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Autore: StelladelLeone    13/01/2014    9 recensioni
[storia ad oc, posti esauriti]
Duemila anni dopo la Grande Catastrofe avvenuta nel Regno di Fiore, nell'attuale Regno di Elmar, due giovani misteriosi ladri si lanceranno alla ricerca della leggendaria Fairy Heredity, in un viaggio pieno di pericoli, avventure, romanticismo e comicità!
Sei pronto a seguirli?
“E’ una leggenda per bambini, e comunque ho altro da fare.” Disse lei voltandosi, prendendo il mantello e facendo per andarsene.
“No, è reale e io lo troverò!"
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Yoooooo minna! Finalmente sono qui! Vi lascio solo al capitolo che spero davvero vi piaccia dato che io sono molto soddisfatta! Un grazie ad Andry che mi ha sopportato, lo ha letto in anteprima per darmi un giudizio e mi ha aiutato a correggere alcuni dialoghi dei capitoli indietro!

 

 

Gelosia e Verità

 

 

Era ormai mezzogiorno passato quando i ragazzi iniziarono ad aprire gli occhi, circondati da profonde occhiaie per la notte insonne. Dopo la vittoria contro l’esercito, si erano messi subito in marcia per mettere più distanza possibile tra loro e il castello e avevano camminato fino all’alba lungo le coste del lago, arrivando dal lato opposto, dove si erano addormentati stanchi come non mai; tranne i vampiri che erano andati a caccia e poi avevano fatto la guardia durante il loro riposo.

Erano tutti sdraiati in un piccola fascia erbosa al limitare della riva sabbiosa del lago, vicini alle braci di un fuoco fievole tenuto vivo dai vampiri e avvolti nei loro mantelli e nelle coperte che Miel aveva tirato fuori dalla borsa per stare al caldo; al contrario dei primi giorni di viaggio non c’era più una linea invisibile a dividere la zona dei ragazzi e quella delle ragazze, ma erano tranquillamente mischiati. Anche perché le ragazze si sapevano difendere benissimo da sole.

Asuna, abituata ad alzarsi presto la mattina, fu la prima a riprendersi completamente e dopo aver guardato divertita le sue amiche che si alzavano come morti viventi, Miel in particolare, chiese a Fantasy l’occorrente per preparare un buon caffè e del latte per tutti, mentre Aria la aiutava cercando i biscotti e Osgal si scambiava fredde occhiate con Ashuros, seduto a debita distanza.

Dopo dieci minuti in cui la ragazza scaldava le bevande al centro del cerchio che i ragazzi imbambolati e affamati avevano inconsapevolmente formato intorno a lei, ognuno ebbe tra le mani la sua colazione.

“E ora? Cosa si fa?” chiese Giada, interrompendo per prima quel silenzio sonnolento che regnava tra loro.

“Dormiamo…” mormorò Miel cadaverica prima di cadere a peso morto all’indietro con un biscotto in bocca per metà, sotto lo sguardo scioccato della maggior parte dei presenti.

Ed si limitò a scuotere la testa, prima di iniziare a litigare tramite occhiatacce con Amane per chi avrebbe bevuto il bis di caffè.

“E i tuoi allenamenti?” la pungolò Amlach, mentre riempiva un’altra ciotola di latte per Akiko, la terza per la precisione.

Un mugolio si alzò lamentoso dal mantello blu.

“Credo stia dicendo che non gli interessa e che vuole solo dormire!” tradusse ridacchiando Aria, leggendogli la mente, mentre Eran iniziava a ridere.

Allora Yelle e Gigi, scambiatasi un’occhiata complice e completamente ripresesi dopo il caffè, presero la rincorsa e con uno scattò si lanciarono sulla ragazza.

“SVEGLIAAAAA!” urlarono alla povera bionda, schiacciata a terra e con il famoso biscotto incastrato in gola, ma minimamente intenzionata ad alzarsi o aprire gli occhi.

“Certo che è testarda…” mormorò Akiko, leccandosi i baffi di latte sorridente e porgendo nuovamente la tazza ad Amlach, scioccato.

Vedendo che non ottenevano grandi risultati, Yelle decise di passare all’arma finale.

“Altrimenti diciamo a Rey di svegliarti…” sussurrò subdola all’orecchio della ragazza, facendo ghignare la maggior parte dei presenti, dotati di un udito sviluppato.

“Sono sveglia!” balzò subito in piedi lei nel panico, mentre i due geni del male si rotolavano per terra dalle risate.

Persino Osgal, che sembrava più rilassata del solito, rise cristallina.

“Voi siete infide!” le accusò allora Miel risedendosi imbronciata.

“Tornando all’argomento di prima, cosa facciamo ora?” chiese Eran curioso di conoscere il prossimo obbiettivo.

I ragazzi tornarono seri e Rey, che fino a quel momento aveva seguito confuso gli strani scambi di battute delle ragazze, estrasse dalla giacca la sua fidata mappa per spianarla nell’erba davanti sé mentre tutti gli si stringevano intorno.

“Il nostro prossimo obbiettivo è la capitale del Regno dei Nani: Kibil-nâla.” Spiegò indicando le montagne sulla pergamena, “A quasi due settimane di cammino da qui; anche se poi dipende dalla velocità con cui ci spostiamo.”

“Dobbiamo rubare la mappa a dei Nani?” chiese Shoichi mentre Ed corrugava le sopracciglia: i Nani non erano da sottovalutare, per niente; erano molto più scaltri degli umani, nonché testardi, orgogliosi ed estremamente violenti. Il combattimento corpo a corpo con loro era un’idea suicida, anche per dei maghi, dato che le loro armature resistevano a qualsiasi cosa, magia compresa.

“Sarebbe una pazzia.” Rispose infatti Rey confermando i timori dei ladri e dei generali del gruppo, “Il pezzo di mappa che ci serve si trova nella castello del re, Gabilgathol: una fortezza in pietra impenetrabile, senza punti deboli o vie di fuga. Inoltre il sistema delle guardie è molto meglio strutturato dei nostri e non abbiamo possibilità di camuffarci: è impossibile, a parte forse per Miel e Gigi, farci scambiare per dei nani a causa dell’altezza. Per non parlare dei nuovi misteriosi re che sembrano guidare il popolo nanico: Dainvin e Brynherkinher. Non so nemmeno se siano i loro veri nomi…suonano più come appellativi, onorifici…Li convinceremo a prestarcela.” Spiegò concentrato senza dar peso a quello che aveva appena detto, mentre gli altri lo seguivano senza perdersi una parola.

“Che. Cosa. Hai. Detto?!” sibilarono le due bionde saltando in piedi e tirando in sincrono un poderoso pugno sulla testa del ragazzo, che preso alla sprovvista non riuscì a schivarlo. Shi ghignò sadico all’indirizzo di Gigi.

 Le due stavano per passare alle maniere forti quando Aria le spiazzò.

“Ci sei stato.” Disse sorpresa con voce fioca guardando Rey stupita ma senza vederlo davvero; tutti si bloccarono e fissarono il biondo, anche Shi e Gigi che si stavano accapigliando perché il ragazzo aveva “ghignato in un momento poco opportuno”.

“Sì.” Rispose lui secco dopo qualche secondo di silenzio, prima di abbassare lo sguardo e riprendere a osservare la mappa, “…molto tempo fa e neanche allora riuscì anche solo a vedere i due Re.”

