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Autore: dolceade    27/12/2013    0 recensioni
No, lei non l'aveva davvero 'cambiato', come spettegolavano al Garden. Forse aveva solo trovato qualcosa, dentro di lui, sepolto in profondità e dimenticato. Non cambiava per lei, ma grazie a lei... ed era tutta lì la differenza.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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5 giugno Era innaturale come Trabia fosse diventata così tanto una casa nelle ultime settimane. Rinoa esaminò la stanza ancora una volta, imprimendola nella memoria. Voleva ricordare quanto era stata preziosa quell'esperienza, fino ai minuscoli dettagli del dormitorio. Rifletté su come una stanza così piccola era diventava una casa in due settimane e mezzo più di tutti quegli anni a vivere con Caraway. Forse si riduceva tutto a un fattore chiave: l'essere in un posto dove sentiva che c'era bisogno di lei. Un posto a cui apparteneva a prescindere dagli ostacoli che venivano posti sul suo cammino. Nel suo cuore credeva di poter aiutare invece che sentire d'essere d'intralcio. Forse era un processo graduale, che non avveniva mai dal giorno alla notte, ma che si otteneva attraverso una serie di eventi. Eventi che lei credeva dovessero essere decisi dal destino; ognuno era un trampolino di lancio verso l'ottenere, infine, una pace interiore che lei non aveva mai scoperto in sé. Certo, non era ancora al cento per cento... c'erano sempre dubbi, domande, e la sensazione di non appartenenza. Una vita intera di dubbio non svaniva nell'arco di qualche mese, a prescindere da quanto potessero essere magici. A Timber, sentiva un certo conforto con i Gufi del Bosco, e ora lo sentiva nel vivere con i suoi amici al Garden. Ma lì a Trabia era semplicemente l'essere vicino a lui. Era il procedimento dell'imparare, crescere, e diventare più forti come individui per essere più forti come coppia. Era il fatto che lì la vita andava semplicemente avanti. La ricostruzione era diventata un rituale quotidiano per gli studenti, ma lei aveva trovato un rifugio tra le montagne. A nessuno interessava chi erano lei e Squall in realtà, che cosa avevano ottenuto, o i loro titoli lavorativi, e quella era la libertà che lei considerava preziosa. D'altra parte, forse se avessero saputo cosa era diventata, la situazione avrebbe potuto essere un po' diversa. Avrebbe dovuto affrontare quella cosa quando il tempo l'avrebbe ritenuto opportuno. Sperava solo che, a prescindere da quale Garden l'accogliesse, l'avrebbero vista comunque come lei, e non come un riflesso di chi l'aveva preceduta. Rinoa guardò la sua valigia, cercando di restare concentrata mentre vi gettava dentro a casaccio l'ultimo dei suoi maglioni invernali. Alla fine la chiuse, assicurando entrambi i ganci a lato. Non aveva spesso la possibilità di usare la sua valigia più grande: di solito una borsa da viaggio bastava per i viaggi più brevi. Si chiese quando avrebbe avuto un'altra vacanza lunga lontano da Balamb, e soprattutto se sarebbe stata sola nel viaggio. Le sue riflessioni silenziose furono interrotte da qualcuno che bussava improvvisamente alla porta. Un piccolo sorriso le sfiorò gli angoli della bocca. Ripensò a quando Squall era partito per Trabia e quella mattina nella sua stanza. La giovane Strega si chiese se questo saluto sarebbe stato altrettanto... memorabile. Almeno adesso la separazione non sarebbe stata altrettanto lunga; i due mesi erano ora ridotti a poco meno di tre settimane. In qualche modo era molto più facile per lei pensarlo, anche se rimaneva un'enorme barriera mentale. Si guardò velocemente allo specchio; era un'abitudine. Certo, a lui non era mai interessato il suo aspetto, ma