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Autore: Mojita_Blue    29/12/2013    1 recensioni
Alexandra e Caroline. Due ragazze così diverse tra loro, ma allo stesso tempo così uguali.
E se un giorno le loro strade si incrociassero formando un unico destino?
Riusciranno l'amore, l'amicizia e la famiglia ad aiutarle a superare le complicazioni della vita?
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Alla fine era stata rimproverata dal professore a causa della sua permanenza fuori dall’aula di ben dieci minuti e oltre. Ma nessuno ci diede troppa importanza, soprattutto Alex stessa poiché di rimproveri ne aveva ricevuti anche peggiori. Si limitò soltanto a fare un po’ di scena. Tra l’altro l’ultima campanella era suonata e le lezioni erano finalmente finite.
Uscita dalla scuola prese a riflettere su dove potesse essere andato William. Sapeva che usciva spesso e aveva molti interessi quali la Break Dance. Senza contare la sua bravura nel balli di coppia latini, di cui i genitori erano insegnanti. Una volta le raccontò di come suo padre Leandro avesse cercato di conquistare Gabrielle con passi di bachata. Era ispanico e la danza c’è l’aveva nel sangue.
Però dubitava che si trovasse nella scuola e adesso c’era anche Phoebe e non sapeva dire quante volte si vedessero. Francamente non ci teneva neanche a saperlo e sperò vivamente che non fosse con lei in quel momento: L’ultima volta che l’aveva vista l’aveva squadrata dall’alto in basso per poi stringersi forte a William, quasi a sancirne la proprietà. La infastidiva il solo pensiero.
Ma non poteva rimuginarci su, le era solo d’impiccio al momento. Poi d’impulso le venne in mente il solito locale dove i suoi compagni preferivano andare. Zalenia era un cocktail bar ed era così apprezzato da loro solo perché le bevande costavano di meno rispetto ad altri posti. E fu proprio lì che lo trovò, insieme a due amici. Fu  molto fortunata ad incontrarlo subito, non senza essersi fatta prima un intero giro della piazza.
“William, ti ho trovato.” L’aveva trovato seduto ad ascoltare la conversazione dei due.
“Alex! Che succede?” Alex guardò di sfuggita i suoi compagni notando che uno la guardava con semplice curiosità, mentre l’altro sembrava avere uno sguardo da lupo affamato, cosa che la infastidì molto.
“Ecco… Non so se te l’hanno detto…” Se già sapeva della ragazzina significava essere andata li a vuoto; senza contare la brutta figura che rischiava. “A scuola, un’ora dopo che te ne sei andato, è venuta una ragazza. Ti stava cercando, non so perché. Sembrava tenerci molto a vederti.”
William sulle prime aggrottò la fronte riflettendo su ciò che le aveva detto Alex. Poi spalancò gli occhi in preda ad una terribile consapevolezza. Sembrava essersi ricordato di qualcosa.
“Come era fatta questa ragazza? Che caratteristiche aveva?”
“Beh…Non sembrava della nostra età ma mi è parsa più piccola. Precisamente non so di quanto. Aveva anche i capelli neri e lunghi e gli occhi erano…”  Poi Alex guardò il ragazzo in viso, turbata da quegli occhi grigio-verdi che aveva visto. “Erano come i tuoi…”
Non riuscì ad aggiungere altro. William di fretta prese la giacca e se la infilò.
“Ehi Will dove vai?” Chiese un suo compagno.
“Devo assolutamente scappare. Poi mi raccontate come è finita la storia.”
Alex lo raggiunse fuori dal locale afferrandogli la manica.
“Aspetta. Che succede?”
“E’ una lunga storia Alex. Grazie per avermi avvisato, ma…” La ragazza gli si parò davanti mettendo le mani sui fianchi.
“Ho almeno un po’ il diritto di sapere o no?!” Si passò una mano fra i capelli sospirando.
“Quella ragazzina si chiama Amber ed è mia sorella.” Alex strabuzzò gli occhi. Non sapeva che avesse una sorella più piccola. Non gliel’aveva mai detto.
