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Autore: littlemoonstar    16/01/2014    1 recensioni
Il mio nome è Cappuccetto Rosso, ma in questo nuovo mondo mi chiamano solo Red.
E in questo mondo un tempo fatato cerco di sopravvivere ora dopo ora, cercando di capire cosa lo abbia ridotto in questo stato pietoso e deprimente.
Io sono Red, e vivo in un mondo pericoloso, in cui il vissero felici e contenti non ha più senso di esistere.
Sono una sopravvissuta, e questa è la mia storia.
 
[Capitolo 18]
Ed ora era lì, quella bestia che sempre avevo temuto. Di fronte ai miei occhi, così feroce da paralizzarmi. Riusciva a risvegliare le paure più recondite, i ricordi più dolorosi e macabri della mia infanzia. Era la mia debolezza, il centro di tutta la mia paura.
Era il Lupo cattivo, ed era pronto a mangiarmi di nuovo.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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10. The Original.





Aprii gli occhi a fatica, ma subito mi resi conto di una meravigliosa sensazione che cominciò lentamente a pervadere il mio corpo: avevo dormito, mi sentivo riposata ed energica. Era da tanto che non mi svegliavo così riposata.
Il fuoco si era spento da poco, probabilmente Jim lo aveva rabboccato durante la notte: la legna fumava ancora, tiepida e scura. Voltai lo sguardo verso l'esterno della caverna, e con sollievo notai che non stava nevicando. La coltre bianca riposava in silenzio sul terreno, circondando i grandi alberi e il sottobosco.
Mi misi a sedere, stiracchiandomi. La testa mi girava un po', e ne capii il motivo osservando la bottiglia vuota di sidro. Biancaneve ci metteva decisamente troppo alcool, questo era assodato. Allacciai di nuovo la mantella sulle spalle e sistemai il cappuccio, poi mi voltai verso Jim. Dormiva ancora, accucciato come un bambino con i capelli scompigliati sul volto.
Aveva l'innocenza di un bambino, e in quel momento di silenzio assoluto mi venne voglia di avvicinarmi, come se nessuno potesse vedermi o sentirmi. In quel bosco muto mi sentivo l'unico essere vivente a poter respirare, l'unico a potersi muovere liberamente.
Avanzai a carponi vicino a lui: respirava lentamente, e ogni volta che i capelli gli finivano sul viso si muoveva per ricacciarli indietro. Era davvero uno spasso da osservare.
In quel momento aprì gli occhi lentamente, sbattendo le palpebre pesanti. Aveva lo sguardo assonnato e ancora non propriamente vigile, ma quando mi mise a fuoco sorrise. In quel momento mi resi conto di essere davvero tanto, troppo vicina a lui, così mi ritrassi indietro imbarazzata.
Che figura.
« Buongiorno. » biascicò lui con la voce ancora impastata, tirandosi su. Si stiracchiò e bevve un sorso d'acqua dalla borraccia.
« B-Buongiorno. » riuscii a dire io in risposta, presa in contropiede. Momento sbagliato, decisamente.
Non aveva una bella cera, nonostante celasse la stanchezza con quel solito sorriso sornione che mirava a tranquillizzarmi senza alcun risultato. Mi domandai se avesse dormito almeno un po'.
« Andiamo? » mormorò lui, interrompendo il flusso dei miei pensieri. Mise in spalla la tavola e in pochi secondi lo vidi fuori dalla grotta. Probabilmente non ero l'unica ad essere lunatica, lì dentro.
Mi limitai ad affiancarlo in silenzio, stringendo a me la lancia come a volermi proteggere dalla sua aura di negatività che stava facendo sciogliere anche la neve del bosco. Dio, come odiavo non essere l'unica ad avercela con il mondo intero. E dire che mi ero svegliata persino di umore decente quella mattina.
Così, per evitare di concentrarmi sulla sua instabilità emotiva, inizia a guardarmi attorno: il bosco era silenzioso e spento, coperto da quel manto bianco che mi ricordava tanto casa mia. Eppure, nonostante le somiglianze, c'era qualcosa di diverso, una divergenza sottile difficile da ritrovare anche con il mio occhio attento. Non c'era vita, lì dentro. Sembrava che il tempo si fosse fermato e non fosse più ripartito.
