I
tanto attesi e temuti giorni d’esame erano arrivati,
e avevano ricevuto penne d'oca speciali, nuove di zecca, che erano
state
stregate con un incantesimo particolare per impedire loro di copiare.
Il professor Vitious li aveva chiamati a uno a uno nella sua aula per
vedere se
erano capaci di eseguire lo speciale Tip-tap dell'Ananasso sulla
scrivania,
mentre la professoressa Mcgranitt li stette a guardare mentre
trasformavano un
topolino in una tabacchiera. Piton li rese tutti nervosi fiatandogli
nel collo mentre
cercavano di ricordare come si fabbricava la pozione che faceva
dimenticare le
cose.
Conclusi tutti gli esami, i Malandrini si diressero verso il laghetto e
si
stesero comodamente sotto un albero.
«Niente più ripassi!» disse Ron con un
sospiro di sollievo,
stiracchiandosi sull'erba «Cos’hai,
Harry?»
Harry, infatti, si stava stropicciando la fronte, mentre Metis la
spalla
sinistra.
«Come vorrei sapere che cosa significa!» disse con
uno scatto di rabbia «Questa
cicatrice non la pianta di farci male... è già
capitato, ma mai tanto spesso.»
«Andate da Madama Chips.» suggerì
Hermione.
«Non siamo mica malati.» rispose Metis
«Credo sia un avvertimento... significa
pericolo incombente.»
Gideon aveva troppo caldo per iniziare un discorso già
affrontato mille volte.
«Rilassati, Metis: Hermione ha ragione, la Pietra
è al sicuro fino a che c'è in
giro Silente. In ogni caso, non abbiamo mai avuto alcuna prova che
Piton abbia
scoperto come eludere la sorveglianza di Fuffi. Una volta si
è quasi fatto
strappare una gamba: vedrai che aspetterà prima di
riprovarci. E prima che
Hagrid abbandoni Silente, Neville avrà fatto in tempo a
entrare nella nazionale
di Quidditch.»
Metis annuì, ma non riusciva a liberarsi dalla fastidiosa
sensazione che c'era
qualcosa che aveva dimenticato di fare: qualcosa di importante. Quando
tentò di
spiegarsi, Hermione commentò: «È l'effetto
degli esami. Io la notte scorsa mi
sono svegliata, e prima di ricordarmi quello che avevamo fatto, ero
già
arrivata a sfogliare metà dei miei appunti sulle
Trasfigurazioni.»
Eppure, Metis era convinta che quella fastidiosa sensazione non avesse
nulla a
che fare con lo studio.
Hagrid non avrebbe mai tradito Silente… Hagrid non avrebbe
mai detto a nessuno
come fare per evitare Fuffi, mai... Eppure...
Di colpo, Metis balzò in piedi.
«Ma dove vai?» chiese Gideon in tono sonnacchioso.
«Mi è venuta in mente una cosa.» rispose
Metis. Era impallidita. «Dobbiamo
immediatamente andare a trovare Hagrid!»
«E perché?» disse Harry.
«A voi non sembra un po' strano.»
proseguì Metis mentre risalivano il declivio
erboso «Che la cosa che Hagrid più desidera al
mondo sia un drago, e che si
presenti uno sconosciuto che per caso si ritrova un uovo di drago in
tasca?
Quanta gente c'è che va in giro con in tasca uova di drago,
visto che è vietato
dalla legge dei maghi? È stato fortunato a incontrare
Hagrid, non vi pare? Oh,
ma perché non ci ho pensato prima?»
Hagrid era seduto in poltrona davanti alla porta di casa: aveva le
maniche e le
gambe dei pantaloni arrotolate e stava sgusciando piselli in una grossa
ciotola.
«Salve!» disse sorridendo «Finiti gli
esami? Avete tempo di fermarvi a bere
qualcosa?»
«Sì, grazie.» disse Ron, ma Metis lo
bloccò.