voleva comunque essere presentabile - soprattutto quando questi momenti dovevano durare. Infilandosi alcune ciocche ribelli di capelli nella coda, si avvicinò alla porta, sorridendo mentre la apriva. Fu allora che si rese conto di quanto sarebbe stato diverso questo saluto. "Heylà, Rin!" esclamò Zell, un po' troppo vivacemente per il suo stato d'animo. "Sono qui per prendere la tua valigia, a fare il gentiluomo e cose così." "Grazie," rispose lei allegramente, nascondendo la delusione. Certo che voleva salutare Zell, quello era fuori discussione, ma comunque non poteva negare il fatto che si aspettava che fosse Squall ad accompagnarla al molo. D'altra parte, forse si aspettava troppo, leggeva troppo in qualsiasi cosa. Lo faceva molto spesso. "Uhm... Squall mi incontrerà là, allora?" Il ragazzo si grattò la nuca, guardandosi i piedi mentre li strascicava nervosamente sul pavimento. "Sì, ecco, per quello, è in riunione adesso. È tipo successo all'improvviso. Voleva davvero esserci, e allora mi ha chiesto di assicurarmi che arrivassi alla nave sana e salva. Proverà a incontrarti là, se potrà allontanarsi." "Provare?" chiese lei, dolcemente. Sapeva che non era colpa di Squall; ci sarebbe stato se avesse potuto. Ma prima di qualsiasi altra cosa, in quel momento, era il Comandante di Balamb, e lei era solo... Rinoa. Cercava di non mettere mai in discussione il suo ruolo nella vita di Squall, ma questo non significava che non le facesse male affrontare la realtà. In quel momento lui era al lavoro, e anche lei... e quello doveva venire prima di tutto, per quanto facesse, detta semplicemente, beh... schifo. "Sì, ma non mi preoccuperei troppo, stiamo parlando di Squall." Zell cercò di rassicurarla, anche se era una cosa che non aveva fatto spesso nella sua vita. Forse tutti loro stavano crescendo un po'. "Sai che farà tutto ciò che è in suo potere per esserci. Se no, sono sicuro che il Comandante di Trabia e lo staff dovranno mettere in agenda un periodo di convalescenza critico in infermeria. In più, sono sicuro che tutti loro vorranno vedere il Preside Cid prima che parta." Si fermò, ridendo nervosamente. "Uhm, non che Squall voglia vedere Cid più di quanto voglia vedere te, non è quello che cercavo di dire. Sarebbe proprio davvero sbagliato." Lei sorrise, scuotendo la testa alle parole del suo amico. "So esattamente cosa vuoi dire. Grazie." Aprì la porta e guardò il ragazzo che si chinava a prendere la sua valigia. "Sai, Zell, davvero posso farlo io." "Sì, ceeeeeeerto... con quel dito bendato? In più, non ne sentirei mai la fine, sai, una volta che Squall comincia a parlare poi non sta più zitto. E poi diventerà tutto emotivo con me, e tutta la faccenda davvero non sta bene ad un Comandante." Rinoa rise all'immagine mentale che le attraversò la mente come un flash. "Sai... anche io ho quel problema sempre. Mi stupisco se riesco a inserirmi nella conversazione. Quindi, per risparmiarti la sua furia verbale, ti permetterò di portare la valigia. Ecco per cosa esistono gli amici." "Wow, grazie, ma non mi hai detto che pesa più di un Thythan. Cosa c'hai messo dentro?" "Roba," rise lei con un'ultima occhiata alla stanza prima di chiudere la porta. "Molta roba." *~*~*~*~* La sensazione nell'atmosfera rispecchiava quella del giorno in cui era arrivata. Onde increspate si scontravano contro la diga marittima, mentre altre con uno spesso strato di ghiaccio che si allungava sull'oceano. Il ghiaccio non era nemmeno gelato; piuttosto, piccole piastre si spingevano in alto, come a imitare ghiacciai in miniatura. Ma aveva una sua bellezza naturale, la sua casualità formava un disegno maestoso e intricato. Niente era simmetrico - niente era mai piatto sull'oceano, piuttosto un'entità