Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: Karyon    26/12/2013    1 recensioni
Storia sospesa a tempo indeterminato. Leggere la bio per info
Genere: Avventura, Generale, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Akainu, Ciurma di Shanks, Mugiwara, Rivoluzionari, Un po' tutti | Coppie: Franky/Nico Robin, Rufy/Nami, Sanji/Zoro
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Rapporto Supernovae
 
Rapporto Supernovae – File protetto.
Sotto la diretta supervisione del Grande Ammiraglio Sakazuki.
Base F4 nel Nuovo Mondo a Quartier Generale, Marineford.
Notizie dalla Grand Line affermano che due ciurme della “Peggiore generazione” che stanno cercando di raggiungere Raftel sono state definitivamente annientate.
Capone “Gang” Bege (138.000.000 di Beri), Capitano dei Pirati Firetank, è stato arrestato a largo di Coral Island.
Sebbene ancora dispersa, si ritiene sconfitta anche  la ciurma di Jewelry Bonney (140.000.000 di Beri). La nave, The Pink Tornado, è stata rinvenuta parzialmente distrutta ad Heldon Bey.
Nessuna informazione al momento riguardo le altre “Supernovae”.
 


 Quel maledetto viaggio sembrava infinito. Bagy cominciava a credere sarebbe stato meglio starsene a Impel Down, piuttosto che andarsene a zonzo senza sapere la meta.
«Ehi voi, si può sapere dove stiamo andando?» Si lamentò, guardando i suoi improbabili compagni di viaggio. Dalla battaglia di Marineford aveva ottenuto una nave e un bel po’ di uomini convinti che lui fosse un grande pirata, il che non era male; peccato avesse ereditato anche quella sottospecie di Uomo-candela che lo stava portando chissà dove.
Mr. Three, dal canto suo, si limitò a sorseggiare il cocktail dalla sedia sdraio, scuotendo le spalle con fare indifferente «Non guardare me, non sono io che ho deciso…»
Bagy inarcò un sopracciglio «Ma allora chi-» prima che potesse terminare la frase, quell’altro tizio strambo di Impel Down apparve vorticando su se stesso come una trottola impazzita.
Lo strano presentimento di poche ore prima si riappropriò di lui «Non ci posso credere… ohi tu, c’entri con tutta questa storia?»
Von Clay si girò a fissarlo con un grosso ghigno sulla faccia «Chi, io?»
Ovviamente quello voleva dire “sì”. Bagy cercò di trattenersi dall’idea di farlo fuori seduta stante, soprattutto perché prima voleva davvero capire dove volesse andare a parare. I suoi piani non erano cambiati dopo Marineford: al diavolo guerre e imperatori, il suo unico scopo era recuperare il famoso tesoro di John e basta. Da sempre era l’unica cosa che lo muoveva e nessun cambiamento epocale, compresa la Nuova Era, avrebbe cambiato nulla. Purtroppo però si ritrovava un mucchio di uomini convinti che lui avesse qualcosa a che vedere con le sorti del mondo, quindi doveva cercare di tenerseli buoni in qualche modo. E poi c’erano quei due…
Bagy si girò a fissare Mr. Three e Von Clay che discutevano di qualcosa e sospirò sconfitto; se il primo non aveva alcuna intenzione di sloggiare, il secondo era un totale enigma. A conti fatti non aveva ancora capito perché fosse sulla nave.
«Oh tu, perché non ti prendi una nave tua e te ne vai dove ti pare?» Sbottò, bloccandoli.
«Gahahahah, la mia nave è affondata mille anni fa!» Rise, lasciandoli di stucco.
Mr. Three sbuffò «Che diavolo avrai da ridere…»
«Chissenefrega della tua nave, scendi subito dalla mia!» Si scaldò Bagy, fronteggiandolo.
«Questa non è la tua nave. È una nave della Marina che hai rubato… se vuoi possiamo portarla indietro» insinuò furbo l’altro.
