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Autore: Eruanne    04/01/2014    10 recensioni
Un Regno circondato da montagne e brughiere desolate dimenticato da molti.
Una ragazza divenuta Regina a causa di un Fato inclemente.
Una richiesta d'aiuto contro un nemico ben noto caduta in mani lorde di sangue e sensi di colpa di un ritrovato Re sotto la Montagna.
La marcia ha inizio: porterà alla salvezza di entrambi?
Seguitemi in questo nuovo viaggio e lo scoprirete.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NOTE DELL'AUTRICE: Questa canzone mi è parsa adatta al capitolo, soprattutto riguardo il titolo “The Other World”; buon ascolto e buona lettura :) http://www.youtube.com/watch?v=4Nzq4UySA2Y

Dedicato a tutti voi, per scusarmi del ritardo.



CAPITOLO DUE

La colonna di nani avanzava ordinatamente e in silenzio da lunghe ore, ormai; il sole aveva già iniziato la sua discesa verso l'orizzonte, pennellando il cielo di colori vivaci e caldi, meravigliosamente roventi. Quasi tutti i membri della Compagnia prestarono scarsa attenzione a quel meraviglioso fenomeno, tranne il giovane Ori: cercava di annotarsi mentalmente le macchie di colore rossastre, aranciate e violacee decidendo di voler inserire quel particolare suggestivo nel suo piccolo diario, pronto per essere riempito con pagine e pagine riguardanti la nuova avventura. Con una stretta al cuore ricordò che non avrebbe più menzionato Fili e Kili raccontando del loro cacciarsi perennemente in guai più grandi – e forzuti - di loro. Sospirò gravemente senza accorgersi dell'occhiata curiosa lanciatagli da Dori e puntò lo sguardo verso la testa della fila, trovando immediatamente la figura di spalle del Re sotto la Montagna. Non si era voltato nemmeno una volta com'era solito fare abitualmente preferendo concentrarsi sui contorni indistinti degli Ered Mithrin, via via meglio delineati.

Si agitò sulla sella sentendosi stanco e dolorante, ed emise un breve gemito; si domandò per quanto tempo avrebbero continuato la marcia ma dedusse dovesse mancare poco, dato che il sole era praticamente tramontato. Come in risposta alle sue domande, Thorin tirò le briglie del pony fulvo facendolo girare leggermente.

<< Ci accamperemo qui per la notte! >> annunciò tonante.

La lunga colonna si fermò, e Ori poté udire diversi sbuffi alle sue spalle; non indagò se i soldati fossero felici o meno di quella sosta, ma di una cosa era profondamente sicuro: era impensabile procedere con l'oscurità imminente.

Thorin smontò dalla cavalcatura e gli altri lo imitarono, lieti di potersi sgranchire le gambe intorpidite; il giovane scrivano faticò un poco nel ritrovare l'equilibrio ma dopo una manciata di minuti tornarono come nuove.

<< Ah, quanto desidererei un bagno caldo e rilassante! >> piagnucolò Dori, asciugandosi il sottile velo di sudore sulla fronte.

Se sperava di trovare manforte sarebbe rimasto deluso, giacché non era dello stesso avviso << Siamo partiti solo stamattina e già ne senti il bisogno? >>.

<< Tu non puoi capire >> disse l'altro, ben convinto << Voi giovani non ne sentite mai la necessità >>.

<< Di cosa? >> si intromise Bofur, gioviale come sempre a dispetto della stanchezza. Aveva ancora le briglie del pony strette tra le mani, e non vedeva l'ora di potersi finalmente stendere tra l'erba alta con uno stelo giallastro tra i denti e il colbacco calato sugli occhi.

<< Stavamo parlando di un bagno caldo. Il genere di cose che servirebbero adesso! >> riprese Dori, alzando gli occhi al cielo come se potesse trovarlo lassù.

Il giocattolaio lo guardò compassionevole per poi stringersi le spalle << Bé, proprio adesso no, posso resistere un altro giorno. Siamo fortunati che il viaggio finirà presto, quindi su con la vita, Dori! Potrai lavarti domani a questa ora >>.

Il nano borbottò qualcosa che assomigliava vagamente a << Giovani! >> e Bofur lo ringraziò per il complimento allontanandosi per portare i pony con gli altri, legati a vari alberi.

Una volta assicuratosi fossero sistemati per bene corse dal fratello e dai suoi aiutanti, già intenti a raccattare il necessario per la cena frugale.

La maggior parte dei soldati era impegnata ad erigere delle tende mentre i restanti, per ordine di Thorin, erano stati mandati in avanscoperta alla ricerca di possibili minacce.

<< Due ore fa abbiamo oltrepassato i confini di Erebor. Siamo totalmente esposti a qualsiasi nemico >> decretò il Re con voce cupa, muovendo gli occhi azzurri lungo il paesaggio poco rassicurante.

Anche Bofur si affrettò a dare una rapida occhiata attorno, giusto per precauzione << Le Terre Selvagge sembrano più inospitali, qui >>.

