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Autore: Dicembre    17/05/2008    5 recensioni
Nyven è uno schiavo, nato in catene non ha mai vissuto una vita diversa, per lui un padrone vale l'altro. Quando viene venduto al Crocevia, non può immaginare chi sia il suo nuovo padrone, nè chi viva alla sua corte. Si accorge però subito che il luogo dov'è stato portato è completamente diverso da tutto ciò che ha visto e da tutto ciò che ha vissuto. Irìyas l'ha acquistato per i suoi capelli, cremisi ed indomabili, che hanno una proprietà indispensabile di cui neanche un mago della sua potenza può fare a meno. Specialmente quando il mago si ritrova ad affrontare il Fuoco Eterno, scagliatogli contro da un suo vecchio amico e si ritrova legato ad una promessa fatta ad un drago per cui farebbe di tutto. Nyven è intrappolato in quest'intreccio di tradimento e di fedeltà e ne rimane inevitabilmente affascinato. Ma c’è un fondo cremisi, un’anima dedita al fuoco nel ragazzo, che nessuno sa spiegare , ma che tutti temono. E’ innata, sconosciuta ed indomabile.
Il mago però non può lasciarlo libero, e Nyven non conosce cosa giace nel suo animo. La matassa è stata srotolata troppo tempo prima perché ora si possa tornare indietro. Il Re, il cavaliere e amico del mago, il traditore… Tutti vogliono qualcosa, mentre il Regno rischia di ardere in eterno.
Genere: Romantico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti ^_^/ Ormai siamo abbastanza "in là" nella storia, anche se ce n'è ancora da venire XD Come vi sembra? Com'è? Su, si Si'ore e si'ori, rompete gli indugi. Chi ha sempre letto e mai recensito, chi ha sempre recensito e mai letto °_°, chi passa di qui per caso, qui per qualche biscottino al cioccolato (la casa ne ha di ottimi), lasciatemi un commento, un saluto, un cenno, un fiore. Quel che volete, sarà tutto messo in bacheca ed esposto *_* Vi ringrazio per aver letto fin qui. e spero andiate anche oltre ehehe un Bacione, Dicembre

 

***

 

Capitolo Sedici

 

 

 

Un Ohnan cantava mesto.

Cantava dell’uomo-falco, della sua forza e del suo coraggio. Le terre erano unite, un tempo, quando lui viveva per il suo amore.

Ma era un’era gravida di oscurità.

La voce dell’Ohnan si piegò, in un pianto.

Era l’epoca dei Venti, quando arrivarono e distrussero tutto ciò che sfioravano. L’uomo-falco non poté nulla contro di loro. Nessuno poté nulla. L’impeto del Vento rapì il suo amore, distruggendo così l’unica cosa per cui valesse la pena di vivere.

La taverna dove il bardo raccontava il suo canto popolare era in silenzio, ammaliata dall’ennesimo racconto dell’uomo-falco e della sua donna e dalla tristezza di saperli ancora in cerca l’uno dell’altra.

C’era la guerra, e la luna Rubra bruciò sotto l’impeto della violenza di quel periodo. Tinse il cielo del Nord di rosso.

La Bianca non capì né dove fosse, né tanto meno come mai fosse lì. Non conosceva il luogo, né i suoi avventori. Conosceva la canzone, nata quando ormai era Sacerdotessa. Era un mito di cui non ricordava l’origine.

Tuttavia ricordava benissimo l’arrivo di ciò che avrebbe distrutto tutto.

L’Ohnan continuò a cantare.

Raccontò del terremoto che seguì i Venti, di come la terra si spaccò in due. Continuò a raccontare, ma la Bianca smise di ascoltare. Si ritrovò seduta, sola, su una seggiola lontana dal bardo, vestita con le vesti che celebrano il Vespro.

Cercò di alzarsi, ma rimase immobile.

D’improvviso il cantore smise di parlare e si zittì. Tutta la locanda cadde in un silenzio innaturale. Come un fuoco che si spegne, divenne tutto grigio, senza colore. E divenne tutto freddo.

L’Ohnan si alzò, e si avvicinò a lei silenziosamente. Camminava, ma pareva non toccare il suolo coi piedi, pareva quasi privo di materia.

Si avvicinò, di più, e le si accostò al viso.

“Tu” le disse” che sei stata testimone della fine di un’Età, nel buio vedrai il tramonto della seconda”

La Bianca sgranò gli occhi e non capì, ma schiacciò d’istinto la schiena contro la sedia, per allontanarsi il più possibile da quel bardo che le parlava come se la conoscesse.

