Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: AxXx    04/01/2014    2 recensioni
Vi era una città, un tempo bellissima, le cui torri erano alte come mai si sarebbe visto. L’oro, il marmo, l’argento erano i materiali degli edifici. Persino le case più semplici erano adornate. Le alte mura difendevano i palazzi, un tempo potenti. Ma ora tutto era distrutto. La città era attaccata, in alto, nel cielo, un enorme edificio, completamente in pietra nera, fluttuava sopra la città. Statue di uomini dall’aspetto deforme sorreggevano la struttura
---------------------------------------------------------------------------------------------------
Per me non è solo un sogno. Per me è ciò che rappresenta il mio passato. Il mio spirito passato che un tempo combatté per difendere la terra quando ogni altra razza era stata abbattuta. Solo con un patto dei draghi aveva salvato ogni cosa e ora toccava a me e ai miei amici ricreare quel patto.
[Storia scritta a quattro mani da me e Fantasiiana, siate buoni, per favore, recensite :3 ]
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

            VENIAMO SALVATI DA UN VECCHIO SCHIACCIA-INSETTI


 

 

 

 

Quando vidi i coltelli che mi venivano puntati contro deglutii per la paura. Ci avevano condotti in un vicolo stretto e puzzolente, tipico di New York, un posto molto nascosto e appartato. Dove qualsiasi malvivente poteva fare quello che voleva.
La ragazza che avevano preso era palesemente spaventata, ma faceva di tutto per non darlo a vedere. Continuava a guardarsi intorno alla ricerca di una via di fuga. Per quel che mi riguardava io cercavo qualsiasi cosa potesse essere usata come arma.
I due tipi che ci minacciavano erano piuttosto mingherlini, e avrei potuto prenderli a legnate, ma una vocina nella mia testa mi diceva di non farlo, come se fossero più pericoloso di quanto sembrassero.
“Voltatevi verso il muro e non muovetevi.” Intimò uno dei due all’improvviso.
Ci guardammo due secondi e capimmo di non aver altra scelta. Dovevamo ubbidire.
Mi posizionai davanti al muro di mattoni rossi che avevo davanti cercando di non far apparire la mia tensione. Dovevo inventarmi qualcosa: non volevo certo finire accoltellato in un vicolo. Sapevo solo di poter contare sulla mia compagna di disavventura al mio fianco, sperano che fosse abbastanza veloce o coraggiosa. Dovevo solo aspettare il momento adatto.
“Mi aspettavo una maggior resistenza… dopotutto, non dovrebbero essere invincibili?” Chiese con un tono vagamente sarcastico uno dei due.
“Lascia perdere… ringrazia che non siano pericolosi. Lo redarguì il compagno, tirandomi una ginocchiata alla schiena.
Quelle parole mi dettero fastidio: odiavo non capire le cose e mi arrabbiavo quando nessuno me le spiegava. Era come giocare ad un gioco di cui non conoscevi le regole. Così mi decisi. Potevo sembrare dannatamente sciocco o avventato, ma mi girai, pronto ad affrontare i due aggressori.
“Di che state parlando e cosa volete da noi!?” Sbottai, dando una spinta al più vicino, cercando di assumere un aria di sfida.
La mia mossa doveva averlo colto di sorpresa, perché barcollò all’indietro ringhiando di rabbia. L’altro fece di nuovo quello strano verso, simile allo schioccare di due chele e, con una forza inaspettata, mi sollevò e mi gettò a terra strappandomi un gemito di dolore. Erano davvero forti e io non sapevo come difendermi.
“Credo che tu debba stare zitto… per sempre!” Urlò con la sua voce roca, gettandosi su di me, come una belva inferocita.
Io mi difesi al meglio, tentai di alzarmi, ma il mio avversario aveva una presa ferrea e si agitava come una furia. Alzò l’arma che reggeva nella mano destra e la fece ricadere su di me. Io tentai di coprirmi ma sentii immediatamente un forte bruciore alla gola. Fortunatamente non mi aveva propriamente ucciso, infatti la mia compagnia si era fatta avanti colpendo il braccio dell’aggressore, facendogli cadere di mano prima che affondasse ulteriormente.
