Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: The Princess of Stars    05/01/2014    3 recensioni
La storia che sto scrivendo è una di quelle che nascono sempre dalla domanda "E se...?". Come sarebbe andata l'avventura di Anna se ci fosse stata una terza sorella, più grande di Elsa e con dei poteri sul fuoco? E se Hans non avesse mai avuto cattive intenzioni?
Tre sorelle: due con poteri opposti, una senza. La maggiore se la vedrà con i suoi poteri in un modo, la seconda ne troverà un altro ma non meno doloroso. Quando Elsa avrà la sua "crisi agghiacciante" come si risolverà la situazione? Leggete e lo scoprirete.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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3 anni dopo...

Crystal stava imparando eccome ad usare i suoi poteri e stava imparando anche tante altre cose. Era andata dai troll. Ascoltati i motivi della sua fuga, loro l’accolsero come una figlia con un accordo collettivo di non consegnarla al re a meno che non volesse tornare lei e il troll più anziano, Granpapà, capì subito perché la principessina era lì e mai una volta tentò di dissuaderla dalla sua decisione. Anzi ammirò il coraggio della bambina e l’aiutò a controllare i suoi poteri lui le diede le basi, ma poi spettava a lei capire come incanalare tutto quel potere che cresceva con lei. Sotto il consiglio di Granpapà la bambina si dirigeva tutti i giorni sulle montagne innevate di Arendelle ad imparare il controllo del suo dono tramite la pratica; il suo poi libro la aiutava tanto Il freddo non era un problema; il caldo era parte di lei e a meno che non fosse troppo freddo non lo sentiva quasi per niente. Oltre al controllo dei poteri, aveva imparato tante cose: arrampicarsi, trovare cibo, riconoscere le piante velenose da quelle innocue e curative e a trovare ripari, anche se la ospitavano i troll. Di giorno saliva sui monti e lì nella neve poteva esercitarsi quanto voleva senza rischi. Una cosa che le piaceva fare era andare ai laghi ghiacciati e guardare i consegnatori di ghiaccio, che prelevavano il ghiaccio dalla superficie dei laghi e lo lavoravano per poi portarlo e venderlo in città,e  ascoltare i loro canti. La sua notte preferita in cui adorava guardare i consegnatori era la notte dell’equinozio perché l’aurora boreale illuminava il cielo ed era uno spettacolo magnifico.
Durante una di queste sere Crystal notò qualcosa di diverso, vide che tra i consegnatori c’era anche un bambino biondo che sarà stato intorno all’età di Anna adesso, accompagnato da un cucciolo di renna, che cercava anche lui disperatamente di prendere un cubetto di ghiaccio senza riuscirci. Riuscì nell’intento solo quando gli altri consegnatori ebbero quasi finito; prese il suo cubo e lo caricò su una piccola slitta. Il bambino seguì gli altri consegnatori e Crystal scese a valle per tornare dai troll. Mentre tornava, nel frattempo il bambino che stava seguendo i consegnatori giù dalle montagne, fermantosi per risitemare il ghiaccio sulla piccola slitta, aveva perso di vista gli altri consegnatori e si era perso. Il piccolo vagava con il suo cubetto di ghiaccio e la sua renna in cerca di un riparo per la notte, ma non sembrava trovarne uno buono. Ad un certo punto il bambino sentì un ramo scricchiolare poi vide una luce avvicinarsi, il piccolo si spaventò e la rennina si nascose dietro di lui tremante, ma poi quando la luce fu abbastanza vicina, rivelò il volto di una bambina più grande di lui, bruna con due brillanti occhi azzurri.

“Ciao” disse il bambino timidamente.

“Ciao” rispose l’altra bambina. Il piccolo le fece un sorriso, poi notò che la luce non veniva da una lanterna, ma direttamente dalla mano infuocata della bambina. Il piccolo stava per strillare se non fosse per il fatto che la ragazzina se ne fosse accorta e avesse subito spento la mano. “No! Non spaventarti! Non ti farò del male!” disse lei. Il piccolo strozzò in gola il grido che gli stava per partire.

