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Autore: angelikakiki    27/12/2013    8 recensioni
Dal primo capitolo:
“ Tu non hai amici” sussurra. Resto di sasso. Ma come…?
“ E hai sofferto tanto. È per questo. Hai difficoltà ad aprirti con le persone, ma quando lo fai, gli dimostri chi sei veramente, senza censure. La gente, allora, si spaventa. Non è facile adattarsi al cambiamento che fai. Quindi scappano tutti. È normale, sai? Lo fanno anche con me” ammette alzando le spalle. Non riesco a rispondergli. Come diamine fa a sapere… mi ha capita meglio lui in dieci minuti che le persone che mi conoscono da una vita. Non è possibile. Al mio sguardo stupito, mi risponde con un sorriso radioso.
“ Quando hai sofferto tanto, impari a riconoscere la sofferenza altrui!”mi spiega velocemente Finnick. Abbasso lo sguardo.
“ Ti riferisci agli Hunger Games?”
La storia di Finnick e Annie.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Annie Cresta, Finnick Odair
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“ Annie!” esclama una voce alle mie spalle. Amadeus mi abbraccia forte. So che è lui per il profumo che emette. Non saprei come definirlo. Io non riesco a dire niente. Sono in uno stato confusionale, penso. Non so neanche dove mi trovo. Non so. Sento altre braccia familiari. Più esili. Mamma.

“ Annie, tesoro, vedrai che andrà tutto bene… “ singhiozza. Annuisco. Quasi non capisco a cosa si stia riferendo. Oh, sì. Hunger Games. Bene. Mi lascia. Altra braccia, ancora. Forti, possenti. Ma stavolta non mi mi avvolgono. Mi stringono le spalle. Guardo in faccia quello che penso essere Alexander. La sua voce è quasi ovattata.

“ Annie tu sei in gamba. Sai nuotare bene. Sei intelligente, ce la puoi fare. E poi sei bella, avrai tutti gli sponsor di questo mondo. Gioca bene le tue carte, puoi vincere!” mi dice. Posso vincere. Che meravigliosa bugia. Guardo Amadeus.

“ Non ti sei offerto volontario, bene!” affermo velocemente. I suoi occhi sono disperati.

“ Annie, io…

“ Tempo scaduto” dichiara un Pacificatore allontanando mamma da me. Amadeus mi guarda a lungo.

“ Ci rivedremo presto” afferma uscendo dalla saletta. Rimango di sasso. È la prima volta che mio fratello mi dice una bugia. Appena chiudono la porta, sento le gambe cedermi. Mi rannicchio sul pavimento. So che è stupido e infantile, ma è la cosa più giusta da fare, ora. Tremo tutta. Qualcuno apre la porta. Saranno i Pacificatori, forse sono venuti a dirmi che è il momento di prendere il treno. No. Delle mani familiari mi accarezzano. È Finnick.

“ Annie… Annie, che cosa ti ho fatto…” mormora singhiozzando. Non capisco. Non capisco niente. Voglio morire. Voglio morire ora. Lui continua a parlare, ma io non lo sento. Sto guardando un punto del pavimento. È strano, l’asse di legno è leggermente scheggiata. Che strano.

“ Annie!” esclama. Ritorno alla realtà. Che vuole? Lo guardo attentamente. Sembra in procinto di dirmi qualcosa. Ma non lo fa. Si alza e se ne va. Bene. Che mi lasciasse sola. Che tutti mi lasciassero sola. Voglio passare gli ultimi istanti della mia vita in pace. Delle mani mi tirano su. Pacificatori, stavolta. Sento qualcuno che dice qualcosa. Ma non lo so. Sono già sul treno, quando mi risveglio dal mio stato di trance. Tocca a me. Stavolta tocca a me. Sono seduta accanto a questo ragazzo di cui non ricordo il nome. Guarda fuori dal finestrino, e io non riesco a fare a meno di scrutarlo. Adesso che sto riacquistando lucidità, mi rendo conto che è proprio bello. Perché non l’avevo mai visto al Distretto? Non saprei. Sarà perché non frequento i ragazzi della mia età. Lui si accorge del mio sguardo.

“ Adesso mi senti?” mi chiede. Annuisco. Che vuol dire?

“ Sì. Perché non dovrei?” domando. Lui scuote la testa. Bello, molto bello. I suoi capelli sono castani, e ha due occhi blu come il mare, che luccicano come i diamanti che ci porta Finnick a casa. Le sue labbra sono rosse, carnose, ben definite. Ha una corporatura slanciata e muscolosa.

“ Perché prima ho provato a parlarti, ma tu ti limitavi a fissarmi come una pazza. Adesso stai bene?” chiede.

“ Sì, sto bene” dichiaro leggermente scocciata. Mi ha praticamente dato della pazza. Lui sospira, passandosi una mano tra i capelli.

“ Bene. Tu sei Annie Cresta, eh? Sei la sorella di Alex?

“ Sì.

“ Già. Piacere, Manuel Keist. Vendo le ostriche a tuo fratello” mi spiega tendendomi la mano, che afferro prontamente. Mi degna di un sorriso.

