Quel giorno il sole
splendeva radioso sopra a Konoha, e le rare nuvolette bianche pascolavano nel
cielo terso come una piccola mandria di soffici pecorelle.
Le risa delle
ragazzine poi erano l’accompagnamento migliore per quell’occasione, dovevano infatti raccogliere dei fiori per le lezioni separate che
con l’aiuto di Ino dava alle future Kunoichi.
La bionda e letale
ninja stava seduta accanto a lei, a contemplare il cielo
appoggiata al tronco del profumato pino rosso che lambiva i bordi della
radura dove si trovavano.
“Magnifica giornata
non trovi Hinata?”
“Davvero! Ottima per
rilassare lo spirito…”
“Sono d’accordo!”
“Ah…grazie
dell’aiuto che mi dai…”
“Ma figurati, in
questi giorni c’è pace al villaggio, io e il mio team non abbiamo
missioni perciò lo faccio volentieri…anche se mi stupisce che tu me l’abbia
chiesto….nell’Ikebana sei sempre stata brava…”
“…è che non mi
andava di fare tutto da sola…”
Sorrise
alla sua amica di sempre ottenendo un’occhiata curiosa da parte sua.
“E
in giro che si dice?”
“Parli delle
missioni?”
“Nh…”
“Mah, ultimamente
calma piatta…stavamo tenendo d’occhio l’akatsuki ma per ora non si muovono,
sembrano come in attesa, boh…magari aspettano che
Naruto gli si butti fra le braccia…”
Rise al gesto
dell’amica cambiando poi espressione, anche se non lo dava molto a vedere,
anche se fingeva di non sentirla aveva davvero nostalgia dell’azione.
Chiuse gli occhi
cercando nella memoria le emozioni che provava nello sfrecciare fra le fronde
degli alberi reggendo fra le dita i preziosi rotoli delle missioni.
Le mancavano gli
scontri, le serate passate a festeggiare coi suoi
compagni, le risate e persino i silenzi.
Sospirò spostando
poi lo sguardo sul trio di ragazzine che si stavano rincorrendo sbuffandosi i
leggeri petali dei soffioni l’una con l’altra.
“Ti manca quel mondo
eh?”
“…a volte…”
Ne seguì un breve
silenzio in cui i loro occhi si incrociarono.
“Terribilmente!!!”
Risero, guardando
poi i semi del tarassaco levarsi in aria alla leggera brezza primaverile, e volare
via come stormo di moscerini trasportati dalla corrente.
“Comunque
sai…non credo che anche così sia tanto male….”
“Dici?”
“Si…dopotutto stai allenando le future generazioni…guardale…”
Voltò lo sguardo
sulle bambine sparse per il prato.
“Fra
di loro ci sono già delle promesse….ci sono
ragazzine che fra dieci anni mi avranno già superata, e mentre io mi eclisserò
nell’ombra tu sarai con loro a splendere….perché sarai
il raggio di sole che le avrà nutrite nel loro crescere….”
“…..”
“Fidati…quando passerò
io mi guarderanno con aria di sfida e superiorità….ma quando incroceranno te
nei loro occhi potrai leggere rispetto e onore…”
“Grazie Ino!!”
………………….
Hikari era la
bambina nella quale maggiormente si rispecchiava.
Piccola e fragile,
timida e dalla lacrima facile.
Si stupiva ogni
giorno nel vederla entrare in classe, fra tutte le ragazzine che aveva in consegna lei era quella che meno vedeva in abiti
ninja.
Le facevano i
dispetti, la prendevano in giro per la sua insicurezza, spesso le nascondevano
il pranzo o le armi e non passava momento in cui si chiedesse
il perché mai avesse deciso di iscriversi all’accademia.
La sua famiglia infatti era composta da mercanti e cercatori di pietre
appena stabilitisi a Konoha, non avevano nulla a che fare con combattimenti o
arti magiche, le sembrava strano persino il fatto che i suoi genitori le
avessero permesso di frequentare la scuola.
Tuttavia le era
molto affezionata, perché nei suoi occhini da bambolina c’era quella fievole
fiammella che anima ogni piccola candela, luce che se ben nutrita e protetta
sarebbe sfociata in ardente fiamma.
Inoltre sembrava che anche lei le fosse
particolarmente legata, non perdeva occasione di prenderle la mano e affiancarla
ogni qual volta uscivano dalla classe, i suoi occhietti timidi la fissavano
sempre con ammirazione e la sua voce tremante le rivolgeva sempre caldi saluti.
Se come diceva Ino fra di loro c’erano già delle buone promesse una di loro era
certamente lei, che non cedeva mai ne si arrendeva, che imparava a sopportare e
piano piano ad entrare nei cuori dei più prepotenti.