“Io?! Nonono! Non ho paura! Perché dovrei? Vedo tutti i giorni persone che sparano fiamme dalle mani!” disse il biondino mezzo isterico.

“Scusa, non volevo spaventarti” si scusò la ragazzina “Che fai qui da solo? Ti sei perso?”

“Sì, e tu?”

“Io vivo qui, tornavo a casa. Se vuoi ti riporto in città, la tua famiglia sarà in pensiero” disse lei abbassandosi a livello del bambino.

“Non ho una famiglia, io e Sven siamo soli” disse il bambino indicando la renna. La ragazzina sembrò capire, sapeva ormai cosa si provasse ad essere soli.

“Venite con me allora, ai miei amici non dispiacerà” gli disse tendendogli la mano. Il bimbo sorrise, guardò la renna e quando allungò la mano per prendere quella della ragazzina di botto si fermò ricordandosi che prima era in fiamme.

“Tranquillo, non ti faccio niente” disse lei con un sorriso. Lui allora si fidò e le diede la mano senza scottarsi. “Come ti chiami?”

“Io sono Kristoff, lui è Sven”

“Piacere, io sono Crystal” disse lei con un sorriso, poi i tre s’incamminarono verso il cuore della foresta chiacchierando allegramente e facendo amicizia.

Intanto a palazzo le principessine dormivano beate, o almeno una. Elsa dormiva tranquilla quando una testa rossa spuntò vicino al suo letto.

“Elsa, psst!” chiamò la bambina salendo sul letto e mettendosi a cavalcioni sulla sorella. “Elsa. Sveglia! Sveglia! SVEGLIATI!”

“Anna! Torna a dormire” brontolò l’altra.

“Non ce la faccio…” disse la bimba spalmandosi di schiena sulla sorella “Si è svegliato il cielo! Perciò io sono sveglia, dobbiamo giocare!”

“Va a giocare da sola” disse Elsa buttando Anna giù dal letto. La piccolina rimase un momento imbronciata, ma poi le venne in mente un’idea. Risalì nuovamente sul letto e a cavalcioni sull’altra bambina.

“Lo facciamo un pupazzo di neve?” suggerì in modo persuasivo, ma quella era la parolina magica. Poco dopo si ritrovarono a correre per il palazzo e nella loro solita stanza dei giochi, quella in cui erano solite giocare Elsa e Crystal.

“Fai la magia! Fa la magia!” disse Anna. Elsa cominciò a muovere le mani in modo fluido finché non formò una palla di neve mentre Anna la guardava ammirata.

“Pronta?” disse Elsa sorridente. Gli occhioni di Anna brillarono ancora di più e la piccola annuì. Elsa allora lanciò l’incantesimo e la palla di neve scoppiò facendo nevicare dentro la stanza.

“E’ STUPENDOOOO!!!” esclamò Anna emozionata.

“Guarda qui” disse Elsa abbassandosi al livello della sorellina  e poi pestò a terra con un piede e gelò tutto il pavimento facendo una pista di ghiaccio. Anna rise contenta e scivolando sul ghiaccio. Le due bambine iniziarono subito a giocare e fecero il loro pupazzo di neve.
“Ciao, io sono Olaf e amo i caldi abbracci” disse Elsa facendo un vocione quando terminò il pupazzo.

“Ti adoro Olaf!” disse la piccola Anna abbracciando il pupazzo. Le bambine cominciarono a giocare con il pupazzo, Anna lo teneva ed Elsa coni suoi poteri le faceva pattinare. Elsa fece anche degli scivoli! Stavano all’ennesima discesa, Anna stava avanti, tenuta dalla sorella che stava seduta dietro di lei. Quando arrivarono a fine scivolo, Elsa lasciò Anna e la bambina volò dentro un montarozzo di neve. La rossa saltò fuori lanciando la neve e ridendo. Poi saltò e la sorella le fece un blocco di neve sotto i piedi.

“Attenta” disse ironica Elsa con un sorriso.

“Prendimi!” esclamò Anna saltando.

“Presa!” fece Elsa creando un altro blocco.

“Ancora!” Fece Anna andando sempre più veloce, con Elsa che faceva blocchi sempre più alti.

“Aspetta!”

