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Autore: Cat in a box    03/01/2014    1 recensioni
Yuki Kuroi, attuale luogotenente della Quinta compagnia, si sentiva inadeguata a ricoprire quel ruolo che un tempo era appartenuto alla sua migliore amica d’infanzia. Quando era rientrata alla Soul Society, nulla era più come prima: tre capitani avevano disertato e la Camera dei Quarantasei non esisteva più. Le brigate erano state riorganizzate in breve tempo e ora, una nuova minaccia che portava il nome di Arracar era comparsa sulla Terra. Una guerra è alle porte e una vendetta deve compiersi, ma nessuno sa, che tutto questo è solo un piano di Aizen per posare le mani su qualcosa di più prezioso. Qualcosa che solo Yuki può custodire e proteggere, ma riuscirà a non piegarsi alle sue minacce? Anche quando i suoi amici non saranno più con lei, quando sarà sola, abbandonata nella fredda Las Noches, in balia di un cinico carceriere? 
Pairing: [Ulquiorra Schiffer x Nuovo personaggio] e [Ukitake Jushiro x Hinamori Momo].
Genere: Avventura, Comico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinamori Momo, Hitsugaya Toushirou, Nuovo personaggio, Schiffer Ulquiorra, Sosuke Aizen
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mukasi no Hikari – The Rise of the Guardian Spirit'
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Avviso i lettori che questo sarà un capitolo estremamente lungo, vi porgo le mie più sentite condoglianze! xD
 
 
Capitolo 3. Scontro con gli Arrancar a Karakura
 
Erano trascorsi tre giorni da quando eravamo arrivati sulla Terra e non avevamo ancora percepito nessuna traccia degli Arrancar. Le lezioni impegnavano le nostre giornate e Toshiro aveva iniziato a trovare interessanti le lezioni di algebra. In quanto a me, mi sembrava di essere ritornata ai tempi di quando frequentavo la Shinoureijutsuin*, anche se le materie erano ovviamente diverse (e noiose). Non sapevo come facessero gli umani a passare otto ore al giorno, col fondoschiena incollato a una sedia dura come il marmo, ad ascoltare dei vecchi bacucchi raggrinziti che sembravano dei matusalemme. Le materie all’accademia si basavano sì sulla teoria, ma esisteva anche una base pratica, anche se lo scopo dell’insegnamento era di formarci a combattere contro gli Hollow; ma non tutte le materie erano teoriche (per mia fortuna). Infatti, trovavo svago durante le ore di kendo, l’unica attività in cui eccellevo, anche ai tempi in cui ero un’allieva all’accademia. Spesso, nei ritagli di tempo, ne approfittavo per sfidare Ikkaku e ingaggiare con lui combattimenti fino alla stregua delle forze, nella palestra della scuola. Tutte le volte, attiravamo anche un discreto pubblico, anche se Shiro-chan continuava tutte le volte a ripeterci che era sbagliato attirare l’attenzione degli umani e che avremmo potuto rischiare di far saltare la nostra copertura.
 
Ovviamente, noi non davamo per nulla retta alle sue continue avvisaglie.
 
 
«Sai Yuki, comincio a chiedermi perché non sei entrata nella nostra brigata.» disse Yumichika, che stava seguendo il combattimento dalle tribune, rimaste vuote perché molti studenti quel giorno erano andati in gita.
 
«Senza offesa…» dissi, mentre paravo un fendente di Ikkaku «… ma Kenpachi non mi piace e poi, ho fatto una promessa.» vibrai una stoccata verso l’avversario e riuscii a rompere la sua guardia.
 
Ikkaku accusò il colpo e gettò a terra la sua bokken*.
 
«Una promessa?» incalzò il moro col caschetto, evidentemente incuriosito dalla mia risposta.
 
«Sì…» dissi «… ho promesso a Hinamori che sarei entrata con lei nella Quinta brigata.»
 
«Ed era lì che tu volevi veramente andare?» chiese Ikkaku col fiatone, mentre si rialzava in piedi.
 
«Io…» mi fermai. Forse, non era una buona idea rispondere o non era il momento adatto per farlo. Non avevo mai detto a nessuno che avevo sempre desiderato entrare nella Sesta compagnia, più o meno, da quanto avevo posato gli occhi su Byakuya. Sapevo che non era giusto scegliere una brigata in base a quanto fosse ‘bello’ il capitano, ma in fin dei conti, se Hinamori voleva unirsi alla Quinta brigata perché ammirava segretamente Aizen, non vedevo che male ci sarebbe stato se lo avessi fatto anch’io! Ma, chissà per quale recondito motivo, quando mi chiese di seguirla, accettai.
 