Nonostante il forte dolore, riuscii a scrollarmelo di dosso, ma la vittoria durò poco, infatti l’altro si era buttato nella mischia sollevando la ragazza per la gola che annaspò disperatamente alla ricerca d’aria.
Con rabbia saltai colpendolo al volto, costringendola a lasciarla andare.
Fu allora che il cappuccio gli cadde rivelando la cosa più orripilante che avessi mai visto.
Un volto orribilmente deforme, troppo grande per essere umano con occhi enormi simili a quelli di una mosca, completamente spalancati che riflettevano la mia espressione terrorizzata. La bocca era una ferita verticale irta di denti aguzzi circondata da due specie di chele che schioccavano furiosamente, emettendo un rumore fastidioso, come di qualcosa che si rompeva. Da essere fuoriusciva un liquido verde acido che a contatto con la neve iniziava a fumare.
Né io né la ragazza riuscimmo a trattenere un urlo di terrore nel vedere un abominio del genere. Colto dal desiderio di fuggire, indietreggiai, inciampando su un tubo di metallo nascosto dalla neve e ricaddi sulla schiena. Subito il mostro ne approfittò per aggredirmi, brandendo con furia il suo pugnale e io ebbi appena il tempo di bloccarlo.
“Scappa!” Urlai, quasi alla ceca, cercando di farmi sentire. Sei la mia compagna fosse riuscita a raggiungere la strada avrebbe potuto chiedere aiuto.
“Fermala!” Sibilò la creatura al compagno.
Anche quello si era tolto sciarpa e cappuccio e si era messo alle costole di lei, che, afferrato il mio avvertimento, si era messa a correre verso l’uscita del vicolo. La sua fuga durò poco e prima che riuscisse a gridare per chiedere aiuto, il suo aggressore le tappò la bocca con la mano irta di artigli.
Tentai di liberarmi, in preda alla rabbia. Non riuscivo a credere che stesse accadendo qualcosa del genere. Poi non sopportavo che qualcun altro stesse rischiando la vita con me. Dovevo agire o l’ira mi avrebbe fatto esplodere prima ancora che quegli essere maledetti mi uccidessero.
Fu allora che accadde una cosa che non mi sarei mai aspettato prima.
La gemma che tenevo al collo si illuminò di un rosso abbacinante che per poco non mi abbagliò. Mi sentii pervaso da un’energia incredibile e colpii il mostro con così tanta forza che quello volò contro il muro vicino, provocando un orrendo rumore di ossa rotte… o qualsiasi cosa avesse quell’essere al posto delle ossa.
Il suo compagno ringhiò sbavando quell’orrenda sostanza verde sulla neve, lasciando andare la ragazza e si lanciò all’attacco con un agilità che mi lasciò esterrefatto. La rabbia fu soppiantata dalla sorpresa e fu come se le forze mi avessero abbandonato. Fui sbalzato all’indietro come una bambola di pezza e quando mi rialzai per rispondere, quello si scansò, evitando ogni mio tentativo di colpirlo.
Era come un fulmine; non facevo in tempo a vederlo che quello si era già spostato. Con un movimento repentino mi fu alle spalle e mi buttò nella neve. Mordendomi al collo. La ferita mi bruciò, mentre il suo veleno mi bruciava il sangue.
Ancora una volta, quella situazione mi fece infuriare. La rabbia si impadronì di me e, come se stesse risuonando al suono di essa, la gemma rossa che avevo al collo tornò a risplendere e io, con un pugnò, colpii quell’insetto sul muso che volò all’indietro per diversi metri, sibilando furiosamente.
Approfittando della forza ritrovata corsi verso la ragazza che l’altro mostro aveva gettato a terra, pronto a colpirla. Questa volta, però, fui io a prenderlo a sorpresa, facendolo ricadere nella neve. Ora eravamo entrambi liberi, ma circondati.
Approfittai della situazione per poter osservare meglio la giovane che avevo a fianco: un livido le copriva il volto, ma era indubbiamente bellissima. Aveva i lineamenti dolci e poco marcati, una cascata di capelli argentei come il ghiaccio e gli occhi anch’essi gelidi si guardavano intorno con paura malcelata.
