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Autore: Levy94    15/01/2014    3 recensioni
Nithael è un angelo. Era un angelo.
Un unico errore l'ha reso un Caduto.
Ora vive sulla Terra, tra umani e demoni, senza potersi nemmeno considerare degno di vivere.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Pov Gadriel

 

La porta davanti la quale vengo accompagnato è uguale alle altre, anonima e verniciata di nero lucido.

Al mio posto dovrebbe esserci mio padre, è a lui che è stata offerta quest'ora con il Caduto. Subito dopo la proposta del proprietario, lui ha riso e ha delegato a me la faccenda dicendo che, poiché un giorno dovrò pensarci io a certe “questioni di famiglia”, è meglio che inizi a fare pratica.

Sospiro. Sinceramente l'idea di una scopata con quell'essere non mi alletta affatto. Potrei benissimo limitarmi a pestarlo un po', senza andarci troppo pesante. Far soffrire un essere vivente senza alcuna ragione non mi è mai piaciuto, anche se sono sicuro che i Caduti meritano ogni singolo minuto di sofferenza. Dopotutto se un angelo cade non può biasimare nessuno se non sé stesso. Questo Caduto in particolare, però, non mi ha fa fatto nulla di personale, quindi non infierirò.

Entro nella stanza e chiudo a chiave la porta.

Il Caduto è dall'altra parte della stanza, seduto contro la testiera del letto con le ginocchia al petto.

La poca voglia che avevo di pestarlo sparisce. Non so cosa mi aspettassi di trovare, ma non di certo un normale ragazzo. Sembra troppo... umano, per essere di origini angeliche. Troppo normale, troppo innocente per essere un traditore.

E ora che faccio? Come la passo un'ora qui dentro?

Decido di avvicinarmi. Non appena faccio un passo, il ragazzo alza lo sguardo su di me. Non ci scommetterei, ma sembra davvero spaventato, forse sa che non sono completamente umano. Ignoro lo sguardo e arrivo fino al bordo del letto. Mi siedo a debita distanza osservandolo meglio.

Non so se sia una tinta, ma il colore dei capelli tende al viola scuro, molto scuro. O forse lilla scuro, non mi intendo di sfumature. E se invece fosse il colore naturale? Nha, impossibile. Gli occhi che mi osservano sono azzurri, intensi e spalancati dalla paura.

Solo ora noto che non indossa altro che la propria pelle. Qua e là si vedono anche alcuni aloni scuri di lividi ormai sul punto di guarire. Scommetto che da quando è qui ha subito ben di peggio che qualche contusione.

Intanto anche il Caduto mi osserva. Non parla, sembra quasi in attesa. Forse si aspetta che sia io a parlare, a fare le mie richieste.

Non ho intenzione di fargli del male né di costringerlo a farsi scopare. Come la occupo un'ora intera?

Parlare con lui sembra l'unica alternativa che mi resta. «Come ti chiami?»

Non mi risponde. Dal suo sguardo sembra scioccato. Forse nessuno si è mai interessato a lui?

Ripeto di nuovo la domanda. Il Caduto abbassa lo sguardo. «Preferisco non essere chiamato per nome.»

Comunicare con questo ragazzo si prospetta difficile. «Senti, voglio mettere le cose in chiaro. Non ho intenzione di usarti come una puttana né di pestarti a sangue, d'accordo? Quindi, puoi smettere di fare quella faccia, per favore?»

 

 

 

Pov Nithael

 

Questa è la prima volta che qualcuno entra qui dentro senza quel tipo di intenzioni. È... non so, strano. Ancora non so se in senso positivo. Meglio se non abbasso troppo la guardia, potrebbe essere benissimo un trucco.

«Visto che dovrò passare con te la prossima ora, ti va di parlare un po'?» continua lui. Sembra sincero. Magari non mi farà davvero nulla. Tanto vale dargli corda, tanto che ho da perderci?

«D'accordo...»

Il ragazzo fa un cenno di assenso. Subito dopo cala il silenzio. A quanto pare gli argomenti di discussione scarseggiano.