L’aria si fece ancora più gelida.

“Non è possibile per gli uomini vedere l’alba e il tramonto delle Età.”

“Chi sei?”

“Chi ero”

“Sei morto?”

Lui annuì, e la Bianca cercò di guardarlo bene in viso. Si accorse che l’ Ohnan non aveva un viso definito; lei non riusciva a vederlo. Poteva essere vecchio, o poteva essere giovane, si accorse che poteva essere qualunque cosa.

“Sono morto, non cercare di guardarmi, io non esisto più”

“Chi sei?”

Lui sembrò alzare la spalle e la Bianca ebbe la sensazione che l’Ohnan sospirasse.

“Te l’ho già detto, io ero”

“Che cosa ti è successo?”

Di nuovo, il bardo sospirò: “Ora mi ritrovo solo a cantare, ciò che è stato nel passato non ha importanza”

La Bianca sgranò gli occhi. La voce, le movenze e soprattutto quella cadenza così particolare nel sillabare ogni singola parola…

Lui sorrise, consapevole che lei l’aveva riconosciuto.

“Sei stato ucciso”

Il cantore non rispose, per un attimo. La sacerdotessa si accorse che intorno a loro non c’era più nessuno, solo neve e freddo.

“Nessun umano può essere il testimone dell’alba e del tramonto di un’Età. Ma ora, adesso che il sole ha cominciato a declinare ma è ancora luminoso, salvati. Salva te stessa e ciò che ami.”

Una folata di vento gelido le ghiacciò le guance. La Bianca rimase immobile, incapace di parlare.  Non aveva più voce, né fiato in gola.

L’Ohnan sorrise.

“Ci rivedremo a suo tempo, quando verrai da me. Per ora, salvati”.

Divenne tutto di un buio innaturale e così freddo da gelare il cuore in un istante.

La Bianca si svegliò di soprassalto, gridando con la sua voce vecchia e gracchiante. Le membra le facevano male e aveva il fiato corto.

Fu in quell’istante che divenne consapevole che la Seconda Età era prossima al termine e che lei non avrebbe visto l’alba della nuova: sarebbe morta presto, nel gelo.

 

 

 

Gli occhi di Mamir correvano veloci fra i rami, seguendo quell’odore tenue che era l’unica traccia che aveva.

La Bianca non era in città, di questo era certo.

Il mago aveva detto a lui di andare a prenderla perché era in un posto isolato. Il lupo si chiese perché fosse stata così stupida da rapire Nyven.

Ma non si soffermò troppo su quel pensiero: le ragioni, le cause e le concause… Non erano affari suoi, né gli interessavano particolarmente. Il suoi ragionamenti erano molto più lineari di quelli di un essere umano. La Bianca aveva violato ciò che non poteva essere violato. La Bianca doveva pagare.

Pensò a cosa Irìyas le avrebbe fatto, una volta portata al suo cospetto, ma non trovò nessuna risposta. Avrebbe potuto ucciderla o punirla. Di più, davvero, non poteva dire.

L’odore si intensificò, sulle rive del Lago Tondo, Mamir lo seguì come un segugio segue la propria preda.

La trovò, com’era ovvio. La ricerca fu minima, un lupo è nato per la caccia. Ma non poté toccarla.

La trovò seduta sui resti del muro portante della Cappella del Vespro, con le gambe che ondeggiavano lungo il perimetro esterno e la sua schiena appoggiata ad una colonnina che, probabilmente una volta, era il supporto per una finestra.

“Mi hai trovata…” disse lei.

“Scendi” le ordinò il Lapdinare, ma lei scosse la testa.

“Se scendessi, mi prenderesti e mi porteresti da lui” disse con l’ovvietà di quando si spiegano le cose semplici “Qui invece sono protetta e per te questo” disse appoggiando la mano al muro su cui era seduta “è un limite invalicabile”

“Irìyas ti raggiungerà”

 “L’ha già fatto, guarda” la Bianca alzò il braccio mostrando una ferita lunga che gli incideva la pelle del collo e della spalla “Quando è arrabbiato è davvero spaventoso” sorrise mestamente.

Mamir iniziò a camminare a destra e a sinistra, per studiare il modo per afferrare quella traditrice e portarla dal mago.

“Quello che hai fatto è insensato. Voi umani...”