La stessa spiacevole sensazione della sera precedente tornò a farsi viva attraverso il mio corpo, e un brivido lungo e profondo mi scosse.
« Hai freddo? » mi chiese Jim, continuando a guardare l'orizzonte. Gli alberi dovevano essere lì da decenni a giudicare dalla stazza, ed erano talmente tanti che non si riusciva a vedere ad un palmo di naso.
« No, è solo...una sensazione. » risposi, sull'attenti. Avevo la netta impressione di non dover abbassare la guardia neanche per un istante.
« Finiscila, così non fai che agitarti e basta. » borbottò lui, alzando gli occhi al cielo. E quello che diavolo era?
Disprezzo, forse?
Il signorino era irritato, per caso?
« Ehi. » mi fermai, piantando per bene i piedi nella neve. « Non ho proprio tempo per le tue lagne di prima mattina, d'accordo? Se hai la luna storta fattela passare, ne ho già a sufficienza delle tue manie da adolescente frustrato. ».
Jim si voltò verso di me, a metà tra la sorpresa e il profondo disprezzo. Alla fine era pur sempre un uomo, e ferirlo nell'orgoglio equivaleva a mozzargli una gamba.
« Come hai detto? » mugugnò, riducendo gli occhi a due piccole fessure incattivite.
« Non ti ho chiesto io di venire con me e, scusami tanto, ancora non ho capito perché lo fai. Ma nonostante questo dovresti almeno avere il buonsenso di non odiare il mondo di prima mattina. » sbottai senza mai riprendere fiato. Dannazione, io non perdevo mai il controllo. Un altro punto in meno per lui.
Mi girai e continuai a camminare a passo spedito, lasciandolo lì. Lo sentii correre dietro di me aumentando il passo, ma non avevo nessuna intenzione di voltarmi.
« Ehi, Red! Dai, aspetta... » mi gridò lui dietro. « Scusa! Okay, non dovevo prendermela con te... ».
Le sue scuse mi sfioravano appena. Quel comportamento mi aveva fatto saltare i nervi, e adesso dovevo sbollire la rabbia e farmela passare.
« Red! » gridò lui per l'ennesima volta, e a quel punto mi voltai di scatto cogliendolo di sorpresa.
« Che vuoi? » mugugnai, nera per la rabbia.
« Senti... » sbuffò, passandosi una mano tra i capelli. Così vicino era decisamente più alto di me, ma questo non mi avrebbe impedito di dargli un pugno se avesse detto qualche altra stronzata.
« Non ho bisogno delle tue scuse, Jim. Non voglio le scuse di nessuno. Possiamo continuare, ora? ».
« Ho avuto uno schifo di nottata. Non ho dormito e...non dormo quasi mai. Ogni notte faccio degli incubi che mi tengono sveglio. Scusa se ti ho risposto male, non era mia intenzione. » parlava come se fossi l'unica in quel momento a capirlo veramente. Le sue parole avevano qualcosa di estremamente spontaneo e sincero.
Rimasi in silenzio, meditando su ciò che mi aveva appena rivelato. Non sapevo di quali incubi parlasse, ma in qualche modo lo capivo. Dopo tutta quella distruzione, le notti erano tormentate anche per me.
In quel momento un fruscio ruppe il silenzio estatico del bosco. Per la prima volta da quando ero lì sentivo un suono chiaro e deciso, fuori dal tempo fermo e statico che aleggiava su quel luogo.
Era un movimento leggero, che si fece via via più pesante. Un tonfo profondo fece vibrare il terreno.
« Che diavolo... » mormorò Jim, ma le sue parole furono interrotte da un urlo.
Il mio.






Quando ero più piccola avevo una bambola di pezza con i capelli rossi e le lentiggini. Mi piaceva acconciarle i capelli di lana in due codini sparati ai lati del viso, e cambiarle i vestiti quando il tempo cambiava.
