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Autore: Filakes    23/12/2013    1 recensioni
Ame ha 17 anni, vive una vita tranquilla.
Il primo giorno di vacanze estive decide di andare da sua nonna, ma quel giorno piove a dirotto e la pioggia continua ad aumentare.
E proprio quel giorno la sua vita cambia: finita in un'altra dimensione si ritroverà in un luogo dove la guerra e la dittatura hanno rovinato migliaia di vite e lei si unirà ai ribelli.
Che sia lei la Discendente? Sarà in grado tenere alte le aspettative?
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Dal capitolo 18:
"-         Mi chiamo Ame, tu?
-         Io sono Aaron, molto piacere.
Disse il ragazzo porgendole la mano. Lei la strinse senza pensarci troppo e quando si sfiorarono entrambi furono percorsi da una scossa."
Dal capitolo 33:
"Ame evitò la pugnalata e cadde a terra.
-         Dannazione!
Urlò, col cuore in gola, per lei era finita. Luke le tirò un calcio nello stomaco.
-         Speravo di mostrare ad Aaron il tuo corpo privo di vita intatto, in modo che ti riconoscesse, invece lo troverà pieno di tagli e lividi… fa nulla, è andata così."
Dal capitolo 35:
"Wareck, che ai tempi studiava per entrare nel Secondo Consiglio, ovvero l’organo governativo costituito dai quattro portatori delle Belve Sacre, scoprì la verità sulla guerra, ma ormai la sua amata Raissa era morta, lasciando lui e la figlia di soli sei anni. Fu così che Wareck decise di distruggere ciò che era stato creato nella menzogna, per riplasmare un mondo migliore. La Belva Sacra dell’aria si manifestò presto in tutta la sua potenza e, radunato un esercito in due anni, Wareck prese con la forza il potere. In quella follia, Wareck trascinò migliaia di persone nella morte e, con il tempo, dimenticò il motivo che l’aveva spinto a compiere il colpo di stato, mentre la bramosia di potere lo logorava. "
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Io sono Filakes e questa è la mia prima storia!
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo LX:
“Strategie”
 
Febe era seduta su un sedia in cristallo, vicino alla finestra che dava sul Bosco. Guardava avanti a sé, persa in antichi pensieri. Ricordava lo splendido rapporto che aveva con Raissa. Avevano la stessa età, frequentavano le stesse persone. Ricordava ancora come Raissa aveva rifiutato il posto di sovrana per sposare un umano, Wareck e lo aveva lasciato a lei.
— So che lascio il Regno in ottime mani. — Aveva detto ai consiglieri.
Quando la piccola Morrigan era nata, era andata a trovarla. Il suo volto splendeva di una luce dolce e nuova, una luce che era convinta non si sarebbe mai spenta. Quella era stata l’ultima volta che l’aveva vista. A causa degli impegni esorbitanti che aveva da sovrana, dalle pressioni del consiglio e dalla guerra contro i draghi, non era più riuscita a vedere Raissa, e lei era morta. Era un corpo muto, cenere sparsa al vento, polvere nella terra. Sentì una lacrima ghiacciata solcarle la guancia, ma non l’asciugò, lasciò che le cadesse inerme sul suo grembo.
Un’ombra ancora più scura della notte apparve nel cielo. Febe si alzò e aprì l’enorme finestra, tese il braccio e lasciò che il falco vi si poggiasse. Gli artigli le penetrarono la carne e il sangue argenteo gocciolò sul davanzale. Senza fiatare, Febe prese la lettera che l’animale aveva legata ad una zampa.
Lesse le poche e concise righe, scritte in una grafia veloce e tagliente, la scrittura di Erin. Il giorno dopo sarebbero giunti due ambasciatori al suo palazzo per farle firmare un’alleanza con Wareck, in caso di guerra.
— A quanto pare siamo giunti alla fine… — Sospirò ripiegando la pergamena.