“Yu-huuu!”

“Piano, Anna!” disse Elsa allarmata, ma all’ultimo blocco, la bambina più grande scivolò sul ghiaccio e non riuscì a fare il blocco in modo che la piccola non cadesse da così in alto. “ANNA!” gridò Elsa lanciando un incantesimo in un disperato tentativo di salvare la sorella, ma se la salvò dalla caduta fu perché il colpo centrò la bambina che cadde sulla neve. Il panico s’impossessò di Elsa che corse subito dalla sorellina.
“Anna” chiamò sottovoce la bambina prendendola piccola tra le braccia. Anna non si mosse e una ciocca dei suoi capelli divenne bionda quasi bianca. “MADRE! PADRE!” chiamò Elsa spaventata e mettendosi a piangere. Nel frattempo la stanza cominciò a gelarsi ancora di più, tanto che il pupazzo di neve si ruppe per la velocità con cui si stava gelando la camera. “Tranquilla, Anna. Ci sono io” disse Elsa abbracciandola e in quel momento si spalancarono le porte.

“Elsa che cosa hai fatto?! Non lo domini più!” disse il re avvicinandosi alle figlie preoccupato.

“E’ stato un’incidente! Mi dispiace Anna” disse la bambina rivolgendosi alla sorella che si strinse ancora di più a lei. La regina s’inginocchiò e la prese in braccio.

“E’ fredda come il ghiaccio” disse la donna allarmata.

“Dobbiamo tornare dai troll” disse il re. In poco tempo furono tutti e quattro su dei cavalli e si diressero nel cuore della foresta di Arendelle lasciando una scia di ghiaccio al loro passaggio.

Nel frattempo Kristoff, Crystal e Sven si stavano avvicinando al rifugio dei troll quando Crystal udì un rumore. Si appostarono tutti e tre dietro una roccia e videro delle figure avvicinarsi. La ragazzina disse allora a Kristoff di fare un pezzo di strada senza di lei, temendo che fossero guardie o altri gruppi di volontari che dopo 3 anni ancora la cercavano. Crystal prese una strada opposta mentre Kristoff seguì quella che stavano prendendo come gli aveva detto di fare, stranito da quel comportamento. Ma mentre il bambino avanzava, vide i due cavalli di prima correre verso di lui. Il biondino si nascose aspettando che i cavalli passassero, quando lo fecero ciò che lo colpì fu la striscia di ghiaccio dietro uno dei due cavalli.

“Ghiaccio?!” si domandò stupito il piccolo e subito seguì la traccia fino a che non giunse nel cuore della foresta.  Si nascose dietro un masso e con sua sorpresa vide la famiglia reale.
 
“Vi prego, aiutateci!” disse il re “E’… è per mia figlia” ad un tratto, quelle che sembravano rocce  si mossero rotolando verso di loro e quando si alzarono in piedi mostrarono il volto dei troll.

“E’ il re!” disse uno sorpreso

“E c’è anche la regina!” esclamò un altro. Ad un certo punto si fece vedere un altro troll, il più anziano. Il troll chinò il capo in segno di rispetto verso il re e poi si voltò verso Crystal.

“I troll?” disse Kristoff sorpreso, e la roccia su cui si erano appostati si mosse rivelandosi essere un troll femmina.

“Sshh… cerco di sentire” disse il troll e fu in quel momento che Sven la leccò sulla guancia “Cariiini! Vi terrò con me” disse e Kristoff subito si ricordò di Crystal.

“Ma…veramente…io-”

“-Shh!! Me lo dirai dopo, fammi ascoltare” Forse perché preso dagli eventi e dalla felicità di aver trovato una famiglia, Kristoff non raccontò mai a Crystal di quell’episodio, nemmeno quando arrivò anche lei dai troll non appena la sua famiglia se ne era andata.

 “Maestà” disse il troll più anziano in segno di rispetto e poi prese la mano di Elsa “Sento un’aura più forte dall’ultima volta”

“Sì i suoi poteri sono aumentati” rispose il re.

