Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: MeissaBalestrieri    24/12/2013    0 recensioni
Mi piace scrivere, non credo di essere particolarmente brava, ma mi rallegra quando sono triste, e la storia di Oscar e Andrè mi ha sempre affascinato. Mi piace creare momenti che non fanno parte della storia vera, così ho deciso di metterli per iscritto.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Axel von Fersen, Generale Jarjayes, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Sei veloce, Oscar, ma riesco a starti dietro. 
Arriviamo contemporaneamente e smontiamo nello stesso momento. Mi porgi le redini del tuo cavallo, affinchè lo riporti nelle scuderie, dove probabilmente passerei i miei giorni se non fossi il tuo attendente.
Quando ritorno da te hai già le nostre spade in mano.
Mi lanci la mia e mentre io sfodero l'arma, tu sei già in posizione.
Mi attacchi. I tuoi affondi mirano al cuore, le tue parate sono decise.
Comprendo subito che si tratta di una di quelle volte in cui fai sul serio e non ti importa di ferirmi. Ma anche io sono diventato più forte e, nonostante il tuo corpo snello sia più agile, non mi batterai facilmente oggi.
Mentre in nostri corpi intraprendono questa danza mortale, cerco di decifrare il tuo volto, di capire cosa ti sta passando per la testa. Ma la tua mente in questi giorni è barricata. Devo cercare di fare una breccia, di abbattere queste mura che ti edifichi intorno.
Perchè non mi parli, Oscar? Sono tuo amico, di me puoi fidarti, lo sai.
Lo sai dal primo giorno in cui ci incontrammo.
Mia madre era morta da pochi giorni. Non avevo un padre che si prendesse cura di me, così venni a vivere qui, da mia nonna, che lavorava per una prestigiosa famiglia nobile.
Ricordo che stavo trasportando un secchio colmo d'acqua nelle scuderie perchè il tuo cavallo aveva bisogno di bere.
Tu eri in giardino, con tuo padre. Lavoravo al tuo palazzo da una settimana, ma non ci eravamo ancora incontrati.
Eri a terra, esausta, tuo padre ti puntava la spada alla gola.
Non ci misi molto per riconoscere nella tua esile figura una bambina, nonostante il tuo sguardo freddo mi comunicasse il contrario.
-Rimettiti subito in piedi, Oscar!- tuonò tuo padre.
E tu obbedisti, senza fiatare. Già, perchè tuo padre è l'unica persona al mondo a farti paura, Oscar.
Con uno schiaffo tuo padre ti rimise al tappeto, e tu lo accogliesti in silenzio, senza nemmeno un singhiozzo.
Qualche ora dopo eri seduta al tavolo che si trova nelle cucine. Avevi una manica della camicia rimboccata e cercavi di pulirti una ferita.
Ma non era quella a bruciarti, Oscar, né la guancia. Erano state le parole di tuo padre a farti male.
Mi accostai in silenzio con dell'acqua calda e ti presi il braccio. Ma, educata ad essere sempre diffidente, ti scostasti subito.
-Voglio solo aiutarti- ti spiegai con la semplicità dei miei sei anni.
Ricordo che mi guardasti negli occhi per qualche secondo, prima di fidarti di me e porgermi il braccio.
Avevi il viso sporco e una guancia gonfia, i capelli dorati tutti in disordine, eppure, mantenevi un certo contegno, anche se sconfitta.
Restammo in silenzio finchè non entrò mia nonna che, vedendoti in quello stato, cominciò ad imprecare contro il generale.
Mentre la mia mente vaga per questi ricordi, tu mi hai messo alle strette e stai per disarmarmi, ma poi ti fermi, ti asciughi la fronte imperlata di sudore e mi dici che per oggi può bastare così; è ora di andare a corte.
  
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