Titolo della Storia: Of Sibling Rivalry and Brotherly Love
Personaggi: Percy Jackson, Annabeth Chase
Rating: Giallo/PG-13
Generi: Generale, What if...?
Avvertimenti: Annabeth è un po’ OOC forse, ma era essenziale ai fini della storia
Makeover: "Cosa sarebbe successo se fossero stati fratelli? (Puoi scegliere tu di quale dio/dea sono figli)"
Introduzione: “Non è possibile! Non è nemmeno minimamente accettabile! Tutto questo è assurdo, Chirone. Quel… lui non può essere figlio di Poseidone!”
“Eppure è appena stato determinato, Annabeth. Non c’è alcun dubbio al riguardo. Ti consiglio di abituarti all’idea. Siete fratelli, figli di uno dei Tre Pezzi Grossi, e ciò vi rende la vita difficile, anche per gli standard di un regolare semidio. Sai bene cosa ciò comporta.”
Sei flashfic su Percy Jackson e gli Dei dell'Olimpo che rispondono alla domanda: cosa sarebbe successo se Percy e Annabeth fossero stati fratelli?
NdA: seconda classificata al “Extreme Makeover Contest Edition” di M4RT1.
NdA2: in queste flashfic, ho dovuto dipingere Percy e Annabeth sotto una luce diversa dal solito, e cioè non come una coppia, ma come due fratelli. Devo ammettere di essere rimasta basita quando M4RT1 mi ha inviato il pacchetto con il makeover. Percabeth è la mia OTP e io non ho un buon rapporto con l'incest (tra l'altro, anche volendo, il contest lo vietava, l'incest), quindi ho dovuto pensarci molto prima di capire come fare per descrivere questi due personaggi con sentimenti fraterni e capire cosa sarebbe cambiato nella trama originale.
Mi sono posta le domande: come sarebbe stata Annabeth se fosse stata figlia di Poseidone e non di Atena? Come avrebbe accolto l'arrivo di un fratello inaspettato? Cosa sarebbe cambiato con la Grande Profezia? Quindi ho scritto sei flashfic ambientate durante tutto l'arco della saga, da Il Ladro di Fulmini a Lo Scontro Finale, che descrivesse come il loro rapporto fraterno nasca e cresca col tempo.

 

— Quando dormi, sbavi.

Il Ladro di Fulmini, Capitolo Cinque

Percy quasi la preferiva così: saccente e presuntuosa, la figlia dei Tre Pezzi Grossi che tutto sa e tutto può.
Quasi.

“Non è possibile! Non è nemmeno minimamente accettabile! Tutto questo è assurdo, Chirone. Quel… lui non può essere figlio di Poseidone!”
Percy si sentì non poco offeso da quelle parole. Va bene che non le stava simpatico — per qualche motivo che solo la reginetta del Campo Mezzosangue conosceva —, e va bene che non era contenta del fatto che fossero fratelli — ehilà, non è che Percy stesse facendo i salti di gioia, e grazie tante! — ma comportarsi come se avesse appena scoperto di essere parente del Minotauro, gli sembrava alquanto esagerato.
“Eppure è appena stato determinato, Annabeth. Non c’è alcun dubbio al riguardo. Ti consiglio di abituarti all’idea. Siete fratelli, figli di uno dei Tre Pezzi Grossi, e ciò vi rende la vita difficile, anche per gli standard di un regolare semidio. Sai bene cosa ciò comporta.” La voce di Chirone era bassa e profonda.
Nascosto sotto la finestra della Casa Grande, Percy alzò la testa quel tanto che gli bastava per spiare le espressioni dei due interlocutori. Lo sguardo del centauro gli ricordò quella volta che, da bambino, aveva detto di sperare che Gabe il Puzzone facesse la stessa fine del villano del suo cartone animato preferito. Sua madre lo aveva guardato con la stessa espressione delusa.
Vide la testa di Annabeth abbassarsi. “Lo so,” la sentì sussurrare. “È proprio questo il punto. È già abbastanza difficile con la profezia che incombe su di me come la spada di Damocle. Ma adesso…adesso... che cosa succede adesso, Chirone?” La voce di Annabeth sembrava quasi insicura, ma Percy sapeva che era solo una farsa. La Annabeth Chase che lui aveva conosciuto, che se ne andava a zonzo per il Campo Mezzosangue come fosse di sua proprietà, era tutto fuorché insicura.
Sentì Chirone sospirare. “Adesso facciamo ciò che temevo. Ci serve una profezia. State per partire per un’impresa.”
Una strana espressione tra il felice e l’infuriato attraversò il volto di Annabeth. “Un’impresa,” mormorò. “E perché proprio adesso?” chiese, alzando la voce. “Sono anni che cerco un’impresa e me l’hai sempre rifiutata. E poi c’è stato il furto. E Zeus mi crede una ladra. E tu mia hai, ancora una volta, rifiutato l’impresa. E adesso arriva quel buono a nulla e…”
“Piccola mia,” la interruppe Chirone, lo sguardo comprensivo e pieno d’affetto. “Non è un caso se Poseidone abbia deciso di confessare che per la seconda volta è venuto meno al patto. È chiaro che per riuscire a recuperare ciò che è stato rubato ci sia bisogno di entrambi voi.” Il centauro si abbassò sugli zoccoli posteriori fino ad arrivare alla stessa altezza della ragazza e la guardò fisso negli occhi. “Non c’è nessun altro semidio al Campo di cui mi fidi più di te, Annabeth.”
Lei abbassò lo sguardo e annuì, e Percy, che si era reso conto di aver origliato una conversazione intima, si acquattò di nuovo e, lentamente, si allontanò. Aveva ancora più domande. Cosa era stato rubato? E perché era così grave che ci fossero due figli di Poseidone? A quale patto suo padre era venuto meno. E, soprattutto, dov’era sua madre? Sarebbe riuscito a riportarla indietro?