“Vediamo” disse troll lasciando Elsa e avvicinandosi ad Anna. “Lei non ha poteri, è una fortuna che non sia il cuore , con il cuore non si ragiona facilmente, ma con la testa si può provare”

“Fate ciò che dovete” disse il re.

“Vi consiglio di rimuovere tutta la magia, perfino il ricordo di essa per sicurezza” disse il troll facendo una magia “Ma non vi crucciate, lascerò il divertimento” poi toccò la testa di Anna e la faccia dolorante della piccola divenne sorridente. “Se la caverà” concluse il troll.

“Ma non ricorderà più che ho i poteri” disse Elsa triste.

“E’ per il suo bene” la rassicurò il padre. Da quando la sua primogenita era scomparsa, il re era diventato più gentile con Elsa, è vero, lei non era pasticciona come la sorella maggiore, ma dal suo atteggiamento un po’ brusco nei suoi confronti era come se il re si fosse accorto del suo errore, come se la fuga di sua figlia fosse stata colpa sua. Il che in parte lo era, se fosse stato meno brusco e avesse aiutato Crystal forse lei sarebbe ancora con loro.

“Ascoltami Elsa” disse il troll “Il tuo potere crescerà con te” disse formando delle figure con la magia “C’è bellezza in esso, ma anche un grande pericolo. Tu devi imparare a controllarli, la paura sarà tua nemica” La bambina si spaventò a quella frase e si rifugiò dal padre.

“No, noi la proteggeremo” disse il re “Imparerà a controllarli ne sono sicuro” disse. Ma non è chiudendo, le porte, ridurre i domestici, limitare i contatti con le persone e celarlo a tutti che si impara a controllarli.
Passarono gli anni. Anna era sempre la solita ragazzina allegra, felice e pasticciona di sempre e costantemente cercava la sorella… ma i poteri furono celati anche a lei. Ormai vedeva Elsa molto raramente e quelle poche volte che la vedeva lei si rifugiava nella sua nuova camera. Anna voleva un gran bene alla sorella e continuava a chiedersi che cosa le avesse fatto senza riuscire a darsi una risposta. Elsa dall’altro canto viveva nel terrore. Il terrore che il suo segreto venisse scoperto, che facesse di nuovo male ad Anna e ai suoi genitori, gli unici che vedeva quasi tutti i giorni. Come aveva detto il troll i poteri crescevano con lei e ogni volta che Elsa si accorgeva di questo si spaventava ancora di più. Portava sempre i guanti per il terrore di gelare qualunque cosa toccasse ed era arrivata al punto di non farsi sfiorare da nessuno per paura. Ma Elsa non era sola.
Diventata adolescente, Crystal mantenne la sua promessa fatta a Graham, era tornata a palazzo più volte e Graham le era rimasto fedele. Infatti era grazie a lui che la ragazza riusciva ad entrare e uscire senza farsi riconoscere e vedere. Il ragazzo oltre che lavorare a palazzo aveva cominciato a fare l’attore teatrale per vivere; grazie a Graham, che le prestava costumi di scena, Crystal riusciva a restare in incognito.Dovendosi occupare oltre che dei suoi poteri, anche di Kristoff e Sven (con cui nel tempo aveva stabilito un forte legame affettivo), nonostante venisse aiutata da Mamma Troll,  visitava il palazzo molto raramente, volendo anche restare in incognito, ma ogni volta che lo faceva vedeva che la situazione di Elsa peggiorava. Vivendo nella foresta e dilettandosi in attività diverse da quelle di Kristoff, anche se lo aiutava spesso con la vendita del ghiaccio, aveva imparato ad usare la spada, anzi se ne era forgiata una da sola con i suoi poteri ed era ormai diventata un’acrobata provetta, grazie a tutte le volte in cui dovette tirare fuori dai guai l’amico pasticcione. Era sfruttando questa sua abilità nell’arrampicarsi che Crystal controllava le sorelle, saliva o su un albero vicino alla finestra o su una finestra stessa e le osservava. Più volte Crystal controllò Elsa, ma ogni volta vide la situazione peggiorare. La ragazza ancora aveva problemi a contenere i suoi stessi poteri, si accorgeva che erano sempre più forti più passava il tempo, ma aveva capito come imparare a controllarli e Granpapà l’aiutava nel modo opposto in cui il re tentava di aiutare Elsa

“Non reprimere il tuo potere. Liberalo! Non temere il fuoco, deve essere il fuoco a temere te. Affrontalo” le diceva Granpapà mentre la addestrava “Sei tu che comandi, non i tuoi poteri. Non devi avere paura. Più hai paura più il tuo potere avrà il sopravvento” questi erano gli insegnamenti del troll.

