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Autore: Cat in a box    14/01/2014    1 recensioni
Yuki Kuroi, attuale luogotenente della Quinta compagnia, si sentiva inadeguata a ricoprire quel ruolo che un tempo era appartenuto alla sua migliore amica d’infanzia. Quando era rientrata alla Soul Society, nulla era più come prima: tre capitani avevano disertato e la Camera dei Quarantasei non esisteva più. Le brigate erano state riorganizzate in breve tempo e ora, una nuova minaccia che portava il nome di Arracar era comparsa sulla Terra. Una guerra è alle porte e una vendetta deve compiersi, ma nessuno sa, che tutto questo è solo un piano di Aizen per posare le mani su qualcosa di più prezioso. Qualcosa che solo Yuki può custodire e proteggere, ma riuscirà a non piegarsi alle sue minacce? Anche quando i suoi amici non saranno più con lei, quando sarà sola, abbandonata nella fredda Las Noches, in balia di un cinico carceriere? 
Pairing: [Ulquiorra Schiffer x Nuovo personaggio] e [Ukitake Jushiro x Hinamori Momo].
Genere: Avventura, Comico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinamori Momo, Hitsugaya Toushirou, Nuovo personaggio, Schiffer Ulquiorra, Sosuke Aizen
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mukasi no Hikari – The Rise of the Guardian Spirit'
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Ho scritto ancora un capitolo troppo lungo e così ho deciso di dividerlo in due parti. Lo so, fa schifo! xD Però dovevo metterci un ‘fine primo tempo’ per alleggerirvi la lettura, altrimenti gli occhi vi diventavano di cartapesta. Spero che vi piaccia! ^o^ ~ Enjoy it with Ulquiorra-kun! 

Capitolo 5. La vendetta di Grimmjow – parte prima
 

Erano passati tre giorni dall’ultimo scontro con gli Arrancar e avevamo deciso di dividerci, per proteggere i ryoka, i quali erano il principale bersaglio di Aizen. Toshiro e Rangiku erano andati a stare da Inoue, mentre Rukia si era insediata sin dall’inizio a casa di Ichigo. Ikkaku e Yumichika non avevano ancora trovato una sistemazione, ma non sembravano preoccupati del fatto di dover dormire all’addiaccio. Io e Renji ci eravamo stabiliti all’emporio Urahara ed eravamo stati etichettati affettuosamente dai bambini, Jinta e Ururu, come: ‘Scroccone-san’ e ‘Scroccona-chan’. In tanto, passavo intere giornate ad allenarmi con Urahara sotto al suo emporio.
 
 
«Teru!» la reiatsu avvampò sulla lama e sferrai una serie di fendenti contro l’avversario, che con estrema rapidità riuscì a schivare.
 
L’uomo si portò alle mie spalle con un balzo.
 
«Nake, Benihime*!» un raggio scarlatto fu scagliato contro di me.
 
«Scudo di luce!!» evocai la difensiva della mia zanpakuto.
 
Dalla reiatsu della lama affiorarono dei getti di luce azzurra e si unirono per formare una barriera, che prese rapidamente la forma di uno scudo circolare. Il raggio energetico colpì lo scudo e rimbalzò contro l’avversario, questa volta, con il doppio della potenza.

Il raggio si scagliò diretto contro Urahara, inghiottendolo successivamente in una nube di polvere e fumo. Vidi alcuni brandelli di stoffa volare per aria.
 
«Dov’è andato?» mi domandai, quando la nube si diradò e non vidi più la sagoma dell’uomo in sandali e cappello.
 
«Dietro di te.» sentii la sua voce alle mie spalle.
 
Mi voltai rapida, dirigendogli una stoccata.
 
«Prova a rompere la mia difesa, se ci riesci.» mi provocò, dopo aver intercettato il colpo.
 
Lo feci indietreggiare con una serie di fendenti che finirono per andare a vuoto. Al terzo colpo, scartò di lato e con lo shunpo si portò facilmente alle mie spalle. Riuscii a parare un’imbroccata appena in tempo, poi indietreggiai, e finsi una stoccata diretta al torace. All’ultimo deviai l’azione per colpire le gambe, ma il mio attacco fu annientato da una potente parata che mi fece perdere la presa sull’elsa. La zanpakuto mi sfuggì di mano, per poi cadere a diversi metri di distanza.