Le maestose e sfocate immagini che Aria aveva fin d’ora visto vorticare nella mente del ragazzo sparirono, lasciando posto all’immagine della cartina.

Una smorfia si dipinse sul volto di Miel, scocciata: un altro punto interrogativo che si aggiungeva alla lista! Fantastico! Ma ricordandosi le parole che le aveva rivolto al Ballo e la promessa fattale, si costrinse a risedersi al fianco del biondo con un piccolo sbuffo. Tutti gli altri dopo qualche secondo di esitazione si rilassarono nuovamente, chi più chi meno: Tara non riuscì a trattenersi dall’allontanarsi leggermente dal ragazzo e Osgal strinse le labbra in una linea sottile, piccata.

“Quale strada ci convince prendere?” intervenne Jin con un sorriso, spezzando il pesante silenzio che era calato sul gruppo.

Rey accennò un sorriso in risposta, rilassando anche lui i muscoli che aveva inconsciamente contratto.

“Dobbiamo continuare a seguire il lago fino a che non incontreremo la Men Losse, la grande strada che attraversa le montagne; da lì proseguiremo nei boschi costeggiandola fino a giungere al confine. Giunti al passo ci inventeremo qualcosa per convincerli a farci passare…”

“Di questi ultimi tempi lasciano passare molti meno forestieri, ma come biasimarli? Meno hanno a che fare con il nostre Re, meglio è per loro.” Commentò Amlach cupo mentre Shi annuiva.

“Questo lasciatelo a me!” esordì Jin sorprendendo tutti, con un sorriso convinto.

“Cos’hai intenzione di fare?” chiese Ashuros incrociando le braccia e scrutandolo come a volergli carpire il segreto dall’anima.

“Direi che è ora di svelarvi un mio piccolo segreto…” ridacchiò lui prima di alzarsi in piedi e, tanto veloce che le ragazze non ebbero il tempo di chiudere gli occhi, si tolse la camicia.

Sotto di esse brillava alla luce del sole una cotta in maglia finissima che sembrava fatta di argento liquido.

“Mithril!” esclamò Ashuros riconoscendo il pregiato e rarissimo materiale, “Come l’hai avuta?” chiese, non capacitandosi del fatto.

“È uno dei lasciti di mio padre prima di scomparire; è fabbricata dai nani per le persone che stimano o per i loro amici, ci faranno entrare se gliela farò vedere. E chissà… magari scoprirò un po’ di più sul mio vecchio.” spiegò con un sorriso mesto risedendosi e rinfilandosi la camicia; alla vista di quella espressione, Asuna non riuscì a non farsi prendere dalla tristezza per lui e un’ondata di dolcezza sembrò sgorgarle dal cuore, così appoggiò una mano su quella di Jin e gli rivolse quello che sperava fosse un sorriso confortante.

Il ragazzo parve sorpreso ma subito si rallegrò del gesto ed esibì il suo migliore sorriso, stringendo la piccola mano della guardia, che arrossì, nella sua.

Gli altri fecero finta di non vedere e cominciarono a preparare le proprie cose, pronti per incamminarsi.

Dopo alcuni minuti erano tutti pronti e ridendo e scherzando si avviarono lungo la riva del lago; camminarono all’ombra del bosco, tra la riva e gli alberi, fino a pomeriggio inoltrato, di buona lena, fermandosi solo per una breve pausa pranzo.

Il carro del sole stava iniziando a discendere nella volta celeste, quando Yelle si fermò all’improvviso e si lasciò cadere per terra all’indietro.

“Basta!” mugugnò incrociando le braccia, mentre tutti si fermavano e la guardavano perplessi. Accanto a lei si lasciò cadere sdraiata Gigi insieme ad Akiko, subito seguite da Miel.

“Non potremmo fermarci per oggi? Siamo ancora stanche da stamattina!” supplicò Akiko facendo gli occhioni dolci ad Amlach, che guardò dall’altra parte imbarazzato.

“Mmh… potrebbe essere pericoloso…” osservò Ed guardando anche la altre ragazze sedersi esauste; ma dopotutto avevano camminato senza lamentarsi per tutta la giornata e la notte prima l’avevano passata in bianco; perfino Amane gli sembrava sul punto di collassare.

“Potremmo fare il bagno!!” propose eccitato Hiroshi guardando l’acqua blu poco più in là. Tutti i ragazzi parvero illuminarsi, a parte Ashuros ovviamente.

“Questa è un’ottima idea!” si congratulò Jin dandogli una pacca sulla spalla e contagiando con la sua allegria tutto il gruppo; l’idea di un bagno fresco nell’acqua cristallina alettava chiunque: divertimento e relax allo stesso tempo. Perfino le ragazze per un attimo guardarono speranzose il lago, ma ben presto si ricordarono cosa implicava…

“Non ci pensiamo neanche pervertiti!” sbottò Gigi guardandoli malissimo e tirandosi a sedere, mentre le guance gli si imporporavano e con le braccia si copriva come se la volessero spogliare con la forza.

Per un attimo ci fu un silenzio imbarazzato tra le due fazioni, dato che anche i ragazzi avevano realizzato la sconveniente situazione.

“Non vi preoccupate, ho io la soluzione!” svelò allegro Rey accucciandosi di fianco a Miel, che indietreggiò inorridita, “Mi puoi passare la borsa?” chiese con un sorriso da orecchio a orecchio, mentre gli altri seguivano le sue mosse perplessi e Miel gliela tendeva diffidente.

“Vedete,” iniziò a spiegare infilandosi nella borsa, “Quando Akane mi ha chiesto di spiegarle che percorso avremmo seguito ed ha scoperto che saremmo passati vicino al lago, mi ha dato questi strani vestiti che ha detto essere una delle invenzioni che portarono gli Altri durante la Grande Catastrofe; sono di una stoffa particolare e permettono di fare il bagno senza rimanere completamente nudi, sono molto rari e me ne ha dato uno a testa. Li ha chiamati costumi da bagno!” terminò orgoglioso riemergendo da quell’abisso senza fondo con un mucchio di stoffa colorata in mano.

Un coro di sorpresa si levò dagli spettatori, perfino Tara ne aveva soltanto sentito parlare dalla nonna.

“Ci sono anche i nomi!” commentò vedendo e che c’erano dei cartellini attaccati ai vari indumenti e iniziando a distribuirli.

Le ragazze li osservarono prima curiose, poi iniziarono a diventare diffidenti e infine arrossirono di botto.

“Ma sembra intimo!!” commentò Amane esprimendo il pensiero di tutte.

“Io non lo metto!” annunciò Tara decisa incrociando le braccia.

“Stai scherzando vero?!” chiese Shoichi allucinato, “Tu, ieri, quando ti sei ritrasformata sei rimasta nuda! NUDA! Ma non hai fatto una piega, non sei nemmeno arrossita! Ti sei rivestita basta!” ululò Shoichi arrossendo al ricordo, e lui non arrossiva mai.

“È diverso. Quello è normale, fa parte della mia natura.” Commentò pacifica Tara, quasi scioccata da come il ragazzo che si batteva una mano contro la fronte, non capisse un ragionamento così lineare.

“Dai ragazze!” le pregò Jin con un sorriso entusiasta, ma da loro si alzò un coro di proteste.