Quella piccola
crisalide era esattamente com’era lei nella sua infanzia.
“Hinata sensei…”
Si voltò verso la
bambina mentre col gruppo stavano rientrando al villaggio dopo la visita
all’armeria del villaggio.
“Dimmi Hikari…”
“Ma lei…il fidanzato
ce l’ha?”
“Come?”
Non ricordava più la
risposta che le aveva dato, magari perché una vera e propria non era riuscita a dirgliela presa dall’esitazione e dalla
sorpresa, o forse disturbata da quella pioggia di dardi che era loro piovuta
addosso all’improvviso.
Non ricordava bene
nemmeno com’era riuscita a cavarsela, aveva richiamato il chackra, attivato la
difesa assoluta, corso per le file difendendo i suoi alunni spaventati e
urlanti, si era moltiplicata sperando di guadagnare tempo in
attesa dei rinforzi.
Che però giunsero troppo tardi.
Kakashi le si materializzò di fronte proprio mentre uno spiedo la
stava per colpire al cuore, e lei, presa com’era nel coprire due ragazzine non
avrebbe potuto far nulla per evitarlo.
Naruto e Sasuke non
ci misero molto a far fuori gli assalitori, che si rivelarono poi essere
shinobi dell’erba, Sakura invece prestava soccorso ai pochi feriti, fermandosi
poi vicino ad un piccolo corpicino inerme, urlando e scuotendo il suo petto,
per scoppiare in lacrime nell’appurare la sua morte.
Riuscì ad
avvicinarsi trascinandosi a fatica sorretta dal jonin
della copia, e il grido che cacciò nell’identificare quel corpo lo poteva
ancora sentire nelle membra quando il rimorso e la rabbia la assalivano.
Hikari non respirava
più, non si muoveva e non sorrideva più.
Hikari reggeva
debolmente nella manina destra la piccola margherita che aveva colto dal
sentiero, i cui petali bianchi erano per metà macchiati dal sangue che le
usciva dal fianco.
Hikari non le
avrebbe mai più fatto domande imbarazzanti, non le
avrebbe più sorriso, non l’avrebbe più fatta commuovere con le sue azioni dolci
e premurose verso gli altri.
La fiamma di quella
piccolina era finita li.
In
un pomeriggio d’estate al tramonto dell’ultimo giorno di scuola settimanale.
E questo lei non se lo sarebbe mai perdonato.
Quando si risvegliò
all’ospedale il giorno seguente era convinta si trattasse
solamente di un brutto sogno, di quelli che l’assalivano nelle notti buie in
cui l’antica insicurezza del suo spirito riemergeva facendo leva sulle sue
paure, mandandola in confusione, corrodendole la mente nel dubbio della sua
inattitudine all’insegnamento.
“È
vero mi dispiace….non siamo riusciti a
salvarla…”
Le parole di Sakura erano riuscite a bloccarle il sangue nelle vene, l’avevano
pietrificata.
“È stata colpa mia….
”
“Non pensarlo
nemmeno!!!”
“…ma
Hikari è morta giusto? Io ero con lei, con loro li dovevo
pro…”
Venne smorzata dallo schiaffo della rosa.
“Alla fine ne abbiamo contati 85…85 capito? Che potevi fare da sola contro tutti quelli shinobi? È già un miracolo che
tu sia riuscita a salvare tutti gli altri…”
“….”
Una tiepida lacrima
cadde dai suoi occhi, andando ad infrangersi sul dorso della mano che stringeva
per la rabbia il grezzo tessuto del lenzuolo.
“Stamattina presto sono passati i suoi genitori…volevano accertarsi delle tue
condizioni…e ringraziarti credo…”
“…per aver lasciato
morire la loro figlia minore?”
“…no…perché da
quando frequentava l’accademia aveva incominciato a sorridere, e a parlare…non
era più indifferente alla via come un tempo…”
“…”
“Ti hanno lasciato
questo….”
“….era suo…mi diceva
sempre che questo orecchino era il suo tesoro…”
“…si tratta di
quello che completa la coppia, l’altro glielo hanno
lasciato, ma siccome ne indossava solamente uno hanno pensato di donarti
questo, in modo che ti non la possa mai scordare…”
Lo afferrò tremando infilandoselo
all’istante, premendo con forza sul lobo per perforarlo, lasciando che l’acuto
bruciore la distogliesse dalla tristezza.
“E
il funerale?”
“Lo hanno già
fatto…”
“Così presto?”