Con gli anni, avevo imparato a farmene una ragione, se non addirittura a scherzarci su! Infatti, più di una volta avevo detto a Hinamori di avermi ‘salvata’ dalle mie stesse mani, perché se fossi entrata dove volevo io, sarei morta dissanguata nel giro di una settimana (se non meno), considerando le forti epistassi che avevo tutte le volte che Byakuya mi passava vicino.
 
 
Ikkaku mi sorprese all’improvviso con un’imbroccata e mi colpì al fianco.
 
«Sei distratta!» disse.
 
«Scusami…» risposi atona «… ma ho perso l’entusiasmo.» appoggiai la mia bokken sulla rastrelliera e me ne andai, seguita dagli sguardi interrogativi dei due ufficiali dell’Undicesima divisione.
 
 
La verità era che, nonostante fossero passati anni da allora, non ero soddisfatta della mia posizione: mi trovavo nella brigata in cui non volevo stare e avevo i sensi di colpa per aver occupato il posto della mia migliore amica. Più fuori luogo di così, non potevo sentirmi. Se mi trovavo in questa situazione, era solo colpa mia. Solo perché non ero riuscita a dire ‘no’ nei momenti giusti e alle persone giuste. Mi odiavo. Sì, decisamente mi odiavo, per via del mio carattere debole e per il fatto che qualsiasi cosa mi si dicesse di fare, la facevo, che mi piacesse o meno. Il fatto che mi trovassi qui ne era un’evidente dimostrazione. Era stata Rangiku a trascinarmi in questa missione e se non fosse stato per lei, non credo neanche mi sarei proposta. Ora, Ichigo, non sembrava più avere tutti i torti, quando l’altro giorno disse che sembravo essere quella ad avere meno ragioni degli altri di trovarsi qui.
 
 
Ero uscita dalla palestra e mi ero allontanata di quel po’ dall’edificio della scuola, uscendo dal cancello e prendendo una strada che nemmeno conoscevo. Stavo percorrendo l’intricato reticolo di strade in un quartiere residenziale, quando mi resi conto di essermi persa. Non ero dell’umore adatto per pensare a come uscirne, avevo solo bisogno di camminare e di stare da sola, con i miei pensieri.
 

 
 
Presto si fecero le tre del pomeriggio e il sole splendeva ancora alto in un cielo azzurro e limpido.
 
Sospirai.
 
«Dannazione… devo tornare indietro.» dissi, resami conto di essermi allontanata troppo dalla scuola. Cercai di recuperare invano il senso dell’orientamento, guardandomi un po’ attorno. C’erano solo stradine e vicoli.
 
– Ma questa dannata città è un labirinto! – realizzai sull’orlo dell’esasperazione.
 
 
D’un tratto, avvertii delle spaventose vibrazioni nell’aria e un lampo proiettarsi nel cielo, per poi scaricarsi sul terreno, poco più avanti, in corrispondenza del parco della città. L’aria si fece carica di tensione e laddove era caduto il lampo, notai materializzarsi un’enorme aura nera con due deboli contorni, uno rosso e l’altro verde. Senz’altro dovevano trattarsi di due reiatsu.
 
«Sono gli Arrancar!» intuii, iniziando a correre nella direzione del parco.
 
Il cuore iniziò a martellarmi nel petto e nonostante sentivo di correre veloce, le gambe erano pesanti. Nella mia forma spirituale potevo correre dieci volte più veloce, dovevo solo trovare un posto dove nascondere il mio gigai e poi, materializzarmi in forma di spirito.
 
 

 
 

 
 
 
Il fulmine si scaricò a terra, formando un cratere profondo diversi metri, al centro del quale, si erano materializzate due figure dalle sembianze umane, vestite di bianco.
 
Uno era un gigante e l’altro un ragazzo di statura normale, dai capelli corvini e uno sguardo freddo e calcolatore.
 
«Siamo già venuti un sacco di volte in questa città ed è noiosa come al solito.» brontolò l’Arrancar gigante.
 
