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Autore: LaGraziaViolenta    28/12/2013    14 recensioni
Stufi dei soliti cliché di Harry Potter? Annoiati marci dalle fantastiche avventure sentimental-sessuali di tre generazioni di Serpeverde? Vi sentite smarriti e frustrati di fronte a dei Grifondoro codardi e dei Corvonero dal QI in singola cifra?
Serena Latini è quello che fa per voi. Le avventure di una sfigata Tassorosso alle prese con incantesimi, fanfiction, pony, cucina inglese e delle sue relazioni coi figli dei personaggi che tanto abbiamo apprezzato.
Zuccherosità, storielle amorose e di amicizia, figure da quattro soldi e battute demenziali attendono una povera Tassorosso made in Italy.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Dove Rosita mostra di avere un certo talento nel riscaldare l’atmosfera.

 

Inspirai una boccata di aria gelida. Tirai la sciarpa gialla e nera su fino al naso. Mannaggia a me e alla mia paura di arrivare in ritardo. E in particolare alla paura di arrivare in ritardo da Paciock.
Ripensai al bigliettino in rima che avevo trovato con Albus e sentii una stretta allo stomaco. Questa sarebbe stata la nostra seconda lezione insieme. E alla fine non avevo detto nulla a Chelsea e a Jeanie.
La cocca di Paciock. Unii le mani avvolte nei guanti e ci soffiai dentro. Pregai che la lezione si svolgesse senza nessun incidente o scherzo stupido.
Continuai a proseguire lungo il sentiero. Come facevano a pretendere che noi ragazze uscissimo con solo delle calze a coprirci le gambe? Roba da matti. Premetti la sciarpa contro il naso e inspirai l’odore della lana. Almeno quella riusciva a trattenere un po’ di calore. Meno male che le serre di Erbologia erano vicine.
Raggiunsi la porta. Non vedevo nessuno. Ero la prima. Ancora qualche secondo e sarei stata al caldo. Afferrai la maniglia e la girai.
La porta non si aprì.
Come?
La girai ancora e scossi la porta. Rimase chiusa.
Perché? Perché era chiusa? Tirai fuori la bacchetta e la puntai sulla serratura. «Alohomora
La punta della bacchetta brillò, ma la serratura non si aprì.
Battevo i denti. Mi sfregai le braccia avvolte dal cappotto. Diavolo! Perché non funzionava? Avevano incantato la porta per non far imboscare gli studenti? Mi tolsi un guanto e afferrai la bacchetta a mani nude.
«Alohomora
La bacchetta brillò ancora. Afferrai la maniglia gelata e la girai.
Niente.
«Li mortacci loro…» Rimisi il guanto e mi sfregai ancora le braccia. Decisi di fare due passi. Camminare avanti e indietro non era un’alternativa paragonabile al calduccio della serra, ma era meglio che niente. Feci qualche passo. Un movimento alla mia sinistra attirò la mia attenzione.
Mi sfregai gli occhi coi guanti di lana finché non li sentii bruciare. Li riaprii.
Era una gallina.
Sbattei le palpebre. Era proprio una gallina.
La gallina girò la testa di profilo e mi guardò. Fece un passo e la testa scattò in avanti.
Cosa ci faceva una gallina ad Hogwarts? Forse dietro le serre c'era un pollaio e non lo sapevo?
Ci pensai. L’unica gallina con cui io avessi mai avuto a che fare era il pollo che avevo mangiato la sera prima.
Gas Gas nella mia testa fermò la ruota e osservò la gallina. Afferrò un chicco di mais. Ehi coccodè, che ti credi?
Ero perplessa. Mi grattai una guancia. Sì, mi sembrava di sentire il ruvido della lana sulla pelle, quindi potevo ragionevolmente supporre di non star sognando. E anche un certo dolore alle dita gelate di mani e piedi mi dava quel non so che in più che mi permetteva di crederlo.
La gallina fece un altro passo verso di me. Aprì le ali rosse e fu scossa da un fremito.
Povera bestia. Magari aveva freddo. Forse era il caso di portarla da qualche parte. Ma dove? Dal guardiacaccia era troppo lontano. Sarei arrivata in ritardo a lezione. La cosa più semplice da fare era prenderla e abbandonarla nel Salone d’Ingresso. Di certo lì qualcuno l’avrebbe vista.
E quindi si poneva un altro problema. Come avvicinare la gallina?
Mi accucciai per terra e tesi la mano verso di lei. «Rosita... Rosita bella... Sono sicura che le tue uova sono buonissime, uova d’oro, sì, brava gallina… Vieni che ti porto da Banderas…»
La gallina fece scattare in avanti la testa. Raspò il terreno e beccò qualcosa.
«Dai, Rosita, pucci pucci.»
Qualcosa mi diceva che non sarebbe stato così facile prenderla. «Ciapa la galeina, ciapa la galeina, ciapa la galeina, coccodé…»
La gallina mi guardò. Fece un passo in avanti.
«Brava Rosita…»
Aprì il becco e sputò fuoco.
Persi l’equilibrio e finii col sedere nella neve gelata. Scalciai e mi trascinai indietro con le braccia. «Aiuto!» Mi tirai in piedi e arretrai.
La neve intorno alla gallina si era sciolta. Ora il pastrocchio di neve calpestata si era trasformato in una pozzanghera.
Rabbrividii e fissai la gallina lanciafiamme.
Venusaur usa Solarraggio! Solarraggio si sta caricando!
Gallina nemica usa Lanciafiamme! È superefficace! Venusaur è esausto!

