Fratellone!
Ti lascio questo bigliettino nella tasca per ricordarti che PRETENDO un
regalino, anche un sacchetto di Api Frizzole va bene, basta che sia un regalo!
Ah poi volevo ricordarti che se ti azzardi a rovinare la giornata ad Hermione
dirò alla mamma cosa nascondi nell'armadio, primo cassetto a destra, sotto un
maglione incartapecorito bordeaux.
Davvero Ron, non fare il coglione, conto sul tuo buonsenso, ti voglio bene
Ginny.
I due proseguirono per la fitta
boscaglia alberosa per circa quindici minuti. Nessun posto sembrava propizio per
una chiacchierata intima ed Hermione cominciò a sentirsi nervosa man mano che
la zona si faceva più isolata.
Tamburellò con le dita sulla bacchetta cominciando a riflettere sul da farsi
nel caso in cui Viktor perdesse la ragione e le mettesse i tentacoli addosso.
Ron, con l'astuzia di una faina, fece in modo di farsi notare ad incamminarsi
verso il castello. Ma appena si assicurò che Hermione fosse girata altrove
indossò il mantello dell'invisibilità e li seguì a distanza ravvicinata.
Più volte, durante il tragitto, Viktor cercò di prendere la mano ad Hermione,
ma lei, con grande soddisfazione di Ron, fece di tutto per allontanarsi il più
possibile.
"Viktor...sono stanchissima...fermiamoci qui" esclamò esausta
Hermione scongiurando che il ragazzo fosse daccordo. Lui le sorrise e le si
parò di fronte osservandola attentamente "Va bene. Posso parlare
allora?"
Ron si sistemò accanto ad un albero appena accanto a loro ed attese la risposta
di Hermione.
"Si Viktor..." sospirò lei pesantemente "...parla
pure. Sono pronta." Gli occhi nocciola di lei si puntarono sul volto
del ragazzo. Ron sentì il cuore in gola e strinse forte il bigliettino della
sorella nella
tasca. Scongiurò mentalmente che l'amica rifiutasse quella bestia, che gli
mollasse un bel ceffone e che gli tirasse anche dietro il suo stupido regalo.
Viktor continuò a sorridere ma un'espressione imbarazzata si confuse alla
gaiezza. Infilò la mano in tasca ed estrasse un pacchetto di medie dimensioni.
Hermione alzò le sopracciglia "Non dovevi..."
"E' il tuo regalo, Herr-mioni. L'ho conservato per te." Lei lo
guardò interrogativa e scartò col massimo garbo possibile il delizioso
pacchetto blu notte che le era stato messo in mano quasi con forza.
Al suo interno vi era qualcosa che la fece restare in contemplazione per qualche
minuto a bocca aperta. Una bellissima rosellina azzurra, che emanava un bagliore
surreale, poggiata su un piccolo fagottino di stoffa nella stessa tinta.
Hermione vi passò un dito sopra delicatamente e restò sorpresa della
morbidezza del fiore.
"E' una rosa di Fonhag" spiegò lui compiaciuto della sua
reazione "è molto rara, al mondo ve ne sono appena trenta esemplari. E'
una rosa secolare, non appassisce mai."
Hermione non sapeva cosa replicare, così si limitò ad annuire. Ron, nel
frattanto masticava rabbia sentendo il momento della dichiarazione sempre più
vicino.
Viktor continuò "Sai Herr-mioni, questa rosa era famosa nel Medioevo..."
le si avvicinò pericolosamente al viso, accarezzandole la guancia con un dito
"...la si donava come pegno. Pegno di amore eterno. Herr-mioni..."
lei cercò di ritrarsi ma notò che era quasi paralizzata "...ti amo. Diventa la mia ragazza."
Hermione mugolò qualcosa che il ragazzo non riuscì ad identificare come
parole. Dopo aver atteso qualche secondo, riprese ad accarezzarle la guancia e
avvicinò le labbra a quelle della ragazza.
