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Autore: fra_eater    07/01/2014    2 recensioni
(...) “Ma si tratta pur sempre di un marine! Siamo certi di poterci fidare?”
“Dobbiamo tentare per salvare Rufy e Zoro!”
“Rufy è stato catturato per proteggere me”
“Non angosciarti Nami- swan, ci riprenderemo sia lui che il marimo”
“Il problema maggiore rimane convincere quella donna”
cosa succederebbe se Zoro e Rufy, idue combattenti più forti, fossero arrestati dalla Marina? ovviamente i loro compagni si lancerebbero al loro salvataggio, dovendo chiedere, però l'aiuto di due persone "particolari"
Genere: Azione, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boa Hancock, Mugiwara, Tashiji, Un po' tutti | Coppie: Rufy/Nami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nami si portò una mano d’avanti alla bocca per trattenere i singhiozzi e il tremulo.
Aveva raccontato alla principessa serpente tutto quello che era accaduto, omettendo solo lo stratagemma del bacio: era una cosa che voleva tenere per sé.
Boa Hancock aveva accolto le due ragazze circondata da tutte le sue guerriere e le aveva subito interrogate sul loro rapporto con il suo adorato Rufy e su cosa fosse successo al suo futuro sposo.
Quando fu informata che due donne, di cui una che affermava di essere il primo ufficiale del suo amato, si erano presentate d’avanti alla sua nave per parlare del suo amore molti pensieri le vennero alla testa; il primo fu che Rufy l’avesse mandate a cercarla per chiederle la mano, ma, essendo troppo timido, avesse mandato avanti le due donne.
 Ma quando vide la ragazza con in mano il cappello tanto amato da Rufy, capì che doveva essergli successo qualcosa: lui non avrebbe mai lasciato così leggermente il suo cappello.
“Noi abbiamo un piano” continuò la donna dai capelli neri che disse di chiamarsi Nico Robin  e che un tempo era stata il braccio destro dell’ ex- membro della flotta dei sette Crocodile
“Ma abbiamo bisogno di lei”
“Farò qualsiasi cosa per salvare il mio amore” si precipitò a dire la donna cullandosi nel pensiero che, se Rufy l’avesse vista pronta a salvarlo, si sarebbe convinto che lei era la compagna ideale per lui.
“Allora” disse la ragazza dai capelli rossi, asciugandosi le lacrime con il palmo della mano “ci aiuti a infiltrarci sulla nave dei marines usando la sua influenza sul governo”
 
Tashigi ascoltò il discorso della piccola renna in silenzio. Gli raccontò di come aveva lasciato il capitano e la navigatrice, di come aveva incontrato lo spadaccino e portato da loro e di come incomprensibilmente i due avevano deciso di farsi arrestare e riferì anche parti del racconto di Nami: di come Rufy si fosse sacrificato per lei e di come Zoro l’avesse aiutato a coprirla.
I Mugiwara l’avevano portata in un bar piuttosto affollato per tranquillizzarla: la clientela era per di più di Marine e civili, nessun pirata a parte loro quattro.
“Non capisco cosa vogliate da me!” disse alla fine il capitano di vascello.
 Non ne era a conoscenza dell’arresto di Zoro anche se era avvenuto diverse ore prima, fremeva dalla voglia di assicurarsi che stesse bene,di vederlo,  ma doveva pur mantenere l’apparenza.  
“Madama” il cuoco continuava a fare lo sdolcinato “noi la stiamo solo informando che verremo a riprenderci i nostri compagni!”
“Non solo questo” il buffo scheletro prese la parola “Lei è l’unica che può farci un favore: deve evitare che vengano avvisati gli ammiragli”
“Che cosa?” non riusciva a capire “Io sono un Marine, non posso assecondare le richieste di pirati! E quei due sono dei pirati molto pericolosi che meritano di essere giustiziati”
Il ragazzo con il nasone finì di sorseggiare la sua birra “Ci siamo rivolti a lei facendo appello al suo affetto per Zoro” disse “Credevo che volesse essere lei quella che lo avrebbe catturato dopo un regolare duello di spade. Ma si vede che mi sbagliavo”
Si alzarono dal tavolo, Tashigi li fissava perplessa “Che state facendo?” chiese.
“Noi salveremo i nostri compagni” rispose Sanji “volevamo solo avvisarla”.
 
