Yoooooo minna!
Finalmente sono qui! Vi lascio solo al capitolo che spero davvero vi
piaccia
dato che io sono molto soddisfatta! Un grazie ad Andry che mi ha
sopportato, lo
ha letto in anteprima per darmi un giudizio e mi ha aiutato a
correggere alcuni
dialoghi dei capitoli indietro!
Gelosia
e Verità
Era ormai
mezzogiorno passato quando i ragazzi iniziarono ad aprire gli occhi,
circondati
da profonde occhiaie per la notte insonne. Dopo la vittoria contro
l’esercito,
si erano messi subito in marcia per mettere più distanza
possibile tra loro e
il castello e avevano camminato fino all’alba lungo le coste
del lago,
arrivando dal lato opposto, dove si erano addormentati stanchi come non
mai;
tranne i vampiri che erano andati a caccia e poi avevano fatto la
guardia
durante il loro riposo.
Erano tutti
sdraiati in un piccola fascia erbosa al limitare della riva sabbiosa
del lago,
vicini alle braci di un fuoco fievole tenuto vivo dai vampiri e avvolti
nei
loro mantelli e nelle coperte che Miel aveva tirato fuori dalla borsa
per stare
al caldo; al contrario dei primi giorni di viaggio non c’era
più una linea invisibile
a dividere la zona dei ragazzi e quella delle ragazze, ma erano
tranquillamente
mischiati. Anche perché le ragazze si sapevano difendere
benissimo da sole.
Asuna,
abituata ad alzarsi presto la mattina, fu la prima a riprendersi
completamente
e dopo aver guardato divertita le sue amiche che si alzavano come morti
viventi, Miel in particolare, chiese a Fantasy l’occorrente
per preparare un buon
caffè e del latte per tutti, mentre Aria la aiutava cercando
i biscotti e Osgal
si scambiava fredde occhiate con Ashuros, seduto a debita distanza.
Dopo dieci
minuti in cui la ragazza scaldava le bevande al centro del cerchio che
i
ragazzi imbambolati e affamati avevano inconsapevolmente formato
intorno a lei,
ognuno ebbe tra le mani la sua colazione.
“E
ora?
Cosa si fa?” chiese Giada, interrompendo per prima quel
silenzio sonnolento che
regnava tra loro.
“Dormiamo…”
mormorò Miel cadaverica prima di cadere a peso morto
all’indietro con un
biscotto in bocca per metà, sotto lo sguardo scioccato della
maggior parte dei
presenti.
Ed si
limitò a scuotere la testa, prima di iniziare a litigare
tramite occhiatacce
con Amane per chi avrebbe bevuto il bis di caffè.
“E i
tuoi
allenamenti?” la pungolò Amlach, mentre riempiva
un’altra ciotola di latte per
Akiko, la terza per la precisione.
Un mugolio
si alzò lamentoso dal mantello blu.
“Credo
stia
dicendo che non gli interessa e che vuole solo dormire!”
tradusse ridacchiando
Aria, leggendogli la mente, mentre Eran iniziava a ridere.
Allora
Yelle e Gigi, scambiatasi un’occhiata complice e
completamente ripresesi dopo
il caffè, presero la rincorsa e con uno scattò si
lanciarono sulla ragazza.
“SVEGLIAAAAA!”
urlarono alla povera bionda, schiacciata a terra e con il famoso
biscotto incastrato
in gola, ma minimamente intenzionata ad alzarsi o aprire gli occhi.
“Certo
che
è testarda…” mormorò Akiko,
leccandosi i baffi di latte sorridente e porgendo
nuovamente la tazza ad Amlach, scioccato.
Vedendo che
non ottenevano grandi risultati, Yelle decise di passare
all’arma finale.
“Altrimenti
diciamo a Rey di svegliarti…” sussurrò
subdola all’orecchio della ragazza,
facendo ghignare la maggior parte dei presenti, dotati di un udito
sviluppato.
“Sono
sveglia!” balzò subito in piedi lei nel panico,
mentre i due geni del male si
rotolavano per terra dalle risate.
Persino
Osgal, che sembrava più rilassata del solito, rise
cristallina.
“Voi
siete
infide!” le accusò allora Miel risedendosi
imbronciata.
“Tornando
all’argomento di prima, cosa facciamo ora?” chiese
Eran curioso di conoscere il
prossimo obbiettivo.
I ragazzi
tornarono seri e Rey, che fino a quel momento aveva seguito confuso gli
strani scambi
di battute delle ragazze, estrasse dalla giacca la sua fidata mappa per
spianarla nell’erba davanti sé mentre tutti gli si
stringevano intorno.
“Il
nostro
prossimo obbiettivo è la capitale del Regno dei Nani:
Kibil-nâla.”
Spiegò indicando le
montagne sulla pergamena, “A quasi due settimane di cammino
da qui; anche se
poi dipende dalla velocità con cui ci spostiamo.”
“Dobbiamo
rubare la mappa a dei Nani?” chiese Shoichi mentre Ed
corrugava le
sopracciglia: i Nani non erano da sottovalutare, per niente; erano
molto più
scaltri degli umani, nonché testardi, orgogliosi ed
estremamente violenti. Il
combattimento corpo a corpo con loro era un’idea suicida,
anche per dei maghi,
dato che le loro armature resistevano a qualsiasi cosa, magia compresa.
“Sarebbe
una pazzia.” Rispose infatti Rey confermando i timori dei
ladri e dei generali
del gruppo, “Il pezzo di mappa che ci serve si trova nella
castello del re, Gabilgathol:
una fortezza in pietra impenetrabile, senza punti deboli o vie di fuga.
Inoltre
il sistema delle guardie è molto meglio strutturato dei
nostri e non abbiamo
possibilità di camuffarci: è impossibile, a parte
forse per Miel e Gigi, farci
scambiare per dei nani a causa dell’altezza. Per non parlare
dei nuovi
misteriosi re che sembrano guidare il popolo nanico: Dainvin e
Brynherkinher. Non so
nemmeno se siano i loro
veri nomi…suonano più come appellativi,
onorifici…Li convinceremo a
prestarcela.” Spiegò concentrato senza dar peso a
quello che aveva appena
detto, mentre gli altri lo seguivano senza perdersi una parola.
“Che.
Cosa.
Hai. Detto?!” sibilarono le due bionde saltando in piedi e
tirando in sincrono
un poderoso pugno sulla testa del ragazzo, che preso alla sprovvista
non riuscì
a schivarlo. Shi ghignò sadico all’indirizzo di
Gigi.
Le due stavano per passare
alle maniere forti
quando Aria le spiazzò.
“Ci
sei
stato.” Disse sorpresa con voce fioca guardando Rey stupita
ma senza vederlo
davvero; tutti si bloccarono e fissarono il biondo, anche Shi e Gigi
che si
stavano accapigliando perché il ragazzo aveva
“ghignato in un momento poco
opportuno”.
“Sì.”
Rispose lui secco dopo qualche secondo di silenzio, prima di abbassare
lo
sguardo e riprendere a osservare la mappa, “…molto
tempo fa e neanche allora
riuscì anche solo a vedere i due Re.”
Le maestose
e sfocate immagini che Aria aveva fin d’ora visto vorticare
nella mente del
ragazzo sparirono, lasciando posto all’immagine della cartina.
Una smorfia
si dipinse sul volto di Miel, scocciata: un altro punto interrogativo
che si
aggiungeva alla lista! Fantastico! Ma ricordandosi le parole che le
aveva
rivolto al Ballo e la promessa fattale, si costrinse a risedersi al
fianco del
biondo con un piccolo sbuffo. Tutti gli altri dopo qualche secondo di
esitazione si rilassarono nuovamente, chi più chi meno: Tara
non riuscì a
trattenersi dall’allontanarsi leggermente dal ragazzo e Osgal
strinse le labbra
in una linea sottile, piccata.