Un brivido di ansia e attesa la percorse. Sarebbe arrivato il suo momento di vendicarsi dei ribelli e di Jenna.
 
— Allora, cosa ne pensi?
— Penso che stiamo affrontato il problema dal punto di vista sbagliato. —Rispose Ame.
La ragazza girò la mappa dalla sua parte e la guardò con attenzione. Non si era mai resa conto di quanto fosse grande Pluvia. Era un Mondo pieno di regni e creature, un Mondo troppo grande per essere conosciuto.
— Come dovremmo affrontarlo allora? — Domandò Enea, appoggiato al muro dietro Ame.
— Noi stiamo ragionando su un piano per evitare ogni pericolo e di attirare l’attenzione di ninfe e dei draghi ed è questo il problema. Noi dobbiamo attirare l’attenzione dei draghi.
— Sì, ma solo una volta entrati nel loro regno, in modo pacifico. Non possiamo andare volando.
— Invece io dico che è proprio così che dobbiamo andare. Disorienteremo le ninfe, arrivando armati per via aerea. Eviteremo gli orchi e gli alleati di Wareck. Andremo in pochi, così eviteremo di dare troppo nell’occhio. Non ci attaccheranno finché non atterreremo, i draghi non possono uscire dai loro confini.
— E dopo? Quando atterreremo avremo contro tutti i draghi, affamati e incazzati. — Fece notare Adrien.
— No. Aspetteranno di sentire ciò che abbiamo da dire, non attaccherebbero mai né la Discendente né Leo. — Rispose Ame.
— Io? Cosa c’entro io?
— Bashir, il Guardiano, mi ha detto che l’unica Belva Sacra che si è sempre schierata con i draghi, finché era in questa dimensione, era il Serpente Marino. Se ci sei tu non ci attaccheranno per rispetto alla Belva. — Spiegò Ame.
 — Ne sei sicura?
Ame annuì.
 — Andremo io, Leo, Lou ed Emy. Partiremo all’alba. Sorvoleremo il fiume Kahe, ho bisogno che tu, Adrien, e tu, Enea, restiate qui e coordiniate i vari ribelli che arriveranno. Al nostro ritorno sarà un miracolo se la guerra non sia già scoppiata.
Adrien ed Enea la guardarono sbalorditi. Ame incrociò il loro sguardo furente e subito si spiegò.
— Ho bisogno di Emy perché è l’unica che può capire se sia meglio battere in ritirata o insistere ed ho bisogno di Lou poiché può controllare il fuoco dei draghi. Leo lo sapete già. Inoltre voi siete ottimi strateghi, è necessario che organizziate le truppe e abbozziate una strategia. Siamo alle porte di una guerra fratricida e se vogliamo evitarne altre dobbiamo vincere questa. Non posso rischiare che voi perdiate la vita solo perché vi voglio con me. In questa missione sareste superflui. — Disse schiettamente Ame.
— Hai ragione, ma sareste davvero in pochi. — Fece notare Enea.
— Non è il numero che conta, meno siamo, meno facilmente ci attaccheranno.
Concluse Ame.
Lou si avvicinò ad Enea e gli prese una mano tra le sue. Lo guardò negli occhi ed accennò un sorriso incoraggiante. Dovevano avere fiducia in Ame, dovevano ascoltarla. Era stata lei a portare nuova speranza ed entro poco tempo ogni loro desiderio si sarebbe avverato. La fine delle esecuzioni, la fine della violenza, della fame, della malattia, della povertà. Sarebbero tornati liberi di camminare per le strade senza temere di essere riconosciuti ogni volta che svoltavano in una nuova via.
 La loro vita non sarebbe mai tornata come in passato, ma poteva ancora essere migliore di quella.
Lei ed Enea si sarebbero sposati, avrebbero avuto dei figli, avrebbero cercato di capire e metabolizzare ogni loro ferita, ogni loro perdita. Dovevano, dovevano, vincere. Non poteva essere altrimenti.