Dwalin, pochi passi più in là, sentì ed annuì << E lo saranno ancora di più verso la meta >>.

<< Non mi ero mai avventurato da queste parti >>.

<< E' una novità per tutti >> disse calmo Gloin, allontanando la pipa dalle labbra << E non vedo perché preoccuparsi adesso. È quasi ora di cena >> concluse, come a voler porre fine alla questione col solo pensiero del cibo.

Ma Bofur non intendeva demordere << Sulle mappe ho notato che troveremo anche una Brughiera, più avanti >>.

Fu sempre Dwalin a rispondergli << Al centro della catena montuosa, già >>.

<< Capisco >>.

<< Se non ti conoscessi abbastanza direi che sei spaventato, amico >> lo canzonò Nori, sistemandosi meglio con la schiena addossata ad un masso per metà ricoperto di muschio.

<< Vedi, amico, è piuttosto normale >> lo rimbeccò, facendogli il verso << soprattutto se parti per una battaglia verso un luogo sconosciuto non sapendo se e come tornerai a casa >>.

L'istinto lo portò a girarsi verso sud, dove in una qualunque giornata di sole si sarebbe potuta scorgere la massiccia linea della Montagna Solitaria e gli altri, loro malgrado, si ritrovarono a seguirlo condividendone in parte i pensieri e timori.

Dopo la recente Battaglia dei Cinque Eserciti era più che naturale aver paura del futuro, perciò nessuno se la sentì di biasimare il solito scherzoso giocattolaio.

Chi avrebbe potuto rassicurarli sulla buona riuscita dell'impresa e sul rientro nella propria terra? In fondo, bastava così poco per morire...

Fece per aggiungere altro però venne interrotto da un soldato, venuto ad informarli che l'accampamento era stato montato; Thorin lo congedò con un cenno del capo e diede loro le spalle, perdendosi in chissà quali riflessioni. La Compagnia scambiò una lunga occhiata preoccupata mentre il silenzio aleggiava, carico di parole che non sarebbero state pronunciate poiché erano guerrieri e nani rudi. O troppo intimiditi e giovani.

Perciò, lasciarono che il chiacchiericcio dei soldati e il sibilare del vento riempisse quell'opprimente vuoto, e a stento udirono i passi di Bombur finché la sua voce non li destò del tutto.

<< La cena è pronta! >> esclamò allegro, cambiando espressione dopo averli visti in volto; si avvicinò al fratello e gli strattonò la manica della giacca marrone, curioso << Che è successo? >> sussurrò, scoccando qualche rapida occhiata agli altri, che sfilarono loro accanto.

Bofur scosse la testa amareggiato, ma tentò comunque di mostrarsi sorridente << Nulla, Bombur. Forza, andiamo, o non ci lasceranno nulla! >>.

<< Oh, non devi temere, ho già riempito le nostre ciotole! >>.

L'altro lasciò che l'ilarità scacciasse la tristezza << Te l'ho mai detto che, quando vuoi, sei un vero genio? >> scherzò, tirandogli la barba intrecciata.

<< Mi stai dando dello stupido? >>.

<< No no >>.

<< Ehi, stupido a chi? Ci sarai tu! >>.

Avevano raggiunto gli altri che, con un'alzata di occhi verso il cielo, si erano già preparati a sorbirsi il loro infantile battibecco; Thorin tentava di mantenere una sorta di calma, ma i nervi a fior di pelle causati dall'intera vicenda minacciavano di fargli perdere il lume della ragione, specie nel sentirli berciare. Si era giusto ritrovato ad aprire bocca per una sfuriata quando i fratelli smisero per conto loro, dopo che il buon Bofur si era arreso battendo una manata amichevole sulla schiena del fratello.

La cena si consumò senza ulteriori intoppi e il momento di ritirarsi giunse rapidamente; Dwalin rimase a sovrintendere i turni di guardia dei soldati, disposti a coppie lungo i lati del semplice quadrato formato dalle tende. Pochissimi bracieri illuminavano il paesaggio brullo e molte discussioni si erano sollevate in proposito, ma Thorin era risultato irremovibile: chiunque avrebbe notato una marcia di quattrocento nani, e solo gli sciocchi che cercavano di crogiolarsi in una chimera di instabile sicurezza potevano permettersi il lusso di credere di passare inosservati. Loro non lo erano di certo, quindi dovevano fare i conti con quella realtà: molto probabilmente gli orchi li avevano già avvistati e, forse, li stavano seguendo o accerchiando. Era inutile nascondersi. Certo, l'accortezza era sempre presente, ma nulla di più.

Si era trovato immediatamente d'accordo con questa logica, non aveva obiettato. Anzi, se fosse stato per lui avrebbe raccolto un manipolo di nani per correre a stanare quei maledetti prima che loro potessero anche solo pensare all'idea! Invece l'aveva scartata per la troppa avventatezza, oltre al fatto che Thorin non sarebbe stato d'accordo; e se avesse acconsentito si sarebbe gettato a capofitto senza pensarci due volte, incurante della sua vita.