Urahara bloccò ogni mia possibilità di movimento, puntandomi la lama alla gola.
 
Avevo perso il duello.
 
«Usi troppe finte, il tuo stile di combattimento è facilmente prevedibile.» disse «Sorprendere l’avversario alle spalle è più facile, ma ovvio. Quello che un nemico non si aspetta…» mi puntò la lama all’altezza del petto «…è un semplice attacco diretto.»
 
Poi, inaspettatamente, stirò gli angoli della bocca in un tiepido sorriso e rinfoderò la katana.
 
«Per oggi la lezione termina qui.»
 
«Grazie, Maestro.» mi inchinai prima di congedarmi.
 
Andai a recuperare la mia Soul Slayer dal campo di battaglia.

Il nuovo potere che Shiroi Akuma mi aveva dato, secondo Urahara, era una tecnica kidou avanzata, ma pericolosa da usare. Lo scudo di luce che potevo creare con la mia reiatsu, era in grado di proteggermi dalle offensive più potenti e di respingerle contro l’avversario con il doppio della potenza iniziale. La difficoltà stava nel fatto che per mantenere lo scudo, dovevo rimanere concentrata.

Una minima distrazione poteva costarmi la vita.
 

Salii la lunga scalinata che portava al pian terreno, precisamente all’ingresso del negozio.
 
Notai che si era già fatta sera, a giudicare dalla luce blu che filtrava dalle finestre e dal buio che inondava la stanza. Sotto l’emporio, il soffitto dipinto per imitare il cielo di giorno, dava l’impressione che il tempo non passasse mai.
 
 
«Konbanwa Scroccona-chan!»
 
Fui riscossa dalla voce del bambino dai capelli rosso fiamma, che stava seduto cavalcioni su una sedia, nella penombra.
 
«Buonasera a te, Jinta-kun!» dissi di rimando, schiacciando l’interruttore per accendere la luce. La stanza si illuminò e il ragazzino sbuffò imbronciato.
 
«Scroccona-chan, come hai fatto a capire che ero io?»
 
«Jinta, non dovresti chiamare così Kuroi-sama…» disse con tono sottomesso Ururu, che si trovava affianco a lui.
 
«Dannazione! Non ho chiesto il tuo parere!» Jinta iniziò a sfregare le nocche sulla testa della bambina scompigliandole i capelli; ma lo fermai in tempo, afferrandolo per la collottola e tirandolo su come una gatta faceva con i propri piccoli.
 
«Mettimi subito giù Scroccona-chan! Voglio darle una lezione!» brontolò il rosso menando pugni all’aria.
 
«Chiedi ‘scusa’ a Ururu-chan e ti lascerò andare.» dissi in tono perentorio.
 
«Maledetta!» fulminò la mora «Voi femmine fate presto a stringere alleanze… non le chiederò mai scusa!» serrò le braccia e fece una smorfia di disgusto.
 
«Come vuoi Jinta-kun!» sorrisi malignamente, ribaltando il rosso a testa in giù.
 
«Odio stare a testa in giù! Dai va bene, adesso basta! Non è divertente!» si lamentò, cercando di divincolarsi dalla mia presa. Alla fine, dopo dieci secondi di lotta e insulti, si arrese.
 
«Scusami...» sbuffò, sdegnato di essersi dovuto arrendere.
 
Lasciai la presa e lo feci cadere per terra come un salame.
 
«Grazie Kuroi-sama.» disse timidamente Ururu.
 
«Non c’è di che.» sorrisi e le scompigliai gentilmente i capelli con una carezza. Poi, ripetei lo stesso gesto anche su Jinta, che non apprezzò e brontolò qualcosa sottovoce.

Andai per ritirarmi nella mia stanza. L'allenamento mi aveva sfinita e feci un ultimo sforzo per trascinare le gambe fino al secondo piano. Aprii la porta scorrevole e mi sdraiai sul futon*, sbadigliando vergognosamente come un ippopotano, tanto che dovetti preoccuparmi di essermi fatta sentire in tutta la casa!
 
– Non mi alzerò più da qui... - pensai, crogiolandomi nel tepore delle coperte. 
 
