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Autore: RoseScorpius    26/12/2013    22 recensioni
"Draco Malfoy, nonostante avesse quarant'anni suonati e fosse indubitabilmente un Purosangue ossigenato, non era poi così male. Insomma, per essere un noiosissimo adulto che aveva sposato mia madre, avrebbe potuto andargli peggio.
Almeno, questo era quello che pensavo da quando era entrato a far parte ufficialmente della mia incasinatissima famiglia. Pensavo, in effetti, che Draco Malfoy fosse l'ultima persona sulla faccia della terra a cui sarebbe venuto in mente di farmi quel discorso. Così come, d'altronde, pensavo che tra me e Scorpius non ci sarebbero più stati malintesi e che a Hogwarts non sarebbe mai successo nulla di più pericoloso di una lezione del professor Rüf.
Me illusa.
È scientificamente provato che a Hogwarts deve per forza succedere qualcosa di oscuro e misterioso, almeno una volta ogni cinque anni. Quanto al discorso... sì, beh, quello magari si sarebbe potuto evitare..."
SEQUEL DI "PERCHE' SUL CAMPANELLO DI CASA MIA C'E' SCRITTO WEASLEY-MALFOY?!"
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione, James Sirius/Dominique, Rose/Scorpius
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Triangolo | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita è un biscotto ma se piove si scioglie'
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Capitolo 9

Problemi di ordinaria amministrazione

 

Credo di essermi già lamentata profusamente dei miei problemi di coppia, dei peli che ricrescono nonostante cerchi di imparare l'incantesimo per debellarli da due anni a questa parte, dell'assenza di Nutella nelle cucine di Hogwarts e di vari altri problemi di portata cosmica che comunque non vano dimenticati. Quindi contate come se mi fossi lamentata di tutto ciò anche in questa circostanza.

Ma c'è una cosa in particolare di cui mi preme lamentarmi questa volta, e credo sia giusto dedicarle lo spazio sufficiente. Trattasi dell'esistenza di alcuni sgradevoli individui – altresì conosciuti come “amici” nel gergo comune – che si sentono in diritto di metter bocca in qualsiasi tipo di problema tu abbia, convinti per giunta che sia anche tuo preciso dovere ascoltarli e seguire i loro consigli alla lettera. Perché loro, naturalmente, lo fanno per il tuo bene. Anche se ti fracassano organi non propri del tuo genere e così facendo ti inducono al suicidio, loro lo fanno per il tuo bene.

Ecco, visto che generalmente è piuttosto difficile convincere tali individui che se volessi uno psicologo ne pagheresti uno vero, il mio consiglio è questo: se avete problemi di coppia, non fateglielo sapere. Anzi, se formate una coppia in generale non fateglielo sapere. Fingete che il vostro ragazzo sia un cugino finlandese venuto a trovarvi per uno scambio culturale, o qualcosa del genere. Insomma, inventatevi quello che volete, ma – per le più sudicie mutande di Merlino – tenete la vostra vita di coppia lontana da quegli individui.

A meno che non vogliate un ottimo pretesto per rompere con il cugino finlandese, ovviamente.

 

***

 

Evidentemente non era destino che io e Scorpius riuscissimo a risolvere i nostri problemi di coppia. Lo sospettavo già da tempo, ma ne ebbi la definitiva conferma in quella mattina di fine febbraio, quando entrai in Sala Grande con tutte le migliori intenzioni di farmi perdonare per non aver dato sufficiente corda alle sue seghe mentali la sera prima. Il che sarebbe stato perfetto, se non fosse che Scorpius non c'era. Ed ero io quella che arrivava in Sala Grande cinque minuti prima che iniziassero le lezioni, con la camicia abbottonata nelle asole sbagliate e un tema di Erbologia da finire (o, laddove possibile, copiare spudoratamente).

Lanciai la borsa sotto alla panca e mi sedetti al tavolo di Serpeverde, dove Albus stava sfogliando la Gazzetta del Profeta con aria assorta. Lo salutai con uno sbuffo e in risposta ottenni un grugnito alquanto poco amichevole.

Bene, vedo che siamo sulla stessa lunghezza d'onda.

Tirai fuori la bacchetta ed appellai la caraffa di succo di zucca con un « Accio! » che si sentì fin dall'altra parte della Sala Grande, incurante dell'espressione allibita del ragazzino a cui l'avevo appena fatta schizzare via dalle dita, rovesciandogliene buona parte sulla divisa.

« Buongiorno a te, Rose » commentò Mortimer con una vena d'ironia che non contribuì particolarmente a rendermi più ben disposta nei confronti del prossimo.

Scoccai un'occhiataccia a lui e alla sigaretta che stava rollando, poi arraffai una fetta di pane tostato e cominciai a masticarla con ferocia. Gli effluvi di rabbia che si sprigionavano dalla mia scontentissima persona dovevano essere così tangibili che persino Marshall, seduto a qualche posto di distanza in compagnia di alcuni ragazzi del settimo, si voltò verso di me per dire: « Bella giornata, no? »

« Meravigliosa » sillabai, sputacchiando toast sulla tavolata. « Dov'è Scorpius? »

Albus scrollò le spalle e mi assestò una gomitata nelle costole per ricavarsi lo spazio necessario a voltare pagina, quindi tornò ad essere assorbito completamente dalla lettura del giornale. Mortimer, dimostrandosi altrettanto inutile e disinformato, rispose che non lo vedeva dalla sera prima e poi annunciò che sarebbe uscito nel parco a fumare una sigaretta prima che cominciassero le lezioni. Marshall batté una pacca sulla spalla del Caposcuola di Serpeverde e disse che se i Falcons avessero vinto avrebbe invitato Mirtilla Malcontenta ad un appuntamento romantico, al che – non capii bene secondo quale nesso logico – Serena Mayfair si sporse verso di lui dalla parte opposta del tavolo e gli chiese: « Perché la Weasley sta qua? »

Cominciai a masticare il mio toast più rumorosamente. Il ragazzino a cui avevo sottratto la caraffa di succo di zucca mi lanciò uno sguardo di superiorità e si versò del tè. Albus allungò una mano alla cieca verso il tavolo e prese una tazza a caso – tazza che si rivelò essere quella in cui il suo vicino, guardandomi male, si era appena versato il tè. Il ragazzino fece scorrere uno sguardo scandalizzato da me ad Albus, quindi si alzò e andò a sedersi all'angolo opposto della tavolata.

Proprio quando stavo iniziando a chiedermi cosa ci facessi di preciso seduta lì, Albus sbatté il giornale sul tavolo e sbottò: « Che diavolo, non scrivono niente di niente! »

« Niente di niente a proposito di cosa? » chiesi, lieta di avere un nuovo scopo nella vita che giustificasse la mia presenza al tavolo di Serpeverde.

Albus mi lanciò uno sguardo accigliato, poi si strinse nelle spalle e rispose: « Ah, Rose, cosa ci fai qui? Comunque leggi qua sotto ».

Sorvolai pietosamente sul fatto che ero seduta accanto a lui da svariati minuti e che gli avevo pure rivolto la parola (o quasi, insomma), e mi chinai per leggere l'articolo che mi stava indicando. Si trattava di un trafiletto a fondo pagina a proposito di un incontro tra il Ministro della Magia e il Primo Ministro Babbano, tenutosi il giorno precedente, e in effetti l'unica parte rimarchevole dell'articolo era che non diceva assolutamente niente, a parte che l'incontro (a proposito di cosa non era dato saperlo) si era concluso positivamente.

« Mh » commentai, incerta su quale sarebbe dovuta essere la mia reazione in proposito. « E quindi? »

Albus alzò gli occhi al cielo in modo quantomai plateale.

« Certo che bisogna proprio spiegarti tutto » sbuffò. « Ti ricordi di cosa parlavano mio padre e Draco, dopo l'episodio degli aerei Babbani? »

Sinceramente, di quell'episodio ricordavo solo che Albus mi aveva Silenziata e che Harry aveva steso Draco con un Petrificus Totalus. Inarcai le sopracciglia, cercando di conferire alla mia ignoranza un aspetto il più possibile dignitoso.

Albus, forse impietosito dai miei sforzi di non sembrare una totale demente, scosse la testa e procedette ad erudirmi: « Parlavano di una questione diplomatica molto delicata tra maghi e Babbani. Draco sembrava sicuro che la cosa potesse sfociare in un conflitto e ha accusato mio padre di voler insabbiare tutto a scapito della sicurezza della Comunità Magica. E ora guarda qua » concluse, picchiettando il dito con aria significativa sulla Gazzetta del Profeta.

