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Autore: biberon    15/01/2014    6 recensioni
Dieci anni dopo il reality, Courtney incontra per caso Trent e Duncan, il quale nel frattempo ha avuto un figlio con Gwen. Pazza di gelosia, Courtney si lancia in una storia flash con Trent e cade in una gravidanza indesiderata.
La sera in cui lo confida alla sua migliore amica Heather, inquietanti sms e messaggi cartacei iniziano a perseguitarla. C'è qualcuno che sa tutto di lei, che sa TROPPO di lei, della sua storia con Trent, del suo amore, della sua vita.
Ma lei non l'aveva detto a nessuno oltre che a Heather.
Ma non può essere stata lei, non la sua migliore amica. Ma allora, chi ...?
Dal testo, capitolo 10
- Courtney, io chiamo la polizia. Se quel bastardo è in casa tua possiamo prenderlo.
- Heather, non so se è veramente lì o lo dice solo per depistarmi …
- C’è un solo modo per scoprirlo.
Io annuii.
Heather frugò nella borsa, poi mi guardò con gli occhi sbarrati.
- Courtney … non trovo più il mio cellulare.
Genere: Romantico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen, Heather, Trent | Coppie: Duncan/Courtney, Duncan/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Buonsalve a tutti i lettori di questa long.
Ebbene, questa è una storia.
E come tutte le storie deve avere una fine.
Ma che sia un finale speciale, però! Soprattutto poi per chi ha seguito e recensito tutti (oh, beh, quasi tutti) i capitoli della FC, e che l’ha seguita fin da quando era una fanfiction neonata. Vi voglio avvisare: questa storia non ha una conclusione vera e propria. Infatti non escludo un possibile continuo in un’altra long, che si chiamerà “The Hidden Stalker 2: The Return Of Fear”, ma non prometto niente. Nel frattempo vi lascio al mio finale, che spero non vi deluderà. E se avete dei dubbi, ditemi tutto nella recensione!
E MI RACCOMANDO, SE QUESTA STORIA VI è PIACIUTA VI RICORDO DI CLICCARE SULLA BANDIERINA VERDE E di lasciarmi due o tre righe di commenti personali. E, perché no, qualche adulazione o applauso (SCHERZO) come alla fine dei migliori Show.
Show come a Tutto Reality.
Beh, che altro dire? Buona lettura a tutti.
E, PS, se trovate errori sappiate che stavolta cel’ho messa tutto per rileggerla/correggerla. Almeno c’ho provato :,).
 
Chapter 29, finally.
 
 
 