Mi voltai su un fianco e chiusi gli occhi.
 
....


....
 

 
Era una tiepida notte.

Su Karakura vegliava una limpida Luna calante, circondata dalla sua volta stellata. La coltre notturna variava di colori che spaziavano dal blu profondo fino all’azzurro pallido che si stagliava ancora all’orizzonte. Una debole brezza estiva spazzava le strade deserte della città, ormai, addormentata.

Si preannunciava un’altra notte tranquilla, se solo di lì a poco non fosse successo qualcosa di estremamente insolito…

Il cielo sembrò fendersi da solo, aprendo uno spazio vuoto da cui scaturirono sei figure vestite di bianco, guidate da un noto leader dai capelli celesti.

«Qual è la missione?» chiese uno dei suoi Fracciòn.

«Uccidete chiunque possegga del reiatsu, non fate nessuna distinzione…» rispose l’azzurro «… e risparmiate solo la shinigami femmina. Aizen, la vuole viva.»

«Sì.»

I cinque subordinati si allontanarono ognuno in una direzione differente, mentre Grimmjow, sogghignò per l'eccitazione, pensando che presto sarebbe riuscito a completare la sua vendetta e umiliare un ‘certo’ Espada davanti lo stesso Aizen.


...


...

 
Sentii qualcosa vibrare dentro la tasca del mio hakama*.

– Che palle… - pensai infastidita, estraendo il cellulare dalla tasca e sperando che non fosse di nuovo uno dei messaggi di quella stalker di Rangiku, che insisteva per trascinarmi in città in chissà quale bettola da sbronza.

La sua astinenza da alcool aveva portato i livelli della sua (già scarsa) capacità di autocontrollo, ai minimi sindacali. Inoltre, Toshiro, non era un buon compagno di bevute perché era astemio; mentre Orihime, da brava studentessa modello, declinava la sua offerta giustificandosi che doveva pensare a essere in piedi alle sette in punto della mattina per andare a scuola. Avrei voluto avere anch'io una scusa...

Aprii lo schermino del telefono e sbiancai.

– La divisione scientifica! – notai sei punti rossi lampeggianti sullo schermino, che erano stati intercettati dai radar – Sono di nuovo gli Arrancar! – per lo meno, potevo stare sicura che, questa volta, tutti erano al corrente del pericolo. La divisione scientifica e lo stesso Mayuri Kurotsuchi, erano riusciti a sintonizzare le frequenze per intercettare le reiatsu degli Arrancar, anche dalle onde più deboli, cosicché non saremo più stati colti alla sprovvista.

 
Uscii dal gigai e mi materializzai in forma di spirito.

Schizzai a gran velocità verso il pian terreno e raggiunsi Renji all’esterno dell’edificio. Lo trovai intento a esaminare lo schermino del cellulare con aria assorta.

«Sono in sei questa volta…» dissi, nascondendo un tono di preoccupazione.

«Si stanno dirigendo verso le fonti di reiatsu…» rispose il rosso «… sembra che vogliano attaccare chiunque possegga del reiatsu, indifferentemente da quanto esso sia forte.»

«Cosa!?» guardai i punti sul radar, che si stavano rapidamente avvicinando ai ryoka.

«Hanno teso un’imboscata… questo sarà uno sterminio!» concluse Renji.

«Ichigo è al sicuro con Rukia…» lo rassicurai, cercando di percepire tutte le reiatsu dei miei compagni «…Rangiku e Hitsugaya sono da Inoue, mentre Ikkaku e Yumichika sono insieme in centro città…» potevano cavarsela da soli, in fondo, erano tutti e due dell’Undicesima divisione; poi mi focalizzai sugli altri ryoka rimasti «… Chado e Ishida sono gli unici a essere soli!» mi allarmai.

«Andrò io.» rispose il rosso, in procinto di andare.

«No, Renji! » lo fermai afferrandolo per l’avambraccio «Non arriveresti in tempo. Col mio shunpo sarò da loro in meno di un minuto.»

Il rosso mi squadrò indeciso, ma dovette ammettere con sé stesso che avevo ragione e lui non sarebbe mai riuscito a fare in tempo. 

Annuì.

«Vai tu Yuki…» si decise «… ma vedi di tornare intera, capito?»

