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Autore: LunaMoony92    22/12/2013    5 recensioni
Questa è una storia un pò particolare. Inizia con la notte del 31 Ottobre, protagonista la famiglia Potter. Le cose non andranno precisamente come tutti sappiamo. Remus e Sirius avranno un ruolo molto importante. Da quella notte dipenderà il destino di Harry, che sarà diverso da quello che tutti noi conosciamo. Avrà la possibilità di non essere solo.
Spero sarete curiosi di leggere.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Potter, Harry Potter, I Malandrini, Remus Lupin, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Durante l'infanzia di Harry
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Angolo autrice: Salve a tutti J Nuovo capitolo della nostra storia, con un grande colpo di scena! Approfitto di questo spazio per farvi gli auguri di un buon Natale e felice anno nuovo! Un bacio a tutti J Recensite, mi raccomando! LunaMoony
 
Dopo l’ultima chiacchierata avuta con Silente, Lily aveva finalmente potuto iniziare la sua attività di pozionista. L’anziano preside, infatti, era riuscito a farle recapitare calderoni, ingredienti e anche molti libri della biblioteca di Hogwarts, scelti con cura da Madama Chips.
Con l’aiuto di Sirius, era riuscita a ricavarsi un piccolo studio dove poter lavorare e ormai passava gran parte della sua giornata chiusa lì dentro a cercare una cura per Frank e Alice. Avere un nuovo scopo da perseguire era stato per lei come una manna dal cielo. Avere la mente impegnata le faceva dimenticare di trovarsi “in gabbia”, impossibilitata ad uscire di casa.
Mentre leggeva i numerosi libri, cercava di concentrarsi non più sulla loro condizione di malati, ma sulla possibilità di trovare una cura. Una nuova speranza si era accesa in lei ed era decisa a portare fino in fondo il suo lavoro.
Grazie all’intervento di Malocchio, i doppi turni di Remus erano finalmente finiti ed era riuscito a ottenere una settimana di riposo.
Così, mentre Lily passava le sue giornate nel “laboratorio” che era riuscita ad improvvisare, Harry veniva accudito da Remus che era ben felice di quel nuovo impiego.
Era la fine di Gennaio, Harry aveva già 18 mesi. Riusciva a camminare abbastanza sicuro sulle sue gambette, anche se a volte inciampava in qualche giocattolo e cadeva a terra con un tonfo. Era un bambino molto tenace però, non si perdeva d’animo. Cercava un appiglio e subito si rialzava per correre più forte di prima dietro al boccino che Sirius aveva incantato per lui.
Aveva ancora qualche difficoltà nel parlare. Dopo lo shock subìto la sera dell’attacco di Voldemort, aveva avuto un blocco che era durato qualche mese. Piano piano, anche grazie alla vicinanza di Ron e degli altri bambini Weasley, era tornato a dire qualche parola.
Lily ricordava ancora quel pomeriggio alla Tana in cui l’aveva chiamata Mamma. Stava preparando una torta insieme a Molly, quando Harry, camminando incerto, le si era avvicinato e, dopo averle tirato il grembiule, aveva detto: Mamma totta?”
Lily non era riuscita a trattenere le lacrime e l’aveva stretto a sé, sporcandolo di farina e cioccolato. Il bimbo la guardava un po’ stranito, non capendo perché la mamma piangesse. Anche Molly si era commossa, fino a quando uno dei gemelli non era entrato in cucina e aveva rubato la cioccolata che serviva per la torta e lei aveva iniziato a rincorrerlo per casa.
Era così bello vivere con loro.
Harry adorava abitare alla Tana. Li non era solo, c’erano Ron, la piccola Ginny, i gemelli con cui giocare. Il trasferimento all’appartamento l’aveva reso triste, ma a tirargli su il morale ci pensava Sirius con le sue bravate. Erano uno spasso insieme, lui e Sirius. Remus continuava a dire che non riusciva a capire chi fosse il più piccolo tra i due. Spesso, infatti,  si ritrovava a rimproverare il suo amico perché cercava di truccare alla scopa giocattolo per farla volare più in alto o perché lasciava la finestra aperta, rischiando di far volare via Harry. Era sempre stato così: Sirius eterno bambino, scanzonato e irresponsabile, l’opposto di Remus che era maturo, attento e responsabile. Ma, in fondo, si volevano bene proprio perché erano così diversi.
Quando Lily li vedeva battibeccare, non poteva fare a meno di pensare che assomigliassero terribilmente ad una vecchia coppia. Vederli insieme gli faceva pensare a James. Quei tre erano sempre stati inseparabili, anzi quei quattro. Ripensare che proprio uno dei migliori amici di suo marito era stato la causa della sua morte, le faceva venire il voltastomaco. E pensare che avevano dubitato di Remus…
Adesso, quando lo guardava giocare con Harry, leggergli le favole o fargli semplicemente una carezza, capiva sempre più che mai, mai, mai lui li avrebbe potuti tradire.
 