«Non lamentarti.» rispose l’altro in tono calmo, ma rivolgendogli uno sguardo tagliente «Volevo occuparmene da solo. Sei stato tu a voler venire qui, Yami.»
 
«D’accordo… scusa, scusa…» rispose l’altro non curante, uscendo dal cratere.
 
 
Nel frattempo, attorno alla cavità che si era formata dall’impatto, erano accorsi diversi essere umani, incuriositi dal misterioso fenomeno. Sebbene avessero la parvenza di avvertire il pericolo, nessuno di loro poteva vedere i due Arrancar.
 
Yami uscì allo scoperto e squadrò gli umani che si gli paravano dinanzi, con disprezzo.
 
«Che gli prende a questi tizi? Non avete un briciolo di potere spirituale per vedermi?» sbottò il gigante, infastidito da quella moltitudine di esseri umani che stava circondando la zona, per lui nient’altro che misere mosche «Levatevi di mezzo!» digrignò, dopodiché iniziò a succhiare via le loro anime con il *Gonzui.
 
 
In tanto, il compagno Arrancar lo aveva raggiunto.
 
«Bleah… disgustose!» commentò Yami, dopo aver finito di succhiar via anche l’ultima anima rimasta e lasciando una distesa di corpi senza vita.
 
«Naturalmente è impossibile che anime così sottili possano essere gustose.» commentò l’altro.
 
«L’ho fatto solo perché mi stavano irritando!» si giustificò «Mi guardavano come se fossi uno spettacolo da baraccone.»
 
«Quelle persone non potevano vederti, per cui non potevano stare a guardarti.» rispose l’altro, mantenendo sempre lo stesso tono di voce.
 
«Lo so, ma mi fa comunque arrabbiare!» si difese «Allora, quanta gente dobbiamo uccidere?» disse d’un tratto, sogghignando malevolmente.
 
«Solo uno.»
 
«Ne uccidiamo uno solo in tutta la mandria?»
 
«Questi sono gli ordini di Aizen. Posso percepire due reiatsu avvicinarsi rapidamente e non sembrano essere shinigami...»
 
Yami si scrocchiò le nocche.
 
«Voglio pensarci io a loro.»
 
 

 
 

 
 
Stavo correndo a perdifiato.
 
Avevo avvertito poco fa un’aura alimentarsi di energia spirituale e le reiatsu di numerosi umani spegnersi. L’Arrancar si era appena nutrito delle loro anime, non avevo alcun dubbio. Poco fa, avevo sentito le reiatsu di Chado e Orihime, avvicinarsi in direzione del parco.
 
– Idioti! Non sanno a cosa vanno incontro! – era mio dovere proteggerli, era mio dovere di shinigami proteggere gli umani dagli Hollow, a costo della mia stessa vita.
 
Ero vicina, molto vicina… potevo vedere davanti a me stagliarsi i cancelli del parco.
 
Le reiatsu dei miei compagni erano piuttosto distanti. Tutti erano rimasti a scuola, ma ero sicura che avessero percepito anche loro le reiatsu degli Arrancar e che tra non molto, mi avrebbero raggiunta.
 
Per il momento, dovevo combattere da sola.
 
 

 
 

 
 
 
Il gigante aveva già messo fuori gioco Chado, l’unico che poteva avere qualche abilità spirituale da poter sostenere un combattimento contro di lui. L’aveva schiacciato al suolo e la sua ferita, ora, stava sanguinando copiosamente.
 
«Uuuuulquioooorra?» domandò il gigante all’Arrancar dai capelli corvini «Devo uccidere anche questa umana?»
 
«Yami, se solo guardassi più attentamente la sua reiatsu saresti in grado di risponderti da solo.» stava studiando l’umana «È solo spazzatura.» sentenziò freddamente.
 
Il gigante rivolse a Inoue un sorriso poco rassicurante e sollevò un pugno, pronto a scontrarsi contro la ragazza completamente indifesa.
 
«Ti schiaccerò come un insetto!» ghignò l’Arrancar, ma il suo colpo diretto alla rossa, finì per scontrarsi contro qualcos’altro.
 
 
 
«Colpire una ragazza disarmata?» parai il colpo appena in tempo «Cielo… voi non sapete proprio cosa sia la vergogna!» respinsi il suo attacco con la zanpakuto, ora accesa di un’ardente luce arancione come il tramonto.
 