Lo guardai con disappunto. Da quando al luogotenente della Sesta brigata importava qualcosa di un suo pari di un’altra brigata? Alla Soul Society, a parte rare eccezioni, non ci si preoccupava di quelli che non facevano parte della propria brigata.

Ovviamente, escludendo l’Undicesima divisione, i cui membri erano in costante competizione tra loro per accaparrarsi il posto di terzo seggio e anche la Dodicesima, dove il capitano non si faceva di certo scrupoli a usare come cavie da esperimento i suoi stessi subordinati.

«Non farti strane idee…» si spiegò il rosso «…è solo che non voglio che Hitsugaya ce l’abbia a morte con me, se ti capita qualcosa. È chiaro?»

Abbozzai un sorriso divertito.

«Lo stesso vale per te.»

Renji rimase interdetto.
 

...


...


Nello stesso momento, Hitsugaya e Rangiku erano pronti per l’imminente battaglia. Il gigai di Matsumoto stava proteggendo Inoue, tenendola lontana e al sicuro, cosicché non sarebbe stata coinvolta durante il combattimento.

Hitsugaya poggiò una mano sull’elsa della zanpakuto, pronto a estrarla.

«Tieniti pronta Rangiku…» disse, assottigliando lo sguardo verso un punto del cielo «…ora!»

Come un lampo a ciel sereno, due bianche figure si materializzarono davanti a loro, proprio in quell’istante. Uno, era un Arrancar alto e slanciato, che indossava quello che all’apparenza sembrava un eccentrico copricapo, quando invece, si trattava della sua maschera da Hollow. I suoi capelli erano raccolti in una sottile treccia che terminava all’altezza del petto. L’altro, era un grosso energumeno con metà faccia celata dalla sua maschera Hollow e lo sguardo truce.

«Piacere di conoscervi… shinigami.» pronunciò l’ultima parola con tono di spregio, poi, senza tante cerimonie, si scagliò dritto in un corpo a corpo contro Hitsugaya.

Il giovane capitano intercettò il colpo e lo parò con la zanpakuto.

«Qual è il tuo nome?» chiese l’argentato, respingendo il suo attacco.

«Io sono l’Arrancar Undici, Shawlong.» rispose automaticamente l’Arrancar.

«Io sono il capitano della Decima divisione, il Capitano Hits - ...» fu interrotto improvvisamente. «Non mi interessa chi sei!» sbottò l’avversario «Tra poco tanto sarai morto… tappo

«Tappo?» ripeté Toshiro, rimasto spiazzato da quell’affronto. Di sicuro non era uno spilungone tra i capitani, ma nessuno aveva mai osato prima d’ora fare cenno alla sua modesta statura.

Assottigliò pericolosamente lo sguardo, immaginando a come avrebbe trucidato selvaggiamente ‘Mr. Treccina’, mentre Rangiku, che aveva assistito a tutta la scena, ebbe un singulto.
 

«Perché hai quella faccia, shinigami?» le domandò l’altro Arrancar.

La bionda sorrise beffarda.

«Dire il nostro nome è solo una cortesia per il nostro avversario…» spiegò, mentre sfoderava Haineko* «… prima che venga ucciso.»

«Tsk! Se è così, allora io mi chiamo Nakeem Greendina.»

«Io sono il luogotenente della Decima divisione, Rangiku Matsumoto.»

La battaglia iniziò.
 

...


...


Chado stava correndo per il reticolo di strade del quartiere residenziale in cui abitava.

Si sentiva braccato.

Il suo petto si alzava e si abbassava al ritmo del suo respiro ansante, mentre le costanti scariche di adrenalina gli davano la forza di continuare a correre, senza mai fermarsi, ignorando le fitte che avevano iniziato a pungergli sotto al costato.

Quella sinistra reiatsu che aveva avvertito appena dieci minuti fa, sembrava la stessa di un Arrancar e lo stava indubbiamente seguendo. Le sue ferite non erano ancora guarite dall’ultima battaglia e il suo braccio non era ancora in grado di resistere a un combattimento, ma se si fosse ritrovato alle strette non avrebbe esitato al combattimento.

D’un tratto, una bianca figura si materializzò dinanzi a lui, al centro di una strada.

«Finalmente ti ho trovato.» disse l’Arrancar.