« Sì, beh » commentai, ficcandomi in bocca la prima cosa commestibile che trovai sul tavolo. « Evidentemente hanno risolto, qual è il problema? Insomma, è stato mesi fa e non è ancora successo niente, quindi... »

« Questo ti sembra niente? » mi interruppe Al, che nella foga di sventolarmi davanti agli occhi l'articolo riuscì a ficcarmi in bocca un angolo del giornale.

Sputacchiai pezzi di bacon e di carta, sotto agli sguardi schifati di tutta la tavolata. Una ragazzina seduta di fronte a me spintonò l'amica per allontanarsi il più possibile, mentre il suo vicino di posto lanciò un Protego sulla propria colazione.

Albus approfittò del vuoto creatosi per aprire il giornale sul tavolo e tornò alla carica: « L'ultimo incontro ufficiale tra il Ministro della Magia ed il Primo Ministro Babbano è stato dopo la caduta di Voldemort, venticinque anni fa, e se n'è discusso per mesi sui giornali. Bisognava decidere cosa raccontare e cosa non raccontare ai Babbani, come spiegare le morti e le sparizioni e tutto il resto. Un incontro tra il nostro Ministro e quello dei Babbani è un evento che succede solo in casi eccezionali, e loro ci scrivono sopra soltanto un trafiletto che non dice assolutamente niente? Tra l'altro, guarda caso, tutto questo succede proprio mentre a Hogwarts, dopo decenni, si ricomincia a parlare di razzismo? È ovvio che c'è qualcosa sotto e che al Ministero stanno facendo di tutto per non renderlo pubblico ».

Ed ecco a voi le teorie complottiste di Albus Potter, signore e signori.

Scossi la testa e mi versai dell'altro succo di zucca, sperando che se l'avessi ignorato abbastanza a lungo si sarebbe stufato di quella storia.

« Albus, tu da grande devi fare il politico » mi limitai a commentare. Poi mi appropriai del giornale e cominciai a cercare la sezione sportiva, tanto per mettere in chiaro che, se anche c'era qualche problema con i Babbani, ritenevo comunque più interessante il risultato dell'ultima giornata di campionato. Mentre sfogliavo il giornale, tuttavia, lo sguardo mi cadde sul titolo di un lungo articolo nella sezione di attualità e cultura.

 

LA LEGGE SU MAGHINÒ: UN PROVVEDIMENTO NECESSARIO?

Intervista con l'ordine di Merlino di Seconda Classe e Membro del Wizengamot Albrecht Mayfair

 

Sotto il titolo campeggiava la foto di un uomo con i capelli grigi, di un'età indefinibile tra i settanta e gli ottant'anni, che indossava un lungo cappotto elegante, abbottonato fin sotto al mento, e sorrideva all'obiettivo con la tipica aria convincente dei politici in carriera.

Lanciai uno sguardo di sottecchi a Serena, alla ricerca di eventuali somiglianze con l'uomo nella foto.

« Questo è un parente delle Mayfair? » chiesi.

« Sì, è il nonno » rispose Albus. « Non lo sapevi? È un membro di spicco del Wizengamot e finisce spesso sui giornali ».

« Ah » commentai, scorrendo velocemente le prime righe dell'articolo.

Da quello che capii, si parlava di un emendamento alla legge per la regolamentazione dei rapporti dei Maghinò con la Comunità Magica, emendamento di cui Mayfair era uno dei principali sostenitori.

 

Molti dei nostri Maghinò” scriveva l'articolista, citando le parole di Mayfair, “scelgono di restare in seno alla Comunità Magica, ma ve ne sono alcuni che preferiscono costruirsi una vita tra i Babbani, ed è specialmente per via di questi che si è resa necessaria una modifica alla precedente legge sui Maghinò. Dopo l'ultima guerra, i rapporti con la comunità Babbana sono variati, e un numero sempre più alto dei nostri Maghinò è attivamente integrato nella società Babbana. Si rende perciò necessaria una legislazione meno permissiva, che imponga a questi individui di operare una chiara scelta tra una comunità e l'altra, per il bene e la sicurezza di entrambe, e soprattutto per una più accurata osservanza dello Statuto di Segretezza. Come noi Maghi viviamo nella nostra comunità senza interferire con quella Babbana, infatti, è necessario che i Maghinò decidano in quale comunità vogliono vivere, senza interferire con l'altra”.

 

Voltai pagina storcendo il naso.

« Sembra il tipico politico stronzo e razzista » osservai.

Albus fece per dire qualcosa, ma prima che potesse aprir bocca fu interrotto dall'arrivo di Calvin, che ci salutò entrambi con un dei suoi soliti sorrisi smaglianti.

« Ciao, ragazzi, come va? »

Dovetti ammettere che, per gli sguardi assassini che ottenne in risposta a quella domanda, fu molto coraggioso da parte sua continuare a sorridere come se niente fosse. E come se Albus non stesse per porre fine alla breve vita di colui che, dopo avergli rovinato la media in Pozioni, osava pure rivolgergli la parola.

« Ok, non sembra un buon momento » constatò Calvin, dimostrando un insperato sprazzo di acume e di capacità deduttiva.

Albus lo affattura fra tre, due, uno...

« Comunque sono solo venuto per riportarti questo » aggiunse Calvin, porgendo ad Albus quello che aveva l'aria di essere un maglione piegato alla meno peggio. « L'hai dimenticato ieri sera ».

No, aspetta un secondo... che cosa?!

Albus arrossì in modo così eclatante che nemmeno un Metamorfomago avrebbe saputo fare di meglio.

« Oh... » borbottò, affrettandosi a far sparire il maglione. « Uhm... grazie... »

Calvin gli strizzò l'occhio con l'aria complice di chi ha in mente qualcosa di assolutamente sporco e assolutamente poco casto.

« Di niente. Allora, ci vediamo stasera? »

« Sì, ehm... a dopo... » balbettò Albus con voce così flebile che dovetti praticamente leggergli il labiale per interpretare le sue parole.

Calvin gli rivolse un ultimo sorriso ammaliante e quindi (riservandomi la stessa attenzione di cui avrebbe degnato una cacca di gufo) si diresse verso il tavolo di Grifondoro, seguito dagli sguardi inferociti della fauna femminile di tutte e quattro le Case. Albus scivolò più in basso sulla panca, probabilmente nella speranza di riuscire a sparire sotto il tavolo prima che io mi voltassi ed esclamassi: « Oho! E così hai una tresca con Calv... »

« Shhhht! »

Non ebbi nemmeno il tempo di terminare la frase, che Albus mi era già balzato addosso per tapparmi la bocca con una fetta di pane tostato.

« Che cavolo, Al... » tossii, sputacchiando pezzi di pane sulla zona di tavolo ormai deserta che ci circondava.

Per tutta risposta mio cugino mi afferrò per il cravattino e mi costrinse ad abbassare la testa al livello del tavolo, dove mi trovai a fronteggiare il suo sguardo assassino.

« Non ho una tresca con nessuno, ok? » sibilò. Poi, guardandosi attorno con circospezione, aggiunse: « Stiamo solo facendo un progetto di Pozioni per Blaster, e se provi a dirlo a qualcuno sei morta ».

Mi liberai dalla sua presa per potergli scoccare un'occhiatina sarcastica da una distanza relativamente sicura. Quindi, una volta assicuratami che non avesse oggetti pericolosi a portata di mano, commentai: « Aha. Certo, niente di strano. Tu e Calvin che fate un progetto di Pozioni. Assieme. E tu per caso dimentichi il maglione. Mi sembra logico ».

« Dico sul serio » insistette Al, rivolgendomi uno sguardo così inquietante che ritenni doveroso quantomeno fingere di credergli. « Mi serve per rimediare al voto che mi ha fatto prendere quell'idiota ».

Sollevai le mani in segno di resa.

« D'accordo, come vuoi tu ».

« Sul serio. Ora devo andare » annunciò Albus, e si alzò precipitosamente.

Raccolse le sue cose in fretta e se ne andò senza nemmeno lasciarmi il tempo di fargli notare che mancavano ancora dieci minuti all'inizio della prima ora, o che metà della sua colazione era rimasta intatta nel suo piatto. Si voltò solo quando ormai era giunto a metà della Sala Grande e, facendomi segno che mi teneva d'occhio, sibilò: « Sul serio! »

Scossi la testa e tornai a dedicarmi alla mia colazione, mentre Serena Mayfair mi lanciava un'occhiataccia e si sporgeva per sussurrare qualcosa all'orecchio di uno dei Battitori di Serpeverde, che sogghignò e fece scrocchiare le dita delle mani. A qualche metro di distanza, anche Alexa Mayfair aveva cominciato a guardarmi con insistenza.