“Devi celarlo, domarlo, non mostrarlo” questo era l’insegnamento in buona fede del re “Mettiti i guanti, nascondilo. Non dirlo a nessuno. Non farlo vedere. Devi sempre essere una brava bambina. Se sei brava nessuno lo saprà. Riguardati, tu sola lo sai. Fai in modo che non si scopra mai perché la gente non perdonerà” diceva il re. Elsa ci provava, ma più vedeva il suo potere crescere, più aveva paura di far conoscere il suo segreto.
Crystal tentò più volte di aiutare Elsa cercando di indirizzare suo padre sul cosa fare, ma sembrava non funzionare. O il re ignorava i suoi consigli oppure non riusciva a vedere le tracce. Il suo primo tentativo fu trovare dei libri in biblioteca che parlassero dei poteri sul ghiaccio. Non c’era molto ma era utile. Con l’aiuto di Graham la ragazza si era imbucata nella biblioteca del palazzo e insieme cercarono qualche informazione che potesse aiutare Elsa, quando ci riuscirono, misero  un segnalibro sulle pagine utili e Graham mise i libri nel punto più facile da trovare. Il tentativo non servì a nulla, il re non scendeva mai nella biblioteca. Il suo amico allora ebbe un’idea pensò che se il re non guardava mai nella biblioteca allora forse poteva andare a cercare nell’archivio. Ad un’altra visita di Crystal i due entrarono nell’archivio e misero i libri dove era più facile vederli… il re trovava rimedi fai-da-te.

“I libri sono sottovalutati” aveva protestato Crystal.

“Anche tu hai usato creativamente il metodo fai-da-te” le rispose Graham.

“Ma mio padre non sa cosa significhi avere poteri… si sbaglia. Non è così le insegnerà a domarlo” disse con un sospiro. A circa 17 anni, Crystal si addestrava ormai da sola. Granpapà le aveva dato tutte le basi, stava a lei imparare e domare il fuoco perenne dentro sé, ma appena poteva andava a palazzo a controllare la situazione. Come la presenza invisibile che era diventata, Crystal non si arrese mai ad aiutare Elsa e tentò di dare consigli direttamente al re senza farsi vedere. In un’altra visita, con un altro travestimento ottenuto con l’accesso ai magazzini del teatro (cortesia di Graham), Crystal si era imbucata a palazzo e nella stanza di suo padre. Lì mise una lettera nella tasca della giacca del re in cui consigliava di togliere i guanti ad Elsa poiché non era celando i suoi poteri che l’avrebbe aiutata. Il re lo trovò, ma rimase perplesso da quella lettera non firmata, fu tentato di seguire quelle istruzioni ma non servì a nulla… ignorò il primo consiglio. Crystal fece altri tentativi, altre lettere. Durante gli anni, suo padre ogni tanto tentò di cambiare il suo metodo, ma quando lo faceva, Elsa, spaventata da quei cambiamenti, congelava tutto e il re tornò al vecchio metodo. Crystal allora tentò di applicare lo stesso metodo con la regina. Sperava che sua madre riuscisse a convincere il re. Sua madre fece una cosa inaspettata, parlò poco con il re e diede i consigli suito ad Elsa. Lei tentò di seguire i consigli della mamma, ma suo padre accortosi che erano le stesse cose che avevano tentato, parlò con la regina e decisero che fosse meglio continuare come facevano perchè Elsa ormai viveva nella paura e si affidava completamente al padre. Crystal tentò allora di arrivare direttamente ad Elsa. In quelle rare visite che faceva a palazzo le lettere le dava alla sorella, di nascosto e mai firmate. Elsa era tentata, ma non seguì mai quei consigli spaventata dal suo potere crescente.