“Quale
strada ci convince prendere?” intervenne Jin con un sorriso,
spezzando il
pesante silenzio che era calato sul gruppo.
Rey
accennò
un sorriso in risposta, rilassando anche lui i muscoli che aveva
inconsciamente
contratto.
“Dobbiamo
continuare a seguire il lago fino a che non incontreremo la Men Losse,
la
grande strada che attraversa le montagne; da lì proseguiremo
nei boschi
costeggiandola fino a giungere al confine. Giunti al passo ci
inventeremo
qualcosa per convincerli a farci passare…”
“Di
questi
ultimi tempi lasciano passare molti meno forestieri, ma come
biasimarli? Meno
hanno a che fare con il nostre Re, meglio è per
loro.” Commentò Amlach cupo
mentre Shi annuiva.
“Questo
lasciatelo a me!” esordì Jin sorprendendo tutti,
con un sorriso convinto.
“Cos’hai
intenzione di fare?” chiese Ashuros incrociando le braccia e
scrutandolo come a
volergli carpire il segreto dall’anima.
“Direi
che
è ora di svelarvi un mio piccolo
segreto…” ridacchiò lui prima di
alzarsi in
piedi e, tanto veloce che le ragazze non ebbero il tempo di chiudere
gli occhi,
si tolse la camicia.
Sotto di
esse brillava alla luce del sole una cotta in maglia finissima che
sembrava
fatta di argento liquido.
“Mithril!”
esclamò Ashuros riconoscendo il pregiato e rarissimo
materiale, “Come l’hai
avuta?” chiese, non capacitandosi del fatto.
“È
uno dei
lasciti di mio padre prima di scomparire; è fabbricata dai
nani per le persone
che stimano o per i loro amici, ci faranno entrare se gliela
farò vedere. E
chissà… magari scoprirò un
po’ di più sul mio vecchio.”
spiegò con un sorriso
mesto risedendosi e rinfilandosi la camicia; alla vista di quella
espressione,
Asuna non riuscì a non farsi prendere dalla tristezza per
lui e un’ondata di
dolcezza sembrò sgorgarle dal cuore, così
appoggiò una mano su quella di Jin e
gli rivolse quello che sperava fosse un sorriso confortante.
Il ragazzo
parve sorpreso ma subito si rallegrò del gesto ed
esibì il suo migliore
sorriso, stringendo la piccola mano della guardia, che
arrossì, nella sua.
Gli altri
fecero finta di non vedere e cominciarono a preparare le proprie cose,
pronti
per incamminarsi.
Dopo alcuni
minuti erano tutti pronti e ridendo e scherzando si avviarono lungo la
riva del
lago; camminarono all’ombra del bosco, tra la riva e gli
alberi, fino a
pomeriggio inoltrato, di buona lena, fermandosi solo per una breve
pausa pranzo.
Il carro
del sole stava iniziando a discendere nella volta celeste, quando Yelle
si
fermò all’improvviso e si lasciò cadere
per terra all’indietro.
“Basta!”
mugugnò
incrociando le braccia, mentre tutti si fermavano e la guardavano
perplessi.
Accanto a lei si lasciò cadere sdraiata Gigi insieme ad
Akiko, subito seguite
da Miel.
“Non
potremmo fermarci per oggi? Siamo ancora stanche da
stamattina!” supplicò Akiko
facendo gli occhioni dolci ad Amlach, che guardò
dall’altra parte imbarazzato.
“Mmh…
potrebbe essere pericoloso…” osservò Ed
guardando anche la altre ragazze
sedersi esauste; ma dopotutto avevano camminato senza lamentarsi per
tutta la
giornata e la notte prima l’avevano passata in bianco;
perfino Amane gli
sembrava sul punto di collassare.
“Potremmo
fare il bagno!!” propose eccitato Hiroshi guardando
l’acqua blu poco più in là.
Tutti i ragazzi parvero illuminarsi, a parte Ashuros ovviamente.
“Questa
è
un’ottima idea!” si congratulò Jin
dandogli una pacca sulla spalla e contagiando
con la sua allegria tutto il gruppo; l’idea di un bagno
fresco nell’acqua
cristallina alettava chiunque: divertimento e relax allo stesso tempo.
Perfino
le ragazze per un attimo guardarono speranzose il lago, ma ben presto
si
ricordarono cosa implicava…
“Non
ci
pensiamo neanche pervertiti!” sbottò Gigi
guardandoli malissimo e tirandosi a
sedere, mentre le guance gli si imporporavano e con le braccia si
copriva come
se la volessero spogliare con la forza.
Per un
attimo ci fu un silenzio imbarazzato tra le due fazioni, dato che anche
i
ragazzi avevano realizzato la sconveniente situazione.
“Non
vi
preoccupate, ho io la soluzione!” svelò allegro
Rey accucciandosi di fianco a
Miel, che indietreggiò inorridita, “Mi puoi
passare la borsa?” chiese con un
sorriso da orecchio a orecchio, mentre gli altri seguivano le sue mosse
perplessi e Miel gliela tendeva diffidente.
“Vedete,”
iniziò a spiegare infilandosi nella borsa, “Quando
Akane mi ha chiesto di
spiegarle che percorso avremmo seguito ed ha scoperto che saremmo
passati
vicino al lago, mi ha dato questi strani vestiti che ha detto essere
una delle
invenzioni che portarono gli Altri durante la Grande Catastrofe; sono
di una
stoffa particolare e permettono di fare il bagno senza rimanere
completamente
nudi, sono molto rari e me ne ha dato uno a testa. Li ha chiamati
costumi da
bagno!” terminò orgoglioso riemergendo da
quell’abisso senza fondo con un
mucchio di stoffa colorata in mano.
Un coro di
sorpresa si levò dagli spettatori, perfino Tara ne aveva
soltanto sentito
parlare dalla nonna.
“Ci
sono
anche i nomi!” commentò vedendo e che
c’erano dei cartellini attaccati ai vari
indumenti e iniziando a distribuirli.
Le ragazze
li osservarono prima curiose, poi iniziarono a diventare diffidenti e
infine
arrossirono di botto.
“Ma
sembra
intimo!!” commentò Amane esprimendo il pensiero di
tutte.
“Io
non lo
metto!” annunciò Tara decisa incrociando le
braccia.
“Stai
scherzando vero?!” chiese Shoichi allucinato, “Tu,
ieri, quando ti sei
ritrasformata sei rimasta nuda! NUDA! Ma non hai fatto una piega, non
sei
nemmeno arrossita! Ti sei rivestita basta!” ululò
Shoichi arrossendo al
ricordo, e lui non arrossiva mai.
“È
diverso.
Quello è normale, fa parte della mia natura.”
Commentò pacifica Tara, quasi
scioccata da come il ragazzo che si batteva una mano contro la fronte,
non
capisse un ragionamento così lineare.
“Dai
ragazze!” le pregò Jin con un sorriso entusiasta,
ma da loro si alzò un coro di
proteste.
“Tsk!
Fate
come volete!” si arrese Amlach prima di incamminarsi verso il
bosco, “Io vado a
cambiarmi.” Avvisò, mentre gli amici lo seguivano.
Le ragazze
rimasero per qualche secondo in silenzio a osservare combattute i
costumi che
stringevano tra le mani, con le guance rosse.
“Abbiamo
fatto la cosa giusta, vero?” chiese Akiko titubante.
“Certo!”
rispose severa Osgal ma senza staccare gli occhi dal suo costume.