“Tsk! Fate come volete!” si arrese Amlach prima di incamminarsi verso il bosco, “Io vado a cambiarmi.” Avvisò, mentre gli amici lo seguivano.

 

Le ragazze rimasero per qualche secondo in silenzio a osservare combattute i costumi che stringevano tra le mani, con le guance rosse.

“Abbiamo fatto la cosa giusta, vero?” chiese Akiko titubante.

“Certo!” rispose severa Osgal ma senza staccare gli occhi dal suo costume.

“N-non è dignitoso…” continuò Aria torturando la strana stoffa.

Il silenzio calò nuovamente e si udiva solo l’infrangersi delle piccole onde contro la spiaggia dorata.

“Sono comodissimi!” l’urlo entusiasta di Hiroshi fece sobbalzare le ragazze e neanche trenta secondi dopo sfrecciò il suddetto ragazzo con degli strani pantaloni bianchi tagliati al ginocchio diretto verso l’acqua.

“Non ha tutti i torti!” gli diede corda Jin, superando le ragazze stiracchiandosi, mentre Asuna sentiva il volto andare a fuoco alla vista dei muscoli definiti del ragazzo che avanzava indisturbato nel suo costume nero dai ricami rossi. Era anche meglio di quanto ricordasse, dovette ammettere a malincuore.

“Non vedevo l’ora di un bel bagno, tu no Amlach?” chiese Eran camminando sulla sabbia calda insieme al licantropo, il cui fisico statuario messo in mostra dall’indossare solo un costume nero con ricami tribali, riuscì a far spalancare la mascella ad Akiko, che gli sorrise raggiante.

Osgal non mosse un muscolo né arrossì in alcuno modo mentre i suoi occhi seguivano come calamitati l’amico nei suoi bermuda grigi.

“Eddai Ashuros! Ci siamo cambiati tutti!” la voce di Rey, tinta di rimprovero misto divertimento, raggiunse le orecchie di Miel, che continuò a guardare fissa il lago dove gli altri si erano già lanciati.

“Lascia perdere Rey…” mormorò Ed avanzando calmo, fingendo di non aver visto l’occhiata imbarazzata che Amane aveva lanciato al suo costume viola scuro, quasi tendente al nero, prima di rigirarsi.

“Dovresti lasciarti andare!” ghignò Shi incrociando le braccia nude dietro la testa prima di guardare Gigi, ostinatamente voltata, “Ehi Gigi non dici niente del mio costume?!” le chiese perfido.

“CHE COSA VUOI CHE ME NE FR…” iniziò a urlare la bionda piccata girandosi e così cadendo nella trappola dell’elfo, che ghignò soddisfatto nel vedere gli occhi sgranati della ragazza percorrere il suo fisico slanciato passando per i bermuda rossi e i pettorali definiti.

“Ah… ehm…” iniziò a balbettare imbarazzata facendo scoppiare a ridere il ragazzo che sorpassandola le scompigliò i capelli con una mano.

“Sei proprio sicura di non voler venire?” il viso di Rey si materializzò davanti agli occhi di Miel, che d’istinto plasmò un pugnale nero.

Due pensieri nella sua testa: troppo vicino. Troppo scoperto!

Davvero non poté fare a meno di ammirare il fisico slanciato ma muscoloso del ragazzo, che indossava solo dei bermuda blu scuro.

“S-sul mio cadavere!” sibilò distogliendo lo sguardo e rafforzando la presa sull’arma.

Stava già pensando a cosa fare se fosse passato alla forza quando lo sentì sospirare, prima di posarle una mano sulla testa e poi raggiungere gli altri già in acqua.

Da quando la sua mano era così grande?

“Sembrano divertirsi…” mormorò Aria distogliendo lo sguardo da tutti i cuccioli addormentati poco più in là con Charlotte di guardia.

“Già…” annuì Akiko vedendo tutti i ragazzi azzuffarsi con Ashuros finché non riuscirono a sollevarlo di peso e lanciarlo in acqua vestito, prima che Charlotte, che urlava bionica con la spada sfoderata contro Hiroshi, potesse fermarli; a quel punto il ragazzo si tolse tutto tranne i pantaloni e si rassegnò all’idea di un bagno con gli scalmanati, facendo realizzare a Yelle, forse per la prima volta, che Ashuros era davvero un bellissimo ragazzo.

Unanimemente le ragazze sospirarono nel guardare i loro compagni che iniziavano una gigantesca battaglia in acqua.

Non erano neanche passati dieci minuti, che le cose per loro peggiorarono drasticamente: un canto melodioso da incantare una roccia si diffuse nell’aria serale, come vento primaverile; dal centro del lago nuotarono verso i ragazzi donne di eterea bellezza,  dai lineamenti fini e ipnotici, lunghi capelli di ogni sfumatura di blu e verde intrecciati con perle e coralli, la pelle liscia, chiara e traslucida come la luna, il seno abbondante che straripava dalle conchiglie usate per coprire il minimo indispensabile e la coda squamata e sinuosa che fendeva elegante l’acqua.

Sirene.

“Cosa ci fanno dei ragazzi carini come voi qui da soli?” ridacchiò una di loro dai lungi capelli azzurri e il sorriso malizioso, tracciando un cerchio sul cuore di Rey, che sorrise ma con una mano spostò il dito della ragazza.

“Siete soli?” chiese un’altra dai capelli violacei prendendo per un braccio Amlach che alzò un sopracciglio perplesso ma accennò un sorrisetto.

“Non preoccupatevi vi facciamo noi compagnia!!” dissero con voce flautata due sirene gemelle dagli occhi blu e i capelli verde acqua strusciandosi contro Jin, che le guardò con un sorriso ebete.

Le donne erano il suo punto debole: stava già cedendo. Non che gli altri fossero messi meglio, in trenta secondi erano tutti tra le grinfie delle sirene: Ed non sembrava molto contento ma non riusciva a scollarsele di dosso, Hiroshi invece non faceva che gioire infantile e cercare di convincerle a entrare nel suo harem, Eran cercava di comportarsi da galantuomo e non da maniaco allo stesso tempo però senza offenderle o essere rude, Shoichi era il solito don giovanni e faceva strillare le sirene deliziate e Shi ghignava malizioso, interiormente terrorizzato dalla prospettiva di scatenare la loro furia.

“Posso fare qualcosa per te?” sussurrò una sirena dalla chioma blu notte e la voce profonda appoggiandosi ad una spalla di Ashuros, il quale la osservò per lunghi istanti con i suoi occhi rubino che ardevano, tanto da accendere il desiderio della sirena con una fiamma; peccato che non sapesse che ciò a cui stava pensando il ragazzo in realtà fosse la quantità di energia che il suo sangue gli avrebbe procurato e come farne la sua cena senza scioccare, troppo, gli altri.

 

 

Peccato che tutte queste cose, sia perché i compagni erano molto lontano da riva sia perché erano troppo prese dai loro pensieri tormentati, le ragazze non le potevano sapere.

“Sirene! Disgustose!” sibilò Amane, che dopo le fate erano le creature che più aborriva; che razza di sirene dai facili costumi a strusciarsi così contro Ed, nemmeno lo conoscevano! E tra l’altro: perché lui non le allontanava!?!

“Davvero indecenti…” mormorò schifata Gigi, mentre non si perdeva un singolo movimento di Shi, che vedeva intento a ghignarsela allegramente con quelle oche.

