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Autore: Jennifer_2001    15/01/2014    0 recensioni
...viaggiavo con la mente, sdraiata nel letto di quella stanza muta, immaginando di essere sua. Le mie mani incominciavano a solleticare la mia pancia con movimenti circolari. Le punte delle dita mi davano brividi, mi venne la pelle d'oca...
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Lemon | Avvertimenti: Incompiuta
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Uscii dalla doccia, erano ormai le 6 del pomeriggio, quando sentii degli schiamazzi.
La porta della mia camera infatti, si affacciava in un crocevia di corridoi, da dove riuscivo a sentire l'andirivieni degli ospiti dell'hotel. Quel baccano però non era normale, sentivo un rincorrersi di voci urlanti, divertite, ma allo stesso tempo, irrispettose della quiete che era d'obbligo mantenere in quei luoghi. Mi asciugai le gambe e i piedi, feci lo stesso con i resto del corpo e mi fasciai l'asciugamano all'altezza del petto. Con uno più piccolo strofinai per bene i capelli pensando che a momenti sarei tornata nel silenzio della mia stanza. Non fu così. 
I rumori delle voci continuavano, a tratti diventavano urla. Spazientita ed anche incuriosita a quel punto, mi avvicinai con l'orecchio alla porta. Riuscivo a distinguere le voci di ragazze che, inseguite da un paio di maschi scappavano da tutte le parti. Risi per un attimo, poi tornai seria ed aprii la porta, pronta ad affrontare con sguardo severo chi mi fosse sfrecciato davanti. 
Neanche il tempo di affacciarmi e sentii arrivarmi addosso uno scroscio d'acqua gelida, che mi bagnò la faccia e parte del telo che mi copriva. Un  ragazzo si fermò per un istante a fissarmi, poi scoppiò in una risata e corse oltre l'angolo del corridoio. Guardai per terra, e vidi la moquette ormai intrisa d'acqua dappertutto. Decisi di rimanere lì, ad aspettare chiunque fosse risbucato da qualche parte, per urlargli addosso tutto il mio disappunto. Ero nera!
 
Mi ricomposi un poco, mentre udivo già che qualcuno soppraggiungeva dal corridoio alla mia destra.
Sentivo i passi avvicinarsi e cupa in viso mi apprestai per guardare in faccia la mia prima vittima.
Dall'angolo, ansimante, sbucò una ragazza, che divertita, ma a suo modo impaurita mi corse incontro. Si infilò nella mia stanza e tirandomi per un braccio mi costrinse ad entrare chiudendo dietro di se la porta. Era lei.

Fradicia e spettinata, mi guardò con aria complice e pregandomi di fare silenzio rimase in attesa che il ragazzo che la inseguiva oltrepassasse la nostra porta. Non avevano visto dove si era infilata, e non avrebbero mai bussato a quella porta che non faceva parte della loro ala. Io dal mio canto rimasi muta, non perchè me lo chiese lei, ma perchè me lo impose il mio cuore, che aveva iniziato a battere senza controllo.
Mai avrei immaginato di ritrovarmela in camera in una circostanza del genere. Fui presa dall'ansia, l'ansia che mi suggeriva che a breve se ne sarebbe andata, e io avrei voluto trattenerla, ma non riuscivo a muovermi.

Fu lei a destarmi dopo che il silenzio prese a regnare di nuovo in quei corridoi. Rise e guardandomi si accorse che ero rimasta vittima anche io di quei burloni. Mi accarezzò in viso per spostarmi una ciocca ancora madida d'acqua. Mi sorrise con l'espressione di chi mi doveva le scuse sue e dei suoi amici casinisti.

Sorrisi anche io e dimenticai subito il mio stato d'animo scocciato, la guardai e feci finta di essere stata al gioco sin dall'inizio. 
-" Scusami ti prego"- mi disse continuando a ridere sottovoce -"quei cretini è tutt'oggi che fanno sti scherzi del cazzo"- disse riaccarezzandomi la stessa guancia.
Si guardò intorno, notò subito che nella mia stanza c'era solo un letto e mi chiese come mai fossi tutta sola.
Le spiegai che essendo l'unica ragazza della mia squadra ad essermi qualificata per i campionati avevano ben pensato di darmi una camera singola.
Tutta sorridente e con l'aria strafottente di chi si trovava a casa sua, mi chiese se avrebbe potuto usare il mio bagno per ridarsi un'aria più composta. Non potei altro che annuire. Pendevo dalle sua labbra.
Oramai mi ero persa a scrutare ed ammirare quei suoi lineamenti così dolci, le sue labbra carnose, e più di una volta i miei occhi caddero involontariamente sui suoi seni. La maglietta bagnata che indossava infatti era attillata al suo petto e mostrava appieno tutte le sue forme. Mi voltai per farle strada quando udimmo nel corridoio le grida di un suo amico che la cercava ancora -"Sheilaaa?.....Sheilaaa? Dove sei finita?"- urlava sghignazzando. Per un attimo lei si bloccò, mi fece di nuovo cenno di non fare alcun rumore, attendendo che si allontanasse da noi. Che bel nome, pensai tra me e me, nessun nome poteva calzarle meglio. La vidi estrarre il cell, cercare in rubrica e parlare con tono più serio a quello che poteva sembrare il suo coach, si assicurò che sapesse dove si trovava e chiese esplicitamente di non riferire nulla a quegli idioti dei suoi compagni. Spiegò l'accaduto, confermo l'appuntamento per la cena nella sala e poi salutò.