in movimento costante che si dava la vita. Forse era per questo che trovava della bellezza. Mentre camminavano in silenzio verso il molo, notò l'orizzonte. Il cielo raramente blu, a Trabia; piuttosto era di un grigio costante. Non era sicura di poter vivere in un posto come quello tutto l'anno; amava guardare il cambio delle stagioni - i colori che diventavano più tenui e poi di nuovo più vividi. Ma non poteva negare che c'era qualcosa di pacifico in quel continente. Lo aveva scoperto persino visitando il villaggio degli Shumi; c'era una magia non detta lassù, un'aura che non si poteva mai afferrare del tutto. Stava camminando verso la nave e si trovava a non voler far altro che girarsi e correre nella sua stanza. Indossava il cappotto che le aveva dato lui. Era troppo grande, ma le teneva caldo. Aveva ancora il suo profumo, una sfumatura di muschio che diffondeva la sua fragranza nell'aria. Se avesse chiuso gli occhi, si sarebbe sentita come se le sue braccia la stessero avvolgendo, non il tessuto spesso. Aveva sempre avuto un'immaginazione molto vivida; persino sua madre glielo aveva detto, prima di morire. Forse era una benedizione, forse era una maledizione. Chiuse gli occhi momentaneamente, cercando di cacciare l'immagine di sua madre dalla mente. Non era né il momento né il posto giusto, ma in qualche modo era sempre nei momenti in cui aveva bisogno di più forza che si trovava a pensare a lei. No, questo non era il momento. A confronto, aveva passato molto di peggio. Stava semplicemente tornando 'a casa', al suo lavoro, e a tutti i suoi amici. Eppure non poteva evitare di pensare che stava lasciando una parte di sé. Anche quando sarebbe tornato tornato Squall una parte di lui sarebbe rimasta. Ma forse era proprio così che doveva essere. Dio, desiderava che lui fosse lì, in quel momento, ma forse era egoista da parte sua. Lui stava compiendo il suo dovere da SeeD, quello per cui si era allenato senza pietà negli ultimi tredici anni. Lei lo conosceva a malapena da un anno; credere qualsiasi altra cosa sarebbe stato arrogante. Sì, se fosse stata una questione di vita o di morte, non avrebbe mai dubitato della sua fedeltà, ma doveva pensare a questo in prospettiva. Quella spesso era la parte più difficile, per lei. "Sei stranamente tranquilla." Zell ruppe infine il silenzio imbarazzato. "Cominci a spaventarmi." "Scusa," rispose a bassa voce Rinoa, mordendosi il labbro. Una brezza fredda le colpì il viso; sapeva che non ci sarebbe voluto molto prima che le sue labbra si rovinassero, ma era un'abitudine che non riusciva ad abbandonare, soprattutto in quel momento. "Stavo solo pensando." "Tu? Pensando? Vuoi che chiami qualcuno?" "Molto divertente." Cercò di fingere una risata; sapeva che il suo amico aveva a cuore il suo bene. "Solo se vuoi una morte molto lenta e dolorosa..." "Morte dolorosa come con il nastro del canto?" L'esperto di arti marziali sollevò un sopracciglio, con un'espressione interrogativa, fingendo di essere terrorizzato dal semplice pensiero. "C'è un altro tipo di tortura?" sbuffò lei al commento. "Sei mai sopravvissuta alle lezioni sulla Junction di Quistis?" Zell ricordò sfortunatamente le svariate ore che aveva cercato di rimanere sveglio, durante quelle lezioni. "Ah, ho capito molto bene." ridacchiò Rinoa mentre continuavano a camminare lentamente. "D'altra parte, c'è stata anche quella sera ad ascoltare Irvine che provava le sue migliori frasi di abbordaggio su Selphie." C'erano ancora immagini orribili nella sua testa di quella sera. Zell annuì, chiedendosi in silenzio come potesse un uomo possedere così tante frasi false. Raggiungendo insieme il molo, entrambi ebbero un altro pensiero, uno più vicino a casa. Parlarono quasi perfettamente