«Va bene, fai come ti pare…»  si arrese il clown, prima si scorgere un gabbiano che sembrava puntare verso di loro. «E quello?»
«Sembra un messaggio…» fece Mr. Three, afferrando la lettera al volo. «Ed è per te, Bagy».
«Davvero?! Da’ qua!» Bagy gli strappò di mano la lettera e la lesse velocemente, senza credere ai proprio occhi; rilesse più volte il nome per essere sicuro di non essersi sbagliato.
«Di chi è?» Provò a chiedere Von Clay.
«Di un certo Trafalgar Law».
«La Supernova di Marineford? Il Capitano degli Heart Pirate?»
«Quello…»
«E  cosa vuole?» Chiese Mr. Three.
«Un’alleanza».
 
Il Nuovo Mondo non era poi così complicato se si capiva come comportarsi; bastava semplicemente ricordarsi che era un luogo un po’ più pericoloso, estremo e folle degli altri.
E Kidd vi ci viveva come un dio.
«Capitano, quali sono i prossimi ordini?»
Kira lo guardò leccarsi lentamente le labbra come un gatto soddisfatto. Avevano raggiunto quella strana isola a forma di uovo per un motivo a loro sconosciuto, ma che pareva essere molto importante. Erano giorni che Kidd faceva  il misterioso sui loro scopi, però era pronto a giurare che avesse finalmente raggiunto qualcosa.
«Ancora pochi giorni e sapremo esattamente dove andare» rispose infatti quello, mentre leggeva il messaggio che gli era arrivato da pochi istanti. L’incontro era fissato per le tre sulla spiaggia; Kidd guardò l’orologio che indicava le due e mezza.
«E ora di andare. Tra pochi minuti avremo la strada spianata da qui allo One Piece. Nessuno potrà più fermarci».
Gli occhi di Kira si illuminarono dietro al cappuccio a righe «Sì! Chiamo la ciurma!»
Il luogo dell’incontro aveva qualcosa di inquietante, come tutto su quell’isola del resto: era un enorme uovo rigonfio dal terreno bianco e argilloso e una natura inesistente; se non fosse stato per qualche sparuto uccello, avrebbero pensato a un posto disabitato. Le uniche abitazioni erano capanne fatte di quella terra strana e paglia messa alla buona sui tetti.
«Capitano…» mormorò qualcuno in tono di avvertimento.
Il gracchiare dei corvi nel silenzio aveva qualcosa di minaccioso.
«Silenzio» tuonò Kidd, tendendo le orecchie. Lui non si fidava di nessuno al di fuori della sua ciurma e di sicuro non si fidava del piratuncolo da strapazzo che doveva incontrare.
Tuttavia il gioco valeva la candela: l’oggetto che doveva consegnargli era talmente importante che avrebbe rischiato mille battaglie per averlo. «State attenti a ogni evenienza» masticò, guardandosi attorno. Ancora pochi minuti e avrebbero saputo.
Tre meno un quarto, tre meno dieci, tre meno cinque.
Alle tre in punto qualcosa esplose poco lontano e il fragore li investì in pieno, catapultando molti di loro a parecchi metri di distanza.
«Maledizione!»
«Ci attaccano!»
Degli uomini con strane maschere apparvero dal nulla ad attaccarli e riuscirono a difendersi solo per un soffio.
«Bastardi! Chi diavolo siete?» Urlò Kidd, mentre provava a utilizzare il frutto del diavolo contro gli avversari.
«Non ti servirà il tuo potere, Capitano» gli rispose quello che sembrava essere il capo del gruppo. Era spuntato dal fumo creato dalle esplosioni ed era riuscito a colpirlo con un lungo bastone di legno intarsiato a cui erano attaccate alcune strane catene, piume e simboli misteriosi. Kidd parò il colpo piuttosto difficilmente «Ve lo ripeto: chi cazzo siete?»