Eravamo fianco a fianco, con due mostri usciti da Dio solo sa quale incubo e soli. Era come se ci trovassimo in una bolla esclusa dal mondo: avevamo fatto parecchio casino, allora come mai, non era venuto nessuno a controllare.
“Il nostro padrone vi distruggerà… fareste meglio ad arrendervi ora e vi daremo una morte rapida.” Sibilò quello alla mia destra, continuando a disperdere quell’orrido liquido che gli usciva dalla bocca.
Stavo per buttarmi di nuovo nella mischia quando la mia compagna mi fermò, poggiandomi una mano sulla spalla, lanciandomi uno sguardo che mi gelò, quasi spegnesse la mia rabbia.
“Non non abbiamo idea di chi sia questo “padrone” non ci siamo mai nemmeno visti, perché ce l’ha con noi!?”
La sua domanda legittima era stata accompagnata da un tono fermo e deciso. Nonostante avesse paura stava cercando in tutti i modi di non far trasparire emozioni, cosa che ammirai parecchio. Io non sarei stato capace di tanto autocontrollo.
“Il nostro è il Padrone più forte e voi siete pericolosi. Dovete essere eliminati, o i vostri poteri ne impediranno l’ascesa!” Ruggì l’altro mostro, sibilando come un serpente, mentre le sue chele producevano un ticchettio fastidioso e ritmico.
“Di quali poteri state parlando!? Siamo solo due ragazzi senza niente.” Si intromise di nuovo lei, nel tentativo di far ragionare quei due esseri.
“Non li conoscete, andate uccisi adesso, prima che li scopriate!” Gracchiò di nuovo, quello alla mia destra, accucciandosi, per poi saltare in avanti, cercando di agguantarmi alla gola.
Ebbi una manciata di secondi, ma la mia reazione fu pronta: l’essere volò per due metri all’indietro, colpito da un gancio preciso sul mento. Non ero certo di poter resistere a lungo: le forze mi stavano abbandonando e lei non sembrava in grado di difendersi.
Fu allora che una luce intensissima invase il vicolo, costringendomi a chiudere gli occhi per non essere accecato. Fu come se fosse caduto un fulmine. Fui travolto da un onda d’urto e vidi un uomo alto, dai lunghi capelli biondi e la barba apparire lì in mezzo. Brandiva una spada così lunga che mi sembrava impossibile riuscire a reggerla, eppure lui ci riusciva come se pesasse come una canna.
I due mostri si ritrassero, ringhiando minacciosi contro il nuovo arrivato, come due animali in trappola, mentre io e la ragazza ci stringevamo alle sue spalle, sperando con tutto noi stessi che fosse dalla nostra parte.
Fortunatamente era così dato che puntò la spada contro la bestia alla sua destra per disintegrarla in mille pezzi. L’altra indietreggiò spaventato, come cercando una via di fuga.
Ero euforico: finalmente potevamo dirci salvi. Preso da questa nuova certezza, saltai verso il mostro, deciso a finirlo, convinto che avrei vinto. Non feci caso all’uomo e alla ragazza che, nello stesso istante, mi urlarono di stare indietro. Ero troppo preso dalla mia voglia di mandare al tappeto quella cosa, una volta per tutte.
Balzai in avanti, tendendo il braccio, pronto a sferrare il colpo di grazia alla bestia, ma fui colto di sorpresa quando, con uno scatto, mi evitò, aggrappandosi a me.
“Ti porto con me…” Sibilò furioso, mordendo il mio braccio. Sentii i denti affondare nella carne e urlai, mentre un dolore acuto e insopportabile mi invadeva da capo a piedi. Cercai di togliermelo di dosso, ma la sua morsa era ferrea e il liquido velenoso continuava ad entrare nel mio corpo.
Mentre crollavo a terra, la mia vista si annebbiò. Vidi sprazzi di immagini di lotta e il mostro che si scioglieva, colpito a morte dalla spada dell’uomo. Provai a rialzarmi, ma le gambe non mi ressero. Sentivo freddo e dolore ovunque.
Gli altri due mi corsero accanto e mi guardarono. L’ultima cosa che vidi furono due occhi azzurri e bellissimi, come il ghiaccio che mi squadravano pieni di preoccupazione.

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: AxXx