“Cosa è successo?”
“Che sono un idiota! Ero stato incaricato di andare a prenderla dopo scuola. Voleva andare alla lezione di giapponese fuori città. Ma l’ho dimenticato come uno stupido!” Si massaggiò la radice del naso cercando di calmarsi. “Sai dov’è andata?” Alex scosse la testa con vigore.
“No. Se ne è andata senza dare spiegazioni. Magari è tornata a casa.”
“La conosco. Non è tornata affatto. E’ una peste e una ribelle. Se ne sarà andata in giro chissà con chi. ” Alex rifletté su cosa fare. Sapeva di esserci entrata troppo dentro per lasciare che lui se la cavasse da solo.
“Allora andiamo a cercarla!”
“Andiamo?”
“Si! Due paia di occhi sono meglio di uno no?! Fammi venire con te, ti prego.”
La ragazza lo stava fissando intensamente, quasi con tono di supplica. Rimase in silenzio per un po’, ma di certo non c’era tempo da perdere. Alla fine sospirò arrendendosi.
“Va bene. Vieni alla macchina.”
La sua automobile era parcheggiata poco distante. Era di un grigio metallizzato che ad Alex piacque subito.
“Non sapevo avessi una macchina.” Esclamò facendo un giro attorno ad essa.
“Piccolo gioiello di mio padre.” Le rispose fieramente William sedendosi al posto guida. Lei invece gli si sedette accanto.  Continuò a guardare l’interno meravigliata, ma qualcosa ruppe l’incantesimo.
Il cellulare che William aveva appoggiato vicino al portasigarette vibrò. Lo prese per vedere chi lo stava chiamando. Fece una smorfia quando vide il nome sullo schermo.
“E’ Phoebe. Ti sta chiamando.” Dichiarò porgendogli il cellulare. William borbottò qualcosa di incomprensibile, poi rispose.
“Phoebe… No, non penso di farcela… Si, lo so che te lo avevo promesso…”
Probabilmente avevano un appuntamento che William aveva dovuto disdire. Alex sbuffò. Cominciò a tormentare distrattamente la sua frangia, pettinandola a volte con le dita. Lo faceva tanto per non pensarci. Nel farlo, però, sbatté forte il gomito sul vetro lasciandosi sfuggire un mugolio di dolore. Phoebe doveva averla sentita perché la udì dall’altra parte del telefono mentre cominciava ad alterarsi.
“Chi c’è li con te?! E’ una ragazza, l’ho sentita!” La ragazza si morse il labbro guardando il ragazzo colpevole.
“E’ solo un’amica...” Cercò di recuperare al danno di Alex, ma l’altra lo interruppe bruscamente urlando.
“E tu, invece che con la tua ragazza, preferisci stare con questa tua amica?! Dimmi chi è! La conosco?”
“No.” Mentì lui. Ricordava che si erano viste una volta soltanto. Ma anche una semplice affermazione sarebbe bastata per farla risalire a lei. Scese dalla macchina. Non voleva far sentire quella conversazione ad Alex. Da un po’ di tempo aveva davvero cominciato a chiedersi come avesse fatto a rimanere incastrato in quella relazione. La verità era che Phoebe voleva solo un’avventura. Sapeva che era popolare, soprattutto nei primi anni, e per un po’ si era compiaciuto di ciò. Ma perché era così noto?
Ricordava perfettamente a quante ragazze aveva rubato il cuore per poi romperlo in mille pezzi quasi subito. Approfittatore, ecco cos’era stato!
Adesso però era deciso più che mai ad avere una relazione seria. Ma quante bugie erano uscite dalle sue labbra? Probabilmente pochi l’avrebbero preso sul serio in questo momento.  Sapeva cosa voleva Phoebe. L’intento principale era vantarsi di come avesse fatto a mantenere a lungo una relazione con il volubile William. Forse non era la ragazza adatta? Forse l’unica che poteva apprezzare davvero le sue qualità era la persona che gli stava più vicino? 