Mollai la fetta di pane mezzo imburrata sopra un piatto di pancakes e afferrai la borsa.

« D'accordo, ho capito, me ne vado! » sbottai.

 

***

 

Scorpius non si fece vivo per tutta la lezione di Incantesimi, né ebbi notizie di lui durante le successive ore della mattina. Quando giunse l'ora di pranzo e non lo vidi neanche in Sala Grande, mi convinsi che fosse recluso in infermeria con una qualche forma inguaribile di Spruzzolosi, o che fosse stato rapito e successivamente sbranato da uno degli animali da compagnia di Hagrid.

Mangiai in fretta, senza rivolgere la parola praticamente a nessuno, e poi andai a cercarlo in infermeria e in biblioteca, ma tutto ciò che riuscii a scoprire in tal modo fu che l'orario per le visite ai malati era di pomeriggio e che se dovevo fare tutto quel chiasso potevo andare a farlo nell'ufficio della McGranitt, anziché in biblioteca. Provai addirittura a cercarlo nella Sala Comune di Serpeverde, ma gli schifosi avevano appena cambiato la parola d'ordine e nessuno degli studenti che incrociai per strada si degnò di rivelarmela.

Alla fine, preoccupata come nonna Molly in uno dei suoi momenti di peggiore isteria, feci addirittura irruzione nell'ufficio della capocasa di Serpeverde, la professoressa di Incantesimi, per sapere se fosse successo qualcosa a uno dei suoi studenti. Ovviamente, rimediai solo un commento sarcastico sulle castronate che avevo scritto nell'ultimo tema per casa e cinque punti in meno a Grifondoro per non aver bussato prima di entrare.

Entro le tre meno dieci, la mia preoccupazione si era tramutata in un radicato senso di depressione e di profonda inutilità, perciò abbandonai le ricerche e mi trascinai verso i sotterranei, dove si sarebbe tenuta la prossima lezione. Neanche a dirlo, fu allora che il destino ritenne opportuno farmi imbattere nel mio ragazzo disperso e forse malato o in pericolo di vita. Senonché non sembrava per niente malato o in pericolo immediato, e nemmeno tanto disperso a giudicare dal balzo sicuro con cui sgusciò fuori dal passaggio delle cucine, subito seguito da Tessa.

Tessa. Grrrrrr...

« Wow » stava dicendo Scorpius. « Non sapevo che i Prefetti avessero il permesso di entrare nelle cucine... »

« Sì, beh » rispose Tessa, rivolgendogli un sorrisino per cagion del quale meditai sottoporla alle torture più oscene. « Tecnicamente non ce lo abbiamo, ma dovevamo pur pranzare ».

E certo che dovevate. Non è come se la tua ragazza ti avesse cercato per tutto il castello, convinta che ti fosse capitato qualcosa di terribile.

Mi appoggiai al muro sbuffando, in attesa che Adultero 1 e Stronza 2 si accorgessero della mia presenza. Scorpius continuò a ignorarmi platealmente, ma in compenso rivolse a Tessa un sorriso che con una ragazza più gelosa di me gli sarebbe valso come minimo l'evirazione.

« Grazie per essere rimasta con me, Tessa ».

« Ma figurati. Gli amici servono a questo, no? E poi con chi volevi parlarne, con Rose? »

Non mi sfuggì il tono sarcastico con cui Tessa pronunciò il mio nome, né tantomeno la smorfia ironica che si dipinse sul volto di Scorpius a quelle parole.

« Merlino, penso che Rose... »

Non appena mi vide si affrettò a richiudere la bocca con un'espressione di colpevolezza talmente palese che non ebbi nemmeno bisogno di guardarlo troppo male per farlo trasalire.

« R-Rose... » balbettò.

« Rose cosa? » lo incalzai con voce affabile. « Avanti, finisci pure la frase. Sono curiosa di sapere cosa ne pensi di Rose ».

Scorpius deglutì a vuoto un paio di volte.

« I-io... Non è come pensi, ok? »

Oh, ti prego. Non è come pensi?

Alzai gli occhi al cielo: sinceramente non pensavo che saremmo caduti così in basso da arrivare al livello del “non è come pensi”. Per un attimo fui quasi sul punto di urlargli che era un idiota e dare inizio alla sfuriata del secolo, visto che probabilmente era anche molto peggio di quanto pensassi, ma poi il briciolo di dignità che mi restava mi suggerì di lasciar perdere, così mi limitai a scrollare le spalle e dissi: « Io non penso proprio niente. Comunque vado a lezione, divertitevi ».

E me ne andai con il naso per aria (imboccando il corridoio sbagliato), nella miglior simulazione di contegno aristocratico di cui fossi capace (inciampando su un gradino).

 

***

 

Ci misi più o meno due minuti e mezzo per passare dal “sono una persona adulta e matura e non faccio scenate” al “la dignità vada a farsi fottere, lo odio”. Di conseguenza, poiché alzarmi nel bel mezzo della lezione e appenderlo per le palle al lampadario sarebbe stato alquanto sconveniente, e poiché farlo in qualsiasi altra circostanza sarebbe stato comunque illegale (soprattutto se associato al logico e conseguente omicidio di Tessa), decisi che per il momento gli avrei semplicemente tolto il saluto. Ma solo nell'attesa che Mort mi procurasse una pistola Babbana non registrata.

Alla fine della lezione raccolsi la pergamena intonsa e ficcai le mie cose nella borsa, di malumore per Scorpius, per la pioggia incessante e per l'allenamento serale che James comunque non mi avrebbe permesso di saltare. Oh, e anche perché non avevo capito assolutamente nulla delle lezioni di quel giorno, se non che ci avevano sommersi di compiti per il fine settimana.

Che bella giornata.

Mi lanciai la borsa sulle spalle e marciai verso l'uscita, imprecando mentalmente. Quando Scorpius mi intercettò e mi si affiancò con tutta l'aria di volermi propinare una storia credibile per scusarsi, passai al turpiloquio verbale.

« 'Cazzo vuoi? »

« Rose, senti... »

Gli tirai una spallata per farmi largo nel corridoio e cominciai a marciare risoluta verso la mia meta. Che al momento non sapevo esattamente quale fosse, ma, beh, di sicuro era lontana anni luce dal mio ragazzo.

Scorpius mi rincorse, seguito dagli sguardi di tutti i nostri compagni di classe. Udii distintamente una mia compagna di dormitorio sussurrare alla vicina: « Te lo avevo detto io che si mollavano », così come sentii distintamente lo sguardo penetrante di Albus puntato sulla nuca.

« Possiamo evitare di parlarne qua? » sibilai.

« D'accordo. Andiamo in camera mia » tagliò corto Scorpius, facendomi strada verso i dormitori di Serpeverde.

Evitai di chiedergli se aveva fatto la stessa proposta anche a Tessa solo perché ero certa che Albus avesse un udito abbastanza sviluppato da sentirci anche a quella distanza.

Quando arrivammo nel dormitorio maschile del sesto anno, gettai la borsa sul letto di Scorpius senza alcun ritegno e mi tolsi le scarpe, avendo cura di farle finire “accidentalmente” nello stesso posto.

Contai mentalmente fino a tre per dare a Scorpius il tempo di spiegarsi in extremis. Poi, spazientita, sbottai: « Allora? Sei tu che volevi parlare, no? »

« Sì, io... » Scorpius gettò un'occhiata disgustata alle mie scarpe e le spostò dal letto con un colpo di bacchetta. Poi, riservando anche a me lo stesso sguardo, disse: « Beh, mi lusinga molto sapere che non ti fidi minimamente di me ».

Oh, certo, ora la vittima era lui. Che insensibile da parte mia offendermi per quell'inezia, ignorando del tutto i suoi sentimenti feriti. Alzai gli occhi al cielo.

« La tua migliore amica è la tua ex, e sparite assieme negli anfratti del castello » gli feci notare, facendo del mio meglio per suonare sgradevole. « Per quanto mi risulta, farsi un paio di domande è più che lecito. O vuoi dirmi che saltare le lezioni e nasconderti in cucina con le tue amiche è una cosa normale, per te? Perché sai, in tutti questi mesi questa tua abitudine deve proprio essermi sfuggita ».

E sì, d'accordo, magari volevo litigare. Come succedeva più o meno ogni volta che mi trovavo nel raggio di dieci metri da Scorpius, ultimamente. Il problema era che più ci litigavo, più restavo insoddisfatta e più mi veniva voglia di litigare per chiarire meglio la mia posizione e costringerlo a convenire che avevo ragione. Ragione su di noi, su Tessa, sul fatto che ero io la vittima e lui quello che si era fatto una vita sessuale a quindici anni, o... D'accordo, avere ragione proprio su tutto magari era un po' pretenzioso, ma in quella determinata circostanza era innegabile che avessi ragione da vendere.