Ogni volta che andavo a casa di mia nonna la portavo con me, e lei mi chiedeva di che umore fossi quel giorno. Solo dopo riuscii a capire il perché di quella domanda: vestivo la mia bambola non solo a seconda del tempo, ma sulla base del mio umore.
Un giorno le misi un vestitino nero e le coprii tutti i capelli con una fascia che avevo trovato in cucina, nera anch'essa. Quando arrivai a casa sua mi fece trovare la mia torta preferita sulla tavola e del tè caldo. Fuori nevicava, così mi avvolse nella coperta più calda che aveva e mi lasciò far merenda sul suo grande letto.
Prima di tornare a casa cambiai la mia bambola, le sciolsi i capelli e le feci indossare un vestitino giallo a fantasia.
Se in quel momento avessi avuto la mia bambola, probabilmente l'avrei lasciata nuda, senza vestiti.
Perché in quel momento nessuna sensazione, nessuna emozione pervadeva il mio corpo.
Non c'era niente.
Ero bloccata in quel bosco nel mio tempo personale, fermo dal momento in cui quella grossa mano mi aveva afferrata e sollevata a metri dal suolo. Ero al cospetto di una creatura enorme, mostruosa.
E nonostante fossi abituata a fronteggiare le creature più ostili e minacciose di quel mondo, in quel momento non riuscivo a muovere un muscolo.
Perché quella era la creatura.
Ciò che di più spaventoso avevo sempre temuto, e che in quel momento era proprio di fronte a me. Mi stringeva nella sua grossa zampa coperta di pelo scuro, da cui fuoriuscivano zanne acuminate.
« Allora, non mi chiedi che bocca grande che ho? » sibilò con voce roca e profonda l'essere di fronte a me.
Quello era un lupo enorme, e parlava. La sua voce raggiungeva gli angoli più nascosti della mia anima e li metteva a nudo con facilità estrema.
Percepivo un odore selvatico proveniente dal pelo scuro e folto che lo ricopriva. Aveva qualcosa di umano, e non solo nella voce. Riusciva a stare sulle sole zampe posteriori, mentre quelle anteriori erano impegnate a rendermi inerme. Ero minuscola rispetto a lui, e quel confronto mi fece capire che la sua stazza era decisamente maggiore rispetto a quelli che avevo affrontato nel mio bosco.
Ma lui era diverso: i suoi occhi color sangue mi fissavano intensamente, i denti bianchi e affilati bramavano la mia carne con consapevolezza. Sapeva chi era, ed io sapevo chi fosse lui.
Era il mio lupo.
Quello che credevo di aver sconfitto una volta per tutte molti anni fa, quando aveva tentato di uccidere me e mia nonna in quell'orribile giorno in cui ero stata ingannata. Il ricordo mi faceva accapponare la pelle.
Era lì, il lupo Originale, e voleva uccidermi.
« E' strano incontrarsi di nuovo, non trovi? » sussurrò lui con quella voce stranamente attraente e profonda.  « Non credevo di ammetterlo, ma sei diventata una bellissima ragazza, mia cara. Bella e succulenta. ».
Non riuscivo a muovere un muscolo, i miei sensi erano oscurati. Continuavo a fissarlo con gli occhi spalancati, tremando come una foglia. Sentivo le forze abbandonarmi lentamente mentre la presa su di me si faceva più forte. Voleva uccidermi così, senza che potessi fare nulla per fermarlo?
Ribellati, maledizione!
E come? Quello era il mio incubo peggiore, l'ombra che mi teneva sveglia la notte, il motivo per cui avevo decimato i lupi nel mio bosco, la rovina della mia infanzia.
L'Originale che credevo di aver sconfitto per sempre.
Sentivo delle voci lontane che continuavano a chiamarmi, a ripetere il mio nome. Ma forse me le stavo solo immaginando.
In quel momento l'Originale iniziò a stringere la presa e, Dio, faceva male da morire. Gridai, sempre più forte. Sentivo le sue zampe possenti distruggere a poco a poco il mio corpo, fino a farmi morire di stenti.