Alex rimase in macchina, in silenzio. Aveva le braccia incrociate sotto il seno e martellava il piede nervosamente. Sperò che la conversazione non andasse per le lunghe. Dovevano andare a cercare Amber dopotutto. Invece lei non stava facendo altro che lamentarsi sul perché William non potesse vedere le sue amiche.  Sicuramente era solo una viziata abituata ad avere tutto ciò che voleva; o almeno così pensò.
William rientrò poco dopo, mettendosi il cellulare in tasca.
“Cosa le hai detto?” Sussurrò lei incuriosita. William prese a partire mettendo la marcia.
“Niente, solo che l’avrei chiamata stasera.” Rispose secco. Il viaggio fu molto silenzioso, quasi troppo. William fece un intero giro della piazza cercando di scovare sua sorella, ma non vide nessuno. Decise allora, anche se un po’ scettico, di provare a passare dalla sua scuola.
Alex guardava distrattamente fuori con il gomito appoggiato al finestrino e la testa sulla mano. Non le piaceva affatto quel mutismo; decise allora di parlare.
“William…”
“Si?”
“Scusa.” Lui continuò a guardare la strada, ma sul suo viso si era formato un’espressione stranita.
“Per cosa?” Alex abbassò lo sguardo stringendo le mani sul sedile.
“Avrei dovuto fermarla…ad Amber. L’ho lasciata andare via senza domandarle nulla e adesso si trova chissà dove. Senza contare che a causa mia hai litigato con Phoebe.”
Guardò di sottecchi il ragazzo. In un primo momento non disse nulla, poi inaspettatamente sorrise. Le poggiò una mano sul ginocchio accarezzandolo in modo rassicurante.
“Non fartene una colpa. Lo sbaglio l’ho fatto io e sono stato uno stupido. Inoltre non preoccuparti affatto di Phoebe. Vedrai che domani sarà già tutto risolto.” Alex pensò di crederci davvero, anche se vedere ancora quella ragazza manipolare William non le piaceva per niente.
 
Passarono dalla scuola di Amber entrando persino nel cortile. Nulla. Non che William si aspettasse altro. Dopotutto che senso avrebbe avuto tornare indietro?
Non poteva essere tornata a casa, i suoi genitori l’avrebbero sicuramente chiamato. Quasi disperatamente decisero di farsi in macchina un tratto della strada che William e Amber avrebbero dovuto percorrere per andare a quel corso di giapponese. Ma anche li non trovarono nessuno. Tornarono indietro girando tutte le zone più popolate della città. Sostarono in un parcheggio vicino ad una fontana, dove i bambini si divertivano a schizzarsi l’acqua a vicenda.
“Dove diavolo è?! dannazione!” Appoggiò la fronte sopra il volante. “Sono un pessimo fratello maggiore. Come ho potuto scordare questa faccenda con mia sorella?!”
Alex gli mise gentilmente una mano sulla spalla.
“Vedrai che la troveremo. Cerca di ricordare il posto più ovvio in cui è potuta andare.”
“Non ricordo. Non so niente, dannazione!”
“Basta William. Calmati e rifletti come si deve se no non concluderai niente!”
Tutto sommato aveva ragione . Restò fermo e in silenzio a riflettere. 
Il posto più ovvio in cui è potuta andare…
Improvvisamente qualcosa lo colpì. Adesso ricordava. Era un luogo per lui importante e dove non si erano ancora recati. Mise subito in moto la macchina, partendo di corsa.
“Dove stiamo andando?” Domandò Alex frastornata. Ma non ricevette alcuna risposta.
Solo quando si fermarono notò che si trovavano vicino alla spiaggia. Ricordava perfettamente che William abitava a pochi passi da li.
“Torni a casa o…”
“Dobbiamo andare in spiaggia.” Lei lo guardò scettica.
“Fidati.” Le disse lui. Avanzarono. “Questo è il posto in cui trascorrevo parte della giornata. Adoravo sentire il vento sul viso e il rumore del mare, perché avevano un effetto rilassante. Così rilassante che sembrava che tutti i pensieri se li portassero via le onde. Ricordo che altre volte mi sono anche addormentato.” Gli scappò una risatina al ricordo. “Solitamente andavo quando ero più piccolo. Poi ho cominciato a crescere e le mie permanenze qui divennero sempre più rare. Così un giorno portai anche Amber qui perché volevo che provasse le stesse sensazioni.”