Indi per cui, ovviamente, Scorpius pensò bene di negarlo.

« Rose, senti » sospirò. « So che ultimamente non facciamo altro che litigare e che Tessa non ti piace, ma non sono io quello che sta facendo di tutto per non far funzionare le cose, tra di noi ».

No, certo, diamo la colpa a Rose. È sempre colpa di Rose, che domande. Ehi, a proposito, hai sentito di quel ponte che è crollato in Sudafrica? Secondo me è colpa di Rose.

Mi sedetti sul suo letto, avendo cura di posare i calzini sporchi sul cuscino, e commentai: « Quindi speri di convincermi che tu e Tessa non avete fatto niente accusandomi dei vari mali del mondo? È una strategia originale, se non altro ».

Scorpius si ficcò le mani tra i capelli e mi voltò le spalle (probabilmente per non dover vedere le atroci torture a cui stavo sottoponendo il suo cuscino).

« Potresti evitare di distruggermi il letto, se non ti dispiace? » esclamò infatti. « E comunque non ti sei chiesta se avessi un motivo vagamente più serio che tradirti per saltare le lezioni? »

No, d'accordo, dov'è la bacchetta?

« Ti ho cercato per tutta la mattina, se ti interessa saperlo! » replicai, prendendo a calci il cuscino per sfogare la frustrazione. « E sì, ero preoccupatissima e pensavo che qualcuno ti avesse rapito o ammazzato o che fossi malato e ti avessero trasportato d'urgenza al San Mungo. Ma poi ti ho visto con Tessa e scusami tanto se sono saltata alla conclusione più ovvia! »

La fronte di Scorpius si corrugò e per un attimo pensai che fosse sul punto di rispondermi a tono, ma poi scosse la testa e si sedette sul letto accanto a me, spostandomi i piedi dal cuscino con un gesto delicato ma deciso.

« Mi dispiace di averti fatta preoccupare » disse. « È stata una giornata schifosa, ecco tutto. Non volevo finire a litigare con te ».

Rimasi in silenzio, aspettando che cominciasse a spiegarmi perché avesse saltato le lezioni e – cosa di cui mi importava ben di più – perché diavolo avesse ritenuto di farlo in compagnia di Tessa. Quando però fu chiaro che non aveva la minima intenzione di farlo, non potei trattenermi dallo sbottare: « Beh, e allora? Posso sapere cosa ti è successo di tanto terribile o è un segreto di stato? »

Scorpius si passò le mani sul volto, come faceva la sera quando era stanco morto ma voleva finire di scrivere un tema particolarmente noioso, ed annuì con un sospiro.

« Sì, scusa. Sono stanco, è stata una giornata... »

« ...Schifosa, me l'hai già detto » completai per lui, addolcendo un po' il tono.

Per quanto vederlo in compagnia di Tessa mi facesse dare di matto, una parte di me sapeva bene che aldilà dei malintesi Scorpius non mi aveva mai dati seri motivi per dubitare di lui. Era solo che... sì, insomma, ultimamente le cose tra di noi andavano così male che avrei avuto paura di perderlo anche senza che Tessa gli ronzasse attorno in quel modo.

Sollevai le gambe dal copriletto e mi sistemai in una posizione più decente, appoggiando i piedi sul tappeto verde opaco che ricopriva il pavimento. Scorpius prese atto di quel gesto con un microscopico cenno del capo e poi, reprimendo una piccola smorfia, cominciò a raccontare: « È cominciato tutto questa mattina, mentre stavo salando in Sala Grande per la colazione. Sono stato fermato nella Sala d'Ingresso da quel tizio del Ministero, quello del Comitato della Memoria... Montgomery, o come diavolo si chiama. Mi ha detto che voleva vedermi per discutere di alcune cose, e quando gli ho chiesto se potevo andare a fare colazione mi ha risposto che era meglio che non parlassi con nessuno nel frattempo e ha insistito perché lo seguissi subito. Mi ha fatto aspettare in un'aula vuota per quasi un'ora, poi sono entrati lui e l'altra strega del Ministero e hanno cominciato a farmi strane domande. All'inizio mi hanno offerto del tè e mi hanno chiesto come va a scuola, chi sono i miei amici, cosa faccio nel tempo libero e cose del genere. Hanno anche insistito molto perché parlassi loro della mia famiglia e del mio nonno paterno. All'inizio non capivo dove volessero andare a parare, ma poi hanno cominciato a farmi domande sempre più specifiche sui Mangiamorte e sulle mie idee politiche e sui Nati Babbani... Io continuavo a ripetere che non ho nulla a che fare con gli AntiBabbani e non ho nemmeno idea di chi siano, ma loro mi facevano sempre delle altre domande ed era chiaro come il sole che non mi credevano... »

La sua voce s'incrinò e mi accorsi, con una fitta di sensi di colpa misti a un indefinibile malessere, che stava tremando come una foglia. Mi avvicinai di più a lui, ma non ebbi il coraggio di prenderlo per mano o di abbracciarlo.

« Mi hanno tenuto là dentro per più di due ore » continuò Scorpius, tenendo lo sguardo fisso sul pavimento come se il peso di tutte le accuse che gli avevano mosso gli gravasse davvero sulle spalle. « Alla fine, prima di congedarmi, Montgomery mi ha preso da parte e mi ha detto, testuali parole: “Potrà anche avere la reputazione dello studente modello all'interno di queste mura, signor Malfoy, ma noi non dimentichiamo ciò che ha fatto la sua famiglia. Io ho perso tutti i miei amici più cari nella guerra, e se pensa che permetterò a un gruppo di ragazzini che non hanno idea di quello che fanno di inneggiare al razzismo impuniti, si sbaglia di grosso. Lei crede di essere intoccabile, signor Malfoy, non è vero? Crede che la sua buona reputazione la terrà al riparo dalle accuse, ma si dovrà rendere conto che quello che lei e i suoi amici avete fatto non resterà all'interno di Hogwarts, dove potete essere protetti e scusati in quanto ragazzini. Quello che ha fatto è grave, e se continuerà su questa strada è solo questione di tempo prima che ci siano delle pesanti ricadute penali.” »

Quando Scorpius tacque, il silenzio nel dormitorio sembrava essersi fatto più pesante e sgradevole.

Strofinai i piedi sul tappeto, a disagio: ricordavo bene come mi ero sentita un avanzo di galera, quando la McGranitt era venuta a parlarmi della faccenda degli AntiBabbani, e solo per dirmi di starne fuori e non fare l'eroina Grifondoro. Se fossi stata convocata in un'aula deserta dai due tizi del Ministero, come era successo a Scorpius, probabilmente avrei finito per scoppiare in un pianto isterico pregandoli di non arrestarmi per quella volta che avevo costretto mio fratello ad ingoiare una Pasticca Vomitosa.

« Quindi credono che tu sia uno degli AntiBabbani » commentai, tanto per rimarcare l'ovvio.

Scorpius annuì.

« Già. È per questo che ero con Tessa, prima. Hai reso fin troppo che a te non interessa starmi a sentire mentre mi lamento per queste cose... E lo capisco, davvero » si affrettò ad aggiungere, scoccandomi un'occhiata vagamente preoccupata. « Anche tu hai una famiglia difficile da gestire, ma... Sì, insomma, avevo bisogno di parlarne con qualcuno ».

Fu il mio turno di annuire. In realtà lo avrei capito molto di più se fosse corso a nascondersi sotto il letto ed avesse fatto di tutto pur di non doverne parlare mai più – quello, almeno, era ciò che avrei fatto io – ma potevo capire il resto. La famiglia ingombrante, i pregiudizi, quell'orribile senso d'impotenza... Solo, non capivo che bisogno ci fosse di parlarne proprio con Tessa. Oh, beh, diciamo che il problema alla base di tutto era che non capivo come Scorpius potesse considerarla la sua migliore amica, quando persino Lord Voldemort avrebbe dovuto inchinarsi davanti alla sua stronzaggine.

« Quindi Tessa è una confidente migliore di me » constatai, atona.

« Sinceramente? » chiese Scorpius con voce altrettanto calma e fredda. « Sì ».

Già. Lady Theresa Von Voldemort MacMillan è una confidente migliore di te. Prendine atto, Rose.