L’uomo era alto e magro con il petto nudo segnato da pitture e simboli sconosciuti, mentre le spalle erano coperte da un mantello di pelle; la maschera che portava sul volto era di legno.
Kidd lo squadrò a lungo, ma solo quando adocchiò una grossa “M” sulla cintura un lampo di comprensione lo investì «Voi siete gli uomini di Big Mom» fece e non era una domanda. I suoi uomini gli si avvicinarono, ormai circondati, e l’uomo si sfilò la maschera: aveva inquietanti occhi scavati e grigi, che sembravano risucchiare tutta l’energia del volto, e pelle molto scura. Parlava con voce profonda, come se ve ne fosse un’altra compressa in quel corpo smagrito. Fottutamente inquietante.
«Cosa volete?»
«Siamo qui per te, Eustass Kidd. Puoi scegliere se venire con le buone o con le cattive, non mi importa. Gli ordini sono stati chiari: la tua ciurma non ci serve».
Gli altri uomini si avvicinarono minacciosamente alla sua ciurma. Kidd avvertiva la tensione di Kira e la sua voglia di sangue, ma il suo intuito gli diceva che non avrebbero mai potuto sconfiggerli. Gli piaceva fare fuoco e fiamme, tuttavia era anche abbastanza intelligente da capire quando mollare. Un lento ghigno gli si disegnò sulla faccia e cominciò a ridere «Così “L’imperatrice dei Morti” ha bisogno di me?»
L’uomo non batté ciglio, si limitò a fare un gesto ai suoi uomini che si ritrassero «Cosa hai deciso, Capitano?»
L’altro si accigliò, riflettendo velocemente: ormai non c’erano più speranze di incontrare l’uomo che gli doveva portare la chiave del loro viaggio. Tuttavia era ancora possibile ricontattarlo, da vivo; se avesse rifiutato il gentile invito del’Imperatrice, probabilmente avrebbe avuto metà della sua ciurma decimata o peggio e non poteva permetterselo, non in quel momento.
«E sia» fece solo, ricominciando a sogghignare. Quell’incontro poteva persino portargli qualcosa di buono: non si era mai sentito che Big Mom avesse bisogno di qualcuno… poteva essere interessante. Lanciò una sola occhiata a Kira e alla sua ciurma, prima di avviarsi con passo sicuro e schiena eretta dietro agli uomini dell’Imperatrice.
L’imbarcazione con la quale erano venuti a “prenderli” era qualcosa di spettrale, a metà tra un vascello fantasma e una zattera malconcia. Ne aveva visti di mezzi idioti, tipo il sottomarino del chirurgo folle, ma quello li batteva tutti: le vele erano squarciate in più punti e penzolavano come liane cadaveriche sul legno marcescente degli alberi; il ponte era ridotto ancora peggio, tra un buco da cannonata e uno sfregio da abbordaggio violento.
C’era da chiedersi come fosse possibile rimanesse anche solo a mollo.
Kidd fissò significativamente il capo-banda, inarcando delicatamente un sopracciglio.
Quello rispose con un ghigno sardonico, poi gli diede le spalle «Andiamo» comandò, con voce intrisa di sarcasmo.
«No, davvero. Questa bagnarola può navigare?»
«A noi non serve navigare…»
Kidd sentì Kira alla sua destra mandare una maledizione sottovoce, poi avvertì il terreno mancargli sotto i piedi. Non vi volle molto per capire che stavano volando.
«Merda!» Corse fino alla paratia e si sporse di sotto, dove il mare giaceva parecchi metri sotto di loro. Era mai possibile che nessuno avesse mai notato un veliero fantasma volante?!
«Capitano…» Kira e Kidd si fissarono per qualche secondo, poi si resero conto di non essere più soli: attorno a loro c’erano ben altre sei navi, tutte molto simili in termini di degrado, che volevano alla stessa velocità. Una fottutissima flotta.