Quel pomeriggio tornammo a Toronto su un elicottero della Polizia.
Il corpo di Chris venne caricato su un altro aereo diretto in ospedale, insieme a Gwen e Quentin, che sarebbero poi stati riportati a casa.
Io e Heather fummo costrette a fermarci alla centrale mentre gli agenti controllavano le prove false e informavano il giudice che era stato assegnato al nostro processo della faccenda.
Dopo quasi due ore di attesa in una piccola sala scura, accanto ad una cinquantenne venuta a trovare suo figlio (arrestato per molestie sessuali a minori), uno degli agenti mi intimò di seguirlo.
Era un uomo di colore, alto, robusto e calvo.
Entrammo in una stanza con un tavolo grigio e due sedie, illuminate da un’enorme luce a neon posta sul soffitto.
“Signorina Barlow, io sono l’agente Carman. Vorrei porle qualche domanda su questo caso.”
“Poi mi lascerete andare a casa?”
“Ma certo, signorina. Non si preoccupi.”
“Allora va bene. Che cosa vuole sapere?”
“Tanto per cominciare … quando ha avuto inizio tutto questo?”
“Io …”
All’improvviso mi resi conto che non mi ricordavo nulla.
Non ricordavo quando aveva avuto inizio tutto. Non lo sapevo.
Sapevo solo che volevo che finisse al più presto.
“Non me lo ricordo.”
L’uomo sospirò e poso le mani sul tavolo.
“Prima di … prima di mancare, McLane ha parlato di una donna … una certa Blaneley … sa per caso a chi si riferiva?”
“Conosco una Blaneley. Circa dieci anni fa ho partecipato ad un reality show molto importante, e Blaneley è stata una concorrente in una delle stagioni. È rimasta con noi solo per poche puntate … non so molto di lei, in realtà. So che era una conduttrice televisiva che intervistava celebrità e faceva programmi per le donne e TeleQuiz serali.”
“A quel tempo aveva già una relazione con il signor McLane?”
“No, non ancora. Erano … insomma, si vedeva che erano attratti l’uno dall’altra, ma non credo ci fosse nulla di ufficiale. Pochi anni dopo seppi che si erano sposati ed avevano avuto un bambino.”
“Sì, il piccolo Carl esiste davvero. Abbiamo trovato la sua scheda medica in un database di un’importante ospedale a Ottawa.”
Rimasi in silenzio a fissare il bordo del tavolo.
“Il suo fidanzato è già stato dimesso dall’ospedale?”
“Non lo so.”
“E l’altro uomo, Duncan?”
“Non so neanche questo. Credo di no, insomma, è stato colpito da un proiettile. È già tanto che sia vivo! E poi perché le fate a me queste domande. La ‘signorina Gwen’ dovrebbe saper rispondere meglio.”
“Lei è già stata interrogata sulla vicenda, così come il bambino. In ogni caso, ancora qualche domanda. È vero che c’era una relazione tra lei e Duncan?”
“Sì, è vero. Siamo stati insieme durante il reality show, e poi …”
“E poi che altro è successo?”
“Niente.”
“Quindi la mente di Quentin è stata manipolata da McLane senza che la questione avesse un fondo di verità?”
“Sì.”
“D’accordo. Può andare.”
Feci per alzarmi, ma lui mi bloccò sfiorandomi il polso.
“Oh, dimenticavo. Dovremmo prendere il suo cellulare per un po’ di tempo, capisce? Dovremmo controllare tutti i messaggi e le chiamate, per fornire prove contro i complici di McLane.”
“Tenetevelo pure. Non voglio rivedere quel cellulare mai più. Era solo un i-phone. Contiene il ricordo di questa esperienza. Non voglio rivederlo mai più, quindi … per favore, buttatelo via.”
“Ma che sta dicendo? Ne è sicura?”
“So che può sembrare strano, ma … sì. Me ne comprerò uno più economico prossimamente.”
Carman mi sorrise brevemente.
“Per quanto riguarda le riprese, desidera che vengano eliminate anche quelle?”
Soppesai l’ipotesi.
“No. Anzi, mi piacerebbe averne una copia. Cioè, comprendo bene che voi poliziotti dovrete esaminare ilo materiale, ma se poteste farne una seconda copia per me …”
“Non si preoccupi, nessun problema. Le faremo arrivare l’hard-disk per posta tra qualche giorno.”
“Grazie. E, ehm … i complici? Che ne sarà di loro?”
“Devono ancora subire il processo, però … saranno tutti condannati, ovviamente con diversa pena a seconda della gravità delle azioni compiute.”
 
“Molto bene.”
“Inoltre, abbiamo convenuto che lei debba prendere parte ai vari processi dei complici del signor McLane … le invieremo i documenti con informazioni, date, luogo e orari per posta insieme al disco. Oh, e dovrà andare ad almeno cinque appuntamenti con la psicologa della nostra centrale, che si occupa di vittime di stalking e di rapimenti.”
 “D’accordo. Mi farò dare il numero della psicologa dal centralino e mi accorderò per telefono per gli appuntamenti. Ora, se non le dispiace, vorrei andare via … mi sento molto stanca.”
“Sì, certo. la sua amica Wilson sta venendo interrogata nella stanza qui accanto da un mio collega, se vuole aspettarla.”
“Senz’altro.”
“Beh, allora, buona sera, signorina Barlow.”
“Buona sera, agente.”
Aprì la porta per farmi uscire e lo sentii soffocare una risatina.
“Io seguivo A Tutto Reality, sa? Avevo venticinque anni quando uscì la prima stagione. Le sembrerà stupido, ma io … ero cotto di lei, era la mia preferita.”
Annuii sorridendo. Ero troppo stanca per ringraziarlo.
“Però ero anche un grande sostenitore della DxG …”
Sentendo queste parole scattai in avanti e gli chiusi la porta di metallo in faccia.
“Buonanotte” esclamai irritata ad alta voce.
 