Enea l’abbracciò e le baciò la fronte.
—Torna viva, me lo prometti?
— Te lo prometto.
Ame sentì una stretta al cuore. Enea e Lou erano vicini in quel momento e combattevano sullo stesso fronte. Potevano difendersi a vicenda. Anche se uno dei due fosse morto, sarebbero stati uniti dallo stesso ideale, dalla stessa forza. Lei invece sarebbe stata nel fronte opposto a quello di Aaron. Non sarebbe potuta correre in suo aiuto se qualcuno dei ribelli lo avesse attaccato, o peggio, ucciso. Non poteva. Sarebbero stati nemici e non c’era alternativa. Doveva solo sperare di vincere e di vederlo ancora vivo alla fine della guerra. Sarebbe stato possibile? Non ne era sicura, lo odiavano in molti. Troppi.
Leo le appoggiò una mano sulla spalla e le diede un bacio sulla guancia.
 — Tranquilla, non gli accadrà nulla. — Le sussurrò ad un orecchio.
Ame accennò un sorriso al fratello, come faceva a capirla sempre? Gli strinse una mano e si alzò.
— Bene, è ora di cominciare a prepararci.

La notte incombeva su Obsidian. La capitale splendeva di una strana e oscura luce. Wareck era di fronte allo specchio. Il vorticare delle tenebre, gli occhi scintillanti, la voce mostruosa. Non poteva che essere Saurus.
— E se accetto? Come posso fidarmi di te?
Dalle tenebre emerse una risata roca, forzata. Le pupille verticali rilucerono, per un attimo Wareck credette di vedere il viso, o meglio il muso mostruoso, di Saurus.
— Non ti chiedo di fidarti. Abbiamo entrambi lo stesso obbiettivo: uccidere la Discendente. Ti offro parte del mio potere, il mio esercito.
— Non ne ho bisogno. Il mio esercito basterà. — Affermò Wareck, il tono scocciato e piatto. Anche di fronte a Saurus non riusciva ad avere paura.
— E tu sei sicuro che il tuo esercito ti sia fedele? — Insinuò l’altro.
Wareck mantenne il volto impassibile, ma dentro si sentì percorrere da una scarica di rabbia. Saurus lo stava di certo ingannando. Voleva renderlo vulnerabile, voleva farlo dubitare.
— Ne sono certo.
Un’altra roca risata di scherno e l’immagine cambiò. L’oscurità fumosa lasciò il posto all’immagine di una collina.
Due ragazzi erano seduti l’uno di fianco all’altro, mano nella mano e ridevano.
La ragazza aveva i capelli scomposti, arruffati. Aveva il corpo esile coperto di fasciature e lividi. Era la Discendente. Quando Wareck spostò lo sguardo sul ragazzo, sentì spezzarsi qualcosa dentro di lui.
Era Aaron.
La teneva per mano, la baciava, rideva. Quell’immagine risaliva certamente a quando la Discendente era fuggita dal castello.
— Non ti credo. Mio figlio non lo farebbe mai. — Replicò piccato.
L’immagine si oscurò di nuovo.
— Se non credi a me puoi chiedere a tua figlia.
— Erin me lo avrebbe detto.
— Io parlavo di Morrigan.
Il gelo di quelle parole bloccò il Traditore. Lo specchio tornò a riflettere la stanza e l’immagine di Wareck. L’uomo aveva il volto sconvolto e stravolto dalla rabbia.
Chiamò a gran voce il nome di un servo, cercando di non rivelare la rabbia.
— Sì, mio signore?
— Convoca immediatamente i miei figli. Ho urgente bisogno di parlare con loro.
— Subito signore.
Wareck si portò una mano tremante al volto, era alle porte della guerra e non poteva nemmeno fidarsi dei suoi figli.
Gli girava la testa, iniziò ad ansimare. Si tolse la giacca e la gettò sul pavimento, spalancò la finestra e inspirò l’aria fredda e pungente.