“ Tu li conosci già?

“ Chi?

“ I nostri mentori.

“ Oh” sospiro. Sì, io li conosco. O meglio, ne conosco uno. Lo conosco molto bene, direi.

“ ‘Oh’ non è una risposta” dichiara lui con un sorrisino arrogante. Storco la mandibola.

“ Sì, ne conosco uno. Finnick Odair. Va meglio così?” chiedo sprezzante. Lui annuisce, leggermente divertito. Evito di guardarlo. Già non mi piace. Sento dei rumori dietro di me. Manuel si volta, e io decido di imitarlo. Finnick e Felixa. Finnick sembra più pallido del solito, mentre ostenta quel largo sorriso così familiare. Non mi guarda, però. Al contrario, invece, sento gli occhi ambrati di Felixa agganciarsi ai miei. Nella stanza, entra anche Glaxus che, con un’occhiata eloquente, si sdraia sulla poltrona e afferra una bottiglia posizionata lì vicino. Finnick anche si siede su una poltrona, seguito da Felixa.

“ Allora… so che siete spaventati, ma, intanto, vorrei presentarmi. Io sono Finnick e lei è Felixa. E… cercheremo di aiutarvi a vincere gli Hunger Games” esordisce. Sbuffo rumorosamente. Felixa mi scruta attentamente.

“ Ma sappiate che solo uno di voi due uscirà da lì… e, nella maggior parte dei casi, i mentori incidono notevolemente sul risultato della competizione!” afferma. Alzo le sopracciglia con aria di sfida. Non mi piace. Non mi piace il suo tono. Chi si crede di essere? Increspo le labbra amaramente.

“ Ok, allora… cosa dobbiamo fare?” chiede subito Manuel. Finnick sospira e comincia a parlare.

“ Dovete piacere alla gente. Dovete crearvi un’immagine, puntare su una storia d’effetto, commuovente, far sì che abbiate una schiera di persone adoranti pronte a sponsorizzarvi in tutti i modi possibili… questo è il trucco!” esclama.

“ Per te dovrebbe essere facile, sei un bel ragazzo, a capitol City perderanno la testa per te!” spiega Felixa con il tono più seducente che ha. Sbuffo infastidita.

“ Mentre tu… tesoro, dimmi che sei più interessante di quello che sembri…” mi dice mielosa, cingendo con le mani il braccio di Finnick. Mi alzo in piedi.

“ Solo perché non vado a fare la puttana in giro come te, non vuol dire che non possa essere interessante!” esclamo. Felixa Stafford: la ragazza che ha vinto i sessantasettesimi Hunger Games facendo innamorare tutti i tributi maschi di lei, comportandosi in modo svenevole, per poi mettergli gli uni contro gli altri. Lei si alza in piedi, con i suoi occhi ambrati fiammeggianti.

“ Stupida ragazzina, tu non sai niente di me!” urla rossa in viso. Finnick anche si alza, prendendole un braccio.

“ Fantastico, fantastico, no? Felixa, non è proprio quello che stavamo cercando? Un bel peperino! Sai quanto il pubblico ami i caratteri ribelli e impulsivi! Perfetto, possiamo lavorarci sopra!” dice contentissimo. Quella sua gioia mi irrita parecchio.

“ Bene, adesso che abbiamo definito la mia immagine, posso sapere dov’è la mia stanza?” domando ad alta voce.

“ La seconda porta a sinistra, vostra maestà” sussurra Glaxus, ancora disteso sulla poltrona.

“ Grazie!” urlo dirigendomi verso il corridoio.

“ Dio, sono troppo vecchio per queste scenate…” lo sento borbottare. Arrivo alla porta della mia stanza e, con un gemito carico di rabbia, entro dentro. La stanza è carina, circolare, con un bel letto soffice. Mi ci butto sopra. Il viaggio sarà lungo. Con le mani, tocco le coperte. Sono morbide e vellutate. A casa ce le sognamo delle coperte così. Voglio il rumore del mare. Le mie orecchie sono invase dal rumore del treno. Non mi piace. Non lo voglio così. Non ce la faccio. Mi raggomitolo su me stessa. Piango. Non è giusto. Non ha senso. Niente ha senso. Lì fuori ci sono solo persone a me ostili. Manuel, che mi ucciderà senza farsi troppi problemi, Felixa, che, se potesse, mi ammazzerebbe ancor prima di entrare nell’Arena, Glaxus, che probabilmente mi starà reputando una ragazzina viziata e… Finnick. Che… mi ha illusa. Ma c’era ancora un interrogativo nella mia testa. Come faceva a sapere che sarei stata estratta proprio io? Non lo so. Sento qualcuno che bussa. Mi alzo con le lacrime agli occhi. È la cameriera. Mi porta un vassoio carico di cibo.