Nella sala d’aspetto vidi Heather seduta a gambe incrociate sul pavimento.
“Sei arrivata finalmente! Ci hai messo un’eternità!”
“Dev’essere tardi …”
“In effetti, sarà già ora di cena. Hey, senti, Court, non credo che ti farà piacere andare subito a casa tua, ora, dopo quello che è successo …”
“Infatti.”
“Allora è deciso, vieni a dormire da me.”
“E come faccio con il pigiama?” le chiese sarcasticamente.
“Ti presterò uno dei miei completini sexy.”
Risi piano e andai allo sportello informazioni per farmi dare il recapito telefonico della psicologa.
Mentre io e Heather uscivamo, notammo una moto nera parcheggiata davanti alla centrale.
A bordo c’era una ragazza pallidissima, con i capelli neri a ciocche blu.
“Gwen? Che ci fai qui?!” esclamai.
“Sono venuta a prendervi, mica vi faccio tornare da sole a casa con questo buio.” Disse non troppo convinta.
Avrie dovuto ringraziarla, lo so, ma non lo feci.
Mi limitai a sedermi dietro di lei e a toccarla il meno possibile.
Quando partì sgommando, Heather le toccò bruscamente una spalla facendola sbandare.
“Hey, darkettona. Non pensare neanche per un momento che questo favore che ci stai facendo cambi qualcosa tra di noi.”
“Non l’ho mai pensato. Anche perché non potrei mai rivalutarti, sarai sempre acida, cattiva e volgare.” Rispose Gwen da sotto il suo pesante casco.
Alzai gli occhi al cielo.
Sì, la vecchia Courtney l’avrebbe guardata male e le avrebbe detto “Cretina.”
Ma io non ero più la vecchia Courtney.
È proprio vero che certe esperienze ti cambiano la vita, e così fu per me.
“Ehm, Gwen? Ci porteresti all’ospedale Centrale, prima di andare a casa di Heather?” chiesi, cercando di essere gentile.
“Solo se dici per favore.” Ghignò lei.
“E va bene. Per …”
BEEEEEEP!
qualcuno suonò fortissimo il clacson dietro di noi.
BEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEP!
Un’altra moto scura si affianco alla nostra e ne sfiorò la ruota anteriore, facendoci nuovamente sbandare.
“FANCULO!” urlò Gwen col pugno alzato, rivolta all’altro autista, che per tutta risposta scoppiò a ridere.
“Ferma la moto, gotica. Adesso gliela faccio passare io la voglia di ridere.” Sibilò Heather.
Gwen fermò la moto e l’asiatica corse praticamente in contro all’altro tizio, che si era fermato a sua volta.
“Senti, tu …” la sentii dire, ma s’interruppe.
“WIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!” urlò come una pazza, gettando le braccia al collo del ragazzo.
“Ma le è dato di volta il cervello?” chiesi attonita alla dark.
Era troppo buio per vedere chi fosse quel tipo, ma aveva un qualcosa di familiare …
Camminò lentamente fino al cono di luce creato dal lampione sopra di noi e …
“TRENT!” esclamai.
Saltai giù dalla moto e lo abbracciai più forte che potevo.
Mi staccai da lui dopo averlo stritolato per bene e lo baciai a stampo.
Poi rimanemmo per qualche secondo a guardarci negli occhi.
“è finita, Trent, li hanno presi. È tutto finito.” Sussurrai, e la voce mi s’increspò.
“OH mio Dio ….” Disse lui sorridendo, gli occhi lucidi.
“è FINITA!!” urlai, rendendomene conto solo dopo averlo fatto.
Una lacrima mi si formò nell’occhio e rotolò giù per la guancia lentamente.
“Tesoro, ma tu stai piangendo …”
“Sì, Trent. Lo so che non è da me, ma … è FINITA, capisci? FINITA! Sono libera!” esclamai.
“Amore!” rispose solo lui, e mi strinse di nuovo a sé.
“Se avete finito di tubare, io vorrei …” cominciò Gwen.
“Ma taci un po’!” l’apostrofò Heather guardandoci.
“Beh, ora direi che la mia principessa viene con me a casa. E tu e Gwen potete tornare insieme …” disse Trent rivolto a Heather.
“Non se ne parla, principe azzurro. Ora tu ci dai la tua motoretta e ti fai accompagnare a casa dalla gotica. Tanto ci state bene insieme, voi due …” esclamò Heather.
Trent scrollò le spalle. “Sai guidare?” le chiese.
“Per chi mi hai preso, pivello?” sbuffò lei strappandogli le chiavi di mano.
Rassegnata all’idea di avere una migliore amica fuori di testa, mi accodai sulla moto di Trent dietro di lei.
Mi sentivo strana, però.
Avrei dovuto provare gelosia, insomma, Trent e Gwen stavano tornando a casa INSIEME  in moto …