«Ulquiorra? Cosa mi dici di questo shinigami?» chiese il gigante al suo compagno, che gli rispose sempre con voce atona «È solo altra spazzatura.»
 
Approfittai del fatto che il gigante avesse abbassato la guardia per allontanare Inoue dal campo di battaglia. La afferrai per la vita e con un balzo la portai a una buona distanza dagli Arrancar.
 
«Inoue! Cura Chado e poi allontanatevi.» le ordinai.
 
«Sì!» disse di rimando, avvicinandosi al suddetto ragazzo per curarlo.
 
Nel frattempo, l’Arrancar era già pronto per combattere e questa volta, la sua espressione era più ostile di prima.
 
«Vi schiaccerò tutti!» urlò, battendo un pugno sul terreno e sollevando alcune zolle di terra attorno a lui. La sua forza bruta era potente, ma non mi spaventava. I suoi movimenti sembravano lenti e la sua guardia aveva un punto debole.
 
«Mukasi no Hikari, teru*!» la luce sulla lama avvampò e si irradiò fino all’elsa, di un languido rosso scarlatto.
 
Mi scagliai sul gigante con un fendente dall’alto e lo colpii all’addome.
 
«Cosa?» rimasi sorpresa, quando notai che l’attacco non gli aveva inferto neanche un graffio.
 
Il gigante rise e poi, mi scaraventò a qualche metro di distanza con un pugno.
 
Andai a sbattere con la schiena contro un albero e per poco non persi i sensi. – Dannazione… - avevo il sapore del sangue in bocca – Possibile che lo abbia sottovalutato? Cazzo… non posso svenire… devo proteggere Inoue… - mi rialzai in piedi, tremante.
 
La reiatsu che irradiava la zanpakuto non aveva perso colpi, era pronta a sferrare un nuovo attacco.
 
«Mukasi no Hikari, demone bianco che squarcia i cieli!» evocai l’offensiva più potente della zanpakuto. La lama si tramutò in una lingua di fuoco, accesa di un vivido rosso rubino e sprizzava scintille dorate.
 
Caricai il gigante e finsi un attacco dal basso, ma all’ultimo lo colpii di nuovo dall’alto e riuscii a mozzargli un orecchio e ad aprirli una profonda ferita alla spalla.
 
L’Arrancar gigante si dimenò dal dolore e fu ancora più adirato di prima.
 
Mi diresse una sfuriata di colpi che riuscii a schivare senza troppe difficoltà con lo shunpo. Notai che aveva abbassato la guardia, così attaccai una seconda volta dal fianco, ma non riuscii a rompere la sua guardia. Il gigante riuscì di nuovo a colpirmi e a scaraventarmi al suolo.
 
Persi la presa sull’elsa e la mia spada venne scaraventata a metri di distanza.
 
«Sei morta shinigami!» ghignò l’orribile bestione, sollevando il pugno con l’intenzione di schiacciarmi. Mi resi conto in quel momento che avevo esaurito le forze e che non sarei riuscita a evitarlo.
 
Era arrivata la mia fine…
 
 
 
«Non oggi!» subentrò una voce famigliare, arrestando il colpo di Yami con una zanpakuto.
 
«Kurosaki-kun!» gridò Inoue di felicità.
 
«Ichigo!» esalai, sorpresa che lui fosse riuscito a fermare il colpo del gigante. In fondo, anche se aveva i poteri di un sostituto shinigami, restava pur sempre un umano.
 
«Allontanati Yuki, ora è il mio turno!» mi ordinò.
 
 
 
«Uuuulquioooorra?» intanto il gigante stava scorrendo lo sguardo tra me e Ichigo, indeciso su chi attaccare.
 
«Sì Yami, è lui quello che stavamo cercando.» rispose ancora atono il ragazzo dai capelli corvini che fino a quel momento era rimasto a osservare il nostro combattimento, senza intervenire. Quasi mi ero dimenticata che lui fosse lì.
 
Il gigante di nome Yami digrignò i denti e si scagliò su Ichigo.
 
Mi separai dal combattimento e andai ad aiutare Inoue a portare i superstiti in un luogo più sicuro. Afferrai Chado per le braccia e iniziai a trascinarlo.
 
