia intenzione offenderti. Ti prego di perdonarmi” aveva detto, abbassando lo sguardo e riprendendo a mangiare.
Lo stregone si era sentito a disagio a lasciare che la conversazione terminasse in una maniera tanto deprimente, perciò, dopo pochi attimi in cui l’unico rumore era stato il tintinnare delle posate contro i piatti, aveva ripreso: “Quello che volevo chiederle, è se fosse disponibile un luogo dove potessi allenarmi. E’ parecchio che non faccio esercizio, non vorrei diventare ancora più debole.”
La donna aveva risollevato lo sguardo, e annuito: “Sì, un campo di addestramento c’è. Ovviamente, è a disposizione di voi tutti, ogniqualvolta vogliate, se ne avrete necessità.”
Erano passati due giorni, e Lenn sentiva di stare riprendendo sicurezza. Non sbagliava un colpo. Certo, fossero stati bersagli semoventi, forse non li avrebbe colpiti tutti, ma la potenza di ogni fulmine era tale che comunque anche chi fosse riuscito ad evitare un colpo diretto avrebbe subito le conseguenze di esservi stato troppo vicino.
Poi sentì un applauso provenire dalla direzione della Carezza. Ed effettivamente era lei che stava applaudendo.
“Davvero magistrale” disse, avanzando verso di lui. “Ho sempre ammirato chi riuscisse a fare uso di tuoni e fulmini, ma tu, ragazzo mio, sei un vero prodigio, un talento naturale.”
“La ringrazio molto, ma non sono nulla di speciale” disse Lenn, grattandosi la nuca, imbarazzato da tutti quei complimenti.
Lei sorrise. “E’ proprio qui che ti sbagli, mio giovane amico. Tu sei molto speciale, quasi unico oserei dire.”
“Ah davvero?” domando lo stregone, stupito. Non era nulla di speciale. C’erano sicuramente molti altri stregoni simili a lui nel mondo, non era certo tanto stupido da pensare di essere l’unico.
Stregoni che riescono a proteggere le persone a cui vogliono bene sussurrò la stessa maligna voce nella sua testa che lo tormentava ogni notte col pensiero di tutte le persone che aveva deluso.
“Davvero” rispose la Carezza, ormai a pochi passi da lui.
Lenn sobbalzò. Non si era accorto che fosse avanzata tanto, né che gli fosse arrivata tanto vicino.
“No, si fidi. Io non sono assolutamente nulla di speciale” ripeté, lievemente agitato, con un tono che voleva troncare ogni discussione.
D’improvviso, ebbe l’impressione che il sorriso della donna pallida dai capelli e dagli occhi di fuoco si fosse modificato. In qualche modo gli appariva … differente, dai sorrisi che finora gli aveva rivolto. Anche se non aveva perso la capacità di mandarlo in estasi, sembrava quasi … provocante, tentatore.
La Carezza avanzò ancora, fino ad arrivargli al fianco. Lui non si mosse. Sentiva, intuiva, percepiva che qualcosa in lei era cambiato e che sarebbe stata una mossa poco saggia scansarsi.
Lei portò le labbra perfette al suo orecchio, e sussurrò: “Se continui a reputarti tanto normale” e la parola fu pronunciata con un disprezzo che lo stregone non aveva ritenuto appartenerle, sebbene continuasse a suonare dolce come miele, “non sorprenderti se non sarai in grado di proteggere chicchessia da qualsivoglia pericolo.”
Lenn rimase di sasso. Come poteva quella donna sapere cosa agitava la sua anima e cosa lo turbava? Gliel’avevano detto gli altri? Il giovane si rifiutò di credere ad un’eventualità simile.
Lei continuò, incurante della reazione che aveva scatenato, la voce un sussurro persuasivo come lo stregone non ne aveva mai sentiti: “Chi è normale, chi è debole non ha alcuna possibilità di proteggere nessuno. Ma chi è speciale non ha solo la possibilità di salvare vite, Lenn. Chi è speciale come tu lo sei ha la possibilità di cambiare il mondo. Per farlo, però, ha bisogno di forza. Se però rifiuti la particolarità, l’eccezione che rappresenti in questo mondo, allora non aspettarti che il potere di cui hai bisogno ti piova dal cielo. Io posso aiutarti su questa strada, mio giovane stregone” aveva concluso allontanandosi, “ma non ne sarò in grado se prima non accetterai te stesso e ciò che questa accettazione comporta.”
Lenn rimase fermo nel campo, a riflettere su quelle parole, la cenere della paglia fulminata che si depositava lentamente al suolo.
 
  
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