«Sei un amico di Lecktis?» decido di chiedere.

«No, lo è mio padre. Io sono solo...», sospira, «Beh, uno in cui ripongono troppe aspettative.»

«Capisco.», veramente non capisco per davvero. Ma mi è sembrata l'unica cosa che potevo dire.

Silenzio.

«Posso chiederti una cosa? È solo una curiosità.» dice lui.

Annuisco.

«Com'era essere un angelo?»

Per un secondo smetto di respirare e sento quel dolore pungente al petto che provo ogni volta che ripenso alle mie origini. Il dolore di aver perso qualcosa a cui, originariamente, non avevo dato alcuna importanza, ma che ora sento mancare terribilmente.

«Era la mia vita, il significato della mia esistenza.»

«Quindi eri felice.»

«No, non lo ero. Ma era ciò per cui vivevo, quindi mi sentivo soddisfatto. Però no, non ero felice.»

Dal mio tono spero abbia capito che il discorso è chiuso. Non voglio ripensare a tutto quello che ho perso per colpa di un mio capriccio.

«Posso farti un'altra domanda?» chiedo.

«Certo.»

«Com'è avere una famiglia? Avere qualcuno che ci tiene a te, che ti vuole bene...», voglio davvero saperlo perchè è qualcosa che non ho mai provato in vita mia.

Ora è lui a trattenere il respiro per un secondo. «Ecco... non saprei come spiegarlo. È come... uscire di casa e sapere che mancherai a qualcuno. Sapere che c'è chi si preoccupa per te, quando finisci in qualche casino.»

Da quando sono stato cacciato qualcuno si è preoccupato per me? Manco a qualcuno? C'è anche uno solo dei miei fratelli che prova quella sensazione di vuoto quando pensa a me?

No.

Nessuno.

Sono solo.

Sono sempre stato solo.

Accantono in un angolo tutta la solitudine e la tristezza fingendomi ancora in me e apparire un minimo normale quando, invece, muoio dentro ogni volta che ci penso.

Continuiamo a parlare del più e del meno per tutto il tempo rimanente. A malapena ci conosciamo, ma è anche per questo che non ci facciamo problemi. Probabilmente non ci vedremo mai più, questo ci da un motivo in più per essere sinceri, per aprirci l'un l'altro con questa tranquillità, senza pregiudizi. Tanto rimarrà tutto tra noi.

 

Dopo i sessanta minuti prestabiliti, il ragazzo si alza e va verso la porta. Poco prima di aprirla, si gira verso di me.

«Gadriel.» mi dice indicando sé stesso. «Mi chiamo Gadriel.»

Gadriel. Ho come la sensazione che non dimenticherò facilmente questo nome.

«Non dovresti presentarti anche tu, ora?» mi fa notare sentendo il mio silenzio.

«Giusto, scusa. Io sono Nithael.», probabilmente è la prima volta che dico il mio nome a qualcuno, senza contare Lecktis.

Gadriel mi osserva. Chissà perchè. Non penso di essere così interessante.

«È un bel nome.» commenta a bassa voce. Subito dopo esce.

Resto solo.

Perchè la solitudine mi da così fastidio stavolta?

 

 

Pov Gadriel

 

«Allora? Che ne pensi?» mi chiede mio padre non appena esco dalla stanza.

Che ne penso? Difficile dirlo in poche parole.

«È un tipo... interessante.»

«Quindi dici che possiamo accontentare Lecktis?»

Ci penso. Se dicessi di no, che succederebbe al ragazzino?

Non lo so e non voglio pensarci.

«Sì. Assolutamente.»

 

 

 

 

 

Salve!

Sono quasi le 2 di notte e io sono ancora qui...

E domani mi tocca un'infinita sessione di studio u.u

Okay, diciamo che spero di riuscire ad aggiornare presto, anche se non so quando riuscirò a rimettermi a scrivere...

Detto questo, aspetto molto più che volentieri le vostre opinioni :3

  
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