“N-non
è
dignitoso…” continuò Aria torturando la
strana stoffa.
Il silenzio
calò nuovamente e si udiva solo l’infrangersi
delle piccole onde contro la
spiaggia dorata.
“Sono
comodissimi!” l’urlo entusiasta di Hiroshi fece
sobbalzare le ragazze e neanche
trenta secondi dopo sfrecciò il suddetto ragazzo con degli
strani pantaloni
bianchi tagliati al ginocchio diretto verso l’acqua.
“Non
ha
tutti i torti!” gli diede corda Jin, superando le ragazze
stiracchiandosi,
mentre Asuna sentiva il volto andare a fuoco alla vista dei muscoli
definiti
del ragazzo che avanzava indisturbato nel suo costume nero dai ricami
rossi.
Era anche meglio di quanto ricordasse, dovette ammettere a malincuore.
“Non
vedevo
l’ora di un bel bagno, tu no Amlach?” chiese Eran
camminando sulla sabbia calda
insieme al licantropo, il cui fisico statuario messo in mostra
dall’indossare
solo un costume nero con ricami tribali, riuscì a far
spalancare la mascella ad
Akiko, che gli sorrise raggiante.
Osgal non
mosse un muscolo né arrossì in alcuno modo mentre
i suoi occhi seguivano come
calamitati l’amico nei suoi bermuda grigi.
“Eddai
Ashuros! Ci siamo cambiati tutti!” la voce di Rey, tinta di
rimprovero misto
divertimento, raggiunse le orecchie di Miel, che continuò a
guardare fissa il
lago dove gli altri si erano già lanciati.
“Lascia
perdere Rey…” mormorò Ed avanzando
calmo, fingendo di non aver visto l’occhiata
imbarazzata che Amane aveva lanciato al suo costume viola scuro, quasi
tendente
al nero, prima di rigirarsi.
“Dovresti
lasciarti andare!” ghignò Shi incrociando le
braccia nude dietro la testa prima
di guardare Gigi, ostinatamente voltata, “Ehi Gigi non dici
niente del mio
costume?!” le chiese perfido.
“CHE
COSA
VUOI CHE ME NE FR…” iniziò a urlare la
bionda piccata girandosi e così cadendo
nella trappola dell’elfo, che ghignò soddisfatto
nel vedere gli occhi sgranati
della ragazza percorrere il suo fisico slanciato passando per i bermuda
rossi e
i pettorali definiti.
“Ah…
ehm…”
iniziò a balbettare imbarazzata facendo scoppiare a ridere
il ragazzo che
sorpassandola le scompigliò i capelli con una mano.
“Sei
proprio sicura di non voler venire?” il viso di Rey si
materializzò davanti
agli occhi di Miel, che d’istinto plasmò un
pugnale nero.
Due
pensieri nella sua testa: troppo vicino. Troppo scoperto!
Davvero non
poté fare a meno di ammirare il fisico slanciato ma
muscoloso del ragazzo, che indossava
solo dei bermuda blu scuro.
“S-sul
mio
cadavere!” sibilò distogliendo lo sguardo e
rafforzando la presa sull’arma.
Stava
già
pensando a cosa fare se fosse passato alla forza quando lo
sentì sospirare,
prima di posarle una mano sulla testa e poi raggiungere gli altri
già in acqua.
Da quando
la sua mano era così grande?
“Sembrano
divertirsi…” mormorò Aria distogliendo
lo sguardo da tutti i cuccioli
addormentati poco più in là con Charlotte di
guardia.
“Già…”
annuì Akiko vedendo tutti i ragazzi azzuffarsi con Ashuros
finché non
riuscirono a sollevarlo di peso e lanciarlo in acqua vestito, prima che
Charlotte, che urlava bionica con la spada sfoderata contro Hiroshi,
potesse
fermarli; a quel punto il ragazzo si tolse tutto tranne i pantaloni e
si rassegnò
all’idea di un bagno con gli scalmanati, facendo realizzare a
Yelle, forse per
la prima volta, che Ashuros era davvero un bellissimo ragazzo.
Unanimemente
le ragazze sospirarono nel guardare i loro compagni che iniziavano una
gigantesca battaglia in acqua.
Non erano
neanche passati dieci minuti, che le cose per loro peggiorarono
drasticamente:
un canto melodioso da incantare una roccia si diffuse
nell’aria serale, come
vento primaverile; dal centro del lago nuotarono verso i ragazzi donne
di
eterea bellezza, dai
lineamenti fini e
ipnotici, lunghi capelli di ogni sfumatura di blu e verde intrecciati
con perle
e coralli, la pelle liscia, chiara e traslucida come la luna, il seno
abbondante che straripava dalle conchiglie usate per coprire il minimo
indispensabile
e la coda squamata e sinuosa che fendeva elegante l’acqua.
Sirene.
“Cosa
ci
fanno dei ragazzi carini come voi qui da soli?”
ridacchiò una di loro dai lungi
capelli azzurri e il sorriso malizioso, tracciando un cerchio sul cuore
di Rey,
che sorrise ma con una mano spostò il dito della ragazza.
“Siete
soli?” chiese un’altra dai capelli violacei
prendendo per un braccio Amlach che
alzò un sopracciglio perplesso ma accennò un
sorrisetto.
“Non
preoccupatevi vi facciamo noi compagnia!!” dissero con voce
flautata due sirene
gemelle dagli occhi blu e i capelli verde acqua strusciandosi contro
Jin, che
le guardò con un sorriso ebete.
Le donne
erano il suo punto debole: stava già cedendo. Non che gli
altri fossero messi
meglio, in trenta secondi erano tutti tra le grinfie delle sirene: Ed
non
sembrava molto contento ma non riusciva a scollarsele di dosso, Hiroshi
invece
non faceva che gioire infantile e cercare di convincerle a entrare nel
suo
harem, Eran cercava di comportarsi da galantuomo e non da maniaco allo
stesso
tempo però senza offenderle o essere rude, Shoichi era il
solito don giovanni e
faceva strillare le sirene deliziate e Shi ghignava malizioso,
interiormente
terrorizzato dalla prospettiva di scatenare la loro furia.
“Posso
fare
qualcosa per te?” sussurrò una sirena dalla chioma
blu notte e la voce profonda
appoggiandosi ad una spalla di Ashuros, il quale la osservò
per lunghi istanti
con i suoi occhi rubino che ardevano, tanto da accendere il desiderio
della
sirena con una fiamma; peccato che non sapesse che ciò a cui
stava pensando il
ragazzo in realtà fosse la quantità di energia
che il suo sangue gli avrebbe
procurato e come farne la sua cena senza scioccare, troppo, gli altri.
Peccato che
tutte queste cose, sia perché i compagni erano molto lontano
da riva sia perché
erano troppo prese dai loro pensieri tormentati, le ragazze non le
potevano
sapere.
“Sirene!
Disgustose!” sibilò Amane, che dopo le fate erano
le creature che più aborriva;
che razza di sirene dai facili costumi a strusciarsi così
contro Ed, nemmeno lo
conoscevano! E tra l’altro: perché lui non le
allontanava!?!
“Davvero
indecenti…” mormorò schifata Gigi,
mentre non si perdeva un singolo movimento
di Shi, che vedeva intento a ghignarsela allegramente con quelle oche.
Asuna si
limitò a guardare triste e allo stesso tempo frustrata Jin!
E lei che pensava
che fosse un bravo ragazzo: era solo un pervertito! Come aveva fatto
a… Il
pensiero di Asuna si interruppe a metà mentre lei arrossiva
furiosamente
stringendo le nocche.