Aveva le sembianze di un ragazzo, dai capelli bianchi e i denti deformati, simili a una cerniera. Al centro del petto, ben in mostra, era visibile il suo buco Hollow. Il resto della sua maschera sembrava una specie di conchiglia che gli faceva da copricapo.

«Cosa saresti tu? Uno shinigami?» chiese l’albino, squadrando Chado con occhi famelici «Non ha importanza… » disse d’un tratto «Tanto sei già morto!»

L’Arrancar si scagliò ferocemente in un attacco diretto, ma la sua offensiva fu intercettata appena in tempo.
 

«Io sono uno shinigami!» dissi «Perché non te la prendi con uno al tuo livello?» respinsi il colpo e l’Arrancar indietreggiò, scrutandomi con una rapida occhiata.

Mi voltai verso Chado.

«Vattene da qui.» gli dissi.

«E tu… saresti al mio livello?» rispose l’Arrancar «Sembri così piccola e fragile che potrei spazzarti via con uno starnuto.» mi provocò, ridendo beffardo.

«Demone bianco!» la reiatsu avvampò sulla lama, facendola diventare una vera e propria lingua di fuoco rosso.

«Cosa sarebbe quella? La tua lucina per la notte?» mi canzonò.

«Questa sarà l’ultima luce che vedrai!»

Mi scagliai contro di lui.

«Non ho interesse a combattere contro di te, shinigami.» bloccò un fendente trattenendo la lama con una mano sola «E adesso fatti da parte!»

Mi scaraventò di lato, ma riuscii a bloccare la mia caduta e a interrompere un nuovo attacco diretto su Chado.

«Sei fastidiosa!» digrignò ‘denti a cerniera’.

«Hai qualche pregiudizio sulle donne?» incalzai «O hai paura che ti riduca come lo scimmione della settimana scorsa?»

«Tsk! Quello stronzo di Yami… non ho nulla a che fare con lui.» bloccò il quarto fendente con le braccia e poi si allontanò indietro con un balzo.

«Va bene shinigami, combatterò contro di te e quando sarai esangue, ucciderò il tuo amico davanti ai tuoi occhi!»

Mi voltai indietro con un terribile presentimento. Chado si trovava ancora alle mie spalle e non aveva mosso un muscolo da quando gli avevo detto di scappare.

Gli lanciai uno sguardo furente.

«Ti avevo detto di andartene, perché sei ancora qui?» sbottai.

«Io posso combattere.» fu il suo motivo. Se avessi potuto gli avrei assestato un gancio allo stomaco, ma vedendo com’era malridotto il suo braccio e il suo fisico stremato dalla corsa, decisi che sarebbe stato il caso di risparmiarmelo per evitare di metterlo K.O. .

«Accidenti! Lo vuoi capire che se continui a stare qui quel coso ti farà a pezzi!?» indicai l’Arrancar, che in risposta alla denominazione ‘quel coso’ aveva ridotto gli occhi a due fessure.

«Il mio nome è D-Roy…» irruppe improvvisamente «… e sono l’Arrancar numero sedici.»

«Io sono il luogotenente della Quinta divisione, Kuroi Yuki.» brandii la Mukasi no Hikari e lasciai perdere quel testardo di Chado (con lui avrei fatto dopo i conti) e mi lanciai sull’avversario con un nuovo attacco.

Il duello ebbe inizio.


...


...


Dall’altra parte della città, ignaro delle battaglie che stavano infuriando tra Arrancar e shinigami, stava camminando per strada un ragazzo coi capelli a caschetto. Sapeva di vedere cose strane che gli altri non vedevano o di udire urli e schiamazzi che la gente normale non udiva.

– Forse sei schizofrenico. – gli aveva detto una volta sua sorella maggiore.

In effetti, non era assolutamente normale, per un ragazzo di sedici anni, vedere fantasmi, sentire suoni sinistri durante la notte e avere la costante impressione di sentirsi pedinati da qualcosa o qualcuno.

– Ma tu guarda se mi tocca uscire di casa nel cuore della notte per andare a comprare un succo a quella bastarda ingrata… - pensava ‘affettuosamente’ a sua sorella, mentre infilava le monetine nella bocchetta del distributore.

Un improvviso urlo rabbioso gli provocò un singulto.