In fondo Dwalin non aveva cuore a proporre quel piano. Era già abbastanza penoso – oltre che frustrante - vedere il proprio amico e fratello di armi in quello stato senza riuscire a far nulla. Servirgli la morte su un piatto d'argento era assolutamente disgustoso.

Salutò con un cenno un soldato che conosceva bene poiché figlio di un carpentiere di Erebor, e si ritrovò a sbuffare scocciato quando notò un'ombra irrequieta che camminava nella tenda del Re. Diresse i passi verso di essa e, dopo essersi annunciato, entrò quasi con impeto scorgendo l'inconfondibile stazza di Thorin, con le mani intrecciate dietro la schiena.

<< Potresti anche accendere una candela >> borbottò, avviandosi verso la lanterna.

<< No, lascia perdere. Preferisco così >>.

Il guerriero si immobilizzò e si girò, rivolgendogli uno sguardo truce che non venne colto dall'altro, anche se gli parve d'intuirlo.

<< Così non va bene, Thorin. Devi provare a dormire >>.

Un verso sprezzante seguì la sua frase, la voce tagliente e roca del sovrano giunse veloce << Non ricordo di essere ai tuoi ordini. Decido io cosa è meglio per me >>.

Non si fece intimorire e, per dimostrarlo, incrociò le grosse braccia piene di tatuaggi e cicatrici al petto << Non mi pare siano buone decisioni >>.

<< Attento, Dwalin. Ti stai addentrando in un terreno rischioso >> lo ammonì, minaccioso e autoritario. Non avrebbe tollerato oltre, ed era bene che l'amico ne venisse a conoscenza.

<< Questo lo so >> le labbra si piegarono in un sorrisetto ironico che non riuscì a vedere finché non udì il tono con cui parlò << La Brughiera Arida è un luogo davvero pericoloso >>.

Thorin assottigliò lo sguardo azzurro lasciando che una tempesta di collera li adombrasse e riempisse il suo corpo facendolo scattare in avanti di un passo << Non prenderti gioco di me! Se sei entrato per i tuoi commenti sarcastici puoi togliere il disturbo e tornare al lavoro! >> sbraitò.

<< Stavo solo... >>.

<< Non mi interessa, vattene >>.

Dwalin sbuffò, piuttosto contrariato << Thorin... >>.

Nemmeno stavolta ebbe il tempo di terminare << Non hai sentito ciò che ho detto? >> l'interruppe, secco.

Il guerriero strinse maggiormente le braccia e cercò di scorgere il volto teso e furibondo dell'amico, ma questi gli era celato. Un silenzio greve piombò su di loro, opprimente come l'oscurità che li circondava; fu questo a spingerlo ad eseguire la rabbiosa richiesta e, a malincuore, comandò ai piedi di muoversi. L'andatura rispecchiava appieno il suo animo poiché era lenta e pesante esattamente come percepiva il cuore, gravato da quei sentimenti che nulla avevano in comune con la sincera amicizia che da sempre aveva accompagnato la crescita di entrambi.

Una parte di sé gli impose di disubbidire e lui, senza riflettere, l'assecondò; quando lo affiancò, trovandosi ad alcuni centimetri dalla sua spalla sinistra, si fermò.

<< E' difficile anche per tutti noi >> sussurrò, cercando di trasmettergli quanto fosse vero.

Il Re serrò la mascella e inspirò profondamente per sopire la rabbia << Fuori di qui. Ora >> scandì bene, trapassandolo con sguardo gelido.

Dwalin dovette mordersi la lingua per non rispondergli sgarbatamente, evitando l'ennesimo diverbio. Già era complicato esprimergli i pensieri al riguardo, in più Thorin si impegnava particolarmente ad evitare qualsiasi confronto rimarcando la sua autorità con ordini ai quali doveva sottostare. La situazione non era delle più rosee, eppure si ritrovava a sperare sempre in un qualche cambiamento che, forse grazie a quella missione, sarebbe avvenuto.

Una volta che il lembo della tenda tornò al proprio posto e l'aria umida della notte gli sfiorò il viso stanco, si permise di sospirare impotente per l'ennesima volta; maledì l'assenza di Balin, anche se, in fin dei conti, nulla sarebbe cambiato. Nemmeno il fratello maggiore era riuscito a risollevare lo spirito dolorosamente ferito e ingiustamente colpevole di Thorin, e Mahal solo sapeva quanto questo lo scoraggiasse.

Scosse brevemente la testa per recuperare lucidità e, senza voltarsi, tornò alle proprie mansioni, certo solo di una cosa: quella notte difficilmente avrebbe chiuso occhio.