Ora calmati.
Wareck riconobbe la voce dell’Arpia. Si guardò le mani da cui erano spuntate delle piume, stava perdendo il controllo. Strinse i denti e si obbligò a tornare normale.
Riprese la giacca da terra e la rinfilò, sistemandola sul petto. In quello stesso istante la porta si aprì e il servo entrò esitante.
— I vostri figli sono qui.
Wareck lo congedò con un gesto della mano e lasciò entrare i figli. Tutti e quattro, Erin, Rose, Aaron e Morrigan, s’inchinarono e mantennero alcuni metri di distanza dal Traditore.
— Vi ho convocati qui questa sera per parlarvi. Ho cresciuto e protetto ognuno di voi. Vi ho amato.
Cominciò, camminando avanti e indietro, osservandoli con attenzione.
— Erin. Ti ho dato la libertà, ti ho liberata dagli assurdi vincoli della tua vita precedente. Ti ho dato una nuova vita.
La ragazza sorrise e si portò la mano al cuore mentre guardava il padre negli occhi. Un gesto di rispetto e fedeltà che Wareck accolse con un sorriso. Sembrava quasi aver dimenticato il fallimento della ragazza con Leo.
— Rose, ti ho guarita, ti ho fatto studiare, ti ho protetta. — La ragazza annuì, sforzandosi di sorridere.
— Aaron. — Wareck si fermò di fronte al ragazzo. — Ti ho accudito, sono stato per te il padre che non hai mai avuto. So che tuo padre era un violento, che aveva ucciso tua madre. So ce tu hai ucciso lui. Così piccolo ti eri già sporcato le mani di sangue per proteggere Rose. Ti ho dato la possibilità di una nuova e dignitosa vita. La tua fedeltà mi colma di orgoglio.
Lo sguardo dell’uomo era glaciale, freddo, furioso.
Aaron annuì e portò la mano al petto, sforzandosi di guardare Wareck negli occhi.
Il ragazzo aveva capito che Wareck sapeva, era al corrente di Ame e di lui. Strinse i denti e abbassò lo sguardo.
— Morrigan, figlia mia. Dalla morte della mia amata Raissa ti ho protetta, ti ho cresciuta, ti ho evitato le atrocità della guerra.
Morrigan sostenne lo sguardo del padre. Non mosse un muscolo, non un gesto, né un sorriso.
— Ho bisogno di sapere del vostro aiuto. Rose, tu supervisionerai la squadra medica. Morrigan, tu coordinerai gli eserciti alleati. Erin, tu guiderai la cavalleria. Aaron, mio caro Aaron. Tu resterai con me nelle retrovie, ho bisogno di qualcuno che mi guardi le spalle.
Aaron annuì, fingendosi entusiasta, ma sapeva benissimo che era solo un modo per tenerlo d’occhio e non solo. Ame avrebbe mirato a subito a Wareck. Voleva che si scontrassero, voleva provare la sua fedeltà.
Aaron strinse i denti, mentre sentiva l’ansia assalirlo. Aveva un’unica scelta.
Doveva morire in battaglia prima che Ame arrivasse da lui.
Non c’erano alternative.
— In più, domani tu ed Erin vi recherete da Febe, le farete firmare un patto d’alleanza per la guerra. Dovrete prestare la massima attenzione, so che i ribelli si rivolgeranno ai draghi. È probabile che con loro ci sia la Discendente. — Concluse.
Annuirono e tutti e quattro uscirono a capo chino dalla stanza.
Aaron si era sbagliato. Wareck voleva provare la sua fedeltà molto prima della guerra.



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Spazio autrice:
Ciao a tutti! Scusate l'assenza prolungata, ma ho avuto parecchi impegni.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, so che dopo tutto questo tempo mettere un capitolo di passaggio non sia il massimo ma siate clementi, vi prego...
Comunque tranquilli, il prossima sarà diverso! :D
Buona serata!
   
 
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