“Noi umani ci muoviamo e abbiamo motivazioni che voi lupi non potrete mai capire”

Mamir si fermò un istante e fece una smorfia, mostrando la sua fila di denti aguzzi: “Questo è vero, ma alla fine siete sempre in fuga da quello che fate”

La Bianca scosse la testa: “Lo sai che mi ha parlato nella Lingua Antica?”

Mamir non capì e i suoi occhi rossi si rimpicciolirono aspettando una spiegazione.

“Nyven, il ragazzo…o chiunque sia. M’ha parlato nella Lingua Antica, lo sciocco. Senza neanche rendersene conto.” La Bianca si sistemò i capelli dietro le orecchie e guardò lontano, nessun punto di preciso. Il vento le riportò la ciocca di capelli davanti alla faccia

“Avevo quindici anni quando arrivarono i Venti”

Mamir si immobilizzò. Davvero la Bianca era così vecchia?

Poi lei riprese: “Quando finì la Prima Età, quando i Venti portarono distruzione e scompiglio, avevo solo quindici anni. La Lingua Antica fu perduta e nessuno, da allora, l’ha più parlata” si strinse nelle spalle, quasi a giustificarsi “Io stessa la ricordo molto male”

“Tu sei una Sacerdotessa della Prima Età?”

Lei annuì, guardando il lupo per la prima volta negli occhi e senza rabbrividire: “Che cosa avevo da perdere nel togliere Nyven ad Irìyas?”

Mamir ringhiò: “Spiegati donna, non parlare per enigmi!”

“Chi parla la Lingua Antica, Mamir? Chi?” la Bianca scosse i capelli “Nessuno. Eppure Nyven, senza neanche accorgersene, mi ha parlato nella lingua dimenticata, in quella lingua bruciata dopo l’avvento dei Venti. Non c’è modo che lui la sappia. Nessuna creatura in tutto l’Ovest ricorda quella lingua. Io e pochissimi altri possiamo dire di ricordare la venuta dei Venti, ma nessuno di noi ricorda una lingua dimenticata. Eravamo troppo giovani e troppo sciocchi per farne tesoro. Lui invece…” la Bianca sospirò. “Lui la sa.  Nyven porterà sventura. La porterà ad Irìyas, ma anche a tutti coloro che gli sono in qualche modo legati. La porterà a te, così come la porterà a me. Dovevo allontanarlo, ma il mago se lo teneva così stretto…” lasciò che le parole scorressero via, permettendo per un istante che il vento le disperdesse. “Non hai notato anche tu un fondo cremisi e minaccioso nell’animo del ragazzo? Non dirmi che il tuo istinto non ti ha detto più volte che sarebbe stato molto meglio averlo lontano piuttosto che vicino…”

Mamir fu colto alla sprovvista. Annuì, non  poteva certo mentire su una cosa così evidente.

“L’unico che non se ne rende conto è Irìyas che segue ostinatamente il suo sogno, senza badare alle conseguenze”

Il lapdinare riprese a camminare, come per puntare una preda: “Ti sbagli. Irìyas sa bene quel che fa e sa bene che Nyven è ben più che un semplice schiavo. “
”E’ che lui può scendere a compromessi, io no” tagliò corto la Bianca, come se fosse infastidita dalle sue stesse parole “Guarda la mia casa” disse con un ampio gesto del braccio “Guarda la mia casa e dimmi. Pensi davvero che io possa scendere a compromessi? Pensi davvero che possa permettermi di aspettare che un moccioso si riveli?” stinse i pugni stizzita “Per cosa? Per lasciar che un mago pazzo faccia quel che vuole e che gli ultimi resti della mia casa vengano rasi al suolo davanti ai miei occhi?” rise divertita “Proprio con te ne parlo! Proprio con te che sei un lupo e che sai cosa significa l’appartenenza ad un branco e il dover proteggere il proprio territorio! Nyven avrebbe distrutto gli ultimi fasti di una casa in rovina. Su queste poche pietre posso ricostruire, posso riedificare il sacerdozio del Vespro. Con Nyven qui, mi sarebbe stato impossibile”

Il lupo digrignò i denti e annuì, ma ugualmente disse: “Sai che mettersi contro ad Irìyas equivale a perdere qualunque cosa si abbia. Non ti perdonerà per quello che hai fatto”

“Se non sarò io a riedificare queste mura, allora sarà chi viene dopo di me. Non ha importanza. E nemmeno m’interessa di morire” si strinse nelle spalle. “Mi hai ascoltato, mio bel lupo? Non ho forse il diritto di essere stanca di questa vita che non ha avuto per me nessun riguardo?” Sospirò, abbassando le spalle, quasi a sottolineare la sua resa: “Difendo l’unica cosa che m’appartiene e che non voglio che venga a perdersi nel tempo”

Poi la Bianca si mise a ridere, di un sorriso liberatorio: “Pensa, Mamir, pensa a quando tutto questo sarà finito, quando Gyonnareth avrà spalancato le sue fauci e avrà bruciato questi luoghi, quando…” La ferita sul collo ricominciò a sanguinarle.