 
 
Remus aprì la dispensa alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti, ma notò che era rimasto soltanto un barattolo di marmellata mezzo vuoto e due biscotti ormai quasi del tutto sbriciolati.
“SIRIUSSSS!” chiamò forte.
“Siii?” rispose lui, con il suo solito tono canzonatorio. “Ho forse sentito la sua voce leggiadra che invocava il mio nome?”
Remus incrociò le braccia sul petto e alzò un sopracciglio.
“Sai che non attacca con me.” disse. “Non dovevi andare a fare la spesa, tipo 2 giorni fa?”
“Beh, diciamo che ho pensato potessi farlo tu! Dopotutto, sei in vacanza!”
Remus continuava a guardarlo con lo sguardo accigliato e vagamente divertito.
“No, tocca a te. Io ci sono andato la settimana scorsa, nonostante facessi i doppi turni. Ti conviene andarci se per cena non vuoi mangiare mezzo biscotto con la marmellata.”
Rassegnato, Sirius posò sul divano Harry e prese il cappotto.
“Non diventare mai come lui, piccolino. Toglie sempre tutto il divertimento” disse al bambino e uscì.
Remus sorrise e andò a prendere Harry.
“Cosa vuoi fare oggi?” gli disse dolcemente.
Il bambino lo guardò, poi disse: “Mamma?”
“Mamma sta lavorando per i suoi amici, più tardi andiamo da lei, ok?”
“Abbene!” disse Harry, contento di sapere che la sua mamma non era andata via.
“Vuoi che ti legga una storia?” provò a proporre Remus. Era quasi l’ora del riposino e dopo tutto l’eccitamento per aver giocato con la scopa insieme a Sirius, sarebbe stata dura mettere a letto quel piccolo terremoto.
Strofinandosi gli occhi, Harry rispose: “Ci, papà.”
Papà.
Papà.
L’aveva chiamato papà.
Remus rimase paralizzato. Il bambino lo guardava con i suoi occhioni verdi, cercando di capire perché non fosse felice come lo era stata la sua mamma quando lui aveva detto il suo nome.
Remus tremava. Non poteva essere, non doveva essere!
Balbettando, cercò di dire qualcosa.
“No, Harry. Io… Io sono solo Remus, zio Remus. Ti ricordi?”
Il bambino ci pensò un attimo e disse di nuovo: “Papà!” battendo le manine, come a congratularsi con se stesso per quello che aveva appena detto.
Remus si alzò dal divano e iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza.
Tutto questo non aveva senso. Perché Harry lo chiamava papà? Dopotutto, passava molto più tempo insieme a Sirius, sarebbe stato più normale che chiamasse lui papà. Ma no, a lui lo chiamava “Sius”, zio qualche volta. E allora perché a lui aveva riservato quel tiro mancino?
Con le mani tra i capelli, guardava quel bambino che stava iniziando a mettere su il musino di chi sta per piangere, evidentemente spaventato dalla reazione che Remus aveva avuto.
Si avvicinò e lo prese in braccio. Il bambino si ritrasse e disse: “Tu no papà?”
“No Harry, io non sono il tuo papà. Sono solo lo zio Remus. Mi vuoi bene lo stesso?”
Il bambino sospirò e gli strinse la manina attorno al braccio, per farsi prendere.
Remus lo prese e gli carezzò la testa.
“Vuoi ancora che ti legga qualcosa?” disse.
“Ci.”
“Allora andiamo.”
 