Ripartirono non appena spuntò l'alba, dopo aver consumato una ben misera colazione; inutile dire che il vecchio Bombur si lamentò immediatamente e continuò per un bel pezzo fin quando non intervenne un irascibile Bofur, zittendolo malamente. Gli amici si scoccarono occhiate stupite, dato che era un avvenimento a dir poco epocale: mai avevano visto il giocattolaio perdere le staffe così rapidamente. Anzi, mai l'avevano visto perdere la pazienza! Attribuirono la colpa alla terra straniera, sempre più spoglia e brulla; man mano che le ore si susseguivano, infatti, il suolo diveniva più secco, l'erba sempre più rada, le Montagne Grigie più vicine. Non erano lontanamente paragonabili alla fierezza della Montagna Solitaria o all'imponenza delle Montagne Nebbiose, ed erano meno inquietanti ma non per questo meno pericolose, poiché da qualche parte un esercito di Orchi era pronto a replicare l'attacco dell'anno precedente. Thorin fece raddoppiare la sorveglianza e spedì un numero maggiore di sentinelle, ma tutte riferirono che non vi era ombra di nemici; ciò aumentò l'irrequietezza nel gruppo e l'impazienza di arrivare: procedettero spediti senza abbandonare ogni prudenza però nulla mutò, tranne il paesaggio attorno a loro.

Le montagne ora erano un gruppo possente, si stagliavano per chilometri; pur non vedendola perché nascosta, i nani sapevano che dietro quella fila ve n'era un'altra, separata dalla temibile Brughiera Arida. Più di una volta le lamentele dei compagni riguardo quel luogo si erano susseguite nel corso del pomeriggio terso e afoso, rinfrescato solo sporadicamente da un alito di vento, ed erano partite le immancabili scommesse: chi puntava sul doverla attraversare tutta e chi, al contrario, affermava che si sarebbero fermati ben prima di perdere il senno tra la terra arida e polverosa. Tutti però erano d'accordo su un fatto: non conoscevano l'esatta ubicazione dell'entrata del Regno. Non era stata menzionata nella lettera, né ne erano giunte altre. In sostanza procedevano alla cieca. E questo divenne ulteriore motivo di malumore per Thorin Scudodiquercia, che si ritrovò a maledire per l'ennesima volta il momento in cui aveva accettato la richiesta d'aiuto. Non poteva certo rischiare la vita dei suoi uomini marciando avanti e indietro senza meta, per Durin! Ed era inammissibile perlustrare ogni minimo anfratto o crepa lungo i versanti alla ricerca di una porta nascosta; non intendeva ripetere alcuna esperienza passata.

Trattenne l'ennesimo ringhio frustrato mentre numerosi pensieri martellavano con insistenza nella sua testa, specie nelle tempie pulsanti e doloranti. Non riusciva a darsi pace, soprattutto se ripensava allo scontro con Dwalin; una piccola – minuscola, in realtà – parte dell'anima lo rimproverava duramente, dato che l'aveva aggredito senza motivo. La restante, invece, tentava di non fargli pesare tale rimorso e lui, con vergogna, si accorgeva di assecondarla; non voleva ammettere d'essere cambiato ma era la dura realtà con cui conviveva da più di un anno a questa parte.

Si massaggiò la radice del naso e chiuse brevemente gli occhi, cercando un po' di riposo che ultimamente faticava a trovare. La bolla di pensieri lo isolò dal resto: dal calpestio dei soldati a quello dei pony, dal vento che aveva iniziato a sibilare tra le asperità della roccia e da quel rumore strano, come di uno stridere di lama su pietra...

Riaprì gli occhi di scatto e fece per urlare un avvertimento quando una freccia sibilò pericolosamente accanto all'orecchio destro, talmente vicina che udì lo spostamento d'aria; caracollò giù dalla sella e sguainò Orcrist, indietreggiando finché non si ricongiunse con i compagni, scesi a loro volta e pronti a dar battaglia agli orchi.

<< Dove diamine sono? >> domandò Dwalin a voce piuttosto elevata, chiaro invito a mostrarsi.

<< E' arrivata da sinistra, circa lassù >> l'informò Thorin, indicandogli il punto col capo.

Nel frattempo i soldati si erano schierati, alcuni avevano levato gli scudi sopra le teste per evitare di essere colpiti e si erano posizionati davanti alla Compagnia, a loro protezione. Con grande stupore nessun'altra freccia lasciò il suo arco, né si mostrò qualche orrido orco; rimasero immobili a scrutare dovunque, non scorgendo nulla. Spazientiti, iniziarono a muoversi e alcuni abbassarono le armi, ma la voce potente e autoritaria di Thorin li fermò.

<< Non abbassate la guardia! >> si azzardò a guardarsi indietro, verso i soldati << Sono ancora qui >>.

Ebbe appena il tempo di terminare la frase che dei ringhi gutturali li fecero scattare allarmati, i muscoli pronti e gli occhi vigili alla ricerca della fonte: ed eccoli, tre Mannari comparvero alle loro spalle, ringhiando e sbavando dalle fauci protese in avanti, pronti ad azzannare le loro prede. Il sovrano dovette ricacciare un ordine formatosi sulla labbra, perché non sarebbe stato eseguito: aveva quasi urlato a Kili di scoccare una freccia. Il cuore si strinse in una lieve eppure dolorante morsa al ricordo del nipote morto e del fratello maggiore ma non ebbe il tempo di pensarci a lungo, dato che un altro latrato provenne da davanti. Dovette girarsi di scatto con Orcrist saldamente in pugno, pronto ad affrontarli; ma ve n'era solo uno e, ad un'occhiata più attenta, notò che non era esattamente un Mannaro: possedeva più l'aspetto di un lupo, anche se la stazza era decisamente più grande del normale. Scosse la testa, non era il momento opportuno per pensarci; attese l'occasione giusta però la belva non avanzò, limitandosi solo a ruggire famelica.