all'unisono. "La lezione sul Gojusheel!" Entrambi voltarono le spalle al continente, guardando l'acqua inquieta. Zell cambiò posizione, impersonando al meglio il Comandante. Con voce completamente monotona, tentò di imitare il manierismo di Squall. "E poi abbiamo il Gojusheel, nativo della regione settentrionale di Trabia. Ma dopo aver ascoltato a forza questa lezione, la specie sta cercando una nuova casa molto lontano dall'umanità. Effetti collaterali comuni di questa lezione sono sonnolenza, sensazione di vertigine, e il desiderio di ascoltare in realtà una lezione sulla Junction di Quistis, il che dice tutto." "A dire il vero, sarei stato più convinto dalla tua imitazione se fossi stato in grado di citare un fatto vero," ribatté una voce profonda dietro di loro. Rinoa e Zell la riconobbero immediatamente, e si voltarono a guardare il Comandante; non era la prima volta che venivano sorpresi a fare qualcosa del genere... e probabilmente non sarebbe stata l'ultima. "Per esempio," continuò Squall senza perdere un colpo, "una delle magie comunemente assimilate da un Gojusheel." "Blizzard, Blizzara, e... non ti ha mai detto nessuno che non si spia la gente?" Zell cercò di coprire il suo imbarazzato con un sorriso timido. Squall semplicemente aveva un tempismo impeccabile; d'altra parte, l'esperto di arti marziali aveva una certa abilità nel dire la cosa sbagliata al momento sbagliato... e a non guardare mai nella direzione giusta. "Hai mai pensato di metterti una campanella al collo?" Il Comandante si accigliò, non era dell'umore adatto. Nulla era andato secondo i programmi, quel giorno. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era essere rimproverato da Zell, e per di più davanti a Rinoa. Certo, sapeva che era fatto a fin di bene, ma in quel momento qualsiasi senso dell'umorismo era volato fuori dalla finestra cinque tazze di caffè prima. Eppure non intendeva prendersela; era lì per un motivo e non era per ascoltare Zell. Avrebbe avuto parecchio tempo per farlo nelle settimane a venire, che volesse o no. L'esperto di arti marziali aveva sempre capito la natura umana, ma non ci voleva uno scienziato per capire perché il suo amico era sceso al molo. Si sentì sollevato all'idea che Squall avesse trovato il modo di allontanarsi dalle riunioni del mattino. Anche se nel profondo non aveva mai dubitato del desiderio del suo amico, o di cosa sarebbe arrivato a fare pur di salutare Rinoa. Lasciò andare la maniglia della valigia, sorridendo mentre si allungava ad abbracciare la giovane Strega. "Ci vediamo presto, Rin. Fai la brava." "Anche tu," ribatté lei, stringendolo forte. "Assicurati di far rigare dritto Squall per me, sai quanto riesce a fare il difficile." Rinoa rubò uno sguardo in direzione del suo ragazzo, che sembrava ancora piuttosto impassibile. I loro occhi si incontrarono e lei sorrise dolcemente, sperando di non aver fatto nulla che lo infastidisse. Cercò di respingere il pensiero mentre lasciava andare Zell. "Nessun problema, ci sentiamo, ok?" "Ok." Guardò in silenzio mentre Zell tornava indietro. Fu allora che, sullo sfondo, vide il Preside Cid che parlava con il Comandante di Trabia e tre membri dello staff. Puntò in quella direzione; i quattro uomini sembravano molto formali. "Sembrano ore di divertimento." "Non puoi neanche immaginarlo," borbottò Squall sottovoce. "Hai preso tutto?" Sapeva che sembrava una domanda generica, ma in quel momento non sapeva cos'altro chiedere o dire. Non era bravo in queste situazioni. "Penso di sì, ma riesco sempre a scordarmi qualcosa." "Già." Rimase a guardarla intensamente per un momento; il corpo di Rinoa quasi si perdeva nel tessuto del cappotto. Eppure non aveva mai visto nessun cappotto standard stare