Tornai a poggiare i piedi sul copriletto e mi circondai le ginocchia con le braccia. Non era mai stato un segreto che fossi brava a consolare la gente quanto lo era Mirtilla Malcontenta, eppure non riuscii a impedire che quella risposta così secca e onesta mi ferisse nel profondo. Forse perché ero la sua ragazza e avrei voluto che mi considerasse la persona migliore del mondo in tutto, compreso l'uncinetto e il bungee jumping, o più probabilmente perché si trattava di Tessa, la magnifica Tessa-ho-voti-più-alti-dei-tuoi-e-mi-sono-scopata-il-tuo-ragazzo-e-ora-sono-anche-una-confidente-migliore-di-te-Macmillan. Insomma, era troppo da sopportare per chiunque: se le cose stavano davvero così, l'unica domanda sensata da porsi era perché Scorpius stesse ancora con me invece di infrattarsi in qualche angolo del castello ad amoreggiare con Tessa... No, in effetti faceva già anche quello.

Che diavolo...

Per quanto tempo Scorpius e Tessa erano stati migliori amici? Giravano assieme dal terzo anno, quindi era da più di tre anni che si conoscevano bene. Mentre io e Scorpius ci parlavamo civilmente da meno di un anno, e anche così non passavamo il nostro tempo a bisbigliarci i nostri segreti e raccontarci delle rispettive seghe mentali. Era maledettamente ovvio che considerasse Tessa una confidente migliore di me, ma non riuscivo a farmene una ragione.

Mannaggia a Merlino, sono la sua ragazza! Dovrei anche essere contenta?

Per la prima volta da quando stavamo assieme, fui colpita da un pensiero molto sgradevole. Prima di potermi tappare la bocca, mi ritrovai a dire: « Ma io ti piaccio, almeno? »

Scorpius inarcò un sopracciglio, probabilmente chiedendosi se stessi scherzando o se fosse il caso di portarmi in Infermeria. Il che poteva anche essere considerato un buon segno, in quella determinata circostanza.

« Certo che mi piaci, Rose! » rispose, quando parve decidere che facevo sul serio.

« Sì, certo » borbottai.

Certo che gli piacevo – o almeno volevo sperare che fosse così – ma non era quello il punto. Ero sempre stata troppo presa da quello che provavo io per lui per preoccuparmi di chiedermi cosa provasse lui per me, ma ora mi sembrava così stupido non averci pensato prima. Perché avrei dovuto piacergli, in fondo? Cosa poteva mai trovarci in me, uno come lui? Era un tipo tranquillo, studioso, a cui piaceva starsene in pace per i fatti suoi con un buon libro, mentre io ero la solita giocatrice di Quidditch, mediamente carina e popolare, assolutamente sprovvista di voglia di studiare e del benché minimo barlume di maturità. Non vedevo cosa ci potesse trovare lui in una come me: di sicuro non mi ammirava per la mia intelligenza, né tantomeno per la mia cultura o per la mia sensibilità. Ma forse il punto era proprio quello: forse gli piacevo proprio perché ero la solita giocatrice di Quidditch mediamente carina e popolare, la solita stupida cotta adolescenziale. Magari non ci trovava assolutamente nulla di speciale in me, e non gli interessavo più di quanto gli sarebbe potuta interessare una qualsiasi delle mie compagne di squadra. Fatta eccezione per Meredith Bulstrode, ecco.

Al pensiero che Scorpius stesse con me per quel motivo sentii una dolorosa stretta allo stomaco. Non volevo essere solo quello, per lui. Non volevo essere la solita giocatrice di Quidditch.

Ma, giocatrice di Quidditch stupida o meno, su una cosa Scorpius aveva ragione: non avevo la minima voglia di sentir parlare degli AntiBabbani, e se anche ce l'avessi avuta non sarei stata capace di consolarlo e tirargli su il morale. Io ero brava solo a scappare dai miei problemi e fingere che non esistessero, figurarsi con quelli degli altri...

Sbirciai il volto teso di Scorpius e la linea dura delle sue labbra, serrate una sull'altra nell'espressione che assumeva quando c'era qualcosa che non andava e invece di sclerare preferiva fare l'incazzato silenzioso. La cosa bella di Scorpius era che aveva più o meno una sola espressione che si adattava ad ogni circostanza problematica della sua esistenza, il che se non altro rendeva i suoi malumori di facile interpretazione. O forse lo faceva solo in mia presenza, per pietà della mia sfera emotiva chiaramente menomata. Magari con Tessa sclerava, sì, perché lei non era una giocatrice di Quidditch stupida e mediamente carina.

Scacciai quei pensieri (o almeno mi convinsi di averlo fatto) e cercai di mettere insieme un sorriso convincente. Mi inginocchiai sul materasso per avere il viso all'altezza del suo.

« Non ci pensare, d'accordo? » sussurrai. « Se ne accorgeranno da soli, prima o poi, che tu non hai niente a che fare con quella gente ».

Scorpius ricambiò il mio sorriso con aria mesta e si lasciò baciare senza dimostrare una gran smania di collaborare. Mi arrampicai sulle sue gambe e gli presi le mani, accompagnandole sotto la camicia.

In fondo magari il mio ruolo era proprio quello: distrarlo, dargli qualcos'altro a cui pensare. E questo di sicuro con Tessa non lo faceva. Anche se lo aveva fatto... E forse anche più di quello... Ma presumibilmente non lo facevano più... Almeno lo speravo... Insomma, mi fidavo di lui, no?

Lo spinsi con la schiena sul letto e cominciai a sbottonarmi la camicia da sola, fiduciosa che Scorpius avrebbe cominciato ad essere un po' più interattivo prima che mi trovassi a corto di idee e senza altri vestiti da togliere. Insomma, capivo che avesse altre cose per la testa in quel momento, ma ero la sua ragazza e potevo tirargli su il morale molto meglio di Tessa, impegnandomi un po'.

E probabilmente ci sarei anche riuscita, a giudicare dalla reazione di moderato interesse che – più che lui – ebbe il contenuto delle sue mutande quando mi liberai della camicia e le sue mani si posarono sulle coppe del reggiseno. Peccato che in quel momento Mortimer ebbe la brillante idea di entrare nel dormitorio, spalancando la porta come un Cristoforo Colombo particolarmente fatto ed esaltato che posa il primo passo sul suolo americano. Particolarmente molto fatto, visto che si accorse della nostra presenza solo quando inciampò sulla mia camicia.

« Ah » bofonchiò, lanciando uno sguardo di approvazione al mio reggiseno, su cui erano strategicamente posizionate le mani di Scorpius. « Fate come se io non ci fossi ».

Merlino, quanto odio il mondo a volte...

Mi rialzai, seccata, ed incrociai le braccia sul seno nell'attesa che Mort facesse qualunque cosa era venuto a fare e quindi togliesse il disturbo. Peccato che la ragione per cui Mort aveva così discretamente invaso la nostra privacy, da quanto potei capire, includeva la rumorosa e difficilmente ignorabile ricerca di un pacco di sostanze indubbiamente illegali su cui aveva lanciato un incantesimo anti-appellante.

Dopo un paio di minuti, la cosa cominciò a farsi seriamente imbarazzante. Tanto per fare qualcosa, mi voltai verso Scorpius e dissi: « Perché non hai chiuso a chiave la porta? »

Scorpius arrossì leggermente.

« Scusa... » borbottò. « Non pensavo che avresti cercato di stuprarmi… »

Qualsiasi sforzo di non farsi sentire da Mort avesse pensato di mettere in atto con quel borbottio venne miseramente vanificato dalla mia risposta, che probabilmente si sentì fino alla Torre di Astronomia.

« Ah, è questo che pensi? Che stavo cercando di stuprarti?! » sbottai.

Ma certo, ovvio, uno si faceva in quattro per distrarlo e tenere in vita il briciolo di vita di coppia che ci restava, e Messer Malfoy correva a chiamare il Gufo Azzurro.

Mort finalmente lasciò perdere le sue ricerche ed alzò gli occhi per lanciarci uno sguardo incuriosito.

« Perdonami tanto se ti ho messo le mani addosso, eh! » continuai, scendendo dal letto per riprendermi le mie cose. « Chissà come dev'essermi venuto in mente! Nemmeno fossi il mio ragazzo, vero?! »

Mi infilai le scarpe e puntai dritto verso la porta, che però mi si aprì sul naso, vanificando i miei tentativi di recitare una dignitosa uscita di scena.

« Ciao, ragazzi » ci salutò Marshall. « Scorpius, hai visto il mio libro di Erbologia in giro? Oh, a proposito: fatti stuprare, per carità ».

Scorpius aprì la bocca per replicare, ma prima che potesse farlo la porta si aprì di nuovo per lasciar passare Al, che esclamò: « Stuprare? Scorp, lo sai che ti voglio bene come a un fratello, ma provaci e ti eviro ».