<< Thorin >> lo chiamò piano Gloin, stringendo quasi convulsamente il manico della sua ascia << che facciamo? >>.

<< Perché non si muovono? >> proruppe Dwalin, spazientito così com'era il sovrano.

<< Non saprei, ma non mi pare il caso di aizzarli! >> rispose Dori, nervoso.

<< Sembrano... in attesa >> mormorò il giovane Ori, abbassando di poco il braccio che reggeva la fionda.

<< Sicuro! Stanno aspettando il momento adatto per mangiarci! >> disse Bofur, sbilanciandosi un poco verso destra; la creatura che aveva di fronte abbaiò, e grosse gocce di saliva scesero a terra. Il giocattolaio tornò nella posizione iniziale senza pensarci due volte, temendo un balzo improvviso.

<< Silenzio! >> intimò Thorin, rabbioso; tentava febbrilmente di trovare una soluzione a quella situazione di stallo, non riuscendoci col chiasso provocato dagli altri.

Tutti attendevano un suo ordine, un cenno, e non aveva intenzione di deluderli; ma d'altra parte aveva anche notato il comportamento piuttosto sospetto delle bestie: non si decidevano ad attaccare, chiaro segno che non appartenevano ad un branco selvatico, o le lame avrebbero già assaggiato artigli e denti aguzzi. No, erano parte di un gruppo cresciuto in cattività, e chiunque li aveva addestrati non voleva nani morti. Per quale motivo?

Irritato ogni oltre misura mandò alla malora qualsiasi prudenza << Fatevi avanti, chiunque siate! Solo i codardi osano nascondersi! >> gridò a pieno polmoni, facendo risuonare l'eco tra la roccia dura e scura della montagna al loro fianco sinistro.

I lupi brontolarono feroci, schioccando le fauci. Alcuni mossero passi in avanti, altri indietro; erano terribilmente agitati, frementi e desiderosi di colpire, lacerare, sbranare, mordere. I nani percepirono chiaramente la tensione raggiungere un picco vertiginoso, i cuori parvero sfondare la gabbia toracica e battere rumorosi e rapidi, ma i loro volti mostrarono cocciuta determinazione unita allo spirito battagliero tipico della loro razza. Li avrebbero affrontati senza paura, persino a mani nude!

In mezzo a quella confusione non si accorsero dei nuovi arrivati finché una nuova voce tonante e bassa non li sorprese più di quanto potessero ammettere.

<< TIKHUZH! >>.

Alla parola, pronunciata in una familiare però ormai pressoché dimenticata lingua aspra, lo sguardo di Thorin saettò incredulo verso l'alto; sulla parete, con i piedi ben saldi su uno stretto passaggio roccioso, stavano delle tozze figure con gli archi tesi, alcune con asce bipenni o balestre.

Cogliendo un movimento si affrettò ad abbassare lo sguardo, notando come le bestie si calmarono visibilmente all'ordine; ridusse gli occhi a fessure e li riportò sospettoso verso i nani – perché di essi si trattava – ancora tesi e pronti a scoccare dardi e frecce al loro indirizzo.

<< Chi siete? >> domandò colui che aveva parlato poco prima, dal volto anziano percorso da vecchie cicatrici, segno che in passato era stato un valoroso guerriero; Thorin immaginò dovesse esserlo anche adesso, e che ricoprisse un ruolo di spicco all'interno della cerchia del re.

Comprese che si sarebbe spazientito presto perciò fu lesto a rispondergli in Khuzdul, sperando di ricordarlo sufficientemente bene << Parli al cospetto di Thorin figlio di Thrain figlio di Thror, Re sotto la Montagna >>.

Il tono fiero e il portamento regale furono ulteriori prove per il nano: dopo un lungo esame alla sua figura e all'esercito alle sue spalle, con un cenno della mano destra obbligò i compagni a rinfoderare le armi; anche Thorin fece altrettanto, senza mai staccare gli occhi di dosso dai lupi, o dai nani sullo sperone roccioso.

Lo straniero si rivolse a due sottoposti che scomparvero ben presto alla sua vista per ricomparire dopo pochi minuti dietro alle belve: con un sonoro fischio le richiamarono e quelle, obbedienti, girarono le spalle e andarono verso di loro; quelle alla coda della fila sorpassarono i nani di Erebor senza degnarli di un'occhiata e raggiunsero i compagni, mordendoli giocosi sul collo ricoperto di pelo.