 
 
Sirius si era accorto di aver dimenticato il portafogli a casa. Essendo in una periferia babbana, non poteva certo appellarlo, rischiando di farsi scoprire quando tutti avrebbero visto un portafogli volante, così era dovuto tornare indietro.
Aveva aperto la porta giusto in tempo di sentire Harry pronunciare quelle due sillabe: papà.
Harry aveva chiamato Remus papà.
Si era nascosto, per ascoltare la risposta di  Remus.
Anche se non lo vedeva, riusciva a figurarselo: rosso in viso, gli occhi sgranati e le mani tremanti. Sicuramente non l’aveva presa bene.
Sirius aveva capito da tempo che lui non sarebbe mai potuto essere un padre per Harry. Voleva bene ad Harry con ogni fibra del suo corpo e l’avrebbe difeso anche a costo della vita, ma per lui era più come un fratellino più piccolo, la versione miniaturizzata di James.
Per lui sarebbe stato un fratello maggiore, magari lo zio figo, ma non un padre.
Remus, Remus si che aveva la stoffa da padre. Responsabile, autorevole, era lui il tipo da “ti leggo una fiaba” Sirius era più il tipo da “distruggiamo il salotto giocando a Quiddich.”
Nessuno avrebbe mai potuto rimpiazzare James, questo era certo, ma Remus sarebbe potuto essere per Harry una figura paterna di riferimento.
Sirius però sapeva che Remus non l’avrebbe mai accettato. Lo vedeva come un tradimento nei confronti di James, come se lui volesse prenderne il posto.
Vedendo Remus e Harry lasciare la stanza, prese il portafogli, fece un sospiro e andò via, avendo cura di non fare rumore.
 
 
 