“Io
non
sono irritata. Io non sono irritata. Io non sono
irritata…” iniziò a ripetersi
Tara guardando il braccio delle sirene intorno alla vita di Shoichi,
mentre le
punte dei capelli diventavano sempre più chiare.
Osgal
ringhiò sorprendendo Aria, che era intenta a guardare mesta
Hiroshi.
“Osgal!
Non
è che tu sei…?” iniziò a
insinuare ma la vampira spalancò gli occhi imbarazzata
e la interruppe.
“Non
dire
sciocchezze! Semplicemente non sopporto le
sirene…” mormorò tornando a
osservare Eran, la mano che accarezzava la spada.
“Perché
si
comporta così…” mormorò
Yelle crucciata attorcigliando fili d’erba intorno alle
dita. Non capiva: perché Ashuros guardava così
quella sirena?! Lei l’aveva
fatto ridere, ma non l’aveva mai guardata così.
“Idiota!”
sbuffò Miel in direzione di Rey, che a lei pareva stesse
flirtando amabilmente;
e pensare che aveva pensato che fosse migliorato dopo il Ballo! E
invece era
sempre il solito idiota! Sperava che si affogasse! O che la sirena lo
trasformasse in un pomodoro di mare! Anzi no! Dovevano affogare
entrambi! Lui e
quella stupida testa piena d’acqua che non faceva altro che
ridacchiare e
strusciarsigli contro!
“Brucia.”
La voce di Akiko riscosse tutte le ragazze, che si girarono stupite
verso
l’amica; Akiko stava guardando fissa Amlach, intrappolato tra
le braccia della
sirena, con occhi tristi e confusi, “Non riesco a capire
come…ma brucia ogni
secondo di più…” mormorò
appoggiandosi una mano al cuore e stringendo la stoffa
tra le dita.
Ognuna di
loro istintivamente abbassò gli occhi, perché
Akiko aveva ragione, che lo
volessero ammettere o meno, era vero: bruciava.
“Ora
basta!” fu Gigi ad alzarsi in piedi circondata da un aura
nera, “Insegniamo a
quelle sottospecie di sardine cosa succede a chi ruba i compagni degli
altri!”
ringhiò assassina afferrando il suo costume e correndo nella
boscaglia.
“Volentieri!”
sibilò Amane seguendola.
In meno di
trenta secondi non c’era più nessuna ragazza sulla
riva.
“Mi
dispiace ragazze, ma vi devo ripetere che abbiamo compagnia.”
Ripetè esasperato
ma con un sorriso tirato sulle labbra Amlach, cercando di allontanarsi
dalle
due sirene che lo abbracciavano da ambo i lati.
“Non
andare! Giochiamo ancora un po’!” si lamentarono le
due esibendo un broncio
infantile e baciandolo leggermente sul collo, facendolo così
irrigidire.
“Io
non…”
“AMLACHHHHH!”
la risposta del licantropo venne interrotta dalla dolce voce di Akiko.
Amlach si
voltò
e gli cadde la mascella per lo stupore: salutandolo con una mano gli
correva
incontro circondata da piccoli spruzzi d’acqua, Akiko,
fasciata in un costume a
due pezzi bianco con la parte inferiore legata da due fiocchetti.
Stava
ancora guardandola imbambolato, quando la ragazza mise i piedi nel
punto in cui
il fondale precipitava e con un’espressione terrorizzata
sprofondò nell’acqua
scura.
“Akiko!”
Amlach
si scrollò lo cozze di dosso e in tre bracciate raggiunse il
punto dov’era
sparita la ragazza; vedendo che non risaliva si immerse interamente e
subito la
vide agitarsi mentre sprofondava nell’acqua nera. Afferratale
una mano se la
strinse al petto e riemerse velocemente.
Akiko
tossì sputando
l’acqua salmastra.
“Stai
bene?” le chiese il ragazzo preoccupato controllando che
tornasse a respirare.
“Sì
sì…” lo
tranquillizzò lei sorridendogli coi capelli viola che le si
appiccicavano al
viso, “È che non so nuotare!”
spiegò ridacchiando.
“Stai
scherzando?! E allora perché sei entrata?!”
urlò Amlach scioccato, mentre
realizzava che Akiko era davvero un gatto!
Lei
gonfiò
le guance.
“Volevamo
venire anche noi a divertirci con voi!” ribatté,
mentre Amlach alzando lo sguardo
vide le sue compagne avanzare verso di loro avvolte da
un’aura omicida.
Dubitava sinceramente che volessero divertirsi, Gigi aveva tutta
l’aria di
voler uccidere Shi nella maniera più dolorosa mai
esistita…
“Ora
ti
riporto a riva.” Commentò scuotendo la testa e
iniziando a nuotare verso terra,
ma Akiko si aggrappa a lui e lo fulminò con lo sguardo.
“Neanche
per sogno! Io rimango qui con tutti!” insistette guardando
male le famose cozze
da sopra la spalla del ragazzo.
“Ma
non sai
nuotare!”
“Fa
niente!
Sto in braccio a te!” Amlach arrossì di botto e
distolse lo sguardo.
“Come
preferisci razza di testona…” mormorò
sconfitto mentre lei rideva stringendolo
in un abbraccio.
Gigi
avanzando nel suo costume a due pezzi bianco con sfumature viola,
sembrava un
demone sorto dall’inferno e al solo vederla Shi
cominciò a imprecare in antica
lingua elfica. E ora cosa faceva? Era morto. Decisamente morto. Forse
poteva
fuggire. O fingere di annegare. O…
Un’ondata
di gigantesche dimensioni si alzò dietro la ragazza che
sorrise sadica al suo
indirizzo, o così pensava, prima di puntare il dito verso di
lui.
Il piccolo
tsunami si abbatté sul ragazzo, che sentì
qualcosa di viscido ghermirgli il
piede, e sulle sirene, che vennero colpite in pieno e trascinate via al
centro
del lago.
Shi si
sentì come gettato da un cascata, l’acqua che lo
percuoteva togliendogli il
respiro, gli arti che sembravano volersi staccare dal corpo e infine,
quando
pensò che sarebbe annegato, di colpo una forza incredibile
lo scagliò fuori
dall’acqua.
Gigi
guardò
soddisfatta quella sottospecie di elfo traditore penzolare mezzo
svenuto dalla
gigantesca alga che lo tratteneva per una caviglia e con uno schiocco
di dita
lo lasciò ricadere in acqua.
“Ma
che
cos…” riemerse imprecando il ragazzo per poi
pietrificarsi e sbiancare alla
vista del sorriso soddisfatto e inquietante di Gigi a pochi centimetri
da lui.
“Tutto
bene?” chiese con voce melliflua, “Non volevo
prendere anche te… ma sai, quelle
sirene ti erano proprio attaccate e io proprio non le
sopporto.” Spiegò
continuando a sorridere come una psicopatica.
Shi
deglutì.
“N-non
fa
niente…” balbettò spaventato,
indietreggiando tremante. La sopravvivenza prima
di tutto.
Gigi per un
secondo lo guardò stupita, ma divenne subito raggiante.
“Bene!
Che
ne dici allora di una gara?” chiese subito Gigi con grande
shock dell’elfo, che
si ritrovò ad annuire.
“Chi
arriva
più lontano vince!” urlò la bionda
contenta prima di iniziare a nuotare verso
il largo, seguita da Shi, che si ritrovò a sorridere mentre
lottava per
raggiungerla e superarla.
Mai
contraddire una donna, soprattutto se è capace di ucciderti
in ogni maniera
possibile, se è psicopatica e sta sorridendo così
contenta da scaldarti.