La prospettiva di quel tetro futuro incombeva su di me senza che riuscissi a fare nulla per impedirlo.
Era davvero finita così?
La mia vita, la mia ricerca. Tutto finito in un attimo?
I suoi occhi iniettati di sangue mi squadrarono di nuovo, e di nuovo rividi quel momento. Il momento in cui mi aveva guardato prima di essere ucciso dal cacciatore. Quegli occhi pieni di odio che giuravano vendetta.
« Allora, Cappuccetto Rosso, non hai niente da dirmi? ».
Non chiamarmi così.
In quel momento la mia mente vuota mise a fuoco qualche immagine alla rinfusa, probabilmente basandosi sul fatto che prima di morire si ricordano le cose più stupide. Non è vero che la vita ti passa davanti, se non vuoi abbandonarla. Ed io non volevo farlo, ma nonostante tutto non riuscivo a muovermi.
Lui strinse ancora di più la presa, e mi lasciai sfuggire un gemito di dolore. Faceva male, davvero.
Avevo le braccia bloccate, e le zampe erano talmente grandi da ricoprire per intero anche le gambe.
Poco dopo lo vidi mentre muoveva una zampa verso l'alto, come a volersi proteggere da qualcosa. Qualcuno gli aveva tirato un coltello, che si era andato ad infilare proprio su una delle zampe anteriori. Rispetto alla sua stazza, quel piccolo arnese risultava quasi ridicolo.
Lo sfilò con stizza, gettandolo come si getta una scheggia finita per errore sulla cute. Avvicinò entrambe le zampe al mio corpo, e con quella libera mi sfilò la mantella e la gettò a terra. Vidi il drappo rosso cadere lentamente verso il basso a peso morto, e mi immaginai mentre facevo la stessa fine.
« Non puoi essere... » sibilai, ricordando il cacciatore, e il lupo immerso in una pozza di sangue.
« Oh, invece lo è eccome, mia cara. » rispose lui, con un ghigno sadico. Voleva uccidermi lentamente.
Strinse ancora di più la presa, poi si bloccò guardando in basso.
Pochi istanti dopo, un'esplosione sotto di me lo fece vacillare. Immersa in tutto quel fumo non riuscii a vedere altro. Sentivo solo un gran chiasso, e puzza di bruciato.
Ma la sua presa era ancora forte, e cominciavo a sentirmi debole. Le forze mi abbandonarono lentamente, lasciandomi solo con la consapevolezza che da un momento all'altro avrei perso i sensi.
Poi, in un solo istante, la presa forte dell'Originale si fece più flebile, fino a che non sentii più nulla.
Mi sembrò di cadere nel vuoto, e un attimo dopo l'oscurità mi avvolse.





Sentivo il mio respiro. Calmo, lento e presente. Ero viva.
Cercai di aprire gli occhi, ma le palpebre erano pesanti e instabili, e continuavano a tremare come foglie.
Presi un respiro profondo, e un dolore lungo ma sopportabile attraversò la mia cassa toracica e si diffuse, scomparendo dopo poco.
Era tutto così ovattato che per un attimo mi sembrò di sognare. Ero indolenzita, ma non provavo alcun tipo di dolore. Come dopo una lunga corsa, o un allenamento intenso.
Riuscii ad aprire gli occhi, e mi resi conto di essere all'interno di una stanza: l'alto soffitto era formato da una serie di pesanti travi di legno, da cui spuntavano numerosi ciuffi di paglia secca. La camera era illuminata appena da una serie di candele, e l'unica finestra era chiusa e coperta con delle spesse tende di stoffa color giallo sporco. Il pavimento era scuro e formato da lunghe assi verticali, e l'odore mi ricordava quello di casa mia. Mi guardai attorno, disorientata: accanto al letto su cui ero distesa c'erano la mia lancia e la sacca con tutte le mie cose, posate su una sedia vicino al comodino.
Non avevo idea di dove fossi. Sembrava una sorta di baita di montagna, e dall'aspetto curato e ben tenuto sicuramente ci viveva qualcuno. Ma chi?
