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Autore: SunlitDays    06/01/2014    1 recensioni
“Non è possibile! Non è nemmeno minimamente accettabile! Tutto questo è assurdo, Chirone. Quel… lui non può essere figlio di Poseidone!”
“Eppure è appena stato determinato, Annabeth. Non c’è alcun dubbio al riguardo. Ti consiglio di abituarti all’idea. Siete fratelli, figli di uno dei Tre Pezzi Grossi, e ciò vi rende la vita difficile, anche per gli standard di un regolare semidio. Sai bene cosa ciò comporta.”

Sei flashfic su Percy Jackson e gli Dei dell'Olimpo che rispondono alla domanda: cosa sarebbe successo se Percy e Annabeth fossero stati fratelli?
Seconda classificata al "Extreme Makeover Contest Edition” di M4RT1
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson
Note: OOC, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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[...] Ma so che io combatterò al tuo fianco.
Perché?
Perché sei mio amico, Testa d’Alghe. Hai altre domande stupide?
Il Ladro di Fulmini, Capitolo Sedici


E tra un mostro e l’altro, mentre si salvavano la vita a vicenda, Percy si rese conto che, forse, non sarebbe stato tanto male avere Annabeth Chase come sorella.
Forse.


La Folgore. La Folgore di Zeus era stata rubata. E il dio del cielo sospettava di Annabeth perché, durante il furto, al solstizio d’inverno, c’era anche lei e perché era figlia di Poseidone. A quanto pare ciò ti etichettava per principio come qualcuno di cui avere poca fiducia. E dato che anche Percy era stato riconosciuto come figlio del dio del mare, il re degli dei sospettava anche di lui.
Ovviamente, non solo erano innocenti, ma dovevano anche rischiare la pelle per trovare la Folgore e riportarla a Zeus.
Percy non si era pentito neanche un po’ del piccolo atto d'impertinenza che si era concesso verso gli dei, all’Emporio di zia Em. Era, anzi, quasi orgoglioso del fatto che Annabeth avesse voluto aggiungere anche il proprio nome al pacco. Forse erano più simili di quanto avesse inizialmente pensato.
Il tanfo dell’autotreno era irrespirabile. Percy, Annabeth e Grover si erano appoggiati su dei sacchi di foraggio ammuffito. Erano stanchi, sporchi e abbattuti.
Grover dormiva e Percy rifletté sulla storia che i suoi amici gli avevano raccontato: di Talia, la figlia di Zeus morta e trasformata in un pino, di Luke, e di Annabeth, che a soli sette anni era scappata di casa, affrontando una sfida dopo l’altra.
Si sentiva un po’ a disagio, ma non poté resistere dal chiedere: “perché mi odi così tanto?”
“Io non ti odio” rispose Annabeth.
“Mi hai quasi convinto.” *
“Senti,” rispose lei con forza, come se trovasse difficoltà nel pronunciare le parole. “È solo che… dopo Talia… per anni sono stata l’unica figlia di uno dei Tre Pezzi Grossi in circolazione e…” si bloccò e abbassò la testa, i capelli biondi che le nascondevano il viso.
“C’entra qualcosa quella profezia di cui parlavate tu e Chirone?”
Annabeth alzò la testa di scatto e gli lanciò un’occhiataccia. “Hai origliato!” lo accusò.
“Sì,” rispose Percy per nulla pentito. “Quindi, cosa dice questa profezia?”
“Non posso dirtelo.”
“Oh, andiamo! È chiaro che riguarda uno di noi due, no? E tu la conosci. Mi sembra giusto che anch’io sappia che dice.”
Annabeth sospirò. “Hai ragione. Riguarda uno di noi due. Ma ho promesso di non parlarne.”
Percy sbuffò. “E tu sei una semidea molto obbediente, vero?”
Lei sorrise, lo stesso sorriso annuncia-guai che Percy vedeva ogni volta che si guardava allo specchio. “Qualche volta.” Poi il suo sorriso si spense. “La profezia parla di un Mezzosangue figlio di uno dei Tre Pezzi Grossi che al compimento dei sedici anni, se compirà sedici anni, dovrà fare una scelta che decreterà la salvezza o la fine del mondo.”
Percy batté le palpebre. Sembrava alquanto drammatico. E pazzesco. “E questo Mezzosangue…” incitò.
“È uno di noi due,” continuò Annabeth, gli occhi grigi fissi in quelli verdi dell’altro. “Fino ad ora tutti pensavano fossi io. Al Campo tutti mi trattano come fossi un’eroina, quando in realtà non ho nemmeno partecipato ad una sola impresa finora. Oppure come fossi una bomba che sta per esplodere. Tutti mi guardano quando c’è da prendere una decisione. A lezione di combattimento con la spada nessuno vuole mai sfidarmi, tranne Luke.” Arrossì nel pronunciare il nome del figlio di Ermes, ma Percy decise di fingere di non averlo notato.
La ragazza gli dette le spalle e si mise comoda, la testa sullo zaino: conversazione chiusa.
Anche Percy si stese, lo sguardo perso nel buio dell’autotreno, i pensieri che gli turbinavano nella testa confusi e veloci.
Pensò ad Annabeth, che per anni aveva dovuto sopportare il peso del mondo sulle spalle per vederselo tolto improvvisamente dall’arrivo di un fratello indesiderato.
Pensò a Grover e alla sua ricerca disperata di Pan.
Pensò allo loro impresa impossibile.
Ma più di tutto, pensò a sua madre.


* Da Il Ladro di Fulmini – Capitolo Tredici.


Note dell'autrice: un'altra ficlet su Il Ladro di Fulmini. Le prossime saranno ambientate, rispettivamente, ne Il Mare dei Mostri, La Maledizione del Titano, La Battaglia del Labirinto e Lo Scontro Finale. In ognuna noterete — almeno spero — un cambiamento nel rapporto tra Percy e Annabeth, si avvicineranno e cominceranno a considerarsi fratelli.
 
   
 
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