Prima di allontanarmi, lanciai un’ultima occhiata verso Ichigo e il gitante, per esaminare la situazione. – Perché l’altro non attacca? – mi domandai, osservando l’Arrancar coi capelli corvini con più attenzione e cercando di capire quel comportamento.
 
Inaspettatamente, lo vidi voltarsi verso la mia direzione e posare lo sguardo su di me. Mi diede l’impressione che mi stesse snobbando, guardandomi all’alto al basso, con i suoi occhi ferini. – Tsk! Non ti montare la testa Arrancar tappo… non avete ancora vinto… - pensai, mentre stringevo l’elsa della mia Soul Slayer che avevo appena recuperato dal campo di battaglia. La lama si era nuovamente accesa e brillava di un azzurro pallido.
 
«Yuki? Che stai facendo?» mi chiese Inoue, non spiegandosi perché stavo brandendo ancora la spada.
 
«La mia battaglia non è ancora finita…»
 
«Eh!? Non puoi combattere con quelle ferite!» cercò di convincermi, facendomi notare che ero a un passo dallo sfinimento. Dovetti lasciare la presa su Chado.
 
Tossii e sputai il sangue che avevo in bocca.
 
«Yuki-chan!» la rossa si precipitò da me, intenta a curarmi coi suoi bizzarri poteri.
 
Notai in quel momento che tre fatine stavano svolazzando attorno a lei. Era dunque quello, il suo potere? Chado, invece, aveva un braccio completamente ricoperto da una specie di armatura o qualcosa del genere. Non avevo tempo, in quel momento, di analizzare i loro poteri.
 
«No Inoue! Non c’è tempo… dobbiamo portare Chado in salvo, prima che…»
 
Non riuscii a terminare la frase, che avvertii la reiatsu di Ichigo indebolirsi inaspettatamente. Mi voltai e vidi che il ragazzo si stava facendo pestare dal gigante.
 
«Ma che sta facendo quell’idiota!?» sbraitai.
 
Inoue non ebbe neanche il tempo di realizzare quello che stava accadendo, che io stavo già iniziando a correre verso il campo di battaglia brandendo la Mukasi no Hikari. Non potevo permettere che Ichigo venisse ucciso. Non potevo lasciare questa vittoria ad Aizen.
 
Evocai ancora una volta il demone bianco. Una luce cerea avvampò sulla lama, che venne ricoperta da piccole fiammelle di un pallido verde stagno.
 
– Merda! Sono al limite… - ero alla stregua delle forze e non sarei riuscita a scagliare un’offensiva abbastanza potente. Tutto quello che potevo fare, era creare un diversivo e salvare quel ragazzo prima che venisse schiacciato.
 
 
«Ehi brutto scimmione!» attirai la sua attenzione con facilità, difatti rispose subito con un attacco, ma riuscii a evitarlo ancora senza difficoltà e ad avvicinarmi a Ichigo.
 
«Ichigo!» lo chiamai, ma senza ricevere alcuna risposta. Aveva perso i sensi. Evitai un altro colpo e mi portai vicina al ragazzo. Lo afferrai per la vita e lo sollevai.
 
«Uhmf! Quanto diavolo pesi?» brontolai, cercando di allontanarmi al più presto con lui, prima che il gigante potesse afferrarci. Notai che nonostante fosse svenuto, stringeva ancora saldamente l’elsa della sua zanpakuto.
 
«Basta scappare! Non mi diverto se scappate!» ruggì di rabbia lo scimmione, mentre mandava a vuoto l’ennesimo colpo.
 
«Sono troppo veloce per te?» lo provocai, mentre mi allontanavo dalla sua portata per lasciare Ichigo alle cure di Inoue, che era tornata indietro apposta.
 
«Prenditi cura di lui!» dissi, abbandonando il corpo del ragazzo sull’erba, lontano dal campo di battaglia. Inoue attivò subito una barriera con il suo potere e sembrò iniziare a guarirlo.
 
 
Tornai rapidamente indietro, brandendo la Soul Slayer a due mani, come in un duello di kendo.
 
«Non scapperò più scimmione!» gridai, avvicinandomi rapidamente con una carica. La lama iniziò a brillare intensamente, mutando la luce in un verde smeraldo, via via, sempre più vivace. Non conoscevo quella luce, ma stava promettendo bene, dal momento che mi stava infondendo qualche speranza di trafiggerlo.
 
Con quel colpo, dovevo riuscire a metterlo fuori combattimento.
 