«Porco cane» feci.
Tirai fuori la bacchetta. Peccato che il mio braccio tremasse come una foglia.
Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie.
Grazie, Ungaretti. Sempre incoraggiante.
La testa della gallina scattò in avanti. Sobbalzai e feci un passo indietro.
La gallina fece un altro passo. E spalancò il becco.
La vampata di calore mi investì. Lanciai un grido e alzai le braccia per proteggermi.
«Pietrificus Totalus
Il calore scomparve. L'aria fredda mi pizzicò le guance. Riaprii gli occhi e sbirciai. La gallina, ora color grigio pietra, era sdraiata su un fianco. Il becco era ancora spalancato.
Guardai accanto a me e al mio fianco vidi James Potter.
Gli arrivavo sì e no al petto. Avevo la sensazione che incombesse su di me. Mi lanciò uno sguardo severo, le sopracciglia corrucciate. «Cribbio, Latini. Ti fai spaventare da una gallina?»
Il dolore acuto ai denti mi fece capire che stavo respirando con la bocca. Probabilmente stavo fissando come un’ebete James Potter.
James Potter storse la bocca. «Direi che la risposta è sì, ti fai spaventare da una gallina. D’altro canto se tu fossi coraggiosa saresti a Grifondoro.»
Risposta istintiva. Cavolo, che deduzione geniale. Geniale, veramente! Non credevo che fossi capace di tanto!
Risposta che diedi: «Già.» Spostai la lingua e ci affondai un molare.
Taci, Serena. Per l’amor del cielo, taci. Gli hai già dato dell’impotente una volta. Be’, più o meno. “Impotente” sarebbe una buona alternativa… Deglutii. «Be’, grazie... Potter.» Feci violenza su me stessa e aggiunsi: «Ti devo un favore.»
«Figurati.» James fece roteare la bacchetta tra le dita e poi l’afferrò per il manico. «Ho saputo che ti sei messa con mio fratello.»
Mi sentii ribollire e ogni goccia del sangue che avevo in circolo affluì sul viso.
«Sembra che questo sia un sì.»
Bene, James Potter e Candice avevano qualcosa in comune, tipo la delicatezza di una mazzata sui denti. Mi morsi di nuovo la lingua per impedirmi di parlare.
James Potter si passò una mano tra i capelli neri e la sua espressione si fece truce. «Cribbio, è possibile che per cavarti una parola di bocca ci vogliano le tenaglie?»
Si stava arrabbiando? Panico. Tirai la sciarpa gialla e nera su fino al naso per nascondermi il più possibile. «Ehm… Già.» Deglutii e abbassai lo sguardo sulla gallina pietrificata. «Non sono molto brava a farmi degli amici.»
«Eppure tu e il tuo inseparabile trio siete sempre appiccicate. Sempre insieme a ridacchiare per qualcosa. Ah, no, la bionda no, in effetti quella lì è inquietante…»
Sorrisi. Fui contenta che ci fosse la sciarpa a coprirmi.
«E anche la sorella della tua Shields non è troppo a posto. Non avevo mai incontrato una quattordicenne così prima d’ora. E dire che ho ben due cugine con sangue Veela…»
Iniziai a sospettare che non fosse il gene Potter a rendere pettegoli, bensì il gene Weasley. Ora sapevo perché James andava d’accordo con Rose.
Mi schiarii la voce. «Ehm. Della gallina cosa ce ne facciamo?»
James sgranò gli occhi. «Oh! Sai parlare allora! Questa sì che è nuova!»
Avevo provato rimorso per la battuta che gli avevo fatto sull’Espresso di Hogwarts? Davvero? Impossibile...
«Sì, be’» fece James. Si passò una mano tra i capelli neri. «La porterò da Hagrid.»
Si avvicinò alla gallina pietrificata e se la mise sotto il braccio. «Ci si vede.»
Si avviò lungo il sentiero di neve battuta, verso la capanna del guardiacaccia. Osservai la sua schiena allontanarsi.
E io che pensavo di stargli sulle scatole. Invece mi aveva aiutata. Forse era così anche per Rosemary: pensavo di starle antipatica, e invece avevamo qualche possibilità di essere amiche. Oppure era Grifondoro ad essere una strana Casa.

  
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