Asuna e
Aria, l’una con un costume a pantaloncino e una fascia
arancio e l’altra in un
costume intero con le spalline fini rosa antico con pizzo nero,
puntarono
decise a Jin e Hiroshi, ormai circondati da una folla di sirene.
“Scusate,”
intervenne Asuna con un sorriso gentile mentre le pulsava una vena
sulla tempia,
“Potreste cortesemente andarvene? Sono qui con
noi.” Le sirene si limitarono a
lanciar loro un’occhiata sprezzante, senza accorgersi che
l’attenzione delle
loro prede era ormai totalmente catturata dalle due ragazze.
“Ripeto,”
intervenne Aria, “Sono qui con noi. Se non volete diventare
la mia cena,
sparite.” Minacciò sorridendo in modo che
baluginassero i canini. In un
nanosecondo intorno ai ragazzi non rimase nessuno.
Aria e
Asuna si batterono un cinque ridendo.
“Dai
Aria!”
finse di lamentarsi Hiroshi, “Le stavo convincendo a far
parte del mio harem!”
La ragazzo
lo fulminò prima di colpirlo con un pugno sulla testa.
“Quante
volte ti ho detto che è una cosa indecente!? Smettila di
fare il bambino
Hiroshi!” iniziò a rimproverarlo incrociando le
braccia.
“Lo
stesso
vale per te!” disse gelida Asuna a Jin, che alzò
un sopracciglio divertito.
“Sicura
di
non essere semplicemente gelosa? Guarda che preferisco te a
quelle.” Spiegò
malizioso sorridendo e avvicinandosi a lei, che arrossì di
botto.
“Non
è
vero!” si difese prima di schizzargli l’acqua in
faccia accecandolo.
“Ah,
è così
eh?” mormorò il ragazzo, sfregandosi gli occhi per
poi scambiarsi un cenno
d’intesa con Hiroshi; i due veloci afferrarono le ragazze,
prendendole in
braccio.
“Non
farlo!”
“Non
oserai!” cercarono di dissuaderli le due, ma i ragazzi
osavano eccome e con
forza le scagliarono in aria.
Quando le
due riemersero dall’acqua, grondanti, erano avvolte da un
aria omicida. Avevano
idea di quanto tempo ci avrebbero impiegato ad asciugarsi i capelli al
fuoco?!?!
“Questo
significa GUERRA!” urlarono le due iniziando una battaglia di
spruzzi con i due
amici.
Amane, in
un costume intero blu dall’ampia scollatura coi lacci e una
trina, e Osgal, in
un costume intero nero, avevano raggiunto Ed ed Eran che tentavano di
resistere
all’assalto delle loro fan squamate. Se Ed sembrava a buon
punto, il silenzio e
le occhiate assassine servivano pur a qualcosa, Eran era nel panico: la
sua
indole buona lo spingeva a sorridere mentre cercava di allontanarle e
questo
faceva impazzire le sirene.
Amane stava
già per minacciare di abbrustolire sul fuoco se non avessero
mosso la loro coda
lontano da Edward, quando lo stesso ragazzo, accennandole un sorriso e
ignorando
le sirene, le oltrepassò raggiungendo Amane.
“Ti
sta
bene.” Commentò mentre la ragazza arrossiva,
“Ma pensavo non volessi fare il
bagno…” indagò scrutandola mentre lei
rialzava lo sguardo e lo sfidava a testa
alta.
“Ho
cambiato idea, problemi?” chiese incrociando le braccia. Il
sorriso di Edward
si allargò leggermente mentre scuoteva la testa.
“Libera
di
fare quel che vuoi.” Commentò. Alla vista di
quella scenetta, le sirene che
dopo mezzora non erano riuscite a strappare neanche un accenno di
sorriso al
ragazzo, decisero depresse di concentrarsi sull’altro
ragazzo, che sembrava una
preda più facile.
Eran,
vedendo il nuovo afflusso di sirene, con la bocca mimò ad
Osgal “Aiuto!” e la
ragazza, alzando gli occhi al cielo per la sua inutilità,
nuotò rapidissima
dietro la schiena del ragazzo e appoggiò i canini snudati
sul suo collo; come
reazione istintiva d’autodifesa, il corpo del ragazzo si
scaldò e in un secondo
si trasformò nel grosso lupo cioccolato.
Osgal lo
guardò soddisfatta: lo conosceva davvero troppo bene!
Le sirene
fuggirono a gambe levate terrorizzate.
“Osgal!”
la
rimproverò il ragazzo tornando umano, ma con sua sorpresa,
la vampira non
riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere.
“Sei
impossibile…” mormorò a bassa voce
allora sorridendo, incredulo di come il loro
rapporto stesse cambiando e di come fosse bella quando rideva. Oltre
che
inquietante quando si arrabbiava o era irritata.
Tara,
vedendo da lontano le mosse di Osgal, decise di utilizzare la stessa
mossa e
raggiunto Shoichi e il suo fanclub, con già le punte dei
capelli bianche per
l’irritazione, si trasformò in lupo facendole
fuggire tutte.
“Tara!”
la
guardò stupito Shoichi, ma prima che potesse continuare, la
ragazza si
ritrasformò in umana.
Rimanendo
completamente nuda. Di nuovo.
Le guance
di Shoichi ridiventarono bordeaux e il ragazzo alzò gli
occhi al cielo mentre
imprecava.
“Tu
non sei
normale! E poi non vuoi mettere un costume! Non puoi rimanere nuda
davanti a un
uomo! È pericoloso!” iniziò a
rimproverarla, mentre lei rindossava il suo
costume a due pezzi blu scuro, raccolto sul fondale.
“Io
non
vedo nessun uomo.” Commentò lei con un ghigno,
mentre l’irritazione svaniva e
lei ammirava il “lato tenero” del ragazzo
imbarazzato.
“Che
cosa?”
chiese lui ferito nell’orgoglio avvicinandosi a un soffio
dalle sue labbra.
Tara
arrossì ma non si spostò di un millimetro,
incrociando le braccia sotto il
seno.
“Hai
sentito benissimo. Davanti a me c’è solo un
infantile pervertito.” Sibilò con
il cuore che batteva all’impazzata.
“Perfetto!”
ghignò Shoichi, prima afferrarla per i fianchi e mettersela
in spalla, “Adesso
questo pervertito ti farà implorar…”
stava minacciando quando un calcio nelle
parti intime da parte della ragazza gli fece perdere la presa e ululare
dal
dolore.
“Vuoi
la
guerra? E guerra sia!” ghignò la ragazza prima di
lanciarsi di nuovo contro il
ragazzo tentando di affogarlo.
Ashuros
stava ancora pensando a come fare per mangiarsi la sirena, che intanto
faceva
di tutto per sedurlo, quando un’ombra calò su di
lui.
“ASHUROOOOS!”
come un proiettile con il costume due pezzi blu, Yelle
piombò dal cielo sul
vampiro, affondandolo.
“Yelle!”
la
chiamò stupito riemergendo e sputando acqua il vampiro,
mentre la ragazza
guardava furente coi pugni stretti la sirena, “Che cosa ti
è saltato in mente?”
“Mi
dispiace, ma Ashuros è occupato.”
Informò gelida l’avversaria, ignorando le
proteste e i rimproveri del povero ragazzo. Glielo aveva spiegato
Charlotte,
che non poteva entrare in acqua dato che essendo uno zombie il suo
corpo sarebbe
affondato: doveva mettere in chiaro le cose, facendo a capire alla
sirena che
era il suo compagno e amico, e non aveva tempo per lei; era stata
davvero
gentile a suggerirle le frasi migliori da dire alla sirena per
allontanarla!