Alex pendeva dalle sue labbra. Aveva ascoltato rapita ogni sua parola e pensò che fosse davvero un ragazzo speciale. In fin dei conti sapeva già che era davvero gentile.
“Sei davvero molto dolce.” Gli confessò.
“Ognuno ha i suoi momenti.” Le ripose lui ridacchiando; poi abbassò la voce.
“Però per favore non raccontarlo in giro.”
Lei sorrise. Lo sapeva, sempre il solito orgoglioso. Proprio come lei.
Gli fece l’occhiolino riprendendo la ricerca di Amber.
La trovarono seduta sulla sabbia, mentre contemplava il mare. William aveva avuto ragione.
Doveva aver sentito il rumore sordo dei passi sulla sabbia perché si voltò per vedere chi fosse. La videro sbarrare gli occhi solo per un momento, poi si rigirò totalmente indifferente. Alex solo ora vedeva quanto simile era al fratello. Con un’osservazione più accurata avrebbe potuto dirlo molto prima.
William si diresse a grandi passi verso di lei, arrabbiato come non lo era mai stato. Le si parò davanti.
“Amber si può sapere dove diavolo sei stata?! Avresti dovuto tornare a casa!”
Lei mise le ginocchia contro il petto, guardandolo impassibile.
“Non guardarmi così! Perché non sei tornata a casa?!” Urlò lui scandendo l’ultima frase.
“Non volevo. Ho incontrato degli amici e sono uscita con loro. Poi hanno dovuto andarsene e sono venuta qui.”
“Non avresti dovuto farlo.” Si mise in ginocchio fiutando qualcosa. “Come ti sei permessa Amber? Hai bevuto!”
La ragazzina distese improvvisamente le gambe, spalancando gli occhi colpevole.
“Non è come pensi! Jason stava bevendo un po’ di birra e io volevo solo provarla. Ne ho bevuto pochissimo, ma è amara. Non mi piace! Lo giuro!”
Non ci fu verso. William le diede uno schiaffo che risuonò nel silenzio della spiaggia, fortunatamente vuota.
Per Amber il colpo fu così forte da farle venire le lacrime agli occhi.
Alex accarezzò il braccio del ragazzo, tentando di calmarlo.
“William, basta.”
“No! Non doveva farlo. Ha solo dodici anni!” Non l’aveva mai visto così arrabbiato. Ma non si lasciò intimorire.
“Conosco un’altra persona che faceva questo genere di cazzate.” Sussurrò alludendo a lui stesso.
“So cosa vuoi dire. Ma sono cambiato no? E io non voglio assolutamente che lei faccia come me.”
“Lo so, lo so.”
Presero a guardare Amber, che nel frattempo si era messa a piangere mettendo la testa tra le ginocchia.
Non fecero nulla, nemmeno consolarla. Li avrebbe respinti considerandolo un sopruso.
Alex vide William stringere i pugni e poi rilasciarli. Probabilmente non sapeva come reagire. Solo quando la ragazzina si calmò, lo vide avvicinarsi di più a lei per mettergli una mano sulla spalla.
“Amber, mi hai fatto davvero preoccupare stavolta. E se ti fosse successo qualcosa?”
“I-io ci tenevo ad andare lì.” Sussurrò lei tirando su col naso.
“Lo so e mi pento di questo. Sono stato un idiota. La prossima volta giuro che ti ci porto. E’ una promessa. Per ora… Io perdono te e tu perdoni me?”
Amber annuì asciugandosi le lacrime con la manica. Poi inaspettatamente lo abbracciò. William inizialmente rimase un po’ spiazzato, visto che la ragazzina non si era mai permessa un simile affetto nei suoi confronti. Dopo sorrise, abbracciandola a sua volta.
“Torniamo a casa?”