Improvvisamente una serie di ricordi confusi si riversarono nella mia mente senza alcun preavviso, destabilizzandomi: la neve, il silenzio, e il lupo Originale.
Un brivido attraversò la mia schiena per intero, facendomi vacillare. Tenni la testa tra le mani, chiusi gli occhi e inspirai a fondo, cercando di ritrovare il fiato perso per tenere testa a quelle memorie dolorose.
Non avevo idea di cosa fosse accaduto dopo che avevo perso i sensi, ma ero certa che la presa dell'Originale su di me doveva essersi affievolita fino a scomparire del tutto. Ciò che ricordavo era quella strana sensazione di abbandono, come fossi caduta improvvisamente nel vuoto.
Che fosse stato davvero così?
C'erano un sacco di domande che mi frullavano nella testa, e a nessuna sapevo dare una risposta certa. Ero terribilmente confusa, e da sola in quella stanza non riuscivo a mettere ordine.
In quel momento udii un rumore di passi. La pesante tenda che faceva da porta a quella stanza si scostò appena, e da dietro di essa apparve una figura che avanzò verso di me lentamente, scuotendo l'ampia gonna color canarino.
La guardai con gli occhi spalancati. « Bennie? ».
Biancaneve mi sorrise, sollevata. Tirò un sospiro di sollievo, poi corse verso di me e mi abbracciò.
« Ti sei svegliata, finalmente. Eravamo tutti preoccupati. » sussurrò lei al mio orecchio, e la sentii reprimere un singhiozzo. Quando ritornò a guardarmi aveva gli occhi lucidi.
« Che ci fai qui? Dove...dove sono? » mugugnai, confusa e disorientata. Ma ero così contenta di vederla.
« Non preoccuparti. Sei al sicuro, e stai bene. » disse semplicemente lei con il solito tono materno. Mi piaceva anche per quello: sapeva essere rassicurante dicendo il minimo indispensabile.
« Perché ogni volta che perdo i sensi ci sei tu a soccorrermi? » le chiesi, e lei scoppiò a ridere.
« Ah, non ne ho la minima idea. ». Fortunatamente il suo senso dell'umorismo non se n'era andato. « Cerca di riprenderti e poi vieni di là, ti stiamo aspettando tutti. ».
Tutti?
Continuava a ripeterlo, ed io non capivo assolutamente di che diavolo parlasse. Chi altro c'era in casa?
« Non mi spiegherai niente ora, vero? » azzardai, conoscendo già la risposta.
« Pensa solo a stare in piedi, intanto vado a prepararti qualcosa da mangiare. » rispose lei, concisa, e in un attimo fui di nuovo sola nella stanza.
Qualcuno mi aveva tolto le scarpe, e anche il corpetto metallico era poggiato sulla sedia accanto al letto.
Non avevo la mantella, e il ricordo dell'Originale che la gettava a terra mi destabilizzò di nuovo.
Altri passi, più energici, interruppero nuovamente la mia silenziosa convalescenza. Probabilmente Biancaneve si stava domandando dove diavolo fossi e se non fossi svenuta alzandomi dal letto.
« Bennie, sto bene, sto arriv – » iniziai, ancora seduta sul letto, ma quando la tenda si scostò le mie parole si spensero lentamente sulle mie labbra, affievolendosi del tutto.
Sentii il mio cuore accelerare, sorpreso e colto alla sprovvista.
« Jim? » sussurrai con voce flebile.
Jim chiuse la tenda alle sue spalle, senza mai distogliere lo sguardo da me: la maglia leggera era squarciata all'altezza della spalla; aveva tirato su le maniche, probabilmente per disinfettare i graffi che gli solcavano le braccia. Notai anche una fascia bianca attorno al braccio sinistro, e subito iniziai a preoccuparmi.
Non disse nulla. Nel silenzio della stanza, sotto la luce della candela, Jim attraversò a passo rapido lo spazio vuoto che ci divideva e in un attimo ci ritrovammo l'uno di fronte all'altra.