“Piccola
elfa, non crederai di poter competere con me…”
sibilò quella mettendo in mostra
le sue forme seducenti e prosperose, da donna adulta.
“Eccome
invece!” ribatté Yelle mentre il vento le faceva
turbinare i capelli biondi
come vivi.
Ashuros seguiva
lo scambio di battute sconcertato: che cosa stava succedendo?!? Poi
girandosi
verso riva vide Charlotte che non perdeva di vista l’elfa, e
capì che ci doveva
essere anche il suo zampino in quella storie.
Con un
sbuffo afferrò Yelle per un polso e la trascinò
via.
“Scusa
un
attimo.” Disse con voce seducente alla sirena.
Quando
furono a debita distanza lasciò andare la compagna e
incrociò le braccia.
“Allora?
Cosa stai combinando?” chiese scrutandolo, senza sapere cosa
aspettarsi in
risposta.
“Non
mi
piace come guardi quella sirena.” Rispose lei fulminandolo,
mentre lui
spalancava gli occhi sorpreso.
“Io…”
“Tu
non mi
guardi così!” aggiunse la ragazza abbassando lo
sguardo, “E mi dà fastidio…”
Ashuros
sospirò passandosi una mano sul viso.
“Non
farti
strane idee Yelle, la mia intenzione era di bere il suo
sangue.” Spiegò
spontaneamente, senza pensare alle conseguenze, ma quando vide la
ragazza
guardarlo con occhi sgranati si pentì
nell’immediato. Ecco, l’aveva spaventata.
Stavolta per certo. Cosa gli era saltato in mente?!
“No!”
urlò
la ragazza gettandogli le braccia al collo, “Non voglio che
bevi il suo sangue!
Bevi il mio!” lo pregò accorata stringendosi a lui.
Ashuros
spalancò gli occhi: era l’ultima cosa che si
aspettava.
“N-non
dire
assurdità...non berrei mai il tuo sangue!” la
rimproverò Ashuros cercando di
sottrarsi all’abbraccio, ma lei non demordeva.
“Tanto
lo
so che non mi uccideresti mai! Non sei un mostro!”
ribattè lei, mentre una
parte della sua mente si chiedeva perché; perché
gli risultasse così inaccettabile
che bevesse il sangue della sirena.
“È
pericoloso e potrei farti male.” Cercò di
dissuaderla con le buone il ragazzo,
che per un attimo aveva sentito il suo cuore riprendere a battere
davvero.
“Farebbe
più male se tu bevessi il suo!” svelò
lei nascondendo il volto contro il suo
collo.
Quelle
parole gelarono il vampiro, che a quel punto non riuscì a
fare altro se non
ricambiare l’abbraccio.
“Hai
vinto.
Non berrò il suo sangue,” disse mentre nella sua
mente cercava di capire il perché
di questa sua fissazione “ma nemmeno il tuo.”
Concluse.
“Va
bene!
Ma non demordo!” lo avvisò sorridendo e, dopo aver
rivolto una linguaccia alla
sirena, si staccò da lui e lo prese per mano, “E
ora torniamo dagli altri, va
bene?”
“Va
bene…”
acconsentì lui mentre un sorriso spontaneo fioriva sulle sue
labbra.
Miel era
stata l’ultima ad entrare e si era immersa subito
nell’acqua, sentendosi così
meno scoperta; dopodiché si era diretta verso Rey e il suo
gruppo di gatte (o
pesci?) morte. Avvicinandosi aveva sentito un’ondata di
sollievo pervaderla nel
vedere che ogni volta che una sirena cercava di toccarlo o abbracciarlo
lui la
respingeva con gentilezza. Ma allora perché continuava a
fare quel sorriso
sghembo?! Maledetto don Giovanni!
Ma ancor prima
che potesse evocare delle armi e squartare tutte quelle svenevoli e
insopportabili seduttrici, Rey la vide avanzare e si
illuminò.
“Mi
dispiace
ragazze, ma come vi ho appena detto, ho già una principessa
che mi aspetta.”
Disse rivolgendo un sorriso dolce a Miel che avvampò.
“Quella?!”
si lamentarono stridule le sirene inorridendo.
“Quella.”
Confermò Rey orgoglioso, prima di raggiungerla e
accarezzarle la testa.
“Sei
davvero carina!” le disse sincero guardando il costume a due
pezzi nero con il
ricamo di un giglio sulla coppa destra.
“G-grazie…”
mormorò lei andando a fuoco e dimenticandosi che lei avrebbe
dovuto prenderlo a
calci e non balbettare colpita dal complimento.
“Ma
Rey…”
balbettarono le sirene, ma Miel le guardò assassina.
“Sparite.”
Sibilò gelida mentre i tatuaggi prendevano vita e si
arrampicavano sul suo
corpo; le sirene terrorizzate nuotarono via.
Rey stava
per dire qualcosa quando un piccolo sasso lo colpì sulla
testa.
“Ehi
voi!
Venite! Stiamo organizzando una guerra!” urlò Jin
con sulle spalle Asuna che
agitava una mano contenta; anche tutte le altre ragazze erano sulle
spalle dei
compagni e Tara si stava già azzuffando con Amane, per la
sfortuna di Ed e
Shoichi.
Rey e Miel
si scambiarono un’occhiata complice, prima che il ragazzo se
la caricasse in
spalla.
“Pronta
principessa?” le chiese lui tenendola saldamente.
“Prontissima!
E sia chiaro: dobbiamo vincere!” rispose lei con un sorriso
di sfida.
Poi si
lanciarono anche loro nella battaglia.
Accade
circa mezz’ora dopo, quando ormai il sole era quasi
completamente scomparso.
Akiko e
Gigi, rispettivamente su Amlach e Shi, si erano portate alle spalle di
Miel per
riuscire ad abbatterla e stavano già per lanciarsi contro di
lei, quando
l’avevano visto.
“Cos’è
quello?” chiese Akiko fermandosi, seguita di Gigi e Shi,
mentre Amlach si
malediceva per essersene dimenticato.
Miel si
pietrificò e istintivamente conficcò le unghie
nelle spalla di Rey, che smise
di affogare Hiroshi.
“Il
simbolo
reale…” mormorò Shi con gli occhi
sgranati.
Sul gruppo
calò il silenzio, gli occhi di tutti fissi su Miel che a
malapena respirava.
Come aveva
potuto dimenticarsene?! Era così presa da Rey che se ne era
completamente
scordata! E ora cosa avrebbe detto?! Tutti quegli anni a scappare dal
suo
destino e ora ci era andata a sbattere contro come un’idiota.
“Forse
è il
caso che usciamo e ne parliamo attorno al fuoco.” Disse calmo
Rey e tutti
capirono il significato sott’intenso della frase: sparite e
lasciateci un
attimo da soli.
“Cos’ho
fatto?” chiese tremante Miel mentre Rey la riportava con
delicatezza nell’acqua
scura davanti a sé.
“Calma
principessa, non è successo niente. Respira. Prima o poi lo
avrebbero scoperto
lo stesso, lo sai.” La confortò posandogli una
mano sulla testa e abbassandosi
alla sua altezza.
“Non
voglio…non
voglio essere guardata come una speranza o come una
maledizione…voglio essere
me stessa e basta…” delle lacrime argentee
rigarono le sue guance mentre lei
poggiava la testa contro il petto del ragazzo.
Rey
sospirò, mentre il cuore gli si stringeva a vederla
così indifesa.
“Non
devi
preoccuparti così tanto, non lo faranno; li conosci, non
sono normali. Sono
sicuro che avranno delle reazioni assolutamente assurde e
imprevedibili. E nel
caso qualcuno dovesse irritarti ti darò una mano a occultare
il cadavere.” Le
disse sorridendo con tono sicuro, tanto da farle scappare una risata.