Asuna si limitò a guardare triste e allo stesso tempo frustrata Jin! E lei che pensava che fosse un bravo ragazzo: era solo un pervertito! Come aveva fatto a… Il pensiero di Asuna si interruppe a metà mentre lei arrossiva furiosamente stringendo le nocche.

“Io non sono irritata. Io non sono irritata. Io non sono irritata…” iniziò a ripetersi Tara guardando il braccio delle sirene intorno alla vita di Shoichi, mentre le punte dei capelli diventavano sempre più chiare.

Osgal ringhiò sorprendendo Aria, che era intenta a guardare mesta Hiroshi.

“Osgal! Non è che tu sei…?” iniziò a insinuare ma la vampira spalancò gli occhi imbarazzata e la interruppe.

“Non dire sciocchezze! Semplicemente non sopporto le sirene…” mormorò tornando a osservare Eran, la mano che accarezzava la spada.

“Perché si comporta così…” mormorò Yelle crucciata attorcigliando fili d’erba intorno alle dita. Non capiva: perché Ashuros guardava così quella sirena?! Lei l’aveva fatto ridere, ma non l’aveva mai guardata così.

“Idiota!” sbuffò Miel in direzione di Rey, che a lei pareva stesse flirtando amabilmente; e pensare che aveva pensato che fosse migliorato dopo il Ballo! E invece era sempre il solito idiota! Sperava che si affogasse! O che la sirena lo trasformasse in un pomodoro di mare! Anzi no! Dovevano affogare entrambi! Lui e quella stupida testa piena d’acqua che non faceva altro che ridacchiare e strusciarsigli contro!

“Brucia.” La voce di Akiko riscosse tutte le ragazze, che si girarono stupite verso l’amica; Akiko stava guardando fissa Amlach, intrappolato tra le braccia della sirena, con occhi tristi e confusi, “Non riesco a capire come…ma brucia ogni secondo di più…” mormorò appoggiandosi una mano al cuore e stringendo la stoffa tra le dita.

Ognuna di loro istintivamente abbassò gli occhi, perché Akiko aveva ragione, che lo volessero ammettere o meno, era vero: bruciava.

“Ora basta!” fu Gigi ad alzarsi in piedi circondata da un aura nera, “Insegniamo a quelle sottospecie di sardine cosa succede a chi ruba i compagni degli altri!” ringhiò assassina afferrando il suo costume e correndo nella boscaglia.

“Volentieri!” sibilò Amane seguendola.

In meno di trenta secondi non c’era più nessuna ragazza sulla riva.

 

 

“Mi dispiace ragazze, ma vi devo ripetere che abbiamo compagnia.” Ripetè esasperato ma con un sorriso tirato sulle labbra Amlach, cercando di allontanarsi dalle due sirene che lo abbracciavano da ambo i lati.

“Non andare! Giochiamo ancora un po’!” si lamentarono le due esibendo un broncio infantile e baciandolo leggermente sul collo, facendolo così irrigidire.

“Io non…”

“AMLACHHHHH!” la risposta del licantropo venne interrotta dalla dolce voce di Akiko.

Amlach si voltò e gli cadde la mascella per lo stupore: salutandolo con una mano gli correva incontro circondata da piccoli spruzzi d’acqua, Akiko, fasciata in un costume a due pezzi bianco con la parte inferiore legata da due fiocchetti.

Stava ancora guardandola imbambolato, quando la ragazza mise i piedi nel punto in cui il fondale precipitava e con un’espressione terrorizzata sprofondò nell’acqua scura.

“Akiko!” Amlach si scrollò lo cozze di dosso e in tre bracciate raggiunse il punto dov’era sparita la ragazza; vedendo che non risaliva si immerse interamente e subito la vide agitarsi mentre sprofondava nell’acqua nera. Afferratale una mano se la strinse al petto e riemerse velocemente.

Akiko tossì sputando l’acqua salmastra.

“Stai bene?” le chiese il ragazzo preoccupato controllando che tornasse a respirare.

“Sì sì…” lo tranquillizzò lei sorridendogli coi capelli viola che le si appiccicavano al viso, “È che non so nuotare!” spiegò ridacchiando.

“Stai scherzando?! E allora perché sei entrata?!” urlò Amlach scioccato, mentre realizzava che Akiko era davvero un gatto!

Lei gonfiò le guance.

“Volevamo venire anche noi a divertirci con voi!” ribatté, mentre Amlach alzando lo sguardo vide le sue compagne avanzare verso di loro avvolte da un’aura omicida. Dubitava sinceramente che volessero divertirsi, Gigi aveva tutta l’aria di voler uccidere Shi nella maniera più dolorosa mai esistita…

“Ora ti riporto a riva.” Commentò scuotendo la testa e iniziando a nuotare verso terra, ma Akiko si aggrappa a lui e lo fulminò con lo sguardo.

“Neanche per sogno! Io rimango qui con tutti!” insistette guardando male le famose cozze da sopra la spalla del ragazzo.

“Ma non sai nuotare!”

“Fa niente! Sto in braccio a te!” Amlach arrossì di botto e distolse lo sguardo.

“Come preferisci razza di testona…” mormorò sconfitto mentre lei rideva stringendolo in un abbraccio.

 

 

Gigi avanzando nel suo costume a due pezzi bianco con sfumature viola, sembrava un demone sorto dall’inferno e al solo vederla Shi cominciò a imprecare in antica lingua elfica. E ora cosa faceva? Era morto. Decisamente morto. Forse poteva fuggire. O fingere di annegare. O…

Un’ondata di gigantesche dimensioni si alzò dietro la ragazza che sorrise sadica al suo indirizzo, o così pensava, prima di puntare il dito verso di lui.

Il piccolo tsunami si abbatté sul ragazzo, che sentì qualcosa di viscido ghermirgli il piede, e sulle sirene, che vennero colpite in pieno e trascinate via al centro del lago.

Shi si sentì come gettato da un cascata, l’acqua che lo percuoteva togliendogli il respiro, gli arti che sembravano volersi staccare dal corpo e infine, quando pensò che sarebbe annegato, di colpo una forza incredibile lo scagliò fuori dall’acqua.

Gigi guardò soddisfatta quella sottospecie di elfo traditore penzolare mezzo svenuto dalla gigantesca alga che lo tratteneva per una caviglia e con uno schiocco di dita lo lasciò ricadere in acqua.

“Ma che cos…” riemerse imprecando il ragazzo per poi pietrificarsi e sbiancare alla vista del sorriso soddisfatto e inquietante di Gigi a pochi centimetri da lui.

“Tutto bene?” chiese con voce melliflua, “Non volevo prendere anche te… ma sai, quelle sirene ti erano proprio attaccate e io proprio non le sopporto.” Spiegò continuando a sorridere come una psicopatica.

Shi deglutì.

“N-non fa niente…” balbettò spaventato, indietreggiando tremante. La sopravvivenza prima di tutto.

Gigi per un secondo lo guardò stupita, ma divenne subito raggiante.

“Bene! Che ne dici allora di una gara?” chiese subito Gigi con grande shock dell’elfo, che si ritrovò ad annuire.

“Chi arriva più lontano vince!” urlò la bionda contenta prima di iniziare a nuotare verso il largo, seguita da Shi, che si ritrovò a sorridere mentre lottava per raggiungerla e superarla.