Non ebbi il tempo di rendermi conto di quello che accadde dopo. In un attimo Jim mi prese il viso tra le mani e lo avvicinò al suo, baciandomi con foga e talmente velocemente che non feci in tempo a pensare.
Il contatto con le sue labbra fece esplodere un calore dentro di me così forte che per un momento non riuscii a pensare ad altro.
Il suo bacio, così energico e voluto, mi attraversò interamente. Non avevo mai provato nulla di simile, e per questo non mi tirai indietro. Nella mia testa una voce mi diceva che dovevo smetterla, che non potevo farlo.
Che non facevo quel genere di cose.
Ma io non l'ascoltavo, e continuavo a seguire il mio istinto: sentivo le sue mani sul mio viso, le labbra ancora a contatto con le mie, i capelli che mi sfioravano la fronte e il naso. Il mio cuore stava impazzendo.
Il tempo si fermò, e quando Jim si distanziò da me non avevo idea di quanto tempo fosse passato.
Lo vidi ritrarsi, con le mani ancora sul mio viso e lo sguardo intenso su di me. Il mio respiro affannato ed io attendevamo in silenzio, increduli e tremanti.
Jim lasciò andare la presa sul mio viso e fece un passo indietro. « Mi...mi dispiace. Ecco... » iniziò a balbettare, lasciandomi ancora più intontita. Cosa avrei dovuto dirgli, adesso?
Non sapevo se essere felice oppure darmi dell'idiota fino alla fine dei miei giorni. Dopo tutto quel caos mi importava solo di capire cosa stesse accadendo.
« Stai bene? » balbettai, ancora affannata. Per un volta ero io a chiederglielo. Lui batté le palpebre un paio di volte, cercando di mettere a fuoco la situazione.
« Si, io...non ho nulla di rotto. E tu? » biascicò un istante dopo, sperando di essere convincente. Mi guardai, poi cercai di muovere le mani e le gambe.
« Sto...bene. » risposi, incredula. Ricordavo chiaramente il dolore che l'Originale mi aveva provocato, e di certo il mio fisico non avrebbe mai potuto sopportare una stretta del genere. Allora com'era possibile?
« Bene, vuol dire che il siero ha funzionato. ».
« Siero? » ripetei io a pappagallo, cercando di capirci qualcosa. Ottimo, mi avevano anche drogata.
« Ti spiegheremo tutto. Vieni. » mi tese la mano, e con il suo aiuto mi alzai in piedi. Per un attimo la testa mi girò e credetti di non farcela, ma con l'aiuto di Jim riuscii a tenermi in piedi. La sua presa forte attorno ai miei fianchi fece di nuovo accelerare i battiti del mio cuore. Dannazione.
Quando scostai la tenda notai un'altra stanza simile a quella in cui mi ero svegliata, ma leggermente più grande: c'erano due ampi divani di fronte al camino acceso e un lungo tavolo di legno scuro con due panche ai lati. L'aria era pervasa da un buonissimo sentore di spezie, e solo a quel punto mi resi conto che sul camino ribolliva della zuppa in un pentolone. Le finestre davano sul bosco ancora coperto dalla neve bianca.
Mi guardai attorno, ed incrociai subito lo sguardo di Biancaneve, che mi rimandò un'occhiata rasserenata.
Insieme a lei c'era un'altra ragazza che mi guardava: aveva due grandi e intensi occhi scuri dal taglio a mandorla che mi facevano sentire estremamente piccola. Emanava un'energia che mi dava tanta forza.
Prima vicine, le vidi scostarsi per lasciare spazio ad una terza figura, e quando misi a fuoco il suo volto non riuscii a trattenere un gemito di sorpresa.
« Peter... » sussurrai, incredula nell'averlo davanti a me. Non sapevo cosa ci facesse lì, ma in quel momento non potevo che esserne felice. Mi venne incontro, proprio come quel giorno, e mi abbracciò con trasporto.
Chiusi gli occhi e restituii l'abbraccio.
« Stai bene. » sussurrò lui al mio orecchio, ed io annuii serena. Non sapevo se si trattasse di una domanda o di una semplice constatazione, ma in quel momento non ci feci caso. Ero solo contenta di averlo lì con me.