Ma fu l'ultima cosa che fece.
Dopo neanche un secondo Viktor giaceva al suolo con la faccia soppiantata
nell'erba umidiccia.
Hermione guardò terrorizzata davanti a se e, quello che più temeva, si
materializzò ai suoi occhi.
Ron, col mantello dell'invisibilità ad una mano, ed un legnetto sudicio
all'altra, guardava in un punto morto con una smorfia disgustata e rabbiosa.
"Co...Cosa diavolo hai fatto?" biascicò la ragazza mentre si
accasciava su Viktor e lo scuoteva nel tentativo di farlo riprendere.
Ron non rispose ma la fissò negli occhi livido di rabbia. Il ragazzo a terra
emise un gemito di dolore e alzò la testa, a fatica.
"Viktor...sorreggiti a me..." disse lei piazzandosi il suo
braccio intorno alle spalle e facendo leva sulle ginocchia "...torniamo
in paese, hai bisogno di un pò di ghiaccio."
Lui annuì debolmente e le si accasciò addosso. Ron li fissò entrambi
inespressivo, cogliendo con rammarico lo sguardo pieno d'odio che la ragazza gli
lanciava.
"E tu faresti bene a tornartene da dove sei venuto" digrignò
lei tra i denti mentre si allontanava col bulgaro a seguito.
*
"Sono davvero mortificata
Vic..." il ragazzo le sorrise, anche se sembrava più una smorfia di
dolore, e le accarezzò i capelli con fare rassicurante.
"Io tornerò, appena tu vorrai darmi una risposta. Mandami un gufo e
dopo un minuto sarò da te"
Lei abozzò un sorriso e gli baciò la guancia con la tremenda sensazione che
quella sua proposta null'altro fosse che un tentativo di metterla alle strette.
"Ah per la rosa..." si voltò a dirgli mentre si allontanava,
tenendo il pacchetto bene in vista "...è stupenda! Grazie!"
Lui le sorrise per l'ultima volta e si avviò verso il gruppo di compagni che lo
attendeva.
Hermione sospirò profondamente, ripose il regalo di Viktor in tasca e si
allontanò in direzione del castello. Appoggiato ad un albero, con le mani
infilate in tasca e l'espressione da cane bastonato, Ron la aspettava come se
fosse sul patibolo di esecuzione, pronto ad essere ghigliottinato.
"Hermione..." cercò di dire mentre lei gli passava davanti
trattandolo come se fosse invisibile "..cazzo Hermione, fermati.
Parliamone, diamine!"
Ma lei rimase continuò ad ignorarlo ed accellerò il passo. Lui accellerò il
passo a sua volta.
Tanto fecero quest'operazione che si trovarono a correre come due ossessi.
"Fermati! Cretina, ho detto fermati!"
Ma la ragazza non ne volle sapere, continuò a correre sin quando non si trovò
di fronte l'enorme portone di Hogwarts e sbandò. Ron approfittò della cosa per
afferrarle il braccio con forza e costringerla a voltarsi.
"Ho detto che devi ascoltarmi! Quello..."
Ciaff.
Hermione colpì con tutta la forza che aveva in corpo il viso di Ron. Non
una, ben due volte. Lui voltò la testa da un lato guardando il pavimento.
Se l'era meritato, e alla grande anche.
"Toglimi le mani di dosso. Io non ti conosco più. Puoi anche morire,
non mi interessa!" urlò lei istetica.
La mano del ragazzo diventò molle e lei sgusciò via dalla sua presa.
Continuò a guardare l'erba umida mentre ascoltava il ticchettio delle sue
scarpe farsi sempre più lontano.
Era finita. Lei non lo avrebbe perdonato per nessuna ragione al mondo.
Si sentì incredibilmente stupido, per l'ennesima volta l'aveva ferita nel
tentativo di avvicinarla a se.
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CONTINUA
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I Pg della saga non sono miei, ma appartengono a JK Rowling!