così bene a qualcuno in vita sua. I capelli neri le incorniciavano il viso pallido, a malapena visibile sotto il cappuccio. Eppure poteva vedere tutto: i suoi occhi, il suo viso, ogni lineamento che accentuava la persona che lei era. Forse anche lui odiava quel momento, perché in qualche modo sapeva, lo sapevano entrambi, che le cose sarebbero cambiate. Persino i suoi piani erano cambiati quel giorno, senza nessun avviso. Si sentiva come se fosse stato pienamente spinto nell'aspetto politico dell'essere Comandante. Una volta che fosse tornato, sarebbe stato esattamente quello per tutto il tempo: il Comandante di Balamb. Forse questa esperienza era un risvegliarsi che lui non aveva mai sperimentato. Non solo aveva imparato la forza degli studenti di Trabia, ma anche una forza in Rinoa che non aveva mai visto prima. Tutto quel giorno aveva iniziato ad accumularsi; forse l'avrebbe affrontato meglio se non fosse stato per la partenza di Rinoa. Non era mai bravo nelle separazioni, sin da quando se n'era andata Ellione; dire addio era qualcosa che lui semplicemente non faceva. Si chiese per quanto tempo erano rimasti lì in silenzio a fissarsi. Cosa più importante, si chiese se qualcuno sul molo avesse notato il suo comportamento. Tutto lo faceva sentire a disagio, in quel momento, persino le cose con cui era più a suo agio. Si passò una mano tra i capelli, un'abitudine che aveva da chissà quanto. Eppure, con i guanti spessi e il freddo anormale, quel rito gli sembrò completamente estraneo. Sapeva di non star nascondendo bene la sua incertezza, ma non era mai stato tipo da nascondere le emozioni, soprattutto quello che erano state così comuni per quasi diciotto anni. Si trovò a lottare per riavere la sua compostezza in rapido deterioramento, ma alla fine riuscì a tranquillizzarsi. "Chiudi gli occhi." Sperò che lei non discutesse la sua richiesta. "Squall, sei così romantico," lo stuzzicò, arricciando il naso per il freddo. Rinoa continuò a guardarlo, gli occhi appena visibili sotto il pelo del colletto. "E tu sei così irritante. Ora, chiudi gli occhi e stendi le mani." "Romantico e autoritario... la combinazione che preferisco nel mio ragazzo." "Ovviamente non autoritario abbastanza se non riesco a ottenere che la mia supposta ragazza esegua una richiesta banale." "Romantico, autoritario e molto brontolone..." disse, sempre stuzzicandolo, mettendosi le mani sui fianchi. "Mi serve un'aspirina," sospirò lui esasperato, strofinando le tempie con le punte delle dita. "Non importa, Rinoa, ci vediamo tra qualche settimana." Non era sicuro del perché avesse usato quel tono con lei; non era davvero quello che voleva dire, ma in quel momento sembrava semplicemente più semplice di qualsiasi altra cosa. Iniziò a voltarsi per andarsene, ma non fu sorpreso quando sentì dita guantate che si avvolgevano intorno al suo avambraccio. In un certo senso, forse sarebbe stato deluso se lei non lo avesse fermato. Nemmeno quello aveva molto senso per lui; nulla aveva più senso. "Aspetta Squall, dove stai andando? Non puoi andare via... scherzavo... scusa." Si sentiva come se stesse implorando, e onestamente non sapeva perché. Lui sembrava così distante in quel momento; le ricordava quasi la persona che aveva incontrato un anno prima. "È solo stata una lunga mattinata." Si scusò genericamente, per qualsiasi cosa avesse fatto o detto. Sperava solo che lei capisse, perché di sicuro lui non lo faceva metà delle volte. "Sono sicura che è così, ma so che puoi farcela. Tutti credono in te, Cid crede in te, io credo in te." "Grazie," mormorò lui. Onestamente significava molto, ma non riusciva a capire come lei potesse credere nelle sue capacità di guidare qualsiasi cosa, quando lui stesso faticava