Asciugandosi
le lacrime la ragazza si staccò da lui e alzò gli
occhi al cielo.
“Non
montarti la testa ma… grazie.” Disse arrossendo;
lui scoppiò a ridere.
“Ma
non è
mica gratis! Prima o poi ti richiederò la mia
ricompensa!” l’avvisò con un
ghigno prima di prenderla per mano e iniziare a trascinarla verso riva.
“Che
cosa?!
Sei proprio un idiota Rey! Il massimo a cui puoi aspirare è
un calcio nelle
parti intime!” inveì lei liberando la mano e
superandolo dopo avergli tirato un
pugno in testa.
Quando
arrivarono alla riva, i loro compagni erano tutti avvolti negli
asciugamani
(presi dalla borsa di Miel e preparati prima di entrare in acqua)
intorno al
fuoco e Miel aveva recuperato il suo autocontrollo.
Dopo aver
preso un respiro profondo e aver stretto i pugni, Miel
avanzò al centro del
cerchio e fece un giro su se stessa in modo che tutti potessero vedere
il
tatuaggio.
“Questo
è
il simbolo dei discendenti della Casata Reale Sildaara. Io sono
l’ultima
discendente in vita della stirpe dei mezzelfi.”
Esordì a testa alta con voce
sicura, prima di tornare a sedersi di fianco a Rey, che le pose un
asciugamano
sulle spalle.
Tutti,
tranne Amlach e Ashuros, la guardavano a bocca aperta e con gli occhi
sgranati,
specialmente i due elfi.
“Come?”
chiese Yelle incredula. Non potava essere! Erano estinti! Ma quando
Miel scoprì
le orecchie la verità fu chiara a tutti.
“È
una
storia lunga…” mormorò le imbarazzata,
mentre tutti si preparavano all’ascolto
rapiti, “Non eravate ancora nati…”
Ashuros
fece per contraddirla ma Yelle gli ficcò una mora in boccia
e gli altri vampiri
lo fulminarono.
“…e
oltre
ai Regni dei Nani, dei Draghi e degli Uomini, un altro regno viveva
prosperoso
e in armonia con gli altri: Il Regno dei Elfi. Ai tempi della Grande
Catastrofe
erano Elfi Puri, ma col tempo il loro sangue si mischiò a
quello degli uomini,
e tra loro nacquero i mezzelfi, una razza che perdeva
l’immortalità in cambio
di una maggior umanità. Era un popolo colto, saggio, che si
distingueva sopra
gli altri per virtù e allo stesso tempo che amava la pace e
cercava il rapporto
con gli altri Popoli; la sua capitale, Tindome, era tanto maestosa e
splendida
da mettere in ombra tutti gli altri Regni. Fu negli stessi anni in cui
salì al
trono con la forza il Re degli uomini che ancora regna oggi, Azazel,
che avvenne
un fatto incredibile: Thalion, il giovane Re degli elfi della stirpe di
Sildaara,
si innamorò di una giovane umana e ne fece la sua regina.
Era la prima volta in
assoluto che il sangue umano contaminava quello della casata reale,
molti ne
erano scontenti e aumentarono le tensioni tra mezzelfi ed elfi puri, ma
ben
presto la notizia fece il giro dei Tre Regni. Da quest’unione
nacqui io. Subito
venni identificata come portatrice delle Regina Maledetta della Notte e
il
popolo puro chiese di uccidermi, ma i miei genitori si rifiutarono e mi
allevarono come se fossi una normale principessa, cercando nello stesso
tempo
una cura. Non potevo giocare con altri bambini, ero accusata di ogni
sfortuna
che colpiva il Regno, molti assassini venivano mandati a uccidermi,
piccole
rivolte si scatenavano contro mio padre… ma io ero felice,
vivevo serena tra i
servitori del palazzo e i miei genitori. Ma al mio ottavo compleanno
avvenne la
catastrofe: al Re degli Uomini venne annunciata la Profezia.”
Miel era
completamente presa dai ricordi, non vedeva nulla intorno a
sé, la mente a
Teluume Rhilde, il palazzo reale di Tindome.
“Un’ombra
tra le ombre,
destinata
all’oblio e all’oscurità,
della
stirpe perduta vendicatrice di morte,
demone
solitario
per le terre vagherà;
ma il suo
cuore la spingerà a cercare la leggenda per vie contorte,
inseguita
dal male che la divora, da se stessa scapperà,
fin quando
la luna benedirà la sua sorte.
Allora con
lama d’argento le catene del giogo spezzerà,
all’erede
illegittimo del potere aprirà le porte,
un regno di
pace inizierà
e
uscirà
alla luce l’ombra tra le ombre,
angelo di
morte, regina maledetta della notte per il mondo che verrà.
Che
l’argento
si copra con la notte,
questo il
re usurpatore temere dovrà,
perché
assieme al destino porterà fine a tutte le lotte.”
Recitò Miel con voce fioca,
“E il Re pensò subito che si riferisse a me, non
che ci fossero dubbi sul
riferimento alla Regina. E quindi terrorizzato e avido di potere,
organizzò una
spedizione militare contro il Regno degli Elfi dopo aver inviato un
ultimatum:
se io non fossi morta, loro avrebbero raso al suolo il regno. I miei
genitori
si rifiutarono e si prepararono a difendersi, ma gli elfi puri non
corsero in
nostro aiuto, non vollero combattere per proteggere il Regno, che
ritenevano
messo in pericolo a causa mia, e preferivano vedermi morire insieme a
tutti i
Sildaara per poi riiniziare da capo. E la strage venne compiuta, i miei
genitori massacrati davanti ai miei occhi. Eppure io, che
più di chiunque altro
avrei dovuto morire, sopravvissi: mia madre mi salvò tramite
il suo sacrificio,
usando le sue ultime forze vitali per aprire un portale elfico e
teletrasportarmi lontano.”
Miel si
interruppe, un ricordo che le tornava prepotente alla mente.
Erano nella sua
camera da letto,
ogni cosa ardeva nelle fiamme rossastre, le porte erano sbarrate con
mobili
rovesciati ma qualcuno cercava di sfondarle.
Una bellissima
donna umana con il volto
fine insanguinato e i capelli biondi bruciati e rovinati, tracciava
intorno a
una piccola bambina mezzelfa un cerchio magico per aprire un portale
elfico,
usando il suo stesso sangue; le fiamme che divoravano
l’intero palazzo le
lambivano le carni e i suoi vestiti, diffondendo un’orribile
tanfo.
“Mamma…mamma…”
singhiozzava Miel
seduta a terra, rivedendo le terribili immagini di suo padre trafitto
con una
spada mentre le proteggeva e dava loro il tempo di scappare. Era colpa
sua.
“Shhhh...va
tutto bene piccola, va tutto
bene…” le ripeteva la madre, le lacrime argentate
che le rigavano il volto
sporco di cenere. Quel volto che le aveva sempre sorriso rassicurante.
Quel
volto che l’aveva salutata ogni mattino. Quel volto
splendente che era pari e
superiore a quello di qualsiasi elfa.
“Guardami”
disse la donna prendendo
il volto della piccola, “Devi scappare, devi fuggire da qui e
lottare per sopravvivere;
non far sapere che sei un mezzelfo a nessuno di cui tu non ti fidi
ciecamente,
non usare i tuoi poteri in pubblico, non arrenderti mai, impara a
combattere,
nasconditi e vivi la tua vita senza di noi. Va bene?”
“Non
voglio andarmene mamma, non
voglio!” ripeteva la bambina aggrappandosi alle mani della
mamma. Non voleva
perdere anche lei, l’unica che le era rimasta,
l’unica che l’amasse.