Mai contraddire una donna, soprattutto se è capace di ucciderti in ogni maniera possibile, se è psicopatica e sta sorridendo così contenta da scaldarti.

 

Asuna e Aria, l’una con un costume a pantaloncino e una fascia arancio e l’altra in un costume intero con le spalline fini rosa antico con pizzo nero, puntarono decise a Jin e Hiroshi, ormai circondati da una folla di sirene.

“Scusate,” intervenne Asuna con un sorriso gentile mentre le pulsava una vena sulla tempia, “Potreste cortesemente andarvene? Sono qui con noi.” Le sirene si limitarono a lanciar loro un’occhiata sprezzante, senza accorgersi che l’attenzione delle loro prede era ormai totalmente catturata dalle due ragazze.

“Ripeto,” intervenne Aria, “Sono qui con noi. Se non volete diventare la mia cena, sparite.” Minacciò sorridendo in modo che baluginassero i canini. In un nanosecondo intorno ai ragazzi non rimase nessuno.

Aria e Asuna si batterono un cinque ridendo.

“Dai Aria!” finse di lamentarsi Hiroshi, “Le stavo convincendo a far parte del mio harem!”

La ragazzo lo fulminò prima di colpirlo con un pugno sulla testa.

“Quante volte ti ho detto che è una cosa indecente!? Smettila di fare il bambino Hiroshi!” iniziò a rimproverarlo incrociando le braccia.

“Lo stesso vale per te!” disse gelida Asuna a Jin, che alzò un sopracciglio divertito.

“Sicura di non essere semplicemente gelosa? Guarda che preferisco te a quelle.” Spiegò malizioso sorridendo e avvicinandosi a lei, che arrossì di botto.

“Non è vero!” si difese prima di schizzargli l’acqua in faccia accecandolo.

“Ah, è così eh?” mormorò il ragazzo, sfregandosi gli occhi per poi scambiarsi un cenno d’intesa con Hiroshi; i due veloci afferrarono le ragazze, prendendole in braccio.

“Non farlo!”

“Non oserai!” cercarono di dissuaderli le due, ma i ragazzi osavano eccome e con forza le scagliarono in aria.

Quando le due riemersero dall’acqua, grondanti, erano avvolte da un aria omicida. Avevano idea di quanto tempo ci avrebbero impiegato ad asciugarsi i capelli al fuoco?!?!

“Questo significa GUERRA!” urlarono le due iniziando una battaglia di spruzzi con i due amici.

 

Amane, in un costume intero blu dall’ampia scollatura coi lacci e una trina, e Osgal, in un costume intero nero, avevano raggiunto Ed ed Eran che tentavano di resistere all’assalto delle loro fan squamate. Se Ed sembrava a buon punto, il silenzio e le occhiate assassine servivano pur a qualcosa, Eran era nel panico: la sua indole buona lo spingeva a sorridere mentre cercava di allontanarle e questo faceva impazzire le sirene.

Amane stava già per minacciare di abbrustolire sul fuoco se non avessero mosso la loro coda lontano da Edward, quando lo stesso ragazzo, accennandole un sorriso e ignorando le sirene, le oltrepassò raggiungendo Amane.

“Ti sta bene.” Commentò mentre la ragazza arrossiva, “Ma pensavo non volessi fare il bagno…” indagò scrutandola mentre lei rialzava lo sguardo e lo sfidava a testa alta.

“Ho cambiato idea, problemi?” chiese incrociando le braccia. Il sorriso di Edward si allargò leggermente mentre scuoteva la testa.

“Libera di fare quel che vuoi.” Commentò. Alla vista di quella scenetta, le sirene che dopo mezzora non erano riuscite a strappare neanche un accenno di sorriso al ragazzo, decisero depresse di concentrarsi sull’altro ragazzo, che sembrava una preda più facile.

Eran, vedendo il nuovo afflusso di sirene, con la bocca mimò ad Osgal “Aiuto!” e la ragazza, alzando gli occhi al cielo per la sua inutilità, nuotò rapidissima dietro la schiena del ragazzo e appoggiò i canini snudati sul suo collo; come reazione istintiva d’autodifesa, il corpo del ragazzo si scaldò e in un secondo si trasformò nel grosso lupo cioccolato.

Osgal lo guardò soddisfatta: lo conosceva davvero troppo bene!

Le sirene fuggirono a gambe levate terrorizzate.

“Osgal!” la rimproverò il ragazzo tornando umano, ma con sua sorpresa, la vampira non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere.

“Sei impossibile…” mormorò a bassa voce allora sorridendo, incredulo di come il loro rapporto stesse cambiando e di come fosse bella quando rideva. Oltre che inquietante quando si arrabbiava o era irritata.

 

Tara, vedendo da lontano le mosse di Osgal, decise di utilizzare la stessa mossa e raggiunto Shoichi e il suo fanclub, con già le punte dei capelli bianche per l’irritazione, si trasformò in lupo facendole fuggire tutte.

“Tara!” la guardò stupito Shoichi, ma prima che potesse continuare, la ragazza si ritrasformò in umana.

Rimanendo completamente nuda. Di nuovo.

Le guance di Shoichi ridiventarono bordeaux e il ragazzo alzò gli occhi al cielo mentre imprecava.

“Tu non sei normale! E poi non vuoi mettere un costume! Non puoi rimanere nuda davanti a un uomo! È pericoloso!” iniziò a rimproverarla, mentre lei rindossava il suo costume a due pezzi blu scuro, raccolto sul fondale.

“Io non vedo nessun uomo.” Commentò lei con un ghigno, mentre l’irritazione svaniva e lei ammirava il “lato tenero” del ragazzo imbarazzato.

“Che cosa?” chiese lui ferito nell’orgoglio avvicinandosi a un soffio dalle sue labbra.

Tara arrossì ma non si spostò di un millimetro, incrociando le braccia sotto il seno.

“Hai sentito benissimo. Davanti a me c’è solo un infantile pervertito.” Sibilò con il cuore che batteva all’impazzata.

“Perfetto!” ghignò Shoichi, prima afferrarla per i fianchi e mettersela in spalla, “Adesso questo pervertito ti farà implorar…” stava minacciando quando un calcio nelle parti intime da parte della ragazza gli fece perdere la presa e ululare dal dolore.

“Vuoi la guerra? E guerra sia!” ghignò la ragazza prima di lanciarsi di nuovo contro il ragazzo tentando di affogarlo.

 

Ashuros stava ancora pensando a come fare per mangiarsi la sirena, che intanto faceva di tutto per sedurlo, quando un’ombra calò su di lui.

“ASHUROOOOS!” come un proiettile con il costume due pezzi blu, Yelle piombò dal cielo sul vampiro, affondandolo.

“Yelle!” la chiamò stupito riemergendo e sputando acqua il vampiro, mentre la ragazza guardava furente coi pugni stretti la sirena, “Che cosa ti è saltato in mente?”

“Mi dispiace, ma Ashuros è occupato.” Informò gelida l’avversaria, ignorando le proteste e i rimproveri del povero ragazzo. Glielo aveva spiegato Charlotte, che non poteva entrare in acqua dato che essendo uno zombie il suo corpo sarebbe affondato: doveva mettere in chiaro le cose, facendo a capire alla sirena che era il suo compagno e amico, e non aveva tempo per lei; era stata davvero gentile a suggerirle le frasi migliori da dire alla sirena per allontanarla!