Finsi un attacco diretto al torace e come previsto, lui tentò di proteggersi di nuovo l’addome, invece colpii in basso e recisi di netto i tendini della sua caviglia sinistra. Il gigante urlò e poi si piegò su un ginocchio.
 
«E adesso il colpo di grazia!» sollevai la lama sulla mia testa, ma inaspettatamente, la luce che prima irradiava la lama si spense e la Mukasi no Hikari ritornò alla sua forma originale. – Cosa? – rimasi sorpresa. Avevo consumato tutta la mia forza spirituale in quel solo attacco?
 
Il gigante ghignò e approfittandosene del fatto che avessi abbassato la guardia, riuscì ad afferrarmi e a schiacciarmi al suolo.
 
«Mi hai dato filo da torcere… ma adesso dobbiamo chiudere la partita!» sollevò un pugno con l’intento di schiacciarmi al suolo. Questa volta nessuno mi avrebbe salvata.
 
– Hina-chan… Shiro-chan… mi dispiace se ho fallito… - lasciai andare una lacrima e chiusi gli occhi.
 
 
Sentii un sibilo e poi qualcosa andarsi a scontrare contro l’Arrancar.
 
 
Riaprii gli occhi e vidi lo scimmione che si contorceva perché qualcuno gli aveva appena reciso un braccio. Un istante dopo, mi sentii cingere per la vita e sollevare dal suolo. Riconobbi il profilo dell’uomo che mi stava salvando, era Urahara.
 
«Ti sembra un buon giorno per morire questo? Eh Yuki-san?» mi chiese. Non riuscii a risponderli, perché la vista si stava appannando e i suoni stavano iniziando a diventare sempre più ovattati. Stavo perdendo i sensi? Ero arrivata alla stregua delle mie forze così presto?
 
Afferrai per un lembo dei pantaloni Urahara e per un istante, riuscii a incrociare il suo misterioso sguardo, celato sotto quel bizzarro cappello a righe.
 
«G-gr-grazie…» mi era persino difficile parlare.
 
«Yourichi! Porta in salvo Kuroi!» l’ultima cosa che vidi, furono un paio di occhi ambrati.
 
….
 
 
«Vieni Yami, ce ne andiamo. Ho già ottenuto le informazioni che mi servivano.» sentenziò Ulquiorra, interrompendo il combattimento.
 
«Ma Ulquiorra! Voglio combattere contro quell’uomo!» protestò.
 
L’Arrancar dai capelli corvini lo colpì all’addome senza trattenere la sua forza e il gigante indietreggiò.
 
«Idiota. Ti stai montando troppo la testa. Questi tipi sono Urahara Kisuke e Shihouin Yourichi. Al tuo attuale livello non saresti in grado di sconfiggerli. Ce ne andiamo.» con un semplice gesto, Ulquiorra riuscì a fendere l’aria e ad aprire un garganta* per Hueco Mundo.
 
«Cerchi di scappare?» tentò di provocarlo Yourichi.
 
«Una tale provocazione non è da te.» si voltò, rivolgendole uno sguardo tagliente «È ovvio chi ha il vantaggio… non potete combattere e proteggere allo stesso tempo quella inutile immondizia.» poi, spostò lo sguardo su Ichigo, il quale era ancora privo di sensi «Ho completato la missione che mi è stata affidata. Vado a fare rapporto ad Aizen-sama. Gli dirò che lo shinigami su cui aveva messo gli occhi è solo spazzatura che non vale nemmeno la pena di uccidere.»
 
Il garganta si richiuse e i due Arrancar, scomparvero.
 
«Yourichi, portiamo i ragazzi all’emporio.» disse Kisuke, avviandosi a soccorrere Ichigo, che più di tutti, sembrava quello aver più bisogno di cure.
 
«Hai fatto un ottimo lavoro.» si rivolse a Inoue, che stava cercando di far rimarginare tutte le ferite del ragazzo con il potere della sua barriera.
 
 

 
 

 
 
 
Due bianche figure stavano facendo ingresso nell’immensa sala a Las Noches.
 