E poi c’era lui.
Fu con un certo sconvolgimento che Kidd osservò, alle spalle del compagno, uno degli uomini sul ponte della nave di Big Mom; era un pirata alto, dai lunghi capelli biondi e portamento nobile.
«Basil Hawkins…» sussurrò.
L’uomo al timone seguì il suo sguardo e scrollò le spalle «È solo il terzo Capitano di flotta».
Solo. La taglia di Hawkins ammontava a 249.000.000 di Beli ed era una delle più alte in circolazione. Quanto poteva essere potente quella donna se un pirata forte e imperturbabile come Basil Hawkins era solo uno dei suoi tanti capitani?
 
Le guardie si spostarono di lato con una deferenza che gli mise un certo disagio. Erano anni che non metteva piede in una base della Marina, figurarsi nel Quartier Generale.  
«Signore…»
E poi tutti quegli uomini che lo chiamavano “signore”. Drake non pensò neanche per un momento di farsi imbambolare dalla recita di quei tirapiedi; dietro tutti quei sorrisi e inchini c’erano i sordidi piani del Grande Ammiraglio. Il corridoio che stava percorrendo, osservato a vista da guardie inesperte, sembrava infinito; ebbe il tempo di vagliare tutte le possibili ipotesi di quella chiamata, prima di giungere davanti al massiccio portone dell’ufficio.
Non alzò nemmeno il pugno per bussare, che una voce dura lo anticipò «Avanti».
Erano anni che Drake non vedeva di persona Akainu – o per meglio dire, Sakazuki – tuttavia scommetteva che non fosse cambiato poi molto. A parte l’aspetto fisico inevitabilmente invecchiato, e di colpo dopo l’ultima guerra, il Grande Ammiraglio mostrava il solito carattere algido, ben sottolineato dallo sguardo tagliente che gli rivolse.
«Drake…» sibilò, non appena le porte gli si richiusero alle spalle. «È un piacere rivederti» fece, con un leggero tono ironico.
L’altro sbuffò, soprattutto considerando la gentilezza con la quale i soldati lo avevano convinto a seguirlo: al largo di Shabondi, avevano attaccato e bloccato la sua nave prima che potesse salpare per il Nuovo Mondo insieme a tutte le altre Supernovae. Il risultato era che i suoi uomini stavano a mollo nella baia della base militare, in stato di arresto, mentre lui era lì a riesumare fantasmi del passato.
«Perché sono qui?»
Sakazuki si alzò dal divano con una certa destrezza, il mantello che portava sempre sulle spalle recava scritto, a caratteri cubitali “Giustizia assoluta”, una cosa che Drake non avrebbe mai più dimenticato finché era in vita.
«Se qui perché ho una missione per te» replicò, con calma impassibile.
Drake sentì ogni muscolo del suo corpo vibrare per l’indignazione «Non sono più un uomo della Marina, non mi interessa» sbottò, girandosi di spalle.
«Non così in fretta, X» grugnì quello, in tono dispregiativo.
Drake si fermò: quella lettera faceva parte del suo nuovo nome da pirata e lo esibiva quasi con orgoglio. Tuttavia sapeva che pronunciato da lui aveva tutto un altro significato.
«Sono lieto di notare come tu ti sia dimostrato così sfrontato da mostrare il tuo petto in pubblico così imprudentemente» continuò a dire, lasciando scivolare lo sguardo sulla grande X impressa sul torace nudo.  
Drake sogghignò come raramente faceva «Non ho più niente da temere da quella vita, Sakazuki. Le ho detto addio molto tempo fa e non ho intenzione di nascondermi».
Akainu si passò le dita sul mento, fingendosi pensieroso «Ti è stato piuttosto facile arrivare fino a questo punto, considerando la tua forza e le conoscenze che hai del Governo o della Marina, Drake…»
L’altro attese quieto l’affondo finale, mentre gli occhi vagavano nell’ufficio alla ricerca di qualche indizio sulle sue prossime mosse.
