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Autore: martynachiko    17/12/2013    4 recensioni
Nessuna donna può resistere al fascino del bel marchese Augusto Bartolomeo III, o forse una sì.
Il marchese va in ferie per qualche mese, tornerà più folle di prima e pronto per una spudorata corte, a corte! A presto!
Genere: Commedia, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Dedicato come sempre a Molly,
ma questa volta anche a Syriuccia con la speranza che Caterina non deluda le sue aspettative.

 
Quando tornai in biblioteca trovai la contessa Caterina, in piedi accanto ad uno scaffale, intenta a sfogliare le pagine di un libro. Non si era accorta che ero rientrato nella stanza e approfittai di quel vantaggio per osservarla al meglio indisturbato. Aveva dei lineamenti delicati, linee dolci del viso che si sposavano armonicamente con la profondità di due grandi occhi verdi. La candida pelle diafana faceva da contrasto alla brillantezza dei capelli corvini. Non era tanto alta e davanti alla svettante libreria parietale pareva quasi un’innocente bambina.
 
Sono assolutamente certo che tanto innocente non è!
 
Quando il mio sguardo, ardente di desiderio, si posò sulle carnose labbra color albicocca lei distolse l’attenzione dal libro e mi guardò imbarazzata.
 
«Augusto! Non vi avevo sentito rientrare. Vi prego di scusarmi se ho approfittato della vostra assenza per curiosare tra gli scaffali. L’implacabile curiosità è il mio peggior difetto!» disse mentre era intenta a posare in tutta fretta il volume che aveva tra le mani.
 
«Pensare che io, invece, trovo che la curiosità sia una virtù. Non bisognerebbe mai essere paghi di fare nuove “conoscenze”.» rimarcai l’ultima parola ma non sembrò coglierne il doppio senso oppure semplicemente finse di non averlo colto, si limitò, comunque, a sorridere cordialmente.
 
«Avete avuto problemi con la servitù? Vi ho sentito richiamarli.»
 
Contessa curiosa!
 
«Nulla di cui valga la pena impensierirsi mia cara Caterina, mi sono solo preoccupato che vi venisse servito il miglior thè di cui disponiamo. Ho molta cura dei miei ospiti e ho preferito sceglierlo personalmente. Sentirete che aroma! Arriva direttamente dalla Bretagna.»
 
La contessina tornò a sedersi sul divanetto foderato da un tessuto damascato della stessa tonalità di borgogna del suo vestito. Sembrava uscita da un dipinto.
 
«Siete un ottimo padrone di casa, marchese. Le vostre attenzioni mi lusingano.» e pronunciò l’ultima frase abbassando lo sguardo, cercando di celare il rossore delle gote.
 
«Lasciatemi dire che le attenzioni sono d’obbligo per un’ospite così ben gradita!»
 
Portò nuovamente lo sguardo su di me e, sbattendo ripetutamente le ciglia, la sua bocca esplose di nuovo in un sublime sorriso. I nostri occhi si scrutavano intensamente, prima l’uno e poi l’altro come lenti passi di un passionale giro di valzer.
Mi schiarii la voce e interruppi quel contatto visivo che stava divenendo troppo pericoloso. Non per me, ovviamente!  Ma la sorella del mio migliore amico se avesse continuato a giocare con il fuoco si sarebbe certamente scottata.  Ringraziai il cielo di avere un ferreo controllo sui miei istinti “ormonali”. Non potevo buttare all’aria vent’anni e passa di amicizia fraterna con Umberto saltando addosso a sua sorella alla prima occasione. Sarò anche un indomabile marpione, ma tutto si può dire sul marchese Augusto Bartolomeo III Federico Guglielmo della nobile casata dei Cirimbaldi di Vilaurio tranne che non sia un galantuomo!
 
«Dunque contessina, tornando all’argomento che ci sta tanto a cuore, ho voluto così fortemente parlare con voi proprio per comunicarvi che Umberto da qualche tempo a questa parte…»
 
«Signora contessa il thè lo preferite con o senza limone?»
 