a credere in sé la maggior parte delle volte. Non era fatto per questo, non era addestrato per scartoffie e riunioni. Se questo era il grande piano del Destino, il Destino avrebbe fatto meglio ad assumere un nuovo architetto davvero in fretta. Preferiva fare qualcosa di tangibile: combattere, allenarsi, o persino essere il suo Cavaliere era qualcosa che riusciva a capire. Cercare di lavorare con il Comandante di Trabia per ottenere un contratto migliore sulle uniformi sembrava così banale. Non era tipo da politica, e avere il comando sembrava averne una buona fetta. "Terra a Squall!" "Eh?" Lui vide appena il respiro di lei mescolato all'aria fredda. Si gonfiava come fumo, quasi ipnotico. "Scusa, stavo solo pensando." "Tu che pensi nel tuo piccolo mondo... che shock," disse lei sarcastica, alzando gli occhi al cielo per fare effetto. Alla fine gli lasciò andare il braccio, rimpiangendo subito la mancanza di contatto. "Anche se mi fa piacere vedere che ti sei riunito a me, qui nel Nord ghiacciato." "Starai gelando." Si rese conto che lei era stata sul molo per un periodo di tempo terribilmente lungo. Prima ad aspettare che arrivasse, poi ad aspettare che parlasse, e poi, beh... solo a stare con lui. Sembrava che lei aspettasse sempre, in un modo o nell'altro... eppure, non si lamentava mai. "Sopravviverò. Un SeeD molto carino mi ha dato il suo cappotto, l'altro giorno. Mi torna utile. Molto caldo." "Beh, digli grazie da parte mia." "Lo farò. Promesso." "A proposito... prima che torni alla riunione, devo davvero fermarmi a prendere quell'aspirina o quella scatola di aspirine, a questo punto. Sarà molto più facile se mi ascolti e basta per una volta... quindi, per favore, allunga le mani." Lei sorrise esitante, obbedendo, e allungò i palmi rivolti verso l'alto. Lui non era ancora tipo da fare regali, e lei non si aspettava molto, sempre che si aspettasse qualcosa, ma lui aveva quel modo strano di sorprenderla. Lui si abbassò un poco la cerniera sul petto. Infilò la mano quanto bastava per estrarre una tazza di ceramica. Lei non aveva chiuso gli occhi, stavolta. Invece, si trovò consumata al pensiero di essere senza di lui, anche per solo tre settimane. Lui non disse nulla mentre le metteva in mano la tazza. Lei sorrise confusa, prendendo la maniglia. "È una tazza da caffè... del Garden di Trabia?" Poi lei capì: il giorno in cui lui era partito da Balamb era stato il giorno in cui si era rotta la sua tazza da caffè. Rise, comprendendo tutto il significato. Per non parlare di quanto lui conosceva la sua adorazione per il suo rituale mattutino del caffè. "Rinoa, sto semplicemente salvando i cittadini del Garden di Balamb una qualsiasi tortura inutile. Tu senza caffeina sei molto volubile." "Beh, se si potessero fissare le mattine più o meno nel pomeriggio, potrei non averne così tanto bisogno." La tazza in sé non era niente si particolare, ceramica nera e patinata con il logo SeeD, su cui era dipinto l'emblema di Trabia adottato da quel Garden. Era il pensiero, il significato, e quello era qualcosa che era davvero spettacolare. Forse non voleva dire le parole successive, sentendosi un po' in imbarazzo per il suo comportamento di prima, ma parte di lei voleva sapere. Capiva che lui era stanco, che aveva una brutta giornata, eppure si era trovata a dargli del filo da torcere. Forse era più facile che affrontare la realtà, per lei. "Squall, stavi andando via perché così ti avrei ascoltato?" "Ti ci è voluto un bel po'." "Non te ne saresti... andato e basta? Giusto?" La sua voce suonava quasi patetica, al confronto. Lui scosse la testa, ma udirono una voce dietro di loro. Lei guardò il suo ragazzo che cambiava atteggiamento quando il Preside si avvicinò. "Beh, è quasi