 
Harry finalmente si era addormentato, stringendo forte il suo pelouche preferito, un cervo, regalo di James. Aveva tutta la collezione: Cervo, Lupo, Cane e Topo, ma il topo  da qualche mese era astato gettato nella spazzatura e il suo posto adesso era stato riempito da un drago, regalo di Hagrid.
Remus chiuse piano la porta della stanza di Harry e tornò nel salotto. Sirius non era ancora tornato e Lily era ancora in laboratorio.
Harry l’aveva chiamato papà.
Vagava per la stanza come un’anima in pena cercando di calmarsi, ma finì con il dare un pugno al muro. Aprì e richiuse il pugno. Il dolore non l’aveva reso più lucido come aveva sperato, così ne diede un altro e un altro ancora.
A cosa serviva? Anche se fosse riuscito a buttare giù l’intera la parete, non avrebbe cambiato le cose.
Si sentiva un traditore. James, cosa avrebbe detto James?
Lui non voleva prendere il suo posto, non l’avrebbe mai voluto. Voleva molto bene ad Harry e lo considerava come un nipote, figlio di suo fratello. Perché James era stato suo fratello e lui non poteva fargli questo.
E se Harry l’avesse chiamato papà davanti a Lily? Cosa avrebbe pensato lei? Avrebbe pensato che stava cercando di sostituire James. Chiunque l’avrebbe pensato, anche Sirius.
Mentre continuava a fare avanti e indietro nel salone, si avvicinò ad una foto. Era del loro quinto anno ad Hogwarts. Sirius, James, Peter e lui sorridevano felici e agitavano le mani.
Grifondoro aveva appena vinto la coppa di Quiddich, James e Sirius avevano ancora le divise e saltellavamo dalla gioia. Il cuore gli si strinse. Gli mancava terribilmente James.
Era stato lui a notarlo, ad Hogwarts.
Remus era un bambino molto timido, sembrava aver paura della gente. Preferiva stare da solo, così che nessuno potesse scoprire il suo segreto. Aveva passato così il suo primo quadrimestre, studiando più di tutti e non stringendo amicizia con nessuno ad eccezione di Peter, a cui passava i compiti qualche volta.
James e Sirius, invece, si erano conosciuti sul treno e da quel momento erano diventati inseparabili. Erano molto simili: popolari, affascinanti e terribilmente casinisti. In pratica, l’esatto opposto di Remus.
Un giorno però, durante una lezione di Erbologia, James si era ferito con il pus di Burbotubero e a Remus era venuto istintivo passargli la garza che aveva preparato per sé in caso di incidente.
James gli aveva sorriso e aveva accettato.
Qualche giorno dopo, a colazione, gli si era seduto vicino seguito a ruota da Sirius.
Remus era rimasto molto sorpreso quando era stato chiamato per nome da quei due ragazzi.
“Ehi Remus, non ti ho ringraziato per l’altro giorno!” aveva detto semplicemente James.
“Figurati.” era riuscito a dire Remus.
“Piacere, io sono Sirius. Se prendi James, ti tocca tutto il pacchetto!” Aveva detto Sirius, sentendosi escluso dalla discussione.
E così avevano iniziato ad essere amici e, inevitabilmente, al loro secondo anno, dopo le ripetute assenze di Remus proprio nei giorni di luna piena, avevano fatto due più due e avevano scoperto il suo segreto.
Peter ne era terrorizzato, Sirius era un po’ dubbioso sul da farsi, ma James aveva liquidato la questione dicendo: “E’ solo Remus! Cosa importa se una volta al mese diventa un po’ più peloso?”
E  così, negli anni a seguire, i suoi amici si erano dedicati anima e cuore nell’ impresa di diventare animaghi per poterlo affiancare durante le sue trasformazioni e alla fine c’erano riusciti.
Una lacrima scese sul viso di Remus.
Come poteva fare questo a loro? La sua famiglia! E Lily…
Lily che aveva sempre avuto una buona parola per lui, che non era scappata quando aveva saputo la verità sul suo conto, che gli aveva chiesto scusa per aver dubitato di lui.
Lily, a cui un mese fa aveva detto che il suo posto era lì, con loro. Aveva giurato a lei e a se stesso che non sarebbe più scappato. E allora adesso perché l’unica cosa che avrebbe voluto fare era proprio quella?
Prese il cappotto e fece per uscire, ma fu bloccato dall’arrivo di Sirius.
“Ehi, Lunastorta, dove vai di bello? Io ho fatto la spesa ma a te tocca cucinare!” aveva detto Sirius.
“Sto… Sto uscendo. Harry dorme e Lily sarà qui a momenti.  Io esco.”
Stava per varcare la porta, ma la mano di Sirius lo bloccò.
“Stai scappando di nuovo, vero?” nella sua voce c’era una leggera nota di tristezza.
Remus trasalì.
“Io, no, ma che dici?!”
“Ho sentito tutto. Intendo prima, ho sentito Harry.”
Remus sbiancò. Sirius l’aveva sentito.
Non riuscì a dire niente, lo sguardo piantato sul pavimento.
“Remus, non è successo niente. So cosa stai pensando e ti assicuro che ti sbagli, come sempre d’altronde.”
Remus tremava, cercando di divincolarsi dalla presa di Sirius.
“Non andare via. Fallo per Lily, fallo per Harry. Fallo per me. Non lasciarci, ti prego.” disse Sirius, con gli occhi lucidi.
Aveva già perso James e non avrebbe permesso a Remus di varcare quella porta.
Una vocina richiamò la loro attenzione.
“Emus?” diceva.
“Vedi, non l’ha fatto più. Che senso ha andare via? Abbiamo bisogno di te! Chi cucinerà stasera sennò?” aggiunse poi per smorzare la tensione.
Remus alzò gli occhi e incrociò quelli grigi di Sirius.
Sirius era un’irresponsabile ma era un vero amico e un fratello. Lo abbracciò forte e gli disse semplicemente “Grazie.”
“Staccati di dosso, lupo pulcioso, pensa se ci vedesse James!” disse Sirius, asciugandosi gli occhi.
 “Se vi vedesse James, direbbe che siete una coppietta molto tenera” disse Lily che era tornata dal laboratorio e li osservava divertita, all’oscuro di ciò che era successo.
Remus evitò il suo sguardo e andò nella camera del piccolo Harry che ancora lo stava chiamando.
Forse aveva fatto un brutto e avrebbe avuto bisogno di un’altra favola.
  
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