“Si…” Sussurrò lei sulla sua spalla. Dopo un po’ si alzò guardando sia lui che Alex. Quest’ultima rivide nei suoi occhi la stessa determinazione e durezza che aveva la prima volta che l’aveva incontrata.
“Non dite a nessuno che ho pianto. Nemmeno a mamma e papà.”
Stesso orgoglio del fratello, se lo doveva aspettare.
“Non lo faremo, non ti preoccupare.” Le sorrise lei. Anche William si alzò.
“Alex, casa nostra è qui vicino. Portiamo Amber dai miei e poi ti riaccompagno a casa.”
Lei annuì un po’ imbarazzata. Non aveva mai conosciuto prima i loro genitori e vederli di persona la metteva un po’ a disagio.
Speriamo che a loro piaccio.
Si riscosse subito. Che simili sciocchezze stava pensando? Non era mica la sua ragazza!
Tornarono a piedi con Amber che camminava davanti a loro, fiera e a testa alta. Come se non fosse successo nulla.
Quando entrarono Alex vide che la casa  era molto spaziosa. Sicuramente per loro era  perfetta, ma probabilmente per lei sarebbe stata forse troppo grande vivendo solo con sua madre.
William la vide un po’ spaesata. Le mise un braccio intorno alle spalle e la condusse in soggiorno.
“William! Era ora.” 
A parlare era stato suo padre Leandro che era appena uscito dal bagno. Sicuramente non si aspettava ospiti perché aveva solo i pantaloni ed era a torso nudo con un asciugamano intorno al collo. Con ogni probabilità si era fatto una doccia; eppure sembrava essere a suo agio nonostante fosse davanti a un’estranea.
Chiunque l’avesse visto avrebbe sicuramente definito William la sua copia esatta: Stesso viso, stesso castano scuro dei capelli, persino quasi la stessa corporatura. Solo gli occhi al padre erano di un verde più intenso e aveva una barba corta e leggera.  La prima persona che notò fu proprio lei.
“Ehi, ti avevamo chiesto di accompagnare tua sorella, non di andare alla ricerca di belle ragazze. ” Rise sereno. Alex arrossì fino alla radice dei capelli stringendo di più la manica del ragazzo. Anche William sembrava imbarazzato.
“Ehm…Papà lei è Alexandra. E’ un’amica.”
“P-piacere di conoscerla signor Rivera.”
“E’ anche educata. Bravo figliolo.”
Alex possedeva una carnagione decisamente chiara, quindi con ogni probabilità aveva notato il rossore sulle sue guance. Ad interrompere quel momento imbarazzante ci pensò Amber che corse incontro al padre e lo abbracciò.
“Ehi tesoro non ti aspettavamo così presto.” Disse lui mettendole un braccio intorno alle spalle. Guardò William che, non sapendo cosa dire, abbassò la testa. Gabrielle uscì dalla stanza aggiustandosi l’orecchino.
Aveva una carnagione un po’ più pallida rispetto al marito ed era molto magra. Una delle virtù di una danza movimentata come quella che insegnavano. Aveva i capelli neri come Alex, ma a differenza dei suoi  -che erano lisci e molto scalati- il taglio era omogeneo ed erano di un riccio morbido. Le iridi grigio-azzurre erano contornate da un taglio di occhi, a parer di Alex, molto bello.
“William sei tu? Ho sentito delle voci. Leandro cosa è successo?”
“Dovresti chiederlo ai tuoi figli.”
Gabrielle guardò Amber tra le braccia del padre.
“Amber che ci fai qui? Ti aspettavamo tra un’oretta.” La ragazzina abbassò gli occhi non guardando in faccia nessuno, ma fu William a parlare per lei.
“Non ci è andata.” Sussurrò incerto. “L’ho dimenticato…Ho dimenticato di accompagnarla.”
“Cosa?!” Gabrielle cominciò ad alterarsi. “Come hai potuto scordarlo? Era un tuo dovere William!”
“Lo so, lo so…” sussurrava lui incapace di rispondere diversamente. Alex era turbata; cominciava a sentirsi di troppo.