“Piccola elfa, non crederai di poter competere con me…” sibilò quella mettendo in mostra le sue forme seducenti e prosperose, da donna adulta.

“Eccome invece!” ribatté Yelle mentre il vento le faceva turbinare i capelli biondi come vivi.

Ashuros seguiva lo scambio di battute sconcertato: che cosa stava succedendo?!? Poi girandosi verso riva vide Charlotte che non perdeva di vista l’elfa, e capì che ci doveva essere anche il suo zampino in quella storie.

Con un sbuffo afferrò Yelle per un polso e la trascinò via.

“Scusa un attimo.” Disse con voce seducente alla sirena.

Quando furono a debita distanza lasciò andare la compagna e incrociò le braccia.

“Allora? Cosa stai combinando?” chiese scrutandolo, senza sapere cosa aspettarsi in risposta.

“Non mi piace come guardi quella sirena.” Rispose lei fulminandolo, mentre lui spalancava gli occhi sorpreso.

“Io…”

“Tu non mi guardi così!” aggiunse la ragazza abbassando lo sguardo, “E mi dà fastidio…”

Ashuros sospirò passandosi una mano sul viso.

“Non farti strane idee Yelle, la mia intenzione era di bere il suo sangue.” Spiegò spontaneamente, senza pensare alle conseguenze, ma quando vide la ragazza guardarlo con occhi sgranati si pentì nell’immediato. Ecco, l’aveva spaventata. Stavolta per certo. Cosa gli era saltato in mente?!

“No!” urlò la ragazza gettandogli le braccia al collo, “Non voglio che bevi il suo sangue! Bevi il mio!” lo pregò accorata stringendosi a lui.

Ashuros spalancò gli occhi: era l’ultima cosa che si aspettava.

“N-non dire assurdità...non berrei mai il tuo sangue!” la rimproverò Ashuros cercando di sottrarsi all’abbraccio, ma lei non demordeva.

“Tanto lo so che non mi uccideresti mai! Non sei un mostro!” ribattè lei, mentre una parte della sua mente si chiedeva perché; perché gli risultasse così inaccettabile che bevesse il sangue della sirena.

“È pericoloso e potrei farti male.” Cercò di dissuaderla con le buone il ragazzo, che per un attimo aveva sentito il suo cuore riprendere a battere davvero.

“Farebbe più male se tu bevessi il suo!” svelò lei nascondendo il volto contro il suo collo.

Quelle parole gelarono il vampiro, che a quel punto non riuscì a fare altro se non ricambiare l’abbraccio.

“Hai vinto. Non berrò il suo sangue,” disse mentre nella sua mente cercava di capire il perché di questa sua fissazione “ma nemmeno il tuo.”  Concluse.

“Va bene! Ma non demordo!” lo avvisò sorridendo e, dopo aver rivolto una linguaccia alla sirena, si staccò da lui e lo prese per mano, “E ora torniamo dagli altri, va bene?”

“Va bene…” acconsentì lui mentre un sorriso spontaneo fioriva sulle sue labbra.

 

 

Miel era stata l’ultima ad entrare e si era immersa subito nell’acqua, sentendosi così meno scoperta; dopodiché si era diretta verso Rey e il suo gruppo di gatte (o pesci?) morte. Avvicinandosi aveva sentito un’ondata di sollievo pervaderla nel vedere che ogni volta che una sirena cercava di toccarlo o abbracciarlo lui la respingeva con gentilezza. Ma allora perché continuava a fare quel sorriso sghembo?! Maledetto don Giovanni!

Ma ancor prima che potesse evocare delle armi e squartare tutte quelle svenevoli e insopportabili seduttrici, Rey la vide avanzare e si illuminò.

“Mi dispiace ragazze, ma come vi ho appena detto, ho già una principessa che mi aspetta.” Disse rivolgendo un sorriso dolce a Miel che avvampò.

“Quella?!” si lamentarono stridule le sirene inorridendo.

“Quella.” Confermò Rey orgoglioso, prima di raggiungerla e accarezzarle la testa.

“Sei davvero carina!” le disse sincero guardando il costume a due pezzi nero con il ricamo di un giglio sulla coppa destra.

“G-grazie…” mormorò lei andando a fuoco e dimenticandosi che lei avrebbe dovuto prenderlo a calci e non balbettare colpita dal complimento.

“Ma Rey…” balbettarono le sirene, ma Miel le guardò assassina.

“Sparite.” Sibilò gelida mentre i tatuaggi prendevano vita e si arrampicavano sul suo corpo; le sirene terrorizzate nuotarono via.

Rey stava per dire qualcosa quando un piccolo sasso lo colpì sulla testa.

“Ehi voi! Venite! Stiamo organizzando una guerra!” urlò Jin con sulle spalle Asuna che agitava una mano contenta; anche tutte le altre ragazze erano sulle spalle dei compagni e Tara si stava già azzuffando con Amane, per la sfortuna di Ed e Shoichi.

Rey e Miel si scambiarono un’occhiata complice, prima che il ragazzo se la caricasse in spalla.

“Pronta principessa?” le chiese lui tenendola saldamente.

“Prontissima! E sia chiaro: dobbiamo vincere!” rispose lei con un sorriso di sfida.

Poi si lanciarono anche loro nella battaglia.

 

Accade circa mezz’ora dopo, quando ormai il sole era quasi completamente scomparso.

Akiko e Gigi, rispettivamente su Amlach e Shi, si erano portate alle spalle di Miel per riuscire ad abbatterla e stavano già per lanciarsi contro di lei, quando l’avevano visto.

“Cos’è quello?” chiese Akiko fermandosi, seguita di Gigi e Shi, mentre Amlach si malediceva per essersene dimenticato.

Miel si pietrificò e istintivamente conficcò le unghie nelle spalla di Rey, che smise di affogare Hiroshi.

“Il simbolo reale…” mormorò Shi con gli occhi sgranati.

Sul gruppo calò il silenzio, gli occhi di tutti fissi su Miel che a malapena respirava.

Come aveva potuto dimenticarsene?! Era così presa da Rey che se ne era completamente scordata! E ora cosa avrebbe detto?! Tutti quegli anni a scappare dal suo destino e ora ci era andata a sbattere contro come un’idiota.

“Forse è il caso che usciamo e ne parliamo attorno al fuoco.” Disse calmo Rey e tutti capirono il significato sott’intenso della frase: sparite e lasciateci un attimo da soli.

“Cos’ho fatto?” chiese tremante Miel mentre Rey la riportava con delicatezza nell’acqua scura davanti a sé.

“Calma principessa, non è successo niente. Respira. Prima o poi lo avrebbero scoperto lo stesso, lo sai.” La confortò posandogli una mano sulla testa e abbassandosi alla sua altezza.

“Non voglio…non voglio essere guardata come una speranza o come una maledizione…voglio essere me stessa e basta…” delle lacrime argentee rigarono le sue guance mentre lei poggiava la testa contro il petto del ragazzo.

Rey sospirò, mentre il cuore gli si stringeva a vederla così indifesa.