pronta per salpare, signorina Heartilly? Non sono mai stato il tipo a cui piace navigare; ironico per uno che comanda un Garden in navigazione." "Quasi, signore," rispose lei educatamente, anche se era ben lontana dall'essere pronta. "Bene, quando ha finito, salga a bordo." L'uomo si voltò a guardare Squall, che si era messo sull'attenti. "Comandante Leonhart, lascerò il resto delle negoziazioni alle sue capacità. Se ha bisogno di assistenza, è libero di contattare Shu o Quistis. Sanno molte cose sui dettagli più piccoli delle operazioni quotidiane. Tornerò ufficialmente al mio ufficio domani. Chiami la mia assistente se le serve qualcosa." L'ultima parte venne detta con l'occhiolino; il Preside conosceva il disagio che a volte Squall sentiva su quell'argomento. "Sì signore." Squall cercò di rispondere il più professionalmente possibile, ignorando qualsiasi implicazione dell'ultima frase. Cid salutò e Squall ricambiò immediatamente il gesto con preciso fare militare. Per Rinoa era qualcosa di difficile da capire, come Squall potesse quasi cambiare maschera - da fidanzato a soldato, e viceversa, di solito senza perdere un colpo. Ma a volte i suoi doveri di SeeD chiedevano un dazio psicologico; aveva imparato a conviverci. Lui era un militare, e militare era quello che era stato per tanto tempo. Ripensò alla prima volta che erano stati a Trabia, e all'uomo che aveva visto allora, paragonato alla persona che vedeva in quel momento. Diversa, la stessa, due personalità quasi tessute in uno, e lui stava ancora cercando di trovare l'equilibrio tra le sue due vite. "Stai bene?" chiese lei, con la voce a malapena udibile sopra le acque agitate. "Sì, a posto." Rimasero ancora in silenzio; nessuno dei due sapeva esattamente cosa dire. "Penso che tu debba salire a bordo." Uscì un po' più autoritario di quanto avesse inteso. Eppure sapeva che persone stavano aspettando, li stavano guardando dalla spiaggia; non erano più loro due e basta. "Oh, adesso non vedi l'ora di liberarti di me." "Ho cercato di mollarti fin dalla prima missione di Timber... fidati, ho rinunciato molto tempo fa." "Divertente, Leonhart." "E chi scherzava?" "Non conosceresti la vita senza di me." "In pace, calma, sana..." "Noiosa, solitaria, deprimente..." Lui scosse leggermente la testa. "Non c'è da discutere fuori al freddo. Una giovane donna ostinata che rifiuta di ascoltare prima di prendersi la polmonite." "Ok, hai vinto tu." Lei sorrise, sapendo che doveva davvero salire a bordo. Cid stava aspettando, e lei gli doveva, a livello professionale, la puntualità. "Ci vediamo tra tre settimane, allora." La voce di Rinoa si ruppe per una combinazione del freddo e delle sue emozioni. "Immagino che per adesso sia addio, eh?" Il suo atteggiamento cambiò in fretta; non rabbia, ma qualcosa che aveva un sottofondo molto serio. "Che ti ho detto prima? Non dire mai addio." "Scusa." Si ricordò di lui che nominava vagamente qualcosa al telefono, ma non aveva mai saputo che lo avrebbe turbato visibilmente sentirlo. "Quindi qual è la cosa giusta da dire?" "Beh, puoi dire ci vediamo dopo..." "Squall... c'è un motivo particolare?" Rinoa dubitò silenziosamente della sua decisione di approfondire l'argomento, desiderando di aver lasciato perdere e basta. Oramai era fuori, e a volte le parole le sfuggivano prima che le avesse ponderate per bene. Onestamente, avrebbe dovuto lavorare sul trattenere le emozioni un po' meglio. "Sì, perché non ti vedrò adesso, ti vedrò dopo." Cercò di nascondere la sua reazione agitata con umorismo sarcastico. Non voleva davvero avventurarsi in questo in quel momento, soprattutto prima che lei partisse. "Cattivo, sai che non intendevo questo!" "Forse. Sali a bordo e basta, ok? L'ultima cosa di