Parlammo continuamente per parecchi minuti, mentre lei, che usciva e rientrava nel bagno cercava di asciugarsi alla meglio con i teli che trovava nei vari mobiletti. Sapeva dov'erano disposti perchè già da tre giorni prima di noi pernottavano in quell'albergo. Girovagava in reggiseno, la maglietta appesa alla finestra al sole. Non riuscivo a nascondere un certo imbarazzo dovuto al mio stato confusionale. 

-"Ok ora pensiamo a te"- mi disse trascinandomi sul letto. Mi fece sedere comoda, si mise dietro di me e cominciò delicatamente a spazzolarmi i capelli ancora umidi. Non resistevo più. Avevo i brividi. Le sue mani che passavano tra i miei capelli, i miei stessi capelli che cadevano sulle mie spalle, il suo respiro caldo che a tratti mi inebriava il collo. 
Ero tutto un fremore. Io muta, drogata di quelle coccole che mi stava dedicando. Lei che parlava di se e di me come se fossimo amiche da una vita. Ad un tratto vidi la sua mano passarmi affianco quasi volesse abbracciarmi.
Con un gesto delicatissimo mi sciolse il nodo del telo dicendomi che essendo bagnato non potevo tenerlo addosso.
Io non mi mossi. Sistemò l'asciugamano ben steso attorno a me, che rimasi in mutande a gambe incrociate  e con il seno all'aria. 
Con la scusa che il suo era ancora bagnato anche lei si tolse il reggiseno gettandolo in fondo al letto. Non la vedevo, ma la sentivo dietro di me. Si avvicino di più alla mia schiena e riconobbi al tatto quelli che erano i suoi capezzoli. Continuò a pettinarmi
delicatamente mentre io oramai ero persa nei meandri dei pensieri più sconci. 
Provò su di me diverse pettinature, abbozzandole, e facendo capolino con il suo viso sui miei profili cercava di constatare con quale delle acconciature stessi meglio. Con due mani raccolse i capelli in una coda alta, si affiancò, mi scrutò e disse:
-"sai, stai davvero bene con la coda"- mi parlava a pochi centimetri a metà tra la gota e l'orecchio. Cambiò mano e si offrì dall'altro lato annuendo e confermando quanto appena detto. Io sorridevo quasi intimidita. -"Sei proprio carina"- ribatté più convinta e mi diede un bacino sulla guancia. Continuò a fare questo giochetto, forse per vedere le mie reazioni. Reazioni
che erano del tutto accomodanti e accondiscendenti. Se ne accorse, prese più coraggio, e da un bacino divennero tre piccoli bacetti di fila. La mia mano quasi involontariamente si appoggiò sulla sua coscia sinistra che ormai mi passava davanti tanto era stretta a me. Il bacio successivo si fece più lungo, non staccò più le sue labbra dalla mia pelle. Incominciò a piccoli succhiotti, fino a che sentii la sua lingua umida sul mio collo. Mi lascia totalmente andare chinando la testa un po'
più di lato per offrirle me stessa. Con la mia coda ancora in mano, incominciò un muovermi il capo a suo piacimento, sentivo il suo seno strusciarsi sulla mia schiena. MI tirò un po' a se e raggiunse con la lingua la mia bocca. Ci leccammo e baciammo per diversi secondi mentre sentivo il mio cuore e il suo battere affannosamente nei nostri sospiri. Sentii la sua mano 
appoggiarsi su un mio seno. Lo accarezzò e poi palpò quasi con forza, mentre le nostre bocche erano ormai un tutt'uno. 
Ci succhiavamo le lingue poi tornavamo a baciarci, per tornare poi a leccarmi e succhiarmi sul collo e intorno l'orecchio. 
Mi appoggiai di più a lei stendendomi un po', quanto bastava per prostrarmi interamente al suo volere. Non si fece pregare. Quasi d'istinto scese ad accarezzarmi la pancia, l'interno coscia per passare sulle mie mutande, dove ad un certo punto si concentrò.
Mi stava masturbando, dapprima da sopra gli slip, poi entrò con la mano sotto. Si accorse subito che ero bagnatissima,mi accarezzò con le dita. Sentiva il mio clitoride, lo stimolava, lo massaggiava. Mi tirò per la coda, si protese in avanti e mi offrì il suo collo.
Ora ero io a leccarla e succhiarla, la sentivo gemere, lei sentiva me che già la sotto ero un lago. 
-"Sheilaaaa? Dove ti sei cacciata?"- sentimmo un altro urlo. Stavolta era una sua amica. Ci fermammo il tempo di un secondo. Ma riprendemmo subito. Nessuno avrebbe potuto sentirci e nessuno avrebbe potuto disturbarci.

(continua)
  
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