“Nella loro
tradizione usano cremare i morti subito dopo che è stata accertata la loro
morte, in modo che il passaggio all’aldilà avvenga nel minor tempo possibile…mi
spiace che tu non abbia potuto partecipare…”
“…fa nulla…”
“Ora devo andare a
controllare alcuni pazienti…da stasera credo che potrai tornare a casa tua…farò
chiamare Neji, mi ha detto di essere avvertito non appena…”
“Ti ringrazio di
cuore Sakura…”
Le
sorrise prima di uscire e riprendere il suo lavoro all’ospedale.
I giorni che
seguirono furono pesanti per lei, anche se era cresciuta, anche se oramai aveva
vent’anni compiuti le era difficile superare e accettare quella morte.
Non voleva
dimostrarsi debole, non voleva comportarsi nella maniera opposta che insegnava
ai suoi ragazzi, ma quel banco vuoto in ultima fila, vicino alla finestra era un grande e costante
dolore.
Nemmeno i fiori e i
ringraziamenti degli altri bambini salvi erano bastati a farle superare il
momento.
Sembrava caduta in
un pozzo senza fondo, buio e freddo, fatto di rabbia rammarico e nostalgia.
“Hinata!!”
“Nh?”
Si voltò sorridendo
d’istinto al sorriso del ragazzo che la stava raggiungendo.
“Naruto!”
“Mi stavo chiedendo
come stavi…”
“…sto
bene ti ringrazio, le ferite erano superficiali, guariranno a breve…”
“…volevo sapere come
stavi a sentimenti…”
Quella schiettezza
la disarmò, e anche se si era ripromessa di non mostrarle più a nessuno non
riuscì a trattenere le lacrime dal caderle dagli occhi.
Subito si portò le
mani per asciugarle, ma i polsi le vennero bloccati
dal biondo, che serio la guardava con infinita dolcezza.
“È giusto che cadano…lasciale
andare… ”
Chinò lo sguardo imbarazzata incominciando a singhiozzare come
faceva ai tempi della scuola, e si sentiva davvero una nullità, perdere il
controllo di fronte alla persona che da anni ammirava, davanti a colui che più di
ogni altra cosa adorava in quel mondo.
Però doveva
ammettere che pian piano il dolore interno incominciava
a diminuire, si sentiva più leggera, svuotata del nero e gelido globo che le
premeva sullo sterno.
“Nhg…grazie…Naruto-kun…”
“…e
di cosa…tu c’eri sempre al mio fianco ricordi?”
Levò il capo su di
lui, guardandolo stupita.
“È giusto che
contraccambi…”
Le donò una fugace
carezza sulla testa prima di correre in direzione del portone di Konoha,
probabilmente stava per partire per una missione, ora che attivava il byakuga infatti li poteva scorgere Kakashi Sakura e Sasuke fermi al
pilastro ad attenderlo.
Rimase commossa da
quel gesto, trovando fiducia e forza…ma soprattutto il coraggio per fare quello
che stava pensando….
Si asciugò le
lacrime rimaste impigliate fra le ciglia.
Non amava molto
quella parola, ma l’avrebbe rincorsa per un breve
periodo.
Avrebbe vendicato
quella bambina, distruggendo fino all’ultimo ogni stramaledetto ninja dell’erba
che si fosse macchiato del suo sangue innocente….
Con feroce corsa si
diresse al campo addestramento sciogliendo le fasciature che le proteggevano i
polsi e le braccia, togliendosi il giubbotto verde e sciogliendo i primi
bottoni della casacca da jonin.
Finì di sfogare la
sua ira che la luna era già alta in cielo, aveva il fiatone e si sentiva a
pezzi nel corpo, ma lo spirito era più vivo che mai.
Puntò i diafani
occhi nel chiaro satellite, rivedendo il dolce visino di Hikari. Che timida la guardava abbozzando un impacciato sorriso.
“Vedrai che ti
vendicherò piccola stella…fosse l’ultima cosa che
faccio…”
Morirono in quel
sussurro le sue parole, suggellando una tacita promessa portata via dal vento
notturno e offuscata dal frinire delle cicale.
Intanto ad est di Konoha
il team di Kakashi sfrecciava fra i rami degli alberi centenari col jonin della
copia come apri fila, seguito dalla veloce Sakura, da
sasuke e per ultimo un alquanto annoiato Naruto.
La sua attenzione fu
però ben presto catturata dal levarsi in volo di
un’upupa, il raro uccello dal variopinto piumaggio, stroncata poco dopo
dall’arrivo degli artigli di un falco.
Non era tipo
superstizioso lui, ma le venne in mente lei, e non sapeva come mai dentro
sentiva crescergli una strana inquietudine.
Grazie mille a:
Stezietta
Pika chan
Hana Turner
Talpina Pensierosa
Vi ringrazio molto
delle belle parole e dell’incoraggiamenti che mi avete
dato!!!
^()^
Spero di non
deludervi!!!
*___*
Un bacio
TH