Raggiunti i 18 anni, Elsa finalmente aveva più controllo dei suoi poteri e faceva meno danni, ma per questo dovette pagare un prezzo: diventare una ‘principessa modello’, estremamente trattenuta, evitando ogni tipo di contatto fisico, indossando sempre i guanti e con ormai gli insegnamenti del padre fissi nella mente, è vero che finalmente tutto quel potere cominciavano a stabilizzarsi ma ciò non le faceva meno paura… e Crystal quasi non la riconosceva più, ma sapeva perché ormai aveva imparato a comportarsi così.
Un giorno però la vita delle due principesse a palazzo cambiò quando i loro genitori dovettero partire  per un viaggio importante. Dovevano tornare entro due settimane, ma non tornarono più… la nave era affondata in una tempesta.
Seguirono dei giorni di lutto nel regno per la perdita dei monarchi ma Elsa ed Anna rimasero separate. Dopo i funerali, Anna si diresse verso la stanza di Elsa e bussò per l’ennesima volta.

“Elsa… puoi lasciarmi entrare?” disse la ragazza “Prime eri sempre accanto a me… la gente mi dice ‘abbi coraggio’… io sono qui per te, ma fammi entrare” continuò con un’amara dolcezza “Ed ora che faremo? Abbiamo solo l’un l’altra, siamo io e te…” la sorella non le rispose, chiusa nella stanza. Anna si lasciò scivolare giù sulla porta sedendosi a terra abbracciandosi le ginocchia “Ora tu mi manchi troppo” e una lacrima le scese sulla guancia. Elsa dall’altra parte, nella sua stanza ormai di ghiaccio, aveva ascoltato tutto ed ad ogni parola le si spezzava sempre di più il cuore.

“Dove sei finita Crystal?” sussurrò Elsa con voce rotta “Aiutaci…” Ma Crystal c’era, Elsa non poteva saperlo, ma lei c’era e vedere le sue sorelle così, la faceva stare male. Il suo cuore era diviso in due. Parte di lei voleva mostrarsi, correre da loro, abbracciarle, consolarle, dirgli che andrà tutto bene, ma l’altra metà le diceva che non poteva farlo e lei lo sapeva. Quel giorno, sulla sua via del ritorno alla foresta, passando vicino ad un vicolo della città un giovane incappucciato le prese una mano all’improvviso tirandola dentro la stradina. Ovviamente la persona si scottò e Crystal fu subito pronta all’attacco.

“Ow! No, ferma, ferma! Sono io” disse il giovane che l’aveva tirata abbassandosi il cappuccio, rivelando un ragazzo molto alto con capelli castani e rari occhi viola. Crystal subito abbassò la guardia.

“Graham! Non farlo mai più” disse lei.

“Scusa” disse il ragazzo scuotendo la mano scottata.

“Che c’è?” gli chiese lei con voce bassa.

“Sei stata a palazzo, vero?” lei annuì “Crystal… devi tornare. Arendelle è senza monarchi, il regno ha bisogno di te”

“Ma io sono morta ormai per Arendelle, per il regno la regina è Elsa adesso, devono solo aspettare che compia la maggior età”

“Se tu tornassi nessuno si opporrebbe a farti salire al trono”

“Ma non lo capisci?! Io non voglio il trono! Io non sono una regina! Io non sono in grado di fare la regina. Fino a 7 anni sono stata una serie di delusioni per mio padre, una combina guai, ho quasi dato fuoco al palazzo più volte, rischiato di far scoppiare una guerra con le Isole del Sud, ho scottato più volte mia sorella- l’ho quasi uccisa, per la miseria! Ho 21 anni e ancora a malapena riesco a contenere i miei poteri, non sono riuscita ad aiutare Elsa, non riesco a spingerla a riavvicinarsi ad Anna, i miei genitori sono morti e la mia vita ormai è una fuga perpetua… mi aggiro per il regno di cui dovrei prendere il comando come se fossi una ladra- Che razza di regina sono io, Graham?!”

“Chi ti sta inseguendo, Crystal?! Stai scappando da niente!”