cui ho bisogno è che tu la perda... odio le scartoffie." "Ho detto cattivo?" "Di sfuggita, sì." Lui rimase calmo come al solito, la stessa persona a cui lei si era abituata negli ultimi mesi. Gli sarebbero mancati lui e tutti i suoi sbalzi d'umore. Anche se lui avrebbe negato con veemenza di avere 'sbalzi d'umore'. Ma quella era una cosa che aveva imparato nel tempo - le diverse sfaccettature della sua personalità, quelle che gli altri vedevano raramente, se non mai. Sorrise, stringendo tra le dita il manico della tazza. Parte di lei voleva allungarsi ad abbracciarlo; lo aveva fatto così liberamente con Zell, ma in quel momento non era sicura di come avrebbe reagito Squall. C'era una parte persino più profonda di lei che voleva che fosse lui ad abbracciarla, ma sapeva che quella realtà era persino più lontana. Quindi si mosse in avanti, posando la mano libera sul bicipite di Squall e stringendo forte. Fu un momento di silenzio tra loro, una comprensione, ma lei sapeva che era tutto quello che poteva aspettarsi. Guardandosi alle spalle, non poté non notare i quattro uomini in uniforme che guardavano le sue azioni, e si sentì all'improvviso come se persino toccare Squall fosse la violazione di un qualche codice etico. Sospirando, gli lasciò il braccio, e strinse la tazza mentre di voltava per salire a bordo della navetta. Parte di lei voleva guardarsi indietro, ma parte di lei aveva anche paura che lui se ne fosse già andato, per tornare ai suoi doveri. Il capitano della nave gridò qualcosa e lei poté sentire il rombo del motore, mentre la navicella vibrava all'improvviso sotto i suoi piedi. Fu la sua debolezza a tradirla infine; si voltò a guardare il molo solo per scoprire che aveva parzialmente ragione. Si era allontanato di poco sulla spiaggia, ma poi si era fermato e la stava guardando. I loro occhi si incontrarono, e lui mimò qualcosa con la bocca. Lei non riuscì a capire e piegò la testa mentre la nave iniziava ad allontanarsi. In un ultimo tentativo, lui sollevò tre dita e lei finalmente capì cosa stesse dicendo: 'tre settimane'. Forse, dopo tutto, poteva sopravvivere a quella breve separazione. Mentre la nave svaniva in lontananza, lui si riunì agli altri sulla spiaggia. Respingendo ogni altra emozione, si trovò ancora una volta ad essere un SeeD, che non stava più nel mezzo tra i suoi due doveri. Forse lei avrebbe capito, forse no. Sperava che lei sapesse che non era una sua scelta, solo quello che era considerato appropriato per qualcuno nella sua posizione. Ma di quale posizione si trattava - Cavaliere o SeeD? In quel momento, doveva essere la seconda. Aveva un lavoro, una responsabilità, e credeva onestamente che tutto quello che stava facendo lo rendesse un Cavaliere migliore, o forse non l'avrebbe fatto. Il giovane Comandante si guardò oltre la spalla mentre il gruppo di ufficiali di Trabia tornava verso il Garden. Non aveva risposto alla domanda di Rinoa, ma lo avrebbe fatto quando l'avrebbe rivista. Fece quella promessa a se stesso. Se non poteva trovare il coraggio di dirle cosa provava per lei, poteva almeno spiegarle i suoi ragionamento quando si trattava del dire la semplice parola 'addio'. Perché non poteva dire addio? Addio era definitivo, una fine... qualcosa che veniva detto a chi non tornava mai più. Come matricola aveva partecipato a troppi funerali, aveva sentito quella parola da troppe persone, ma non l'aveva mai usata lui stesso, sempre l'osservatore della vita che gli passava accanto. Forse aveva una qualche specie di superstizione profondamente radicata, forse onestamente non era niente... ma nel suo lavoro ogni momento contava. Non avrebbe detto addio a Rinoa: era semplice.
  
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