Sciolsi l'abbraccio e lo guardai, concedendogli un sorriso affettuoso: aveva ancora la scia di quelle occhiaie portate dalla stanchezza, ma stava decisamente meglio della volta precedente.
Con la coda dell'occhio guardai Jim, e in quel momento mi sembrò quasi irritato dal mio abbraccio con Peter.
Quello sguardo non fece che ricordarmi in maniera ancora più vivida il bacio che ci eravamo scambiati, e al pensiero arrossii. Non sapevo come avrei dovuto comportarmi in futuro, ma al momento decisi di pensare ad altro. Ad esempio, a come ero finita lì.
« Potete spiegarmi cosa è successo? » mormorai, quasi come una supplica. Biancaneve mi si avvicinò e mi invitò sul divano. Quell'atteggiamento di estrema protezione cominciava a infastidirmi, ma sapevo che se avessi fatto la brava probabilmente avrei avuto le informazioni che tanto aspettavo.
Biancaneve mi passò una ciotola con della zuppa fumante, che accettai volentieri. Il sapore della carne e delle spezie mi riempì lo stomaco già al primo boccone, e subito mi sentii meglio.
« Ricordi qualcosa di ciò che è successo? » mi chiese poi lei, sedendosi accanto a me.
Annuii, rabbrividendo. Eccome se lo ricordavo. Non avrei potuto scordarlo neanche volendo.
« Siamo arrivati giusto in tempo. Fortunatamente Jim è riuscito ad attirare l'attenzione su di sé quando il lupo ti ha affettata. Siamo arrivati giusto in tempo. » ripeté nuovamente lei, come se quelle parole dovessero entrarmi nella testa a suon di ripetizioni. Ricordavo il coltello, e la facilità con cui il lupo l'aveva estratto dalla carne. Ma probabilmente quel gesto lo aveva distratto. Jim mi aveva salvata.
« Perché eravate qui? Bennie, e la tua locanda? » le chiesi io, finendo la zuppa. Lei mi riempì nuovamente la ciotola.
« Oh, Esmeralda e i nani sanno cosa fare. La stanno gestendo nel migliore dei modi, mentre sono via. » mi rispose lei, scostandomi i capelli dal viso. « Peter è venuto alla mia locanda qualche giorno fa, alla ricerca di una cura per Pennino. Sai, di lì passa molta gente, perciò le probabilità di trovare qualcosa sono molto alte. E' stato proprio quel giorno – quando lui è arrivato – che il Bianconiglio ha raggiunto la locanda. ».
« Il Bianconiglio? » esclamai a voce alta, con sorpresa. Biancaneve annuì.
« Era di passaggio, doveva tornare nel Paese delle Meraviglie. A quanto pare hanno dei problemi con la Regina Rossa. Era molto agitato. ».
« Non è da lui. » commentai immediatamente pensando alla sua pacatezza, in attesa di sapere altro.
« Non aveva una bella cera. E' stato lui a dirmi di cercarti, sapeva che eri in viaggio e deve aver scoperto qualcosa riguardo l'Originale. Mi ha chiesto di partire subito per cercarti, e che sulla base delle sue supposizioni ti avrei trovata oltre l'oceano. È rimasto alla locanda per qualche giorno, in modo da riprendersi del tutto. Esmeralda mi ha fatto arrivare un messaggio al momento della sua partenza, per informarmi della sua completa guarigione. ». Biancaneve si fermò, ritornando a respirare tranquillamente. Il silenzio invase di nuovo quel luogo accogliente, e per un momento le mille domande che avevo in testa cominciarono ad assumere una struttura più ordinata. Mi voltai verso Peter, in attesa di una sua dichiarazione.
« Non guardarmi così. » mugugnò lui, alzando gli occhi al cielo. Sapeva benissimo quello che pensavo: in un momento così delicato per i suoi bimbi sperduti e per l'Isola che non c'è, non aveva certo il tempo per stare dietro alle mie questioni.