«… ma supponiamo che decidessi di riaprire vecchi fascicoli ormai caduti nel dimenticatoio… non ti sarebbe più così facile sopravvivere».
Lo sguardo del pirata si accese «Non cambierebbe nulla… sono già ricercato dalla Marina; un capo di imputazione in più non mi farebbe certo dormire meglio» sbottò, sulla difensiva. Incrociò le braccia al petto e attese; lo sapeva che c’era altro perché il ghigno del marine era troppo ampio per non destare sospetti.
«Non cambierebbe niente se parlassi solo dell’ex contrammiraglio della Marina disertore. Ma io e te sappiamo che c’è ben altro» ribatté, gettando sul tavolo che li divideva una cartellina rossa. Drake non ebbe bisogno di vederla per sapere cosa c’era scritto; a quanto pareva, un passato ben più antico e infausto stava tornando a reclamare la sua testa.
«Tu non puoi avere quelle informazioni» sputò con stizza, mentre una sottile paura di faceva largo nella sua mente.
Il Grande Ammiraglio sorrise – un sorriso raro, che per questo faceva ancora più paura della sua arcigna maschera – e reclinò la testa su un lato «Oh, invece direi di sì…»
Drake adocchiò solo una parte del vasto tatuaggio che si allargava su mezzo busto, spalle e braccio sinistro di Sakazuki, ma gli bastò «Tu! Sei sempre stato tu!» Urlò, mettendosi in posizione di attacco.
«Io» replicò tranquillamente l’altro. «Mettiamola così: Se non accetti le mie condizioni, questo e molti altri file saranno aperti e mi premunirò ad addossarti tante di quelle colpe che quando avrò finito risulterai essere l’unico responsabile di ogni cosa».
Drake digrignò i denti «Tu più di chiunque altri dovresti sapere che ero solo un attendente! Non ho nulla a che vedere con le decisioni prese dai vertici di allora!»
«Già. Buffo come tra una verità e l’altra ci sia solo la mia parola, vero?» Fece Sakazuki, con voce flautata.
Drake cominciò a sudare freddo: riaprire quella storia voleva dire riportare in vita un passato molto pericoloso, che travalicava il destino stesso del mondo. Significava rituffarsi a piene mani ai tempi del Grande Vuoto e di azioni che mai avrebbe voluto compiere. Ancora adesso, a distanza di anni, se chiudeva gli occhi poteva udire le urla di tutte quelle persone e vedere le fiamme distruggerne i corpi… Chiuse gli occhi ed espirò lentamente «Va bene» sapeva di stare facendo un patto con un diavolo di cui non poteva fidarsi, ma non aveva altra scelta. «Cosa devo fare?»
Non vide il ghigno di vittoria del Grande Ammiraglio perché quello si era già voltato verso la porta, indicando a qualcuno di entrare «Ex contrammiraglio Drake, immagino tu abbia già conosciuto Jewelry Bonney?» 
«Lasciatemi, brutti stronzi!»
I soldati le lasciarono i polsi e Bonney cadde sul pavimento davanti alla faccia sbalordita di X Drake. La ragazza gli lanciò uno sguardo carico d’odio «Ha comprato anche te, mh?»
L’altro fu veloce a nascondere quello che provava dietro un’espressione di degna freddezza «Temo di no, signorina».
Bonney lo guardò con aria indecifrabile, poi Sakazuki la tirò in piedi con malagrazia «Bene, voi due avete una missione da compiere. E pregate di non fallire».
 
Kishu lanciò un’ultima occhiata attraverso il varco della fitta foresta: la ciurma era ferma da almeno due ore e non prevedeva si sarebbe mossa a breve; aveva sentito due degli uomini dire che si sarebbero fermati sull’isola almeno per due giorni, a riposare.