Robin era uscita a chiamare Franky, lasciando Nami da sola con Hancock per spiegarle il loro piano. Avevano ottenuto il permesso di far salire anche il resto della ciurma, seppur uomini, sulla nave delle Kuja.
Boa Hancock scrutava pensierosa la ragazzina di fronte a lei.
 Lunghi e mossi capelli arancio, gambe magre con pantaloni a vita bassa, un seno abbondante stretto in un bikini rosso a fiori bianchi, un tatuaggio con una strana fantasia sulla spalla sinistra.
 La ragazza continuava a stringere tra le dita affusolate il cappello del suo amato Rufy, non lo lasciò neanche quando le venne ordinato di farlo, facendo montare su tutte le furie l’imperatrice.
 Hancock osservò il braccialetto dorato e il log pose al suo polso: quella ragazza ricopriva sicuramente anche il ruolo di navigatore sulla nave del suo adorato. Ed era per lei che il suo amato si era fatto arrestare ma, per quanto si sforzasse, non vedeva niente di speciale in quella insulsa ragazzina per giustificare il gesto del suo adorato di sacrificare la propria libertà.
“Parlami del tuo rapporto con Rufy” ordinò austera la principessa serpente.
La navigatrice la guardò dapprima stupita, poi arrossì vistosamente “Lui è mio amico” disse
“E poi?”
“Sono in debito con lui”
“Per quale motivo ?”
“Ha salvato me e il mio villaggio alcuni anni fa, ed oggi ha impedito che venissi arrestata”
“Cosa sei per lui?” Hancock scrutava seria la ragazza, voleva leggere anche la minima traccia di menzogna nei suoi occhi.
“Sono il suo navigatore” rispose la ragazza, fiera “E nient’altro”
Nami sapeva che non è oro tutto ciò che luccica e nonostante la bellezza e la classe che trasmetteva ogni poro di quella donna, sentiva dentro di sé che non le era amica, non si fidava di lei al punto da rivelarle il forte legame che sentiva per il suo capitano.
“Va bene” disse l’imperatrice, alzandosi mettendo in mostra la sua alta e snella figura. Era molto più alta di Nami e aveva un seno decisamente più grande sia di quello della navigatrice che di quello di Robin.
“Parlami del vostro piano” ordinò.
 
Tashigi sbattè rumorosamente la porta della cabina in cui si trovavano i suoi soldati “Per quale motivo” urlò “non sono stata informata immediatamente della cattura di Roronoa Zoro e Monkey D. Rufy?”
I militari, abituati a vedere il loro capitano sempre dolce e gentile, rimasero shoccati da questo suo comportamento “Gli abbiamo consegnati al viceammiraglio Smoker”
“Cavolo” commentò la ragazza, sapeva che era inevitabile che passassero dalle mani del suo superiore ma era comunque preoccupata per loro, per lui…
“Sono stati avvisati gli ammiragli o il grandammiraglio?” chiese ai suoi soldati
“Stavamo per farlo” rispose uno dei soldati, con un lumacofono in mano.
“Avvisate il viceammiraglio Garp, invece” ordinò lei “Me ne prendo io la responsabilità”, detto questo uscì di corsa, andando verso la cambusa, dove tenevano le prigioni di agalmatonite.
 