« Peter è venuto alla locanda per l'antidoto da dare a Pennino. » si affrettò a spiegare Biancaneve, probabilmente intuendo l'aura negativa che stava calando sulla conversazione.
« L'antidoto? » ripetei io, tranquillizzandomi. La vidi annuire, e anche Peter si rilassò.
« La locanda di Biancaneve è un luogo di passaggio per molti, ho pensato che lì avrei avuto più possibilità di trovare informazioni su una possibile cura. » mi spiegò lui, con le braccia incrociate sul petto. « Ma quando ho sentito che potevi essere in pericolo, sono partito con lei. ».
« Volando siamo arrivati più in fretta e abbiamo attraversato l'oceano di Ariel in meno del previsto. Appena in tempo per trovarti. » sussurrò Biancaneve con una punta di emozione nella voce.
Annuii in silenzio, cominciando finalmente a capire perché fossero tutti lì attorno a me. Quello che non riuscivo a comprendere, tuttavia, erano i messaggi criptici del Bianconiglio. Non sapevo se fosse stato l'Originale a ridurlo in quelle condizioni, ma ne avevo abbastanza di quel mistero e di seguire i suoi maledetti indizi. Adesso che il Paese delle Meraviglie lo teneva impegnato, dovevo essere io a seguire la mia strada senza che lui lasciasse le briciole sul mio sentiero per aiutarmi.
« Il Bianconiglio vi ha detto altro? » chiesi loro, ma stavolta non ebbi nessuna risposta.
« Ci ha detto solo di fare in fretta, e che il pericolo era alle porte. ». Biancaneve si alzò e si avvicinò al caminetto. Osservava le fiamme con lo sguardo perso. « Non so cosa stia accadendo, ma qualcosa sta cambiando. Siamo tutti in pericolo. ».
Quello strano presentimento che avevo percepito prima di incontrare l'Originale non se n'era ancora andato del tutto, e le parole di Biancaneve lo riportarono alla luce. Sapevo che il nostro mondo era in pericolo, e ora che gli eventi stavano prendendo quella piega ne ero assolutamente certa.
« Il lupo Originale è ancora vivo. » constatai, annuendo tra me e me. « E probabilmente mi vuole morta. Non so perché, né il motivo per cui sia diventato così. Ma... ».
« Se me lo permettete, a questo punto interverrei io. ».
Mi voltai: la voce alle mie spalle era della ragazza con gli occhi a mandorla, che per tutto il tempo era rimasta in disparte. In tutta quella frenesia ci eravamo dimenticati della sua presenza, o forse era lei che non voleva intromettersi in quella discussione, preferendo ascoltare.
La guardai mentre si avvicinava a noi a passo controllato, lasciando oscillare i lunghi e setosi capelli corvini sulle spalle. Nella stanza si diffuse il debole cigolio della sua armatura in metallo scuro, decorata con preziosi intarsi dorati e color vinaccia. Dai drappi bordeaux che le impreziosivano i fianchi spuntavano due lunghe katane, inserite in un fodero rigido e molto antico. Aveva un'aria fiera e possente, da vero guerriero.
Tra i capelli spuntava un meraviglioso fiore di pesco.
« Noi non ci siamo ancora presentate, mi pare. » disse con voce energica, tendendo la mano verso di me.
« Il mio nome è Mulan. ».



 













Nb. Buon anno a tutti! Avete passato bene le feste? Mi scuso per questo periodo di assenza, ma sono parecchio impegnata con gli studi e con il lavoro...comunque ecco qui il nuovo capitolo, spero vi sia piaciuto. Cominciamo ad entrare un pò più nel vivo della storia, e soprattutto...BACIO! BACIO! Scrivere quella parte del capitolo mi ha fatto venire i brividi, lo ammetto. Si prospetta un triangolo interessante, prometto che non vi farò attendere molto per il prossimo aggiornamento! Fatemi sapere cosa ne pensate!

ps. Quanti "mi piace" per la fantastica Mulan? Non so voi, ma io da piccolina l'adoravo!

L.



  
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