E lui era il padre del bambino che sarebbe nato di lì a poco …
E così mi tornò in mente la domanda che lui mi aveva fatto all’inizio, prima che succedesse tutto.
“Mi ami, Courtney?”
Il problema era che ancora non sapevo dargli una risposta.
“A proposito di tuo figlio, come lo chiamerai?” chiese Heather.
“Non lo so … non so nemmeno se è maschio o femmina.”
“Se fosse femmina?”
“Mh … Mathilda?”
“Carino! E se fosse maschio?”
“Ehm … Duncan.”
Lei mi guardò con un’espressione molto strana, alzando un sopracciglio.
“Andiamo all’Ospedale Centrale.”
“Perché?”
“Voglio vedere come sta … Duncan.”
Lei zittì per qualche secondo.
“Lo ami ancora, vero?”
“Io …”
“Non mentire, Court.”
“Io … non lo so.” Risposi con voce flebile.
Lei accelerò un po’ e prese la strada laterale per andare in centro, verso l’ospedale.
“Fermati qui.” Le dissi quando arrivammo al parcheggio. “Tu vieni?”
“No, resto qui. Fa presto.”
Entrai nell’ospedale praticamente correndo.
Dentro c’era un sacco di luce e file e file di sedie blu davanti a degli sportelli di vetro.
Mi guardai intorno. C’erano solo vecchi e bambini.
“Mi scusi …” chiamai un’infermiera. “Sa dirmi la stanza in cui è assistito il paziente Duncan Owe?”
“Fammi pensare … ma certo, il signor Duncan! Lo assisto proprio io, sai? Stanza 234. Vuoi fargli visita?”
“Vorrei.”
“Mh, sappi che sei fortunata! Appena in tempo! L’orario di visita finisce tra cinque minuti. Ma tu sei la signorina Gwen? Sai, mi ha parlato tanto di te …”
Deglutii. All’improvviso mi sembrava che facesse molto più caldo, all’interno di quell’edificio.
“Che cosa le ha detto, esattamente?”
“Beh, la verità! E cioè che sei sveglia e molto molto bella! E che avete un bellissimo bambino di otto anni …”
“Ah, sì, Quentin. E non le ha mai parlato di una certa Courtney?”
“Courtney … no, in effetti no. Mai sentita.”
“Ah … grazie.”
La seguii a testa bassa attraverso un lungo corridoio fin troppo illuminato.
“Ecco qui … fai in fretta.” Mi disse con voce dolce, aprendo la porta di una delle stanze.
“Duncan! C’è qui Gwen!” esclamò, poi girò sui tacchi e se ne andò, lasciandomi entrare.
Mi chiusi la porta alle spalle.
“Oh, Gwen, amo …”
“Duncan. Sono io.”
“Courtney?! Che ci fai tu qui?”
“Sono venuta a vedere come stavi.”
“Che cosa? Fai … fai sul serio?”
Lo guardai.
Aveva una grossa fasciatura al petto, che ricopriva anche parte del braccio destro. La sua cresta punk era afflosciata da una parte ed era di un verde più pallido del solito. Gli occhi, però, erano sempre gli stessi,k due triangoli di cielo incastonati nel volto di quel giovane uomo con un filo di barba scura sul mento.
“Sì. Beh, che ti aspettavi? Ti hanno sparato!”
“Ti hanno chi? Alla fine s’è scoperto sto’ invisibile persecutore?”
Mi avvicinai in silenzio e mi sedetti sulla sedia di plastica accanto al suo letto.
Annuii.
“Chris McLane.”
“Che cos … Chris?! Proprio quel Chris? Il conduttore pieno di se, avaro, egoista e malvagio?”
“Sì, era lui. Cioè, era lui, ma non era lui. Lo conoscevo come avaro, egoista e malvagio, ma quello che ho visto era un altro uomo. Un uomo solo e disperato … un uomo abbandonato dalla moglie e con un figlio malato di cancro.”
“Chris ha … un figlio?”
“è una storia lunga.”
“Cioè, ce lo vedi Chris a letto con una biondina a fare le cosacce? Ahaha! Che spettacolo! Magari era una maialone, McLane …” ridacchiò con uno sguardo complice.
Lo fulminai con lo sguardo.
“è morto, razza di idiota!” esclamai all’improvviso afferrandolo per le spalle.
“Calmina, eh! Mi ha fatto prendere un colpo! Isterica del cazzo!”
“Sentimi bene, tu … ti ho appena detto che ha un figlio con il cancro e tu ridi e scherzi sul modo in cui ‘scopava’, per dirlo nel tuo gergo?!”
“Come ‘montava le pecore’’ mi corresse il punk con aria saccente.
“Lo sapevo! NON SEI CAMBIATO DI UNA VIRGOLA! DEFICIENTE, STUPIDO, INSENSIBILE, IDIOTA E PERVERTITO!”
“Ma senti chi parla … tel’ho già detto nel Tour, se non sbaglio, ma lo ripeto: sei un vecchio trombone starnazzante! Non sei cambiata, in effetti … ACIDA, PREPOTENTE, VIZIATA E PERFETTINA!”


