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Autore: pensamiancora    31/12/2013    2 recensioni
Vorrei parlarti di me e delle mie paure, delle mie ansie e delle mie nostalgie. Ti vorrei parlare degli obiettivi che ho raggiunto, di quello che mi rende felice, delle piccole cose che mi danno gioia, degli amici persi e ritrovati. Ti vorrei far vedere i miei nuovi capelli con cura e attenzione, il modo in cui mi trucco e tutti i vestiti che con te non ho mai messo. Ti vorrei parlare dei libri che ho letto, dei film che ho visto, di quel film di cui parlammo un giorno e che è ancora il mio preferito. Vorrei farti sentire un po' della musica che piace a me e vorrei camminare accanto a te come tanti anni fa.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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«Pronto?»
Da quanto non sentivo la tua voce?
Da quanto non sentivo il tuo respiro?
Da quanto non facevo il tuo numero?
Da quanto non parliamo?
«Pronto?»
Dai, Sole, ce la puoi fare.
«Pronto? Chi è?»
No, scusa, non ce la faccio.

 

«Pronto?»
Sempre la solita storia. Ma quand'è che ho iniziato ad avere paura della mia stessa ombra? Quand'è che ho cominciato a chiamare con l'aninomo per paura di affrontare?
«Chiunque tu sia, mi sono stancato. O parli o smetti di chiamare.»
E quand'è che tu sei diventato così? Così... deciso, scorbutico, forte? Io la percepisco la tua forza, la sento tra i respiri, negli spazi tra una parola e l'altra.
Non mi hai mai dato un ultimatum, mai. Avresti dovuto, sai? Forse avresti dovuto essere forte allora e mettere da parte quella assurda paura di perdermi.
Dopo un attimo sei tu ad attaccare.

 

«Pronto?»
Dio, Sole, ma che ti sta succedendo? Non puoi far così. Non puoi lasciarlo, allontanarlo così bruscamente dalla tua vita, fargli così tanto male e poi assillarlo con delle chiamate anonime.
«Ma si può sapere chi sei?!»
E' la voce di una donna, della tua ragazza. Non mi scompongo nemmeno un po': so che hai una ragazza e so anche che ne sei innamorato. Lo vedo, lo sento, lo capisco. Fai con lei cose che con me non facevi e le dai molte attenzioni. Non che a me non ne dessi, figurati; ma forse lei ti ricambia con la stessa moneta ed io, purtroppo, non lo facevo.
Attacco io.


«Pronto?»
«Sei solo?»
So che hai riconosciuto la mia voce, perché ti sei zittito. Sono passati vari secondi, ma tu ancora non parli. Non mi offendi, né mi dici di chiudere. Dov'è quella forza dell'altro giorno? Forse sei semplicemente sconvolto. Erano anni che non parlavamo.
Ti vorrei dire tante di quelle cose, Andrea. Mi dispiace così tanto d'aver pensato di amarti. Vorrei chiederti come stai, cosa hai fatto in questi anni, se hai finito l'università, come sono andati gli esami. Vorrei sapere cosa hai provato il giorno del tuo primo esame e come sono stati i tuoi primi appuntamenti. Vorrei che mi parlassi di te e di quello che sei diventato, delle tue nuove convinzioni, delle tue illusioni, di ciò in cui credi e di ciò in cui speri. Vorrei parlarti di me e delle mie paure, delle mie ansie e delle mie nostalgie. Ti vorrei parlare degli obiettivi che ho raggiunto, di quello che mi rende felice, delle piccole cose che mi danno gioia, degli amici persi e ritrovati. Ti vorrei far vedere i miei nuovi capelli con cura e attenzione, il modo in cui mi trucco e tutti i vestiti che con te non ho mai messo. Ti vorrei parlare dei libri che ho letto, dei film che ho visto, di quel film di cui parlammo un giorno e che è ancora il mio preferito. Vorrei farti sentire un po' della musica che piace a me e vorrei camminare accanto a te come tanti anni fa. Non avrei nessun doppio fine e tu lo sai. Vorrei solo guardarti sorridere un po' e dirti che, in fondo, sarai sempre un pezzo della mia vita. 
Vorrei dirti tantissime cose, Andrea, ma anch'io non riesco più a parlare. Ormai hai capito chi sono, hai sentito la mia voce, e quindi tanto vale dirtele, tutte quelle cose. Ma forse avrei dovuto dirtele anni fa. Non ora, che sei troppo lontano e troppo diverso.
Io non so più parlarci con te.
E quindi attacco.

  
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