<< Ubûnat, khahith >> disse uno dei due, un giovane nano dai lunghi capelli castani, accennando un sorrisetto paterno verso i lupi; batté una pacca sul fianco di uno, alto e grosso quanto un pony e poi tornò serio stringendo distrattamente il manico dell'arma.

Dwalin si portò alla destra di Thorin e mimò lo stesso gesto sul manico di una delle sue due asce, lanciandogli un sorrisetto sarcastico quando lo vide corrugare le folte sopracciglia scure.

Il secondo nano, un soldato nel fiore degli anni, si issò sulla groppa di un lupo dal pelo grigio e bianco e gli diede un ordine; la bestia mosse il capo da una parte all'altra e schioccò le fauci mettendosi a correre subito dopo sparendo presto alla loro vista.

<< Chi siete voi, e perché intralciate il nostro cammino? >> domandò imperioso Thorin nella Lingua Corrente, prendendo il comando della situazione; era rimasto in silenzio anche troppo a lungo, e pretendeva delle risposte.

Il capo di quello strambo gruppo di nani decise finalmente di scendere e mostrarsi completamente; era più basso e tozzo di Thorin anche se il volto era austero quasi quanto il suo: numerose rughe costellavano gli angoli degli occhi scuri e della bocca severa, i capelli erano ingrigiti da tempo, le spalle erano ancora larghe e salde come la roccia frustata dal vento fresco ai piedi delle montagne. Non indossava abiti di gran foggia, il che poteva far supporre fosse un nano vagabondo e quelli i suoi compagni di ventura, ma poteva significare il contrario: sotto quella maschera dismessa poteva benissimo nascondersi un nobile. O un Re.

<< Parlate in fretta, poiché questo luogo non è sicuro >> incalzò Thorin, gettando un rapido sguardo ai soldati e ai nuovi venuti.

Il nano lo osservò attentamente per alcuni secondi, dopodiché gli rispose in una Lingua Corrente piuttosto incerta e stentata, tipica di chi non è avvezzo a parlarla << Non vi è da temere. I nostri confini sono sicuri >>.

<< I vostri confini? >> ripeté Dwalin, parlando per la prima volta da quella sorta d'imboscata.

Lo straniero lo squadrò da capo a piedi, e annuì << Siete nel Regno di Ered Mithrin, ora. Seguitemi, vi condurrò a palazzo >>.

<< Aspetta >> lo fermò Thorin, prima che gli voltasse le spalle << Ti ho detto il mio nome e sai chi è la mia gente, però non hai intenzione di appurarlo, né ti sei presentato. Dove si cela l'inganno? >> chiese, già sul chi va là e pronto a dar battaglia grazie all'esercito che stava alle sue spalle, in trepidante attesa.

Il nano alzò un lato della bocca << E' vero, non mi sono presentato: Magan, Seconda Guardia del Re. Al vostro servizio >> aggiunse come di consueto, senza però inchinarsi << E ho avuto il piacere di combattere al vostro fianco, sire >> concluse, trasudando disprezzo da ogni parola.

Thorin strinse rabbiosamente le mascelle e si chiese come ciò fosse stato possibile, dal momento che solo l'esercito di Dain accorse in suo aiuto. Un altro mistero. Altre domande.

<< Se non vi sono altre questioni... >>.

<< No. Andiamo >>.

Magan si voltò verso i suoi soldati ripetendo l'ordine in Khuzdul << Ganag! >>.

Immediatamente gli si affiancò un grosso lupo dal pelo nero e si abbassò, permettendogli di montare in groppa senza alcuna difficoltà; Thorin dovette adeguarsi mentre il senso di non essere del tutto fuori pericolo minacciava di fargli perdere la calma per lasciare il posto all'irascibilità e al dubbio. Possibile fossero davvero quei nani che dopo secoli di assoluto silenzio si erano abbassati a chiedere un aiuto esterno a causa delle circostanze? Stava nuovamente mettendo a repentaglio la vita dei suoi amici e compagni, e dei suoi soldati? Era una trappola architettata a loro discapito? Doveva scoprirlo. Ed era necessario rischiare.

Sbuffò spazientito quando ricordò il numero nettamente superiore rispetto a quei nani dall'antica parlata: erano quattrocento contro una decina. Di che doveva preoccuparsi? Con un paio di poderosi fendenti sarebbe crollato anche quel Magan, riverso in una pozza di sangue rosso brillante. Certo, sempre non ce ne fossero altrettante centinaia nascosti tra le rocce, magari in combutta con un numero altrettanto corposo di luridi orchi.

Questi furono i suoi costanti pensieri mentre rimontava in sella al pony ed alzava il braccio destro a catturare l'attenzione delle file di soldati, e non lo abbandonarono mai, nemmeno quando il fedele Dwalin lo affiancò.

<< Che te ne pare? >> gli domandò il guerriero a voce bassa, lanciando occhiate intimidatorie verso il branco di lupi e rispettivi cavalieri.

<< Ci sono molte faccende che non mi convincono >>.