Finalmente una missione tranquilla.
Fu con una certa calma quindi che si allontanò verso la spiaggia in attesa di notizie dalle altre missioni; gli erano giunte delle voci interessanti riguardo una deviazione di qualcuno dei loro proprio sull’isola madre degli uomini che stava seguendo.  Era davvero curioso di saperne qualcosa di più, ma solitamente era proibito contattarsi tra Generali durante le missioni: il pericolo di intercettazione era sempre alto e Dragon voleva evitare spargimenti di sangue inutili.
Tuttavia la situazione sembrava piuttosto tranquilla e dubitava seriamente che qualcuno di quegli stupidi pirati si fosse reso conto di essere seguito. Quell’isola, poi, era talmente sperduta che neanche le mappe la segnalavano.
«Qui, Kishu… Ci sei, stupido gatto?» Provò a chiamare. Il lumacofono trasmise qualche scarica elettrica, poi la voce stizzita del compagno gli arrivò spezzata all’orecchio «...mettila di chiamarmi “gatto”, idiota».
Kishu ghignò, mostrando denti affilati «Sì, sì, scusa. Allora, cos’è questa storia della deviazione?»
«E cos’è questa storia del contattarmi? Le conosci le regole!»
L’altro roteò lo sguardo in cielo. Kumei era pure un tipo forte, ma seguiva fin troppo alla lettera le regole. Erano rivoluzionari, mica marine!
«Sono in pausa al momento…» replicò, lanciando un’altra occhiata in direzione dei pirati On Air. «Dimmi tutto».
L’altro sospirò nell’apparecchio e cominciò una spiegazione che Kishu capì a metà; le scariche elettriche aumentavano sempre nel Nuovo Mondo e le comunicazioni  erano complicate. Tuttavia non osavano mai usare canali più puliti, perché erano gli stessi utilizzati dalla Marina.
In tutto quel discorso capì solo “braccia lunghe” e “uomo-scheletro”.
«Di che accidenti stai parlando?»
«Ho detto: le tribù braccialunghe sono in pericolo e… uno scheletro… chiamato».
«Va bene, va bene. Ne riparliamo alla Riunione Generale» si arrese Kishu, riattaccando.
Non vedeva l’ora di concludere quella specie di missione e tornar a Baltigo per qualche tempo. Sapeva già che non si sarebbero riposati per più di mezza giornata, ma era già qualcosa rispetto agli interi mesi passati per mare in compagnia della solitudine.
Il summit strategico dei generali era stato rimandando a causa dell’attacco di quello scienziato pazzo alla Nave Bianca mentre navigavano nei pressi di Zoltan, dove la ragazza di Ohara era stata lasciata fino a data da destinarsi. Kishu era veramente curioso di conoscerla, dopo tutte le voci che si condensavano su di lei da anni a quella parte; sapeva che faceva parte della ciurma del figlio di Dragon e la cosa non faceva che accrescere l’interesse. Voci dicevano che sarebbe diventata un Generale, altre che Dragon volesse sfruttare le sue conoscenze della lingua perduta… probabilmente la verità stava nel mezzo e lui, come al solito, l’avrebbe scoperto solo alla fine. Dragon aveva un modo molto inusuale di portare avanti i suoi piani e di solito tutto veniva definitivamente deciso solo con il summit generale, mai prima.
A conti fatti, erano tutti in pausa fino a nuovo ordine.
«Kishu, rispondi…» La voce profonda di Dragon lo richiamò dal lumacofono che aveva lasciato attivo come da protocollo.
«Sì, capo. Sono qui…»
«Coordinate» fece severamente la voce.
«Mmh: Red Moon Island, a poche miglia dal passo del diavolo. La ciurma è attraccata qui da due giorni».
«Bene. Mi aspetto un rapporto completo nelle prossime ore, poi ti chiedo di ritornare alla base: sta accadendo qualcosa. Dobbiamo riunirci al più presto».