– C-che cosa è stato? – si guardò intorno con aria circospetta. Poi, ritornò a fissare il distributore, dove si era immancabilmente incastrato il cartone di succo all’ACE e non aveva proprio intenzione di cadere.

«Dannata macchinetta infernale!» il ragazzo stava per sferrare un calcio al distributore, ma la sua azione fu interrotta, quando di sorpresa il muro accanto crollò.

«AAAAAAAAAAAAAAAH!!!» urlò con voce strozzata.

Si levò una nube di polvere, che si diradò lentamente, lasciando trasparire una sagoma nera.

– Che succede? – stava macchinando nella sua testa di aver appena assistito a un atto vandalico o magari, il Giappone era appena entrato in guerra con l’America, oppure era scoppiata addirittura una terza guerra mondiale mentre lui era andato a comprare il succo a sua sorella!

Non era nulla di tutto questo, ma qualcosa di molto peggio...

Riconobbe due figure in mezzo a quella foschia. La prima, aveva un’aria vagamente famigliare, che lo ricondusse a un certo tizio dall'aria poco raccomandabile che aveva visto nella sua scuola. Probabilmente frequentava le lezioni di kendo. Calvo, sguardo sanguinario, due linee di ombretto rosso sopra gli occhi, una bokken sempre infilata nella cintura dei pantaloni e un atteggiamento da classico teppista.

Quanti potevano essercene così? Soltanto uno, per lui.

L’opzione migliore sarebbe stata quella di approfittarsene del fatto che fosse di spalle, tanto per svignarsela come se niente fosse e strisciare fino a casa a mani vuote da sua sorella. Era sempre meglio beccarsi una strigliata dalla suddetta, piuttosto che essere coinvolti in cose che non lo riguardavano e che potevano solo portagli problemi in casa. E chi voleva avere problemi? Di sicuro non lui. Tutto questo, sarebbe stato possibile fino a qualche secondo fa, se non fosse rimasto lì imbambolato per la curiosità.

L’altra figura che notò, era un omone massiccio e incredibilmente alto. Era vestito di bianco e anche lui aveva l’aria da delinquente, visto la testa rapata a metà e uno sbuffo di capelli rossi da un lato. Quello che lo lasciò impressionato, fu un buco al centro del petto. Come poteva avere un buco laddove ci sarebbe stato il cuore ed essere ancora vivo?

Il calvo, che in quel momento aveva percepito la sua presenza alle spalle, lo guardò con la coda dell'occhio.

«Uhm? Tu sei il compagno di classe di Ichigo…» disse Ikkaku, ricordando appena vagamente la sua faccia. Doveva averlo minacciato di morte, ecco perché se lo ricordava.

L’Arrancar si approfittò della sua distrazione per sferrargli un gancio, che lo stese a terra accanto all’umano.

«Tutto qui quello che sai fare shinigami?» lo canzonò il rosso.

«Shi-shinigami come… Dio della morte?» balbettò Asano, squadrando la katana e la divisa nera di Ikkaku. Forse, era il nome di una gang di mafiosi?

Il calvo si riprese dal colpo, che lo aveva solo leggermente stordito.

«Senti un po’ tu…» disse Ikkaku, rialzandosi in piedi e afferrando Asano per il bavero della camicia «… voglio proporti un patto.» Gli rivolse uno dei suoi sorrisi terrificanti degni di Kenpachi. «Al momento non abbiamo un posto dove andare, se ci ospiterai per un po’ a casa tua, io ti proteggerò da quel tizio.» indicò l’Arrancar.

«Eh?» esalò il ragazzo, che in quel momento non ci stava capendo più niente, tra shinigami, katane, muri crollati, atti di terrorismo e…

«Che cazzo di risposta sarebbe ‘eh’?» lo riscosse dai suoi pensieri «Io ti ho fatto una fottuta domanda, devi rispondere con un ‘sì’ o un ‘no’!» urlò, strattonandolo.

«S-Sìììììì!!!» gridò terrorizzato il moro.

Lo shinigami sorrise compiaciuto e allentò la presa, facendolo cadere a terra come un sacco di patate.

«Va bene, è deciso.»

Ikkaku brandì la katana e si scagliò contro l’Arrancar in un grido di battaglia.