<< Già, anche a me. Speriamo di ottenere qualche informazione in più una volta raggiunto il palazzo reale >>.

Thorin annuì, stringendo le redini della cavalcatura tra le dita appena tremanti di rabbia << Speriamo non sia tutta una messinscena >> sibilò, gli occhi azzurri sempre più furenti.

Gli occhi di Dwalin saettarono un momento sul volto scuro dell'amico e sovrano, ma si mostrò più che d'accordo poiché i suoi erano gli stessi sospetti; rimpianse l'assenza di Balin, giacché il fratello maggiore era sempre stato portato per la diplomazia. Ed aveva un fiuto particolare nel riconoscere una menzogna, specialmente se ben nascosta come forse in quel caso.

<< Come sappiamo che non ci tradirà? >>.

Thorin girò la testa verso l'amico, non volendo mentirgli << Non lo sappiamo >>.

Sorpassarono le pendici delle Montagne Grigie e il panorama cambiò notevolmente lasciandoli stupiti e in un certo senso meravigliati. I loro occhi non avevano mai veduto una tale terra martoriata ed essi compresero il perché del nome: le belle vallate tra i monti, un tempo rigogliose, ora erano aride e secche, nulla vi cresceva. Profonde crepe segnavano il terreno e numerosi sbuffi di polvere e granelli si alzarono in aria quando cavalli, lupi e nani vi camminarono. Davanti e dietro di loro la catena montuosa sembrava avvolgerli in un enorme semicerchio di dura pietra grigia, fredda e inospitale. Morta così come si erano pensati i suoi abitanti per centinaia di anni.

Cavalcarono ancora, avanzando finché non raggiunsero le pendici delle altre grandi montagne, le cui cime erano ora nascoste ai loro occhi; il vento sferzava i mantelli facendoli ondeggiare, ed era fresco come se l'estate lassù non fosse sopraggiunta a riscaldare ogni cosa. Ma le grandi ombre massicce lasciavano la Brughiera in una sorta di penombra perenne, ed il sole difficilmente trovava il suo spazio. Fu così – tremando leggermente ed avvolgendosi nei rispettivi mantelli che, per fortuna, avevano portato appresso – che la compagnia di Erebor seguì le loro guide finché non si fermarono ai piedi di una parete rocciosa difficile da scalare; non vi erano appigli, né un accenno di sentiero.

Magan fece voltare il suo lupo, ed accennò ai pony << Lasciateli qui. Non possono proseguire lungo il sentiero >>.

<< Di quale sentiero stai parlando? >> domandò scettico Thorin, assottigliando gli occhi dato che non ne scorgeva alcuno.

Il soldato puntò il dito davanti a sé e il Re sotto la Montagna ne seguì il percorso vedendo che effettivamente qualcosa c'era, seppur davvero poco visibile: infatti, nascosto ad occhi attenti, vi era un percorso appena accennato a ridosso del fianco di un rilievo.

<< E dove condurrai gli animali? >>.

<< C'è un passo tra queste due montagne che si collega ai livelli inferiori del Regno. Di solito vi portiamo i lupi >>.

Thorin ponderò velocemente la proposta, vagliando i vari pro e contro; purtroppo per loro non vi erano alternative, dovevano seguirli. Strinse brevemente l'elsa di Orcrist cercando di riprendere un minimo di certezza e sospirò a fondo prima di scendere dal pony. Subito la Compagnia lo imitò e si portò attorno al suo sovrano dopo aver slegato i fagotti; la tensione era palpabile, ciascuno attendeva un qualche segno, una mossa di entrambe le parti per capire come dovevano comportarsi. In special modo, gli sguardi di tutti erano concentrati su Thorin Scudodiquercia e Magan, i quali si scrutavano guardinghi e diffidenti, tutt'altro che cordiali.

Dopo momenti di interminabili silenzio la voce bassa e profonda di Thorin ruppe il silenzio << I soldati rimarranno qui. Facci strada >> ordinò.

<< Thorin! >> esclamò Oin, allarmato; gli si avvicinò, agguantandolo per un braccio << Non possiamo! E se fosse un trucco? >>.

<< Già >> intervenne Dwalin, guardandolo di sbieco << io non mi fido, lo sai bene >>.

<< No >> li zittì il sovrano, alzando una mano << Porteremo una decina di soldati, nulla di più; i restanti seguiranno le cavalcature, e basteremo >>.

Gli altri annuirono soddisfatti e vennero date le disposizioni adatte; in poco tempo furono scelti i soldati e iniziarono così ad inerpicarsi verso l'alto tenendosi il più vicino possibile alla parete. Gli stranieri si muovevano con grande sicurezza mentre i nani di Erebor cercarono di non mettere un piede in fallo. Salirono a lungo e aggirarono l'intero versante fin quando il sentiero non divenne uno spiazzo roccioso sufficientemente largo dato dalla parete scavata e rientrante; una gigantesca porta li attendeva, tanto imponente da togliere il fiato, su cui vi erano incise rune naniche. Lì fuori li attendeva il nano che era stato mandato indietro da Magan; quando li scorse si precipitò dal suo comandante e gli parlò nella propria lingua facendo sì che loro non capissero alcunché. L'unico che riusciva a decifrare il tutto era Bifur, che iniziò a borbottare venendo immediatamente notato.

