Capitolo 3 – L’arrivo alla Tana
Ovvero La
stupidità dilaga
Il ragazzo la fissò
con uno sguardo indecifrabile.
-E quindi..?
Hermione lo fissò
con uno sguardo sbalordito.
-Come E quindi? ?!
Guarda che abbiamo appena scoperto da dove cominciare a cercare!
-In realtà, secondo
me, ho appena trovato un nuovo casino in cui infilarmi. Dopotutto, non hanno
cercato di uccidermi abbastanza spesso. Perché non andare direttamente da
Voldemort, già che ci sono? Tanto continuando così mi ammazzerò da solo…
La ragazza assottigliò
gli occhi e gli rispose aspramente.
-Tanto per
cominciare TU non ti infilerai in nessun nuovo casino, non da solo perlomeno.
Da quando sei diventato così acido? Ti incazzi come una belva con Malfoy quando
fa così ma noto che tu stai facendo proprio lo stesso. La notorietà ti sta
dando alla testa?
Harry si ritirò su
se stesso accusando il colpo. Essere accusato di somigliare a Malfoy era un
colpo basso. Fin dalla prima volta in cui si erano incontrati, da Madama
McClan, c’era stato qualcosa a cui non aveva saputo dare nome; al secondo
incontro, nell’atrio della scuola, ancora non ci era riuscito, per quanto una
sensazione forte c’era stata. Irritazione per come aveva trattato il suo nuovo
amico, Ron; certo era che lui aveva risposto in malo modo, cosa inusuale per
lui, sempre così educato con le persone che non conosceva.
Non aveva mai
capito quell’emozione che si scatenava violenta nel suo petto quando lo vedeva
arrivare, sempre impeccabile, sempre al centro dell’attenzione, sempre
attorniato dai suoi due gorilla e da quella specie di gallina in gonnella
qual’era Pansy Parkinson.
Avendo riconosciuto
come profonda irritazione tutto questo era arrivato alla soluzione che tutto
quello strano miscuglio di sentimenti che provava erano odio e ira verso quel
ragazzo che era tanto diverso da lui. Non solo per l’aspetto fisico, tanto
biondo e chiaro quanto Harry bruno e scuro, soprattutto per come vedevano il
mondo.
Forse anche perché
Harry era ingenuo, un ragazzino insomma, che non riusciva a vedere la realtà senza
avere gli occhi foderati di salame.
Draco questa cosa
non poteva sopportarla, lo mandava letteralmente in bestia quanto quel bambino,
al primo anno, ancora sperduto in un mondo completamente sconosciuto, fosse in
grado di credere a qualunque cosa gli propinassero, completamente imbecille di
fronte alla vita, che lui aveva già sperimentato, purtroppo, in tutte le
sfaccettature più orrende e macabre che si possono immaginare.
Lui era un Malfoy,
e come tale doveva comportarsi e vivere.
Suo padre non avrebbe
tollerato nessun tipo di errore.
Harry abbassò la
testa e fissò assorto lo sguardo fuori dal finestrino, pensando a quello che
stava diventando la sua vita, con quel nuovo danno da riparare.
Prese tra le dita
il ciondolo di ferro battuto e un piacevole calore si spanse sotto i suoi
polpastrelli, come gli capitava sempre quando lo prendeva in mano.
Hermione lo fissò
con un sospiro, pentendosi amaramente di quelle parole che aveva detto per
rabbia. Cercava solo di aiutarlo e lui finiva sempre per rinchiudersi a riccio.
Poteva capire perché lo faceva ma non lo scusava.
Erano amici, erano
una squadra e non lo avrebbero abbandonato.
Gli mise una mano
sulla testa e appoggiò la fronte a quella massa disordinata di capelli scuri.
Prese fiato per cominciare a parlare ma lui la precedette.
- Scusa, non volevo
essere così acido. È solo che non voglio che vi facciate male. Finora non vi ho
procurato che guai. Guarda Ron che l’hanno scorso si è beccato una vasca piena
di cervelli addosso e tu… Ti ho creduta morta per almeno cinque minuti. Non ti
muovevi, sembravi non respirare. Come credi che mi sia sentito in quel momento?
Avevo già perso tutti quelli che amavo, di lì a qualche minuto avrei perso
anche l’unica persona di famiglia che avevo. Rischiare di perdere anche voi
sarebbe troppo. Troppo – bisbigliò lui.
Hermione si sentì
le lacrime agli occhi.
Non aveva mai
pensato a quello, pensava solo che avere qualcuno accanto non poteva fargli che
bene.
- Noi vogliamo
starti vicini, Harry. Vogliamo aiutarti. E se moriremo, moriremo vicino a te.
Non vogliamo essere allontanati solo perché tu hai paura di farti soffrire. Io
sapevo già che essere tua amica non sarebbe stato facile. Sei oggettivamente
perseguitato dalla sfiga, sei il pungine-ball preferito dell’essere più malvagio
del mondo magico, ti sei messo contro lo studente più potente della scuola e ti
fai odiare dal professore con più probabilità di ucciderti senza che nessuno se
ne accorga.
- Grazie, eh, mi
mancava un riassunto così stringato delle mie scelte. No, no, mi raccomando,
continua pure.
- Smettila di fare
l’offeso, effettivamente è così. Comunque, indipendentemente dalle scelte che
hai fatto, per quanto stupide possano essere, noi saremo sempre con te. Nel
bene e nel male.