«No, abbiamo fretta. Hagrid, devo chiederti una cosa. Sai
quella notte che hai
vinto Norberto? Che aspetto aveva lo straniero con cui hai giocato a
carte?»
«Boh.» rispose Hagrid, vago «Non si
è mai tolto il mantello.»
Quando si accorse che tutti e cinque lo fissavano
allibiti, alzò un sopracciglio.
«Non è mica una cosa tanto strana, di gente
bizzarra ce n'è tanta al pub della
"Testa di Porco", giù al villaggio. Poteva essere un
trafficante di
draghi, no? Comunque, in faccia non l'ho mai visto, si è
sempre tenuto il
cappuccio.»
Harry si lasciò cadere a terra, vicino alla ciotola di
piselli.
«E di che cosa avete parlato, Hagrid? Gli hai mai accennato a
Hogwarts?»
«Può darsi.» rispose Hagrid aggrottando
le sopracciglia nello sforzo di
ricordare «Sì... Mi ha chiesto che mestiere facevo
e io gli ho detto che facevo
il guardiacaccia qui... Allora ha chiesto di che genere di creature mi
occupavo. Io gliel'ho detto... e ho anche detto che avevo sempre
desiderato
avere un drago... Poi... non ricordo tanto bene, perché
quello non faceva che
offrirmi da bere. Vediamo... sì, allora ha detto che lui
aveva un uovo di drago
e se lo volevo potevamo giocarcelo a carte... Però dovevo
promettergli che lo
tenevo bene: non voleva che finiva al chiuso in qualche casa... Allora
io gli
ho detto che, dopo Fuffi, tenere un drago era la cosa più
facile del mondo...»
«E lui... ha mostrato qualche interesse per Fuffi?»
chiese Metis cercando di
mantenere calmo il tono della voce.
«Be', sì... Insomma, anche dalle parti di
Hogwarts, non è che capiti spesso di
incontrare cani a tre teste, no? Allora gli ho detto che Fuffi era
buono come
il pane, se uno sapeva calmarlo. Bastava un po' di musica, e lui si
addormentava come un angioletto...»
Di colpo, un'espressione di orrore si dipinse sul volto di Hagrid.
«Accidenti, non ve lo dovevo dire!»
farfugliò «Dimenticate tutto! Ehi... ma
dove andate?»
I Malandrini non scambiarono neanche una parola finché non
si fermarono nel
salone d'ingresso, che dopo il prato assolato parve loro molto freddo e
cupo.
«Dobbiamo andare da Silente.» disse Harry che,
finalmente, aveva compreso il
filo logico del ragionamento della sorella «Hagrid ha
raccontato a quello
straniero come si fa a eludere la sorveglianza di Fuffi, e sotto quel
mantello
c'era o Piton o Voldemort... Dev'essere stato facile, dopo aver fatto
sbronzare
Hagrid. Spero solo che Silente creda a quello che gli diciamo.
Dov'è il suo
studio?»
«Basterà che...» cominciò
Gideon, ma all'improvviso una voce risuonò nel
salone.
«Che cosa ci fate qui dentro, voi cinque?»
Era la professoressa Mcgranitt, che portava una grossa pila di libri.
«Vogliamo vedere il professor Silente.» disse
Hermione con un coraggio che gli
altri quattro giudicarono notevole.
«Il professor Silente è uscito dieci minuti fa. Ha
ricevuto un gufo urgente dal
Ministero della Magia ed è subito partito in volo per
Londra.»
«Se n'è andato?» fece Harry in tono
affranto «Proprio adesso?»
«Potter, il professor Silente è un grandissimo
mago, la sua presenza è
richiesta da molte parti...»
«Ma questo è importante!»
«Quel che voi avete da dirgli sarebbe più
importante del Ministero della Magia,
Potter?»
«Senta, professoressa.» fece Metis gettando
all'aria ogni prudenza «È a proposito
della Pietra Filosofale...»