Scorpius arrossì vistosamente e sbottò: « Non ho intenzione di stuprare nessuno, io! È Rose che… »

« Oh, sì, ti prego, denunciami per molestie sessuali! » lo interruppi.

Albus, che fino ad un istante prima sembrava intenzionato a farci una paternale sui nostri problemi di coppia, richiuse seccamente la bocca e fece scorrere uno sguardo sconcertato da me a Scorpius. Mort, dopo aver finalmente trovato l'oggetto delle sue ricerche (ovvero un pacchetto stropicciato di Marlboro dentro a cui erano infilati alcuni spinelli), si accese da fumare e passò un tiro a Marshall, che si era seduto al suo fianco e ci fissava con la stessa espressione rapita di Draco quando aveva scoperto la televisione. Dovevamo essere uno spettacolo parecchio interessante, in effetti.

Scorpius si schiarì la voce, a disagio.

« Ehi, Rose, calmati. Non ho nulla in contrario, stavo solo precisando che non sono stato io a cominciare... »

« Come sempre! » lo aggredii, arrossendo per la rabbia e l'imbarazzo. Poi mi voltai verso Al e, facendo un gesto sdegnoso in direzione di Scorpius, aggiunsi: « Non ti preoccupare, Al, se fosse per lui passeremmo le nostre giornate a discutere amabilmente di Aritmanzia! Anzi » mi corressi, tornando a trucidare Scorpius con lo sguardo. « Probabilmente andrebbe a parlarne con Tessa, non è vero? »

Marshall espirò una boccata soddisfatta di fumo e commentò: « Non so cosa c'entri Tessa in tutto questo, ma... Beh, Scorpius, mi dispiace dirtelo, ma Rose ha ragione ».

« Certo che ho ragione! » strillai, indignata.

« È estremamente scortese mandare in bianco una ragazza, Scorpius » concordò Mortimer, sollevando due dita in un'eloquente richiesta di riavere la canna.

« Mi fai sinceramente vergognare di me stesso » infierì Marshall. « Dico, non ti abbiamo davvero insegnato nulla in questi sei anni di cameratismo? »

Scorpius lanciò un'occhiata disgustata al traffico di stupefacenti che stava avvenendo tra i suoi due compagni di stanza e sbuffò: « Potete smetterla, cortesemente? Non ho mai detto che la mia ragazza non mi… »

« Tu filosofi troppo, Scorp, lo vedi? » lo interruppe Mort, e Marshall approfittò della sua momentanea distrazione per riappropriarsi della canna. « È questo il problema ».

« Di certo non filosofo mentre sto con Rose! » replicò Scorpius, offeso.

L'attacco di tosse che mi colpì dopo quelle parole fu assai poco credibile.

« No, quando mai? » sibilai.

Non era come si fosse ammazzato di seghe mentali sugli AntiBabbani ogni singolo minuto che avevamo passato assieme nell'ultima settimana.

Scorpius, ad ogni modo, parve molto offeso dalla mia mancata presa di posizione in suo favore.

« Potete cortesemente smetterla di travisare tutto quello che dico? » sbottò. « E sarebbe anche carino se voi tre teneste il naso fuori da faccende private che non vi riguardano in nessun… »

« Oh, ci riguardano eccome, invece » lo contraddisse Marshall, sollevando la canna in un gesto perentorio. « In primis, si tratta di conservare la nostra dignità di tuoi mentori. E poi ci preoccupiamo per la felicità della povera Rose ».

« Per non parlare delle scommesse che abbiamo fatto… » aggiunse Mort, che chiaramente era molto più interessato a quelle e alla canna (non che la lista degli interessi di Marshall fosse ordinata diversamente, sospettavo).

« Voi avete fatto cosa?! » esclamammo io e Scorpius all'unisono.

« Se posso dire la mia… » s'intromise Albus.

« NO! » lo mettemmo a tacere io e Scorpius, prima che potesse partire con uno dei suoi discorsi sulla pace nel mondo.

« Avanti, Scorpius, sei così suscettibile » protestò Marshall, che doveva essere incredibilmente annoiato o fatto per interessarsi così tanto delle relazioni di coppia di qualcuno che non fosse lui stesso. « Stiamo solo cercando di darti dei consigli per… »

« E comunque si può sapere da quando i nostri problemi di coppia devono essere discussi con tutti voi?! » sbottai.

« Beh » disse Al, ancora palesemente offeso per il modo in cui era stato messo a tacere. « Io ho il diritto di… »

« Tu hai il diritto di tacere e farti i maledetti affari tuoi, Al! » sbraitò Scorpius.

Mort roteò gli occhi e sbuffò una poderosa boccata di fumo.

« Merlino, che permalosi. Stavamo solo cercando di dare una mano… »

« Oh, sì, lo vedo come avete dato una mano » replicai, senza risparmiarmi una pesante dose d'ironia. « E comunque, giusto perché lo sappiate, ho il ciclo! » aggiunsi, sollevando il mento in quello che speravo fosse un atteggiamento di dignitoso disprezzo. « E David Baston bacia dieci volte meglio di Scorpius! »

Detto ciò, mi voltai con il naso all'aria e lasciai il dormitorio sbattendomi la porta alle spalle. Fu in quel momento, davanti agli sguardi sconcertati dell'intera sala comune di Serpeverde, che realizzai di aver dimenticato la camicia sul pavimento della stanza di Scorpius.

« Beh, che avete da guardare? » sbottai, sistemandomi le spalline del reggiseno. « Fa caldo ».

 

***

 

Il giorno dopo, com'era prevedibile, a Serpeverde mi stavano ancora ridendo dietro. E, cosa ancora più prevedibile, io e Scorpius non ci rivolgevamo la parola.

Dopo pranzo, ancora discretamente infuriata con l'interezza del creato, raccolsi le mie cose e mi diressi verso il parco, dove si sarebbe tenuta la lezioni di Cura delle Creature Magiche. Nemmeno la prospettiva di un'ora della mia materia preferita era riuscita a mettermi di buon umore, perciò, quando Marshall mi si affiancò lungo il vialetto che costeggiava il Lago Nero in direzione della Foresta, non ritenni necessario esentarlo dallo sguardo omicida che, come il resto dell'umanità (e forse anche di più trattandosi di lui), meritava appieno.

« Che vuoi? » sbuffai, accelerando il passo.

Marshall tossicchiò, a disagio.

« Sì, ecco... Albus, Mort ed io ne abbiamo discusso a lungo, ieri, e abbiamo concluso che tu e Scorpius avete bisogno di... »

« Marshall? Taci ».

« No, ma sul serio, lo facciamo per voi » insistette. « E ci piacerebbe essere informati prima la prossima volta che voi due litigate, così potremo discuterne con più calma e... »

« Ti ha mandato Albus, non è vero? » lo interruppi, sempre più indecisa riguardo all'allettante possibilità di scaraventarlo nel lago e dare il suo cadavere in pasto alla Piovra Gigante.

Marshall, comunque, mancò di cogliere la portata omicida dei miei propositi e continuò imperterrito con la sua filippica.

« Davvero, dovreste consultarci prima di arrivare a urlarvi addosso in quel modo. Non vi fa per niente bene, lasciatelo dire ».

E sapessi quanto mi fa bene stare qui ad ascoltare le tue menate, invece.

« Marshall? » sbuffai.

« Sì? »

« Manda Albus a fanculo da parte mia ».

Marshall fece per aprire la bocca, ma poi scrollò le spalle con una smorfia rassegnata e bisbigliò: « Ok, ma se te lo chiede digli che ci ho provato... »

Evitai di ucciderlo solo perché l'idea di quanto Albus lo avesse tormentato e minacciato per fargli dire quelle cose mi instillava una profonda pietà. Oh, e anche perché eravamo arrivati davanti alla capanna di Hagrid e c'erano una dozzina di studenti che avrebbero potuto testimoniare contro di me.

Mi sedetti su una pietra ricoperta di muschio, in attesa che Hagrid si facesse vivo e ci rivelasse in quale anfratto del parco era nascosto il prossimo mostro, o – per come la vedeva lui – il prossimo adorabile animaletto da salotto. Non ci volle molto per scoprirlo: Hagrid comparve quasi subito e ci annunciò con voce garrula che per quella lezione aveva in serbo una cosa speciale che ci attendeva nel recinto al limitare della foresta.

Se già alle parole “cosa speciale” la maggior parte degli studenti cominciarono a preoccuparsi, non appena raggiungemmo il recinto al limitare della foresta l'intera classe esplose in un coro di esclamazioni d'orrore.

« Che… che cos'è quello? » balbettò una ragazza di Corvonero, indietreggiando.