Senza che me ne fossi accorta, ci stavamo urlando contro a volume decisamente alto.
Temevo che da un momento all’altro un infermiere sarebbe venuto a buttarmi fuori a calci.
“Oh, e, post scriptum … la tua canzone da principessa faceva schifo! Sono contento che Justin ti abbia baciata, perché io ti avrei vomitato addosso!”
“Ma andiamo bene! Rozzo e patetico! Sono contenta che ti abbiano sparato!”

“Sono contento io che ti abbiano perseguitata! Anzi, è un vero peccato che li abbiano arrestati, sarei stato felice di vedere la tua tomba, anzi, di ballarci sopra!”
“Adesso non esagerare, idiota! E piantala di rispolverare vecchie storie legate al reality!”
“Perché, ti da fastidio? Cosa c’è, è? Oh, ho capito … PARLARE DEL REALITY TI VA VENIRE IN MENTE CHE IO HO SCELTO GWEN E NON TE!”
“Tu non l’hai scelta e basta, TU MI HAI TRADITO COME UNO STRONZO! Anzi, no, la più stronza sono io, a preoccuparmi di un deficiente come te!” urlai. “E la sai un’altra bella cosa? GODITI il tuo stupido bambino fatto con quella specie di zombi di Gwen, mentre io mi godrò lo splendido tesoro di me e Trent! Buona fortuna!”
Lui fece per ribattere, ma io mi alzai di scatto dalla sedia e uscii dalla stanza a passo di carica.
Uscendo andai a sbattere contro l’infermiera di prima.
“Tutto a posto, cara? Vi ho sentiti urlare un pochino … stavo giusto per venire a dirvi di fare piano, sai, qui è pieno di gente che dorme … per fortuna che il signor Duncan ha la stanza singola … e poi credo che …”
“Mi faccia un favore. Lasci perdere” mugolai lasciandomi cadere a peso morto su una sedia blu.
“Avete litigato, immagino.”
“A quanto pare.” Borbottai fissando il pavimento con gli occhi lucidi. Stavo per mettermi a piangere.
“Non piangere. Non c’è n’è bisogno. Sai da che cosa si riconosce il vero amore, ragazza mia?”
“Da che cosa?”
“Potete urlarvi contro. Potete insultarvi. Potete farvi a pezzi e mangiare i pezzi dell’altro, è vero, ma pochi secondi dopo farete pace e vi amerete più di prima. Perché questo è il vero amore. Non essere mai veramente arrabbiati, ma solo delusi da un comportamento dell’altro. Poi, però, quando lo si guarda negli  occhi, si capisce subito che ogni delusione sarà rimpiazzata anche subito da altro amore.”
Alzai gli occhi.
“Beh, ora e meglio che tori al lavoro. Ah, mia cara, una cosa ancora …”
Si chinò verso di me con aria confidenziale.
“Cosa c’è?”
“L’orario di visita non è ancora finito.” Sussurrò facendomi l’occhiolino.
Aveva ragione.
Scattai in piedi come una furia, e urtando un vecchio seduto accanto a me guadagnai la maniglia della stanza 234.
“Duncan!” esclamai entrando.
“Ah, eccola che si ripresenta, bella bella, viene qui, come se niente fosse, neanche chied …”
Non seppi mai come avrebbe voluto terminare quella frase.