Smoker sedeva di fronte alla gabbia dove erano richiusi due dei suoi più odiati ricercati, non gli sembrava vero che fossero ammanettati e chiusi dietro le sbarre.
Il viceammiraglio fumava tre sigari contemporaneamente, visibilmente nervoso: i conti non quadravano.
 Perché due delle undici supernove si erano fatti arrestare così facilmente? Dov’era il resto della ciurma? Perché stavano ridendo incuranti della loro situazione?
“Ehi, fumoso!” il ragazzo di gomma richiamò l’attenzione dell’uomo.
“Che vuoi?” sbuffò il militare, sempre tenendo lo sguardo fisso sulla gabbia, “Ho fame!” rispose il pirata. Smoker alzò gli occhi al cielo, era la terza volta che il prigioniero continuava a chiedere cibo e lo otteneva, ma stava veramente mettendo a dura prova la dispensa dei marines e anche la sua pazienza.
“Pensi solo a mangiare?” sbuffò il militare.
“Non è in grado di fare altro” rispose l’ex cacciatore di taglie, sbadigliando.
“Ora che ci penso” disse Smoker “Che fine ha fatto il tuo cappello, moccioso?”
“Non te lo dico” rispose Rufy, facendogli la linguaccia.
La porta si spalancò e Tashigi entrò trafelata, inciampando continuamente.
Zoro si inorridì : odiava stare nella stessa stanza con Tashigi; la ragazza le ricordava troppo la sua amica d’infanzia morta tanto tempo prima.
 “Guarda” disse Rufy come un bambino meravigliato “la donna spadaccino”.
Tashigi si alzò, togliendosi la polvere dagli abiti “Sono venuta a conoscenza della loro cattura, complimenti signore!” disse sorridente al suo superiore, evitava di guardare verso le sbarre: aveva paura d’incrociare lo sguardo dello spadaccino.
“Ma quali complimenti” sbottò Smoker buttando un’enorme quantità di fumo ed alzandosi in piedi “Quelli idioti hanno usato i nuovi proiettili in dotazione che avevo proibito” , la ragazza lo guardò  interrogativa, lui sbuffò “Quei proiettili” spiegò “rilasciano amalgatonite direttamente nel sangue. Abbiamo dovuto operarlo”
Rufy regalò un enorme sorriso ai due militari. Smoker continuò “È fortunato ad avere una forte resistenza ai veleni, un uomo normale sarebbe morto sul colpo”
“Non sottovalutateci” disse sprezzante lo spadaccino con un risolino di scherno.
“E i loro compagni?” chiese Tashigi, sempre evitando di guardarli “Non crede che verranno a riprenderli?”
“Ho dato disposizioni che chiamassero gli ammiragli” rispose il suo superiore “Non avranno scampo con loro”
“Non verranno” disse la ragazza, abbassando lo sguardo e sistemandosi gli occhiali “Ho ordinato di chiamare il viceammiraglio Garp”
“Che cosa?” chiese Smoker, certo di aver capito male. Tashigi non era tipo da fare di testa sua.
“Ho pensato che fosse più sicuro” disse la ragazza “è molto più ragionevole degli ammiragli”
Smoker non rispose. Stava soppesando le parole della ragazza. C’era qualcosa che non andava, ma cosa?
“Signor Smoker”
“Dimmi”
“Posso avere le spade di Zoro?”  chiese la ragazza arrossendo.
“Le mie spade no!” gridò lo spadaccino, cercò di alzarsi, ma le manette alle caviglie e ai polsi gli impedirono di farlo. Per la prima volta Tashigi lo guardò “Le metterò nella mia cabina, òa porta accanto a questa”
“So dove si trova la tua cabina” sbottò Smoker “Puoi prenderle” disse indicando il tavolo su cui erano posizionate le tre katana.
La ragazza non le prese subito, continuava a scambiarsi sguardi mesti con lo spadaccino; lo stava aiutando e il sorriso che improvvisamente lui le rivolse le fece capire che aveva compreso le sue intenzioni e gli indizi che aveva lasciato nel suo discorso.
“Viceammiraglio. Capitano” un soldato era appena entrato, interrompendo l’alchimia di sguardi che si era creato tra il prigioniero e il capitano e i tentativi di Smoker di decifrare quelle occhiate “Che vuoi?”” grugnì quest’ultimo, infastidito.
“C’è una guerriera Kuja sul ponte”.
 
Nico Robin stava lottando contro il desiderio di spezzare il collo a tutti quei soldati che la guardavano languidi. Vedeva chiaramente che la stavano spogliando con gli occhi e la cosa la infastidiva. Non le piaceva essere sotto tutta quella attenzione, specialmente se si trattava di soldati.
Per fortuna la maschera che le aveva procurato Hancock l’aiutava nella sua messa in scena, doveva solo stare calma e fingersi una Kuja.
Smoker arrivò con il suo solito passo spedito e fissava la nuova arrivata con fare sospetto.
“Che diavolo vuoi?” disse sgarbatamente.
Nico Robin gli consegnò una lettera che l’uomo non degnò minimamente di uno sguardo
“Non mi interessa leggere, dimmi perché sei qui”
Robin corrucciò le labbra, era davvero un uomo impossibile “L’imperatrice Boa Hancock avvisa di essere venuta a conoscenza della cattura dei pirati Monkey D. Rufy e Roronoa Zoro ed annuncia la sua visita per domani” si era sforzata di alterare la voce per non farsi riconoscere; lanciò un’occhiata a Tashigi che era comparsa alle spalle di Smoker “Chissà se ci ha aiutati” pensò, poi si rivolse nuovamente a Smoker “Con permesso” disse dandogli le spalle e dirigendosi verso la passerella con passo spedito.
“Non ho detto che ha il permesso di salire  a bordo di questa nave” tuonò il viceammiraglio.
Robin non si voltò “La mia signora non ha bisogno del permesso di nessuno” disse con fare austero e lasciò la nave, portandosi dietro altre occhiate languide.
Grazie a lei, nessuno si accorse che Usopp e Franky erano sui tetti dei palazzi di fronte a cercare il punto migliore per attaccare la nave militare dall’alto.
Il piano aveva inizio.
  
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