<< Un vero peccato non conoscere il Khuzdul >> bisbigliò Bofur, amareggiato << Potevamo farcelo tradurre >>.

<< Non ce n'è bisogno >> rispose Thorin a denti stretti; si avvicinò a grandi e sicuri passi a Magan, attirandone l'attenzione con voce autoritaria << Portami dal tuo sovrano, perché desidero conferire con lui. In fretta >> aggiunse, emanando un'aura tanto potente e che non ammetteva repliche da far ammutolire i due.

Il soldato lo guardò circospetto volgendosi poi verso il superiore, chiedendogli spiegazioni con un'occhiata; egli protese un braccio verso l'entrata ancora chiusa, mormorando un << Seguitemi >> piuttosto secco.

La porta scricchiolò e produsse un rumore roboante e profondo quanto un potente tuono, quasi come un ruggito animalesco che a Thorin ricordò per un assurdo momento quello di Smaug; strinse i pugni mentre seguiva la sagoma del nano all'interno della montagna, e fu solo un caso se distolse la mente dai nefasti pensieri per ammirare il lungo ed enorme corridoio dalle volte a crociera, sostenute da imponenti pilastri lavorati in forme spigolose alla cui base si trovavano nicchie con statue di pietra, probabilmente antenati della famiglia reale. In alto, grandi lanterne dalle candele quasi consumate e dal vetro impolverato illuminavano fiocamente il luogo; i passi sulla pietra liscia e scura risuonavano e rimbombavano, il silenzio era padrone. Percorsero il corridoio senza incontrare anima viva, e ciò allarmò oltremodo la Compagnia, poiché non sapeva se pensare ad una trappola o meno; finalmente però esso lasciò il posto ad una finta porta a forma di arco a sesto acuto e al di là vi trovarono la sala regale: giganteschi arazzi colorati impreziosivano le pareti altrimenti fredde e spoglie, il fuoco dei grossi bracieri accesi danzava in lingue rossastre ed aranciate facendo scintillare il trono sopraelevato, posto quasi al termine della stanza e arricchito d'intarsi d'oro. Ai suoi piedi vi erano dei nani, posti in semicerchio e, su questo, stava seduta una figura dai contorni indistinti; solo quando si avvicinarono riuscirono a comprendere di chi poteva trattarsi e, con stupore, trattennero il fiato. Thorin udì distintamente il suo migliore amico sbuffare come contrariato, ma non aveva certo il tempo di appurarne la causa, anche se poteva intuirla.

Chi sedeva sul trono parlò con voce limpida e chiara, seppur guastata dalla difficoltà con cui si esprimeva nella Lingua Corrente << Non siete Dain, Signore dei Colli Ferrosi? >>.

Thorin incontrò il suo sguardo e alzò fieramente il capo, muovendo due passi avanti << Siamo i Nani di Erebor, venuti a rispondere alla vostra richiesta di aiuto. Thorin Scudodiquercia è il mio nome. Voi chi siete? >>.

Gli occhi nocciola si sgranarono appena ma rimasero freddi, le mascelle si contrassero leggermente non appena capì chi si trovava al suo cospetto; le dita strinsero di poco i braccioli di pietra nera al sentire la sfrontatezza nella voce del nuovo – eppure indesiderato - venuto. Non poteva crederci davvero, però sapeva che quel nano non mentiva perché non era Dain.

Inghiottì con difficoltà la bile che raschiava la gola, e si accinse a parlare << La Regina di Ered Mithrin >>.






CANTUCCINO DELL'AUTRICE


Buonasera! Innanzitutto vorrei scusarmi enormemente per il ritardo con cui pubblico: so che vi avrò deluse e me ne scuso :'(. l'ispirazione se n'era andata e non sapete la rabbia nel mettermi davanti al pc senza riuscire a scrivere nulla! Sono un essere ignobile, e merito i peggio insulti :/ almeno spero possa piacere questo secondo capitolo ^^, anche se non succede niente di eclatante! Pazientate, dal prossimo dovrebbero iniziare i giochi veri e propri ;)))

Ringrazio le carissime Carmaux_95, LadyDenebola, Eressea Manx, innamoratahobbit, Krystal91, LilyOok, kenjina, Neryssa, lily75, Yavannah, MrsBalck90, pamagra, Lady of the sea che hanno speso tempo a recensire :))) che farei senza di voi???

Ringrazio coloro che hanno inserito la storia tra le Preferite, Seguite e Ricordate e grazie a chi legge soltanto :) :). Inoltre vorrei ringraziare certe ragazze che col loro sostegno mi hanno confortata, spronata ed aiutata ad andare avanti col capitolo: SIETE FANTASTICHE e vi amo <3!

Un bacione grande, alla prossimaaaaaa

Anna :*


  
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