Seppi solo che pochi secondi dopo le mie labbra furono premute forte contro le sue e le sue contro le mie, e  che le sue braccia mi circondavano il corpo e lei mie mani affondavano nei suoi capelli morbidi, ed era come stare in un sogno …
Mi staccai dopo un tempo che mi sembrò troppo poco e lo guardai brevemente negli occhi.
“Tu mi ami?” sussurrò con voce flebile.
Era la stessa domanda che mi aveva posto Trent, però stavolta era diverso.
Stavolta sapevo qual’era la risposta giusta.
O meglio, non la risposta giusta.
La risposta vera.
“Sì” dissi, e poi lo baciai ancora e ancora, finché la porta non si aprì cigolando.
“Signorina Gwe … oh, che teneri!” esclamò l’infermiera di prima.
“Mi scusi, ora esco” bofonchiai9 con mezzo labbro di Duncan ancora in bocca.
Prima di alzarmi e andare gli chiesi: “E tu? Tu mi ami o ami Gwen?”
Lui aprì la bocca e la chiuse un paio di volte, come un pesce fuor d’acqua.
“Ti amo.” Disse con voce spenta, e mi sorrise.
È tutto quel che ricordo. Perché dopo uno dei suoi sorrisi, tutto è offuscato e annebbiato. C’è solo lui.
Pochi minuti dopo uscii dall’ospedale e raggiunsi Heather sulla modo.
“Allora, com’è andata?” mi chiese Heather curiosa.
Io salii dietro e abbracciai la sua schiena magra.
“Benissimo” dissi solo, e, grazie a Dio, lei non fece altre domande.
Una domanda me la feci io, invece, più e più volte, sfiorandomi la pancia con aria desolata.
“E adesso?”
 “Heather, forse dovrei abortire PER DAVVERO.”
“Non lo so, Courtney, non so lo. Questa è una decisione che devi prendere da sola. Devi solo chiederti due cose: 1) chi ami per davvero 2) se vuoi distruggere il cuore dell’altro.”
Dopo quella frase, rimanemmo in silenzio per tutto il tragitto fino a casa sua.
No, non avrei abortito. Allora la domanda da porsi era sempre la stessa: “E adesso?”
Chi avrei scelto? Chi avrei lasciato? Amore o lealtà?
Era una decisione solo mia.
E solo il tempo mi avrebbe dato la risposta che cercavo.
Non me n’ero accorta fino a quel momento, ma quella sera in cielo c’era la luna.
Fin da piccola, mi hanno sempre detto che nella luna vediamo il volto di chi amiamo.
So che io avrei dovuto vederci due grandi occhi verdi e dei capelli corvini, eppure quella notte la luna era azzurra.
Azzurra come gli occhi di Duncan.
 
 
 
Written by: Biberon
Story by: Biberon
Caracters by: Biberon








CAST:
                            COURTNEY BARLOW as COURTNEY BARLOW
 
                            HEATHER WILSON as HEATHER WILSON
 
                            DUNCAN NELSON as DUNCAN NELSON
 
                            GWEN as GWEN
 
                            TRENT as TRENT
 
                            CHRIS MCLANE as CHRIS MCLANE
 
                            BLANELEY as BLANELEY
 
                            IZZY as IZZY
 
                            CHEF as CHEF

                            DJ as CARMAN


                            
 
 
 








 
THE END.
   
 
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