“Irìyas non la pensa allo stesso modo, ma si sbaglia” la Bianca sospirò “Nyven ha parlato nella Lingua Antica e conosceva le parole che Irìyas dovrà pronunciare di fronte a Gyonnareth: le ha incise col fuoco sulla carta del libro che io stessa ho procurato ad Irìyas. Non posso davvero credere non sapesse che sarei, prima o poi, venuta a conoscenza di tutto. Sono troppo coinvolta in tutta questa faccenda perché possa pensare di tenermi all’oscuro”

Mamir piegò le zampe posteriori e si mise seduto, in attesa.

“E’ la fine di un’Era, il Re ha promesso che ricostruirà questa Cappella, ma io non credo alle sue promesse. C’è sotto qualcosa, che non vuole dire. Un drago ed un Alchimista stanno volando verso queste terre per distruggerle, due vecchi amici si sono ritrovati, così diversi, ma di nuovo uniti… E io lo stesso mi affanno per proteggere la mia casa quando so che è un’impresa disperata. Ma so che Irìyas, se non adesso, capirà le mie motivazioni”

“Chi è Nyven?”

“Questo io non lo so, purtroppo. Non riesco a capirlo. Non sono neanche sicura sia davvero importante saperlo. Ora che è lontano, ora che porterà la sua sventura altrove, potrò proteggere la mia casa e ricostruirla”

Mamir la guardò a lungo, i suoi occhi rossi erano tranquilli, i suoi muscoli tesi ma immobili. Se la strega avesse lasciato le mura della sua Cappella, lui l’avrebbe presa, in un istante, ma fintano che era seduta lassù, protetta dalla sacralità del Vespro, nessuno poteva violarla.

“Perché ora?”

“Che cosa?” fu la Bianca a non capire.

“Perché ora? Hai chiesto ad Irìyas una nuova giovinezza, hai barattato il tuo libro bianco per questa promessa. La tua casa è distrutta da tempo immemore… Perché ora, perché tutto d’un tratto, hai deciso che è tempo di ricostruire la Cappella del Vespro?”

La Bianca sorrise, si raccolse i capelli dietro la nuca e si stinse nelle spalle, spostando gli occhi lontano, verso quelle valli oltre gli alberi che conosceva così bene, immutate nel corso di tutti quegli anni.

“Perché sto per morire”

Gli occhi di Mamir diventarono così rossi da brillare.

“Come lo sai?”

“Lo so. Per quanto non potente come Irìyas, anch’io ho delle qualità” si schermì guardandosi la pelle delle mani, finalmente liscia e senza rughe. “So che morirò presto, anche se non so come. Non ho più tempo per aspettare. Non so chi verrà dopo di me, chi sarà scelto per ergere nuovamente queste mura. Ma chiunque sia, sarà giovane e sarà inesperta. Senza la mia guida, dovrà per lo meno poter trarre forza da queste mura e dalla pace che vi regna all’interno.” Sollevò la schiena dalla colonna alla quale era appoggiata “Persino tu, fra i più forti guerrieri del Regno, non puoi violare la sacralità di questa Cappella. Persino Irìyas non può portarmi fuori. Nonostante cada in pezzi la forza di questo luogo è così imponente che persino dalle macerie di un tempo si può essere protetti. Ma questo andrebbe perso se la Cappella venisse definitivamente distrutta e rasa al suolo e se non ci fosse nessuno in grado di contenere la sua forza e rifondarne le fondamenta.”

Il taglio sul collo riprese nuovamente a sanguinare: “L’ho proprio fatto arrabbiare” sorrise la Bianca.

“Peccato perché non avrei mai voluto fare qualcosa per contrariarlo… Irìyas è così…” ma la Bianca non concluse la frase. Al lupo probabilmente non interessava sapere come fosse Irìyas agli occhi di una donna.