Al centro della radura si ergeva una creatura mostruosa con il corpo ricoperto di squame azzurrognole. Era grande come l'intera capanna di Hagrid, con il corpo a quattro zampe che terminava in una lunga coda da rettile. Avrebbe potuto essere un grosso drago, se non avesse avuto nove teste che ci fissavano con altrettante paia di occhi color rubino.

Hagrid guardò il mostro con un sorriso orgoglioso, come se fosse il suo figlioletto a cui un ospite aveva appena fatto un complimento particolarmente lusinghiero.

« Questa » annunciò, chiaramente convinto che saremmo scoppiati in esclamazioni di giubilo da un momento all'altro. « È un'Idra ».

La pausa ad effetto che seguì evidentemente non sortì l'effetto sperato perché, una volta realizzato che nessuno si sarebbe messo a piangere dalla gioia, Hagrid tossicchiò e riprese la spiegazione.

« Volevo lasciarla ai ragazzi del settimo anno, ma la McGranitt era preoccupata che non arrivassero ai MAGO tutti interi, quindi… Sì, beh, immagino che sapete tutti com'è che si tiene a bada un'Idra… »

« Sicuro, ne affronto una ogni mattina… » sibilò Al.

Persino Tessa, che di solito non perdeva occasione per mettersi in mostra, sembrava essere a corto di parole. Hagrid aprì il grande sacco che portava in spalla e lo svuotò sul terreno: un groviglio di cinghie e ganci metallici cadde sull'erba tintinnando.

« Non cercate di tagliare le teste » ci ammonì. « Ne ricrescono due. Per neutralizzarla dovete bloccarle tutte e nove le bocche con una di queste museruole. Ce ne sono quindici ma… beh, cercate di farvene bastare nove. Ora, ehm… dividetevi in coppie. Ogni coppia si occuperà di una testa ».

Senza pensarci due volte, diedi le spalle al gruppetto di Serpeverde che confabulavano attorno ad Albus e puntai verso Calvin.

« Ehi, Calvin, stai in coppia con me? » gli chiesi.

Anche senza vederli, percepii chiaramente gli sguardi assassini di Scorpius e Al puntati sulla mia nuca. Calvin mi rivolse un sorriso smagliante.

« Certo ».

Scorpius, senza smettere di trucidarmi con lo sguardo, si mise in coppia con Al. Gli rivolsi uno sguardo di sfida e mi avvicinai a Calvin di qualche passo.

« Dobbiamo batterli a tutti i costi » sussurrai.

Calvin annuì e mi strizzò l'occhio con fare alquanto allusivo.

« Batterli… assolutamente ».

« Sconfiggerli, Calvin » rettificai, sbuffando. « Concentrati ».

Per tutta risposta Calvin continuò a sorridere serenamente in direzione del sedere di Al, con la sua tipica espressione da "troppo bello e troppo stupido".

« Non ti preoccupare, sono concentratissimo » mi assicurò.

Ho i miei dubbi…

L'oggetto dell'attuale concentrazione di Calvin afferrò Scorpius per un braccio e andò a prendere una museruola. Mentre tentavano di districare le cinghie, lo sentii borbottare: « Se mi fai perdere contro Davies ti ammazzo ».

Quando tutte le coppie furono formate, però, fu chiaro che le teste dell'Idra erano decisamente troppe per la modesta quantità di studenti che avevano avuto l'ardire di continuare con Cura delle Creature Magiche. Hagrid sollevò un indice grosso come una salsiccia e contò le coppie.

« … cinque… sei… e sette. Questo significa che restano fuori due teste… »

« Io e Calvin ne prendiamo due » esclamai, sollevando la museruola che non ero ancora riuscita a capire da che parte si girasse.

Calvin mi lanciò uno sguardo vagamente perplesso, ma quella proposta suicida non sembrò turbare più di tanto il suo consueto buonumore. Lanciai uno sguardo compiaciuto a Scorpius e Al, certa che mio cugino avrebbe raccolto il guanto di sfida senza pensarci due volte. E infatti…

« Anche noi ne prendiamo due, Hagrid ».

Hagrid batté le mani.

« Ottimo, allora possiamo cominciare ».

Senza farmelo ripetere, afferrai una seconda museruola e scavalcai la staccionata, seguita a ruota da Calvin. L'Idra ci lanciò uno sguardo di sufficienza con una delle sue teste e poi tornò a ignorarci: non sembrava ritenerci una minaccia degna di nota. Il resto della classe ci seguì con molto meno entusiasmo.

Posai una museruola a terra e m'infilai l'altra sul braccio, cercando di non aggrovigliarla di nuovo.

« Ok, Calvin » dissi. « Io provo a mettere la museruola a una delle teste e intanto tu mi copri le spalle, intesi? »

Calvin estrasse la bacchetta dalla tasca posteriore dei pantaloni e se la fece ruotare tra le dita.

« Perfetto ».

Nel complesso non trasmetteva una grande idea di affidabilità, mentre sorrideva a una testa dell'Idra senza accorgersi che altre due si erano chinate su di lui da dietro e gli stavano sbavando sulle spalle, ma ero troppo decisa a stracciare Al e Scorpius per perdere tempo a preoccuparmene.

M'infilai la bacchetta nella cintura e cominciai ad aggirare l'Idra, alla ricerca di qualche punto debole. I movimenti repentini delle teste lasciavano intuire che fosse piuttosto veloce, ma sembrava distratta dai quattordici studenti che avevano improvvisamente invaso il suo territorio. Forse, se Calvin l'avesse distratta abbastanza a lungo… in fondo distrarre la gente era la sua specialità. Scacciai dalla mente l'immagine di Calvin che si esibiva in una striptease davanti all'Idra e mi avvicinai a una delle due zampe posteriori. Se fossi riuscita ad arrampicarmi…

Ma in quel momento qualcuno urlò: « Diffindo! » e una delle teste rotolò a terra, recisa di netto.

L'Idra emise un verso agghiacciante e indietreggiò, frustando l'aria con la coda. Dovetti gettarmi di lato per non venir calpestata. Mi rialzai appena in tempo per vedere il moncone di collo contorcersi e dividersi in due nuove teste.

« Oh, a proposito! » urlò Hagrid, sovrastando i ruggiti del mostro. « Il sangue e il fiato dell'Idra sono letali. Ma non è niente di cui preoccuparsi… »

« Niente di cui preoccuparsi? » strillò Tessa, che per evitare di essere sbranata dall'Idra si era tuffata a capofitto dentro un cespuglio.

Albus, che aveva tirato a terra una delle teste con una catena, smise immediatamente di respirare e la lasciò andare. Calvin, nel frattempo, continuava a guardarsi attorno con aria svagata, come se ci trovassimo in un luna park. Supponevo che fosse troppo immerso nel suo mondo di perversioni sessuali per curarsi di quello esterno.

Oh, accidenti! Era molto meglio quando era solo dentro la mia testa!

« Calvin! » esclamai, mentre mi avvicinavo cautamente a una delle teste. « Non è che potresti darmi una mano?! »

Per tutta risposta Calvin si grattò la nuca con la punta della bacchetta.

« Mmh? Sì, certo, cosa devo fare? »

« La testa è troppo in alto! » urlai, schivando un affondo dell'Idra con un balzo. « Fammi saltare in aria! »

« Va bene » acconsentì lui, garrulo. « Bombard… »

« NO! »

Urlai così forte che l'Idra ritrasse una delle teste, fissandomi con evidente perplessità.

« Intendevo sollevami! » rettificai.

« Oh, scusa, mi sembrava strano » commentò Calvin. « D'accordo allora. Levicorpus! »

E detto fatto mi ritrovai a penzolare a testa in giù, appesa per una caviglia. La classe proruppe in un boato elettrizzato.

« Calvin! »

Mi dibattei inutilmente mentre tre teste mi si avvicinavano, scrutandomi con interesse. Sentii il fiato caldo dell'Idra sulla pelle e trattenni il fiato.

Accidenti accidenti accidenti!

Gesticolai con furia in direzione di Calvin, ma per il sorrisino vacuo che ne ricevetti avrei potuto avergli appena rivolto un pollice alzato.

« Oh, hai ragione » si riscosse, dopo che gli ebbi mimato una decapitazione piuttosto convincente, e con un movimento della bacchetta mi fece schizzare verso l'alto, fuori dalla portata dell'Idra. « Puoi respirare adesso? »

Mi riempii i polmoni con sollievo. Subito dopo, lanciandomi in un'improbabile numero di contorsionismo per districarmi dal groviglio di cinghie e vestiti che mi ricopriva la testa e le braccia, ruggii: « Calvin! Mettimi subito giù! »

« Va bene » mi accontentò, e con un colpo di bacchetta cominciò a farmi scendere.