Un’innaturale tenebra regnava nella sala e altre figure, di fattezze umane, si stagliavano ai lati, scrutando i due Arrancar di ritorno dalla missione affidatagli da Aizen. Al centro della sala, si ergeva un alto trono in alabastro, su cui sedeva comodamente un uomo, dai capelli castani lisciati indietro e con una ciocca sbarazzina che gli era sfuggita davanti al viso. I suoi lineamenti erano piacevoli e l’espressione distesa in un sorriso appena accennato sulle labbra, gli conferiva quell’aria indecifrabile, che ai tempi in cui era stato capitano nel Gotei 13, gli aveva permesso di non far ricadere su di lui il minimo sospetto.  
 
«Siamo tornati, Aizen-sama.» disse il quarto Espada, facendo un leggero inchino.
 
«Bentornati a Las Noches, Ulquiorra… Yami.» li accolse con voce soave, guardandoli dall’alto del suo trono e analizzando le ferite di Yami. Qualcosa, gli suggeriva, che doveva essere stato un incontro interessante quello che avevano avuto nel mondo reale.
 
«Adesso Ulquiorra, fammi ascoltare il tuo rapporto, qui davanti ai tuoi venti fratelli e sorelle.» gli ordinò, quasi incapace di aspettare e avido di apprendere ogni singolo dettaglio sull’intera faccenda «Mostraci quello che hai visto nel mondo degli umani.»
 
«Sì, Aizen-sama.» rispose fedele Ulquiorra, estraendo un occhio dall’orbita oculare, come se quello fosse stato un gesto comune e che aveva ripetuto altrettante volte. Quando se lo tolse, non trasparì la minima espressione di sofferenza sul suo viso o qualsivoglia altra espressione.
 
Trattenne per qualche breve istante, nel palmo della mano, il suo occhio e lo strinse nella morsa tra le dita, finché non si ruppe, rilasciando una sottile nebbiolina che si andò a propagare in tutta la sala.
 
Quelli, erano i suoi ricordi, catturati dai suoi occhi a cui non sfuggiva nulla.
 

 
«Capisco.» sentenziò d’un tratto Aizen «Quindi è per questo che hai deciso che non valeva la pena di ucciderlo.»
 
«Sì. Il suo ordine era di ucciderlo se poteva diventare un problema.» rispose Ulquiorra.
 
 
«Che stronzata!» irruppe Grimmjow, il sesto Espada dai capelli celesti e il volto affilato «Io avrei ucciso quel teppista con uno sputo! Se l’ordine di Aizen era di ucciderlo, allora è ovvio che ti saresti dovuto limitare a uccidere.»
 
«Io la penso allo stesso modo.» intervenne un altro Arrancar, che indossava un eccentrico copricapo «È un nostro nemico, magari non c’è una ragione per ucciderlo, ma nemmeno una per lasciarlo in vita.»
 
«In ogni caso, Yami ti sei fatto prendere a calci un culo da una femmina di shinigami?» commentò ancora Grimmjow, sorridendo per quello che era accaduto al gigante.
 
«Grimmjow, bastardo... non hai guardato? Mi ha pestato il tipo coi sandali!»
 
«Però quella femmina è riuscita a mozzarti l’orecchio e conciarti per le feste… non che tu possa diventare peggio di quel che eri prima, brutto scimmione.» lo provocò.
 
«Insolente! Come ti permetti!» Yami sentì improvvisamente le mani iniziare a prudere e avrebbe voluto conciare per le feste anche lui, se non ci fosse stato qualcosa a trattenerlo.
 
«Fermo.» Ulquiorra arrestò la sua furia appena in tempo, parando un braccio davanti al gigante.
 
«Grimmjow, comprendi che questo ragazzo non è un problema per noi?» si avvicinò a passi calibrati nella sua direzione, sicuro di sé, fissandolo dritto nei suoi occhi di un pallido zaffiro «Aizen non era interessato al suo stato, quanto al suo potenziale. La sua reiatsu è costantemente scissa a metà, in due poli che cercano di sopraffarsi a vicenda… di questo passo è molto probabile che distruggerà sé stesso. Per questo sono tornato senza ucciderlo.»
 
«Per questo dico che è una stronzata!» ribatté rabbioso Grimmjow «E se quel verme diventerà forte abbastanza da combattere contro di noi!?»
 
«Se dovesse accadere, lo finirò io stesso.» rispose affabilmente Ulquiorra.
 
«Tsk!» fu tutto quello che riuscì a rispondere il sesto Espada, rimasto completamente spiazzato da quella inaspettata risposta.
 