«Sì, capo!»
Riattaccarono quasi nello stesso istante, poi Kishu ritornò a fissare attraverso il varco nel fogliame: quello dalle lunghe braccia in mezzo alla ciurma doveva essere il Capitano, Scratchmen Apoo.
Gli sembrava incredibile essere a pochi passi da lui e non poter fare nulla; in quel modo avrebbero risolto molte questioni, ma a quanto pareva il piano di Dragon era ben più complesso.
Non gli rimaneva che tenerlo d’occhio, anche se a giudicare dal fare annoiato non sembrava avere nessuna meta specifica. Stava giusto pensando di buttare giù un rapporto veloce e tornarsene alla sua imbarcazione, quando un’ombra che si allungava alle sue spalle lo fece girare di scatto: c’era qualcuno, nella radura dietro di lui, che gli sbarrava il passo alla spiaggia e relativa salvezza.
Kishu non si diede neanche la pena di sfilare l’arma che aveva alla cintura, perché tanto pochi erano i combattenti che potevano impensierirlo; l’unico rischio era che potessero mandare a monte la copertura com’era capitato a Sabo e la sua missione. Non ci teneva a vedersi soffiare l’occasione da un perfetto sconosciuto.
L’ombra si rivelò essere un uomo corpulento, quasi un gigante, dalle ali sulle spalle e il ghigno persistente. Non aveva bisogno di sforzarsi per capire di chi si trattava: Urouge era uno delle cosiddette Supernovae, il gruppo di pirati novellini che tanto terrorizzava la Marina.
Se ne stava immobile a parlare in un grosso lumacofono portatile.
«L’ ho trovato… sì, è qui attraccato con tutta la sua ciurma. Sarà uno scherzetto avvicinarlo e proporgli un accordo».
A quanto pareva, il suo scopo era quello di parlare con Scratchmen Apoo e convincerlo di qualcosa. Quello voleva dire solo una cosa per lui: la sua missione era in pericolo.
Kishu attese che terminasse di parlare e mettesse via la ricetrasmittente, poi sguainò il lungo pugnale che aveva nella cintura e gli sbarrò il passo «Spiacente, amico. Non posso proprio lasciarti fare quello che credi» gli disse.
Lo sguardo di Urouge si offuscò per un attimo e vagò su di lui alla ricerca di segni di riconoscimento. Quando vide la fascia rossa in vita, praticamente l’unico segno di identificazione che i rivoluzionari amavano concedersi e che non tutti conoscevano, ghignò «Oh, la mia missione sarà più facile del previsto. Mi basterà catturarti».
«Fatti sotto, allora».
 
 
Note autrice:
We wish you a Merry Christmas, we wish you a Merry Christmas ♪
Auguriii! Spero abbiate passato un buon Natale, che abbiate mangiato fino a scoppiare e siate tutti felici palle rotolanti! Dal canto mio, sto per scoppiare. Ma ci tenevo a pubblicare il capitolo (forse l’ultimo) prima della dipartita a causa di troppi dolci. Orbene, il capitolo è più breve del solito e particolarmente mal scritto, ma abbiate pazienza. Ho dovuto lottare a graffi e morsi per rubare il computer ai miei e impegnarmi a scriverlo (i bei tempi in cui avevo il mio pc personale… il tempo di ritornare a casa dopo le vacanze, sigh).
Come già annunciato, questo capitolo si occupa delle Supernovae e di qualche collaterale.
O almeno dei novellini che mi interessano, lol.
Qualche leggero elemento di Oda l’ho tenuto, ma come avevo già specificato all’inizio la storia avrà poco a che vedere con l’originale. Da apertura si nota come ci sia un bel rapporto che va direttamente nelle placide e candide manine di Cane Rosso. Sakazuki ha notevoli interessi nel seguire le Supernovae da vicino.