“E dove siete stati? Anzi… dove è stata?” Intervenne Leandro. Probabilmente aveva capito, anche perché Amber strabuzzò gli occhi.
“Ecco… E’ s-stata ad aspettarmi a scuola per un po’... poi sono andata  prenderla in ritardo e…ed era tardi, così abbiamo fatto solo un giro della città.” Mentì il ragazzo. La scusa non stava in piedi, glielo lessero in faccia.
Alex vide i loro genitori guardarsi solo per un momento, come a formulare un tacito accordo. Infatti fecero finta di nulla.
“D’accordo.” Disse Gabrielle terminando la discussione. “Però tu adesso non esci di qui. Ci vediamo stasera a lezione. Noi ora andiamo al primo turno.”
“No. Devo accompagnare Alex.” Rispose calmo. La madre guardò la ragazza, come se l’avesse notata solo ora. Alex impacciata accennò un sorriso. La donna la squadrò da cima a fondo come se volesse dare un giudizio finale. Si soffermò soprattutto sui suoi piercing e su quel bizzarro colore violaceo che ricopriva le punte dei capelli tranne che per la frangia, già sfilata e leggera. La ragazza si tormentò le mani sperando in un esito positivo. Inaspettatamente, poi, Gabrielle annui, come se avesse capito.
“Perdonami, sono stata maleducata. Ho pensato soltanto a loro e ho dimenticato completamente di salutare.”
“N-Non importa, davvero.” Rispose Alex gesticolando con le mani.
“Torno subito.” Disse il ragazzo interrompendo tutta quella conversazione. Poggiò una mano sulla spalla di Alex per invogliarla a camminare e la condusse alla porta.
 
Il viaggio in macchina fu silenzioso come il precedente. Improvvisamente William ridacchiò ironico
“Avrei voluto che tu li conoscessi in un’altra situazione.”
“Non fa nulla. Sono stati comunque molto gentili. Piuttosto…” Incrinò di poco la voce. “Come hanno reagito la prima volta che hanno visto Phoebe?”  Il solo nominare quel nome le faceva salire tutto il suo disprezzo. Non sapeva dire il perché.
“Diciamo…Che non hanno ancora avuto il piacere di conoscerla.” Alex lo guardò smarrita.
“Non l’hanno mai conosciuta?”
“Beh, loro non sono sempre a casa e poi… Io e Phoebe solitamente non stiamo a casa mia.”
Ovvio, adora esibire la sua storiella in giro o peggio... Pensò lei con astio.
“Capisco.” Disse soltanto chiudendosi nel suo mutismo.
Arrivarono a destinazione in poco tempo.
“Ed eccoci arrivati. Prometto di farmi sentire più spesso.” Alex sorrise.
“Grazie.”
“Grazie a te per Amber e per tutto.” Prese ad accarezzarle i capelli e la ragazza arrossì a quel piccolissimo contatto.
“I-Io devo andare. Ciao William.” Salutò in fretta dandogli un bacio sulla guancia.
Poi uscì dalla macchina frastornata da quel vortice di emozioni che aveva provato.   


ANGOLETTO ETTO ETTINO ETTUCIO DELL'AUTRICE
Buoooooonsalve ragasssssssuoli! :D
Dopo la pausa natalizia ritorno a tormentarvi con un nuovo capitolo!!
ALEX: Non ispiri molta fiducia...
Taci tu! Non pensare di parlarmi così solo perché a Natale hai avuto una balestra, un bazooka, un fucile a canne doppie, un mitra, Chuck Norris e altro armamentario u.u
CHLOE: Ganzo! Sei pronta per i prossimi Hunger games! :D
Scherzi a parte... Ringrazio moltissimo quei quelle povere persone che continuano a leggere sta cosa la storia <3
E ancora un grande abbraccio a Tomocchan che mi rallegra le giornate con le sue recensioni :3
Quindi...che altro dire?!
Ci vediamo al prossimo capitolo e...
FELICE ANNO NUOVO A TUTTI! <3
 
  
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