“Non devi preoccuparti così tanto, non lo faranno; li conosci, non sono normali. Sono sicuro che avranno delle reazioni assolutamente assurde e imprevedibili. E nel caso qualcuno dovesse irritarti ti darò una mano a occultare il cadavere.” Le disse sorridendo con tono sicuro, tanto da farle scappare una risata.

Asciugandosi le lacrime la ragazza si staccò da lui e alzò gli occhi al cielo.

“Non montarti la testa ma… grazie.” Disse arrossendo; lui scoppiò a ridere.

“Ma non è mica gratis! Prima o poi ti richiederò la mia ricompensa!” l’avvisò con un ghigno prima di prenderla per mano e iniziare a trascinarla verso riva.

“Che cosa?! Sei proprio un idiota Rey! Il massimo a cui puoi aspirare è un calcio nelle parti intime!” inveì lei liberando la mano e superandolo dopo avergli tirato un pugno in testa.

 

Quando arrivarono alla riva, i loro compagni erano tutti avvolti negli asciugamani (presi dalla borsa di Miel e preparati prima di entrare in acqua) intorno al fuoco e Miel aveva recuperato il suo autocontrollo.

Dopo aver preso un respiro profondo e aver stretto i pugni, Miel avanzò al centro del cerchio e fece un giro su se stessa in modo che tutti potessero vedere il tatuaggio.

“Questo è il simbolo dei discendenti della Casata Reale Sildaara. Io sono l’ultima discendente in vita della stirpe dei mezzelfi.” Esordì a testa alta con voce sicura, prima di tornare a sedersi di fianco a Rey, che le pose un asciugamano sulle spalle.

Tutti, tranne Amlach e Ashuros, la guardavano a bocca aperta e con gli occhi sgranati, specialmente i due elfi.

“Come?” chiese Yelle incredula. Non potava essere! Erano estinti! Ma quando Miel scoprì le orecchie la verità fu chiara a tutti.

“È una storia lunga…” mormorò le imbarazzata, mentre tutti si preparavano all’ascolto rapiti, “Non eravate ancora nati…”

Ashuros fece per contraddirla ma Yelle gli ficcò una mora in boccia e gli altri vampiri lo fulminarono.

“…e oltre ai Regni dei Nani, dei Draghi e degli Uomini, un altro regno viveva prosperoso e in armonia con gli altri: Il Regno dei Elfi. Ai tempi della Grande Catastrofe erano Elfi Puri, ma col tempo il loro sangue si mischiò a quello degli uomini, e tra loro nacquero i mezzelfi, una razza che perdeva l’immortalità in cambio di una maggior umanità. Era un popolo colto, saggio, che si distingueva sopra gli altri per virtù e allo stesso tempo che amava la pace e cercava il rapporto con gli altri Popoli; la sua capitale, Tindome, era tanto maestosa e splendida da mettere in ombra tutti gli altri Regni. Fu negli stessi anni in cui salì al trono con la forza il Re degli uomini che ancora regna oggi, Azazel, che avvenne un fatto incredibile: Thalion, il giovane Re degli elfi della stirpe di Sildaara, si innamorò di una giovane umana e ne fece la sua regina. Era la prima volta in assoluto che il sangue umano contaminava quello della casata reale, molti ne erano scontenti e aumentarono le tensioni tra mezzelfi ed elfi puri, ma ben presto la notizia fece il giro dei Tre Regni. Da quest’unione nacqui io. Subito venni identificata come portatrice delle Regina Maledetta della Notte e il popolo puro chiese di uccidermi, ma i miei genitori si rifiutarono e mi allevarono come se fossi una normale principessa, cercando nello stesso tempo una cura. Non potevo giocare con altri bambini, ero accusata di ogni sfortuna che colpiva il Regno, molti assassini venivano mandati a uccidermi, piccole rivolte si scatenavano contro mio padre… ma io ero felice, vivevo serena tra i servitori del palazzo e i miei genitori. Ma al mio ottavo compleanno avvenne la catastrofe: al Re degli Uomini venne annunciata la Profezia.” Miel era completamente presa dai ricordi, non vedeva nulla intorno a sé, la mente a Teluume Rhilde, il palazzo reale di Tindome.

“Un’ombra tra le ombre,

destinata all’oblio e all’oscurità,

della stirpe perduta vendicatrice di morte,

demone solitario per le terre vagherà;

ma il suo cuore la spingerà a cercare la leggenda per vie contorte,

inseguita dal male che la divora, da se stessa scapperà,

fin quando la luna benedirà la sua sorte.

Allora con lama d’argento le catene del giogo spezzerà,

all’erede illegittimo del potere aprirà le porte,

un regno di pace inizierà

e uscirà alla luce l’ombra tra le ombre,

angelo di morte, regina maledetta della notte per il mondo che verrà.

Che l’argento si copra con la notte,

questo il re usurpatore temere dovrà,

perché assieme al destino porterà fine a tutte le lotte.” Recitò Miel con voce fioca, “E il Re pensò subito che si riferisse a me, non che ci fossero dubbi sul riferimento alla Regina. E quindi terrorizzato e avido di potere, organizzò una spedizione militare contro il Regno degli Elfi dopo aver inviato un ultimatum: se io non fossi morta, loro avrebbero raso al suolo il regno. I miei genitori si rifiutarono e si prepararono a difendersi, ma gli elfi puri non corsero in nostro aiuto, non vollero combattere per proteggere il Regno, che ritenevano messo in pericolo a causa mia, e preferivano vedermi morire insieme a tutti i Sildaara per poi riiniziare da capo. E la strage venne compiuta, i miei genitori massacrati davanti ai miei occhi. Eppure io, che più di chiunque altro avrei dovuto morire, sopravvissi: mia madre mi salvò tramite il suo sacrificio, usando le sue ultime forze vitali per aprire un portale elfico e teletrasportarmi lontano.”

Miel si interruppe, un ricordo che le tornava prepotente alla mente.

Erano nella sua camera da letto, ogni cosa ardeva nelle fiamme rossastre, le porte erano sbarrate con mobili rovesciati ma qualcuno cercava di sfondarle.

Una bellissima donna umana con il volto fine insanguinato e i capelli biondi bruciati e rovinati, tracciava intorno a una piccola bambina mezzelfa un cerchio magico per aprire un portale elfico, usando il suo stesso sangue; le fiamme che divoravano l’intero palazzo le lambivano le carni e i suoi vestiti, diffondendo un’orribile tanfo.

“Mamma…mamma…” singhiozzava Miel seduta a terra, rivedendo le terribili immagini di suo padre trafitto con una spada mentre le proteggeva e dava loro il tempo di scappare. Era colpa sua.

“Shhhh...va tutto bene piccola, va tutto bene…” le ripeteva la madre, le lacrime argentate che le rigavano il volto sporco di cenere. Quel volto che le aveva sempre sorriso rassicurante. Quel volto che l’aveva salutata ogni mattino. Quel volto splendente che era pari e superiore a quello di qualsiasi elfa.

“Guardami” disse la donna prendendo il volto della piccola, “Devi scappare, devi fuggire da qui e lottare per sopravvivere; non far sapere che sei un mezzelfo a nessuno di cui tu non ti fidi ciecamente, non usare i tuoi poteri in pubblico, non arrenderti mai, impara a combattere, nasconditi e vivi la tua vita senza di noi. Va bene?”