Di Capone sappiamo che fa una brutta fine e, francamente, ho pensato di lasciarlo così già che non mi interessa molto. Law è sicuramente uno dei più interessanti e anche se avevo capito il legame con Do Flamingo praticamente da subito, non mi è molto piaciuto come Oda ha sviluppato la sua storyline. Ne so poco eh, però da quelle voci che mi sono arrivate non mi è piaciuta. Ho deciso di sviluppare un’idea mia, ma sicuramente l’elemento di collegamento con Do Flamingo ci sarà (anche se molto diversa perché la stessa storia del Fenicottero sarà diversa). Ho tenuto il fatto che sia Bagy che Law diventano due membri della Flotta dei Sette, ma il loro ruolo sarà molto da “ago della bilancia”, direi.
Su Kidd, invece, ho una gran bella storia e spero che vi intrighi. Avviso da subitissimo che la mia Big Mom è totalmente, completamente, assolutamente diversissima da quella di Oda. Il progetto iniziale è molto vecchio, nato molto prima di Marineford, e quindi quando è apparsa nel manga non ho avuto cuore di cambiarla. Vi dico solo che è molto più spettrale, drammatica e dark di quella di Oda; ha una storia dura e non credo piacerà a tutti. Uomo avvisato… la sua storia è strettamente legata a Kidd e anche a Barbabianca per certi aspetti. Ho provato a dare qualche indizio con i suoi uomini, ma si chiarirà tutto a tempo debito.
Comunque il suo soprannome dovrebbe dire tutto; ricordo i soprannomi dei quattro Imperatori:
Shanks – L’Imperatore Rosso.
Edward Newgate – L’Imperatore Bianco.
Kaidou – L’Imperatore Bestia/ Re delle Belve
Charlotte Linlin – L’Imperatrice dei Morti.
I primi due si riferiscono per lo più ai colori dei capelli e sono inventati da Oda. Per Kaidou “Re delle belve” è di Oda, il primo è mio giusto perché così è in linea con gli altri. Quello di Big Mom è mio. So che la storia di Basil Hawkins è strana, ma ha un motivo… diciamo che le caratteristiche piratesche di Basil sono, per coincidenza, le stesse che ho creato per la “mia” Imperatrice quindi i due erano perfettamente collegabili.
I più attenti avranno già collegato il pezzo di Scratchmen Apoo/Urouge ad altri due pezzi del passato, per la precisione a Nami e Brook. In questo modo si cominciano a delineare delle linee guida, diciamo, tra più parti del mondo e più personaggi.  
E arriviamo a Sakazuki/Drake… io ho sempre creduto che ci fosse qualcosa di più dietro al personaggio di Drake, ma ormai non ne sono poi tanto sicura così ho pensato di rimediare: Drake è un ex membro della Marina, quindi quasi sicuramente è entrato in contatto con Akainu. Io ho immaginato ci sia qualcosa di profondo e l’indizio è da rivedere nei segni che entrambi si portano sulla pelle e che rendono Akainu così consapevole di molte cose. Sottolineo che è lo stesso motivo che lo lega a Guremausu. Diciamo che i tre hanno un passato in comune.
Su Bonney non mi esprimo. Le teorie sulla sua vita si sprecano e vorrei davvero sapere le vostre! Chi è Bonney, secondo voi?
Bon, dovrei smettere di fare le note più lunghe dei capitoli, ma ho sempre paura che risulti tutto un parto incompresibile… ovviamente fatemi sapere! Mi piacerebbe, ancora una volta, conoscere i vostri punti di vista, cosa ne pensate della storia in sé, se vi sembrano idee plausibili…
Mi spiace credere di parlare da sola, ecco XD
A parte Akemichan  e Ladychan__ che recensiscono praticamente ogni capitolo e che ringrazio infinitamente!  
Bon, al prossimo: Strade rivoluzionarie|Revolutionari Roads. 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Karyon