«Emilia, non lo vedi che stiamo parlando di questioni delicate? Ti sembra il modo di interromperci? Sciocca serva! Nemmeno la basilare educazione, dico io! E poi guardala: questo grazioso bocciolo di rosa ti sembra una “signora”? Inoltre io non vedo alcuna fede al suo anulare! Mancare di rispetto alla mia ospite, ma che figura mi fai fare? Chiedi immediatamente scusa alla contessina del Rocchetto e quando avrò finito di disquisire con lei bada bene di ricordarmi di assegnarti la giusta punizione!»
 
La serva paonazza fissava il pavimento, si piegò in un inchino e rivolta alla contessa disse:
«Chiedo umilmente scusa, contessina, vogliate perdonare la mia impudenza!»
 
Caterina guardò con tenerezza la cameriera e poggiandole una mano sulle sue, che teneva giunte sul ventre, la rassicurò:
«Non ti preoccupare Emilia, sono sicura che riuscirò a convincere il tuo padrone ad essere clemente con te. Comunque ti ringrazio, il thè lo prendo senza limone.»
 
Emilia, guardando in un punto imprecisato del pavimento, si piegò nuovamente in un inchino e si volse verso il tavolino che separava la mia poltrona dal divano dove composta sedeva la mia gradita ospite. Vi aveva precedentemente posato il vassoio su cui poggiava il pregiato servizio da thè in Sheffield con eleganti decorazioni equestri e ora stava armeggiando con un curioso cucchiaino forellato.
Scostai l’attenzione da Emilia, che ormai era in procinto di versare la calda bevanda nelle tazze, e mi rivolsi nuovamente a Caterina:
«Confidare a voi le mie preoccupazioni sta alleggerendo il mio turbamento.»
 
«Le rassicurazioni sono vicendevoli, marchese! Ora, qui con voi, mi sento più tranquilla, ma non avete idea della preoccupazione lacerante che mi hanno instillato i miei servitori quando mi hanno riferito che Umberto era solito tornare a palazzo molto tardi con addosso un inconfondibile puzzo di alcol e sigaro! Per poco non ho perso i sensi quando ieri sera con i miei occhi l’ho visto tornare con addosso quelle orrende e ridicole scarpe che non gli avevo mai visto prima! Cosa gli prende al mio caro fratello? Vi prego, Augusto, aiutatemi a riportarlo sulla retta via! »
 
Orrende e ridicole scarpe?!?
Mi sono costate un accidenti! Non ha alcun rispetto per la raffinatezza della moda!
Sono ancora turbato dalla perdita a dadi con Umberto che mi ha visto sottrarre i miei preziosi Hessians blu di Persia con fibbie oro e pennacchio rosa fenicottero e lei osa definirli ridicoli?!? Devo calmarmi!
 
Mi schiarii la voce e cercando di non pensare alla greve offesa ricevuta dissi:
«Consideratelo già fatto, contessina! Umberto da oggi in poi godrà della mia totale sorveglianza e protezione. Lo costringerò ad abbandonare questi deplorevoli vizi quant’è vero che sono un uomo d’onore!»
 
In quel preciso istante Emilia inciampò e rovesciò addosso alla contessa il thè che le stava porgendo.
 
Paf!
 
La contessina si alzò di scatto e in un battibaleno colpì con un sonoro schiaffo la guancia della mia cameriera. La serva, mortificata, iniziò a tamponare il vestito di Caterina con un panno che tirò fuori dalla consunta divisa di servizio.
 
«Sciocca serva! Non lo vedi che è broccato veneziano? Mi è costato quanto la mia dote farlo arrivare fin qui! Stai ferma o lo rovinerai tutto! Non hai alcun rispetto per la raffinatezza della moda!»  la spintonò per allontanarla dal suo pregiato abito modaiolo.
 
Per la prima volta in vita mia rimasi senza parole.
 
Quella donna deve essere mia!
   
 
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