“Devi!
La mamma non può più venire
con te! Ma ricorda, la mamma ti vuole bene, te ne vorrà
sempre e te ne ha
sempre voluto. Non credere a quello che ti diranno: sei stata il dono
più bello
che io e papà potessimo mai avere. Sei il nostro piccolo
angelo.” Le disse
accarezzandola con la voce rotta dal pianto.
“Mamma…”
“Avrei
voluto tanto vederti crescere...”
Mormorò baciandole la fronte, poi si allontanò da
lei uscendo dal cerchio, “Sii
forte Miel e sii felice. Noi saremo sempre al tuo fianco. Namariee
ainu.” La
salutò sorridendo con gli occhi pieni di lacrime.
“Nooo!”
ma Miel non riuscì a
raggiungerla, la sua mano incontro un’invisibile barriera
scaturita dalle rune
elfiche tracciate sul pavimento, rosse sangue.
“Edr
feno Ilmen!” pronunciò in
elfico sua madre, nonostante sapesse che il prezzo per
un’umana che pratica
magia elfica fosse la vita; una luce accecante avvolse Elen, La Regina
umana
degli Elfi, e il suo corpo sembrò innalzarsi
nell’aria come una bambola di
pezza.
Poi ricadde a
terra senza vita e
Miel scomparve in un bagliore.
Il ricordo
venne interrotto da Aria che si slanciò ad abbracciare Miel,
tremante; la
ragazza si asciugò le lacrime e accarezzò i
capelli della vampira che sembrava
sotto shock.
“Scusa
Aria, non volevo che vedessi.” Si scusò Miel ma la
vampira scosse la testa.
“Mi
dispiace Miel, mi dispiace…” continuava a
ripetere, finché Osgal non la prese
gentilmente per le spalle e si risiedette abbracciando
l’amica.
Tutti
osservarono quella scena gelati, senza riuscire ad immaginare cosa
potesse aver
visto nei ricordi di Miel di tanto orribile.
“A
questo
punto” riprese la ragazza osservando le fiamma,
“Azazel, fece ciò che gli Elfi
Puri non potevano immaginare: sterminò tutti i mezzelfi
viventi, nella speranza
di trovarmi, insieme a molti Elfi Puri. Fu una carneficina, ma venne
venduta
come un’opera di liberazione dal demonio, dissero che i
Sildaara stavano
preparando la conquista degli altri Regni e lo scandalo si spense. Io
venni
salvata da Amlach e successivamente vissi con un assassino in pensione
che mi addestrò
a combattere e difendermi; quando venne ucciso da un antico nemico,
divenni
definitivamente la Ladra Nera.”
Nel
silenzio della notte si udivano solo i respiri tremanti delle ragazze e
quelli
più controllati dei ragazzi.
“Non
so
cosa pensiate ora di me, ma io non cerco vendetta per i miei genitori,
il
sangue nero di Azazel
non li riporterà
in vita. Non voglio sprecare energie o la mia vita per vendicare il mio
popolo,
quelli che ci hanno tradito. Non sono la ragazza della profezia. Sono
la Ladra
Nera e sono in viaggio per aiutare Rey e farmi ridare il mio
medaglione,
nient’altro.” Disse con un sorriso mesto e di
scuse, ma gli altri l’avevano
vista; avevano visto quella luce che pareva fuoco nero ardere negli
occhi di
lei nel parlare di Azazel.
In un
secondo tutte le ragazze, tranne Osgal che fu più riservata,
si lanciarono su
Miel con i lacrimoni agli occhi e iniziarono a tentare di consolarla,
anche se
erano loro alla fine ad essere consolate da lei. I ragazzi si
limitavano a
sorriderle rassicuranti ma riservati. Negli occhi di Rey brillava lo
stesso
fuoco nero che aveva baluginato per un attimo in Miel, così
vorace che sembrava
lo stesse divorando dall’interno.
Fu una
frazione di secondo e un movimento tra le fronde mise in allarme tutto
il
gruppo; Ed scagliò istintivamente un pugnale avvelenato
contro il punto in cui
aveva sentito muoversi.
Un uomo
cadde dall’albero.
Le ragazze
si armarono arretrando, mentre Ed, Rey ed Amlach circondavano
l’uomo.
Aveva una
stella nera tatuata sulla fronte.
“Chi
sei?”
urlò Ed afferrandolo per il colletto e scuotendolo con
forza, ma l’uomo scoppiò
a ridere.
“Ciao
Yoshina! Lumbar, Rey!” li salutò sprezzante,
“È un piacere vedervi tutti qui
riuniti…” disse lanciando uno sguardo agli altri.
“Anche
il
Suono della Morte e la Ladra Nera! Hai riunito proprio un bel gruppo,
eh Rey?!”
chiese sarcastico al biondo, che plasmò il bracciale in un
pugnale e glielo
puntò alla gola.
“Chi.
Sei?”
ripeté gelido, gli occhi che mandavano lampi
d’ira, un’espressione che
minacciava morte.
“Perché
non
provi ad indovinare? Sappi che la risposta non ti
piacerà…” lo sfidò mentre
del
sangue iniziava a sgorgargli dalla bocca.
“Ed
ferma
il veleno, ci serve vivo!” ringhiò Amlach, ma
l’Assassino scosse la testa
arrabbiato.
“Non
sono
io, ha ingerito un veleno potentissimo quando l’abbiamo
scoperto e ormai è in
circolo.” Spiegò frustrato mentre la spia rideva.
“È
davvero
un peccato che non arriverete nemmeno dai nani…”
infierì ringhiando e attirando
l’attenzione di tutti, “Sono in marcia
Rey… Lui sa e ti troverà…”
pronunciò
prima che gli occhi si rivoltassero all’indietro schiumando e
con un colpo di
tosse sputasse sangue e anima.
Ed
lasciò
cadere il cadavere schifato e tirò un pugno al tronco
dell’albero: non era
riuscito a chiedergli niente della sorella!
“Cosa
significava?” intervenne Ashuros, cercando ancora una volta
di districare chi
fosse Rey: perché in quei momenti non sembrava
più lo stupido pervertito con un
sogno assurdo e il complesso del bodyguard verso Miel,
sembrava…un altro.
“Guai.
So
per chi lavora Back Star, anzi chi ne è il
Master.” Disse guardandoli serio
come mai, “Azazel Dread, il Re degli Uomini.”
Yoooooo!
Allora?!
Piaciuto?! Spero di sì! Anche se riguardo il più
grande mistero della storia
non ho ancora dato nessun indizio, sarei curiosa di sapere ora cosa
pensate dei
vari misteri!
Dizionario
nanico:
Kibil-nâla:
Argentoroggia
o Vena d’Argento
Gabilgathol:
Granrocca
Dainvin: unione
del
nome Dain “fuoco” e Vain
“Rosso”: Fuoco Rosso
Brynherkinher:
unione
del nome herinker “Cielo” e Bryn
“Oro” (nel senso di qualcosa che brilla come
l’oro o del colore dell’oro più
brillante: Cielo d’Oro
Dizionario
elfico:
Men Losse: Via
Bianca
Sildaara: Alba
d’argento
Tindome:
Crepuscolo
stellato
Thalion: Forte
Teluume Rhilde:
Palazzo Splendente
Namariee ainu:
addio
angelo
Edr feno
Ilmen!:
Apriti porta dell’Ilmen!
*Ilmen: si
intendo lo
spazio in cui si trovano le stelle.
Elen: nome usato anche dagli uomini, ma in elfico significa “Stella”
Azazel: nome
di uno dei quattro signori dell'Inferno