“Tu non puoi capire… tu non hai poteri che possono essere distruttivi come i miei” disse ricordandosi tutti i rimproveri di suo padre e tutti gli incidenti. Sei un disastro! Sei un’irresponsabile! Sei un pericolo pubblico! Non sarai mai una regina! Elsa è più piccola e li controlla meglio di te! Sei pericolosa! Penso sempre tu possa non combinare guai ma appena mi giro mandi a fuoco qualcosa!

“Ma le tue sorelle hanno bisogno di te” disse Graham “Hai visto come stanno. Anna vuole sua sorella maggiore, Elsa è sempre rintanata in quella stanza, ma anche lei vuole sua sorella grande. Devi tornare indietro. Se non vuoi farlo per il regno, o per me, torna per loro” ci fu un momento di silenzio.

“Ci provo ad aiutarle ma fallisco sempre e poi…” fece una pausa “Anche Kristoff ha bisogno di me” disse la giovane. La sua risposta sembrò innervosire Graham ancora di più.

“Kristoff...” disse lui guardando a terra, poi gli occhi viola del ragazzo incontrarono nuovamente quelli azzurri della principessa “Quanti anni ha adesso, 16? Dimmi, quando Kristoff diventerà un uomo e tu imparerai ad usare i tuoi poteri, dietro a quale scusa ti nasconderai? Sei cambiata da quando te ne sei andata. Fai tanto la cinica priva di emozioni, ma lo so che non è così perché ti conosco, sai qual è la realtà? Tu hai paura. Non dei tuoi poteri, non della reazione dei cittadini, non di Anna. Tu sai che se rispunterai fuori, Anna ti accoglierà a braccia aperte… tu hai paura di Elsa” Crystal rise senza umorismo.

“E sentiamo, perché dovrei avere paura di Elsa?”

“Perché l’hai abbandonata. Quando sei scappata sono state le sue grida a svegliare tutto il castello. Le grida di una bambina disperata che ti chiamava, che non voleva che sua sorella l’abbandonasse” ci fu un momento di silenzio “Qual è il vero motivo per cui te ne sei andata?”

“E tu perché mi hai aiutata?” ribatté Crystal “Potevi tranquillamente rifiutarti e svegliare tutti per dare l’allarme ma mi hai lasciata andare”

“Ero un bambino”

“E adesso sei un uomo, perché continui ad aiutarmi? A quest’ora potevo già essere tornata a palazzo, ma tu continui a permettermi di fare dentro e fuori. Se vuoi tanto che torni, perché non mi consegni alle guardie?” disse Crystal. Graham stava per parlare ma qualunque cosa stesse per dire gli morì in bocca. “Anzi, vuoi che torni? Va bene! Sono qui, disarmata e ferma, tutto quello che devi fare è prendermi e portarmi a palazzo o chiamare le guardie, io starò qui. Avanti fallo” Graham la guardò sorpreso da quelle parole. Si trovò diviso in due. Una parte di lui gli diceva di consegnarla alle sorelle, ma l’altra parte gli diceva di lasciarla fare. Il ragazzo non fece niente.

“Quando tornerai?” le chiese in fine, guardando a terra.

“Non lo so… appena potrò… ma di sicuro ci vedremo all’incoronazione di Elsa” disse la ragazza “Vorrei riuscire a vedere a un tuo spettacolo” disse con un sorriso. Anche il servo se ne lasciò scappare uno, ma poi si avvicinò all’amica abbracciandola. Crystal ricambiò l’abbraccio.

“Abbi cura di te e… condoglianze. Cercherò di sorvegliare Anna ed Elsa in tua assenza” disse lui tenendola stretta a sé.

“Grazie Graham” disse la principessa, stampandogli un bacio sulla guancia, poi quando si lasciarono, si voltò e se ne andò… di nuovo.
 
Ciao gente! Come vi è sembrata la seconda parte del prologo? Pallosa? Vi ha incuriositi? Personalmente, io mi sono rotta a scriverla, ma adesso inizia la vera avventura! Fatemi sapere se vi è piaciuta con un commentino e se il commento sarà una critica costruttiva è molto ben accetta ;-)
Al prossimo capitolo!
Un bacio
Stella

 
  
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