«Adesso non hai più nulla di cui lamentarti, Grimmjow.» convenne Aizen, che aveva osservato compiaciuto tutta la scena «A me non importa, puoi fare come ritieni più opportuno Ulquiorra.»
 
«Grazie mille, Aizen-sama.» fece un profondo inchino. Grimmjow, nel frattempo, dovette trattenersi di quel po’ da non insultarlo davanti ad Aizen.
 
«E adesso vorrei affidarti un nuovo incarico…»
 
«Sì.» il quarto Espada prestò attenzione.
 
«Portami la shinigami, Kuroi Yuki, viva e disarmata.» fu il mandato di Aizen.
 
«C-che cosa?» irruppe nuovamente Grimmjow, saltandosene in piedi «Lei era l’obiettivo della mia scorsa missione! Perché stai affidando a lui l’incarico?» protestò.
 
«Perché tu hai fallito.» rispose semplicemente.
 
«Ho fallito perché lei è ritornata alla Soul Society prima del dovuto!»
 
«E tu dovevi fare di tutto purché restasse sulla Terra.» disse di rimando Aizen, zittendolo del tutto «Ma adesso basta così, Grimmjow. Lascia che se ne occupi Ulquiorra.»
 
Grimmjow Jaggerjack non aveva mai guardato con così tanto odio profondo il quarto Espada. Giurò a sé stesso, che da quel momento in avanti, avrebbe trovato un modo per mettergli i bastoni tra le ruote. Lo avrebbe fatto fallire, lo avrebbe disintegrato, lo avrebbe umiliato… davanti ad Aizen!
 
Da quel momento, avrebbe pianificato la sua vendetta.
 





 
 •°¤*(¯.. Angolino degli scleri dell’Autrice..´¯)*¤°• 
 
Con questa odissea di capitolo si conclude l’inquadramento del mio personaggio. Cosa ne pensate? ^o^ È stata una gara dura trovare un nome ai suoi attacchi, tra cui ‘teru’ che significa ‘risplendi’ quando potenzia il suo shikai (considerate che la sua zanpakuto è a rilascio costante, quindi essendo il shikai sempre attivo, può solo potenziarlo); mentre ‘demone bianco che squarcia i cieli’ mi è venuto pensando alla Murciélago di Ulquiorra, che tradotto dallo spagnolo vuol dire ‘pipistrello’, ma è una connotazione giapponese per ‘grande demone con ali nere’. Adesso, parlo a nome di tutti i fans di Ulquiorra, ma ci pensate a come si sarebbe chiamata la sua zanpakuto in dialetto veronese? Sergnappola! xD Ok, stasera sono un po’ fuori dalle righe, quindi veniamo al dunque: vi anticipo che la pubblicazione del Cuarto capitolo segunda etapa dovrà tardare di qualche dì, perché lo sto ancora scrivendo e nel frattempo dovrò anche rimpatriare dalla mia settimana “bianca” in Polonia.
 
 
Detto questo, visto che non posso lasciarvi nessuno spoiler, vi delizierò con questa simpatica vignetta che ho trovato su Deviantart e quando l’ho vista, ho subito pensato: “Sorbole! Ma è identica al personaggio che ho inventato per la mia fic su Bleach!” – anche se premetto che Yuki ha gli occhi più chiari. Buona Epifania! ;D
 
 

 
 
Dizionario ‘Bleach – Italiano’ e ‘Italiano – Bleach’, da oggi anche in formato tascabile!
 
*Shinoureijutsuin: accademia per shinigami, fondata 2000 anni prima, rispetto agli eventi di Bleach, da Genryuusai ShigekuniYamamoto.
*Bokken: spada di legno giapponese che imita la forma della katana, usata negli allenamenti di spada.
*Gonzui: tradotto letteralmente significa ‘succhia-anima’, Yami se ne serve per succhiare via le anime degli abitanti di Karakura nell’episodio 113.
*Teru: traduzione dal giapponese di ‘splendere’. Yuki lo pronuncia quando evoca il shikai della sua zanpakuto e la luce che irradia la lama si ravviva e diventa rossa.  
*Garganta: portale dimensionale che porta a Hueco Mundo (la sottoscritta autrice ne ha uno proprio nel suo armadio… tutti i calzettini che scompaiono inspiegabilmente, in realtà, finiscono a Hueco Mundo).
   
 
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