La Mcgranitt poteva aspettarsi di tutto, tranne quello. I libri che
reggeva le
caddero di mano e lei non si dette neanche la pena di raccoglierli.
«E voi, come lo sapete?» farfugliò.
«Professoressa: io penso, anzi lo so di certo, che Pit... che
qualcuno si
prepari a tentare di rubare la Pietra. Dobbiamo parlare con il
professor
Silente.»
La professoressa gli scoccò un'occhiata carica di un misto
di orrore e di
sospetto.
«Il professor Silente sarà di ritorno
domani.» disse infine «Non so proprio
come abbiate fatto a scoprire la storia della Pietra, ma state pur
certi che
nessuno può rubarla, è troppo ben
protetta.»
«Ma prof...»
«So quel che dico, Potter.» tagliò corto
la McGranitt. Poi si chinò a
raccogliere i libri che le erano caduti «E adesso, vi
consiglio di tornarvene
tutti fuori a godervi questo bel sole.»
Ma loro non seguirono il suo consiglio.
«È per stanotte.» disse Harry quando si
fu accertato
che la professoressa McGranitt non fosse più a tiro di voce
«Stanotte Piton ha
intenzione di passare attraverso la botola. Ha trovato tutto quello che
gli
occorre, e per di più adesso Silente è fuori
circolazione. È stato lui a
mandare quel gufo: ci scommetto che al Ministero della Magia resteranno
a bocca
aperta quando vedranno arrivare Silente… Ragazzi io ho
deciso: stasera vado al
terzio piano e cerco di arrivare alla Pietra prima di lui.»
«Scordatelo fratellino, non senza di me.»
esclamò immediatamente Metis
ponendosi davanti a lui con le braccia incrociate.
«E me.» aggiunse Gideon spalleggiandola con un
sorriso.
«Voi siete matti!» esclamò Ron guardando
i tre a bocca aperta.
«Non potete farlo!» disse Hermione
«Sarete espulsi!»
«E chi se ne importa!» gridò Harry
«Ma non capite? Se Piton si porta via la
Pietra, Voldemort torna! Non avete sentito che cosa è
successo quando qualcuno
ha tentato di fargli le scarpe? Non ci sarà più
una Hogwarts da cui essere
espulsi! La raderà al suolo, o la trasformerà in
una scuola di Magia Nera!
Ormai, perdere punti non ha più importanza, non lo capite? O
credete forse che,
se il Grifondoro vince il campionato dei dormitori, lui
lascerà in pace noi e le
nostre famiglie?»
«Hai ragione, Harry.» disse Hermione con un filo di
voce.
«Useremo il mantello che rende invisibili.»
concluse Harry «Una bella fortuna
averlo recuperato.»
«Ma basterà a coprirci tutti e cinque?»
chiese Ron, e
lui lo guardò stranito. Gideon e Metis si sorrisero.
«Come, tutti e cinque?»
«Oh, falla finita, mica penserai che vi lasciamo andare da
soli a tutti e tre?»
esclamò Hermione in tono spiccio «Levatevelo dalla
testa. Siamo o non siamo i
Malandrini? Siamo un gruppo, dove va uno vanno tutti.»
«Ma se ci pescano, sarete espulsi anche voi.»
Hermione sospirò.
«Non se possiamo evitarlo.» ribatté la
ragazza in tono cupo «Il professor Vitious
mi ha detto in gran segreto che al suo esame ho preso centododici su
cento. Con
un voto del genere, non mi butteranno fuori. Lo stesso discorso vale
per voi,
Harry, Gideon e Metis.» qui fece una smorfia «Avete
preso centocinquanta su
cento, anche se non ho idea di come questo sia stato
possibile.»
I tre fecero un ghigno soddisfatto mentre Ron assunse un’aria
abbattuta.
«Chissà io quanto avrò
preso…»