Peccato che l'Idra per allora sembrava aver deciso che, qualunque problema mentale avessi, valeva la pena di sbranarmi lo stesso: non appena fui di nuovo alla sua portata, una delle teste scattò in aria con le fauci spalancate.

« Calvin! Su! Su! »

« Oh, ma ti vuoi decidere?! » sbottò lui, spazientito.

« Ok, a destra ora! … No, come non detto… a sinistra! Sinistra! La mia sinistra, Calvin! »

Andai a sbattere rovinosamente contro il collo della bestia, che emise un verso infastidito e dimenò la coda.

« Scusa! » mi urlò lui. « È che mi confondo quando sono sotto pressione… »

« Ah, tu sei sotto pressione?! » sbottai, mentre un paio di mascelle si serravano a pochi centimetri dalla mia testa. « Più in alto, Calvin! Ok, ora a sinistra… sinistra, ancora… non così tanto! Destra! Destra! »

Avevo il forte sospetto che Calvin stesse continuando a spostarmi totalmente a caso all'interno del groviglio di lunghi colli e teste triangolari dell'Idra. Sospetto che non poté che aumentare quando riuscì a mandarmi a sbattere sull'unico albero che c'era nel raggio di dieci metri.

« Calvin! »

« Non l'ho fatto apposta, scusa! »

« Non me ne frega niente se non l'hai fatto apposta! » sbraitai, mentre l'Idra mi fissava con l'aria di chi ha appena visto il proprio panino al formaggio prendere vita e cominciare a saltare in giro urlando come un ossesso. « Mettimi subito... A sinistra, presto! … No, non di là! A destra! … Ok, su... no, aspetta, no, no, no, no! Giù! Giù! … Più a sinistra... NON NELLA BOCCA DELL'IDRA! … Aspetta, attento, non... ouch! … Calvin, mettimi subito giù! »

Prime che potessi aggiungere altro, Calvin esclamò: « Ok, ti faccio scendere, ma poi non ti lamentare. Relascio! »

E così, di punto in bianco, mi ritrovai a precipitare da sei metri d'altezza. Qualcuno tra gli studenti urlò, ma mi arrestai molto prima di toccare terra, per fortuna.

O per sfortuna? Mi corressi, quando realizzai di essere appena atterrata sopra una delle dieci teste dell'Idra.

Le altre nove sbuffarono sonoramente e si voltarono tutte verso di me. Nel complesso, non sembravano troppo amichevoli...

Merda merda merda...

Mi aggrappai con tutta la forza che avevo al collo dell'Idra, pregando che sedici anni di Quidditch pagassero qualcosa. Una delle teste tirò fuori la lingua biforcuta e ci chinò su di me, scrutandomi da così vicino che riuscii a scorgere il mio riflesso nei suoi grandi occhi rossi. Trattenni il respiro.

Ti prego ti prego ti prego, Merlino, se mi fai sopravvivere giuro che non insulterò mai più te, i tuoi calzini e le tue mutande...

« Vai così, Rose! » urlò qualcuno, tre metri più in basso dei miei piedi.

Mi arrischiai a sporgermi un po' per scoprire chi fosse l'idiota che aveva scambiato la mia morte prematura per una partita di Quidditch e non fui troppo stupita quando realizzai che si trattava di Calvin. Scorpius e Al, poco più in là, avevano totalmente dimenticato le loro due teste e mi stavano fissando con gli occhi sgranati. Beh... in effetti tutta la classe mi stava fissando con gli occhi sgranati.

« Avanti, Rose, mettile la museruola! » mi incitò Calvin, sollevando entrambi i pollici con un gran sorriso incoraggiante.

Provai l'irrefrenabile istinto di strangolarlo. Peccato che avrei dovuto sopravvivere all'Idra prima che lui potesse non sopravvivere a me, il che non era esattamente un dettaglio di poco conto.

Decisamente no.

Approfittando della temporanea distrazione dell'Idra, che sembrava troppo schifata dal cheerleading sfacciato di Calvin per fare alcunché, riuscii ad aprire la museruola dalla parte giusta. Quando cominciai ad adoperarmi per infilargliela, però, non gradì particolarmente: la testa che stavo tentando di costringere tra le cinghie emise un ruggito furibondo e iniziò a scrollarsi con forza. Strinsi le ginocchia per mantenermi a cavalcioni, mentre Calvin urlava qualcosa come:

« Vai Rose! Vai Rose! L'Idra è ormai spacciata, fanne una fritatta, aha! Fagliela vedere, spaccale il sedere! Vai Rose! Vai Rose! »

In qualche modo, pur di non doverlo sentire ancora, riuscii a chiudere la museruola con una sola mano. La classe esplose in un boato che sommerse il resto della canzoncina di Calvin.

« Evvai! » esultai, alzando le braccia sopra la testa.

In effetti, a conti fatti, non fu una grande idea. Proprio per niente. L'Idra ruggì tutto il proprio disappunto e sollevò la testa su cui mi trovavo, facendomi scivolare lungo il collo finché non caddi a terra con un tonfo. Ruzzolai nella polvere e mi rialzai, stupita di essere ancora viva e illesa. Calvin si lanciò in un applauso entusiasta.

« Ce l'abbiamo fatta! Dammi il cinque, compagna! »

Ce l'abbiamo fatta?

Probabilmente avrei tentato di ucciderlo, se in quel momento Hagrid non mi avesse stesa con una poderosa pacca sulla schiena.

« Bravissima, Rose! » ruggì.

Mi massaggiai la parte lesa, gemendo di dolore.

Dico, uno sopravvive all'Idra per farsi ammazzare da Hagrid…

Al mi lanciò uno sguardo di superiorità, come a dire “tutta questa scena per una sola testa?”. Poi, dopo aver rimarcato la propria disapprovazione per Calvin con una smorfia disgustata, sibilò « Testabolla » e si diresse verso l'Idra.

« Direi che l'ha presa sul personale... » commentò Calvin con noncuranza.

Ma Albus non ebbe il tempo di dimostrare fino a che punto la aveva presa sul personale, perché in quel momento l'urlo acuto e agghiacciante di una ragazza squarciò la radura. Mi voltai di scatto, giusto in tempo per vedere il corpo di Carly Alcott crollare al suolo, con una gamba squarciata da una lunga ferita. Nessuno si scompose più di tanto (in effetti, sarebbe stato più sorprendente se Hagrid fosse riuscito a tenere una lezione senza che qualche studente si infortunasse gravemente), ma i pochi studenti che si trovavano nel raggio d'azione del mostro si affrettarono ad allontanarsene, prima di fare la stessa fine.

Oh, perfetto – pensai, mentre Hagrid si precipitava a sottrarla alle grinfie dell'Idra, urlando che era tutto a posto e che l'Idra di solito era una gran tenerona, se non la si infastidiva. Ed ecco che Hagrid ammazza uno dei nostri giocatori migliori a due settimane dalla partita decisiva del campionato di Quidditch.

 

 

 

 

 

 

 

 

Note di chi ha pubblicato il capitolo nonché Beta della carota che ha scritto questo capitolo e anche tutti gli altri insomma Rose: Salve a tutti, sono Zuzallove e ho la s/fortuna di betare questa ragazza. Fortuna perché, ehi, capitoli in anticipo. Sfortuna perché lei è fuori di testa e mi tocca sopportarla anche al di là di questioni Betaggiose. E perché mi fa lavorare il giorno di Santo Stefano. Cioè.

No, babbè, il motivo per cui mi sono bellamente intromessa in queste note finali senza alcun rispetto per Rose e i suoi capitoli è... fare un ringraziamento generico a tutti quelli che la seguono e che attendono che io finisca i Betaggi (chi pazientemente e chi no), e ad agitare la manina con fare amichevole a tutti quelli che nelle sue recensioni o nella sua pagina hanno mai detto “Grazie anche alla tua Beta” o “Grazie alla Zuz” o “Un saluto amichevole alla Zuz” o “La Zuz deve morire dove cazzo è il betaggio”. Di solito non sono così sentimentale, ma è Natale (il che mi ricorda che ho Betato la notte di Natale e wow, GIUSTO PER ROSE posso fare cose del genere) e ho appena visto Il Canto di Natale di Topolino che mi lascia sempre un po' emotivamente scombussolata.

Ciao a tutti!

La Zuz

 

 

 

P.S.: Fra parentesi, Rose vorrebbe che la scusassi per il suo enorme ritardo. Io, col potere conferitomi dalla sacra associazione dei BB (Beta Bastardi) la condanno a scrivere altri quindici capitoli in due giorni per farsi perdonare. E in cambio avrà il perdono reale.

 

   
 
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