“Non voglio andarmene mamma, non voglio!” ripeteva la bambina aggrappandosi alle mani della mamma. Non voleva perdere anche lei, l’unica che le era rimasta, l’unica che l’amasse.

“Devi! La mamma non può più venire con te! Ma ricorda, la mamma ti vuole bene, te ne vorrà sempre e te ne ha sempre voluto. Non credere a quello che ti diranno: sei stata il dono più bello che io e papà potessimo mai avere. Sei il nostro piccolo angelo.” Le disse accarezzandola con la voce rotta dal pianto.

“Mamma…”

“Avrei voluto tanto vederti crescere...” Mormorò baciandole la fronte, poi si allontanò da lei uscendo dal cerchio, “Sii forte Miel e sii felice. Noi saremo sempre al tuo fianco. Namariee ainu.” La salutò sorridendo con gli occhi pieni di lacrime.

“Nooo!” ma Miel non riuscì a raggiungerla, la sua mano incontro un’invisibile barriera scaturita dalle rune elfiche tracciate sul pavimento, rosse sangue.

“Edr feno Ilmen!” pronunciò in elfico sua madre, nonostante sapesse che il prezzo per un’umana che pratica magia elfica fosse la vita; una luce accecante avvolse Elen, La Regina umana degli Elfi, e il suo corpo sembrò innalzarsi nell’aria come una bambola di pezza.

Poi ricadde a terra senza vita e Miel scomparve in un bagliore.

 

Il ricordo venne interrotto da Aria che si slanciò ad abbracciare Miel, tremante; la ragazza si asciugò le lacrime e accarezzò i capelli della vampira che sembrava sotto shock.

“Scusa Aria, non volevo che vedessi.” Si scusò Miel ma la vampira scosse la testa.

“Mi dispiace Miel, mi dispiace…” continuava a ripetere, finché Osgal non la prese gentilmente per le spalle e si risiedette abbracciando l’amica.

Tutti osservarono quella scena gelati, senza riuscire ad immaginare cosa potesse aver visto nei ricordi di Miel di tanto orribile.

“A questo punto” riprese la ragazza osservando le fiamma, “Azazel, fece ciò che gli Elfi Puri non potevano immaginare: sterminò tutti i mezzelfi viventi, nella speranza di trovarmi, insieme a molti Elfi Puri. Fu una carneficina, ma venne venduta come un’opera di liberazione dal demonio, dissero che i Sildaara stavano preparando la conquista degli altri Regni e lo scandalo si spense. Io venni salvata da Amlach e successivamente vissi con un assassino in pensione che mi addestrò a combattere e difendermi; quando venne ucciso da un antico nemico, divenni definitivamente la Ladra Nera.”

Nel silenzio della notte si udivano solo i respiri tremanti delle ragazze e quelli più controllati dei ragazzi.

“Non so cosa pensiate ora di me, ma io non cerco vendetta per i miei genitori, il sangue nero di  Azazel non li riporterà in vita. Non voglio sprecare energie o la mia vita per vendicare il mio popolo, quelli che ci hanno tradito. Non sono la ragazza della profezia. Sono la Ladra Nera e sono in viaggio per aiutare Rey e farmi ridare il mio medaglione, nient’altro.” Disse con un sorriso mesto e di scuse, ma gli altri l’avevano vista; avevano visto quella luce che pareva fuoco nero ardere negli occhi di lei nel parlare di Azazel.

In un secondo tutte le ragazze, tranne Osgal che fu più riservata, si lanciarono su Miel con i lacrimoni agli occhi e iniziarono a tentare di consolarla, anche se erano loro alla fine ad essere consolate da lei. I ragazzi si limitavano a sorriderle rassicuranti ma riservati. Negli occhi di Rey brillava lo stesso fuoco nero che aveva baluginato per un attimo in Miel, così vorace che sembrava lo stesse divorando dall’interno.

Fu una frazione di secondo e un movimento tra le fronde mise in allarme tutto il gruppo; Ed scagliò istintivamente un pugnale avvelenato contro il punto in cui aveva sentito muoversi.

Un uomo cadde dall’albero.

Le ragazze si armarono arretrando, mentre Ed, Rey ed Amlach circondavano l’uomo.

Aveva una stella nera tatuata sulla fronte.

“Chi sei?” urlò Ed afferrandolo per il colletto e scuotendolo con forza, ma l’uomo scoppiò a ridere.

“Ciao Yoshina! Lumbar, Rey!” li salutò sprezzante, “È un piacere vedervi tutti qui riuniti…” disse lanciando uno sguardo agli altri.

“Anche il Suono della Morte e la Ladra Nera! Hai riunito proprio un bel gruppo, eh Rey?!” chiese sarcastico al biondo, che plasmò il bracciale in un pugnale e glielo puntò alla gola.

“Chi. Sei?” ripeté gelido, gli occhi che mandavano lampi d’ira, un’espressione che minacciava morte.

“Perché non provi ad indovinare? Sappi che la risposta non ti piacerà…” lo sfidò mentre del sangue iniziava a sgorgargli dalla bocca.

“Ed ferma il veleno, ci serve vivo!” ringhiò Amlach, ma l’Assassino scosse la testa arrabbiato.

“Non sono io, ha ingerito un veleno potentissimo quando l’abbiamo scoperto e ormai è in circolo.” Spiegò frustrato mentre la spia rideva.

“È davvero un peccato che non arriverete nemmeno dai nani…” infierì ringhiando e attirando l’attenzione di tutti, “Sono in marcia Rey… Lui sa e ti troverà…” pronunciò prima che gli occhi si rivoltassero all’indietro schiumando e con un colpo di tosse sputasse sangue e anima.

Ed lasciò cadere il cadavere schifato e tirò un pugno al tronco dell’albero: non era riuscito a chiedergli niente della sorella!

“Cosa significava?” intervenne Ashuros, cercando ancora una volta di districare chi fosse Rey: perché in quei momenti non sembrava più lo stupido pervertito con un sogno assurdo e il complesso del bodyguard verso Miel, sembrava…un altro.

“Guai. So per chi lavora Back Star, anzi chi ne è il Master.” Disse guardandoli serio come mai, “Azazel Dread, il Re degli Uomini.”

 

 

 

Yoooooo! Allora?! Piaciuto?! Spero di sì! Anche se riguardo il più grande mistero della storia non ho ancora dato nessun indizio, sarei curiosa di sapere ora cosa pensate dei vari misteri!

 

 

Dizionario nanico:

Kibil-nâla: Argentoroggia o Vena d’Argento

Gabilgathol: Granrocca

Dainvin: unione del nome Dain “fuoco” e Vain “Rosso”: Fuoco Rosso

Brynherkinher: unione del nome herinker “Cielo” e Bryn “Oro” (nel senso di qualcosa che brilla come l’oro o del colore dell’oro più brillante: Cielo d’Oro

 

Dizionario elfico:

Men Losse: Via Bianca

Sildaara: Alba d’argento

Tindome: Crepuscolo stellato

Thalion: Forte

Teluume Rhilde: Palazzo Splendente

Namariee ainu: addio angelo

Edr feno Ilmen!: Apriti porta dell’Ilmen!

*Ilmen: si intendo lo spazio in cui si trovano le stelle.

Elen: nome usato anche dagli uomini, ma in elfico significa “Stella”

Azazel: nome di uno dei quattro signori dell'Inferno

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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