...


...


Renji stava affrontando Yylfordt Grantz, l’Arrancar numero quindici, sopra l’emporio di Urahara e si stava facendo dare filo da torcere. Il combattimento si stava facendo pesante e tra un colpo e l’altro si alternavano brevi pause, senza che nessuno dei due cedesse terreno all'altro.

«Perché non sfoderi la spada?» chiese il rosso.

«Non è necessario contro di te.» rispose l’altro con sufficienza.

«Te la farò usare prima o poi, vedrai…» Renji scartò di lato per evitare un colpo e riuscì a rompere la guardia dell’avversario, colpendolo al torace con la Zabimaru* «Dannato! Perché non sanguini?»

Rimase sorpreso quando si accorse che quel fendente non aveva inferto alcuna ferita al biondo, che lo derise.

«La pelle di noi Arrancar è dura come l’acciaio, perciò non abbiamo bisogno di estrarre la spada per combattere.»

Grantz si portò rapidamente alle spalle di Renji e lo scolpì alla schiena, facendolo precipitare da un’altezza di diversi metri, per poi farlo schiantare sull’asfalto, sul retro dell’emporio.

«Tutto qui quello che riesci a fare?» lo derise ancora, in procinto di sferrare come colpo di grazia un Cero.

«Sayonara, shinigami.»

 
Una freccia colpì la mano dell’Arrancar, impedendogli di sferrare il Cero contro Renji.

«E tu chi cazzo sei?» sbottò il biondo, quando si accorse della presenza di un tizio vestito di bianco, con tanto di mantella e un arco di reiatsu da cui era scoccata la freccia di prima.

«Non ho motivo di dirti il mio nome, feccia che non sei altro.»

«Ishida!» Renji lo guardò sorpreso. Uno shinigami che veniva salvato da un Quincy? Con quale faccia sarebbe ritornato alla Soul Society se fosse trapelata una notizia del genere? Si rialzò in piedi e brandì nuovamente la zanpakuto.

«Sappi che non ho intenzione di farmi salvare il culo da te, quattrocchi!» sbottò.

«Non sono venuto a salvarti…» rispose Ishida, aggiustandosi la montatura degli occhiali «…non riuscivo a dormire con tutto il fracasso che stavate facendo.»

«Se permetti sto salvando i fondelli a tutti gli abitanti di questa città, te compreso, quindi dovresti essermi riconoscente!»

«Ah sì?» il moro inarcò un ciglio perplesso «A me sembra che stavi solo per farti ammazzare.»

Il rosso non seppe più cosa rispondere e sentì le mani aver iniziato a prudergli. Se non fosse stato per l’Arrancar, avrebbe volentieri assestato un gancio per tappare la bocca al Quincy.

«Quanto tempo dovrò aspettare?» sbadigliò teatralmente Grantz, mentre si fingeva interessato allo stato delle sue unghie.

«Non è valido uno scontro due contro uno…» ragionò Ishida, mentre si voltava verso Renji con un ghigno malefico, a dir poco inquietante, tanto da far preoccupare il luogotenente Abarai di domandarsi quali fossero le sue promiscue intenzioni.

Alla fine, la risposta ai suoi dubbi non tardò ad arrivare.

«Facciamo sasso, carta, forbici!» propose il moro di punto in bianco, lasciando come un baccalà il rosso «Chi perde starà in panchina a guardare il combattimento!»

L’Arrancar sbuffò annoiato e si finse di nuovo interessato alle sue unghie.


....


....

 
Rukia e Ichigo si erano allontanati da casa.

Ichigo voleva evitare ad ogni costo che la sua famiglia fosse coinvolta nei combattimenti, che già da più di un’ora, stavano infuriando in quasi ogni angolo della città.

«Yuki è riuscita a salvare Chado!» lo informò Rukia, che stava tenendo sotto controllo la situazione dal radar «Ne è rimasto soltanto uno…»

«Quello sarà mio.» disse Ichigo, fermandosi bruscamente al centro di una strada. La mora frenò la corsa e continuò a guardare il puntino rosso lampeggiante che si stava via via facendo sempre più vicino alla loro posizione.

«È qui.» lo informò.

Come previsto, l’Arrancar si materializzò all’istante davanti a loro.