Era bello Irìyas. Era bello, ma era anche incredibilmente forte e sicuro di sé. Strafottente col mondo, supponente e tracotante, ma mai sciocco o cieco di fronte a quello che l’aspettava. Era straordinariamente saggio, per la sua età, acuto ed incredibilmente solo. Irìyas non riusciva mai ad accontentarsi e questo lo rendeva sempre flebilmente insoddisfatto.
Questo agli occhi di una donna, in particolare agli occhi della Bianca, era un lato del mago che doveva essere sorretto e salvato. Ma Irìyas non permetteva a nessuno di farlo, semplicemente perché lui non voleva. Voleva solo andare avanti e ricercare altrove la sua soddisfazione. Il mago diceva sempre che la sua storia, lui, voleva scriverla da sé. Non c’era spazio per nient’altro. La Bianca sorrise. Del resto l’ego del mago probabilmente occupava già tutto lo spazio disponibile.

 

Il lupo si rimise in piedi e fece qualche passo in direzione della Cappella: “Dev’essere stata bella, un tempo” commentò “ma ora davvero, è solo un mucchio di pietre senza significato”

“Per voi lupi, che significato possono avere delle costruzioni?”

“Quando uscirai, verrò a prenderti. E se rimarrai dentro le mura della tua casa, quelle stesse mura saranno la tua tomba”

Mamir scomparve, senza dare alla Bianca la possibilità di replica. Corse via velocemente, troppo velocemente perché l’occhio della donna lo vedesse. Era stanco delle sue chiacchiere, stanco di star lì ad ascoltarla. Eppure quello che gli aveva detto non lo lasciava completamente indifferente.

Lui, più di altri, capiva cosa significava l’appartenenza alla terra e al suo branco. Sebbene da tempo ormai non vivesse più coi suoi simili, questo di fatto non aveva cambiato le cose. Il suo branco si era probabilmente ampliato, il suo territorio anche, ma non poteva dare torto alla vecchia: l’avrebbe difeso a qualunque costo.

Non avrebbe portato a molto, l’operato della Bianca. Se davvero la donna fosse morta di lì a poco, però, la paura che aveva di Nyven era giustificata. Lui stesso, un lupo, un Lapdinare, avrebbe preferito Nyven lontano dalle sue terre. Era una forza ignota, qualcosa di incomprensibile. E Mamir non tollerava le forze che si celavano nell’ombra.

 

***

 

Manny_chan: hahaha I ruoli secondari delle donne nei miei racconti.... Bisognerebbe studiare attenta,ente la cosa (per capire cosa ci sia che non va nel mio neurone). Ma non ci posso fare niente se l'attrativa per i bei figlioli, come li chiami tu, è ben più intensa XD Il ruolo della Bianca si capisce meglio in questo capitolo, così come (penso) si capisca meglio l'ineluttabilità degli eventi. Il ragazzo, Nyven, un po' ci è e un po' ci fa, che vuoi farci, è giovane e inesperto XD Presto, però, prometto nuovi elementi di rilievo. Un baciotto.

silencio: Spagna? wow, dove esattamente? Come si legge in questo capitolo, Nyven era in una specie di mondo a parte, all'interno della Cappella. Del resto, non avrebbe parlato la Lingua Antica se se ne fosse reso conto. E' un personaggio strano, complicato da gestire perché lui stesso non sa chi sia (io sì, però ohoho). Alla fine, però, è molto divertente. Per quanto riguarda il legame. Sono contenta che si veda "il consolidamento", non vorrei creare un semplice rapporto freddo e "inutile".

BiGi: Grasssie per l'entusiasmo *_*

Yukochan: Ma no, non era chiaro chi fosse quella donna (del resto, la descrizione era completamente diversa da quella fatta all'inzio), è che come Sacerdotessa doveva avere una parvenza più dignitosa ^_^ Sono felice che le ambientazioni e gli ambienti ti piacciano, ci tengo molto (sono un bellissimo contorno, per me). L'accusa diretta era d'obbligo, perchè il passato di Irìyas lo rende molto sospettoso. Ma tutto a suo tempo ^_^ Baci

Aphrodite: AHAHA la vecchia sclerotica :°D In realtà, per quanto riguarda la vecchia, il destino farà il suo corso. Del resto, come lei stessa sa, morirà presto (l'ha pure sognato). A breve bisognerà andare a riprendersi il piccolo schiavo, non si può mica lasciarlo solo per troppo tempo! Baci-baci

  
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