“ Io… non lo voglio. Lo rimandi indietro. Scusi” affermo prima di chiuderle la porta in faccia. Mi rituffo sul letto. Pensassero tutti quello che vogliono. Non toccherò il cibo di Capitol City. Non mi importa quanto io abbia fame. Preferisco morire di fame piuttosto che ingurgitare il cibo della mia prigione. Passo la serata così, sdraiata sul letto, con gli occhi sbarrati. Di tanto in tanto, sento delle lacrime scendermi sulle guance. Non voglio andare nell’Arena. Non voglio. Voglio tornare a casa. Sento qualcun altro che bussa. Sarà di nuovo la cameriera. Mi alzo scocciata. Quante volte dovrò rifiutare il cibo che… è Finnick. Provo a chiudergli la porta in faccia, ma lui è più forte di me, ed entra nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Mi afferra i polsi. Provo a divincolarmi, a liberarmi dalla sua presa, ma lui mi sbatte sul letto, immobilizzandomi. Urlo, ma mi mette una mano sulla bocca. Sono immobilizzata. Piango.

“ Annie… mi dispiace… ti giuro che mi dispiace… non doveva accadere questo…” sussurra con gli occhi lucidi, liberandomi. Mi metto seduta sul letto, singhiozzando. Lui mi abbraccia. E io lo lascio fare. Non so perché glielo stia permettendo. Ma sento la tensione cadere su di me tutta insieme. E il suo abbraccio non è che una chiave che apre la porta alle mie emozioni.

“ Io non tornerò più a casa… non rivedrò più mia madre… i miei fratelli… perché? Io non capisco…” esclamo tremando come una foglia. Lui mi stringe più forte.

“ E poi Felixa mi odia, e Manuel è più forte di me, non ce la farò mai…” mi lamento. Sembro una bambina. Finnick mi dà un bacio sulla testa.

“ E tu… tu mi hai illusa, mi ha baciata, e ora ti strusci su Felixa e io non riesco a capacitarmene… e tu sapevi che il mio nome sarebbe stato estratto, ma non capisco perché…” sussurro. Finnick abbandona la mia presa. Si mette in ginocchio davanti a me. Mi prende il viso tra le mani.

“ Annie… ascoltami. Ti prego… puoi guardarmi?” mi chiede. Annuisco e alzo gli occhi. I suoi sono gonfi di lacrime.

“ Tu sei stata sorteggiata perché Capitol City ha capito che tra me e te c’era qualcosa. Io sono una loro proprietà, Annie. Quando saremo lì, mi vedrai sempre circondato da donne di tutte le età. È sempre così. E’ questo il mio lavoro. E, per permettermi di concentrarmi sul mio compito, hanno ucciso tutta la mia famiglia. Mi rimane solo Mags” afferma.

“ Io… non capisco. Le tue sorelle…?” domando confusa.

“ Uccise. Tutti sono morti. Mia madre, mio padre… tutti. Tutto questo perché mi ero inizialmente rifiutato di… di essere un dipendente di Capitol City. E perché non potevo permettermi distrazioni. Ma hanno scoperto che ci sei tu, ora… e io sono stato egoista. Ti ho messo io in questa situazione… e mi dispiace, Annie. Ma voglio confortarti. Io ti farò vincere” sussurra.

“ Come? È impossibile” affermo il scansandomi un po’. Lui si alza.

“ No, non è impossibile. Ho un sacco di amici potenti a Capitol City. Ti sponsorizzeranno tutti. Tu sei bella, Annie. E convincerò Manuel ad averti come alleata. Ti proteggerà. Fidati di me. Io ti farò uscire dall’Arena” mi spiega. Scuoto la testa.

“ E perché dovrei fidarmi di te?

“ Annie, mi sembra ovvio, no? Io ti amo. Davvero.

“ Felixa ti si struscia addosso come un gatto che fa le fusa, pensi che io possa…

“ Felixa non significa niente per me. Nessuna significava niente per me. Ma poi, mi hai trovato” mi dice dolcemente, sedendosi vicino a me. Mi guardo le mani. Finnick Odair. Il tono della sua voce è… sincero. Io ho il dono innato per capire le persone, no? E adesso… perché dovrei dubitarne? Se quello che mi ha detto è vero, questo spiegherebbe molte cose. Il suo comportamento quando è arrivato il Pacificatore… tutto avrebbe un senso. Annuisco velocemente, mentre mi stendo sul letto, rannicchiandomi. Lui si siede vicino a me e mi accarezza la testa.

“ Davvero non vuoi niente da mangiare?” mi chiede. Scuoto la testa. Mi stampa un bacio sulla fronte, prima di alzarsi e allontanarsi.

“ Io… vado in camera mia, Annie. Mi troverai lì se… se avrai bisogno di me” afferma afferrando la maniglia della porta. Mi metto seduta di scatto.

“ Oppure… potresti restare con me. Io… non lo so. Mi sento sola qui in questa camera. È troppo grande” gli spiego. Ma la verità è un’altra: la presenza di Finnick mi calma, mi riporta alla realtà. Vedo i suoi occhi verdi luccicare un po’. Sorride.

“ Ma certo che posso restare” afferma. Si avvicina al letto e, dopo essersi steso, mi abbraccia.

“ Tu tornerai a casa… te lo prometto” dichiara. E con un ultimo sorriso, sprofondo nel mondo dei sogni.

  
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