«Finalmente avete smesso di scappare.» sogghignò famelico l’azzurro, squadrando i due shinigami come fossero due prede spaurite. Poi, assottigliò lo sguardo, focalizzandosi sul ragazzo dai capelli arancioni... aveva trovato il suo obiettivo.


«Io sono la Secsta Espada.» decise di presentarsi «Grimmjow Jaggerjack.»

«Secsta… Espada?» ripeté con aria interrogativa il ragazzo.

«Sì.» fece l’azzurro «Apri bene le orecchie, perché non te lo spiegherò una seconda volta… siamo dieci in tutto Hueco Mundo e più il nostro numero è basso, maggiore è la nostra potenza. Lo stupido scimmione che avete preso a calci in culo la settimana scorsa, era l'ultimo degli Espada.»

Si percepì un cambiamento della sua inflessione di voce, quando pronunciò la parola 'ultimo' con certo disprezzo. Quindi, pensò Ichigo, se lui era il sesto tra gli Espada, quanto sarebbe stata distruttiva la sua potenza? 


...


...


 
 •°¤*(¯.. Angolino della maledetta autrice da strapazzo..´¯)*¤°•

Notate bene che quando Grimmjow ha detto ai suoi Fracciòn di lasciare in vita la shinigami femmina, loro non avevano idea che ce ne fosse più di una, per questo Yuki e Rangiku avranno un combattimento più o meno facilitato. Grimmjow è l’unico, effettivamente, a sapere qual è la shinigami che interessa ad Aizen, perciò non risparmierà la povera Rukia. La nostra fata turchina riuscirà a tornare trionfante da Aizen-sama con l’ostaggio? Riuscirà a mettere in mutande Ulquiorra davanti a tutti (voce dal nulla: speriamo di sì! *^* ) e soprattutto, riuscirà a portare a termine la sua vendetta?

Dante: Perché fai tutte queste domande? Dovresti saperlo tu maledetta autrice da strapazzo! u.u

Autrice: E tu come sei finito qui? O.o Tornatene subito nel tuo fandom! è__é

Ichimaru: Ehm… sbaglio oppure ho appena visto passare la mia copia sputata prima della mia paresi facciale perenne per abuso di botox?

Autrice: *pat-pat* Almeno Gin ti puoi consolare col fatto che non sembri un cesso coi pedali come un certo ‘Gelman’…
 
In quel momento, da qualche parte a Las Noches…
 
Aizen: Eeeeettt-ccciiiùùù! *tira su col naso* Devo essermi raffreddato oppure qualche fangirl sta facendo di nuovo sogni erotici su di me…

Ulquiorra: Chi osa fare sogni equivoci sul mio Aizen-sama? Chiunque sia le farò conoscere il mio Cero Oscuras…

Aporro: Lo sai che potrebbe sembrare equivoco quello che hai appena detto? *gli fa l’occhiolino e cerca di appoliparsi al suo braccio*

Ulquiorra: Cero!

Una luce verde investe il povero Aporro, che aveva solo caste intenzioni (seh come no...) nei confronti della Cuarta Espada e ne rimane solo un piccolo mucchietto di polvere glitterata (?).
FINE.

 

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Nake, Benihime: ‘nake’ = canta, ‘Benihime’ = principessa scarlatta; è la frase pronunciata da Urahara quando usa la sua zanpakuto per scagliare contro l’avversario un raggio energetico rosso altamente distruttivo.
* Konbanwa: significa ‘buona sera’.
*Futon: letteralmente 'materasso arrotolato'. Un materasso di cotone, tipico della cultura nipponica, che viene appoggiato sul tatami e usato come giaciglio.   
* Hakama: indumento tradizionale giapponese che assomiglia ad una larga gonna-pantalone a pieghe, gli indossano sia gli shinigami (neri) che alcuni Arrancar (bianchi).
* Haineko: letteralmente ‘gatto cenere’, è il nome della zanpakuto di Rangiku Matsumoto.
* Zabimaru: vuol dire ‘coda di serpente’, è il nome della Soul Slayer di Renji Abarai. Anche se il nome farebbe pensare solo alla coda di un serpente, in realtà lo spirito è un babbuino che al posto della coda ha un serpente.
* Sayonara: significa ‘arrivederci’.
   
 
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