- Una fregatura se
ci pensi, non credi? – Sghignazzò Harry.
La ragazza gli tirò
uno scappellotto in testa.
- Non fare il
saccente. Facciamo così, continuiamo il discorso quando arriviamo alla Tana,
così mettiamo al corrente anche Ron di quello che sta succedendo. E mi farai
vedere quel ciondolo.
Il moretto la
osservò attentamente, mentre un leggero rossore le colorava le guance al
nominare il loro comune amico.
- Ti piace, non è
vero?
Hermione arrossì
ancora di più e prese a torcersi nervosamente le mani.
- M-ma…Cosa dici?!?
Non è vero, è un nostro amico!!! Amico, CAPITO?
Terminò la frase
quasi urlando e Harry si tappò le mani con le orecchie.
- Avrei capito
anche senza sfondarmi un timpano.
Lei arrossì ancora
di più, diventando quasi del colore dei capelli di Ron. Quasi, eh.
- Comunque ti
conviene sbrigarti a confessarti, ricordi? Nel bene e nel male. Se
dovessi morire domani rischi di tenerti tutto dentro. Non è peggio?
La ragazza lo fissò
con uno sguardo sbalordito.
- Continuo a non
capacitarmi di questa tua strana vena sarcastica. Comincio a stupirmi che tu
sia stato smistato a Grifondoro.
- Oppure potrebbe
trovarsi un’altra ragazza – continuò lui imperterrito.
Hermione inorridì
al solo pensiero e si fece titubante.
- Allora…Pensi…Che
debba dirglielo.
- Sarebbe anche ora
– Rispose lui per tutta risposta e lei lo prese come un “Sì”.
Cominciò a fissare
fuori dal finestrino, pensando a come uscire da quella situazione così
imbarazzante, che le stava togliendo il sonno da quasi due mesi, da quando
aveva realizzato che senza Ron la sua vita era tristemente vuota.
Ma non sapeva
assolutamente come dirglielo.
Si addormentò
appoggiata alla spalla di Harry rimuginando ancora sulla questione.
~~~
L’arrivo alla Tana
fu annunciato dal fuggi-fuggi generale degli gnomi che, disturbati dal rombo
della macchina dei signori Granger, si erano nascosti o rifugiati nel ciarpame
che inondava il giardino dei Weasley. I due ragazzi in macchina, intanto,
continuavano beatamente a dormire uno sulla spalla dell’altro, beatamente
ignari del trambusto che stavano provocando in casa.
Un ragazzo, alto,
dinoccolato e con una folta capigliatura del colore del sole morente al
tramonto, si fiondò giù per le scale rischiando di rompersi il collo per finire
in giardino a guardare con occhi brillanti la macchina che aveva portato da lui
i suoi migliori amici. Harry e Hermione.
Soprattutto
Hermione.
La sua bellissima e
bravissima migliore amica, che gli faceva battere il cuore come nessun’altra.
Ma lei… Lei era così lontana…
Rigida e fredda,
come poteva stare con uno come lui?
Continuava a
rimproverarla per i compiti e per il Quiddich, proprio come sua madre.
Lo vedeva di sicuro
come un figlio.
E lui invece la
amava così tanto.
Così tanto da star
male.
Ma non poteva
dirglielo. Non voleva sentirsi dire “No”, non l’avrebbe sopportato. Preferiva
non dirle niente ma continuare a starle accanto piuttosto che rovinare tutto e
doverla non vedere più. Non vedere più il suo sorriso un po’ storto, la sua
risata troppo alta come chi non è capace di ridere, i suoi occhi di quel caldo
color cioccolato, in cui gli sembrava di annaspare come un pesce fuor d’acqua.
Si avvicinò
lentamente all’auto, continuando a seguire il corso dei suoi pensieri.
Arrivò all’altezza
del finestrino e quello che vide lo bloccò sul posto, una statua di sale con
l’espressione sconvolta e ferita.
Harry ed Hermione,
i suoi due migliori amici, abbracciati come due innamorati che dormivano con
espressione serena. Harry, il suo compagno, il suo amico, il suo confidente.
Hermione, la sua Hermione, il suo raggio di sole.
Insieme.
Strinse i pugni
trattenendo la voglia di rompere il vetro e strozzare quello che una volta era
suo amico. Strinse gli occhi trattenendo la voglia di piangere per quella che
una volta era il suo vero amore.
Si girò, rigido
come un pezzo di marmo, cercando di capire perché le cose a questo mondo
andassero in quel modo.
Si allontanò dalla
macchina senza nemmeno disturbarsi a svegliarli, diretto verso la sua camera,
deciso a lasciar stare quelli che, a sua prima impressione, erano i due nuovi
piccioncioni.
Aveva bisogno di
elaborare la cosa.
Se Hermione era
felice avrebbe rispettato la sua scelta ma non avrebbe martoriato ulteriormente
il suo cuore sopportando anche la sua presenza.
Continua…
Mi scuso con tutti per il mostruoso ritardo ma era un periodo pienissimo…Tra esami, feste varie(Tra cui 5 compleanni, una comunione e due cresime) e i vari impegni a cui devo per forza fare presenza ( Gestire a metà con mia mamma una casa con 6 persone >_>) Comunque spero di aggiornare il prima possibile^^
Grazie a chi
commenta e a chi legge^^
E grazie anche
a chi mi ha inserito nei preferiti^^